Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE...

64
Anno XII - Semestre 1 n. 2 - Sped. abb. post. - (Pub. inf. 50 % - TO) - Aprile - Maggio 1996 - N. 43 Gian Pietro Carafa, Papa Paolo IV Contiene I.P.

Transcript of Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE...

Page 1: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

Anno XII - Semestre 1 n. 2 - Sped. abb. post. - (Pub. inf. 50 % - TO) - Aprile - Maggio 1996 - N. 43

GGiiaann PPiieettrroo CCaarraaffaa,, PPaappaa PPaaoolloo IV

Contiene I.P.

Page 2: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

EditorialeEditoriale“Alcuni sacerdoti pensano talvolta

che la critica di taluni atti politicidei papi e di certe loro iniziative

apparentemente solo religiose, comel’Azione Cattolica, sono manifestazioni dianticlericalismo. Per loro, che allora po-tremmo accusare allo stesso modo di oscilla-re tra la papolatria ed un sedevacantismo la-tente, tutto è bene nei papi anteriori aGiovanni XXIII, tutto è male nei loro suc-cessori”. È l’opinione del noto scrittore tra-dizionalista Daniel Raffard de Brienne nellarecensione (elogiosa) di un libro nefasto,che purtroppo (lo diciamo per l’affetto cheportiamo verso di lui) ha ottenuto una pre-fazione di Mons. Williamson (uno dei quat-tro vescovi consacrati da Mons. Lefebvre).

Non abbiamo nessuna intenzione di po-lemizzare con l’autore di questa citazione(che, almeno esplicitamente, non ci è indi-rizzata) né con la rivista letteraria, per tantiversi benemerita, che l’ha pubblicata (sitratta di Lecture et Tradition, n. 219-220,pag. 43). Se diamo risalto a questa frase èperché ci sembra riassumere in modo conci-

2

so ed esemplare le critiche che sono mosse aquella che è anche la nostra posizione.

La crisi che sta attraversando la Chiesa èuna crisi dell’Autorità. È anche una crisicontro l’Autorità. È rimasto giustamente fa-moso il titolo di un libro sul Vaticano II, cheesprime perfettamente quello che accaddedurante il Concilio: Il Reno si getta nelTevere. “Il Reno”, cioè i vescovi ed i teologidei paesi bagnati da questo fiume, si è getta-to nel “Tevere”, ha attaccato e sembra avervinto cioè, con l’appoggio decisivo diGiovanni XXIII e Paolo VI, l’autorità delPapa, del suo Magistero e della “teologia ro-mana”. In questo numero di Sodalitiumpubblichiamo una recensione dell’impres-sionante diario che Padre Chenu, uno deiprincipali responsabili della svolta concilia-re, tenne durante il Vaticano II. Da quellepagine emerge tutta l’ostilità, si direbbequasi l’odio, di questi teologi verso Roma everso il Papa (non Giovanni XXIII, però!),verso il Magistero pontificio, declassato a“teologia romana”, verso i buoni cattolici,accusati, per l’appunto, di... “papolatria”. Sitratta, evidentemente, di una calunnia (nonè mai esistito un cattolico che abbia adoratoil Papa come se fosse Dio), che tradisce peròuno stato d’animo antico e radicato.

Sommario

“Sodalitium” Periodico - Organo Ufficiale dell’Istituto Mater Boni Consilii - Loc. Carbignano, 36.10020 VERRUA SAVOIA (TO) - Telef.: 0161/839335; Fax: 0161/839334 - C/CP 24681108 -Dir. Resp.: don Francesco Ricossa - Aut. Trib. di Ivrea n. 116 del 24-2-84 - Stampa: TECA - Torino

Editoriale pag. 2La condanna a morte di Gesù pag. 3La questione del Messia pag. 8L’Osservatore Romano pag. 18Chi ha spinto Nerone a perseguitare i cristiani? pag. 29Libertà e verità pag. 33Ancora sull’Opus Dei pag. 36RECENSIONI: Una vita per la Chiesa pag. 41

Il diario di Padre Chenu pag. 42Dalla parte della vita (Eterna?) pag. 43

Tra esoterismo e devozione. Le relazioni pericolose continuano pag. 46Lettera: Il problema dell’ “Una cum” pag. 53Dibattito: Chi è il Vescovo di Campos? pag. 55La voce del Papa pag. 56La Via Regale pag. 57Vita dell’Istituto pag. 58

In copertina: monumento funebre a Papa Paolo IV, fatto erigere dal suo successoreS. Pio V, nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva a Roma.

Page 3: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

Se il modernismo è necessariamentecontro il Papa e contro Roma, gli oppositorial modernismo non dovranno, al contrario,essere i più fedeli sostenitori dell’autoritàdel Papa, anche e soprattutto in questo deli-cato periodo di vacanza formale della SedeApostolica? Abbiamo già detto quanto cipreoccupa constatare tra i ranghi dei fedelialla Tradizione un crescente spirito anti-pa-pale che non può condurre, alla lunga, chealla costituzione di una “chiesa” simile aquelle cosiddette “ortodosse”. Altri inquie-tanti segni di questo spirito sono segnalati inquesto numero del bollettino a pagina 53-54.

Allora, non a caso dedichiamo questonumero di Sodalitium (la copertina, un flori-legio di citazioni, una recensione) a PapaPaolo IV. Perché fu Papa. E poi perché, pie-namente compreso della dignità del suoruolo incarnò, durante la ribellione prote-stante tanto simile a quella di oggi, lo spiritodei grandi Papi medioevali, come SanGregorio VII ed Innocenzo III, e preparò ilregno glorioso di San Pio V.

Non per questo ci riconosciamo nella ca-ricatura che vien fatta dei “papolatri”.Proprio Paolo IV, ancora cardinale, seppesenza nessun servilismo e nessuna disubbi-dienza, consigliare, ammonire e persino rim-proverare i suoi predecessori troppo debolinella lotta all’eresia. Sappiamo benissimoche Papi diversi hanno preso decisioni con-tingenti diverse; che alcuni furono santi, edaltri peccatori. A tutti però, se legittimiPontefici, va l’obbedienza ed il rispetto deicattolici, perché in tutti e per mezzo di tuttiè Cristo che parla e governa la Chiesa! Inogni vero e legittimo Papa è l’ApostoloPietro che noi amiamo ed onoriamo, è a luiche obbediamo: “affinché - scriveva già SanLeone Magno - nella persona della miaumiltà sia riconosciuto e sia onorato coluinel quale perdura la sollecitudine di tutti ipastori con la cura di tutte le pecore che glisono state affidate, e la cui dignità non vienemeno in un erede indegno” (cf BreviariumRomanum, comune dei Papi).

Se si pensa, se si scrive, che “dobbiamogiudicare ciò che ci viene da Roma” (come hafatto Alain Kerizo recensendo favorevolmen-te in Sous la Bannière, n. 61, pag. 15, un altrolibro nefasto di cui abbiamo già parlato, quel-lo di Jean Raspail) si distrugge, forse inconsa-pevolmente, la regola prossima della fede, checonsiste nell’insegnamento del Papa. Chipensa - come l’autore succitato - che Giovanni

3

Paolo II abbia l’autorità pontificia non può“giudicare” l’insegnamento del Papa senzacostituirsi al di sopra del Papa stesso.

Siamo per questo “papolatri”? Cer-tamente no. Non ci scandalizzeremo però severremo chiamati “papisti”, “clericali”,“guelfi”, “integristi” o che altro, sia da alcu-ni tradizionalisti (sedevacantisti o lefebvristiche siano) sia dalle varie conventicole esote-riste. I casi sono sovente distinti; i motividella nostra opposizione ad entrambi è, radi-calmente, lo stesso: siamo, vogliamo essere,solo cattolici romani e, al di là di ogni eti-chetta, per presentarci ci basta il dire:“Cristiano il mio nome, e cattolico il mio co-gnome”.

Questa, e non altra, è la linea del giorna-le, e di tutti i membri dell’Istituto MaterBoni Consilii.

LA CONDANNA A MORTE DI GESÙ

don Curzio Nitoglia

IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LEPERSONE

Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme, dopo l’esi-

lio babilonese (586 a. C.). Il consiglio dei set-tanta saggi, istituito da Mosè (1280 a. C.) neera il modello, ma non si può dire, come fannoi rabbini, che il Sinedrio era il medesimo consi-glio dei settanta saggi, essendo cambiato sol-tanto il nome. Il consiglio istituito da Mosèdurò poco tempo e fu creato per affiancareMosè stesso, nell’amministrazione della giusti-zia. Cessò di esistere con l’entrata d’Israelenella Terra promessa. “Se fosse restato a fian-co del potere dei Re, come sostengono i rabbi-ni; la Bibbia, Giuseppe, Flavio o Filone, neavrebbero certamente fatto menzione” (1).

La verità invece, secondo i fratelliLémann, è questa: il Sinedrio appare per laprima volta all’epoca dei Maccabei, tral’anno 170 ed il 106 a. C. Era composto disettantuno membri, compreso il presidente(2). Al tempo di Gesù, questi settantunomembri erano distribuiti in tre camere: la ca-

La questione ebraica

Page 4: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

mera dei Preti, quella degli Scribi o Dottorie quella degli Anziani. Il Vangelo lo confer-ma formalmente: “I Preti, gli Scribi e gliAnziani si riunirono per giudicare Gesù” (3).

Il Sinedrio aveva due presidenti, uno erachiamato “Principe” (Nasi) ed era il veropresidente; l’altro era chiamato “Padre delTribunale” (Ab Bêth-din) ed era il vice pre-sidente.

Il Sinedrio si era imposto una restrizione,nell’ambito del diritto che gli spettava di pro-nunciare sentenze di morte: un limite circa illuogo, ove la sentenza veniva pronunciata.Infatti vi era una sola sala a Gerusalemmedove si poteva pronunciare la pena capitale,era la “sala delle pietre tagliate” (Gazith) edera sita in una delle dipendenze del Tempio(4). Soltanto lì si poteva pronunciare legittima-mente la pena di morte, la tradizione ebraicaè unanime nell’insegnarlo (5). Tale costumeera stato introdotto circa un secolo prima diCristo, perciò durante la vita di Gesù, ognisentenza di morte pronunciata fuori dalla“sala delle pietre tagliate” era nulla.

LIMITAZIONE DEI POTERI DEL SINE-DRIO APPORTATA DA ROMA (10 d. C.)

Ventitré anni prima del processo a Gesù(nel 10 d. C.), il Sinedrio aveva perso il di-ritto di condannare a morte (6).

La Giudea era stata ridotta a provinciaromana ed i procuratori dell’ImperatoreAugusto, avevano tolto al Sinedrio lo jusgladii avocandolo a sé. Il Talmùd stesso loafferma: “Un po’ più di quaranta anni primadella distruzione del Tempio, si tolse ai giu-dei il diritto di pronunciare le pene capitali”

4

(7). Non solo, perciò, il diritto di far eseguirele condanne a morte, ma anche quello dipronunciarle, e il Sinedrio cercò sempre, diinfrangere tale divieto.

Infatti, essi sapevano che con la scom-parsa di quel potere, il tempo fissato daGiacobbe per la venuta del Messia era defi-nitivamente compiuto. “I membri delSinedrio, si coprirono la testa di cenere, in-dossarono il cilicio e dissero: sventura, poi-ché lo scettro è stato tolto a Giuda ed ilMessia non è venuto” (8).

Ora, poiché la Sinagoga non voleva ricono-scere Gesù come Messia, si sforzava in tutti imodi di rendere nullo il compimento dellaprofezia che diceva: “Tu, Giuda, i tuoi fratelliti loderanno. Lo scettro non uscirà da Giuda,né il Legislatore lo lascerà fino a che vengaColui che deve essere inviato” (9). Due segniquindi avrebbero preceduto la venuta delMessia: 1°) Lo scettro è tolto a Giuda. 2°) Ilpotere giudiziario è soppresso. Anche ilTalmùd, commentando questa profezia inse-gna: “Il Figlio di David, il Messia, non deve ve-nire, prima che il potere regale sia scomparsoda Giuda... Il Figlio di David, non deve venireprima che i giudici siano finiti in Israele” (10).

Ebbene quando Roma conquistò laGiudea, già da molto tempo lo scettro (pote-re regio) era scomparso in Giudea, infatti findal ritorno dalla cattività di Babilonia (586a. C.), per più di quattrocento anni, nessundiscendente di David, della tribù di Giuda,non aveva più avuto lo scettro (il potere diRe). Il primo segno, la fine del potere regaledi Giuda, era compiuto.

Restava il secondo: la soppressioneanche del potere giudiziario. Una volta cheRoma ebbe soppresso il diritto del Sinedriodi pronunciare condanne a morte, non vi fupiù un vero legislatore con potere giudizia-rio ed esecutivo.

D’altra parte il Talmùd insegna: “sop-presso il potere giudiziario non vi è piùSinedrio” (11).

Ed ecco perché uscì dal Sinedrio il gridodisperato: “Sventura, poiché lo scettro ètolto a Giuda e il Messia non è venuto” (8),avendo rifiutato di riconoscere il Messianella persona di Gesù.

MORALITÀ DELLE PERSONE CHEGIUDICARONO GESÙ

Tutti conoscono Caifa, Anna e Pilato. Magli altri membri del Sinedrio nessuno o quasi

Gesù condannato a morte muore sulla Croce

Page 5: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

li conosce. I fratelli Lémann studiando iVangeli, Flavio Giuseppe ed il Talmùd, cihanno fornito molte informazioni su di essi(12); più della metà del Sinedrio, circa quaran-ta giudici sono fatti sfilare sotto i nostri occhi.

a) La camera dei Preti«Da mezzo secolo circa, [a partire

dall’Avvento di Gesù n.d.r.], era stato intro-dotto un abuso detestabile, che consisteva nelnominare e destituire arbitrariamente iSacerdoti. Mentre, durante quindici secoli ilSommo Pontificato era ereditario, per ordinedi Dio, nell’ambito di una sola famiglia, edera a vita (13); all’epoca di Gesù Cristo era di-ventato oggetto di un vero traffico. Erodeaveva iniziato queste destituzioni arbitrarie(14). ...L’espressione che usano gli Evangelisti“il consiglio dei Sommi Sacerdoti”... è di unaesattezza rigorosa, poiché una dozzina diSommi Sacerdoti deposti, e tutti coloro che loerano stati conservavano il titolo fino alla loromorte e di diritto facevano parte dell’assem-blea... Assieme ai Sommi Sacerdoti... vi eranoanche dei semplici Sacerdoti” (15).

I fratelli Lémann ci forniscono il curricu-lum vitae di diciassette Sommi Sacerdoti deltempo di Gesù, fondandosi sulla Bibbia,Flavio Giuseppe, il Talmùd, Don GiulioBartolocci, Munk (16). Ebbene da tali fonti ri-sulta che “molti di questi Pontefici erano per-sonalmente poco onorevoli... Che tutti iSommi Sacerdoti che si succedevano annual-mente nel compito di Aronne, in dispregiodell’ordine stabilito da Dio, non erano chemiserabili intrusi... è impossibile nasconderel’indegnità di coloro che giudicarono Gesù...Nella maggior parte di costoro... un’ipocrisiaambiziosa aveva... snaturato la Legge diMosè. La maggior parte dei preti appartenevaal Farisaismo, setta cui membri asservivano lareligione alla loro ambizione personale. Conlo scopo di dominare il popolo, mediante leapparenze religiose, costoro sovraccaricavanola Legge di Mosè di pratiche esagerate ...come stupirsi dell’odio omicida che questi uo-mini... concepirono contro Gesù Cristo?Quando la sua parola, ...mise a nudo la loroipocrisia, e mostrò, sotto la maschera di unafalsa giustizia, il marciume interiore di questisepolcri imbiancati, lo odiarono a morte; maigli perdonarono di averli smascherati davantialla gente. L’ipocrisia non perdona mai a chila smaschera pubblicamente” (17).

b) La camera degli ScribiEssi erano scelti sia tra i Leviti che tra i

laici e formavano l’intellighenzia della

5

Nazione. Erano i dottori in Israele. I fratelliLémann ci forniscono ampi particolari sullavita di quattordici scribi che vissero al tempodi Gesù, fondandosi sulle stesse fonti citateper i Sommi Sacerdoti e specialmente sullaMisnà, su David Ganz, De Champagny,Gian Bernardo De Rossi, Drach, Maimo-mide (18). Ne risulta che erano dominatidall’orgoglio; gelosi del loro titolo di dottori(Rabbi) e della loro scienza, cercavano di do-minare la società. Duri e spietati, privi di mi-sericordia, pieni di autosufficienza. “Poteva -si domandano i fratelli Lémann - l’imparzia-lità trovarsi in intelletti così orgogliosi e sullelabbra infatuate di se stesse? ...QuandoCristo si troverà davanti ad essi, non si trat-terà più soltanto di attacchi di orgoglio, madella vendetta dell’orgoglio” (19).

c) La camera degli AnzianiEssa era la meno influente delle tre came-

re del Sinedrio. I fratelli Lémann ci fornisco-no il curriculum di sette Anziani, citando lestesse fonti di cui si erano serviti per le primedue camere (20). Se essa era la meno influenteera però la più rispettabile, perciò gli Anzianifurono i meno accecati dalle passioni nel pro-cesso contro Gesù. Tuttavia i suoi membrierano prevalentemente Sadducei, vale a diredei materialisti che negavano l’immortalitàdell’anima ed avevano come fine il piacere.Tra questi “epicurei”, due facevano eccezio-ne (come Lot tra gli abitanti di Sodoma) ederano Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea.

GLI ATTI DEL SINEDRIO: LOROVALORE

I fatti che esaminerò rivelano che ilSinedrio era risoluto sin dall’inizio ed a prio-ri a condannare Gesù, indipendentementedalla sua innocenza. Questi fatti sono le tredecisioni prese dal Sinedrio nelle tre riunio-ni anteriori a quella del venerdì Santo: lacondanna a morte di Gesù, prima ancorache comparisse come accusato.

a) Prima riunione del SinedrioEssa si tenne dal 28 al 30 settembre (Tisri)

dell’anno 781 di Roma (33 d. C.). Il Vangeloparla de “l’ultimo giorno della festa deiTabernacoli” (21), che in quell’anno comincia-va il 22 settembre e terminava il 28.S. Giovanni ci riferisce che Gesù aveva guaritomiracolosamente un cieco nato e che “i suoigenitori, temevano i giudei; poiché i giudeiAVEVANO CONGIURATO che se qualcu-no avesse confessato che Gesù era il Cristo sa-

Page 6: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

rebbe stato scomunicato” (22). Il decreto discomunica era stato lanciato tra il 28 ed il 30settembre. Ora tale decreto prova due cose:

1°) che vi era stata una riunione solennedel Sinedrio, che solo aveva il potere di lan-ciare la “scomunica maggiore”.

2°) che in tale riunione si era parlatodella morte di Gesù. Infatti l’anticaSinagoga aveva tre tipi di scomunica: la SE-PARAZIONE (niddui); l’ESECRAZIONE(choerem) e la MORTE (schammata).

La SEPARAZIONE condannava qual-cuno a vivere isolato per trenta giorni. Essanon era riservata al Sinedrio. L’ESECRA-ZIONE comportava una separazione com-pleta dalla società giudaica, si era esclusi dalTempio e votati al demonio. Solo il Sinedriodi Gerusalemme poteva infliggerla, e la pro-nunciò contro chiunque asserisse che Gesùera il Messia. La MORTE era riservata aifalsi profeti “Ora tutto lascia supporre che ilSinedrio, che non esitò a lanciare l’esecra-zione contro i seguaci di Gesù, dovette nellamedesima riunione, deliberare se pronun-ciare o no contro Gesù stesso… la pena dimorte. Una vecchia tradizione talmudicadice che fu proprio così” (23).

b) Seconda riunione del SinedrioEssa ebbe luogo nel febbraio (adar) del

782 dalla fondazione di Roma (34 d. C.),circa quattro mesi e mezzo dopo la prima. Fuall’occasione della resurrezione di Lazzaro.S. Giovanni scrive: “Da quel giorno, risolse-ro di farlo morire” (24). Perciò nella primariunione la condanna a morte era stata pro-posta solo indirettamente e dubitativamente,ma nella seconda la decisione è presa! Senzaaver citato il condannato, senza averlo ascol-tato, senza accusatori né testimoni.

c) La terza riunione del SinedrioEssa ebbe luogo 20-25 giorni dopo la se-

conda, il mercoledì Santo, 12 marzo (nisan)782 ab Urbe condita. S. Luca scrive : “Allora iCapi e gli Anziani tennero consiglio, per sa-pere come potersi impadronire di Gesù efarlo morire. E dicevano: non bisogna che siadurante la festa, per paura che scoppi un tu-multo” (25). Questo terzo consiglio, non avevacome oggetto la condanna a morte di Gesù,poichè la sua morte era già stata decretatanel secondo consiglio. Ora si trattava soltantodi stabilire il tempo e il modo della sua ucci-sione, e si decise di aspettare che fosse passa-ta la festa di Pasqua; ma un avvenimento im-previsto li fece tornare su questa decisione:“Giuda, l’Iscariota, ...venne dai sommi

6

Sacerdoti per consegnare loro Gesù” (26).Giuda, il traditore, toglie ogni incertezza alSinedrio, la condanna di Gesù non sarà piùrinviata ad un giorno indeterminato dopoPasqua, ma al primo momento favorevole.

“Ebbene, noi lo domandiamo ora ad ogniisraelita in buona fede: quando il Sinedriofarà comparire davanti a sé Gesù di Nazaretcome per decidere della sua vita, si tratterà diuna sanguinosa presa in giro, di una orribilemenzogna e montatura. L’accusato, per quan-to innocente possa essere, non verrà, a colposicuro, condannato venti volte a morte?” (27).

REGOLE GIURIDICHE OBBLIGATO-RIE, NEL SINEDRIO, IN OGNI CAUSADI CRIMINALITÀ

Queste regole, ben precise, esistono e cisono state consegnate dalla Misnà di RabbiGiuda, che verso la fine del II Secolo d. C.,volle mette per iscritto la tradizione giudai-ca, preoccupato dallo stato deplorevoledella sua Nazione, che Adriano voleva di-sperdere per sempre dalla Giudea.

IL SINEDRIO HA VIOLATO OGNI RE-GOLA DI GIUSTIZIA NEL PROCESSODI GESÙ

Gesù fu condotto alla casa di Caifa “ovetutti i Preti, gli Scribi e gli Anziani erano riu-niti” (28). S. Giovanni ci dice che “era notte”:

Frontespizio del libro di Gianbattista de Rossi, il “gigante” degli studi sull’ebraismo

Page 7: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

(29), PRIMA IRREGOLARITÀ: la Leggegiudaica proibisce, sotto pena di nullità, digiudicare di notte: “che si tratti la pena capi-tale durante il giorno, ma la si sospenda lanotte” (30). Di notte e quindi dopo ilSacrificio della sera. SECONDA IRRE-GOLARITÀ: “Giudicheranno solo dalSacrificio del mattino fino a quello dellasera” (31). Era il primo giorno degli azzimi,vigilia della festa di Pasqua, TERZAIRREGOLARITÀ: “Non giudicheranno néla vigilia del sabato, né la vigilia di unafesta” (32). Inoltre “Caifa interrogò Gesù”(33). Lo stesso Caifa aveva dichiarato che ilbene pubblico richiedeva la morte di Gesù.Vale a dire l’accusatore è anche giudice,ecco la QUARTA IRREGOLARITÀ. Lalegislazione ebraica distingue nettamentegiudice ed accusatore e proibisce che l’unosia anche l’altro (34).

I fratelli Lémann hanno riscontrato benventisette irregolarità, io mi fermo qui allaquarta, rimandando il lettore che volesse ap-profondire la questione all’opera citata.

CONCLUSIONE

Può succedere che in un processo si sco-pra una irregolarità: ebbene essa sola noncomporta automaticamente l’assoluzionedell’accusato, poiché potrebbe essere l’effet-to dell’inavvertenza umana. Ma quando ilprocesso è cosparso di ben ventisette irrego-larità, che si succedono una dopo l’altra,tutte gravi, tutte scandalose e premeditate,non vi è forse la prova che l’accusato è giàstato condannato a priori e ingiustamente?

Ebbene, si domandano gli autori, difronte a queste ventisette gravi irregolaritànon vi è forse per ogni israelita un puntod’onore, anzi di giustizia, che l’obbliga in co-scienza a non ratificare il giudizio delSinedrio, prima di aver esaminato per contosuo chi fosse Gesù?

Ebbene, proseguono gli autori, chi eraquesto accusato così anomalo? Quis est hic?Questa domanda, o Israeliti, dovete porvelaoggi voi stessi! Chi è Costui, riguardo alquale il Sinedrio ha violato ogni giustizia?«Questa domanda, dopo XIX secoli, ...ogniisraelita leale, può facilmente risolverla con-sultando la Bibbia. [ciò che cercherò di farenell’articolo seguente, n.d.a.]. Meditate, oisraeliti, questa pagina della Bibbia; essa virivelerà chi era il condannato del Sinedrio enello stesso tempo vi farà conoscere, quale

7

deve essere, quaggiù, l’ultimo atto del popo-lo ebraico, prima di entrare... nella terrapromessa della Chiesa... Ecco dunque que-sta pagina, essa è del Profeta Zaccaria...:“Effonderò sulla casa di David e sugli abi-tanti di Gerusalemme lo spirito di misericor-dia e di preghiera: Allora ESSI MIRERAN-NO A COLUI CHE HANNO TRAFITTOe faranno su di lui il lamento che si fa per lamorte di un figlio unico... In quel tempo in-vocherà il mio nome ed io lo esaudirò...Allora MI CHIAMERANNO COL MIONOME... IL SIGNORE È MIO DIO!”(Zacc. XII, XIII)» (35).

Per Christum et cum Christo Pax superIsrael.

NOTE

1) A. E J. LÉMANN, Valeur de l’assemblée qui pro-nonca la peine de mort contre Jésus-Christ , ed Lecoffre,Parigi, 1876 (1975), pag.4. In questo articolo mi sonoservito di questo prezioso lavoro.

2) Cfr FLAVIO GIUSEPPE, Guerra giudaica, II, XX,5. M. MAIMONIDE, Iad-Chazaka, lib. XIV, cap. II.

3) Mc. XIV, 53; XVI, 1; Mt. XVI, 21; Io. XI; Act.IV, 5. Cfr. anche M. MAIMONIDE, op. cit., cap. II.

4) Talmùd, tratto Sanhédrin, cap. XIV.5) A. E J. LÉMANN, op. cit. pag.10 - Talmùd Bab.,

tratt. Abboda - Zara, cap. I, fol. 8, recto.R. MARTINUS, Pugio fidei, ed. di Leipzig, pag. 872.M. MAIMONIDE, op. cit., cap. XIV.6) FLAVIO GIUSEPPE, Antichità giudaiche, Lib.

XVII, cap. XIII, n. 1-5.7) Talmùd Gerosol, tratt. Sanhédrin, fol. 24, recto.8) R. MARTINUS, Pugio fedei pag. 872.9) Gen. XLIX, 8-10.10) Talmùd, tratt. Sanhédrin , fol. 97, verso.11) Talmùd, Babil, tratt. Sanhédrin, cap. IV, fol. 37,

recto.12) Cfr. A. E J. LÉMANN, op. cit., pagg. 20-44.13) FLAVIO GIUSEPPE, Antichità giudaiche, XX, X,

1; XV, III,1.14) Ibid; XV, III, 1.15) A. e J. LÉMANN, op. cit., pag. 22-23. 16) Ibid. pagg. 24- 26.17) Ibid. pagg. 28-29. 18) Ibid. pagg. 30 - 35.19) Ibid. pagg. 37-38.20) Ibid. pagg. 39-40.21) Io. VII, 37.22) Io. IX,22.23) A. e J. LÉMANN, op. cit., pagg. 50-51.24) Io. XI, 50.25) Lc. XXIII, 1-3.26) Lc. XXII, 3-4.27) A. e J. LÉMANN, op. cit. pagg. 55-56.28) Mt. XXVI, 57.29) Io. XIII, 30.30) Misnà, tratt., Sanhédrin, cap. IV, n. 1.31) Talmùd gerosol, tratt. Sanhédrin , cap. I, Fol. 19.32) Misnà, tratt., Sanhédrin, cap. IV, n. 1.33) Io. XVIII, 19.34) Deut. XIX, 16 - 17.35) A. e J. LÉMANN, op. cit. pagg. 69-97.

Page 8: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

LA QUESTIONE DELMESSIA

don Curzio Nitoglia

INTRODUZIONE

Il XX secolo ha avuto la funzione, sottocerti aspetti terribile, di abbattere i muri

che separavano ancora le nazioni, le etnie edanche le religioni. Il XXI, mediante ilNuovo Ordine Mondiale, sembra essereproiettato verso l’unificazione degli Stati (lacosiddetta Repubblica Universale) e delleReligioni, “si fieri potest”.

Nel disegno della Provvidenza non tuttoil male vien per nuocere: fra le rovine pro-dotte dal Mondialismo si può scorgere unafutura e certa (perché rivelata) conversionedei fratelli MAGGIORMENTE SEPARA-TI: gli Ebrei, (attualmente talmudisti anticri-stiani) e i gentili convertitisi al Cristia-nesimo, formeranno “un solo ovile”.

Tra tutte le divisioni dell’umanità, non neesiste una «più profonda, più ostinata, di quellache separava il popolo ebraico dal resto del ge-nere umano» (1). Gli ebrei sono vissuti apparta-ti in Palestina per duemila anni, e vivono anco-ra a appartati in seno alle nazioni che li hannoospitati da duemila anni. Essi sono il popolodell’isolamento. Il muro della separazioneaveva una duplice resistenza, religiosa e sociale.Con il 29 settembre 1791 la resistenza socialeha ricevuto un forte colpo dall’emancipazione edall’assimilazione. Tuttavia i talmudisti orto-dossi non si sono mai rassegnati a tale emanci-pazione che avrebbe portato all’assimilazioneed hanno lottato contro di essa. Nel XX secoloabbiamo anche vissuto il fenomeno della rico-struzione dello Stato d’Israele ma su basi laicheed a-religiose (2). Tuttavia se l’emancipazioneha prodotto soprattutto in occidente una certadebole assimilazione (che si è interrotta inparte con la seconda guerra mondiale) restacertissimamente la resistenza religiosa. Ed è so-prattutto questa ad impedire che gli ebrei torni-no a Cristo dicendo “Benedetto colui che vienenel nome del Signore”. Infatti anche se cadesse-ro tutte le separazioni sociali, e restasse la divi-sione religiosa, essa finirebbe per ricondurretutte le altre. In effetti è stata proprio la diver-sità, o meglio l’opposizione religiosa (conCristo o contro Cristo) a rendere necessarie leleggi di salvaguardia dal contagio anticristianoche il Giudaismo portava ovunque con sé, el’erezione dei ghetti. Ora la grande divisione

8

tra Israeliti e Cristiani sta nella questione delMessia: vale a dire il Messia-Dio è già venutonella Persona di Gesù Cristo o no?

Cercherò di affrontarla in questo articolo.

STORIA DELLA QUESTIONE DEL MES-SIA A PARTIRE DALLA DIASPORA

A partire dalla caduta di Gerusalemme(70 d. C.) la storia della questione messianicasi oscura, se ne perde traccia. Joseph eAugustin Lémann nella loro opera sono riu-sciti a far luce su tale problema e le loro con-clusioni sono alla base del seguente articolo.

Il punto di partenza è la Bibbia, vi sonotre dati biblici evidenti: 1°) il Messia dovrànascere dalla razza di Abramo «…per pre-parare il Corpo del suo Cristo, Dio si è for-mato un popolo apposta. A tale scopo pren-de un uomo Abramo… dal quale nasceràquesto grande popolo» (3).

2°) Tra le dodici tribù di Israele, il Messianascerà dalla tribù di Giuda, «E tu, Betlehem ,sei la più piccola tra le città di Giuda: e tuttaviaè da te che uscirà Colui che deve regnare inIsraele e la cui origine è da tutta l’eternità» (4).

3°) Tra tutte le famiglie di Giuda, ilMessia nascerà dalla famiglia di David,«…verranno i tempi - dice il Signore - in cuisusciterò a David un rampollo giusto… Edecco il nome che daranno a questo re,Jahveh, nostra giustizia» (5).

Anche tutti gli altri popoli ASPETTE-RANNO il Messia, ma solo il popolo ebreo

“Ecco una vergine concepirà e partorirà un figlio, e sarà chiamato Emmanuele” (Is. 7,14)

Page 9: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

GLI DARÀ IL SANGUE. Come è pur veroche Egli morirà per la salvezza di tutti i popo-li, ma solo il popolo ebreo lo condurrà aPilato per chiederne la morte, gridando: «Cheil suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli».

Da venti secoli i popoli che aspettavano ilMessia proclamano “Benedetto Israele peraverci dato Colui che aspettavamo!”. E daventi secoli, Israele ostinatamente risponde:“Non siate così soddisfatti, il Messia non èancora venuto!”. Cosa veramente singolare:la Sinagoga respinge e vuole che le si sottrag-ga il figlio che la Chiesa le presenta felicitan-dola. L’eco di questa contesa tra Chiesa eSinagoga ha riempito duemila anni di storia.

UN PERIODO DI INQUIETUDINE (70-135 d. C.)

Il punto di partenza, si è visto, è stata laBibbia (Israele, Giuda, David), la stradasarà quella delle “catacombe” della storiaebraica a partire dalla caduta di Gerusa-lemme e il punto d’arrivo sarà la luce e lacertezza sulla venuta del Messia.

È con grande difficoltà che riusciamo aseguire il filone messianico attraverso le “ca-tacombe” della storia ebraica, perché ilsuolo di Israele fu invaso e sconvolto dicias-sette volte, e tutte le tribù e le istituzioniebraiche sono state distrutte.

Tuttavia «…Vi è tra gli ebrei, nei secolidella diaspora, una storia del Messianismooscura, senza legami… Però crediamo che lasi possa ricondurre… a circa tre, quattrograndi periodi di cui il primo si può definireperiodo d’inquietudine» (6).

Nella Palestina, all’epoca che la S.Scrittura chiama “la pienezza dei tempi”, laSinagoga sembrava essere caratterizzata dauna particolare agitazione, mentre i gentilierano in una calma piena di presentimento. IlVangelo stesso ne è testimone: mentre i magivennero a chiedere «dove è nato il Re deiGiudei» (7). Gerusalemme fu turbata da que-sta domanda «turbatus est et omnisJerosolyma cum illo» (8). La “pienezza deitempi” o la maturità del frutto messianico erala prima causa che agitava e turbava laSinagoga, quando un’improvvisa catastrofediede a questa agitazione un carattere sini-stro: e fu la distruzione di tutto ciò che dove-va concorrere alla venuta del Messia. I profe-ti avevano parlato della Casa di Jesse o diDavide e l’avevano paragonata ad un gambo(capostipite) da cui doveva uscire il frutto

9

messianico. Ora ecco che, tutt’a un tratto,come se il frutto ne fosse già uscito, questogambo di Jesse subisce la sorte della piantache ha prodotto tutto ciò che ha da produrre.Cadono, come le foglie, le famose genealogieconservate accuratamente nel Tempio cheservivano a distinguere la tribù di Giuda datutte le altre, e in essa la famiglia di David:bruciarono nell’anno 70, nell’immane rogoche distrusse il Tempio di Gesrusalemme enulla si salvò di esse. A partire da quell’annotragico iniziò per le famiglie ebree una situa-zione di tenebre, di confusione inestricabiledi cui il Talmùd scriverà: «a partire dal giornoin cui il libro delle genealogie è stato nascostoo distrutto, la virtù dei saggi s’è indebolita, laluce dei loro occhi s’è mutata in tenebre» (9).

Le genealogie sono talmente indispensa-bili per il riconoscimento del Messia che ipiù celebri rabbini asseriscono che la primafunzione del Messia sarà quella di ristabilirle(10); ma come potrà ristabilire le genealogieche dovrebbero servire proprio, a priori, adimostrare la sua Messianicità?

E poi, dopo le “foglie genealogiche” saràil “gambo” stesso a cadere, con la scomparsadella famiglia di David, dispersa fuori dellaPalestina con e come tante altre famiglie,senza più una precisa identità.

