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15Filo Diretto AC/ Pagina Autogestita domenica 17 maggio 2020

Le parole di Gesù pronunciate da Papa Francesco in una piazza San Pietro deserta, interpellano tutti.Il Settore adulti dell’AC diocesana invita a riflettere con varie parti del testo di questo evento

Perché avete paura? Non avete ancora fede?enerdì 27 marzo 2020,sera: in una piazza S.Pietro deserta, silenziosa,le parole di Papa

Francesco accompagnate dalrumore della pioggia e daqualche sirena di ambulanze,tengono incollati alla TVmigliaia di persone in tutto ilmondo. La situazione sanitaria,causata dal Covid-19 che ha resocosì nuova, particolare e grave lavita di ciascuno, ci rende ancorpiù attenti alla preghiera diFrancesco. Il Settore adulti di AzioneCattolica diocesana ha volutoriprendere le varie parti del testodi questo evento, con leriflessioni di un consiglierediocesano (ex presidente) e deiquattro Assistenti.

La scoperta del DonoGrande impressione ci ha datol’immagine del Papa solo, in unapiazza vuota e silenziosa: unapiccola figura bianca sul selciatobianco che saliva lentamente:immagini di fragilità e dipotenza assieme.Nella accorata omelia il Papa haespresso con parole semplici evibranti lo stato d’animo di tuttinoi, “impauriti e smarriti, fragilie disorientati”, per essere staticolti di sorpresa da unatempesta “inaspettata e furiosa”che ci ha fatto scoprire quantoabbiamo bisogno gli uni deglialtri. Proprio noi figli unici delsecolo che ci ha instillato il dolcefiltro velenosodell’individualismo, del “mio”,del “per me solo”, incompetizione perenne con chipotrebbe toglierci beni cheriteniamo nostro dirittopossedere, oggi scopriamo diaver bisogno di fratelli. Il Papa ci invita a riflettere sullenostre sicurezze (dette “false esuperficiali”) che si sonofrantumate di fronte a questoinedito, spaventoso eventomondiale. Sicurezze mai scalfitedagli eventi negativi che purecontinuavano a succedere(guerre, carestie, genocidi,naufragi, sopraffazioni…) mache consideravamo fosserosempre altrove. La società chemitizzava il possesso delleconoscenze si trova di fronteall’incomprensibile esconosciuto.Il racconto evangelico della“Tempesta sedata” è il filoconduttore ma pure il quadrorappresentativo della nostrasituazione. Ci sentiamoimpotenti e persi senza di quellerisorse che i nostri padriavevano in serbo e a cuipotevano attingere nelleavversità. Abbiamo imparato ariempire i frigoriferi di cibo,freneticamente, ma abbiamoperso il concetto di come ci sinutre. Gesù ce lo ha detto (Mt.6)“non preoccupatevi di quello chemangerete, berrete..: il Padrevostro celeste vi nutre…” Ma noiabbiamo perso questa certezza eanche quella di avere Gesùsempre con noi, che condividele nostre storie conducendoleverso la Luce della Resurrezione.Luce che già vediamo quando inmezzo a tante tribolazioni emorti si aprono spazi imprevistidi fraternità, di compassione, didedizione agli altri che si

V

trasformano in DONI discambio e di reciprocità,facendoci scoprire cosa sia ilBene Comune. È allora checapiamo come la distanza,necessaria nei momentiattuali, non è quella dei murialzati per nasconderci allosguardo implorante dell’Altro.

Silvia TagliaviniConsigliere Diocesano

Se manca la chiarezza della meta...Nel bel mezzo della tempesta.La realtà, da questaprospettiva, la vedidiversamente. Mutano, neicuori più docili, i criteri pervalutare ciò che è davveroimportante, ciò che èessenziale. Cosa conta davveronella mia vita? Rewind.Proviamo a pensare allarisposta che davamo più difrequente quando, prima delcoronavirus, la gente cichiedeva: “Come stai?”. Nonera forse: “Bene dai, di corsa…”.A tutta velocità, assorbiti dallecose, di fretta. Correre. Ilcorrere della Maddalena e deidiscepoli al sepolcro èsollecitudine, è desiderio dicapire, è sorgente dimotivazioni.Ma il nostro correre erapiuttosto un “effetto tapisroulant”: correre per rimaneresempre nello stesso punto. Semanca la chiarezza della méta,anche il cammino perde il suosenso, e ancora di più ilcorrere. Se correndo eaccaparrando abbiamoviolentato la nostra casacomune, il creato, perdonaci oSignore. Se correndo eaccaparrando siamo statiindifferenti di fronte a tantemiserie e povertà, davanti atante ingiustizie e guerre,perdonaci o Signore. Ma ora ètempo di Pasqua, è tempo diluce e di rinascita.A Pasqua ti sei svegliato dalsonno della morte: “Svegliati,Signore” ti chiedevano idiscepoli sulla barca in mezzoal mare in tempesta. Oradobbiamo svegliarci noi però,dobbiamo risorgere noi, ed èper questo che ti preghiamo:“Svegliaci, Signore, faccirisorgere con Te!” (Cfr. Ef 5,14)