I CALCOLI DELLE 70 SETTIMANE

È naturale che in presenza di questi dueavvenimenti eccezionali, cioè la maturità delfrutto messianico e la distruzione di tutto ciòche doveva concorrere alla sua nascita,l’animo degli ebrei fosse turbato. Fu allorache i saggi approfondirono lo studio dellaprofezia delle settanta settimane di Daniele.«Settanta settimane (di anni) sono state fissa-te. …Sappi dunque e sii attento: a partire dalgiorno in cui sarà pubblicata la parola (il de-creto dei re persiani) che ordinerà di rico-struire Gerusalemme, fino al Cristo, capo,passeranno sette settimane e sessantadue setti-mane… E il Cristo sarà ucciso» (11). I dottorid’Israele hanno calcolato le settanta settima-ne in cinque modi diversi.

1°) hanno posto il punto di partenza siadall’editto di Ciro (537 a. C.) sia da quello diDario (520 a. C.), sia da quello di Artaserse(450 a. C.) sia infine da quello in favore diNemia (445 a. C.).

2°) hanno poi cambiato la natura dellesettimane, sia componendole con anni lunari(più corti), sia di anni solari (più lunghi).

Page 10: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

3°) poiché il Cristo non arrivava hannoraggruppati i secoli passati per differire iltraguardo delle settanta settimane.

4°) hanno avuto l’ardire di spostare nelfuturo, arbitrariamente, il traguardo delle set-tanta settimane, all’anno 4231, cioè al III se-colo dopo Cristo, secondo la Misna, al quintosecolo secondo il rabbino Chasdai, e alla finedei tempi col rabbino Manasse ben Israel.

5°) sono ricorsi alla Càbala, dalla qualeassieme a nuove date hanno fatto uscirenuove delusioni.

Oltre all’agonia dei calcoli “infinitesimali”dei rabbini, per provare che il Messia non eraancora venuto, Dio ha permesso che il popolodi Israele fosse ingannato, per ben venticinquevolte da venticinque falsi Messia, a partire daTheudas in Palestina nel 45, fino a ShabbataiZevi, in Turchia nel 1666. A questo proposito iLémann commentano: «Tutto ciò, o israeliti, èautentico, è storia… non una volta, non diecivolte, ma venticinque volte i nostri avi sono statiingannati da tale miraggio: per aver discono-sciuto il Messia là dove era realmente, si sonoridotti a cercarlo dove non era affatto» (12).

Tale fu il lungo periodo di inquietudine,ben rappresentato dalla medaglia che feceroconiare gli imperatori romani sulla quale fi-gurava una donna avvolta in un mantello se-duta ai piedi di una palma, la testa appog-giata alla mano con la scritta Judea capta,quasi a significare che la Giudea, prigionieradei suoi calcoli è stanca e infreddolita nellavana attesa del Messia.

SIGNIFICATO DEL COMPUTO DELLESETTANTA SETTIMANE

La profezia annuncia con straordinariaprecisione l’Avvento del Salvatore. Nel 537Babilonia cade in mano ai Persiani e doposettant’anni termina la cattività degli ebreiiniziata nel 606, esattamente come avevaprofetizzato Geremia: «Quando comince-ranno a compiersi settanta settimane aBabilonia, dice il Signore, io vi visiterò, erealizzerò la promessa che vi avevo fatto, diricondurvi nella terra di Giudea» (13).

La promessa era formale, ma Daniele sape-va che l’effetto delle promesse divine può esse-re ritardato o annullato dalla condotta di colo-ro ai quali sono state fatte, mentre una pre-ghiera umile e fervente può affrettare il lorocompimento (come quella di Maria a Cana).Turbato dal fatto che la promessa non si avve-rasse Daniele cominciò a pregare e gli apparve

10

l’Angelo Gabriele che gli disse: «Sono discesodal Cielo per spiegarti la profezia di Geremiache hai mal capito, e per insegnarti quando av-verrà la liberazione annunziatavi. Settanta setti-mane abbreviate sono state fissate per il tuo po-polo e per la Santa Città, affinché abbia terminela prevaricazione e sia chiusa l’era del peccato ecancellata l’iniquità, e condotta la giustizia sem-piterna… e sia Unto il Santo dei Santi.Dall’emanazione della parola fino a che sia edi-ficata di nuovo Gerusalemme, fino a un Unto,un principe, vi saranno settimane sette e settima-ne sessantadue… E dopo sessantadue settima-ne, un unto sarà messo a morte e non sarà il suopopolo che lo rinnegherà. E un popolo con ilsuo capo che verrà, distruggerà la città e il san-tuario… salderà l’alleanza con molti in una set-timana; e alla metà della settimana cesserà l’of-ferta e il sacrificio, e nel Tempio vi sarà l’abo-minazione della desolazione» (14).

L’Angelo rincuora Daniele e gli dice chele settanta settimane predette da Geremianon riguardavano tanto la liberazionedall’esilio babilonese quanto una liberazioneinfinitamente più importante, la liberazionedel genere umano dalle catene del peccato.Geremia aveva annunciato non solo la finedella dominazione straniera ma soprattuttola fine del regno del demonio, mediante lavenuta del Messia.

Così i Padri spiegano il significato dellaprofezia.

a) “Settanta settimane sono state fissate peril tuo popolo…” Le settimane abbreviate, conuna espressione corrente tra gli ebrei, rappre-sentano gli anni; quindi settanta per sette (cioèle settanta settimane) equivale a quattrocento-novanta anni. Ma tali settimane sono dette ab-breviate perché non arriveranno completa-mente al termine: infatti l’avvenimento straor-dinario che preparano avverrà durante l’ulti-ma di queste e non alla fine. Il popolo ebreodovrà aspettare ancora quattrocentonovantaanni (non compiuti) per vedere il Messia.

b) “Affinché abbia termine la prevarica-zione”: fino cioè al giorno in cui si toccheràil fondo, consumando il crimine più orrendo:il deicidio. Ma con il deicidio “sarà chiusal’era del peccato”.

c) Infatti con la sua morte in Croce ilMessia vincerà il peccato e il demonio e

d) “Sarà condotta la giustizia sempiter-na…” il regno della grazia, la Nuova edEterna Alleanza, la Chiesa romana.

e) “Allora il Santo dei santi sarà Unto”,l’Unto è il Cristo (15).

Page 11: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

f) “Dall’emanazione dell’ordine di rico-struire Gerusalemme”: quest’ordine riguardanon solo la ricostruzione del Tempio (edittodi Ciro, 536 a. C.) ma dell’intera Gerusa-lemme (editto di Artaserse, 454 a. C.) (16).

g) Dal 454 a. C. fino all’“Unto”, al“Principe”, fino a quando cioè il Cristo assu-merà pubblicamente la sua missione facendosibattezzare nel Giordano “passeranno sette set-timane e sessantadue settimane”. Le sette setti-mane rappresentano gli anni necessari per

h) “Riedificare le mura e le piazze dellacittà…” e si computano in quarantanove anni.Il Vangelo insegna che la ricostruzione delTempio sotto Zorobabele era durata quaran-tasei anni (17). Tuttavia, con Eusebio diCesarea che si basava sulla testimonianza diFlavio Giuseppe, si sa con certezza che il com-pimento complessivo dei lavori di ornamentodurò tre anni in più, arrivando quindi al com-puto complessivo di quarantanove (o dellesette settimane profetizzate). Passeranno an-cora “sessantadue settimane”… e queste cicondurranno fino al 29 d. C., “il quindicesimodell’impero di Tiberio”, anno in cui, secondo ilVangelo, Gesù si fece battezzare, inauguran-do il suo ministero pubblico (18). Allora co-mincerà la settantesima settimana (ne sonotrascorse complessivamente sessantanove),che sarà anche l’ultima. Settimana UNICA,santa tra tutte le altre, in cui si compirà laRedenzione. Ma dopo tre anni e mezzo, nelmezzo dell’ultima settimana

i) “l’Unto sarà messo a morte”. Danielefa durare l’ultima settimana tre anni emezzo (19).

l) “E non sarà il suo popolo che lo rinne-gherà…”. Il popolo che Dio aveva eletto, apartire dal Venerdì Santo non sarà più ILSUO POPOLO, poiché ha rinnegato defini-tivamente il Salvatore, e Dio abbandona(solo) dopo essere stato abbandonato.

m) “Allora un altro popolo verrà, col suoduce e distruggerà la città e il Santuario”, (iromani con Tito nell’anno 70).

11

PERIODO DI DISPERAZIONE E DISILENZIO: IL MEDIO EVO

In questo periodo sono accadute tre cose:la diaspora (135 d. C.), il rifiuto da parte dellenazioni degli ebrei come parte cooperantedella loro formazione, e il consolidarsi di unnucleo giudaico all’interno delle nazioni stes-se. Da un lato «…non li si vuole nell’organiz-zazione della società… Essi da parte loro nonvogliono accettare le condizioni generalidella società medievale, per timore di perde-re i loro usi, le loro leggi, le loro tradizioni.Da entrambe le parti si vuol essere “a parte”;di qui i ghetti... voluti espressamente dagliebrei come dai cristiani» (20).

Pertanto vediamo ogni Stato formarsicon al suo interno un nocciolo giudaico: pro-prio come il nocciolo di un frutto che, men-tre questo matura e prende colore, restascuro, duro, non assimilabile. “...Così eradegli ebrei; attorno ad essi la giovane societàcristiana maturava e si sviluppava; essa li te-neva inglobati nel suo seno... ma essi restava-no duri, impenetrabili (20). Tuttavia questonocciolo impenetrabile ha un suo ruolo futu-ro, quello di produrre un giorno un albero(la conversione di Israele); nel frattempo sidà un’organizzazione che si concentra nelRabbinato e che si chiama il Gran Kahal,con proprie leggi, propri giudici e un suocapo. «Fino a che gli ebrei avevano vissuto inPalestina, i poteri [di magistero, imperio esacerdozio] erano rimasti accuratamente di-stinti. Queste tre grandi istituzioni, ilSacerdozio [Tempio], il Sinedrio [giudici], laScuola [dottori - Sinagoga] avevano avutociascuna i loro compiti distinti. Ma quando ilpopolo ebraico fu disperso, l’istinto di con-servazione, poi la confusione e l’abitudine fe-cero concentrare nelle mani di un solo uomo,che non era tuttavia né sacerdote, né giudice,né dottore, i resti di questo triplice potere...[quest’uomo era il rabbino, n.d.a.]. Ma allo-ra... vi fu l’esagerazione, talora ridicola,dell’autorità rabbinica» (21). Il rabbinato nelMedioevo fu il punto focale e fondamentaledel mondo giudaico.

IL RABBINATO CERCA DI SOFFOCA-RE IL PROBLEMA DEL MESSIA

Per l’enorme potenza assunta dal rabbi-nato, la questione messianica, durante il me-dioevo, entrò in una nuova fase, definitadagli autori, della disperazione e del silenzio.

L’urna contenente il corpo incorrotto del B. Lorenzino da Marostica

Page 12: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

Da una parte, all’interno della Sinagoga,si era stanchi di calcoli e supposizioni,dall’altra, fuori della Sinagoga, la Religionecristiana cominciava la lotta apologetica e ri-portava accanto alle vittorie cruente dei mar-tiri, quelle incruente e luminose dei suoi dot-tori. La Sinagoga si trovava pertanto in unasituazione delicata e per prevenire una gran-de vittoria da parte della Chiesa sulla que-stione messianica, il rabbinato prese la riso-luzione «disperata ma abile, di proibire, disoffocare e di seppellire la questione messia-nica» (22). La Sinagoga per raggiungere loscopo adottò due ordini di misure: a) quellepubbliche, come gli anatemi, per cui tutti irabbini cominciarono a maledire coloro chericercavano la luce sul Messia. A questo ri-guardo Maimonide ha scritto: «I saggi…hanno proibito di calcolare il tempo dellasua venuta, perché il popolo è scandalizzatodi vedere che non arriva, benché i tempisiano passati» (23). b) Misure occulte. Poichéla proibizione esplicita poteva essere violatail rabbinato fece ricorso a qualcosa di più si-curo e meno palese, cercando così di sviaregli spiriti curiosi e amanti della verità che, in-curanti del divieto, intendessero violare laproibizione e mettendoli nell’impossibilità ditrovare la strada: cancellando o invertendo isegnali reperibili nelle profezie messianiche.

Ciò avvenne in due modi. 1°) Dapprima si iniziò ad alterare la let-

tera di alcune profezie (24) e poi si introdus-sero le innovazioni nell’opera dei Massoretidi Tiberiade, dottori ebrei del VI secolo checontarono versetti, parole, lettere di ognilibro dell’Antico testamento. Le alterazioniintrodotte nell’opera massoretica, chiamatadalla posterità ebraica “siepe della legge”,sono diventate immutabili ed intoccabili.Tuttavia l’alterazione della Lettera non sa-rebbe stata un ostacolo sufficiente per impe-dire di arrivare alla Verità.

2°) Per evitare il sorgere di sospetti nelcaso vi fossero state troppe alterazioni, sicercò di mantenere integre alcune profezie,mutando però la loro destinazione finale, fa-cendole sfociare ad un esito finale che nonfosse il Messia: si manteneva cioè la letterama si mutava il significato. Tutte le scuolerabbiniche hanno quindi interpretato le pro-fezie messianiche come se parlassero del po-polo ebreo e non del Messia: «Era nientemeno l’Umanesimo nella redenzione: lacreatura si sostituiva a Dio nell’opera del ri-scatto del mondo» (25).

12

LO STUDIO DEL TALMÙD SI SOSTI-TUISCE A QUELLO DELLA BIBBIA

Lo scopo finale di questa manovra eraquello di far dimenticare la Bibbia e soprat-tutto, i Profeti che avevano annunciato ilMessia. Ad un attento studio del Talmùd,come evidenziano i fratelli Lémann, si sco-prono due scopi, uno apparente ed unoprofondo. Il primo è un fine di CON-SERVAZIONE delle tradizioni ebraicheche, trasmesse oralmente nei secoli, venneroriunite in un solo codice quando la diasporafece temere il loro possibile smarrimento;l’opera di raccolta, chiamata Talmùd (cioèinsegnamento, tradizione) iniziò in Palestinacon Rabbi Giuda il Santo, verso il 190 e ter-minò a Babilonia verso il 500. Il secondoscopo del Talmùd è di DIVERSIONE: infat-ti il testo è ricco di questioni scientifiche, ce-rimoniali e casuistiche, ma quasi completa-mente privo di questioni dogmatiche e so-prattutto messianiche. Nel Medioevo poi, lescuole ebraiche si sono concentrate sullo stu-dio del Talmùd a scapito degli studi biblici edei Profeti; è celebre il detto: «la Bibbia èacqua, la Misna è vino, la Gemara è liquorearomatico. Chi si occupa della Bibbia faqualcosa di indifferente; che si occupa dellaMisna merita ricompensa; chi si occupa dellaGemara compie la più meritoria delle opere»(26). Lo spirito degli ebrei era ormai concen-trato sulle interminabili sottigliezze delTalmùd e non aveva più l’opportunità di af-frontare la questione messianica. «Ciò che ilghetto è stato per i nostri corpi, il Talmùd loè stato per le nostre intelligenze: le ha rin-chiuse. Bisognava impedire al nostro popolodi ritornare alle Profezie e vi si è riusciti» (27).

“Et tenebrae factae sunt” …Il silenzio ècalato da allora sul Messia. Ma anche questoera stato predetto da Isaia il Profeta: «Verràun giorno in cui le visioni di tutti i vostri pro-feti saranno per voi come le parole di unlibro chiuso con dei sigilli. Lo si darà ad unuomo dicendogli: leggi questo libro, ed eglirisponderà: Non posso perché è sigillato» (28).

PERIODO DI RAZIONALISMO EINDIFFERENZA (SEC. XVIII-XIX)

Con il XVIII secolo inizia per Israele unnuovo periodo, quello del razionalismo edell’indifferenza. Nel Medioevo il pensierodel popolo ebraico era come sotto tutela.Non si osava neppure pensare al Messia;

Page 13: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

come abbiamo visto era l’ora del potere delrabbinato e delle tenebre. Nella Sinagogadel XVII-XIX secolo si respira un’arianuova, completamente diversa: la questionedel Messia è trattata liberamente. Vi è sem-pre il vecchio partito talmudista che vorreb-be rinchiudere il pensiero di Israele nellesottigliezze talmudiche, ma ormai prevalgo-no due scuole: a) quella che reputa che ilMessia sia un mito, ed è il Giudaismo razio-nalistico; b) l’altra che ignora la questionemessianica ed è l’indifferentismo e il relati-vismo materialista.

IL MESSIA COME MITO

Il Messia mitico (29) richiama alla menteil Cristo cosmico: non è una persona, èun’idea, un regno universale: o del monotei-smo antitrinitario, o della triade rivoluziona-ria (libertà, uguaglianza, fraternità). Trepossono essere indicate come le cause dellacorruzione dell’idea Messianica: il Filo-sofismo del XVIII secolo, la Rivoluzione del1789, la distruzione del talmudismo ortodos-so. La prima è il Filosofismo, foriero di scet-ticismo, agnosticismo e libero pensiero di-struttore di ogni Religione. Spinoza eMendelsson furono i principali rappresen-tanti di questa scuola e con loro cominciòuna specie di neo-Giudaismo modernista.La teoria del Messia mitico dalla Germaniadi Mendelsson penetra le sinagoghe e l’ideadi un regno prende il posto di quella di unMessia persona.

Ed ecco che un avvenimento storico di ec-cezionale rilevanza (la Rivoluzione francesedel 1789) viene a fornire dei colori, a concre-tizzare, a dare l’apparenza di realtà alla teoriadel Messia mitico. L’emancipazione del po-polo ebraico (1791), l’uguaglianza civile ditutti gli uomini, segnano l’inizio della pene-trazione profonda del popolo ebraico nellafamiglia delle nazioni, dalle quali era stato se-parato per diciotto secoli. Perciò la teoria delMessia visto come un Regno universale ocome un’era, trovò consistenza e favore.

Il Talmudismo e il Rabbinismo ne rice-vettero un forte colpo: le abitudini rigorosedella vita del Ghetto, che impedivano l’assi-milazione degli ebrei ai goyim e salvaguarda-vano il mantenimento della loro identità, oracadevano e con esse il forte potere dei rabbi-ni. Ci vorrà la seconda guerra mondiale, perfar quasi emergere in molti ebrei il rimpiantodel ghetto e la paura dell’assimilazione.

13

FRANCIA E GERMANIA

In Germania il progresso della nuovadottrina del Messia mitico si compì sotto l’in-fluenza del Filosofismo, mentre in Franciasotto l’influenza dell’Emancipazione civile.Gli ebrei tedeschi infatti non erano ancoraemancipati civilmente ma erano rosi dalFilosofismo, mentre quelli di Francia, civil-mente emancipati, ne diffidavano ancora.

Dal 1843 in Germania si cominciò adaspirare al ritorno in Palestina, dando origi-ne all’odierno Sionismo, le cui radici sonolaiche, agnostiche e moderniste, ben lontanedall’idea del Regno del Messia persona; gliebrei tedeschi, ancora privi della libertà civi-le erano disposti a rinunciare a tutto, Messiacompreso pur di ottenerla.

In Francia invece gli ebrei godevanodella libertà civile e politica fin dal 1791 ederano quindi meno propensi a modificare illoro “credo”; l’autorità del rabbinato era ri-masta molto influente, tale da far rimanerenell’ombra ogni questione inerente alMessia, per quanto allegorica e impersonale.Ma col 1848 le cose cambiarono: durante ilregno di Luigi-Filippo il Razionalismo tede-sco aveva stimolato e influenzato il Giu-daismo francese al punto che nel 1846 anchenella Sinagoga di Francia si imboccò la viadell’“aggiornamento”.

CONFUTAZIONE DEL MITO MESSIA-NICO

«Ma ora - insorgono appassionatamente iLémann - con la Bibbia in mano e l’indigna-zione nel cuore… noi ci leviamo per vendi-care le tradizioni dei nostri padri» (30); se ilMessia personale fosse un mito, tutta la tra-dizione giudaica dell’Antico Testamento an-drebbe in rovina, non solo quella patriarcalema anche quella profetica. Il Messia non èun mito, Abramo ha parlato della sua di-scendenza (31), Giacobbe della sua tribù (32),Isaia ha descritto la sua intelligenza, la suabocca, il suo viso (33), Daniele la sua morte(34). Infine se il Messia fosse un mito e nonuna Persona, Israele perderebbe il suo titoloonorifico di aver dato il Sangue al Messia.Infatti se il Messia è il regno dei princìpidell’‘89, è la Francia ad averli proclamati enon Israele. Se l’occidente ha esteso in tuttoil mondo il regno del Messia, che è la Chiesadi Cristo, Israele ha “partorito” la sua perso-na. «All’occidente il regno messianico;

Page 14: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

all’oriente la Personalità messianica; al po-polo cristiano, il suo scettro, ma al popoloebreo la sua culla» (35). E un giorno futuro,predetto da San Paolo, vedremo l’orienteche ringrazierà l’occidente di aver esteso ilsuo regno, mentre l’occidente ringrazieràl’oriente di aver prodotto la sua Persona, ilpopolo cristiano e quello ebreo formare unsolo regno: la Chiesa di Cristo.

LE PROFEZIE MESSIANICHEDELL’ANTICO TESTAMENTO SISONO ADEMPIUTE IN GESÙ CRISTO

Tutte le profezie messianiche dell’AnticoTestamento si sono realizzate in GesùCristo, che è quindi il vero Messia. È bene, aquesto punto ricordare almeno le principali.

1) Il tempo. Almeno tre profeti hannopreannunciato la venuta del Messia: a)Giacobbe (36) che affermò: «Lo scettro nonverrà tolto a Giuda, né l’impero alla sua di-scendenza finché venga Chi deve essere man-dato; ed Egli sarà l’aspettato delle Nazioni»(37). Che il tempo fosse completato in Cristoce lo insegna la storia: il potere fu tolto allatribù di Giuda dopo l’avvento di Cristo e nonprima. Infatti prima di Cristo, cioè da Davidfino alla cattività babilonese la tribù di Giudaebbe sempre dei re. Dopo Cristo i giudei ri-masero senza re, senza autorità e furono di-spersi per il mondo, come testimonia la storia.b) Il profeta Malachia dice: «Ecco il mioAngelo, e preparerà la mia strada dinanzi ame. E subito verrà al suo Tempio il dominato-re che voi cercate e l’Angelo dell’alleanza chevoi volete» (38). Il Dominatore e l’Angelo delTestamento sono il Messia-Dio. L’Angelo chelo precede è il Battista, il precursore, e S.Matteo ce lo conferma: «Questo è infatti [ilBattista] colui del quale sta scritto: ecco che ioinvio il mio Angelo innanzi a te, il quale pre-parerà la tua strada» (39). c) Il profeta Aggeoha vaticinato «Questo dice il Signore deglieserciti: ancora un po’ e muoverò il cielo e laterra, il mare e il continente e muoverò tutte legenti e verrà il Desiderato da tutte le genti eriempirò questa casa di gloria» (40). Qui il pro-feta parla del Messia che sta per venire nelTempio di Gerusalemme (che dal 70 non esi-ste più e costituisce un termine ante quem do-veva verificarsi la venuta del Messia).

2) Il luogo della sua venuta. Michea profe-tizzò che il Messia sarebbe nato in Betlem diGiuda: «E tu Betlehem efrata, sei la più piccoladelle città di Giuda; ma da te mi uscirà colui

14

che sarà il dominatore in Israele, e la sua gene-razione è da tutta l’eternità» (41); gli stessi sacer-doti e scribi interrogati da Erode dove doves-se nascere il Messia, risposero: a Betlemme.

3) La madre vergine di Gesù era statapreannunziata da Isaia: «Ecco una vergineconcepirà e partorirà un figlio, e il suo nomesarà Emmanuele» (42).

4) Della stirpe del Messia parlarono : a)Isaia: «e uscirà un rampollo dal ceppo di Jesse[padre di David] e un germoglio spunteràdalla sua radice» (43). b) Geremia: «Ecco chevengono i giorni, dice il Signore, ed Io susci-terò a David un rampollo giusto, un re che re-gnerà e sarà sapiente e farà valere il diritto e lagiustizia sulla terra» (44).

5) La dignità del Messia: a) Egli sarà Respirituale, e varie profezie lo chiamano Rex,Fortis, Dux, Princeps, Dominator (45); a Lui èpromesso un regno universale e perpetuo (46).b) Sacerdote, come lo chiama Davide, «Tusei Sacerdote in eterno, secondo l’ordine diMelchisedech» (47). c) Profeta, come lo pre-senta Mosè: «Il Signore Dio tuo ti susciterà unprofeta dalla tua gente e dai tuoi fratelli» (48).

6) La passione e la morte di Cristo chenoi conosciamo dai Vangeli, è stata profetiz-zata quasi alla lettera e con tutte le circo-stanze nell’Antico Testamento, come emer-ge dal confronto seguente:

«Essi mi diedero la somma di trenta mo-nete d’argento» (49).➝ «E presero i trenta de-nari d’argento, prezzo di chi fu venduto» (50)/.

«È stato messo assieme agli scellerati» (51).➝ «E con gli iniqui è stato messo» (52)/.

Il Martirio del Beato Andrea da Rhin

Page 15: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

«Ho dato il mio corpo a quelli che mi per-cuotevano, e le mie guance a quelli che mistrappavano la barba; non nascosi il miovolto a quelli che mi schernivano e che misputacchiavano» (53). ➝ «Allora gli sputaro-no in faccia e lo presero a schiaffi» (54)/.

«Trapassarono le mie mani e i miei piedi:contarono tutte le mie ossa» (55). ➝ «Quandovennero al Calvario lo crocefissero» (56)/.

«Si son divise le mie vesti e hanno messo asorte la mia veste» (57). ➝ «Dopo averlo cro-cefisso, si divisero le sue vesti a sorte…» (58/)/.

«Mi diedero del fiele come cibo, edell’aceto per bevanda» (59). ➝ «Uno di loro,presa una spugna, la riempì di aceto, e posta-la su una canna, gliela diede da bere» (60)/.

LA SPERANZA DI UN’ULTIMA FASEFUTURA: LA CONVERSIONE

San Paolo ha parlato dell’Anticristo edella Grande Apostasia; come il popoloebraico non ha voluto accogliere il Messia,così è venuto purtroppo il tempo in cui le na-zioni, una volta pagane e poi cristiane, nonvogliono più che Gesù Cristo regni su di loro:è l’Apostasia delle Nazioni. Quale Nazionericonosce oggi ancora il Regno sociale diCristo? Purtroppo nessuna: san Paolo ciaveva avvertito: «Fa attenzione, o gentile, anon gonfiarti, ma resta nel timore, poiché seDio non ha risparmiato i rami naturali, tu devitemere che non risparmi neanche te. Se tu nonresti nello stato in cui la bontà di Dio ti hamesso, anche tu sarai tagliato» (61), ed aggiun-ge anche: «Come voi, o gentili, che prima nonavevate fede, avete ottenuto misericordiaquando gli ebrei son caduti nell’incredulità,così essi [la cui incredulità è stata causa dellamisericordia che voi gentili avete ottenuta],otterranno a loro volta misericordia» (62).

La cattiva disposizione del popolo ebraicoha impiegato circa duemila anni per arrivareal suo culmine, da Abramo al deicidio. Cosìora la Grande Apostasia si è manifestata inpieno, circa duemila anni dopo la morte diGesù! S. Girolamo insegna: «Il peccato deigiudei ha prodotto la salvezza delle nazioni, edalla incredulità delle nazioni verrà a suavolta la conversione d’Israele» (63), e moltiPadri con lui sostengono la stessa tesi. (64)

Quando un giorno per l’infedeltà delle na-zioni cristiane, Dio si volgerà verso Israeleper richiamarlo a Sé e Israele finalmente,dopo tanti rifiuti si getterà tra le braccia diDio, in quel momento vi sarà nel cuore di

15

Dio una tale effusione di tenerezza e di mise-ricordia che si volgerà anche verso l’altro po-polo infedele: il cristiano, ed allora ebrei ecristiani saranno uniti dall’Amore misericor-dioso infinito di Dio in un solo ovile. È a que-sto scopo che Dio permette che il germe cat-tivo, il “Mistero d’Iniquità” cresca nel mondo.San Paolo lo conferma: «Dio li ha rinchiusitutti nell’incredulità [ebrei e gentili] per poterfare misericordia a tutti» (65) Tale conversionedei due popoli infedeli a Dio non coinciderà -secondo l’interpretazione più comune - con lafine del mondo. Anzi la ritarderà. Solo quan-do vi sarà una nuova grande infedeltà ed unallontanamento da Gesù allora verrà la fineche sarà perciò preceduta da un certo perio-do di pace e di fede in tutto il mondo, dimodo che si farà UN SOLO OVILE SOTTOUN SOLO PASTORE (66).

UN CONFIRMATUR DALL’EBREOCONVERTITO ROCCA D’ADRIA

Ancora sulla questione del Messia èmolto interessante quanto scrive l’ebreoconvertito Rocca d’Adria: «Gli ebrei sosten-gono che il Messia non è venuto… ebbene ilpopolo ebreo è truffato dai suoi rabbini, iquali nel Talmùd confessano… prima: che ilMessia è venuto, poi: che il Messia è venutol’anno della nascita di Gesù Cristo, nellacondizione di Gesù Cristo e non poté morirese non come Gesù Cristo è morto. Udite.Nel Talmùd, trattato Sanedrin… edizione diVenezia, 1520, foglio 98, il rabbino Giosuèfiglio di Levi dice che incontrò il profetaElia e gli domandò… “Quando quel Signoreverrà? Ed Elia: Va ed interroga esso stesso.E dove Egli è? Ed Elia rispose. Il Messia èseduto alle porte di Roma. E come lo rico-noscerò? Egli è seduto in mezzo ai poveri,agli infermi e agli afflitti, Egli sfascia e rifa-scia le loro ferite insieme, ma Egli le scopree le ricopre, le une dopo le altre perché dice:Forse sarò io chiamato a redimere Israele enulla potrà trattenermene”.

Quindi secondo questa prima e meno im-portante confessione talmudica, il Messia èvenuto, soltanto non si manifesta ancora.

Nel Talmùd, trattato Berahòd, capitoloCahorè, la confessione del Messia è piùesplicita. Qui vi si legge: “Il giorno in cui fudistrutto il Tempio, in quello nacque ilMessia”… E questo è ripetuto dal famosissi-mo Aben Esra, nel suo commento allaCantica VIII, 5. “Il Messia nacque il giorno

Page 16: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

in cui fu demolito il Tempio”. Date inesatte,ma avvenimento certo: il Messia è venuto.

Nel Talmùd, trattato Sanedrìn… capitolohec, è scritto: “Non verrà il Messia finché ilRegno… dei Romani prevalga sopra Israelenove mesi”; e parimenti nel tramato Jomà:“Il Messia non verrà finché il regno dei ro-mani si impadronisca del mondo per lo spa-zio di nove mesi”. …Ora queste… sentenzenon solo concordano ad ammettere la venu-ta del Messia dopo l’egemonia di Roma suGerusalemme, ma vengono registrate due-cento anni dopo la distruzione di Geru-salemme, quindi l’avvenimento doveva perforza essersi già avverato.

Di simil natura è un’altra confessione im-portantissima del Talmùd, trattato Sanedrìn…capo chadinè mamanód. Quivi si legge.“…Non verrà il Messia infino a che non man-chino due case dei padri d’Israele che sono, ilcapo della cattività di Babilonia, e il principiodella terra d’Israele, come sta scritto in IsaiaVIII, 14, e sarà per voi di santificazione, mapietra d’inciampo per le due case d’Israele,e… rovina per gli abitanti di Gerusalemme”.Cinquecento anni dopo la venuta di GesùCristo, il Talmùd era obbligato a confessareche il Messia doveva venire al mancare delledue case d’Israele. E Gesù Cristo nascevaproprio allorché il capo della cattività diBabilonia aveva perduto ogni dominio sotto igreci, e il principio della casa di Israele erastato spento nella persona dell’ultimoMaccabeo, per opera di Erode Alienigena.

Questa confessione talmudica è tenuta tut-tora nella massima venerazione da tutti i rabbi-ni, e, quel che è di più, è tenuta segretissima.Ma un’altra importantissima confessione hannodovuto fare i rabbini nel trattato Ghnavodàzarà, al capitolo lifnè eèden, dove è scritto: “ètradizione dell’accademia di Elia… seimila annidura il mondo, duemila dei quali senza legge,duemila il tempo della legge e duemila il tempodel Messia”. Dunque secondo questa sentenzatalmudica… il Messia doveva nascere l’annoquattromila [dopo Adamo e quindi duemilaanni fa, n.d.r.]; nel libro Zèmah David [si legge]:“Gesù Nazareno nacque in Betlemme diGiuda, una lega e mezzo lontano daGerusalemme, nell’anno 3760 dalla creazionedel mondo, e 42 dall’Impero di CesareAugusto” …Dunque i rabbini del Talmùd con-fessano chiaramente che il Messia è venuto eammettono implicitamente che il Messia eraGesù Cristo. [Nel 70] i rabbini tremarono. Nons’era mai vista una devastazione simile!

16

Un’altra volta, è vero, era stato distrutto ilTempio, ma la massa del popolo era stata de-portata in un solo paese, in Babilonia: ora inve-ce la maggioranza del popolo, nonché deporta-ta era stata crocefissa: non s’eran trovati piùlegni per fare delle croci! Morti i cinque sestidei giudei, disperso il resto per tutto il mondo;confuse per sempre le tribù di Giuda e diBeniamino; scannato fino all’ultimo rampollodella stirpe di David, era quindi impossibile chenascesse ancora un Messia da quella stirpe…era impossibile negare l’evidenza: il Sinedrio,Anna Caifa s’erano ingannati, Gesù Cristo erail vero Figlio di Dio e il vero Messia. Ciò postonon rimaneva più ai rabbini, se non confessarefinalmente che avevano errato, che il Messiaera venuto, ma bisognava avere il coraggio diesporsi all’ira del popolo, ingannato fin allora,su cui era piombato il più terribile dei flagelli…I rabbini non erano da tanto. Che fare? Duescopi vollero raggiungere gli ebrei. Il primo,della massima importanza, era quello di assicu-rare agli avanzi della propria nazione i vantaggirecati dal Messia, il secondo, avvertire le gene-razioni future dell’errore, mettendo per iscritto,quel tanto che servisse a illuminare coloro cheavrebbero guidato i resti della misera nazione…

Il Sangue di Gesù Cristo divenuto cibo ebevanda dell’uomo assicurava la remissionedei peccati e la vita eterna. Ma questo Sangueera sotto la potestà dei preti cristiani; impos-sibile ai rabbini d’impossessarsene diretta-mente, bisognava quindi ottenerlo di secondamano [illudendosi, ciecamente e superstizio-samente, che potesse portare dei frutti e nondelle nuove maledizioni, n.d.r.]: prendendocioè il sangue di una creatura redenta dalSangue di Cristo e cibandosi di quel sangue.

Ed ora volete sapere perché l’imitazionedella Comunione eucaristica adottata dagliebrei si chiami aficòmen (corroborante), equale sia il corroborante custodito in quell’az-zima speciale, detta appunto custodia? Apriteil processo del beato Simoncino da Trento eper venire ai tempi moderni, aprite la confes-sione del rabbino Neofito, convertitosi e dive-nuto monaco greco: vi troverete la descrizionedel rito [dell’omicidio rituale, n.d.r. (67)], fatto-ne egli depositario dal padre stesso (68): sfo-gliate il processo per l’assassinio rituale per-petrato dagli ebrei di Damasco nel 1840 sullapersona di padre Tommaso da Calangiano,cappuccino, e vi troverete la conferma; il san-gue serve per gli azzimi (69).

Quindi è provato che gli ebrei hanno unacomunione pasquale; che questa è l’aficò-

Page 17: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

men, e che essa fu istituita dai rabbini dopola distruzione di Gerusalemme.

Ed ora una parola su due obiezioni chepotrebbero essere fatte: l’aficòmen non è incontraddizione con l’odio degli ebrei controGesù Cristo, perché tutto il Talmùd è basatosu un sistema speciale: cioè che l’essenza dellareligione sta nelle formule e nella lettera; l’in-tenzione e il cuore non vi hanno nulla a chevedere, è cosa naturalissima per i compilatoridel Talmùd e per tutti i rabbini, odiare amorte Gesù Cristo, e contraffare la comunio-ne, praticando l’aficòmen, per partecipare allaremissione dei peccati e alla vita eterna» (70).

A conferma di quanto scritto sulla questione messia-nica si rimanda il lettore all’opera del sacerdote G.Bernardo de Rossi, che fu «…il più grande ebraistadell’Italia cristiana, … morto a Parma nel 1831… incorrispondenza con i dotti di tutta Europa, …raccolseuna ricchissima biblioteca di manoscritti e incunaboliebraici …[e] pubblicò …oltre 50 volumi» (71), ed inparticolare al dotto libro “Della vana aspettazionedegli ebrei del loro Messia” (72), attualmente consulta-bile presso la Biblioteca Palatina di Parma.

NOTE

1) J. e A. LÉMANN, La question du Messie et le Conciledu Vatican, Joseph Albanel ed., Paris 1869, pag. X.

2) cfr. Sodalitium, n° 42, pagg. 18-463) J. e A. LÉMANN, op. cit., pag. 2. cfr. Genesi,

XXII, 17-184) Michea V, 2.5) Geremia, XXIII, 5-7.6) J. e A. LÉMANN, op. cit., pag. 8.7) Mt. I, 2.8) Mt. I, 3.9) Talmùd Babyl. Tract. Pesachin, cap. V, gd. 62.10) M. MAIMONIDE, tratt. Mélachim, cap. XII.11) Daniele, IX, 24-26.12) J. e A. LÉMANN, op. cit., pag. 24.13) Ger. 70, 10.14) Dan. IX, 20-27.15) Is. 41, 1; Ps. 44, 8; Act: X, 33.16) II Esdra II, 1-8.17) Jo II, 20.18) Lc. III 1-22: «L’anno decimoquinto dell’Impero

di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatoredella Giudea».

19) Dan. IX, 27 - XII,7.20) J. e A. LÉMANN, op. cit., pag. 31.21) J. e A. LÉMANN, op. cit., pag. 32-33.22) J. e A. LÉMANN, op. cit., pag. 34.23) M. MAIMONIDE, Iggereth Hatteman, fol. 125, 4.24) Sugli esempi pratici dell’alterazione del testo

ebraico, che non è quindi il più sicuro, a differenza della

17

Vulgata di S. Gerolamo, cfr. J. e A. LÉMANN, op. cit., pag.38. nota 1. Altri autori hanno scoperto e denunciato questaalterazione del testo ebraico sia in ambito cristiano sia inambito ex ebraico. Si vedano, per es., S. GIUSTINO, Dialogocon Trifone; S. IRENEO, l. III, cap. XXIV; TERTULLIANO,Lib. contra Judeos, n° 10, 13; Contra Marcionem, n° 19;Lib. de habitu muliebri, cap. III; ORIGENE, Ep. adAfricanum, hom. XXII in Jeremiam; S. ATANASIO, In fineSynopsis divinae Scripturae; EUSEBIO, Historiae, l. IV, cap.XVII; NICEFORO CALLISTO, Hist. Eccl. , l. IV, cap. VI; S.GIOVANNI CRISOSTOMO, hom. V in Mt, hom. IX; S.AGOSTINO, De civitate Dei, l. XV, cap. XI; S. GEROLAMO,Epist. ad Marcell, in cap. III, Ep. ad Gal. . Anche molti rab-bini convertiti al Cristianesimo hanno ammesso il fatto:NICOLA DI LYRA, in cap. IX, Osea v. 12; PIETRO

GALATINO, De arcanis catholicae veritatis, lib. I, cap. VIII;PAOLO VESCOVO DI BURGOS, In additione ad Psalm. XXI;RAIMONDO MARTIN, Pugio fidei; PAUL DRACH, De L’har-monie ente l’Eglise et la Synagogue, tom. I, pagg. 51-16.

25) J. e A. LÉMANN, op. cit., pag. 44.26) Cod. Sopherim, cap. XV.27) J. e A. LÉMANN, op. cit., pag. 49.28) Is, XXIX, 11.29) Ancora oggi tra gli ebrei ultraortodossi l’idea di

un Messia persona non è del tutto scomparsa anche seappare minoritaria. Si veda per esempio J. L.SCHOCHET, Mashiach, il concetto di Mashiach e dell’eraMessianica nelle regole e nelle tradizioni ebraiche,Chaya, anno V, n° 9, Milano 1993. «Il Messia è un esse-re umano, nato in modo naturale da genitori umani»(cfr. OZ HACHAMA, su Zohar II: 7b; R. CHAIM VITAL,Arba Meot Shekel Kfessef, ed. Tel Aviv, 5724, pag. 241a-b). Tale interpretazione esclude però la divinità delMessia, pur ammettendone la personalità.

30) J. e A. LÉMANN, op. cit., pag. 69.31) Gen. XII, 3.32) Gen. XLIX, 10.33) Is. LII, 13-15.34) Daniele IX, 26.35) J. e A. LÉMANN, op. cit., pag. 74-75.36) Gen. 49, 10. 37) Gen. 49, 10. 38) Mal. 3,1.39) Mt. XI, 10.40) Agg. II, 7.41) Mich. 5, 2.42) Is. 7, 14.43) Is. XI, 1.44) Ier. 23, 5.45) cfr. Ps. 2,6; Jerem. 23, 5.46) Cfr. Lc, 1,32; Io. 18,37; Mt. 26, 64; Mc. 15, 2; Lc.

22, 70; Mt. 28, 18; Io. 18, 36.47) Ps. 109, 4.48) Deut. 18,15.49) Zacc. XI, 12.50) Mt. 27, 9.51) Is. 53, 12.52) Mc. 15, 28.53) Is. 50, 6.54) Mt. 26, 67.55) Ps. 21, 17.56) Lc. 23, 33.57) Ps. 21, 19.58) Mt. 27, 35.59) Ps.68, 22.60) Mt. 27, 49.61) Rom. XI, 20-22.62) Rom. XI, 25.

Moneta della “Judea

capta”

Page 18: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

63) S. GER. Super Cant. Cant., hom. 1. 64) ORIGENE, Explic. Ep. ad Rom., cap. II; Hom.

IV in Jeremiam.S. GIOVANNI CRISOSTOMO, Hom. In cap. II ad Rom.S. AGOSTINO, Comm. In Ps. VII, n° 7.65) Rom. XI, 31-32.66) Jo. X, 16.67) cfr. Sodalitium, n. 29 pagg. 35-51.68) Rivelazioni di Neofito ex rabbino, monaco

greco, Prato, Giacchelli editore 1883, pagg. 34-35.69) A. LAURENT, Rélation historique des affaires de

Syrie depuis 1840 jusqu’en 1842, Paris, Gaume ed., 1846.

18

70) ROCCA D’ADRIA, L’Eucarestia e il Rito pasqua-le ebraico, in “Atti del Congresso Eucaristico tenutosiin Torino”, 2-6 settembre 1894, vol 2°, Torino, tipogra-fia Pietro Celanza, 1895, pagg. 81-89.

Leggasi anche dello stesso autore Nella tribù diGiuda, ed. Fassicomo, Genova 1895, in cui confermaquanto provò nel lavoro sopra citato, che cioè, S.Scrittura e testi rabbinici alla mano, il Messia è già ve-nuto nella persona di Gesù Cristo.

71) DE ROSSI - G. BERNARDO, in Enciclopedia Cat-tolica, Città del Vaticano 1950, vol. IV, col, 1451.

72) Stamperia reale, Parma 1773.

Denz.: Henrici Denzinger, Enchiridion sym-bolorum definitionum et declarationum derebus fidei et morum, Herder, 31a edizione.

Denz. S.: è la 36a edizione del Denzinger, in-teramente rivista, a cura di AdolfusSchönmetzer.

I.P.: Insegnamenti pontifici, EdizioniPaoline, Roma, 1957.

Documenti patristici:EP: M.J. Rouët de Journel s.j., Enchiridion

Patristicum, 8a-9a edizione, Herder, 1932.Autori:

Lettre: AA.VV., Lettre à quelques évêquessur la situation de la Sainte Église et mémoi-re sur certaines erreurs actuelles, SociétéSaint-Thomas-d’Aquin, Paris, 1983.

Beste: UDALRICUS BESTE, Introductio InCodicem, D’Auria Napoli 1961

Billot: LUDOVICO BILLOT S.J. Tractatus deEcclesia Christi, Gregoriana Roma 1927.

Congar : YVES CONGAR, Le Concile deVatican II, son Église, peuple de Dieu etCorps du Christ, Beauchesne, Paris, 1984.

Jaeger: LORENZ CARD. JAEGER, Le décret deVatican II sur l’œcuménisme, Casterman,Tournai, 1965.

Mura: ERNEST MURA, Le Corps mystique duChrist, Blot, Paris, 1936.

Naz: RAOUL NAZ Traité de Droit Canonique,Letouzey et Ané Éditeurs Paris 1946.

Piolanti: MONS. ANTONIO PIOLANTI, La co-munione dei santi e la vita eterna, Libreriaeditrice fiorentina, Firenze, 1957.

Sipos Galos : STEPHANUS SIPOS LADIS-LAUS GALOS, Enchiridion Iuris Cano-nici, Herder 1960.

Zubizarreta: Zubizzareta Valentino: TheologiaDogmatico-Scholastica, vol. I Theologia Fun-damentalis, ed. “El Carmen” Vitoria 1948.

Nell’ultimo numero di Sodalitium (n. 42,pagg. 53-62) abbiamo pubblicato una disami-

na della prima delle due “encicliche” wojtylianedel 1995, ‘Evangelium vitæ’; tocca adesso alla se-conda, ‘Ut unum sint’, datata 25 maggio,Ascensione del Signore. Delle due, ‘Evangeliumvitæ’ è senza dubbio quella che esprime più evi-dentemente le peculiarità del pensiero del filosofoe teologo moralista Karol Wojtyla (pur mante-nendosi fedele agli orientamenti del Vaticano II,e soprattutto di ‘Gaudium et spes’), mentre ‘Utunum sint’ è, né più né meno, che la ripetizionedei grandi documenti conciliari sull’ecumenismo,in particolar modo quelli menzionati espressa-mente come tali da Giovanni Paolo II: Lumengentium, Unitatis redintegratio e Dignitatis hu-manæ. Il commento a ‘Ut unum sint’ divienepertanto un commento al Vaticano II stesso (par-ticolarmente a Unitatis redintegratio); la vastità ecomplessità della materia ci costringe a dedicarlepiù di un numero di Sodalitium. Come sempre,utilizzeremo per le citazioni il numero dell’“enci-clica” seguito dalla pagina dell’edizione de“L’Osservatore Romano. Documenti”.

ABBREVIAZIONI E BIBLIOGRAFIA:

Documenti del Concilio Vaticano II:DH: Dichiarazione sulla libertà religiosa

Dignitatis humanæ.LG: Costituzione dogmatica sulla Chiesa

Lumen gentium.OE: Decreto sulle Chiese Orientali

Cattoliche Orientalium Ecclesiarum.UR: Decreto sull’ecumenismo Unitatis redin-

tegratioDocumenti del Magistero:

AAS: Acta Apostolicæ SedisMC: Enciclica di Pio XII Mystici Corporis

LL’’OOSSSSEERRVVAATTOORREE RROOMMAANNOO

Page 19: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

19

inclina invece alla interpretazione eterodossa:“la preghiera di Cristo”, ut unum sint, “parla atutti nello stesso modo, all’Oriente [“ortodos-so”] come all’Occidente [cattolico e protestan-te]. Essa diventa un imperativo che impone diabbandonare le divisioni per ricercare e ritrova-re l’unità, sospinti anche dalle amare esperienzedella divisione” (65, 76). In questo contesto, laChiesa appare divisa, priva di unità, poichél’appello di Cristo all’unità parla nello stessomodo alle varie confessioni cristiane, come senon ci fosse differenza tra la Chiesa cattolica(che ha l’unità ed è l’unica Chiesa di Cristo) ele sètte eretiche che devono tornare aquell’unità cattolica dalla quale si sono separa-te. Qual’è, pertanto, l’interpretazione “autenti-ca” dell’ut unum sint? Quella dei numeri 9 e 11o quella del numero 65? Esamineremo attenta-mente l’ultima “enciclica” wojtyliana per risol-vere questo dilemma di estrema gravità.

I. IL MOVIMENTO ECUMENICO E LA CHIESA

L’impegno ecumenico: un obbligo incoscienza per tutti, voluto da Cristo e dalloSpirito Santo

Secondo l’“enciclica” Ut unum sint, l’im-pegno ecumenico di cui tratta non è facolta-tivo, ma strettamente obbligatorio per tutti.“La Chiesa cattolica accoglie con speranzal’impegno ecumenico come un imperativodella coscienza cristiana illuminata dallafede e guidata dalla carità” (8, 12; 15, 18).“Ne consegue che la ricerca dell’unità dei cri-stiani non è un atto facoltativo o di oppor-tunità, ma un’esigenza che scaturisce dall’es-sere stesso della comunità cristiana” (49, 56).Riferendosi ai principi dottrinali dell’ecume-nismo, Giovanni Paolo II scrive:“riconosceretutto questo è una esigenza di verità” (12,17). In relazione alla preghiera ecumenica,afferma: “la preoccupazione per l’unità nonpuò essere esclusa” dalla preghiera (27, 34).Facendo riferimento alla preghiera dopo laCena di Gesù, all’ut unum sint, che parle-rebbe a tutti “nello stesso modo”, GiovanniPaolo II insegna che “essa diventa un impe-rativo che impone di abbandonare le divi-sioni per ricercare e ritrovare l’unità” (65,76). Questo dovere urge particolarmenteall’approssimarsi del terzo millennio: è pre-conizzata una “applicazione, per quanto pos-sibile fedele, dell’insegnamento del VaticanoII” e, data “l’importanza che l’Assise conci-

Commento all’“Enciclica” UT UNUM SINT (prima parte).

Ascoltiamo la voce del Papa: «Ma dove,sotto l’apparenza del bene, si cela più facilmen-te l’inganno è quando si tratta di promuoverel’unità tra tutti quanti i cristiani. Non è forsegiusto - si sente dire - anzi non è doveroso chequanti invocano il nome di Cristo si astenganodalle recriminazioni mutue e si uniscano unavolta tanto con un poco di carità vicendevole?E chi può affermare di amare Cristo, se non fail possibile per andare incontro ai desideri diLui, che pregava il Padre affinché i suoi disce-poli fossero “una cosa sola: ut unum sint”? (Gv17, 21). Lo stesso Gesù non volle forse che isuoi discepoli conservassero come una caratte-ristica e come un distintivo, l’amore tra di loro?“In ciò vi riconosceranno tutti per miei discepo-li, se vi amerete l’un l’altro” (Gv 13, 35). Se tuttii cristiani - si aggiunge - divenissero un giorno“una cosa sola”, sarebbero così più forti a re-spingere la peste dell’empietà che, serpeggian-do e diffondendosi ogni giorno di più, si appa-recchia a indebolire l’Evangelo. (...) Orbene, aldi sotto di queste parole così attraenti e carez-zevoli sta nascosto un errore dei più gravi, chescrolla dal fondo le basi della fede cattolica”».Ed il Papa continua: «“val la pena d’individua-re e toglier di mezzo l’errore, in cui si fonda laquestione e da cui partono le idee e le iniziati-ve molteplici degli acattolici, relative all’unionedelle Chiesa cristiane. I fautori di essa hannoper vezzo di tirar fuori ogni tanto Gesù chedice: “Tutti siano una sola cosa: ut unum sint...si farà un ovile ed un pastore” (Gv 17, 21; 10,16); come se in queste parole il desiderio e lapreghiera di Gesù siano restati senza effetto».Si tratta, naturalmente, di Papa Pio XI, nellalettera enciclica Mortalium animos del 6 gen-naio 1928. Non a caso la “lettera enciclicasull’impegno ecumenico” di Giovanni Paolo II,inizia proprio con le fatidiche parole di Gesù:“Ut unum sint”, seguite da un entusiastico(quanto inusuale) punto esclamativo (1, 3). MaGiovanni Paolo II interpreta le parole delSignore nel senso degli ecumenisti condannatida Pio XI nel 1928, oppure, come lasciano cre-dere il n. 9 ed il n. 11 della sua “enciclica”, nelsenso ortodosso, secondo il quale questa notadi unità, “che appartiene all’essere stesso” dellaChiesa (9, 13) si realizza nella Chiesa cattolica(“che durante i duemila anni della sua storia èstata conservata nell’unità con tutti i beni con iquali Dio vuole dotare la sua Chiesa...” cf n. 11,pp. 14-15)? Un altro passaggio dell’“enciclica”

Page 20: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

liare ha attribuito all’opera di ricomposizio-ne dell’unità dei cristiani, in questa nostraepoca di grazia ecumenica, mi è sembrato ne-cessario - aggiunge Giovanni Paolo II - riba-dire le fondamentali convinzioni che ilConcilio ha scolpito nella coscienza dellaChiesa cattolica...”. Anzi, “Non vi è dubbioche lo Spirito Santo agisca in quest’opera eche stia conducendo la Chiesa verso la pienarealizzazione del disegno del Padre inconformità alla volontà di Cristo” (100,111) espressa con le parole ut unum sint.Non è questa l’unica pericope nella quale siattribuisce allo Spirito Santo il movimentoecumenico: “...la Chiesa è orientata dalParaclito alla ricerca dell’unità di tutti i cre-denti in Cristo” (24, 31); “lo Spirito (...) invi-ta” i fedeli cattolici “ad un serio esame di co-scienza” sull’impegno ecumenico (82, 92);all’esame di coscienza deve seguire una “co-mune conversione al Vangelo di cui loSpirito di Dio ha fatto strumento il movimen-to ecumenico” (41, 47) ed il rigetto degli“spettri del passato” allontanati dalla “spe-ranza nello Spirito” (102, 113) per cui “unaComunità cristiana che crede a Cristo (...) innessun modo può chiudersi all’appello delloSpirito che orienta tutti i cristiani [anche icattolici, pertanto, n.d.a.] verso l’unità pienae visibile” (99, 110)...

Se “l’impegno ecumenico” è veramenteopera dello Spirito Santo, e non dello spiritodiabolico, non c’è da stupirsi se GiovanniPaolo II lo consideri “una delle priorità pa-storali” del suo pontificato (99, 110) e che inuovi “due Codici di Diritto Canonico” an-noverino “tra le responsabilità del Vescovoquella di promuovere l’unità di tutti i cristia-ni, sostenendo ogni azione o iniziativa intesaa promuoverla nella consapevolezza che laChiesa è tenuta a ciò per la volontà stessadi Cristo (C.J.C., can. 755; Codice deiCanoni delle Chiese Orientali, can. 902)”.(101, 112) Sotto il “papa” ed i “vescovi”,anche i fedeli sarebbero tenuti a praticarel’ecumenismo; citando il Vaticano II,Giovanni Paolo II ricorda che “la cura di ri-stabilire l’unione riguarda tutta la Chiesa, siai fedeli che i pastori, e tocca ognuno secondola propria capacità” (ibidem; cf UR 5).

Se le cose stanno veramente così, è evi-dente che ostacolare l’ecumenismo “è unaoffesa a Lui [a Dio] e al suo disegno di radu-nare tutti in Cristo” (99, 110) e che dobbiamo“sfuggire la tiepidezza nell’impegno perl’unità ed ancor più l’opposizione preconcet-

20

ta, o il disfattismo che tende a vedere tutto alnegativo” (79, 90). Come può un cattolico ac-collarsi la responsabilità di disobbedire a DioPadre, a Cristo, allo Spirito Santo, allaChiesa, al Papa ed al Concilio, che gli impon-gono - se crediamo all’autorità di GiovanniPaolo II - l’impegno ecumenico? Eppure ilsensus fidei dei cattolici si rivolta immediata-mente contro una novità perfettamente sco-nosciuta ai cattolici fino a trent’anni fa...

L’Ecumenismo: nuova dottrina e nuovaprassi della “Chiesa”

Lo stesso Giovanni Paolo II, difatti, riven-dica ripetutamente la novità dell’impegnoecumenico per la “Chiesa cattolica” e dà ladata d’inizio di questo impegno: il ConcilioVaticano II. «ll Concilio Vaticano II esprimela decisione della Chiesa di assumere il compi-to ecumenico a favore dell’unità dei cristiani edi proporlo con convinzione e con vigore:“Questo Santo concilio esorta tutti i fedeli cat-tolici perché, riconoscendo i segni dei tempi,partecipino con slancio all’opera ecumenica”(UR 4)» (8, 12). L’ecumenismo è un “proces-so al quale il Vaticano II ha dato l’avvio, iscri-vendo nel rinnovamento il compito ecumenicodi unire i cristiani tra loro divisi” (15, 19). “Ilmovimento ecumenico” è uno strumento dello“Spirito di Dio” per una “comune conversioneal Vangelo” che data dagli “ultimi trent’anni”,cioè “dalla conclusione del Concilio in poi”(41, 47). “...Il Concilio Vaticano II è stato untempo benedetto, durante il quale si sono rea-lizzate le condizioni basilari della participazio-ne della Chiesa cattolica al dialogo ecumeni-co” (30, 36). L’ecumenismo è “un camminoche abbiamo percorso dal Concilio VaticanoII in poi” (53, 61). Con l’ecumenismo, la“Chiesa” avrebbe scoperto, preso coscienza,si sarebbe resa consapevole di cose che primanon conosceva, di cui non aveva coscienza onon era consapevole. “Le relazioni che i mem-bri della Chiesa cattolica hanno stabilito congli altri cristiani dal Concilio in poi, hannofatto scoprire ciò che Dio opera in coloro cheappartengono alle altre Chiese e Comunità ec-clesiali. Questo contatto diretto, a vari livelli,tra pastori e tra membri delle Comunità, cihanno fatto prendere coscienza della testimo-nianza che gli altri cristiani rendono a Dio e aCristo” (48, 54-55). Le “relazioni tra i cristia-ni” ed il “dialogo teologico” “hanno reso con-sapevoli i cristiani degli elementi di fede cheessi hanno in comune” ma già nella

Page 21: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

Costituzione dogmatica Lumen gentium” delVaticano II c’era stata una “presa di coscien-za” di qualche cosa di cui prima, evidente-mente, si era incoscienti, e cioè il “riconosci-mento degli elementi salvifici che si trovanonelle altre Chiese e Comunità ecclesiali” (49,56). “Ora, dopo un lungo periodo di divisionee di incomprensione reciproca, il Signore ciconcede di riscoprirci come Chiese sorelle, no-nostante gli ostacoli che nel passato si sonofrapposti tra di noi” (57, 65: si tratta di una ci-tazione di Paolo VI); evidentemente per novesecoli la Chiesa aveva perso la “verità” sulle“Chiese sorelle”, e l’ha “riscoperta” nel 1967,data del discorso montiniano qui riportato!

Le abbondanti citazioni di GiovanniPaolo II fin qui allegate dimostrano come“l’impegno ecumenico” è una novità per la“Chiesa cattolica” che data dal Vaticano II,ovvero da solo trent’anni, o poco più. Dopoaver descritto il movimento ecumenico al n.7 (p. 11) con le parole del Concilio (UR 1),Giovanni Paolo II afferma solennemente:«Il Concilio Vaticano II esprime la decisionedella Chiesa di assumere il compito ecumeni-co a favore dell’unità dei cristiani e di pro-porlo con convinzione e vigore: “QuestoSanto Concilio esorta tutti i fedeli cattoliciperché, riconoscendo i segni dei tempi, parte-cipino con slancio all’opera ecumenica”(UR4)» (8, 12). Ma dov’era la Chiesa cattolicaprima del Vaticano II? O meglio: se la “viaecumenica” è “la via della Chiesa” (sottoti-

21

tolo del n. 7), che via seguiva la Chiesaprima del Vaticano II, e chi seguiva la viaecumenica? A quest’ultimo quesito rispondechiaramente l’“enciclica” Ut unum sint: “Ilmovimento ecumenico ha preso avvio pro-prio dalle Chiese e Comunità dellaRiforma. Contemporaneamente, e già nelgennaio del 1920, il Patriarcato ecumenico[cioè i dissidenti bizantini, n.d.r.] avevaespresso l’auspicio che si organizzasse unacollaborazione tra le Comunioni cristiane”(65, 75-76). Quindi, quella che per Wojtylasarebbe l’attuale “via della Chiesa” è statatracciata dai Luterani e dai Calvinisti, segui-ti dai Foziani. Il “movimento ecumenico”,che il Vaticano II decise di assumere, vieneda quella fonte infetta e pestilenzialedell’eresia protestante. Ma cosa ne pensavala Chiesa, fino a quel momento?

Il magistero della Chiesa? Relegatonell’oblio, sparito dalla memoria...

«A termine di quell’assise conciliare,Papa Paolo VI, riannodando il dialogo dellacarità con le Chiese in comunione con ilPatriarca di Costantinopoli e compiendo conlui il gesto concreto e altamente significativoche ha “relegato nell’oblio” - e ha fatto “spa-rire dalla memoria e dal mezzo della Chiesa”- le scomuniche del passato, ha consacrato lavocazione ecumenica del Concilio» (17, 22;cf anche 52, 59 e 56, 64). Giovanni Paolo IIsi riferisce, con queste parole, alla “dichiara-zione comune” del 7 dicembre 1965, con laquale Paolo VI e lo pseudo-Patriarca diCostantinopoli, il massone Athenagoras I,pretendevano abrogare le scomuniche reci-proche (!) che nel 1054 si erano scambiati ilPapa San Leone IX ed il Patriarca ribelle diCostantinopoli, Michele Cerulario. Non cisoffermeremo adesso a sottolineare l’assur-dità di quel gesto scandaloso; vorremmosolo far notare come non fu solo la scomuni-ca del 1054 ad essere relegata nell’oblio.Tutto quello che la Chiesa cattolica ha dettoed ha fatto per la condanna e l’estirpazionedello scisma e dell’eresia, gravissimi peccaticontro la carità e la fede, è caduto nell’obliopiù totale, al punto che il termine stesso di“eresia” o di “eretici” è totalmente assenteda Ut unum sint, come, d’altronde, dai docu-menti conciliari e postconciliari (salvo i ca-noni 751 e 1364 del nuovo codice). Questooblio ha colpito gli stessi documenti sul“movimento ecumenico” promulgati dalla

Giovanni Paolo II con il “patriarca ortodosso” Theodosio

Page 22: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

Chiesa cattolica. Non una parola sul decretodel Sant’Uffizio del 4 giugno 1919 che, ri-prendendo un decreto analogo del 16 set-tembre 1864, proibiva ai cattolici l’iscriversialle Associazioni “per promuovere l’unitàdei cristiani” [A.A.S. XI (1919) 309-316] e diquello dell’8 luglio 1927 [A.A.S. XIX (1927)278], non una parola dell’enciclicaMortalium animos di Papa Pio XI contro ilmovimento ecumenico [A.A.S. XX (1928)13s], né dei successivi decreti del Sant’Uf-fizio dell’8 luglio 1927, del 15 giugno 1948[A.A.S. LX (1948) 257] e del 20 dicembre1949 [A.A.S. XLII (1949) 142s], ecc. Si diràche queste decisioni sono sorpassate... Ma èproprio qui che sta il problema...

La “conversione” del Vaticano II all’ecume-nismo

Abbiamo fin qui dimostrato che “l’impe-gno ecumenico” è concepito da GiovanniPaolo II obbligatorio per tutti i cattolici, benchéperfettamente sconosciuto, e perfino condan-nato, dalla Chiesa cattolica fino al ConcilioVaticano II (escluso). La conclusione appareinevitabile già solo a questo punto della nostraanalisi: il Vaticano II ha rotto con la Tradizionedella Chiesa, innovandone la prassi e la dottri-na. Ut unum sint non usa il termine negativo di“rottura”, ma quello, implicitamente equiva-lente, di “conversione”. Il n. 15 porta difattiquesto titolo significativo: Rinnovamento econversione. La cosa è inevitabile, poiché “l’in-tero decreto sull’ecumenismo” del Vaticano II,Unitatis redintegratio, è “pervaso dallo spirito diconversione (UR,4)” (35, 40). Per diventareecumenista, il cattolico deve innovare e “con-vertirsi”. “Ecumenismo vero non c’è senza inte-riore conversione (UR, 7)... Ciascuno... devemutare il suo sguardo” (15, 19). Non si tratta,per lo meno: non si tratta solamente, di passaredal peccato alla vita in grazia di Dio, conversio-ne, questa, veramente indispensabile. Si tratta,più esattamente, di “mutare sguardo” sullaChiesa e sui non cattolici. Questo “mutamen-to” implica: “penitenza” per il passato, “rinno-vamento”, continua “riforma” per il futuro.Innanzitutto, la penitenza. “Lo Spirito li invita[i fedeli cattolici] ad un serio esame di coscien-za. La Chiesa cattolica deve entrare in quelloche si potrebbe chiamare ‘dialogo della conver-sione’ nel quale è posto il fondamento interioredel dialogo ecumenico. In tale dialogo, che sicompie davanti a Dio, ciascuno deve ricercare ipropri torti, confessare le sua colpe, e rimettere

22

se stesso nelle mani di Colui che è l’Intercessorepresso il Padre, Gesù Cristo”. In questo esamedi coscienza “ecclesiale”, Cristo indurrebbetutte le Comunità cristiane “senza eccezioni”(e quindi anche la Chiesa cattolica) “ad esami-narsi davanti al Padre ed a chiedersi se sonostate fedeli al suo disegno sulla Chiesa” (82,92-93). Domanda assolutamente inutile (e per-sino blasfema) sia per la Chiesa cattolica, chenon può essere infedele al disegno di Dio inquanto indefettibile, sia per le altre “comunità”che, separate dall’unica Chiesa di Cristo, nonpossono non essere state infedeli alla divina vo-lontà! Non è così per Giovanni Paolo II. Le pa-role di San Giovanni, secondo il quale siamotutti peccatori (1 Gv 1, 8-10), vengono estese,con un abile sofisma, ai “peccati control’unità”: non solo tutti abbiamo peccato, matutti avremmo commesso quel determinatopeccato (sarebbe come dire che, poiché tuttisiamo peccatori, siamo anche tutti assassini). Il“dialogo ecumenico” deve divenire un “esamedi coscienza” (34, 39-40) su questi peccati, a ri-guardo dei quali l’“enciclica” non distingue trachi si è separato dalla Chiesa e tra chi ha subìtolo scisma; logico, poiché... siamo tutti peccatori!Perciò “la Chiesa cattolica riconosce e confessale debolezze dei suoi figli, consapevole che i loropeccati costituiscono altrettanti tradimenti edostacoli alla realizzazione del disegno delSalvatore. (...) essa non cessa dunque di fare pe-nitenza” (3, 6). Non si tratta, si badi bene, dipeccati generici, ma dei peccati “control’unità”: “...la Chiesa cattolica non dimenticache molti nel suo seno opacizzano il disegno diDio. Evocando la divisione dei cristiani, ilDecreto sull’ecumenismo non ignora la ‘colpadi uomini di entrambe le parti’ (UR, 3), ricono-scendo che la responsabilità non può essere at-tribuita unicamente agli ‘altri’” (11, 15). A pro-posito dello scisma orientale, Paolo VI parlò di“incomprensione reciproca” (57, 65) come sela Chiesa non avesse capito i greco-scismatici, eportasse con loro le colpe dello scisma. Infondo, si trattò solo di un qui pro quo: “perdelle ragioni molto diverse, e contro la volontàdegli uni e degli altri, ciò che doveva essere unservizio [ovvero il primato del Papa] ha potutomanifestarsi sotto una luce abbastanza diversa”;sono le parole stesse di Giovanni Paolo II a“Sua Santità”, ovvero l’eretico e scismatico“Patriarca ecumenico” Dimitrios I (95, 106).“Per quello che ne siamo responsabili - aggiun-ge Giovanni Paolo II, umiliando non se stesso,ma la Chiesa cattolica - con il mio PredecessorePaolo VI imploro perdono” (88, 99).

Page 23: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

Ma, in definitiva, di cosa chiede perdo-no, a nome della Chiesa, Giovanni Paolo II?“Con l’ecumenismo”, egli spiega, “il bisognodi penitenza si è... esteso: la consapevolezzadi certe esclusioni che feriscono la carità fra-terna, di certi rifiuti a perdonare, di un certoorgoglio, di quel rinchiudersi non evangeliconella condanna degli ‘altri’, di un disprezzoche deriva da una malsana presunzione” (15,20). Poiché egli stesso parla di una “esten-sione” del bisogno di penitenza, si deve ca-pire che gli atteggiamenti sopra descrittisono attribuiti (anche) alla Chiesa di primadel Concilio. Così, la condanna degli ‘altri’(apostati, eretici, scismatici...), una costantenella Chiesa da Gesù fino al Vaticano II(escluso) diverrebbe “non evangelica”.Bisognava “abbattere i muri di divisione e didiffidenza, per superare ostacoli e pregiudi-zi...” (2, 4), “sminuire il peso delle atavicheincomprensioni che essi hanno ereditato dalpassato, dei fraintendimenti e dei pregiudizidegli uni nei confronti degli altri” per giun-gere ad una “necessaria purificazione dellamemoria storica” (2, 5).

Ma “conversione” non vuol dire solo“penitenza”; vuol dire anche “rinnovamen-to”. In cosa consiste questo rinnovamento?“Con l’ecumenismo la contemplazione delle‘meraviglie di Dio’ (mirabilia Dei) si è arric-chita di nuovi spazi nei quali il Dio Trinitariosuscita l’azione di grazie: la percezione che loSpirito agisce nelle altre Comunità cristiane,la scoperta di esempi di santità, l’esperienzadelle ricchezze illimitate della comunione deisanti, il contatto con aspetti insospettabilidell’impegno cristiano” (15, 19-20).

La citazione wojtyliana mostra in manieraesemplare come, anche in questo suo aspetto“costruttivo”, il movimento ecumenico siauna “novità” rispetto alla dottrina tradiziona-le: si parla di “nuovi” spazi, di “scoperte” diaspetti finora “insospettabili” ed insospettati.Queste “novità” costituiscono la base dottri-nale dell’ecumenismo che, al seguito di Utunum sint, ci accingiamo ad esaminare.

II. FONDAMENTI DOTTRINALIDELL’IMPEGNO ECUMENICO

L’ecumenismo, come prassi e come dot-trina, suppone una nuova concezione dellaChiesa. “Il Concilio Vaticano II ha rafforzatoil loro impegno [dei cattolici] con una visioneecclesiologica lucida e aperta a tutti i valoriecclesiali presenti tra gli altri cristiani” (10,

23

14). Di questa nuova visione della Chiesa,Giovanni Paolo II ci dà il fondamento.

Il sofisma del comune battesimo

“Bisogna ribadire a questo riguardo - scri-ve Giovanni Paolo II quasi a rassicurare i vericattolici - che il riconoscimento della fraternitànon è la conseguenza di un filantropismo libe-rale o di un vago spirito di famiglia. Esso si ra-dica nel riconoscimento dell’unico Battesimo(...). Il Direttorio per l’applicazione dei principie delle norme sull’ecumenismo auspica un reci-proco e ufficiale riconoscimento dei Battesimi.Ciò va ben al di là di un atto di cortesia ecume-nica e costituisce una basilare affermazioneecclesiologica. Va opportunamente ricordatoche il carattere fondamentale del Battesimonell’opera di edificazione della Chiesa è statochiaramente evidenziato anche grazie al dialo-go multilaterale” (42, 49). Infatti, “il sacramen-to del Battesimo che abbiamo in comune rap-presenta ‘il vincolo sacramentale dell’unità, chevige tra tutti quelli che per mezzo di esso sonostati rigenerati’ (UR22)” (66, 77).

Senza dubbio, il Battesimo incorpora aCristo e fa del battezzato un cristiano, impri-mendo nella sua anima un carattere indele-bile. Il decreto conciliare sull’ecumenismo(UR 3) cita, a questo proposito, il Conciliodi Firenze. Pertanto, un bambino battezzatoda un ministro acattolico è effettivamentemembro del Corpo Mistico di Cristo, purchéil Battesimo sia stato amministrato valida-mente, il che non avviene con sicurezza inmolte sètte protestanti. Anche a supporre,però, che tutti i battesimi conferiti dai mini-stri protestanti siano validi non è correttoaffermare che questa incorporazione aCristo sia incancellabile come il caratterebattesimale, per cui il battezzato non puòcessare di esser membro della Chiesa. Il ca-rattere battesimale, ad esempio, resta persi-no nei dannati in inferno, eppure essi sonodefinitivamente separati da Dio, da Cristo edalla Chiesa. Il solo carattere battesimale,quindi, è insufficiente per gli adulti dotatidell’uso di ragione a creare un vincolo diunità indistruttibile; saranno necessarie altrecondizioni che ci accingiamo ad esaminare.

Gli eretici sono membra del Corpo(Mistico) di Cristo che è la Chiesa?