don Stefano BattarraAssistente diocesano ACR

Ti cerco Signorein questo tempoIo credo, Signore.Credo in Te anchequando ti celi e tinascondi. Credo inTe anche quando tivedo dormire.Credo quando midicono: “Dov’è iltuo Dio?”. Ancheallora, io credo,Signore.Ti cerco, Signore inquesto tempo; ticerco nella fatica,nella sofferenza,nella solitudine;nellevideochiamate, neisorrisi disturbatidella rete, in ciòche viviamo, ticerco.“Dove sei?”. “Cosa fai?”.Domande che accendono inme non il dubbio ma ildesiderio di invocarti con piùforza.Pasqua è questo: invocare iltuo Spirito non più lontano,non più residente in cieliinvisibili, ma presente in me,nel cuore, nel corpo.Io credo e invoco il tuo Spirito.Credo per saper amare, credoper non avere più nemici,credo per non essere più solo;credo per avere la speranza dipoter essere migliore.Invoco perché tu compia in meciò che vuoi, perché io desidericiò che tu desideri e agisca ciòche chiedi, invoco perché tuttisiamo una cosa sola e io sappiascegliere ogni giornoquell’unica cosa sola.

don Ugo MoncadaAssistente diocesano Settore

Giovani

Risvegliate il cuore addormentato“Perché avete paura? Non aveteancora fede?”. Mentrerisuonano per la terza volta leparole di rimprovero di Gesù aidiscepoli, in pochi siaccorgono che tra le cupenuvole che coprono il cielo diRoma si è aperto un piccolosquarcio di luce intensa. Mapiù che nel cielo, le parole delPapa quello squarciointendevano provocarlo nellanostra anima richiamandoci,in questo tempo, a risvegliare

in noi il coraggio per aprirenuovi spazi di solidarietà epermettere nuove forme diospitalità e di fraternità, che ciaiutino sempre più a prendercicura gli uni degli altri nellemiserie e nei bisogniquotidiani.Davvero urgente il richiamodel Papa: risvegliate lasolidarietà!!…perché il veroaddormentato, quella notte sullago, non era Gesù ma il cuoredei discepoli. Ritrovano l’unità,si sbracciano, uniscono la vocee le forze per fronteggiare latempesta, come facciamoanche noi ogni volta chesuccede un disastro, unatragedia, un terremoto,un’alluvione, un’emergenzaimprovvisa. Ma moltodifficilmente scatta la stessagara di solidarietà di fronte allepovertà “ordinarie” (chi fa lafila alle mense Caritas, chisoffre di depressione esolitudine dentro le mura delproprio appartamento, chideve accudire un genitoreanziano o figli con handicap,l’immigrato che si impegna adintegrarsi, ecc.): per tutto ciò ilcuore è menocompassionevole, più distrattoo addormentato. Comeaccadrà ai discepoli nelGetsemani: dormono, e nonsentono il grido di Gesù chechiede un po’ di conforto,mentre è in preda alla tristezzae all’angoscia.Quanti Getsemani c’erano, nel

nostro territorio, primadell’emergenza Covid-19?Tanti!..come Azione Cattolicasiamo stati abbastanza svegliper riconoscerli e farciprossimi o siamo rimastiindifferenti?Quanti Getsemani ci sarannoalla fine di questa emergenza?Forse molti di più!!…saremopronti a rimboccarci lemaniche e a sporcarci le maniper costruire una società piùsolidale o ricadremo nellatentazione di lavarci le mani,come fece Caino con il fratelloAbele?

don Gabriele GozziAssistente diocesano Settore

Adulti

Niente sarà come prima,se io non saròcome primaIn questi giorni siamo tutti infibrillazione e non vediamol’ora di ”ripartire”, ossia tornarealla normalità e magari fare ciòche facevamo prima. Come saremo dopo questapandemia? Si sente ripetere:”niente sarà più come prima”.Ma questa frase-slogan sirivelerà inconsistente edeludente se non scattaqualcosa di nuovo, di diversoin noi stessi. In questo tempo abbiamosperimentato il bisogno dellarelazione e del sostegno deglialtri, la percezione di esseretutti nella stessa barca, lostupore e la gratitudine pertanti gesti di dedizione e diamore fino al sacrificio, labellezza di avere più tempo persé e la famiglia, il poter fare ameno di tanti oggetti o comfortprima ritenuti indispensabili…Tutto ritornerà come prima?Tutto sarà ben prestodimenticato, rituffati nel ritmofrenetico delle nostre giornate,nella rincorsa affannosa ditutto e di niente, richiusi dinuovo nelle nostre case? Il cambiamento della realtàdipende anche da ciascuno dinoi, dal cambiamento diconsapevolezza e di volontàche avverrà in noi. Non bastaun auspicio che le cosecambino, occorre una scelta divita. “Niente sarà più comeprima” se da questo momentoin poi, le mie azioni, la miadisponibilità agli altri, i valoriche dominano nella mia vita,non saranno quelli di prima.Se io non sarò più quello diuna volta. È questa la verarivoluzione. Non chiedere enon demandare agli altriquello che spetta a te! Anche come giovani e adulti diAzione Cattolica, chiediamoci:quale cambiamento dipensieri, priorità, scelte ecomportamenti quotidiani ilSignore mi sta chiedendo per“ripartire” davvero col piedegiusto?In questo cammino, cisentiamo sempre inadeguati,sproporzionati rispetto al tantoche dovrebbe cambiare... Matu Signore Gesù ci ripetiancora: «Voi non abbiatepaura» (Mt 28,5), perché Io cisono accanto a voi!

don Maurizio Fabbri Assistente diocesano generale

e Vicario