Una prima conseguenza che il VaticanoII, ripreso da Ut unum sint, trae dal comune

Page 24: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

battesimo è che tutti i battezzati non cattolici(anche gli adulti) sarebbero membra delCorpo di Cristo: “Giustificati nel Battesimodalla fede, sono incorporati a Cristo e perciòsono a ragione insigniti del nome di cristiani edai figli della Chiesa cattolica sono giusta-mente riconosciuti come fratelli nel Signore(UR 3)” (13, 17). Con il dialogo ecumenico -aggiunge soddisfatto Giovanni Paolo II - “laconsapevolezza della comune appartenenza aCristo si approfondisce” (42, 48).

Questa dottrina è però condannatadall’Enciclica Mystici Corporis di Pio XII.“In realtà - insegna Pio XII - tra i membridella Chiesa bisogna annoverare esclusiva-mente quelli che ricevettero il lavacro della ri-generazione, e professando la vera fede, né dase stessi disgraziatamente si separarono dallacompagine di questo Corpo, né per gravissi-me colpe commesse ne furono separati dallalegittima autorità. (...) Come dunque nel veroceto dei fedeli si ha un sol Corpo, un soloSpirito, un solo Signore e un solo Battesimo,così non si può avere che una sola fede (cfrEph. 4, 5), sicché chi abbia ricusato di ascolta-re la Chiesa, deve, secondo l’ordine di Dio, ri-tenersi come gentile e pubblicano (cfr. Mt 8,17). Perciò, quelli che son tra loro divisi perragioni di fede o di governo, non possono vi-vere nell’unità di tale Corpo e per conseguen-za neppure nel suo divino Spirito” (29 giugno1943; D. 2286, DS 3802). Ritroviamo la mede-sima dottrina in Pio IX: “Una è la veraChiesa, santa, cattolica, apostolica e romana;una la Cattedra fondata su Pietro dalla paroladel Signore (Mt 16, 18); al di fuori di essa nonvi è la vera fede, né la salvezza eterna, perchénon si può avere Dio per Padre se non si ha laChiesa quale Madre, e a torto uno può illu-dersi di fare parte della Chiesa, quando è se-parato dalla Cattedra di Pietro sulla quale èfondata la Chiesa” (enc. Singulari quidem, 17marzo 1856, I.P. 222). Lo stesso insegna PioXI, scrivendo proprio contro l’ecumenismo:“Essendo il Corpo mistico di Cristo, cioè laChiesa, uno, ben connesso e solidamente col-legato (1 Cor 12, 12) come il suo corpo fisico,sarebbe grande stoltezza il dire che il corpomistico può formarsi di membri disgiunti e se-parati (Ef 4, 15-16). Chiunque pertanto non ècon esso unito, non è suo membro né comuni-ca con il capo che è Cristo (Ef 5, 30; 1, 22).Orbene, in questa unica Chiesa di Cristo nes-suno si trova, come nessuno persevera senzariconoscere e accettare con l’ubbedienza lasuprema autorità di Pietro e dei suoi legittimi

24

successori” (enc. Mortalium animos, 6 gen-naio 1928, I.P. 854-874) Il solo Battesimo, per-tanto, non è sufficiente all’adulto per far partedel Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa:occorre ancora la professione della vera fede(che si perde con l’apostasia o l’eresia), l’ob-bedienza ai legittimi Pastori (compromessadallo scisma) e l’immunità dalla scomunica;apostati, eretici, scismatici e scomunicati, ben-ché battezzati, non fanno più parte del Corpomistico di Cristo e della Chiesa, benché diquest’ultima restino sempre sudditi, come unsoldato disertore è ancora sottomesso alleleggi ed alle punizioni dell’esercito che ha ab-bandonato. “Tre categorie di uomini sonoescluse dalla Chiesa: gli infedeli, gli eretici escismatici, gli scomunicati. Gli infedeli, perchénon sono mai entrati nella Chiesa (...). Glieretici e gli scismatici, perché si sono separatidalla chiesa e non appartengono più alla me-desima; come i disertori non appartengonopiù all’esercito da cui sono fuggiti. (...). Gliscomunicati, infine, essendo stati esclusi dallaChiesa in seguito a un giudizo della medesi-ma, non appartengono più ad essa fino a resi-piscenza” (Catechismo detto del Concilio diTrento, p. I, a. IX, n. 109).

Una obiezione: secondo il canone 87 delCodice pio-benedettino il battesimo costitui-sce il battezzato “persona” nella Chiesa; icanonisti Sipos e Galos commentano: “tutticoloro che sono validamente battezzati,anche se sono apostati, eretici, scismatici,sono perone pertinenti alla Chiesa, ovveromembra della Chiesa”.

Si risponde che, dato che giuridicamenteuna persona è “un soggetto capace di dirittie di doveri”, lo stesso canone soggiunge cheapostati, eretici, scismatici e scomunicatihanno personalità giuridica nella Chiesasolo quanto ai doveri e gli obblighi, nonquanto ai diritti. “Un uomo, ricevuto l’inde-lebile carattere battesimale, non si libera

Il domenicanoPadre Congar

Page 25: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

dall’obbligo della sottomissione con la ribel-lione e l’apostasia, ma si lega piuttosto connuovi obblighi: quello di venire a resipiscen-za, di riconciliarsi con la Chiesa e di patire lapena eventualmente incorsa” (Beste). IlCatechismo del Concilio di Trento (l. c.)scrive al proposito: “gli eretici e gli scismati-ci (...) non appartengono più [alla Chiesa]come i disertori non appartengono piùall’esercito da cui sono fuggiti. Non si deveperò ritenere che essi non soggiacciano allapotestà della Chiesa, che li chiama in giudi-zio, li punisce, li anatematizza”.

Una seconda obiezione: almeno quantinon si separarono personalmente dallaChiesa cattolica, ma nacquero e furono bat-tezzati nello scisma e l’eresia, sono da sti-marsi e presumere in buona fede, eretici oscismatici solo materiali, e pertanto, grazieal Battesimo ricevuto, membri del Corpomistico di Cristo (Cf U.R., 3). Certo, è diver-sa la responsabilità di eresiarchi comeLutero e Calvino, e quella di persone nateed educate, ad esempio, nel protestantesi-mo. Ma anche riguardo a queste persone:

1) si presume la loro adesione cosciente,formale, allo scisma ed all’eresia, a partiredall’età di 14 anni

2) anche in caso di eventuale buona fede(per ignoranza invincibile), essi non appar-tengono però realmente al Corpo mistico diCristo ed alla Chiesa

Quanto al primo punto, il cardinaleLorenz Jaeger, uno dei padri dell’ecumeni-smo “cattolico” (su di lui, vedi Sodalitium, n.37 pp. 4-10), si rende perfettamente contodell’importanza della questione quando scri-ve, commentando Unitatis redintegratio n. 3:“Alcuni Padri avevano chiesto che si aggiun-gesse: ‘nel caso in cui sono in buona fede ecercano sinceramente la vera Chiesa’. Il de-creto non ha corrisposto a questo desiderio,perché si presuppone la buona fede nei no-stri fratelli separati. I princìpi della nostraattitudine esigono che presumiamo in ma-niera generale la bona fides presso gli altri,se il contrario non è chiaramente provato.Senza questo principio, per di più, non c’éalcuna possibilità di una attività ecumenica”(L. Jaeger, Le décret de Vatican II sur l’œcu-ménisme, Casterman, 1965, p. 70).

Ma proprio questa presunzione dibuona fede, affermata dal Concilio e daJaeger, è insostenibile! “In foro esterno tutticoloro che, avendo raggiunto il pieno usodella ragione, permangono in una setta ere-

25

tica, sono presunti e considerati dalla Chiesacome eretici [formali]” (Card. Franzelin, DeEcclesia, tesi 23). Non si tratta solo della tesidi un pur autorevole teologo; “la disciplinacanonica della Chiesa applica, in foro ester-no, le stesse misure a tutti i dissidenti adultidi una medesima comunità (cf C.J.C. 1258,1325 § 2, 2314)” (Lettre, p. 33) per cui ordi-nariamente tutti gli acattolici, senza distin-zione tra di loro, convertendosi al cattolice-simo devono abiurare ed essere assolti dallecensure (c. 2314; Rit. Rom., t. IV, c. III;Pont. Rom., III, Ordo ad reconciliandum;Beste, p. 1405) se hanno raggiunto la pu-bertà (cf can. 2230). Questo significa che laChiesa presume la loro colpa, e non la loroeventuale buona fede, sconosciuta persino aloro stessi e nota solo a Dio (cf D 1646, DS2916, 2917, 2999, 3821: “non si può averebuona speranza della salvezza eterna di co-loro che non sono in alcun modo nella veraChiesa di Cristo”). I motivi di questa pre-sunzione non si fondano su di un capricciodella Chiesa (“pre-conciliare”), ma sul fattoche essa è stata dotata da Cristo delle “notemanifeste della sua divina istituzione” ed è“essa stessa un grande e perpetuo motivo dicredibilità” (Vaticano I DS 3012-3013).Ordinariamente, tutti possono conoscere lavera Chiesa e, conosciutala, devono aderirvi.

Proviamo adesso la nostra seconda asser-zione, che cioè anche i non cattolici in buonafede (noti solo a Dio) non appartengono alCorpo mistico di Cristo. Lo stesso cardinalJaeger si rende conto della difficoltà di con-ciliare Unitatis redintegratio del Vaticano II,che afferma che i non cattolici sono “incor-porati a Cristo” con l’enciclica MysticiCorporis di Pio XII che nega che essi sianoincorporati al Corpo Mistico di Cristo; “iltesto - scrive Jaeger - evita l’espressioneCorpori Christi Mystico incorporantur, cherischierebbe di risuscitare la questione, cosìdibattuta tra i teologi dopo l’enciclica MysticiCorporis, dell’appartenenza dei separati allaChiesa” (op. cit., p. 71). In realtà la questionenon può essere dibattuta, tra teologi fedeli alMagistero, e non si vede che differenza cipossa essere, per un cristiano, tra “far partedel Corpo di Cristo” e “far parte del CorpoMistico di Cristo”: si tratta del medesimoCorpo! Ascoltiamo Pio XII, che equiparaCorpo mistico di Cristo e Chiesa cattolica ro-mana, e ne trae le conclusioni: “Pertanto, adefinire e descrivere questa verace Chiesa diCristo (che è la Chiesa santa, cattolica, apo-

Page 26: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

stolica, romana) (cfr Vaticano I, Const. defide cath., cap. 1), nulla si trova di più nobile,di più grande, di più divino che quellaespressione con la quale essa vien chiamatail Corpo mistico di Gesù Cristo (...). Perciò siallontanano dalla verità divina coloro cheimmaginano la Chiesa come se non potessené raggiungersi né vedersi, quasi che fosseuna cosa pneumatica (come dicono) per laquale molte comunità di cristiani, sebbenevicendevolmente separate per fede, tuttaviasarebbero congiunte tra loro da un vincoloinvisibile”. E poiché i teologi (i futuri “peri-ti” del Vaticano II!) continuavano a “dibat-tere” quando Pio XII aveva chiaramente de-ciso, il medesimo Papa fu costretto a ritorna-re sulla questione: “Alcuni pensano di nonessere vincolati dalla dottrina che abbiamoesposto, pochi anni or sono, nella Nostra en-ciclica [Mystici Corporis] che si fonda sullefonti della Rivelazione, e cioè che il Corpomistico di Cristo e la Chiesa cattolica e ro-mana sono una sola e identica cosa. Alcuniriducono ad una vana formula la necessità diappartenere alla Chiesa per giungere alla sal-vezza” (enc. Humani generis, 12 agosto 1950,D 2319). Già prima di queste encicliche, iteologi affermavano tutti concordemente chei non cattolici, i quali non accettano laChiesa come regola prossima della fede perignoranza incolpevole, non appartengonorealmente alla Chiesa, ma solo, eventual-mente, in voto implicito (cfr Billot, DeEcclesia, I, q. VII, Tesi XI; Zubizarreta,Theologia dogmatico-scholastica, I, 545; E.Mura, t. I, p. 347; per le condizioni di unaloro possibile salvezza, cf Lettre, p. 32; per iPadri, cf EP 298, 308, 1478, 1492, 1523, 1562).

Congar conferma: il Vaticano II si allontanada Pio XII

La contraddizione tra il ConcilioVaticano II e l’insegnamento della Chiesa(per ultimo, quello di Pio XII nelle encicli-che Mystici Corporis e Humani generis)sulla questione del Corpo Mistico e dell’ap-partenenza alla Chiesa è sostanzialmenteammessa da Padre Congar o.p., uno dei pro-tagonisti del Concilio, la cui elevazione alladignità “cardinalizia” da parte di GiovanniPaolo II gli conferisce una particolare “auto-rità”. Congar ricorda che lo schema sullaChiesa della Commissione teologica prepa-ratoria ribadiva, al n. 7, che “la Chiesa catto-lica romana è il Corpo mistico di Cristo” e

26

che pertanto “la dottrina di MC [MysticiCorporis] era riproposta nella sua sostanza”(p. 157). “Fin dal primo periodo delConcilio (dicembre 1962)”, però, l’insoddi-sfazione dei teologi [neo-modernisti ed ecu-menisti!] per questa dottrina si espresse “permezzo dei cardinali Frings e Liénart” (p.155). Lo schema fu così abbandonato, e so-stituito da quello che divenne laCostituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumengentium. Che rapporto c’è tra Lumen gen-tium e Mystici Corporis sulla questione checi interessa? “Ci resta da sapere - scriveCongar - se Lumen gentium identifica stret-tamente, vale a dire in senso esclusivo, que-sta Chiesa-Corpo di Cristo con la Chiesacattolica romana, come faceva MC. Si puòdubitarne, quando si constata che, non solol’aggettivo romana non è più evocato (...)ma che si evita di dire che solo i cattolicisono membri del Corpo mistico. Di più: civiene detto che la Chiesa di Cristo e degliApostoli subsistit in, si trova nella Chiesacattolica, ‘benché al di fuori del suo organi-smo visibile si trovino numerosi elementi disantificazione e di verità’. Non c’è dunqueadeguazione stretta, nel senso esclusivo, traChiesa-Corpo di Cristo e Chiesa cattolica.In fondo, il Vaticano II ammette che i cri-stiani non cattolici sono membri del Corpomistico, e non solamente ordinati ad [ovve-ro, ‘ordinati al’ Corpo mistico con un desi-derio (‘voto’) implicito, come MC affermavadegli eventuali eretici in buona fede, n.d.r.].Le categorie utilizzate dal decreto sull’ecu-menismo, come pure da numerosi documen-ti o discorsi di S.S. Paolo VI, sono quelle diuna appartenenza radicale all’unica Chiesamediante il battesimo, e di una susseguentecomunione imperfetta (vedi UR 3, 4, 10, 14,22). Queste categorie permettono di ricono-scere qualche cosa della Chiesa, e quindi delCorpo mistico, al di fuori dei limiti della co-munione cattolica. (...) Ripreso in senso po-sitivo [l’insegnamento di Mystici Corporis,nel senso che non si devono opporre laChiesa cattolica romana ed il Corpo mistico,n.d.r.] non ci sembra tuttavia che questo in-segnamento sia ripreso nel senso esclusivoche gli dava MC; non lo è né per il modo didefinire il Corpo (di Cristo), né per l’affer-mazione d’identità stretta, vale a dire esclu-siva, tra Corpo mistico e Chiesa cattolica ro-mana, né, infine, nel modo di esprimerel’appartenenza al Corpo mistico, con una ca-tegoria di ‘membro’ che non conosceva che

Page 27: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

una alternativa: reapse [effettivamente] ovoto [in desiderio] (e ordinati ad), senza fared’altra parte una distinzione tra battezzatinon cattolici e non-battezzati” (pp. 160-161).

La Chiesa al di fuori della Chiesa (il “subsi-stit in”)

La lunga citazione del fu “cardinale”Congar dimostra la contraddizione esistente,in alcuni punti precisi, tra Vaticano II e magi-stero ecclesiastico e, per provarlo, Congar al-lega il famoso passaggio di Lumen gentiumche dice: “Questa Chiesa (...) sussiste nellaChiesa cattolica (...) ancorché al di fuori delsuo organismo visibile si trovino parecchi ele-menti di santificazione e di verità che, qualidoni propri della Chiesa di Cristo, spingonoverso l’unità cattolica” (LG 8). Questa affer-mazione è talmente importante che GiovanniPaolo II scrive in Ut unum sint: “LaCostituzione Lumen gentium in una sua affer-mazione fondamentale che il Decreto Unitatisredintegratio riecheggia (n. 4), scrive chel’unica Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesacattolica” (86, 97). Ascoltiamo ancoraCongar: “L’espressione subsistere in ritornanel decreto sull’ecumenismo, n. 4, 3 e nelladichiarazione sulla libertà religiosa, n. 1, 2.Chr. Butler, The theology of Vatican II,London, 1967, p. 70, vi vede una preferenzavoluta al posto di est : ‘Qui abbiamo la misuradell’avanzamento della costituzione rispettoa Mystici Corporis, ed il fondamento del de-creto sull’ecumenismo e per altri elementidell’insegnamento e suggerimenti delConcilio. Un’identificazione esclusiva mate-riale della Chiesa e della comunione romanacattolica è accuratamente evitata’” (p. 170,nota 75). Sempre Congar scrive: “La modestama decisiva trovata consistente nel subsistit indi Lumen gentium n. 8, ripresa nel decretosull’Ecumenismo e nella dichiarazione sullalibertà religiosa, completa la necessariamessa a punto dell’ecclesiologia di MysticiCorporis richiesta fin dal 1 dicembre 1962 -prime parole della discussione dello schemapreparatorio - dal cardinal Liénart” (p. 18).La “trovata” “mette a punto”, ovvero correg-ge, l’enciclica Mystici corporis. Inoltre il“card” Willebrands il 5 e 8 maggio 1987 hatenuto delle conferenze in cui affermava cheil subsistit supera e corregge l’est di Pio XII(cfr D.C. 3/1/1988). Ma cosa implica, quindi,la “trovata” del subsistit in? Lo dice chiara-mente Giovanni Paolo II in Ut unum sint: “Si

27

tratta di testi ecumenici della massima impor-tanza [parla di UR 15 e 3]. Oltre i limitidella comunità cattolica non c’è il vuoto ec-clesiale. Parecchi elementi di grande valore(eximia) che, nella Chiesa cattolica sono inte-grati alla pienezza di salvezza e dei doni digrazia che fanno la Chiesa, si trovano anchenelle altre comunità cristiane” (13, 17-18). Inaltre parole, la Chiesa di Cristo sussisterebbe“anche” al di fuori della Chiesa cattolica.Questa tesi dipende da quella finora esami-nata sulle conseguenze del battesimo, ed im-plica altre conseguenze importanti: la “comu-nione imperfetta” e gli “elementi di santifica-zione” al di fuori della Chiesa (cattolica).

La teoria della “comunione imperfetta”

“Il concetto di comunione - è sempreCongar che scrive - è un concetto-chiave perl’ecumenismo del Vaticano II e, in seguito,Paolo VI lo ha utilizzato costantemente [idemper Giovanni Paolo II, n.d.r.]. In effetti, per-mette di sbloccare la situazione creata daMystici corporis e la stretta identità messa tramembri del Corpo mistico e membri dellaChiesa cattolica romana. Evita il tutto o nien-te. Siamo già in comunione, benché imperfet-ta, con i cristiani non cattolici romani. Con gliOrtodossi, questa comunione è quasi perfet-ta” (p. 18). Anche il concetto di “comunioneimperfetta” è dunque, Congar dixit, un modoper negare implicitamente la dottrina dellaChiesa, ribadita da Mystici Corporis.(Ovviamente, poiché questo concetto dipendeda quello, altrettanto falso e strumentale, deinon cattolici membri del Corpo di Cristo me-diante il battesimo!). L’idea della “comunioneimperfetta”, che si trova nei documenti conci-liari (ad es. UR 3) è continuamente ripresa daUt unum sint: 1, 3; 3, 6-7; 4, 7; 11, 15; 11, 16;14, 18; 23, 29; 42, 48; 46, 53; 48, 55; 49; 50, 58;55, 64; 56, 64; 57, 65-66; 59, 68; 60, 69-71; 61;75, 85; 77, 88; 84, 94-95; 96, 107; 101; 102. Daltesto dell’ “enciclica” si desume:

1) che questa comunione non è piena (1,3) ma è reale (45, 53 ecc.) e soggetta a cre-scita (3, 6-7).

2) La divisione dei cristiani non ha distrut-to “ciò che appartiene alla struttura dellaChiesa di Cristo e neppure quella comunioneche permane con le altre Chiese e Comunità ec-clesiali” (11, 15). La comunione pertanto nonc’è (solo) tra cattolici e non cattolici, ma traChiesa cattolica ed altre Chiese e comunità ec-clesiali cristiane in quanto tali (es. 1, 3; 11, 15).

Page 28: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

3) “La Chiesa cattolica ‘sa di essere perpiù ragioni unita’ a questa comunità con unavera unione nello Spirito Santo” (LG 15, 11,16) il quale alimenta questa comunione “mal-grado le rotture storiche e canoniche” (42, 48).

4) “La profondità della comunione” è“legata al carattere battesimale “ (42, 48).

5) Un altro fondamento o “base oggetti-va” di questa comunione imperfetta sono“gli elementi di santificazione e di verità pre-senti nelle altre Comunità cristiane” (11, 15).

6) Questa “comunione imperfetta mareale” è “già perfetta in ciò che tutti noi con-sideriamo l’apice della vita di grazia, lamartyria fino alla morte” (84, 94-95).

7) Conseguenza di questa comunioneimperfetta: si possono dare i sacramenti agliacattolici, e da loro riceverli (46, 53-54; UR8 e 15, OE 27; C.J.C. can. 844; Codice deiCanoni delle Chiese Orientali, can. 671;Pontificio Consiglio per la Promozionedell’Unità dei Cristiani, Directoire pour l’ap-plication des principes et des normes surl’Œcumenisme del 25 marzo 1993).

Se i fondamenti di questa “comunioneimperfetta” sono falsi (abbiamo visto per ilpunto 4; lo vedremo per il punto 5) saràfalso il principio stesso di “comunione im-perfetta” (punti 1-3) e le applicazioni prati-che che se ne deducono (il valore di martirioper gli acattolici del punto 6 e la soppressio-ne del peccato di communicatio in sacris delpunto 7). Limitiamoci, per ora, ai primi trepunti, riguardanti il principio stesso della“comunione imperfetta”. Per la teologiaclassica si può parlare di una appartenenzasostanzialmente incompleta alla Chiesa, mareale, sebbene non giuridica e visibile “per igiusti dell’Antico Testamento, i catecumenie anche, secondo il parere comune, gli sco-municati semplici” (Piolanti, p. 238). Sonoinvece “completamente fuori dalla Chiesa(...) gli infedeli, gli eretici, gli scismatici e gliscomunicati vitandi” (ibidem). Come scrive-va Congar, non c’è (non c’era) via di mezzotra il tutto e il niente, tra la comunione e lanon comunione. Al massimo si potrebbeparlare di “comunione imperfetta” per queibattezzati che sono fuori della Chiesa inbuona fede, ma sono, d’altro canto, in graziadi Dio e pertanto uniti alla Chiesa con undesiderio implicito. Il Vaticano II, in effetti,parla sempre di non cattolici (es.: LG 15;UR 3) in “comunione imperfetta”, senzaperò precisare che si tratta di coloro che sitrovano in buona fede: resta, tuttavia, una

28

ambiguità; Giovanni Paolo II, invece, vaoltre: la comunione (reale ma imperfetta)esiste tra Chiese e Comunità ecclesiali (cf ilnostro punto 2). È chiaro che egli attribuisce“a tutti i cristiani separati dalla Chiesa catto-lica ciò che non può dirsi [forse!] che di co-loro i quali - conosciuti d’altronde da Diosolo - hanno almeno la virtù sovrannaturaledella fede e sono pertanto uniti in questomodo, con un voto implicito, alla Chiesa cat-tolica”, affermando pertanto, una eresia(Lettre, 70 ter, 37). Infine, il Concilio eGiovanni Paolo II parlano di questa comu-nione come opera dello Spirito Santo (punto3). La divisione sarebbe solo storica e cano-nica, l’unione invece nello Spirito, pneuma-tica. Come non cogliere, in questa idea, l’ecodegli errori protestanti e neo-modernisti giàcondannati dalla Chiesa (Cf Mortalium ani-mos, Mystici Corporis), di una Chiesa invisi-bile, pneumatica, che unirebbe i cristianiesteriormente divisi? LG parla di “una veraunione nello Spirito Santo” (n. 15); Pio XIIscrive (lo ricordo): “quelli che sono divisiper ragioni di fede o di governo non posso-no vivere nell’unità di tale Corpo e per con-seguenza neppure nel suo divino Spirito”(Mystici Corporis) che è come l’anima delCorpo Mistico (da non confondere, come fail Bellarmino, con la grazia santificante). Lacontraddizione è a tutti evidente!

(segue)

ANCHE QUEST’ANNO GIOVANNIPAOLO II RICEVE UNA DELEGAZIONEDEL “B’NAI B’RITH INTERNATIONAL”

«Dopo i recenti attacchi terroristici chehanno colpito Israele non bisogna perdere lesperanze di pace

Cari Amici, ho il piacere di dare ancora una volta il

benvenuto al gruppo di rappresentanti delB’nai B’rith International. Il significato dellavostra visita sta nel fatto che abbiamo la possi-bilità di impegnarci ancora una volta a unire inostri sforzi per costruire un’intesa e una soli-darietà sempre più grande tra Cattolici edEbrei. In un momento in cui le speranze dipace sono state nuovamente messe a repenta-glio dai recenti attacchi terroristici a Geru-salemme e Tel-Aviv, noi dobbiamo rinnovarele nostre preghiere e i nostri sforzi per perse-verare in ciò che ci unisce piuttosto che in ciòche ci divide e ci separa.

Page 29: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

Un mezzo essenziale per portare avantila comprensione reciproca e creare un’inte-sa sempre più stretta tra Cattolici ed Ebrei,è quello dell’educazione. Nell’ambitodell’educazione un elemento essenzialedelle nostre tradizioni è la memoria. La me-moria delle nostre rispettive tradizioni, delbuono e del cattivo dei passati rapporti, do-

29

vrebbe insegnarci un’umile fede e una fidu-ciosa speranza. Dovrebbe guidarci quandocerchiamo di “praticare la giustizia, diamare la misericordia e vivere in umiltà conil nostro Dio” (Mich VI,8). Essa rafforzeràla nostra responsabilità e il nostro impegno.

Questo è il cammino nel quale siamo im-pegnati e prego che l’Onnipotente, il Crea-tore del cielo e della terra ci accordi la Suagenerosa misericordia e la Sua grazia, affin-ché possiamo veramente continuare insiemeil cammino. Su tutti voi invoco abbondantibenedizioni divine» (L’Osservatore Roma-no, 11-12 marzo 1996).

Giovanni Paolo II con la delegazione del B’naï B’rith International l’11 marzo 1996

La prima persecuzione contro i cristiani, volutadall’imperatore Nerone è giustamente famosa

perché contò tra le sue vittime gli Apostoli Pietro ePaolo, e fu l’inizio ed il modello di quelle successi-ve fino all’avvento dell’imperatore Costantino.Eppure pochi conoscono i retroscena di questa per-secuzione che ci svela quel grande storico che fuMons. Benigni. Nato a Perugia il 30 marzo 1862, emorto a Roma 27 febbraio 1934, Mons. Benigni fudocente di storia ecclesiastica al Seminario Romano(ora Pontificia Università Lateranense) di Roma efondatore del “Sodalitium pianum”, società inonore della quale si intitola il nostro bollettino.Una corrente storiografica recente cerca di riabilita-re Nerone e di vedere invece nei cristiani, al seguitodelle già vecchie calunnie di Machiavelli, un fattoredi disgregazione per l’Impero. Con la sua abitualefranchezza e senza peli sulla lingua Mons. Benignirimette le cose al loro posto e ci svela chi in realtàha manovrato Nerone, dopo aver già in precedenzamanovrato Pilato. E la storia continua…

Chi ha spinto Nerone aperseguitare i cristiani?

Mons. Umberto Benigni

Seconda edizione peggiorata del pazzo cri-minale, Nerone esordì come Gaio, illudendoil senato ed il popolo con una riservatezza eclemenza d’occasione. Ma Nerone fece più e

meglio, mercè la politica opportunista de’ suoidue precettori Burro e Seneca: egli nei primicinque anni del suo impero lasciò a questi dueed al senato gli affari, menando una vita dibassi piaceri. Quando salì al soglio, Neroneera un giovinastro diciottenne, squilibrato, ar-tista dilettante e dedito allo sport; ci vollero letentazioni e i pericoli dell’impero che avevanoridotto il vecchio Tiberio ad una tigre, per ri-durre ad una belva quell’esteta effeminato.

Pertanto nel primo quinquennio, il sena-to si valse dell’occasione per comandare; equella fu una vera lacuna nell’ascensionedell’imperialismo. Ma poi Nerone divenne iltiranno sanguinario che avea ucciso lamadre e le due mogli: allora il senato fu ri-dotto all’impotenza; e Nerone proseguì ilprogramma imperialista dando le provincieai cavalieri, arricchendo ed innalzando gli“homines novi”, i liberti, gli avventurieridella politica e della finanza.

Sotto di lui, come accennavamo, gli ebreiebbero grande influenza; il malgoverno acuì lacrisi finanziaria tantoché l’aureus scese da unquarantesimo ad un quarantacinquesimo dilibra; e la banca ebraica, fortissima in Roma,dominò la situazione. Del resto, la benevolen-za verso gli ebrei era tradizionale nella casaGiulia-Claudia; le repressioni contro gli ebreidi Roma sotto Tiberio e Claudio, e le preteseidolatriche di Gaio che voleva essere adorato

Giovanni XXIII il “Papa del Concilio”Per motivi di spazio la ventesima parte della bio-grafia roncalliana è rinviata al prossimo numero.

Page 30: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

anche nel tempio gerosolimitano, non furonose non fugaci eccezioni. Antonia, cognata diTiberio, influentissima alla corte, era proseli-ta; e lo era la famigerata Poppea.

Che sotto Nerone gli ebrei fossero potentied ascoltati, basta a mostrarlo la celebre per-secuzione neroniana dei cristiani. A queltempo costoro dai pagani erano confusi congli ebrei nè v’era alcuna ragione o alcun prete-sto perché i pagani stimassero i seguaci diCristo peggiori degli altri israeliti. Chi dunquefece loro la pessima riputazione che servì aNerone per l’orrenda carneficina? Certo, fu-rono gli unici che avevano un odio implacabi-le pei fedeli del Crocifisso, quelli stessi cheaveano spinto l’autorità imperiale di Roma ela règia di Erode a crocifiggere il Maestro, poia disfarsi di Giacomo il Maggiore e tentare al-trettanto contro di Pietro, quindi contro diPaolo: gli ebrei, quelli che all’indomani delladiffusione evangelica avevano spedito attornoper le sinagoghe dell’impero i loro emissari in-caricati di combattere gli “eretici” nazareni eprocurar loro ogni sorta d’imbarazzi, come ciattesta Giustino (Tryph., XVII).

Il criterio pagano, che i cristiani fosserodegli ebrei, permetteva ai cristiani di usufrui-re non solo della libertà religiosa, ma anchedel prestigio d’Israele; e quei pagani ch’eranodivenuti proseliti della legge mosaica perchéscorgevano in questa una fede e morale piùalta, senza interessarsi de’ pregiudizi o ranco-ri interni della Sinagoga, erano spesso altret-tanti neofiti preparati involontariamentedalla Sinagoga per la Chiesa: i cristiani “dellacasa di Cesare” salutati da Paolo, ne sononon unici esempi. Di qui l’odio, la invidia delpotentissimo ghetto romano, e la sua decisio-ne di combattere i nazareni mediante laormai tradizionale delazione calunniosa alleautorità. Un ebreo banchiere e delatore alla

30

corte di Nerone si faceva un doppio titoloalla benevola attenzione di questo.

Tutto ciò non solo si deduce naturalmen-te dal vero e notorio ambiente di allora: mane abbiamo chiari accenni nelle fonti. L’in-vidia e la gelosia furono la nota caratteristi-ca della lotta ebraica contro Gesù e i suoi; ilvangelo ci narra vari episodi di questo so-spettoso accanimento; e Pilato per quantopoco s’occupasse di ciò, pure “sapeva cheper l’invidia (δια ψθονον) lo avevano conse-gnato” a lui (Matt., XXVII, 18).

La frase restò come antonomastica peresprimere fra i cristiani la persecuzioneebraica; infatti Tertulliano poté scrivere:“Tanti sono i nemici del cristianesimo, quan-ti ne sono estranei: ed invero, propriamente, igiudei per l’invidia, i soldati per la concussio-ne, gli stessi schiavi nostri per l’indole”.

Infatti, al primo tempo dell’umile Chiesanascente, chi altri poteva “invidiarla”? EClemente Romano ci accenna chiaramenteche la persecuzione neroniana fu ispirata dagliebrei de’ quali finalmente caddero vittimaPietro e Paolo: “Per la gelosia e l’invidia (διαζηλον χαι ψθονον ) le massime e santissimecolonne (della Chiesa, i principi degliApostoli) patirono persecuzione e combatte-rono fino alla morte... Pietro che dall’iniquagelosia non uno o due ma più travagli sosten-ne... Per gelosia e contesa Paolo ebbe il pre-mio del patimento... A questi... si aggiunse unagran moltitudine di eletti che, sofferte moltepene e tormenti per la gelosia, furono fra noidi ottimo esempio. Per invidia le donne patiro-no i supplizi di Dirce e delle Danaidi...”. Il di-scorso di Clemente chiaramente congiungealla stessa causa, cioè alla stessa invidia e gelo-sia, la persecuzione neroniana e le prime per-sonali persecuzioni sofferte da Pietro e Paolo,le quali tutti sappiamo derivate dagli ebrei.Costoro, pertanto, furono buoni amici diNerone, e, certo, non perdettero la eccellenteoccasione contro gli odiati nazareni.

Della amicizia ebreo-neroniana ha lascia-to un suggestivo ricordo Giuseppe Flavio ilquale dopo essersi mostrato assai duro col ti-ranno Caligola che fu disturbatore degliebrei, quando arriva a parlare di Nerone(che pur fu peggiore di Gaio), non potendoesimersi dall’accennarne gli orrendi delitti,se ne esce dichiarando che non ci si trattieneperché “molti hanno scritto la storia diNerone, dei quali alcuni, per grazia de’ suoibenefici, non curarono la verità, ed altri perodio e inimicizia ch’ebbero con lui, così im-

L’Imperatore Nerone

Page 31: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

pudentemente si sono avviluppati nelle men-zogne, che manifestamente sono degni di ri-prensione; né mi meraviglio che altri abbia-no mentito (contro) di Nerone, benché nonper odio personale, giacché vissero parecchiotempo dopo”. Non si poteva più abilmentegettare la sfiducia sulle accuse controNerone; e la tendenziosità di Giuseppe nonconsiste nell’essere le sue parole material-mente false, ma nel farsi prendere da siffattiscrupoli proprio per Nerone e non per altri,mentre anche altri, cominciando da Gaio, su-birono la stessa sorte. EvidentementeGiuseppe Flavio era solidale con la memoregratitudine nazionale verso uno al cui tempola colonia ebraica di Roma aveva fatto co-tanti buoni affari di finanza e di vendetta.

E se non erriamo, il primo tuono che mi-nacciò il turbine, si ebbe nell’episodio diPomponia Grecina, accaduto verso l’iniziodel principato di Nerone, qualche annoprima della persecuzione del 64.

Tacito racconta che “Pomponia Grecina,nobildonna, moglie di A. Plauzio, ...accusata disuperstizione straniera, fu rimessa al giudiziodel marito. E questi, secondo l’antica istituzio-ne, dinanzi ai congiunti giudicò della fama edella vita della consorte, e la dichiarò innocen-te. Lunga vita e continua tristezza ebbePomponia, imperocché, dopo che Giulia figliadi Druso fu uccisa per l’astuzia di Messalina,non ebbe che vesti di lutto e animo mesto”.

Comunemente (e tanto più in questi ulti-mi tempi, dopo la scoperta delle tombe cri-stiane di alcuni congiunti della famiglia diPomponia) si ritiene che la consorte diPlauzio fosse cristiana: e crediamo che a taleinterpretazione, a cui non obbliga il testo, sipossa pervenire per criteri esterni.

Avanti tutto, è a dirsi che Pomponia o fuproselita dell’ebraismo o cristiana: altre “su-perstizioni”, cioè religioni non riconosciute,non si presentano come probabili, non fossealtro perché esse non impedendo di continua-re il culto ufficiale, non mettevano al rischio“della fama e del capo”. Roma imperiale fupiena di cultori di Mithra e d’Iside, i quali, perquesto, non cessavano di appartenere al cultoufficiale e di essere perfettamente indisturba-ti. Solo l’ebraismo e il cristianesimo escluden-do altri dèi, mettevano al rischio un cittadinoromano, nato pagano, di cozzare contro la let-tera e lo spirito della legislazione romana.

Ma Pomponia fu proselita o cristiana?Qui il criterio di discernimento mancherebbe,giacché ambedue le ipotesi si presterebbero

31

pienamente; né la scoperta delle suddettetombe cristiane della sua famiglia varrebbemolto, mentre si sa che la religione di unapersona non significa la religione di un paren-te; ed inoltre il fatto di Pomponia proselitaspiegherebbe il cristianesimo entrato poinella sua famiglia attraverso il proselitismoebraico, cosa facilissima come sopra abbiamoaccennato; onde il proselitismo della vecchiamatrona avrebbe potuto favorire nella pro-pria famiglia una preparazione al vangelo.

Ma c’è un riflesso che, se non c’inganna,decide per ritenere Pomponia come cristia-na. Infatti, se fosse stata proselita, chi mai eperché mai l’avrebbe denunziata, e messa acosì grave pericolo in un momento in cui igiudei erano in favore del principato ed ininfluenza sulla società? Quando Antonia eraproselita, e Poppea era una zelante protet-trice della Sinagoga, e tante altre nobildon-ne giudaizzavano, chi si metteva ad accusareuna donna che viveva ritiratissima sin daltempo di Claudio?

Invece supponiamola cristiana; ed i de-nunziatori sono subito trovati. La crescente“invidia” ebraica contro il proselitismo cri-stiano, dovette fremere vedendo l’aborritafede del Nazareno conquistare quell’animasuperiore, e per essa entrare in una casa si-gnorile. Che se Pomponia Grecina fosse stataproselita dell’ebraismo e poi, nel solenne mo-mento della predicazione apostolica inRoma, si fosse ascritta al cristianesimo, cometanti altri proseliti, allora tanto più si spieghe-rebbe l’atroce livore. E gli ebrei che dal gior-no in cui trassero Gesù al pretorio di Pilato,non ristettero mai dall’accusare i cristiani da-vanti l’autorità (con un accanimento di cuil’apostolo Paolo fu fatto segno in Oriente e inOccidente, senza tregua finché non cadde nelproprio sangue), gli ebrei molto probabil-mente vollero arrestare la propaganda cristia-na colpendo una delle sue illustri conquiste.Ecco perché è a ritenersi che PomponiaGrecina fosse cristiana; ed ecco perché, comeaccennavamo, la denunzia di lei fu il primotuono che annunziava la burrasca.

Infatti l’assoluzione della moglie di Plauzioci mostra come l’attentato ebraico andasse avuoto, aumentando il furore della sinagoga epersuadendola che ormai bisognava tentare ungran colpo e schiacciare in massa la temibile ri-vale. Nella sinagoga di Roma ci dovette essereuna discussione e decisione simile a quella incui Caifa disse la sua profetica sentenza; e lastrage dei seguagi del Giusto fu decisa per la

Page 32: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

prima occasione. Questa con Nerone non po-teva mancare; e quando egli spaventato dalpubblico odio, cercava un diversivo per storna-re da sé la maledizione, i giudei prontamenteadditarono al tiranno il “diversivo clericale”che altrimenti a Nerone forse nemmeno sareb-be venuto in mente, sommersi com’erano an-cora i cristiani nell’agitato mare di sétte filoso-fiche e religiose dell’Urbe imperiale.

Si noti, d’altronde, che contro quest’ulti-ma nostra riflessione nulla varrebbe il citareTacito che narrando la persecuzione nero-niana dice: “quelli che, odiati pei loro delitti,il volgo chiamava cristiani” quasiché già fos-sero noti pei loro delitti... supposti. Infatti lafrase di Tacito indica il tempo (“chiamava”non è presente)) speciale di Nerone: in cui,sì, già la calunnia ebraica aveva lavorato ilterreno, ma non si trattava ancora se non diun vago rumore, tantoché nessuno avevamai pensato a processarli; e Nerone apparechiaramente esservi ricorso “in extremis”per colpire l’opinione pubblica.

Se nella disquisizione storica l’intuito og-gettivo dell’ambiente vale qualcosa per rive-larne gli angoli reconditi sui quali nessundocumento fa piena luce, bisogna pur direche in tutta questa fosca penombra dell’“im-pulsore Chresto” al tempo di Claudio, della“superstizione straniera” di PomponiaGrecina, e dei misteriosi consiglieri del “di-versivo clericale” a Nerone, la mano della si-nagoga, seppur non si vide, si sente.

Né in queste nostre deduzioni (sia dettoanche questo una volta per sempre) gli eredidi Caifa accusino un pregiudizio degli eredidi Torquemada; giacché in un odierno auto-re leggiamo: “L’ebreo (del medio evo) s’in-tendeva a svelare i punti vulnerabili dellaChiesa... esso è il dottore dell’incredulo; tuttii ribelli dello spirito vengono a lui nell’ombrao a cielo scoperto. Egli è all’opera nell’im-mensa fucina di bestemmia del grande impe-ratore Federico (II di Svevia) e dei principidi Svevia e di Aragona; è desso che fabbricatutto quell’arsenale mortifero di ragiona-mento e d’ironia che egli lascierà in ereditàagli scettici della Rinascenza ai libertini delgran secolo (XVIII); e qualche sarcasmo diVoltaire non è che l’ultima e risonante eco diun motto mormorato sei secoli avanti,nell’ombra del ghetto; ed anche prima, altempo di Celso e di Origene, alla stessa culladella religione del Cristo”. - Queste linee,scritte una ventina di anni fa, contengononon l’accusa veemente di un clericale, ma la

32

cinica confessione di un ebreo odiatore deicristiani, James Darmesteter (1).

Dopo ciò, torniamo a Nerone. Da quan-to abbiamo visto, si dee concludere che lasua persecuzione se fu, dal nostro punto divista, un atto di politica quiritaria contropresunti “molitores rerum novarum”, fu talecasualmente, giacché venne ispirata non daun preconcetto romano contro stranieri, madall’odio religioso di veri stranieri potentialla corte del cesare.

Con l’imperatore matricida ed istrionefinì nel fango e nel sangue la casa Giulia-Claudia, cominciata con la generazione oadozione di menti superiori, di uomini e didonne senza coscienza (quali Ottaviano eTiberio, Livia e le due Agrippine) e finitacon le figure di un cervello deficiente inmezzo a due pazzi furiosi: esaurimento e de-viazione frequenti nelle famiglie storiche.

Nerone moriva senza eredi: l’impero chefin allora, alla morte di un principe, venivaassunto dal più abile o dal più fortunatodella casa imperante, alfine restava a dispo-sizione del più abile e fortunato dei cittadinidell’impero: il pareggiamento democraticoche metteva tutti sotto una tirannia accessi-bile a tutti, progrediva a gran passi.

Nota1) JAMES DARMESTETER, Coup d’œil sur l’histoire

du peuple juif, in “Revue des deux mondes” 15 marzo1898, pagg. 432-433.

« Le Juif (du moyen âge) s’entendait à dévoiler lespoints vulnérables de l’Eglise; et il a à son service pour lesdécouvrir, outre l’intelligence des livres saints, la sagacitéredoutable de l’opprimé. Il est le docteur de l’incrédule:tous les révoltés de l’esprit viennent à lui, dans l’ombre ouà ciel ouvert. Il est à l’œuvre dans l’immense atelier de bla-sphème du grand empereur Frédéric et des princes deSouabe et d’Aragon; c’est lui qui forge tout cet arsenalmeurtrier de raisonnement et d’ironie qu’il léguera auxsceptiques de la Renaissance, aux libertins du grand siècle;et tel sarcasme de Voltaire n’est que le dernier et retentis-sant écho d’un mot murmuré, six siècles auparavant, dansl’ombre du ghetto, et plus tôt encore, au temps de Celse etd’Origène, au berceau même de la religion du Christ ».

MONS. UMBERTO BENIGNI Storia socialedella Chiesa, vol. I Ed. Dott. FrancescoVallardi Milano 1906, pagg. 80-87.

Mons. Umberto Benigni

Page 33: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

È con vero piacere che pubblichiamo su questonumero di “Sodalitium” l’articolo di teologia

intitolato “Libertà e Verità”, col quale PadreGuérard des Lauriers iniziò, nel settembre 1971,la sua collaborazione con la rivista “VigiliaRomana” (anno III, n. 9, pagg. 8-9). Diretta daFranco Andreini e Franco Antico, “VigiliaRomana” fu un’ottima rivista che, per non citareche gli ecclesiastici, offrì ai cattolici “tradiziona-listi” italiani articoli di personalità come Mons.Celada, Mons. Spadafora, P. Coccia, P. Cinelli,P. Barbara, l’abbé Coache, P. Saenz e, appunto,P. Guérard des Lauriers. Essa nacque nel climaspeciale dei “Pellegrinaggi Romani” che portò,per più anni, migliaia di cattolici “tradizionali-sti” a Roma, per manifestare la loro fede e laloro fedeltà alla Messa Romana. A quasi 30 annidi distanza, la redazione di “Sodalitium” intendecosì rendere un sincero omaggio a chi ci ha pre-ceduto nell’arduo lavoro.

LIBERTÀ E VERITÀM. L. Guérard des Lauriers, O.P.

La libertà non esclude forse ogni restri-zione? Non è questo un fatto evidente? E,soprattutto, non è alquanto seducente que-sto modo di vedere? È un fatto che vi sonocristiani oggi che la pensano proprio così e,quel che più conta, conformano la loro vita aquesta concezione, anche se a sostegno diessa accampano argomenti apparentementesolidi. “Dove c’è lo Spirito del Signore, là èla libertà” (II Cor. III, 17); “Il vento soffiadove vuole e la sua voce è bene udibile... ecosì egualmente accade a chiunque è natonello Spirito” (Gv. III, 8). “Popolo di Dio”,“popolo di profeti”, “popolo di adulti mossodallo Spirito, per te la libertà non consistenel toglier di mezzo ogni restrizione e ognilegge?”; “Ama e fa quel che vuoi”;S. Agostino, il Dottore della Grazia non si èforse espresso cosi? Ma questo è solo ilprimo aspetto della questione. Ve n’è infattiun secondo: “Voi siete stati chiamati alla li-bertà cristiana. Ma fate in modo che la li-bertà non finisca col divenire un pretesto persoddisfare la carne” (Gal. V, 13). E, sempreS. Paolo, raccomanda poi di praticare, attra-verso la carità, l’aiuto scambievole che è,inevitabilmente, e per tutti, oneroso e vinco-lante. Del resto, il comportamento manife-statamente pregiudizievole per tutti, di riget-tare ogni regola, che si vorrebbe giustificarecon il diritto di essere liberi, mostra a suffi-

33

cienza che questo preteso diritto è fondatosopra una falsa concezione della libertà.“Ama e fa quello che vuoi”; “Se ami, tu nonpuoi fare quello che vuoi”. È mai possibileche S. Agostino abbia contraddetto S.Paolo? Chi allora dei due ha ragione?Insomma l’uomo, il cristiano, è libero o nonlo è? Esiste oppure no un’altra alternativafra il dovere e la libertà, fra il conformismo ela contestazione? Prima di tutto cerchiamodi non cadere in uno stato di sovreccitazio-ne. Solo così la Grazia, che non viene negatamai a nessuno, può portare i suoi frutti.“Bisogna imparare direttamente dalloSpirito in che cosa consiste la libertà, che sitrova appunto solo dove lo Spirito è presen-te” (II Cor. III, 17). Lo “Spirito delSignore”, che garantisce “questa libertàdella quale gode il cristiano, perché Cristo loha affrancato” (Gal. V, 1), è evidentementelo “Spirito di Gesù Cristo” (Fil. I, 19); è lo“Spirito del Figlio, che grida dentro di noiAbba Pater” (Gal. IV, 6). Si tratta quindidello “Spirito di Verità” (Gv. XV, 26), poi-ché procede non soltanto dal Padre, maanche dal Figlio “che è la Verità” (Gv. XVI,13). E “lo Spirito della Verità conduce allapienezza della verità” (Gv. XVI, 13). La li-bertà del cristiano, essendo quindi fruttodello Spirito, è regolata dalla Verità per laimperativa ragione che lo Spirito non puòessere che Spirito di Verità, dato che Essoprocede dal Figlio che è, Lui stesso, laVerità. È necessario insistere su questopunto. Lo Spirito è Verità per sua intima es-senza. Procedendo infatti il suo essere “dalFiglio”, come “dal Padre”, niente è a Lui piùintrinsecamente proprio che essere la Veritàper il fatto stesso che Egli viene “da Coluiche è la Verità”. Se dunque il cristiano è co-stituito in modo da poter “andare dovevuole, perché egli segue il soffio delloSpirito”, questo può però avvenire alla solacondizione che la libertà di cui gode consisteper lui nell’essere integrato nello Spirito,nello sposare - se è possibile esprimersi così -lo Spirito integralmente, sia nella SuaSorgente, sia nei suoi frutti. E siccome loSpirito, ovunque ci conduca, non può con-durre che alla Verità perché è Spirito diVerità, così la libertà, che risiede nelloSpirito, procede dalla Verità. Questa libertà,proprio in virtù di questa sua permanentegenesi, è intimamente conforme alla Verità.Pertanto, a causa di quanto comporta la suaintima essenza, la libertà, in chiunque ne ri-

Page 34: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

vendichi il privilegio, deve essere assoluta-mente conforme alle esigenze della Verità.E se il cristiano (quello cioè) che viene libe-rato dal Figlio, “è libero nella verità” (Gv.XVI, 39), ciò avviene perché lo Spirito, chedà questa libertà, conduce alla pienezzadella Verità (Gv. XVI, 13). La conclusione,di necessità, è una sola: la vera libertà è rego-lata dalla Verità. E si tratta - bisogna chiara-mente precisarlo - di un principio essenziale:principio incluso - in diritto - nell’essenzastessa della libertà, principio facente parteconcreta della natura di questa, e principioche giuoca, di conseguenza, un ruolo imma-nente nell’evolversi stesso della vita. E biso-gna denunciare come pernicioso errorel’opinione corrente, seconda la quale la li-bertà non è ancorata a regole, quando nonconsisterebbe addirittura, arrivando logica-mente al limite, proprio nel fatto di rifiutareogni regolamentazione. Queste riflessioniteologiche danno al Cristiano, alla luce dellaFede, una profonda convinzione, anzi la con-vinzione più profonda. Tali riflessioni noncontrastano affatto con i cosiddetti “argo-menti di ragione”, anche quando questo rap-porto fosse sottinteso. È estremamente op-portuno ricordare - con S. Tommaso - che lalibertà sta nel libero arbitrio soltanto comederivazione. L’atto del libero arbitrio infatticonsiste nello scegliere. Ora, appunto l’eser-cizio di questo atto è fondato sull’affinità cheesiste in maniera positiva fra colui che sce-glie e la cosa da lui scelta. La cosa sceltaviene infatti considerata come “il bene” ed“il fine” mentre ciò che rimane escluso dallascelta è appunto quello che non viene assi-milato alla finalità scelta. Il “bene” è esatta-mente l’oggetto della volontà, ed il “fine”,che nel pensiero di ciascuno definisce il“bene”, è, in concreto, la legge immanentedella volontà. Ne segue che l’atto del liberoarbitrio, lungi dal ridursi ad una pura opzio-ne incondizionata nella quale si vorrebbe farconsistere la libertà, è in effetti l’espressionedella volontà, la quale è essa stessa, in ungiuoco spontaneo, conforme al “bene” ed al“fine”. La libertà sta originariamente nellavolontà e vi è regolata dal rapporto fra lastessa volontà e la natura, vale a dire da ciòche fa, della creatura ragionevole e della suastessa volontà, in maniera divina, una solacosa. La libertà è regolamentata dalla verità.È altrettanto necessario in questo tempo di“crisi”, ricordare che la libertà, secondo S.Agostino, consiste nello scegliere quanto

34

non può essere eliminato. La definizione ècertamente transrazionale, ma perfettamen-te rispondente dal punto di vista esistenziale.L’esigenza di libertà, che vibra nell’intimo diciascuno, deve in effetti essere soddisfatta,perché essa è sanzionata “...dalla nostrasanta vocazione, che ha la sua origine nonnelle opere nostre ma nel decreto di Dio enella Sua Grazia” (II Tim. 1, 9).

E questa esigenza è così assoluta che essaesclude ogni contrasto esterno. Ciò compor-ta, come necessario presupposto, che il desi-derio non deve essere frustrato e ciò, a suavolta, presuppone che l’uomo non desideriche quanto non può essere eliminato. S.Agostino ammette dunque chiaramente chela libertà non sopporta costrizioni; ma, d’altraparte, l’assoluto della libertà è, secondo luiinnestato in un desiderio che vede solamentebeni quei che non possono essere eliminati, ecioè in un desiderio regolato da Leggi supe-riori. E siccome i beni che non possono esse-re eliminati, sono soltanto i veri beni, i benivalidi per una creatura dotata dell’immorta-lità, ne segue ancora che la libertà ha spaziosoltanto nella Verità. L’opposizione creata frail “dovere” e la “libertà”, la necessità di opta-re che discende da questa opposizione, i com-portamenti pratici che esprimono questa op-zione e spesso vanno bene al di là di essa,tutto ciò ha per origine una vera confusione:“Parvus error in principio, fit magnus infine”. La confusione deriva dal non saper di-stinguere due tipi di necessità. Una si imponead un essere autonomo cominciando dalpunto in cui lui cessa di essere se stesso,l’altra è immanente alla natura della qualenon fa altro che esprimere la determinazione.Correlativamente, per ogni operazione, cisono due tipi di leggi. Quelle che la circoscri-vono dall’esterno e sono sottoposte a restri-zioni, e quelle che sono concomitanti al prin-cipio stesso dell’operazione e sono, nei con-fronti di questa, metro di misura. Se siconfondono questi due tipi di legge e di ne-cessità, se si osserva - non senza ragione - cherestrizione e libertà sono termini incompati-bili, la logica conclusiva non può essere cheuna sola: la libertà deve essere priva di rego-lamentazione. La conclusione è giusta, se-nonché, essendo falsa la prima premessa nesegue che egualmente è falsa la conclusionecui si giunge. La libertà non è priva di regola-mentazione; è priva di una regolamentazioneesterna, perché ha in se stessa la valida rego-lamentazione. S. Tommaso esprime magnifi-

Page 35: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

camente questo concetto con queste parole:“Lex nova est instinctus Spiritus Sancti”, “lanuova legge è istinto dello Spirito Santo”.

Non crediamo ci sia bisogno di ricordareche per S. Tommaso, come per tutti i cristiani,lo Spirito Santo è lo Spirito di Verità. La li-bertà dunque, e particolarmente la libertà cri-stiana, che è “quella della Gerusalemme cele-ste” (Gal. IV 26 ) e della Nuova Legge, la li-bertà, dunque, come dicevamo, è regolatadalla Verità, da tutta la Verità. E tutti quelliche, rifiutando ogni restrizione, rifiutanoanche la Verità come regolatrice della libertà,sono nell’errore: essi non sono affatto liberi,dato che come è provato dall’esperienza essiaspirano continuamente a divenire tali. Essiaspirano - inconsciamente senza dubbio - adessere “liberati dal peccato” (Rom. VI, 22),ad essere “liberati dal male” (Mt. VI, 13 ), daogni male, ed in particolare dalla “corruzio-ne” (Rom. VIII, 21) mentale che sta nel mi-sconoscere la natura della creatura spiritualee, di conseguenza, la natura stessa della li-bertà. Questi poveri esseri smarriti non po-tranno essere soddisfatti nel loro legittimodesiderio che convertendosi; non potrannoessere soddisfatti se non volgendosi a questosuggerimento che lo Spirito Santo (non sipuò fare a meno di sperarlo) loro silenziosa-mente dà” (Giov. 14, 26). Allora “essi cono-sceranno la Verità e la Verità li farà liberi”(Giov. 8 32). E noi, i cristiani, siamo liberi?Certamente non lo siamo tanto da non do-verlo divenire ancora di più. Infatti la libertà,

35

che è “la gloria dei figli di Dio” (Rom. 8 21) èinfinita come il desiderio ed assoluta come laVerità. La sua non offuscabile grandezza stanell’essere regolata dalla Verità ma soltantodalla Verità e dal non avere altri metri di mi-sura. Doppia esigenza alla quale dobbiamo,per intima vocazione, soddisfare in tutte lecircostanze. In questo tempo di “crisi”, ecome in tutti i tempi, essere libero vuol direessere lo strumento attraverso il quale Diorealizza il suo disegno, vuol dire essersiconformati a questo disegno e pertanto esse-re regolati dalla Verità: essere liberi, in prati-ca, vuol dunque dire sottomettersi a tutto ciòche Dio manifesta essere la Sua volontà. Intempo di “crisi”, come sempre e dovunque,ma in maniera tutt’affatto particolare quandoquesta crisi proviene dal fatto che è l’autoritàstessa a non essere più regolata dalla Verità,esser liberi significa non chiedere come un fa-vore ciò che è soltanto un sacro diritto, dirittodel quale il principio necessitante è la Veritàstessa. Sarebbe infatti soltanto una adulazio-ne alle Autorità, riconoscerle indirettamenteche essa ha il diritto di forgiare leggi false,contrarie alla Verità; in ultima analisi si trat-terebbe di riconoscere, come fatto legittimo,che la Verità non è l’unica regolatrice della li-bertà, ma può essere sostituita da una qua-lunque costrizione: e questo sarebbe peccatocontro la Verità, e rinunciare alla libertà.

In tempo di “crisi” e particolarmentenella crisi attuale, è la Verità che rende liberi.La libertà “di favore” può ingannare la famedi coloro che cenano con “il padre dellamenzogna” (Giov. VIII, 44); ma non può as-solutamente soddisfare tutti coloro che “Dioha chiamato dalle tenebre per condurli allaSua impareggiabile Luce” (1 Pt. 2, 9), e che,sotto pena “di essere gettati fuori, debbonorimanere in Colui” (Giov. XV, 6) “che è laVerità” (Giov. XIV, 6).

Non c’è altra Libertà vera da quella di “co-noscere la Verità” (Giov. VIII, 3), non c’è altralibertà che quella di far brillare in tutto il suofulgore la Luce, facendo trionfare la Verità.

Mons. Guérard des Lauriers o.p., durante una predica

Paolo IV: sull’eresiaL’eresia deve essere perseguita con ogni rigore edasprezza, come la peste del corpo, perchè è lapeste dell’anima. Se si appartano, si bruciano e sidistruggono i luoghi e le robe appestate, perchènon si deve, con la stessa severità, annichilare edallontanare l’eresia, morbo dell’anima, che valesenza paragone più dell’anima?

Paolo IV (cf von Pastor, Histoire des Papes, T. XIV, pp. 209-210)

Page 36: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

ANCORA SULL’OPUS DEIdon Curzio Nitoglia

INTRODUZIONE

Avevo già scritto sulla questionedell’Opus Dei, quando mi sono imbat-

tuto, per caso, in un libricino, scritto da unportavoce, dell’Obra, che mi ha fatto riflet-tere. In esso, infatti, si legge: «Un giornoCamino fu bruciato in pubblico in un colle-gio di religiose a Barcellona, città il cui go-vernatore aveva dato l’ordine di arrestaremons. Escrivà. Il fondatore era stato anchedenunciato presso il Tribunale militare spe-ciale di repressione della massoneria, i suoidetrattori qualificavano l’Opus Dei quale“ramo giudaico della massoneria”», o quale“setta giudaica in relazione con la massone-ria” (1). La questione mi colpì, e cercai di ap-profondire il soggetto. Mi ricordai che laRivista 30 giorni aveva trattato il problema.Sul n° 5, del maggio 1990, trovai un interes-sante articolo di Marina Ricci, nel quale sileggeva: «Alla fine dell’agosto 1939 l’OpusDei aveva aperto un oratorio... a Madrid. Sidiceva fosse adorno di segni cabalistici emassonici»(2). Ed inoltre: «Il 1941 (...)Escrivà (fu) denunciato al Tribunale specia-le per la repressione dei crimini della masso-neria e del comunismo. (...) Escrivà (...) fudenunciato nel 1941 anche alle autorità civilidi Barcellona. L’accusa era sempre la stessa:si affermava che sotto il nome di Opus Deisi nascondeva un ramo giudaico della mas-soneria (...). In un convento di religiose car-melitane fu bruciata pubblicamente unacopia di Camino, il primo libro scritto daEscrivà» (3). Tale coincidenza mi sorprese,non avrei mai immaginato una cosa simile.Senonché capitai per caso su una serie dialtri articoli molto interessanti che aggiun-gevano altre notizie a queste testè riportate;Fabio Andriola intervistava il gran maestrodel Grand’Oriente d’Italia, l’avvocatoVirgilio Gaito e gli chiedeva: «Che rapportici sono, tra voi e la cosidetta “massoneriacattolica”? “Penso, rispondeva Gaito, chel’Opus Dei abbia una visione universale ab-bastanza ampia... Quel Mario Conde... oggiagli onori delle cronache è un noto esponen-te dell’Opus Dei ed è anche nel consigliod’amministrazione di una certa società chefa capo all’ex Gran Maestro Di Bernardo»(4). Inoltre lo stesso Gaito rivela a 30 giorni:

36

«A Lucerna, in Svizzera, Di Bernardo hacreato la fondazione Dignity. La presiede ilProf. Vittorio Mathieu, che mi pare appar-tenga all’Opus Dei; vi partecipa GiorgioCavallo, ex rettore dell’Università diTorino, ex iscritto alla P2. (...) c’è (...) il fi-nanziere opusdeista Mario Conde...»(5). Manon finisce qui. In un libro ben documenta-to si legge: «Fu Giuliano Di Bernardo, nel1970, a chiedere l’iscrizione alla Loggia P2.(...) Poco chiari appaiono finanziatori e in-tenti della Fondazione Dignity (...). Questoorganismo di cui Di Bernardo è il presiden-te, (...) e il banchiere spagnolo MarioConde, uno dei principali ispiratori (...).Alla fondazione si affiancano un’accademiafilosofica e un istituto delle tradizioni misti-che. Quest’ultimo prepara un convegno sul“misticismo ebraico e cristiano” (...) il finan-ziatore altri non sarebbe stato se non MarioConde, (...) vicino all’ Opus Dei. Tra i pos-sibili mecenati della Dignity Foundation,anche quel Marc Rich (...), citato dallo stess-so Di Bernardo come finanziatore di corsi diesoterismo ebraico (...)»(6).

OPUS DEI O OPUS JUDEI?

Ma il fatto che mi sorprese di più fu unlibro inviatomi dalla Colombia, intitolatoOPUS JUDEI, scritto da José Maria Escriba(penso si tratti di uno pseudonimo), stampa-to da Orion Editores in Santafé de Bogota,(Colombia), nel 1994. Tale libro forniscemolte notizie che mi erano del tutto scono-sciute sulla vita, la dottrina e l’opera dimons. Escrivà. Non tutte sono da prendersicome oro colato, ma mi sembra che alcunesiano documentate e serie. Io le porgerò allettore così come l’autore le presenta.

Mons. Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei, in una foto giovanile

Page 37: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

Innanzitutto l’autore asserisce che moltebiografie encomiastiche di mons. Escrivàsono piene di inesattezze. In esse si attribui-scono a mons. Escrivà, una serie di studi e dititoli senza nessuna giustificazione. «Peresempio che era Superiore del Seminario S.Francesco da Paola di Saragozza... che fuprofessore di diritto canonico e diritto roma-no a Saragozza e a Madrid... che conseguì lalicenza in Sacra Teologia alla Universitàpontificia di Saragozza...» (7).

LA FAMIGLIA DI MONS. ESCRIVÀ

José Maria Escriba Albàs, è il secondo disei fratelli. Nasce il 9 gennaio del 1902 aBarbastro (Huesca). Suo padre José EscribaCorzan si dedica al commercio di tessuti (8).Francisco Umbral scriveva nel quotidianoEl Pais “La Spagna non è un paese di arrivi-sti. L’ultimo fu Escrivà. Gli Escrivà, una fa-miglia di commercianti fuggiti nella notte daBarbastro, per evitare i creditori” (9).Secondo il Carandell l’entrata in seminariodi mons. Escrivà sarebbe stata dettata dalledifficoltà economiche della sua famiglia (10).

SEMINARIO E ADOLESCENZA

Escrivà stesso ha dichiarato: “Non homai pensato di farmi sacerdote, né di dedi-carmi a Dio... Anzi... mi sentivo anticlerica-le” (11). Ma qual’era la predisposizione diEscrivà quando prese la decisione di iniziaregli studi ecclesiastici nel seminario? Eglistesso ne dà la risposta: “Non avevo né unasola virtù né una peseta” (12). L’insufficienteconoscenza del latino pesa molto sulla vitadi Escrivà (13). Egli resta nel seminario diLogrono dall’ottobre del 1918 al settembredel 1920, anno in cui si trasferì a Saragozza;secondo il Carandell, Escrivà sarebbe statoespulso dal seminario (14).

MANIE DI GRANDEZZA?

Il certificato di Battesimo, come scrivel’autore di Opus JuDei, che si conserva nelregistro della Cattedrale di Barbastro recita:“In Barbastro, il 13 gennaio del 1902, donAngel Malo,... battezzò solennemente unbambino nato alle 22 del giorno 9, figlio le-gittimo di don José ESCRIBA...” (15). Perciòmons. Escrivà nacque “ESCRIBA” ed evi-dentemente sentì la necessità di cambiarecognome, per occultare le sue origini, come

37

mai? Quando il rabbino capo di Roma,Israel Zolli, si convertì sinceramente e real-mente al Cristianesimo non cambiò cogno-me e così il rabbino Drach o i fratelliLémann; chi invece cambiava cognome erail marrano, che esteriormente si presentavacome cristiano ed interiormente ed occulta-mente giudaizzava (16). Ora il suo cognomeera ancora Escriba tra il 1915 e il 1918 quan-do era studente all’Istituto medio diLogrono; però già in quell’epoca si firmavaEscrivà. Il 16 giugno del 1940, ci informa ilNostro Autore, appariva un editto pubblica-to nel Gazzetta Ufficiale di Stato secondo ilquale i fratelli Carmen, José Maria eSantiago Escrivà y Albàs “erano autorizzatia mutare il loro primo cognome in Escrivàde Balaguer”. Perciò dopo il 1918 e primadel 1940 mons. Escrivà aveva già cambiatocognome da Escriba a Escrivà e il 1940 ag-giunse il titolo de Balaguer. Per riassumere icambiamenti sono stati :

1902) José Marìa Escriba (con la B comeBologna; come si può leggere nel certificatodi Battesimo).

1915/1918) si firma con José MarìaEscrivà (con la V come Venezia e l’accentosulla A).

1940) José Marìa Escrivà de Balaguer.1960) Josemarìa (in una sola parola)

Escrivà de Balaguer1968) Josemarìa Escrivà de Balaguer y

Albàs, marchese di Peralta.“La concessione del titolo che ostentò a

partire dal 1968, era viziata da parecchieanomalie ed irregolarità: per esempio allaDeputazione della Nobiltà si nascose frau-dolentemente, nel 1968, la manipolazionedel cognome Escriba, circostanza che nonappare nella domanda di riabilitazione deltitolo di marchese di Peralta, domandata daJosemaria Escrivà de Balaguer y Albàs” (17).

Il titolo di marchese, come dignità perso-nale e intrasferibile, fu concesso il 12 feb-braio 1718 dall’arciduca Carlo d’Austria adon Tomàs de Peralta e mai nessun figlio néerede legittimo di don Tomàs rivendicò untitolo non trasferibile. “Si calcola che l’acqui-sto del titolo... costò, all’epoca, la somma di250.000 pesetas»(18). Il giornalista Carandellsi domandava giustamente: “Quale ragionepuò giustificare il fatto che mons. Escrivà,fondatore di un Istituto che persegue la san-tificazione dei suoi membri, abbia domanda-to un titolo nobiliare?” (19). Un altro giorna-lista Juan Gomis, scrisse nella rivista El

Page 38: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

Ciervo un articolo intitolato “Que es esto,monseñor?” nel quale si domandava: “Comeè possibile che un sacerdote aspiri a questionori?”. Da parte sua il premio Nobel dellaletteratura Camilo José Cela, scriveva: “I re-ligiosi non sono né marchesi né conti... tuttociò non è serio: la gente ha riso molto di que-sto marchesato” (20).

COINCIDENZE INQUIETANTI

Quando morì il premier israeliano Rabin,Mons. Javier Echevarrìa, attuale prelatodell’Opus Dei, inviava le condoglianze...all’Antidefamation League del B’nai B’rith,tramite la signora Lisa Palmieri Billig (che,guarda caso, scrive su Studi Cattolici, la rivi-sta dell’Opus Dei). Ora sappiamo che la si-gnora Billig è il rappresentante italiano delB’nai B’rith. Sappiamo anche che Rabin eramassone, come ha dichiarato Virgilio Gaito(21). Come mai l’attuale prelato dell’OpusDei e successore di mons. Escrivà e diAlvaro del Portillo, manda le condoglianzealla signora Billig “come rappresentante inItalia dell’A. D. L. of B’nai B’rith” (22)? Ecome mai un membro importante e cono-sciuto della massoneria giudaica scrive peruna rivista dell’Opus Dei?

Ed ancora, quando morì mons. Alvarodel Portillo, fu posto per terra su di un len-zuolo bianco, non su un letto o su un tavolo,come facciamo noi cristiani. Rituale bizzar-ro? No, gli ebrei usano adagiare i loro morticosì, per terra, come si può leggere nelleRegole Ebraiche di lutto (23): “LA SALMAVA... SDRAIATA SUL PAVIMENTO”.Semplice coincidenza o cripto-giudaismo?

38

ANOMALIE ASCETICHE E PASTORA-LI DELL’OPUS

Per concludere vorrei riprendere il di-scorso che avevo iniziato su Sodalitium (24),a proposito della concezione del lavoro negliscritti di alcuni autori dell’Opus. LeTourneau, portavoce dell’Opus, scrive:“Ben presto nella vita del popolo cristiano,il lavoro non è ricercato come qualcosa dibuono in sé, ma come un mezzo ascetico...Dopo S. Giovanni Crisostomo, si ha l’im-pressione che il cristiano medio non sia chia-mato a vivere il Vangelo” (25). E il nostrocontinua: “L’apparizione degli Ordini men-dicanti (...) non comporta l’affermazione delvalore del lavoro professionale. (...) S.Tommaso presenta le occupazioni secolaricome un ostacolo alla contemplazione. (...)Nel corso dei secoli, l’attenzione si distogliedal lavoro” (26). E finalmente dopo quindicisecoli di catalessi venne Escrivà...“Et Laborcaro factum est”. Un po’ più in là il teologodell’Opus precisa: “Una certa evoluzionepositiva è abbozzata dal Rinascimento dauomini come... Erasmo” (27). E a questopunto il nostro autore cita Escrivà stesso: “Ilcammino della vocazione religiosa mi sem-bra... necessario nella Chiesa, ma non è ilmio, né quello dei membri dell’Opus (...).Venendo all’Opus... lo hanno fatto alla con-dizione esplicita di non cambiare stato” (28).Giovanni Paolo I ha detto giustamente cheSE S. FRANCESCO DI SALES PROPO-NEVA UNA SPIRITUALITÀ PER ILAICI, ESCRIVÀ PROPONE UNA SPI-RITUALITÀ LAICA! (29). Juan Morales hascritto, dopo aver studiato sette opere delleedizioni Rialp (dell’ Opus), che l’Obra “è unvero cavallo di Troia nel seno della Chiesa”(30). L’autore mostra a suon di citazioni chelo spirito di mons. Escrivà era non soltantolaico, ma addirittura anticlericale. PeterBerglar ha scritto: “Escrivà contento di farordinare i suoi tre primi preti, ma tristeanche di non conservarli laici”(31). SalvatorBernal, scrive a questo proposito: “Per noi(mons. Escrivà), il Sacerdozio è una circo-stanza, un accidente poiché nell’Opus, la vo-cazione dei preti e dei secolari è la stessa”(32). E un po’ più in là: “Le opere apostoli-che organizzate dall’Opus Dei (...) si gover-nano con una mentalità laica (...) per questomotivo esse non sono confessionali” (33).Tali dottrine che erano guardate con sospet-to nella Spagna degli anni ‘40, (esprimendo

La signora Lisa Palmieri Billig, rappresentate dell’Anti-defamation League del B’nai B’rith in Italia con Cesare

Cavalleri direttore di “Studi cattolici” (Rivista dell’Opus Dei). (Foto ripresa dall’omonima rivista)

Page 39: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

il culto del lavoro, del denaro, il laicismo,l’anticlericalismo, che sono il marchio in-confondibile della giudeomassoneria) sonopoi state ratificate dal Vaticano II, comescrive Vasquez Del Prada (34): i membridell’Opus Dei non hanno nessuna difficoltàad ammettere lo spirito essenzialmente no-vatore anche se apparentemente conserva-tore dell’Obra (questa è una delle caratteri-stiche più ingannatrici dell’Opus). A questoproposito José Miguel Ceja asserisce: “Lanovità degli insegnamenti di mons. Escrivà(...), le pagine di Camino rappresentavanouna novità quasi, ed anche senza quasi,scandalosa”(35).

È significativo il fatto che secondoEscrivà l’uomo è stato creato da Dio non perconoscerLo amarLo e servirLo, ma PER LA-VORARE, e per provare tale asserto mons.Escrivà non esita a stravolgere il significatodella Scrittura dove è scritto che Dio «posel’uomo nel Paradiso terrestre perché lo colti-vasse” (36). Il lavoro per il cristiano non è unfine ma solo un mezzo (anche di santificazio-ne). Per il calvinista e il talmudista il lavoropuò essere un fine, ma per il cattolico no!(37)

IL PLURALISMO

Mons. Escrivà diceva che “Il pluralismonon è temuto ma va amato come una conse-guenza legittima della libertà personale” (38).“La sua passione per la libertà lo spinse atrasformare le case dell’Opus Dei in resi-denze interconfessionali”(39). A questo pro-posito De Berglar scrive: “Quando...il fon-

39

datore ottenne finalmente... il permesso diammettere nell’Opera (...) dei non cattolici edei non cristiani tra i “cooperatori”, la fami-glia spirituale dell’Opus Dei si completò”(40). Peccato che questo spirito ECUMENI-STA E PANCRISTIANO sia stato condan-nato dalla Mortalium animos di Pio XI, nel1928, come “allontanantesi completamentedalla Religione rivelata”!

POTERE POLITICO DELL’OPUS

Nel 1957, il Generalissimo FranciscoFranco formò il suo sesto governo. Vi entra-rono nuovi ministri, molti dei quali erano deitecnocrati; ed alcuni appartenevano all’Opus.“L’economia spagnola si trovava in difficoltà,(...) il Caudillo cercava degli uomini efficaci;(...) dei quattro tecnocrati tre sono dell’OpusDei (...) intrapresero le riforme e iniziaronol’aggiornamento. (...) Più aumenta l’influenzadei ministri dell’Opus, più diminuisce quelladella falange (...). Alcuni gruppi di alti finan-zieri arrivano in Spagna (...) essi elaboraronoun piano di stabilizzazione e promisero chel’accettazione di esso, avrebbe portato ognisorta di vantaggi: la peseta si sarebbe stabiliz-zata, il governo americano e le bancheU.S.A. (...) avrebbero dato il loro aiuto.Sostenuto dagli economisti dell’Opus, ilpiano fu accettato ufficialmente dal governonel luglio del 1959. (...) Tali tecnocrati obnu-bilati dalla produttività, la riuscita materialead ogni costo (....) hanno sacrificato la partealta, nobile o spirituale dell’individuo per ot-tenere la riuscita; hanno allora chiamato i fi-nanzieri internazionali, i politici mondialisti.La Spagna preservata, almeno ufficialmentee dalle leggi, dalla corruzione morale, (...) haaperto (grazie all’Opus Dei) le sue frontiere(...) per far entrare il denaro. (...) nel 1961.. leorde occidentali portarono sulle spiagge spa-gnole mille milioni di dollari e gli spettacoliindecenti e i fermenti di corruzione delLiberalismo. La Spagna vi ha trovato il suovero profitto?” (41). Distinguo: quanto al LA-VORO (opusdeisticamente inteso, come finedell’uomo), sì. Ma quanto al Regno dei Cieli(cristianamente inteso), penso proprio di no.

CONCLUSIONE

Il dilemma davanti al quale ci trovavamoall’inizio dell’articolo: OPUS DEI OPPU-RE OPUS JUDEI, mi sembra che possa es-sere sciolto facilmente dal lettore.

La salma di Mons. Alvaro del Portillo, adagiata sul pavimento “more judaico”

Page 40: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

Note

1) D. LE TOURNEAU, L’ Opus Dei, P.U.D.F., Paris, 1984.2) M. RICCI, Presto un’aureola per Escrivà, 30 gior-

ni, n° 5 maggio 1990, pag. 14.3) Ibidem, pag. 15 .4) F. ANDRIOLA, La Loggia è una casa di vetro,

L’Italia Settimanale, 26/01/1994, pag. 72.5) G. CUBBEDDU, Giuliano il teista, 30 giorni, Feb-

braio 1994, pag. 29. 6) F. ANDRIOLA-M. ARCIDIACONO, L’anno dei com-

plotti, Baldini e Castoldi, Milano, 1995, pagg. 322-323 .7) J. M. ESCRIBA, Opus JuDei, ed. Orion, Santafé

de Bogota, 1994, pag. 74.8) S. BERNAL, Monsenor Josemaria Escriba de Ba-

laguer, Editorial Rialp, Madrid 1976, pag. 9.9) El Pais, 20/01/1986 .10) L. CARANDELL, Vida y milagros de monsenor

Escrivà de Balaguer, Editorial Laia, Barcelona 1975,pag. 118.

11) S. BERNAL, Monseñor Escrivà de Balaguer,Rialp 1976, pag. 55.

12) Id., pag. 31.13) L. CARANDELL, op. cit., pagg. 142-143.14) Id. pag. 147.15) Cfr. J. M. ESCRIBA, Opus JuDei, pag. 123.16) Cfr. Sodalitium, n° 39, pagg. 4-19.17) J. M. ESCRIBA, op. cit., pag. 126.18) Id. pag.127. Cfr. JESUS YNFANTE, La prodigiosa

aventura del Opus Dei, op. cit. pag. 32.19) L. CARANDELL, Vida y milagros de monsenor

Escrivà, op. cit. pag. 64.20) Cit. in, J. M. ESCRIBA, op. cit, pag.129.21) F. TORRIERO, Ferma è la Massoneria, L’Italia

Settimanale, 22/02/1996 pag. 29. 22) Cfr. Lettera del 6/11/1996.23) Cfr. Regole ebraiche di lutto, Carucci ed. Roma,

1980, pag. 17.24) Cfr. Sodalitium n° 41, pagg. 77, 78.

25) D. LE TOURNEAU, L’Opus Dei, pag. 21.26) Id. pagg. 22-23.27) Id. pag. 23.28) Id. pag. 25.29) Id. pag. 26.30) J. MORALES, El Opus Dei: su verdadera faz,

Madrid, 1991.31) P. BERGLAR, Opus Dei, Rialp, Madrid, pag. 218.32) S. BERNAL, Monsenor Escrivà de Balaguer,

Rialp, Madrid, pag. 153.33) Id. pag. 30.34) V. DEL PRADA, El fundador del Opus Dei,

Rialp, Madrid, 1989, pag. 336.35) J. M. CEJA, Estudios sobre Camino, Rialp,

Madrid, 1988, pag. 100.36) Gen. 2, 15.37) Cfr. Sodalitum, n° 41, pag. 77.38) Entretiens avec Mgr Escrivà de Balaguer, ed.

Fayard, Paris pag. 126.39) N. DEHAN, Un étrange phénomène pastoral:

l’Opus Dei, Le sel de la terre, n° 11, hiver 1994. 1995.pag. 135.

40) P. BERGLAR, Opus Dei, Rialp, pag. 244. Cfr. ancheV. DE PRADA, El Fundador Del Opus Dei, pag. 258.

41) N. DEHAN, op. cit., pagg. 147-148.

Copertina del libro “Opus JuDei”

Fax di Mons. Echevaria al rappresentante del B’naïB’rith in Italia in occasione della morte di Rabin

Page 41: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

Una vita per la Chiesa

Il 16 dicembre dello scorso anno numerosistudiosi si sono riuniti ad Avellino, presen-

ti il sindaco ed il vescovo della città, per lapresentazione del volume del religioso teati-no Padre Bernardo Laugeri, Una vita per laChiesa. Gian Pietro Carafa (1476-1559). Sitratta di un evento eccezionale, vista la brut-ta fama di cui gode Papa Paolo IV (ovveroGian Pietro Carafa) anche tra gli storici cat-tolici (e questo già prima del Concilio)!Certo, c’entra lo spirito di famiglia: Paolo IVè l’unico Papa irpino (come il suo “discepo-lo”, San Pio V, è l’unico piemontese) ed è ilco-fondatore, con San Gaetano da Thiene,dei Chierici Regolari Teatini; è normale chegli irpini gli vogliano bene, ed i Teatini sianodevoti alla sua memoria. Eppure, questo af-fetto normale dei figli per il proprio padredeve essere oggi definito eccezionale... visti itempi che corrono. Onore quindi alla città diAvellino, ed ancor più onore alla famiglia re-ligiosa teatina che, incredibilmente, dedica alsuo fondatore questo libro pieno di stima edi affetto del Padre Laugeni.

Ben scelto il titolo: Una vita per laChiesa. Nato alla vigilia di San Pietro enell’ottava di San Giovanni Battista, fu chia-mato Gian Pietro. Dal Battista ereditò lozelo e l’ardore; da San Pietro l’amore dellaChiesa e del papato. La Chiesa, da lui chia-mata “la Sposa di Cristo eletta e santa, la ve-neranda Vergine e Madre Nostra”; laChiesa, di cui voleva “far rivivere l’autoritàe la potenza, la purezza e la dignità” mentreera “tribolata da nemici interni ed esterni”(Pastor). Per essa affrontò ogni pericolo,senza riguardi verso i potenti; per questoebbe molti nemici e detrattori.

Avrebbe potuto, invece, raccogliere sololodi, per la sua nobiltà e la sua cultura. L’au-tore cita una lettera elogiosa di Erasmo sulgiovane Carafa, che diverrà in seguito il piùdeterminato nemico degli erasmiani. Manon cercava, Paolo IV, i complimenti, seb-bene, come scrisse di lui San Pio V, essere“intemerato punitore di ogni male, e intrepi-do campione della fede cattolica”.

Vescovo di Chieti, Nunzio in Spagna edInghilterra, Gian Pietro Carafa stupì ed edi-

41

ficò l’ancora mondana Corte pontificia ab-bandonando il mondo e fondando, con SanGaetano da Thiene, i chierici regolari, chia-mati “teatini” dal nome della sua sede episco-pale. Cardinale, non badò al rispetto umano,alla carriera, alle persone, e seppe anche - ri-spettosamente ma fermamente - rimprovera-re Clemente VII e Giulio III per la loro debo-lezza nella riforma dei costumi e nella lottaall’eresia. Questi due scopi, per lui, andavanodi pari passo: santità del clero, riforma mora-le, sradicamento della simonia e della corru-zione, erano inscindibili dalla lotta contro“l’eretica pravità” e la “perfidia giudaica”,nonché dalla rivendicazione della libertà e deidiritti della Chiesa contro le prevaricazionidei governi laici, fossero pure cattolicissimi.

Quando, ormai anziano e del tutto ina-spettatamente, salì al soglio pontificio, rea-lizzò con tenacia il suo programma, stroncan-do gli abusi, potenziando l’Inquisizione, lot-tando per la libertà della Chiesa, come unSan Gregorio VII, un Innocenzo III, unGregorio IX. L’autore segue la vita del suoPaolo IV con vero affetto, rimettendo le cosea posto anche nei confronti di quegli storicicattolici, non escluso il Pastor, ancora troppoinfluenzati dagli odî tenaci che i nemici inter-ni ed esterni della Chiesa portarono semprecontro il grande Pontefice. Padre Laugeni,pur ammettendo alcuni errori del Carafa, lodifende ottimamente, su molte questioni di-scusse, quali i rapporti coi Gesuiti, quelli conla sua famiglia e le relazioni coi Re Cattolici,in particolare nel caso della guerra col Regnodi Napoli; su altre questioni scottanti l’autoreinvece sorvola: un breve accenno, invece, èdedicato al caso Morone (cf “L’eresia ai verti-

Recensioni

Gian Pietro Carafa, Papa Paolo IV

Page 42: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

ci della Chiesa” (M. Firpo)... nel XVI secolo;l’incredibile storia del cardinal Morone in“Sodalitium n. 36 pag. 33), nulla sulla que-stione degli ebrei (salvo nella prefazione diVecchiarelli). Ma non chiediamo troppo adun libro già abbastanza coraggioso.

Il pontificato di Paolo IV terminò, appa-rentemente, con un totale insuccesso: incen-diato da dei facinorosi il Palazzo delSant’Offizio e atterrata la statua che Romagli aveva elevato, eletto al pontificato il cardi-nale de Medici (Pio IV), che farà condannarea morte i nipoti Carafa, e ne muterà la politi-ca papale, si sarebbe detto che nulla sarebbesopravvissuto al focoso “napoletano”. Invece,alla morte di Pio IV, verrà eletto San Pio V,in tutto devoto a Paolo IV. In Papa Ghisleririvivrà il pontificato di Paolo IV, con in più lasantità. Primo Papa a vivere veramente lariforma cattolica (Marcello II morì troppopresto), Paolo IV vide dal Cielo il trionfo delsuo programma di governo nel pontificato diquel frate di umile origine che lui aveva ele-vato al cardinalato e alla carica di Inquisitoregenerale. Paolo IV rivisse in San Pio V: ed èil migliore elogio che possiamo fargli.

don Francesco Ricossa

PADRE BERNARDO LAUGENI C.R. TEATINOUna vita per la ChiesaCuria Generalizia dei Chierici RegolariTeatini, Roma, 1995.

Il diario di Padre Chenu

IPadri domenicani delle Editions du Cerfhanno recentemente pubblicato, per il cen-

tenario della nascita di Padre Chenu, il suodiario redatto durante il Concilio Vaticano II

(per la verita si limita alla prima sessione eall’inizio della seconda). Il libro è breve (pergiunta, piu di un terzo consiste in una introdu-zione di Alberto Melloni, del gruppo bologne-se di Alberigo) ma vale la pena di leggerlo.

Come il suo allievo Padre Congar (creatoin extremis “cardinale” da Giovanni PaoloII), Marie-Dominique Chenu proviene dallascuola teologica domenicana del Saulchoir,uno dei punti di irradiamento della nouvellethéologie, il neo-modernismo condannato daPio XII, particolarmente nell’enciclicaHumani generis del 1950, riguardante “alcu-ne false opinioni che minacciano di sovverti-re i fondamenti della dottrina cattolica”. Ilsuo libro-programma, Une école de théologie:le Saulchoir era stato messo all’indice il2/2/1942. Padre Chenu non ha mai perdonato“a Roma” questa condanna, ed il suo diarioconciliare lo dimostra abbondantemente...

L’inizio e la fine del breve diario manife-stano, col loro contrasto, cosa è stato ilVaticano II. Le prime pagine non sono altroche un elenco di lamentele per le pene (fintroppo leggere, a dir la verita) con le qualierano colpiti dal Sant’Uffizio i neo-moderni-sti: quelle contro i gesuiti del Biblico (pag.59), contro Rahner e de Lubac (pag. 60),ecc. Küng e Danielou (pagg. 64-65) eranopessimisti sull’esito del Concilio e si oppone-vano strenuamente agli schemi preparati dalcardinal Ottaviani... Siamo alla vigilia dellasolenne apertura, ed il tono di Chenu è tri-ste ed amaro. Un anno dopo il diario si chiu-de con divertiti aneddoti di Chenu controPio XII, le parole trionfanti di Paolo VI aDossetti, dopo la storica giornata del 30 ot-tobre: “Quindi, abbiamo vinto!”. Gli sconfit-ti erano diventati vincitori.

Fin dall’inizio, Chenu conserva però unasperanza: Giovanni XXIII. “Leggendo glischemi dogmatici - scrisse il 10-25 settembre1962 - difficilmente si sfugge all’impressioneche ci sono due concezioni parallele delConcilio: l’ispirazione del papa, i lavori deidottrinari della commissione teologica”(pag. 61). Proprio Giovanni XXIII opereràla prima svolta fin dal debutto del Concilio,col discorso d’apertura contro i profeti disventura (11 ottobre, pag. 68). GiovanniXXIII, d’altronde, appare sempre dallaparte dei modernisti: nel difendere il cardi-nal Léger dagli attacchi della Cité catholiquee del Sant’Uffizio (pag. 67), nell’accoglieregli osservatori non cattolici (pag. 70), nelpreparare la soppressione lenta del latino

Stemma gentili-zio dei Carafa

Stadera, adottato daPaolo IV

Page 43: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

nella liturgia, in contraddizione coi suoi stes-si testi ufficiali (pag. 81), nell’apertura a sini-stra (pag. 88), nello sfavorire i conservatoriormai in difficoltà (pag. 93) e nel disappro-varli (pag. 110), nell’opporsi a Siri (pag. 98)e nel ridicolizzare Ottaviani (pag. 114)...Non per niente è l’idolo di Küng (pag. 71).

La simpatia per Giovanni XXIII non haperò nulla a che vedere con la devozione alPapa; Pio XII è schernito (pagg. 113, 144), epersino Bonifacio VIII è riesumato, per esserecondannato (pag. 40). Pio IX è ricordato soloper un “gesto ingiurioso e odioso” (pag. 109).In realta, è il Papa stesso, il suo ruolo, il suomagistero, a essere messo in discussione.Mons. Rolland, ex-allievo del Saulchoir cheha scelto Chenu come “esperto”, è descritto“deluso, rattristato, scioccato” dalla messa peril IV anniversario dell’incoronazione diGiovanni XXIII: “formalismi pomposi, riti ar-caici e devitalizzati, assenza di ogni atto comu-nitario”. E Chenu cita con gusto la battuta diun vescovo orientale: “messa solenne davantial Santo Padre esposto” (pag. 89). Il Papacome il Santissimo Sacramento, quindi; in altritermini l’orribile “papolatria”! Quando il car-dinal Slipyi raggiunge il Concilio dopo 14 annidi Siberia, Chenu si dice deluso dal suo primodiscorso: “papolatria, rifiuto della collegialità,ingenua esaltazione del ruolo degli Ucraini nelpassato…” (pag. 143 ). Gli orientali infattipiacciono a Chenu (ci ritorneremo), ma non iMaroniti e gli Ucraini, fedeli a Roma ed alPapa. Ed il magistero pontificio? L’enciclicaHumani generis è classificata come “un testoromano” che i teologi non possono lodaresotto pena di servilismo. Il magistero ordina-

43

rio è solo una opinione teologica (falsa) dellascuola romana (cf pag. 57).

E poi particolarmente penoso leggere,sotto la penna di un domenicano, profondoconoscitore di San Tommaso d’Aquino, con-tinue espressioni di disprezzo verso la scola-stica (pagg. 57, 82, 108...) alla quale contrap-pone non solo il mondo moderno, ma anchei soliti Padri orientali, continuamente citatidai vescovi melchiti in contrapposizione aquelli latini ed a Roma. Del “complesso anti-romano” di Chenu, fanno le spese poi anchei vescovi ed il clero italiano, costantementeattaccato e disprezzato, con poche eccezioni(Guano, Bettazzi, Dossetti, Colombo,Montini, quest’ultimo molto prudente all’ini-zio). Sono gli “italiani” a parlare, preoccupa-ti, di vittoria del modernismo, di ritorno diLutero, di protestantizzazione della Chiesa;anch’essi hanno diritto allo scherno di Chenuspecialmente l’arcivescovo di Agrigento,Mons. Peruzzo. Mons. Lefebvre (Marcel, danon confondere col cugino cardinale, comefa l’indice dei nomi) è la mosca bianca (o lapecora nera!) tra i vescovi francesi.

Non credo che i Padri domenicani abbianoreso un buon servizio alla memoria di PadreChenu, che in queste note intime mostra ilvolto superbo e partigiano del modernista... Alui gli onori del mondo; al suo confratello delSaulchoir, padre Guérard des Lauriers, è statariservata invece la “scomunica” di Ratzinger(sempre coi modernisti in tutte le pagine deldiario di Chenu). Siamo felici di spartire gliobbrobri con Padre Guérard, piuttosto che glionori con Padre Chenu.

don Francesco Ricossa

MARIE-DOMINIQUE CHENUNotes quotidiennes au ConcileEditions du Cerf, Paris, 1995

Dalla parte della vita (Eterna?)

Molti “buoni motivi” vengono comune-mente sbandierati dai sostenitori

dell’aborto legalizzato e dai mass-media; tradi essi i più “consumati” possono ridursi aiseguenti: libertà assoluta di cui l’uomo (e ladonna) deve disporre, autodeterminazionedella donna (il corpo è mio e me lo gestiscoio… dicevano le femministe sessantottine…ma possono dire lo stesso del corpo del figlioche portano in grembo…?), lotta all’abortoclandestino e “maternità responsabile” (ter-

Page 44: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

mine che piacerebbe anche a Wojtyla…).Tutto ciò, come fa notare Carlo Climati nellaprefazione dell’edizione italiana del libro diRandy Alcorn, è solo come un grande castel-lo di carte, o meglio un castello di parole, de-stinato a crollare se qualcuno ci soffia sopra.Il libro in questione si propone proprio que-sto scopo, di far crollare i castelli di paroledistruggendo uno dopo l’altro i luoghi comu-ni a sostegno dell’aborto legalizzato.

Il primo grande inganno consiste nelporsi sempre dal punto di vista della donna(di per sé anche legittimo ma ahimé estrema-mente parziale ed incompleto…) e non daquello del bambino che dovrà nascere (senon verrà ucciso prima s’intende…!). Nor-malmente una madre quando è incinta è soli-ta dire che aspetta un bambino (quindi un es-sere che ha una natura umana come la sua);ma nel caso dell’aborto si preferisce parlaredi “interruzione della gravidanza” e si par-lerà di “feto” di “embrione” per definirequell’essere umano che si sta sviluppando nelseno materno (avete mai sentito una donnaincinta dire: “sto aspettando un embrione”?).Grazie a questi sofismi « milioni di bambinivengono “legalmente” polverizzati in ogniparte del globo. Un mondo di gente ipocrita,che si appella alla sacralità della legge perscaricare i pesi della propria coscienza. Il po-polo ha deciso. La maggioranza ha votato. Eall’improvviso, la vita umana non esiste più.Esiste solo la “libertà di scelta” della donna.Ma si può davvero scegliere per la vita di unaltro essere umano? » (1).

Pregi del libro

Si tratta di un libro di facile lettura e diancor più facile consultazione. Si presentasotto forma di domanda e risposta, un po’come il catechismo di S. Pio X, e mette grafi-camente in evidenza le più consuete obiezio-ni che vengono fatte in favore dell’aborto.

Il più delle volte contro i luoghi comunila risposta è quella del buon senso; ne citere-mo alcune a mo’ di esempio. Alla obiezione:“Non è certo quando inizi la vita umana; sitratta di una questione religiosa che non puòricevere risposta dalla scienza”, così Alcornrisponde: « Se non c’è certezza riguardoall’inizio della vita umana, allora bisognaconcedere il beneficio del dubbio in difesadella vita. (…) Un cacciatore esita dinanzi almovimento sospetto di un cespuglio, non sa-pendo se si tratti di persona o animale: pren-

44

derà la decisione di sparare o, nel dubbio,desisterà? State guidando di notte e scorgeteuna figura nell’oscurità della strada; incertise si tratti di un bambino o semplicementedell’ombra di un albero, proseguite il vostroviaggio o frenate? Vi imbattete in una perso-na e non sapete se sia ancora viva o giàmorta; cosa è meglio fare? Presumere che siaviva e tentare di salvarla oppure crederlamorta e andarsene via? Non dovremmo con-cedere il beneficio del dubbio in favore dellavita? Altrimenti è come dire: “Potrebbe es-sere un bambino o forse no; quindi, nel dub-bio, è giusto sopprimerlo” » (2). Altroveviene mostrato come “l’aborto non è unaprocedura medica sicura, più sicura dellagravidanza completa e della nascita del bam-bino e come esso possa causare in seguitogravi problemi medici, inoltre l’aborto au-menta la possibilità di morte della madrenelle gravidanze successive” (3).

È importante vedere anche le contraddi-zioni della propaganda abortista, che inpubblico dichiara che il feto non è un essereumano per poi riconoscere la verità in priva-to, mostrando così la propria malafede.Negli Stati Uniti - fa notare l’autore (pag.36) - l’informazione pubblica “esorta ledonne a non fumare, bere alcolici o assume-re sostanze stupefacenti durante la gravi-danza, in quanto potrebbero danneggiare ilbambino nel grembo. (…) Le autorità stan-no adottando provvedimenti radicali perproteggere la vita dei bambini ancora nelgrembo, fino al punto di mettere in carcerele donne che si drogano o che in qualchemodo possano mettere in pericolo la vita delbambino prima della nascita. (…) Ma quellastessa donna incriminata e messa in carcereper aver esposto a rischi la vita del suo bam-bino, è perfettamente libera di abortirlo”. Siarriva quindi all’assurdo che è contro lalegge danneggiare la vita del bambino nelseno materno (il che è giusto!) ma è assolu-tamente legale ucciderlo (il che è ingiusto!).

Non mancano nel libro, i particolari ag-ghiaccianti (come là dove viene citato un ma-nuale di tecnica abortista che parla di forbiciincurvate, ecc. per praticare l’aborto) che ser-vono a far capire che l’aborto non è una cosada nulla come pensano molte persone, bensì lavera e propria uccisione di un essere umano.

Il libro è diviso in sei sezioni o capitoli:1- Argomenti riguardanti la vita e la personaumana. 2- Argomenti riguardanti i diritti el’uguaglianza. 3- Argomenti riguardanti le

Page 45: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

questioni sociali. 4- Argomenti riguardantila salute e la sicurezza. Ed infine le due inte-ressanti sezioni sugli Argomenti riguardantii casi difficili.

Difetti e limiti di questo libro

Malgrado tutti i pregi già esposti, la criti-ca più evidente che possiamo muovere allibro di Alcorn è forse quella di essere unpo’ troppo “laico” di limitarsi cioè unica-mente a considerazioni di ordine fisico, so-ciale e medico senza dare un giudizio eticomorale sul fatto stesso dell’aborto. Ci sareb-be stato bene un settimo capitolo intitolato:“Conseguenze morali dell’aborto”, in cui sisarebbe potuto spiegare più chiaramenteche l’aborto è un peccato contro il quintocomandamento, e far notare che i bambiniabortiti muoiono senza il sacramento delbattesimo e quindi dopo aver perso la vitanaturale perdono anche quella eterna, poi-ché nel limbo (luogo dove si trovano leanime con il peccato originale perché priva-te del battesimo) saranno privati della visio-ne beatifica. Queste considerazioni avrebbe-ro forse risvegliato le coscienze di molti cat-tolici che si sono fatti guadagnare dai luoghicomuni della propaganda abortista.Chiedere al reverendo Randy Alcorn, pasto-re anglicano, di pubblicare l’insegnamentodella Chiesa Cattolica in merito alla questio-

45

ne sarebbe stato forse eccessivo? Ma qual-che cosa in più si sarebbe comunque potutodire per condannare quello che Pio XI chia-mava « gravissimo delitto, col quale si atten-ta alla vita della prole, chiusa ancora nelseno materno. (…) Ma quale ragione potràmai aver forza a rendere scusabile, in qual-siasi modo, la diretta uccisione dell’innocen-te? Perché si tratta appunto di questa. Siache si infligga alla madre, sia che si cagionialla prole, è sempre contro il comandamen-to di Dio e la voce stessa della natura: “nonucciderai” » (4). Ricordiamo en passant chela Chiesa nel can. 2350 § 1 commina la sco-munica per tutti coloro che in maniera diret-ta e prossima procurano l’aborto.

Malgrado tali riserve, dovute soprattuttoal fatto che questo libro è stato scritto da unpastore protestante e non da un cattolico,esso non mancherà, lo speriamo e ce lo augu-riamo, di fare del bene a molte donne (e uo-mini). I quali dopo averlo letto agiranno conmeno leggerezza e con più responsabilità inuna questione così importante, qual’è la nasci-ta di un essere umano. Il bambino che nascecomincia la vita in terra per poter conseguireun giorno la vita eterna che Gesù NostroSignore promette in Cielo a tutti coloro chedopo essere stati battezzati lo avranno amatoin terra osservando i suoi comandamenti, deiquali il quinto ci comanda di “non uccidere”.

All’associazione Astea di Rimini va ilmerito di averlo tradotto in italiano e di pro-porlo in edizione extracommerciale.

Note

1) RANDY ALCORN, Dalla parte della vita, AsteaRimini, prefazione di Carlo Climati pag. 5.

2) Op. Cit. Pag. 9.3) Op. Cit. Pag. 89 e seg.4) Pio XI, Enc. Casti connubii del 31/12/1930. Cfr.

Insegnamenti Pontifici, il Matrimonio n.322-327.

don Ugolino Giugni

RANDY ALCORNDalla parte della vitaEdizione extracommerciale. Astea Cas. Post. 332 47037, Rimini Centro (RN)

PAOLO IV: Sulla bolla “Cum ex apostolatusofficio” che dichiara nulla l’elezione

di un eretico al papato

Per dirvi la verità, abbiamo voluto opporci ai pericoliche minacciavano l’ultimo conclave e prendere delleprecauzioni, finché siamo vivi, affinché il diavolo nonmetta in avvenire uno dei suoi sulla Sede di Pietro.(Cf von Pastor, Histoire des Papes, t. XIV, p. 234)

Page 46: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

Tra esoterismo e devozione. Lerelazioni pericolose continuano...

Padre Torquemada

Il titolo di questo nuovo articolo fa riferi-mento a quello del numero precedente di

Sodalitium (n. 42, pagg. 64-68): “Tra esoteri-smo e devozione, ovvero: relazioni pericolo-se di alcuni devoti...”. Si tratta infatti soprat-tutto di aggiungere ulteriori informazioni sudei personaggi di cui abbiamo già abbon-dantemente parlato. La rivista Sodalitium,infatti, si oppone da sempre alla “setta” pereccellenza, ovvero la Massoneria; ora, unodei punti più delicati (ma non meno impor-tanti) della lotta anti-massonica consiste neldenunciare le infiltrazioni (o i tentativi di in-filtrazione) della Massoneria nella cittadellanemica, ovvero la santa Chiesa cattolica. Gliesoteristi di ogni genere hanno capito le no-stre intenzioni e non mancheranno di attac-carci; a noi il dovere del contrattacco!

Massoneria oggi e Cattabiani

Incominiciamo con una piccola notacomplementare a quanto detto lo scorso nu-mero sullo scrittore “cattolico” AlfredoCattabiani, collaboratore con Pier LuigiZoccatelli (di Alleanza Cattolica) nel diffon-dere le opere dell’esoterista Charbonneau-Lassay. Orbene, la rivista Massoneria oggi,del Grand’Oriente d’Italia, ha l’onore di an-noverare Cattabiani tra i suoi “collaboratoriesterni” ma regolari ed ufficiali.

Dopo Maccantelli ed Introvigne diAlleanza Cattolica, dunque, anche Catta-biani scrive (quest’ultimo in maniera abitua-le) sulla rivista della Massoneria. Che iMassoni stiano diventando “tradizionalisti”?(Sempre che non lo siano sempre stati).

Introvigne I: continuano i contatti conl’Ordo Templi Orientis (OTO)

Nel numero 38 di Sodalitium avevo parla-to dei rapporti di Massimo Introvigne con il“Gruppo di Tebe” (Introvigne ne sarebbestato addirittura un fondatore), di ispirazionemassonica ed uso a riunirsi nei locali delGrand’Oriente di Francia (Rue Cadet). La no-tizia non potè essere adeguatamente smentitada Introvigne e da Alleanza Cattolica (cfSodalitium, n. 39, pagg. 26-27). Tra i quindicifondatori della società segreta, con Introvigne,

46

anche Christian Bouchet, “membro dell’OrdoTempli Orientis (OTO), l’obbedienza fondatadal mago inglese Aleister Crowley (1875-1947), che si autoproclamava ‘la Gran Bestia666’”. Da un articolo successivo di ChristianBouchet sappiamo che non è stato molto con-tento del n. 38 di Sodalitium, prendendoselacol direttore della rivista, sul quale era statoverosimilmente (male) informato da un suoamico italiano. Purtroppo, ci vediamo costrettia parlare di nuovo un poco di questo perso-naggio dal quale tutto ci separa.

Bouchet dirige, ad esempio, la rivistaVouloir; per capire il pensiero di Bouchetbisognerebbe leggere, ad esempio, l’articoloelogiativo che egli dedica ad AleisterCrowley, intitolato Aleister Crowley, révolu-tionnaire-conservateur inconnu (Vouloir, n.94-95-96, ottobre-novembre 1992, pagg. 30-32). A caratteri capitali, cita un passo delLiber Legis di Crowley: “Non c’è altro Dioche l’uomo”. Niente male come “base di unpensiero politico” (Bouchet scripsit). MaVouloir non è l’unica rivista cui collaboraBouchet. Egli è anche direttore di un bime-strale più politico, intitolato Lutte du peuple.Leggiamo qualche pagina per capire meglioil pensiero del nazional-bolscevico ChristianBouchet... “No alla setta papale! Esigiamoche il nostro nome sia tolto dai registri dibattesimo!”: è questo il titolo di un articolo-manifesto di Lutte du peuple (n. 28, settem-bre-ottobre 1995, pag. 7). Secondo Lutte dupeuple farsi cancellare dai registri di battesi-mo è un diritto che si fonda sullaDichiarazione dei diritti dell’Uomo e del cit-tadino del 1789 e sulla Dichiarazione univer-sale dei diritti dell’uomo del 1948 (e comedar loro torto? Dal punto di vista, massoni-co, delle due Dichiarazioni, naturalmente!).A pagina 13 dello stesso numero, la rivista diBouchet consiglia di comperare il disco Oureyes daqqers del gruppo indù Dissonantéléphant. Tra le cose del CD che piacciono aLutte di peuple, la copertina del disco che sirifà esplicitamente alle blasfemie di Crowley:“una copertina che rappresenta il rospo diGerusalemme sulla sua croce, con un nasorosso da clown...”. Per chi non lo avesse capi-to, “il rospo di Gerusalemme sulla sua croceecc.” è Nostro Signore Gesù Cristo. Nel 1996Lutte du peuple è diventato settimanale. Ilnumero dell’otto gennaio 1995 (sic, per1996), titola in prima pagina: “per la libertàdi coscienza”. Si tratta di difendere la “li-bertà di coscienza” per i membri dei “nuovi

Page 47: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

movimenti religiosi” (tema caro a MassimoIntrovigne) “le cui tesi non sono più delirantidi quelle di Giovanni Paolo II, detto il Papa”(su questo Introvigne non è d’accordo!).

Se questo è il pensiero di ChristianBouchet, come può un cattolico avere uncontatto qualunque con una persona del ge-nere? Già, come può? Eppure non soloMassimo Introvigne era con lui nel “Gruppodi Tebe”, ma, perseverare è diabolico, eccolidi nuovo insieme in una serie di conferenzea Parigi, che hanno avuto luogo il 3 e 4 feb-braio 1996!

Per i “Colloques de l’Originel” MassimoIntrovigne ha infatti diretto, in collaborazio-ne con L’Istituto di Ricerche sulla Mitologiae l’Identità Nordica e L’Istituto di Ricerche edi Studi Storici Pitagorici e L’Esprit desChoses un colloquio su “Radici ed evolu-zione del paganesimo contemporaneo”.Tra i conferenzieri, oltre all’Introvigne stes-so, troviamo Christian Bouchet e RémiBoyer, tutti e tre dell’ex-Gruppo di Tebe. Inconfronto, il vice-Introvigne, Valter Mac-cantelli, che si limita a partecipare ad unaserie di conferenze organizzate dall’Arci(ex-comunisti) e dal Comune di ReggioEmilia assieme ad un folto gruppo di esote-risti (30 gennaio-13 marzo 1996) sembraquasi una ‘Figlia di Maria’!

Introvigne II: no alla Rivoluzione francese(ma sì a quelle anglosassoni)

Mons. Ennio Antonelli, segretario dellaConferenza episcopale italiana ha recente-mente dichiarato, prima delle elezioni politi-che del 21 aprile, che “in Italia c’è sia unatradizione di cattolici liberali che una tradi-zione di cattolici sociali e tutte e due sonoconsiderate espressioni autentiche del catto-licesimo italiano” (cf La Stampa, 3 aprile1996, pag. 6). Liberi i fedeli, quindi, di vota-re per i “cattolici liberali”, schierati col cen-tro-destra, o per i “cattolici sociali” apparte-nenti al centro-sinistra... Peccato che non cisiano, in lista, dei cattolici... cattolici! Se, in-fatti, i “cattolici sociali” non sono certoeredi del “cattolicesimo sociale” del XIX se-colo, ma piuttosto dell’aconfessionalismodemocristiano e del modernismo sociale,unito di volta in volta agli influssi del sociali-smo e del comunismo, i “cattolici liberali”meritano appieno questo nome. Ma comepossono essere qualificati, gli uni e gli altri,“espressioni autentiche del cattolicesimo”

47

(sia esso italiano o estero?). Sono infattidelle gravi deviazioni del cattolicesimo, ripe-tutamente condannate dalla Chiesa.

Massimo Introvigne sarà certo consen-ziente nel deprecare i “cattolici sociali”. Sisforza invece di difendere i “cattolici libera-li”; anzi, ne fa l’apologia.

Parlando del CCD (Centro CristianoDemocratico, la scheggia della DemocraziaCristiana schierata col “Polo” di Berlusconi)egli scrive: “La posizione del CCD (...) cor-risponde all’ideale di quei cattolici anti-sta-talisti che alcuni chiamano cattolici liberali,altri neo-conservatori, che io preferisco chia-mare cattolici per le libertà e che in ultimosono solamente i cattolici che - senza troppobisogno di aggettivi - testimoniano in politi-ca una genuina fedeltà alla dottrina sociale”.Ammetterà il lettore che identificare il CCDdi Casini e Mastella (anche se annovera tra isuoi Michele Vietti, ex di Alleanza Cattolica,se pure è un ex) con i cattolici che “testimo-niano in politica una genuina fedeltà alladottrina sociale” è un po’ grossa! Eppurepotete leggerlo a pag. 92 della rivistaIdeazione (anno I, n. 1, nov. 1994: scusate ilritardo, ma io ho avuto notizia solo ora) diDomenico Mennitti (ex-MSI, ora ForzaItalia). Mutatis mutandis, quanto dico a pro-posito di Introvigne in questa sede, valeanche per il prof. Roberto De Mattei, delCentro Culturale Lepanto, che espresse so-stanzialmente le medesime posizioni in unarticolo pubblicato sul Messaggero Veneto eripreso dalla Corrispondenza Romana. (Se illettore si chiede cosa accomuni Introvigne eDe Mattei, Alleanza Cattolica e Lepanto, larisposta è: l’associazione TFP di PlinioCorrêa de Oliveira). Ma torniamo aIdeazione... L’intervistatore, poiché si trattadi intervista, rivolge a Introvigne domande

Massimo Introvigne ad un congresso suiVampiri in Transilvania…

Page 48: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

chiare e precise come: “Lei si sente cattolicoliberale?”, “Si riconoscerebbe nella lineaideale che va da Rosmini a Sturzo, fino a DeGasperi?”, “Cosa può autorizzare una evo-luzione filo-liberale dei cattolici?”, “Comepuò essere accettata dai cattolici [la demo-crazia relativista]?”, come si può conciliarecol cattolicesimo la Costituzione agnosticaitaliana?, “ritiene anche Lei che esiste un li-beralismo ‘buono’ e uno ‘cattivo’”? IlMassimo Introvigne contro-rivoluzionariodegli anni ‘70, fedele al Sillabo e a Pio IX,cosa avrebbe risposto? Certo, rispettiva-mente: no, no, in nessun modo, in nessunmodo, in nessun modo, no: tutte le forme diliberalismo sono cattive (“il liberalismo è unpeccato”). Inutile dire che le vere risposte diMassimo Introvigne sono state ben diverse...Prima di esaminarle, preciso che non tutte leasserzioni di Introvigne sono riprovevoli;siccome non esiste l’errore assoluto, cosìanche il “liberalismo cattolico” a cui fa rife-rimento Introvigne ha le sue ragioni e le sueverità; ragioni e verità che non possono peròtrasformare in cattolico questo vero liberali-smo, anche se esso è sostenuto da dei bat-tezzati cattolici. Al limite, questa scuola dipensiero può avvicinare, per accidens, un li-berale al cattolicesimo; ma, per se, porta icattolici al liberalismo.

Ma qual’è la tesi di Introvigne? Ci sono,spiega, vari tipi di “liberalismo”. “Talora siauto-definiscono ‘liberali’ forze francamentedi sinistra. Nel secolo scorso il nome di ‘catto-lici liberali’ fu assunto da quei cattolici che da-vano un giudizio positivo sulla Rivouzione

48

francese e sulla cultura illuminista di cui laRivoluzione francese era stata l’epifania:come tali - e con il nome di ‘cattolici liberali’ -essi non poterono non essere condannati dalMagistero della Chiesa, e di fatto lo furono”(pag. 85). “Se per pensiero ‘liberale’ si inten-de il pensiero illuminista e post-illuminista, fi-losoficamente relativista e politicamente lega-to al modello di democrazia scaturito dallaRivoluzione francese, certamente il Magisterodella Chiesa lo ha sempre giudicato negativa-mente” (pag. 87). Introvigne non approvaneppure il PPI di don Sturzo e la DC di DeGasperi, non per il loro aconfessionalismo (li-berale!) di cui non fa cenno, ma perché il loronon è un pensiero “cattolico liberale” ma“cattolico democratico”, legato cioè “alla de-mocrazia europea moderna (diversa dalla de-mocrazia americana, ci direbbe Russel Kirk),condizionata dall’eredità dell’illuminismo edella Rivoluzione francese” (pag. 86). Perquesto la DC, malgrado il merito di aver man-tenuto “l’Italia nel secondo dopoguerra nelcampo occidentale ed atlantico”, “ha datospazio ad una sinistra interna per cui ‘cattoli-co-democratico’ significava disponibile all’al-leanza egemonizzata dal PCI e più tardi dalPDS” (pag. 87). Ma allora, quale liberalismo èaccettabile per il cattolico secondo Intro-vigne? Quello di Rosmini ha “certamentemolti spunti interessanti e positivi” (pag. 86),malgrado la condanna dei suoi errori e lamessa all’indice dei suoi libri, aggiungo io! Mail liberalismo che interessa Introvigne si trova,lo avrete capito dall’amore che porta, quasifosse un agente della CIA, per il “campo occi-dentale ed atlantico”, oltre Oceano, nei miticiU.S.A. “Mi sembra (...) che le tesi dei cattolici‘neo-conservatori’ americani (spesso chiamatiin questi mesi ‘liberali’) siano estremamentepertinenti per l’opera di costruzione di unapiattaforma culturale del Polo delle Libertà edel buongoverno...”, Polo che annovera (coipannelliani!) anche dei cattolici, “una catego-ria di cattolici di cui mi sento certamenteparte”, scrive Introvigne per non lasciarcidubbi sulle sue idee (pag. 85).

Quali sono i maestri dei “neo-conserva-tori” o “cattolici liberali” statunitensi?“Michael Novak, Richard John Neuhaus eRussel Kirk, cattolici che difendono tral’altro la libertà di impresa e il libero merca-to” (pag. 84). “Tra l’altro”, perché Novak,per esempio, “a differenza di Neuhaus eKirk, spinge la sua difesa della sfera di auto-nomia individuale fino a posizioni libertarie

La Massoneria britannica come forza conservatrice:il Principe di Galles e suo figlio nel 1888

con il grembiule massonico.

Page 49: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

in tema di famiglia e di aborto (...)” (pag.84). Insomma, come direbbe Pannella: libe-rale, liberista e libertario.

Per Introvigne, al di là delle etichette,quali sono i contenuti di questa scuola di pen-siero? 1) “la rivendicazione del patrimonionazionale degli Stati Uniti e del carattere ori-ginale della Rivoluzione americana rispettoalla Rivoluzione francese” (la prima sarebbepiù genuinamente liberale della seconda). 2)“una difesa rigorosa della proprietà privata edel principio di sussidiarietà” 3) “il federali-smo”. Anche Torquemada deve ammettereche una parte di questo programma è condi-visibile; ma esso è cattolico?

Certamente no. Evitiamo innanzitutto gliequivoci. Non sono mosso da una avversio-ne aprioristica verso gli Stati Uniti. Non ho,proprio perché cattolico, nulla a che spartirenon solo con il comunismo, ma neppure conil socialismo. La Chiesa “non chiede nulla alliberalismo, e nulla al socialismo; il primoessendosi rivelato totalmente impotente aben risolvere la questione sociale, il secondoproponendo un rimedio peggiore del male”(Pio XI, enc. Quadragesimo anno, 15 mag-gio 1931). Fatte queste precisazioni, abbor-diamo il tema della conciliabilità con la dot-trina sociale della Chiesa delle tesi di questascuola “cattolico-liberale”.

Da un punto di vista prettamente econo-mico questi cattolici sono “favorevoli al libe-ro mercato e ostili allo Stato assistenziale”; inuna parola, “dovrebbero forse essere chiama-ti ‘liberisti’ piuttosto che ‘liberali’” (pag. 86).Introvigne avalla il liberismo come dottrinadella Chiesa (con alcuni correttivi): “la dottri-na sociale, in particolare socio-economica,della Chiesa non propone nessuna terza via,se per terza via si intende un sistema dottri-nale che sarebbe ‘intermedio’ fra l’economiadi mercato e il collettivismo” (pag. 90-91).Qui Introvigne dice solo delle mezze verità.Pio XI insegna che “il sistema capitalista nonè intrinsecamente cattivo” (come il comuni-smo) “ma è stato viziato”; in questoIntrovigne ha ragione. Ma la dottrina socio-economica della Chiesa non è né socialista néliberista. Quindi, in un certo senso, è una“terza via”, anche se non intermedia, che sa-rebbe meglio chiamare “prima via”, perchéantecedente al sistema liberale ed a quellosocialista: “È esistito infatti un ordine socialeche, senza essere del tutto perfetto, risponde-va tuttavia, per quanto lo permettevano lecircostanze e le esigenze dei tempi, ai precetti

49

della retta ragione”. La Quadragesimo annonon lesina le critiche a dei punti-chiave del si-stema economico liberale. Innanzitutto,quanto alla dipendenza dell’economia dallamorale e, quindi, dalla religione: “poiché ilnuovo regime economico muoveva i primipassi quando il razionalismo si propagava e sistabiliva, ne risultò una scienza economica se-parata dalla legge morale e, per conseguenza,fu dato libero corso alle passioni umane”.Quanto al libero mercato: “Come non si puòfondare l’unità del corpo sociale sulla lottatra le classi, così non ci si può aspettare dal li-bero gioco della concorrenza l’avvento di unregime economico bene ordinato. È da que-sta illusione, infatti, come da una fonte avve-lenata, che sono usciti tutti gli errori dellascienza economica individualista. Questascienza, sopprimendo per dimenticanza oignoranza il carattere sociale e morale dellavita economica, pensava che i poteri pubblicidovevano abbandonarla, affrancata da ognicostrizione, alle sue proprie reazioni, poichéil libero mercato e la libera concorrenza glifornivano un principio direttivo più sicurodell’intervento di qualsiasi intelligenza crea-ta. Senza dubbio, contenuto nei giusti limiti,la libera concorrenza è cosa legittima edutile; non potrà mai tuttavia servire da normaregolatrice della vita economica. I fatti lohanno abbondantemente dimostrato, daquando sono stati messi in pratica i postulatidi un nefasto individualismo” al quale Pio XInon vuole sostituire la “dittatura economica”del socialismo statalista, ma i principi supe-riori e più nobili della giustizia e carità sociali.Si tratta quindi di “false massime e postulatiingannatori”. Quanto al ruolo dello Stato: laRerum novarum di Leone XIII “rovesciava

George Washington congli ornamenti massonici

Page 50: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

audacemente gli idoli del liberalismo”:“quanto al ruolo dei poteri pubblici LeoneXIII superò con audacia le barriere nellequali il liberalismo aveva imprigionato il suointervento”. Lo Stato “deve circondare dicure e di una sollicitudine particolare i lavo-ratori che appartengono alla classe dei pove-ri”. Quanto ai rapporti tra potere politico epotere economico, Pio XI afferma: “È neces-sario che la libera concorrenza, contenuta neisuoi limiti giusti e ragionevoli, ed ancora dipiù il potere economico, siano effettivamentesottomessi all’autorità pubblica, in tutto ciòche dipende da essa”. Perciò denuncia “lasventurata confusione tra le funzioni ed i do-veri d’ordine politico, e quelli di ordine eco-nomico, come, per citarne uno solo di estre-ma importanza, la degradazione del potere:lui, che dovrebbe governare dall’alto, comesovrano e sommo arbitro, con ogni imparzia-lità e nel solo interesse del bene comune edella giustizia, è caduto al rango di schiavo edivenuto docile strumento di tutte le passionie di tutte le ambizioni dell’interesse”. Quantoalla proprietà pubblica: “ci sono certe catego-rie di beni per i quali si può sostenere con ra-gione che devono essere riservati alla colletti-vità, quando conferiscono un potere econo-mico tale che non può essere lasciato nellemani dei privati senza pericolo per il benepubblico”. Quanto alle associazioni operaie(sindacati, corporazioni) Pio XI parla dei“falsi dogmi del liberalismo”. Proprio innome della sussidiarietà, egli difende le asso-ciazioni operaie: “a quell’epoca, in moltipaesi, i poteri pubblici intrisi di liberalismotestimoniavano poca simpatia per quelle as-sociazioni operaie e le combattevano, anzi,apertamente”. In effetti, proprio con laRivoluzione, “l’individualismo è riuscito aspezzare, quasi a soffocare quell’intenso mo-vimento di vita sociale che sviluppava untempo una ricca ed armoniosa fioritura digruppi molto diversi tra loro” la cui soppres-sione ha lasciato l’individuo solo davanti alloStato. Per cui “la politica sociale metteràtutte le sue cure a restaurare i corpi profes-sionali” o “corporativi”. Quanto alla pro-prietà privata: Pio XI condanna “l’individua-lismo” che vuol “negare o attenuare l’aspettosociale e pubblico del diritto di proprietà”,come il “collettivismo” che ne contesta onega l’aspetto individuale. Quanto alle conse-guenze paradossali dell’illimitata libertà eco-nomica: Pio XI denuncia “non solo la con-centrazione delle ricchezze, ma anche l’accu-

50

mulo di un enorme potere, di un potere eco-nomico discrezionale, nelle mani di un picco-lo numero di uomini che ordinariamente nonsono i proprietari, ma i semplici depositari egerenti del capitale che amministrano a piaci-mento”: i finanzieri. Alcuni di loro, “detento-ri e padroni assoluti del denaro, governano ilcredito e lo dispensano a piacimento”.“Queste concentrazioni di poteri e di risorse,che è come il tratto distintivo dell’economiacontemporanea, è il frutto naturale di unaconcorrenza la cui libertà non conosce limi-ti...”. Così l’alta finanza e gli speculatori do-minano il potere politico! “Sono queste le ul-time conseguenze dello spirito individualistanella vita economica (...)”; conseguenze para-dossali: “la libera concorrenza si è distruttada sé stessa; al libero mercato è succeduta ladittatura economica”. Per questo i liberisticoerenti ed onesti combattono questi “poteriforti” che uccidono il libero mercato; macombattendo gli effetti non curano adeguata-mente la causa del male. Per cui, “nell’ordinedelle relazioni internazionali, dalla stessafonte nascono due diverse correnti: da unlato il nazionalismo o persino l’imperialismoeconomico, e dall’altro, non meno funesto edetestabile, l’internazionalismo, o imperiali-mo internazionale del denaro, per il quale lapatria è là dove si trova il proprio vantaggio”.

Mi scuso per le citazioni interminabili, mami sembrano necessarie per chiarire un puntoche Introvigne oscura a piacimento. Dio nonvoglia che anche a lui si applichino queste pa-role di Pio XI: “È una cosa ben triste (...) checi siano stati, che ci sono ancora purtoppodegli uomini che, pur dicendosi cattolici, si ri-cordano appena di questa sublime legge dellagiustizia e della carità (...)”. L’anticomunismoe la strenua difesa della proprietà privatadella associazione brasiliana Tradizione,Famiglia e Proprietà (del fu prof. Corrêa deOliveira) e dei suoi amici di AlleanzaCattolica e Lepanto sono sacrosanti; ma di-ventano fonte di gravi errori se non sonouniti alla lotta contro i falsi dogmi del libera-lismo, anche economico, secondo l’insegna-mento del Magistero che ho or ora ricordato.

Se il liberalismo dei “neo-conservatori”non è conforme alla dottrina sociale dellaChiesa in materia economica (ove minore èla distanza), molto meno lo sarà in materiafilosofica e politica.

Infatti, il liberalismo economico non è indi-pendente da una posizione filosofica precisa.Non a caso, Adam Smith, il fondatore della

Page 51: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

moderna economia, non era un economista,ma un filosofo, amico di un altro filosofo,Hume (di cui l’opera omnia è messa all’indice).Ci troviamo cioè nel filone dell’illuminismoanglosassone (inglese o scozzese), erede di unalunga tradizione di pensiero che dai sofisti edEraclito, attraverso i nominalisti medioevali,porta all’empirismo e pragmatismo tipici deibritannici. A ragione Introvigne (ed i “neo-conservatori”) distinguono questo illuminismoda quello francese, anche se Voltaire fa datrait-d’union tra i due: l’uno svaluta troppo laragione, l’altro troppo la esalta. Il PadreGarrigou-Lagrange, nel suo classico libroDieu. Son existence, sa nature ha magistral-mente descritto le due correnti che, per ecces-so o per difetto di realismo, si oppongono altomismo aristotelico: l’agnosticismo empiristadegli inglesi, l’idealismo spesso panteista e ra-zionalista che da Parmenide e Platone è padredi tutti i sistemi totalitari. Gli uni esaltano trop-po la volontà, l’individuo, la libertà, gli altri laragione, l’idea astratta, il collettivismo; ma sanTommaso conserva l’equilibrio tra i due siste-mi opposti e spesso convergenti. In Italia, ilprof. Dario Antiseri, della LUISS, divulgatoredi Popper, cattolico e liberale, si iscrive senzadubbio nel filone “neo-conservatore”. Qual’èla sua opinione su Dio? In Teoria della razio-nalità e ragioni della fede (ove si rivolge al car-dinal Ruini) ed in Le ragioni del pensiero de-bole (ove si rivolge a Vattimo) Antiseri nega lapossibilità di dimostrare l’esistenza di Dio, sce-gliendo Kant contro san Tommaso, afferman-do con Kant: “io ho dovuto sopprimere il sape-re per sostituirvi la fede”, per cui, per dirla conPopper, “la teologia (...) è dovuta a mancanzadi fede”, e pertanto, con Renan, che “tra imeno cristiani degli uomini ci sono gli scolasti-ci del Medioevo latino”. La posizione diAntiseri vuol essere una apologetica perl’uomo moderno, ed in effetti potrà scardinarein alcuni la certezza... che Dio non esista. Maporta alla fede? Forse a quella protestante emodernista, non a quella cattolica, che inse-gna, come verità di fede, al seguito non solo disan Tommaso ma di san Paolo, che l’esistenzadi Dio si può dimostrare con la ragione (DS2441, 2751, 2756, 2765, 2812, 2853, 2855, 3004,3538, 3875, 3890, 3892). Anche in questo caso,la Chiesa sta in mezzo ai due errori opposti dichi abbassa la ragione fino a non conoscerel’esistenza di Dio (agnosticismo, fideismo) ochi la esalta fino a negarla o, all’opposto, avoler razionalmente conoscere i misteri dellafede (ateismo, razionalismo).

51

Quanto alla politica, Introvigne ed i “neo-conservatori” ci danno come modello di verademocrazia, contrapposta a qualla europeadipendente dalla Rivoluzione francese, la de-mocrazia americana. “Giovanni Paolo II neisuoi viaggi negli Stati Uniti ha ripetutamenteespresso la sua simpatia per le istituzioniamericane” scrive compiaciuto Introvigne(pag. 88). Certo, gli Stati Uniti (e l’Inghil-terra) non hanno conosciuto il giacobini-smo... Ma come dimenticare che molti “Padrifondatori” degli Stati Uniti, a cominciare daWashington, erano massoni? Non è campatoin aria questo paragone: tra le democrazie la-tine e quelle anglosassoni c’è la stessa diffe-renza che corre tra la Massoneria inglese (edamericana) ed i vari Grandi Orienti diFrancia, Italia, ecc. Che non corra buon san-gue, è scontato; la Loggia Madre, ad esem-pio, fa sapere da Londra che non riconosce ilGrande Oriente di Francia (e d’Italia). Glianglosassoni credono nel Grande Architetto,i latini no. Gli anglosassoni sono conservato-ri, i latini progressisti; gli uni sono spesso mo-narchici, gli altri repubblicani; gli uni coinci-dono quasi con la Chiesa (anglicana), gli altrinon amano i preti (cattolici)... Ma gli uni e glialtri sono, indiscutabilmente, Massoni!

Così, quanto ai rapporti tra Chiesa eStato, i “francesi” e gli “americani” sono perla separazione; una separazione punitivadella Chiesa per i “giacobini”, una separazio-ne che dà a tutti la più ampia libertà negliStati Uniti. In Verso una società libera(Leonardo) di Weigal e Royal (neo-conser-vatori; la prefazione è di Neuhaus) KennethL. Grasso esalta il documento conciliaresulla libertà religiosa Dignitatis humanæ el’opera in questo documento del teologo sta-

Emblema del Senato degli U.S.A.: si notino i simbolidella Rivoluzione francese: fasci littori e berretto

frigio con il motto “libertà”.

Page 52: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

tunitense Murray. Grasso si diverte a mo-strare la “trasformazione della Chiesa catto-lica romana”. Pio IX, scrive, denunciava“l’erronea opinione (...) e follia, che la li-bertà di coscienza e di culto sia un dirittoproprio di ogni uomo” mentre GiovanniPaolo II insegna che “la libertà di coscienzae di religione ... è un diritto primario e inalie-nabile della persona umana” (1980, aHelsinki). Come mai il cambiamento?Secondo Grasso la Chiesa condannò la li-bertà religiosa perché fondata sul liberalismoeuropeo (pagg. 156-157) debitore dellaRivoluzione francese; mentre ora la approva,fondata sui principi dell’America (pagg. 157-159). Siamo in piena dottrina “neo-conserva-trice”, ed in piena posizione di Introvigne(ed Alleanza Cattolica). In realtà, la Chiesaha condannato la libertà religiosa in quantotale, a prescindere dal fondamento che gli sivuole dare. Una cifra sbagliata resta sbaglia-ta, quali che siano gli errori di calcolo che cihanno fatto sbagliare i conti! E la libertà reli-giosa, come principio, resta condannata,anche in una società “complessa e pluralistamoderna”, come si esprime Introvigne difen-dendo Dignitatis humanæ (pag. 90), anchese, ovviamente, non è realizzabile di fatto, intale contesto, lo stato confessionale.

Che dei liberali si avvicinino al cattolice-simo mediante il pensiero “neo-conservato-re” non può che rallegrarci; ma che dei cat-tolici, per giunta contro-rivoluzionari, ab-bandonino Pio IX per George Washington:proprio no! A Massimo Introvigne consigliola lettura di due autori americani: AmericanFreemasonry di Arthur Preuss (pubblicatoda Herder con imprimatur nel 1908 e ristam-pato in Sacerdotium, nn. VIII,IX, XI, XII) eThe cult of Liberty di don Donald Sanborn(in Sacerdotium n. XIV). Sperando che tornidalla Statua della Libertà alla Basilica diSan Pietro...

Ma non è finita col nostro sociologo ex-controrivoluzionario...

Introvigne III: col Pastore ed il Rabbino,per i diritti dell’Uomo.

Che Massimo Introvigne accetti ormai la“libertà religiosa” non è più in discussione, al-meno per gli organizzatori (chi saranno mai?Indovinatelo voi) della “Campagna giovanicontro il razzismo, la xenofobia, l’antisemi-tismo e l’intolleranza del Consigliod’Europa: Tutti diversi, tutti uguali”.

52

Nell’ambito di questa Campagna (che non siispira certo al Sillabo di Pio IX!) e delleCelebrazioni del 50° anniversario delleNazioni Unite, si è svolta a Milano unaMostra dedicata a I diritti umani nel mondocontemporaneo. La Mostra prevede una seriedi conferenze; tra queste la Tavola rotondadel 28 marzo 1996, all’ISU Bocconi di Milano,sul tema: “La Libertà religiosa oggi: problemi,minacce, prospettive”. Coordinatore dellaTavola rotonda è, manco a dirlo, MassimoIntrovigne, definito “uno dei maggiori espertidi movimenti religiosi. Dirige il CESNUR,Centro Studi sulle Nuove Religioni. Docentepresso il Pontificio Ateneo ReginaApostolorum di Roma”. Cinque i partecipan-ti alla Tavola rotonda dell’Introvigne, tra iquali il “Pastore della Chiesa Valdese diMilano”, Antonio Adamo, ed “il RabbinoCapo di Milano”, Giuseppe Laras. I fatti sicommentano da sè! Comunque, per usarel’espressione adottata dai promotori dellaMostra, si può dire: Introvigne (AlleanzaCattolica), Adamo (Valdesi) e Laras (Ebrei):“Tutti diversi. Tutti Uguali”!

Il senatore Maceratini (secondo dalla destra) alla com-memorazione di Plinio Corrêa de Oliveira, organizzataa Roma da Lepanto. Maceratini e Mezzaroma sono duedei parlamentari vicini al C.C. Lepanto, ma anche alla

Massoneria (cf Sodalitium, n.42, pagg. 66-67).

«Con gente sospetta di appartenerealla Massoneria (…) procuri ognuno dinon aver amicizia o dimestichezza:dai loro frutti li conosca e li fugga»LEONE XIII enc. “Inimica vis”1890.

Page 53: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

Il problema dell’“una cum”: un caso di coscienza

Abbiamo ricevuto in redazione una letterache, per l’importanza del quesito che pone,

merita di essere pubblicata con una adeguata ri-sposta. Se i nostri lettori desiderano sottoporrealla rivista altre domande interessanti, sulla fedeo la morale, saremo lieti di rispondere, nei limitidelle possibilità offerte dal nostro bollettino.

Sodalitium

“Spettabile redazione di Sodalitium,ho letto con attenzione la “Nota liturgica

sull’Una Cum…” (pubblicato sul numero 36della vostra rivista) e devo dire che mi èsembrato convincente: se Giovanni Paolo IInon è Papa formaliter, come dite voi, non sipuò celebrare la Messa (o assistere allaMessa celebrata) in unione con lui. Mi restaperò un dubbio, al quale non sono capace didare una risposta: spero che voi possiatedirmi qualche cosa al riguardo...

Non è un mistero per nessuno che moltisacerdoti, che ufficialmente riconoscono la le-gittimità di Giovanni Paolo II, in realtà sonodi tutt’altro parere, e non citano il suo nomenel canone della Messa. ciò è frequente so-prattutto tra i sacerdoti di Mons. Lefebvre,che non possono manifestare pubblicamentela loro opinione senza avere dei problemi coni superiori. In questo caso, la Messa è celebra-ta “non una cum”: Si può assistere senza scru-polo di coscienza alle loro Messe? Cosa nepensa il vostro Istituto? Sinceramente, in que-sto caso, non riesco a vedere la differenza chec’è tra queste Messe e quelle celebrate da voi!

Il problema, per me, non è solo teorico,perchè, per motivi di famiglia, mi risultamolto più facile assistere a una Messa diquesto tipo...

Nell’attesa di una vostra gradita risposta,vogliate gradire i miei più cordiali saluti.”

Lettera firmata.

Risposta di Sodalitium al nostro lettore (eda tutti i lettori interessati)

Mi felicito innanzitutto con Lei per il suoaccordo, in linea di principio, sulla questionedell’una cum. Questo mi eviterà di ritornare

53

sui termini del problema, sui quali lei si di-chiara convinto; se altri lettori, invece, nonne fossero a conoscenza, li invito a riportarsiall’articolo citato.

Prima di rispondere alla sua domanda, ènecessario fare (o ricordare) alcune precisa-zioni. Dalla sua lettera sembra quasi che sitratti di una questione personale tra noi e glialtri sacerdoti che, pur celebrando la SantaMessa con il rito romano promulgato da SanPio V, si dicono, nel canone della Messa, incomunione con Giovanni Paolo II. Lei mipermette di precisare, se mai ce ne fosse biso-gno, che non si tratta di una questione perso-nale, ma dottrinale. Da un lato, non ci sognia-mo neppure di giudicare le coscienze o negarel’eventuale buona fede dei sacerdoti che cre-dono di fare bene (sbagliando) nel citare l’unacum. D’altro canto, non pretendiamo certo diessere i soli a celebrare la Messa senza nomi-nare come Sommo Pontefice Giovanni PaoloII. Come Lei stesso scrive sono in tanti (par-liamo del suo paese, la Francia; purtroppo inItalia la situazione è ben peggiore) a farlo, enon pretendiamo certamente di avere un mo-nopolio in materia! Anzi, volesse il Cielo chefossero sempre di più le Messe ed i sacerdoticoerenti su questo punto così importante...

Detto questo, Le dò la mia risposta, cheforse la deluderà: no, il caso dei sacerdotiche occultamente non citano Giovanni PaoloII nel canone della Messa, non è sostanzial-mente diverso, all’atto pratico, da quello dicoloro che lo citano. In altre parole, il loroatteggiamento non è lecito, ed i fedeli che sirendono conto di questo problema devonoastenersi dall’assistere alle loro celebrazioni,soprattutto se vi assistono in maniera attiva.

Naturalmente, Lei desidera sapere ancheil perché di questa risposta, che, me nerendo conto, non è per nulla evidente.

Anche qui, è necessario premettere unadoverosa precisazione. La semplice omissionedel nome di Giovanni Paolo II nel Te igiturnon è, di per sé, garanzia di ortodossia!(Addirittura, se - dico bene: “se” - GiovanniPaolo II fosse o divenisse formalmente Papa,sarebbe un atto scismatico). In effetti, moltieretici e scismatici separatisi dalla Chiesa cat-tolica (ad esempio, gli orientali cosiddetti “or-todossi”) non citano il nome di GiovanniPaolo II nella loro liturgia, ma per dei motiviopposti ai nostri (perché, non riconoscono ilprimato di Pietro). Per poter assistere ad unaMessa, anche se celebrata non una cum, occor-re che sia officiata da un sacerdote cattolico.

Lettera✍

Page 54: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

Mi dirà che i sacerdoti di cui si parla nelcaso da lei sollevato sono cattolici, e noncerto “ortodossi”. Ammettiamo questa ipo-tesi. Resta il problema, innanzitutto, delloro grave comportamento. Approfittandodel fatto che il canone della Messa è recitatoa voce bassa, essi omettono il nome diGiovanni Paolo II, mentre i loro superiori ela maggioranza dei loro fedeli crede il con-trario. Si tratta, dunque, di un inganno. Dipiù. Questi sacerdoti mancano al dovere,che è di diritto divino, di manifestare la pro-pria fede; ora, la legittimità o meno di unPontefice è un fatto dogmatico che implica ilriconoscimento, o meno, del magistero ditale persona come regola vivente e prossimadella nostra fede. Sostenerli in questo mododi agire significa cooperare al male che essicommettono, il che non è lecito senza unmotivo proporzionatamente grave.

Quindi, almeno in certi casi è lecito? No. Equesto in virtù di altre considerazioni. Finora,abbiamo dato per scontato che questi sacerdotisono, in realtà, non una cum. Bene. Ma chi celo assicura che essi non sono “una cum” se essinon ne parlano mai? Anzi, non solo non lo di-cono, ma dicono esplicitamente il contrario!Nel caso dei sacerdoti della Fraternità San PioX, ad esempio (ma il caso vale anche, e non èpuramente ipotetico, per alcuni che hanno chie-sto ed ottenuto l’“indulto”) essi, pur non nomi-nando Giovanni Paolo II al canone, hannofatto solenne promessa o giuramento di com-portarsi nella maniera opposta. Ufficialmente,pertanto, per il solo fatto che si tratta di un sa-cerdote della Fraternità San Pio X, ad esempio,si deve presumere che egli sia fedele alla lineadella Fraternità stessa, alle ingiunzioni dei suoisuperiori ed alle promese fatte; anche solo sup-porre il contrario equivale a trattare detto sa-cerdote da mentitore e bugiardo. Ma, mi diràlei, sono essi stessi che implicitamente si qualifi-cano tali, quando mi dicono privatamente (o milasciano capire) di non essere una cum JoannePaolo. Appunto: come si può credere ad un bu-giardo confesso? Questo sacerdote ammettecon lei di mentire ai suoi superiori ed alla mag-gioranza dei suoi fedeli; come essere sicuri chenon menta anche a lei (magari per avere... unfedele in più?). Ancora una volta, dobbiamopresumere che egli sia... ciò che dichiara uffi-cialmente di essere: ovvero, in comunione conGiovanni Paolo II (che, normalmente, gli proi-bisce di celebrare la Messa e lo dichiara scomu-nicato! Ma questo è un altro discorso, edun’altra incoerenza). Molte volte, d’altra parte,

54

è davvero così, poiché il sacerdote in questioneè realmente una cum (si trattava solo di voci, enon sempre innocenti). Altre volte non è così,ma il problema resta.

Un’ultima obiezione: che dire, nel caso incui io ho la certezza morale che, in realtà,detto sacerdote non è una cum (malgrado leapparenze). Anche in questo caso, resta unproblema, e non solo per l’incoraggiamentoche si dà a una forma inaccettabile di nicome-dismo (direi quasi di “marranesimo”), poichéla cooperazione materiale al male altrui nonpuò essere lecita se non per gravi motivi. Puòessere lecita a condizione però di evitare loscandalo (che è un peccato contro la carità,che induce gli altri al peccato). Dato che, perdefinizione, questo ipotetico sacerdote è nonuna cum solo in occulto, la maggior partedelle persone ignora la sua posizione, ed èanzi convinta del contrario. VedendoLa assi-stere alla sua Messa, si convinceranno che èlecito assistere alla Messa una cum, ignoran-do che in realtà quella Messa è - occultamen-te - non una cum. Tanto più Lei è conosciutoe stimato per le sue opinioni, tanto più Leicorre il rischio di dare scandalo; a fortiori seal suo posto ci fosse un religioso, una religio-sa, un sacerdote o addirittura una intera co-munità nota per opporsi alla Messa unacum... Come vede, sono ben rari i casi in cui ilfattore-scandalo non interviene e in cui cisono gravissimi motivi per cooperare all’at-teggiamento di per sé oggettivamente cattivodi questi sacerdoti. Sacerdoti che, sotto tantipunti di vista, sono meno scusabili dei loroconfratelli i quali, in buona fede, credono cheGiovanni Paolo II sia formalmente Papa e,conseguentemente, lo citano nel canone(questi ultimi dovrebbero però logicamenteastenersi dal celebrare la Messa tradizionalesenza indulto, perché altrimenti come posso-no scusarsi dal fatto che disobbediscono alPapa in materia grave, qual’è senza dubbio ilrito della celebrazione della Messa?).

Non voglio negare, lo ripeto, che in molticasi sacerdoti e fedeli... non sanno quello chefanno! Dio solo giudica i cuori... La mia rispo-sta, forse poco gradita ma perlomeno franca(più franca di quei sacerdoti di cui mi parla)riguarda solo il problema oggettivo di chi,come Lei, ammette il principio secondo ilquale Giovanni Paolo II è solo materialmen-te, ma non formalmente Papa. Dio le concedala virtù di forza, per essere coerente testimonedella sua fede in tutte le circostanze della vita.

Il direttore

Page 55: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

55

Chi è il Vescovo di Campos? Pubblica domanda di Sodalitium alla

Fraternità San Pio X

Aprite il n. 2 del quindicinale Sì Sì No No(via Madonna degli Angeli 14, 00049

Velletri RM) del 31 gennaio 1996, a pagina 5,e (ri)leggete attentamente: c’è da rimanereesterrefatti. Il giornale del compianto donPutti (ma diretto ora dal sacerdote dellaFraternità San Pio X, Emmanuel du Chalardde Taveau), in un resoconto del “2° Con-vegno teologico di sì sì no no” scrive: “Nellaprima conferenza Il Concilio: dommatico opastorale? sua ecc.za mons. Licinio Rangel,succeduto a mons. de Castro Mayer nella dio-cesi di Campos (Brasile), dimostra che ilVaticano II non è né dommatico (quale nonha voluto essere) né pastorale (quale ha pre-teso di essere), ma è un concilio atipico...”.

Non vogliamo in questa sede contestarel’assurda tesi di mons. Rangel. [Se Paolo VI- come lui pensa - era Papa, il ConcilioVaticano II fu o magistero solenne (qual’ènormalmente un Concilio ecumenico) o perlo meno magistero supremo ordinario(come lo qualificò Paolo VI stesso); in en-trambi i casi rientrerebbe nell’ambito delmagistero infallibile della Chiesa (cf Denz.1792, Denz. Sch. 3011). Come può, poi,mons. Rangel affermare che la Costituzionedogmatica sulla Chiesa Lumen gentium nonè dogmatica... e nemmeno pastorale?] Ma,lo ripetiamo, non è su questo punto che ri-volgiamo alla redazione di sì sì no no ed allaFraternità San Pio X una pubblica doman-da, augurandoci una pubblica risposta.

La domanda è la seguente: chi è il suc-cessore di mons. de Castro Mayer comeVescovo di Campos?

Mons. Antonio de Castro Mayer diede leproprie dimissioni da Vescovo diocesano diCampos a Giovanni Paolo II, il quale no-minò un successore, insediato con una so-lenne cerimonia alla quale mons. Mayer as-sistette personalmente. Questo successore dimons. Mayer, nominato da Giovanni PaoloII, non è mons. Rangel. Mons. Rangel, sa-cerdote della diocesi di Campos, fu consa-crato Vescovo da monsignor Tissier deMallerais, dopo la morte di mons. de Castro

DIBATTITOMayer. Mons. Tissier de Mallerais, a suavolta, fu consacrato vescovo, contro il voleredi Giovanni Paolo II, da mons. Lefebvre emons. de Castro Mayer, e per questo fu sco-municato da Giovanni Paolo II.

A questo punto, delle due l’una: oGiovanni Paolo II è (formalmente) Papa, oGiovanni Paolo II non è (formalmente)Papa. Nel primo caso (posizione dellaFraternità San Pio X) il Vescovo di Camposnon è mons. Rangel, ma è il Vescovo nomi-nato da Giovanni Paolo II, al quale mons.Rangel - che sarebbe scomunicato - disobbe-disce e col quale ha rotto di fatto la comu-nione. Nel secondo caso (posizione diSodalitium) la sede episcopale di Campos èformalmente vacante, e materialmente occu-pata dal vescovo nominato da GiovanniPaolo II. In nessun caso si può dire chemons. Rangel è succeduto a mons. de CastroMayer nella diocesi di Campos (Brasile), senon giocando ambiguamente sulle parole,per dire che “è succeduto a mons. de CastroMayer nel dirigere moralmente i sacerdotifedeli alla Tradizione residenti a Campos, inBrasile”. Il senso ovvio della frase di sì sì nono è che mons. Rangel è Vescovo diCampos. Ma allora, poiché non è stato no-minato dal Papa, è stato nominato da chi?!

Che non si tratti di una svista, lo ricavia-mo da un caso simile, che pone gli stessi pro-blemi ecclesiologici.

La parrocchia parigina di Saint-Nicolas-du-Chardonnet è stata, ormai da lungo tempo, oc-cupata dai “tradizionalisti” (inizialmente conla disapprovazione di Ecône, che si ricredettein seguito), ed è attualmente officiata dal sa-cerdote della Fraternità San Pio X, PhilippeLaguérie. Da tempo, l’abbé Laguérie, si defini-sce “parroco di Saint Nicolas”. Ancora recen-temente, in occasione della morte di FrançoisMitterand, l’abbé Laguérie ha scritto sulChardonnet (bollettino di Saint-Nicolas duChardonnet, numero speciale, febbraio 1996):“per quindici anni la parrocchia di Saint-Nicolas-du-Chardonnet ha avuto, in rue deBièvre, un parrocchiano celebre. Che il suoparroco abbia avuto con lui un contatto, alme-no epistolare, era normale e perfino necessa-rio. E così fu”. Sì, perché, il parroco diMitterand, secondo l’abbé Laguérie era...l’abbé Laguérie stesso, che scrisse alPresidente della Repubblica chiedendoglicome mai, pur essendo suo parrocchiano, nongli pagasse le decime ecclesiastiche!! PoichéMitterand gli rispose due volte, l’abbé

Page 56: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

56

Laguérie si attribuisce quasi la conversione(quale conversione?) di Mitterand. Ma non èquesta fanfaronata che preoccupa, quantol’abusivo titolo di “parroco” che questo sacer-dote della Fraternità si attribuisce impune-mente solo perché occupa con la forza unaparrocchia. Poniamo quindi una seconda do-manda, altrettanto seria, ai superiori dell’abbéLaguérie: chi è il parroco di Saint-Nicolas-du-Chardonnet? E se è l’abbé Laguérie, chi è chelo ha nominato? (non certo l’arcivescovo diParigi, Jean Aaron Lustiger).

Già nel n. 27 di Sodalitium (pagg. 5-6)avevamo denunciato la pretesa scismatica (epersino eretica) di attribuire “al clero ed alpopolo fedele di Campos” il potere di desi-gnare nella persona di mons. Rangel un suc-cessore di mons. de Castro Mayer nella dio-cesi di Campos, con una giurisdizione che gliverrebbe “dall’appello dei sacerdoti e dei fe-deli”. Dopo cinque anni, a malgrado le pro-teste per queste pretese, è veramente tristeconstatare che mons. Rangel è dichiarato an-cora, contro ogni diritto, successore di mons.de Castro Mayer nella diocesi di Campos.Errare è umano, ma perseverare è diabolico.

Rapporti tra l’autorità ecclesiastica ed i mo-vimenti cattolici impegnati in politica

“Se si considerano attentamente le dot-trine che abbiamo esposto nella prima

parte di queste Nostre Lettere, si concluderàfacilmente che tutte quelle opere che vengo-no direttamente in aiuto del ministero spiri-tuale pastorale della Chiesa e che si propon-gono un fine religioso in bene diretto delleanime, devono in ogni minima cosa esseresubordinate all’autorità dei Vescovi, postidallo Spirito Santo a reggere la Chiesa diDio nelle diocesi a loro assegnate. Ma anchele altre opere che, come abbiamo detto,sono principalmente istituite a restaurare epromuovere in Cristo la vera civiltà cristia-na, e che costituiscono nel senso spiegatol’azione cattolica, non si possono in nessunmodo concepire indipendenti dal consiglio edall’alta direzione dell’autorità ecclesiastica,specialmente poi in quanto devono tutteinformarsi ai princìpi della dottrina e dellamorale cristiana; molto meno è possibileconcepirle in opposizione più o meno apertacon la medesima autorità. È certo che taliopere, data la loro natura, si devono muove-re con la loro conveniente ragionevole li-bertà, ricadendo sopra di loro la responsabi-lità dell’azione, soprattutto poi negli affaritemporali ed economici ed in quelli dellavita pubblica amministrativa e politica, alie-ni dal ministero puramente spirituale. Mapoiché i cattolici alzano sempre la bandieradi Cristo, per ciò stesso alzano la bandieradella Chiesa, ed è quindi conveniente che laricevano dalle mani della Chiesa, che laChiesa ne vigili l’onore immacolato e che icattolici si sottomettano a questa maternavigilanza come figlioli docili ed amorevoli”

San Pio X, enciclica Il fermo proposito dell’11 giugno 1905

PAOLO IV: Un Papa che, favorendo gli eretici,non procura il bene della Chiesa,

perde il papato.

Papa Giulio III inviò un messaggero al cardinalCarafa, che tratteneva nelle carceri del Sant’Uffiziocome eretico un frate, per far scarcerare questo reli-gioso. Al messo papale, il cardinal Carafa (futuroPaolo IV) rispose:“Dì in mio nome al Pontefice, che se egli non per-mette che questo Santo Offizio agisca rettamentee legittimamente, oltre l’ingiuria che reca a Dio,egli non può più sedere sulla cattedra ove siede”.(Cf P. ANTONIO CARACCIOLO C.R., De vita Pauli

IV collectanea, historica, 1612, pag.157)

La voce del Papa

Parole profetiche

“Se consacrassi un Vescovo senza l’indispensabi-le autorizzazione del papa, sarei scismatico. Orafinché io riconosco che Giovanni Paolo II èpapa, non posso rompere con lui... Se Dio vuoleche la Fraternità continui, farà in modo che deivescovi consacrino i miei sacerdoti. Dunque bi-sogna aver fiducia” (Mons. Lefebvre al PrioratoSaint-Louis di Nantes l’11 aprile 1987. Cf.Monde et Vie del 15 maggio 1987).

Page 57: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

XIII StazioneIL CORPO DI GESÙ VIENE RESTI-TUITO A SUA MADRE

Mons. Guérard des Lauriers

Ciò che gli uomini hanno rifiutato, la terraaccoglie magnificamente. Durante la Sua

Passione, Gesù non riceve omaggi; li riceve almomento della Sua sepoltura. Come era giu-sto, Maria è la prima a rendergli tale omag-gio. Maria ha preceduto Simone di Cirene, laVeronica e le donne di Gerusalemme; Mariaapre ora la via a Giuseppe d’Arimatea, allealtre Marie che verranno ad imbalsamare ilCorpo, agli apostoli che lo cercheranno, in-creduli ed inquieti. Maria, è l’ultima voltache sulla terra ti trovi per prima accanto alCorpo di Gesù, perché è questa l’ultimatappa, per questo Corpo, della condizioneterrena. Hai preceduto i Magi ed i pastori,hai preceduto persino gli Angeli, nell’adora-zione del Verbo fatto carne; sei stata la primaa ricevere da Lui la sublime lezione: Io devooccuparmi delle cose del Padre mio (1); dalPadre vengo e ritorno al Padre (2); laddove iovado, voi non potete venire (3); sei stata laprima ad avere misericordia per gli uominifin nelle loro esigenze più particolari: nonhanno più vino (4); e sei stata la prima anchea inventare la Croce per il Corpo di Gesù.L’ora del primo prodigio comporta l’oradell’ultimo combattimento. La mia ora non èancora venuta e Padre l’ora è venuta (5). OMaria, eccoTi dunque fedele a Dio, uguale ate stessa, prima sino alla fine. contempla latua opera: ricevi dalla Croce ciò che tu stessaalla Croce hai donato; ricevi deformato dallaCroce ciò che tu per la Croce avevi formato;riconduci in silenzio fino alle porte di questomondo ciò che in questo mondo hai accoltomediante il silenzio del cuore.

È l’ultima volta che tu sei la prima accantoal Corpo di Gesù, sarai la prima ancora, èvero, nel Cenacolo, la prima cellula del CorpoMistico visitato dallo Spirito; allora però saraiin mezzo agli amici di Gesù come Egli stessolo era: fusa con loro, sperduta in mezzo a loroper ricevere uno stesso dono, mentre ora seila sola alla quale viene reso il Corpo di Gesù.Tu ritrovi per un istante il ruolo privilegiato

57

che, nel corso dei tuoi misteri gaudiosi, facevadi te il centro delle attenzioni della terra e delcielo. Non ci si occupa di un bambino nasco-sto nel seno della madre: è a lei che ci si rivol-ge, è su di lei che si fa assegnamento; e neppu-re di un morto ci si occupa: ci si rivolge ai suoiparenti, e si conta su di loro per sbarazzaredel morto il mondo dei vivi.

È quindi te che si cerca, o Maria, poichési tratta del Corpo di Tuo Figlio. Non è diffi-cile trovarTi: tu sei là, d’accordo questa voltacon i nemici di Gesù: tu rivendichi il tuo di-ritto ed essi te lo riconoscono. Nessuna con-testazione, il Vangelo non ne fa cenno: ed èin tutta pace che i carnefici ti affidano ilCorpo che hanno trafitto (6). Non sapevanoquello che facevano dandoGli la morte (7),non conoscono il mistero che compiono de-ponendolo fra le tue braccia; vedono senzavedere, non vedono che le apparenze, nonvedono che un morto, là ove tu vedi il Verbodi Vita. Essi vedono in questo Corpo, lamorte che ricade sopra di loro (8); tu inveceadori, presente in questo Corpo, presentenell’anima assente da questo Corpo, il Verboche sempre se li unisce. Dov’è Pietro, per ri-petere in quest’ora di tenebre : tu sei il CristoFiglio del Dio vivente? (9) Ma, se Pietro fossequi, affermerebbe egli innanzi a questoCorpo incorruttibile, la presenza del Dio vi-vente? Egli che tradì Gesù vivente, non tra-direbbe forse il mistero della sua morte? Èmeglio che non ci sia e che Maria sia sola acomprendere, sia sola a riceverLo.

Il Verbo si è fatto carne ed ha abitato inmezzo a noi (10). Tu Maria, che sola hai vissu-to questo mistero, tu sola ne sei pureTestimone. Il Verbo fatto carne è morto, e di-mora in mezzo a noi in questo Corpo che sus-siste divinamente. O Maria, che sola hai pati-to questo mistero, tu sola lo puoi comprende-re. O Maria, che fosti con il Tuo corpo vicinoal Suo, e vicina al Verbo mediante la Tuafede, Maria con Te, e nelle tue braccia io ve-nero questo Corpo che si è dato (11) per noi;con te e nella tua fede, io adoro questo Corpounito sostanzialmente al Verbo di Dio.

O Maria, Madre di Gesù e Madre mia,vorrei unirmi a te, entrare nel mistero deltuo stato: O voi tutti che passate per via,guardate se v’è dolore simile al mio… (12)Coloro che in esso hanno visto unicamenteil dolore delle madri della terra, non hannocapito il tuo stato; coloro che ripetono conl’empio: Dio non è più, Dio è morto(13), nonhanno capito il mistero di Gesù; ma noi, noi

La Via Regale

Page 58: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

crediamo che il Verbo è Vita, Vita nelCorpo di Gesù, Vita nell’Anima di Gesù,Corpo e Anima che la morte separa. Noicrediamo, o Maria, che tu sei la beata Madredel Verbo incarnato, Verbo della beatissimaTrinità. E Gesù morente ti proclama beatadandoti, attraverso il sacramento del suoCorpo, la Sua beatitudine: quella che siprende gioco della morte, che nella morte sidona e che attraverso la morte trionfa.

O Maria, sola a ricevere il Corpo di Gesù,beata in questa beatitudine che è riservatasolo a Te, vera nella tua misteriosa beatitudinecome il Verbo è vero nella sua; Maria, primanell’ordine della verità vivente, beatificante ecrocifiggente; Maria, io contemplo il tuo statoe ti lodo di essere Maria, e a mia volta ti pro-clamo beata, a lode del Verbo, che adori neltuo cuore il Verbo di Verità, o Maria,Santificata nella Verità (14), Madre di Verità, tuhai aperto la via a tutti colo che si sarebberoavvicinati al Corpo di Gesù… a Giuseppe, allealtre Marie…(15); e forse, anch’essi non hannocapito che sensibilmente e materialmente, ilmistero del Corpo del Verbo. Aiutami, oMadre, a comprendere questa via che tu apri,a comprendere la via regale della santissimafede. Era necessaria questa Tua fede o Maria,una fede di Madre del Verbo, una fede viva,pura, penetrante, per scoprire il Verbo inGesù morente, in Gesù morto. O Madre,Madre del Verbo, Madre di Verità, ascolta lapreghiera del tuo figlio, guarda al desideriodel suo cuore. Dammi la tua fede, dammi que-sta fede che è tua e che deve essere mia dalmomento che son tuo figlio. Dio è nel miocuore come se fosse morto ed io Gli tendo lebraccia ma non stringo che il vuoto.Considera, o Madre, quanto bisogno ho dellatua fede per credere, al di là di questa vita e diquesta morte che sono unicamente terrene,che Dio è Verità e Vita, per credere che Egliéèveramente vivente in me che l’adoro, comeil Verbo di Verità era vivente in te allorché tul’hai adorato, tenendo fra le tue braccia ilCorpo di Gesù. O Madre, dammi la Tua fede;ho fame e sete della Tua fede.

Note

58

L’oratorio san Gregorio VII a Roma.L’anno 1996 resterà, pensiamo, nella vita

del nostro piccolo Istituto soprattutto perl’inaugurazione dell’oratorio dedicato a sanGregorio VII, sito in via Pietro della Valle13/B. Era da tempo che don Nitoglia lavora-va coraggiosamente nella Città eterna, ma lamancanza di una chiesa ove celebrare degna-mente il Santo Sacrificio era un grave limiteoggettivo posto al suo e nostro apostolato. Il4 febbraio, però, per la prima volta è statacelebrata la Santa Messa nel nuovo oratorio,ed aspettiamo con impazienza il 21 aprile,quando mons. Dolan celebrerà, a Dio pia-cendo, la Santa Messa a Roma. In effetti,l’oratorio san Gregorio VII sarà, per i sacer-doti ed i fedeli che da tutto il mondo si reca-no in pellegrinaggio sulle tombe degliApostoli, il luogo sacro ove pregare e cele-brare la Santa Messa (non una cum). Certo,la modestia della cappella contrasta con labellezza di tante basiliche e chiese romane,ricche di storia e di santità; ma siamo certiche Dio getterà uno sguardo benevolenteverso la sua povera chiesetta nella quale peròsi intende servirLo con fedeltà, alieni da tuttele abominazioni della nuova religione, mo-dernista e protestante, che ha invaso i luoghipiù sacri a noi cattolici. Per noi, aprire unacappella a Roma è di fondamentale impor-tanza. Roma è la capitale di tutti i cattolici. Icattolici non possono fare a meno di Roma.Subito dopo il varo della “nuova messa”, mi-gliaia di fedeli da tutto il mondo si recarono,per più anni di fila, a Roma, in Piazza sanPietro, per pregare e manifestare la loro fe-deltà alla Messa cattolica promulgata da sanPio V. L’abbandono di questi pellegrinaggifu un grave errore del movimento cosiddetto“tradizionalista”, che si chiuse a Ecône, lon-tano dal cuore della vita ecclesiastica. Da al-lora Roma è sempre stata un po’ ignorata daicattolici rimasti fedeli ed anzi, si va diffon-dendo una mentalità ed un modus loquendiper cui “Roma” designa quasi l’avversario! Èil colmo che proprio quanti si vogliono op-porre alla protestantizzazione della Chiesa fi-niscano con l’adottare la terminologia dei lu-terani. Il nostro augurio è quindi che i catto-lici di tutto il mondo abbiano a cuore la pro-pagazione della fede a Roma che, con l’aper-

1) Lc II, 49; Gv VII, 34,36; 8, 21, 22.

2) Gv XVI, 28.3) Gv VII, 36.4) Gv II, 3.5) Gv XVII, 1.6) Gv XIX, 37; Zc XII,

10.7) Lc XXIII, 34.

8) Mt XXV, 25.9) Mt XVI, 16.10) Gv I, 14.11) Lc XXII, 19.12) Lam I, 12.13) Salm XIII, 1; 52, 1.14) Gv XVII, 17.15) Mc XV, 45; XVI, 1;

Gv XIX, 38.

Vita dell’Istituto

Page 59: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

tura della nuova cappella, ha certamentefatto un passo avanti. Purtroppo, il quotidia-no romano Il Tempo, che non rifiuta inser-zioni pubblicitarie di ogni genere, ha rifiutatoinvece la nostra, che invitava ad assistere allaMessa “di san Pio V” nella nuova cappella;sarà Dio allora, lo speriamo, ad attirare leanime! Alla famiglia Pristerà, che a lungo haospitato nella propria casa, il Signore Gesùmettendo a disposizione i locali per la Messa,ed a don Sanborn, che ha contribuito all’ideaed alla realizzazione dell’oratorio sanGregorio VII, vadano i ringraziamentidell’Istituto e le benedizione di Dio.

Don Murro ferito in un grave incidentestradale. L’apertura dell’oratorio sanGregorio VII a Roma, il nuovo e fecondocampo di apostolato che si è aperto a Chieti, ela necessità di sostituire don Delmasure, am-malato, a Cannes, richiedono ai nostri sacer-doti un nuovo sforzo ed un maggiore impe-gno. A Roma ed a Chieti bisognerebbe cele-brare la Messa tutte le domeniche! Ma pro-prio nel momento di maggiore bisogno, cisiamo trovati non solo nell’impossibilità di au-mentare il lavoro, ma persino nella difficoltàdi assicurare quello già assunto. Il 29 gennaio,infatti, don Giuseppe Murro ha avuto, pressoLione, in Francia, un grave incidente stradale:un camion, sbandando in curva, ha investito edistrutto l’automobile su cui viaggiava donMurro, ferendololo gravemente. Grazie aDio, dopo quindici giorni di ricovero ospeda-liero a Lione, adesso è in convalescenza, maper lunghi mesi non abbiamo potuto e nonpotremo avvalerci del suo aiuto materiale, néper i corsi in seminario, né per la celebrazionedella Messa per i fedeli. Don Giuseppe avevacelebrato la Santa Messa domenicale il giornoprima per i fedeli di Annecy e Lione. La pre-dica verteva sulla carità. Il giorno dell’inciden-te, celebrata la Messa presso la famigliaNême, si stava recando a visitare una malata.In ospedale, vedendolo ridotto in uno statopietoso, il pensiero correva spontaneo a quel-le belle parole di san Vincenzo di Paoli: «Sequalcuno vi chiedesse: “Povero prete dellaMissione, chi ti ha ridotto in questo stato?”Quale felicità, Signori, poter rispondere: “È lacarità!”. Oh, quanto quel povero prete sareb-be stimato da Dio e dagli angeli!”».Auguriamo a don Giuseppe una pronta guari-gione, ed a tutti i sacerdoti un grande ed in-stancabile zelo per la salvezza delle anime,senza badare alla fatica ed ai sacrifici checomporta il ministero sacerdotale.

59

Apostolato. Non segnaliamo che qualcheavvenimento un po’ fuori dell’ordinario.Don Nitoglia si è recato in Spagna dal dueall’otto di gennaio. Don Ricossa si è recato aTours dal 19 al 21 febbraio, presso PadreBarbara. Il 23 dicembre una cinquantina dianziani malati ha potuto assistere nuova-mente alla Messa tradizionale in una casa diriposo di Ferrara. Ma il periodo di maggioreattività è l’estate: prenotatevi di già per gliEsercizi spirituali, le colonie di vacanza, icampi per adolescenti...

Buona stampa. Il libro sul B’nai B’rith diEmmanuel Ratier, edito in Italia dal Centrolibrario Sodalitium, sta avendo una ottimadiffusione, sia in vendita per corrisponden-za, sia in svariate librerie. Poche, invece, perora, le recensioni: su Politeia gnomes (C.P.77, 00187 Roma) e su Faits & Documents (n.1 pag. 10), che è la lettera di informazioniconfidenziali di Emmanuel Ratier.Approfittiamo dell’occasione per consigliarea tutti l’abbonamento a questa miniera diinformazioni che ci prepara ogni quindicigiorni Emmanuel Ratier (B.P. 254-09, 75424Paris cedex 09, France). Molti si complimen-tano, pochi hanno il coraggio di esporsi.Questo non vuol dire che il libro non vengaletto. L’inedita appendice italiana, ad esem-pio, rivela che Lisa Palmieri Billig, collabo-ratrice fissa della rivista vicina all’Opus Dei,Studi Cattolici, è “rappresentante ufficiale inItalia dell’A.D.L. of B’nai B’rith” (pag. 327).Sarà un caso, ma poco dopo l’uscita dell’edi-zione italiana del libro di Ratier, StudiCattolici, per la prima volta, avverte il letto-re sull’appartenenza all’ “Anti-DefamationLeague” del B’nai B’rith della sua collabora-trice (cf n. 420, pag. 125, febbraio 1996).Excusatio non petita, accusatio manifesta!

L’auto di Don Murro…

Page 60: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

Il libro di Padre Cekada (Non si pregapiù come prima) è stato letto, abbiamo sapu-to, anche in Vaticano; la Diffusion de laPensée Française- Edition de Chiré ha accet-tato di diffonderne l’edizione francese.

Segnalazioni di Sodalitium. La nuova rivi-sta veronese Civitas christiana (Via Marsala16, Verona) ha fatto un’ampia presentazionedel n. 42 di Sodalitium nella rubrica Riviste elibri (n. 1, febbraio 1996, pag. 63). La rivistaEx novo (Via Torelli-Violler 44, Milano; n. 1,agosto-ottobre 1995, pag. 26) aveva fatto unarecensione al libro di don Cekada Non siprega più come prima..., edito dallaCooperativa editrice Sodalitium. Un lettoreha protestato per questa recensione. La sualettera, con la risposta del direttore, GiulioFerrari, è stata pubblicata sul numero seguen-te (n. 1, novembre 1995-gennaio 1996, pag. 23)sotto il titolo: “Censurare Sodalitium?”. GiulioFerrari pensa che non bisogna “censurare”Sodalitium, come invece desiderava il lettoreSimone Panaioli. Sodalitium ringrazia il dott.Ferrari per la sua esemplare correttezza.

Sottocultura cattolica? La casa editricePiemme di Casale Monferrato, erede dei glo-riosi editori pontifici Marietti, ha pubblicato ilvolumone del modernista Herbert Vorgrimler(“discepolo del grande Karl Rahner”), Storiadell’inferno, tutto diretto contro gli “infernali-sti”, quelli cioè che ancora credono alla veritàrivelata da Gesù Cristo sull’esistenza dell’in-ferno eterno (con dei dannati). Dopo il capi-tolo 20 (“L’inferno nella teologia cattolica delXX secolo”) non c’è più spazio per chi credenella “sopravvivenza dell’inferno” (titolo delcapitolo 23), gente da catalogare senz’altronella “sottocultura cattolica”. Tra gli espone-nenti della sottocultura cattolica (pag. 456), ilnostro don Nitoglia per il suo articolo sul dei-cidio, pubblicato da Sodalitium e tradotto intedesco da Saka. Per dare un’idea dell’obietti-vità dell’autore, basti dire che nella “sottocul-tura cattolica” pone pure la rivista TrentaGiorni, “che è vicina al movimento ecclesialeitaliano, ai limiti del neo-fascismo (sic),Comunione e Liberazione”.

Esoteristi contro Sodalitium. Sodalitium èsempre stato contro l’esoterismo, perché è unarivista cattolica e, per conseguenza, nemicadella Massoneria (della quale l’esoterismo ècome l’essenza). Gli esoteristi, invece, nonsono sempre stati apertamente controSodalitium, proprio perché, a parte i tentatividi infiltrazione, la loro forma mentis è favore-vole ad ogni forma di tradizione (a condizione

60

di non pretendere di essere l’unica vera, adesclusione delle altre). Ma si sa che i nodi ven-gono sempre al pettine. Già due anni fa, i gué-noniani Cahiers de Recherches et d’EtudesTraditionnelles (n. 6; Autunno-Inverno 1994,pagg. 4-7) avevano ampiamente recensitoSodalitium dandoci dei “buoni consigli” comeil seguente: “Che la gente di Sodalitium si sfor-zi di buttare un po’ d’olio sul fuoco non ci di-spiace poi tanto, ma ci sono delle buone ragio-ni per pensare che non ci sanno fare.Potrebbero senza dubbio prendere qualche le-zione sulle nostre colonne, poiché non hannosaputo vedere che la storia si ripete. Si sarebbetentati di dire: vinca il migliore [tra ebrei e cri-stiani, n.d.r.] e se il partito dei cristiani devevincere in qualche modo, non può accadereche ingurgitando la cura da cavallo che fu pro-posta nel passato da Guénon. Questo momen-to sembra ancora lontano, ma, che piaccia ono, verrà in un modo di cui non possiamo an-cora prevedere le modalità”. I “cristiani” col“loro vangelo” sono quindi avvisati: o andarea scuola dai guénoniani, o scomparire.

Siccome abbiamo già un unico Maestro(Gesù Cristo), non siamo andati alla scuoladell’esoterismo. Gli articoli di don Nitogliasull’Islam, sul sionismo e su Evola lo hannodimostrato. Alcuni hanno educatamentefatto le loro obiezioni. Altri, invece, hannoagito diversamente.

Si tratta in particolare della rivistaAvanguardia (nn. 122 e 123, febbraio emarzo 1996) che ha creduto (a torto) di es-sere oggetto dei nostri attacchi negli articolisuccitati. Don Nitoglia ha già risposto diret-tamente alla rivista trapanese, per cui ci li-miteremo ad alcune osservazioni generiche.

Quanto alle intenzioni di Sodalitium, essesono state chiare fin dal principio: non abbia-mo mai nascosto la nostra bandiera cattolica, enon ci siamo mai prestati ad alcun equivoco.Non abbiamo mai avuto altro scopo che farconoscere l’autentica dottrina della Chiesacattolica. A questo proposito, la Chiesa non haatteso Preziosi per condannare e combattere“l’ebreo-massoneria”, giacché i massoni furo-no scomunicati nel 1738 e l’ebraismo anticri-stiano lo fu... dal Vangelo! Piuttosto, si posso-no nutrire dei dubbi su di un certo anti-masso-nismo, quando si legge: “Se la massoneria fupresa di mira sia da Guénon [che era massone,n.d.r.] che da Evola è perché divenne la basedelle idee sovversive, in quanto da organizza-zione iniziatica si trasformò in sette laiche edemocratiche” (Avanguardia, n. 123, pag. 28).

Page 61: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

Si tratta, né più né meno, della tesi sostenutadal fr. massone A. C. Ambesi nel suo “I mae-stri del tempio” (Terziaria, Milano, 1995), conprefazione di A. A. Mola, che appunto parladi un “antimassonismo” di Evola “ancoratutto da interpretare” (pagg. XII-XIII).

Quanto all’articolo su Evola, Avan-guardia, difendendo l’esoterismo evoliano,scrive che “l’iniziato” è “superiore al Dio per-sonale” (n. 122, pag. 18). Tanto basta per di-mostrare la tesi dell’inconciliabilità di questadottrina con il cristianesimo (e non solo con ilcristianesimo, ma con ogni religione, inclusaquella musulmana, che si fonda sul principiodella sottomissione dell’uomo a Dio).

Quanto ai rapporti (a volte di alleanza, avolte conflittuali) tra fascismo, nazional-sociali-smo e sionismo, specie quello revisionista,Avanguardia non può negarli e non li nega. Sepoi la redazione di Avanguardia leggesse l’ulti-mo libro di Emmanuel Ratier (autore che sem-bra apprezzare, poiché nel medesimo n. 122,pagg. 24-27, Avanguardia pubblica una tradu-zione di alcuni capitoli di Misteri e segreti delB’nai B’rith) intitolato Les guerriers d’Israël, siaccorgerebbe che egli dedica ben tre capitolidella sua opera a questi rapporti poco noti tra isionisti ed i nazional-socialisti, dando la stessainterpretazione che presenta don Nitoglia nelsuo articolo pubblicato da Sodalitium.

Queste precisazioni non sono rivolte ad unarivista particolare (neppure Avanguardia) ma atutti i lettori, cattolici o no, perché si tratta diun’occasione per chiarire questioni di grandeimportanza; per quel che riguarda le polemichepersonali, invece, il discorso per noi è chiuso(anzi, non è neppure mai incominciato).

Conferenze ed incontri. Il 15 marzo, confe-renza di don Ricossa sulla famiglia a Torino. Il17 marzo, conferenza di don Nitoglia, su “abor-to, divorzio, omosessualità” a Napoli. Il 22 gen-naio ed il 22 marzo don Ricossa ha presentato laposizione tradizionale della Chiesa sui trapiantid’organi il che è particolarmente opportunomentre si cerca di varare una nuova legge - an-cora più mostruosa delle precedenti - in favoredella donazione. A questo proposito, tuttavia,Sodalitium deve smentire la notizia della partici-pazione di don Ricossa al Convegno nazionalesulla donazione degli organi promosso dal ClubPannella Riformatori di Genova, che ha avutoluogo a Genova il 29 gennaio. Il nome di donRicossa è stato inserito tra quello dei conferen-zieri senza che questi desse il suo accordo (a dirla verità il suo assenso fu presunto, dopo averlocercato invano per telefono a Verrua). Per moti-

61

vi di principio, infatti, non possiamo collaboraread una iniziativa, seppur interessante, dei ClubPannella-Riformatori, data la posizione aperta-mente anticristiana di Marco Pannella.

Tesi di Cassiciacum. Ci sono alcune novitàsulla Tesi di Cassiciacum, non per cambiarlas’intende… Padre Barbara ha pubblicato unarisposta amichevole all’opuscolo del R. P.Vinson intitolata: “Pourquoi le pape materiali-ter plutôt que le sedevacantisme?” In poche pa-gine, scritte come sempre con estrema chiarez-za Padre Barbara spiega perché ha abbandona-to il sedevacantismo stretto per abbracciare laTesi di Cassiciacum. Consigliamo vivamente lalettura di questa risposta che porta il suo validocontributo alla giusta interpretazione dell’at-tuale situazione della Chiesa. Don Sanborn in-vece ci ha inviato le bozze della seconda partedel suo studio sulla Tesi, che sarà pubblicato suSacerdotium, si tratta di un lavoro veramentedi valore, ed è perciò che invitiamo i nostri let-tori - soprattuto i sacerdoti - a studiare attenta-mente questo articolo. Infine il nostro progettodi un articolo sulla tesi non è abbandonatobensì soltanto rinviato a più tardi.

Battesimi. Il 4 gennaio, è stato battezza-to a Verrua, col rito degli adulti, Massi-miliano Paris. Il 29 marzo, a Torino, è statabattezzata Clara Ricossa, nata il 23 marzo.Preghiamo per questi nuovi figli di Dio edella Chiesa, affinché perseverino nella gra-zia di Dio e nella santità.

Defunti. Il 19 dicembre, ha ricevuto l’estre-ma unzione, all’ospedale di Chivasso, ElenaDurante, di Cavagnolo. Il 7 febbraio, è mortain un incidente automobilistico, MarieGeneviève Gautier, vedova di Fabien Favret(cf Sodalitium n. 42, pag. 78, per il decesso delmarito). La signora Favret stava facendo ritor-no alla nostra casa di Raveau, ove abitava coni suoi sette figli, dalla Savoia, ove aveva assisti-to ai funerali della madre. Pochi giorni prima,il 30 gennaio, ci aveva inviato il seguente fax:

“Reverendi, ho saputo da Madre Maria dello Spirito

Santo che don Murro è stato vittima di unincidente. Vorrei che sapeste che le nostrepreghiere vanno verso il Cielo per lui.Quando lo vedrete o che avrete l’occasionedi trasmettergli un messaggio, ditegli chepensiamo tanto a lui e che speriamo cheguarisca presto da questo incidente. In unio-ne di preghiera con tutto il vostro Istituto,

Marie-Geneviève Favret”.L’Istituto non dimenticherà mai la

Signora Favret nelle proprie preghiere,

Page 62: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

come lei non si dimenticava (e, lo pensiamo,non si dimentica ancora adesso) di pregareper noi. Alla sua famiglia, ed ai suoi bambi-ni, le condoglianze e l’affetto di tutti noi.

Il 13 febbraio è mancata a Marcorengo, vi-cino a Verrua, la signorina GermanaMenocchio. Il 10 aveva ricevuto l’estrema un-zione, ed il 14 si sono svolti a Verrua ed aCarmagnola i suoi funerali. Figlia di un ufficia-le, Germana Menocchio apparteneva ad unadistinta ed antica famiglia di Carmagnola (cheannovera tra i suoi membri il venerabileGiuseppe Bartolomeo Menocchio, vescovo ereligioso agostiniano). La signorina Menocchiofu una delle “colonne” della Messa tradizionaleche era celebrata a Torino da Mons.Vaudagnotti nella chiesa della SS. Trinità, perpoi seguirci in tutte le nostre peripezie. LaMessa, infatti, era il suo costante pensiero,quasi la sua idea fissa; il suo timore era quello dimorire senza i sacramenti... Dio ha ascoltato ilsuo desiderio, e le è stato vicino nel momentodel trapasso. Col passare degli anni, malgrado ilcarattere forte e battagliero, la signorinaMenocchio non ce la faceva più da sola; laProvvidenza non le ha fatto mancare l’aiuto dialcuni amici. Sempre per non perdere la Messa,ci ha seguiti in tutti questi anni anche fisicamen-te oltre che spiritualmente, soggiornando primavicino a Orio (dove c’era il “seminario”) e poivicino a Verrua. La ricordiamo con tanto affet-to, come una persona della nostra famiglia.

62

Durante il viaggio in Spagna, donNitoglia ha avuto anche la triste notiziadella morte del signor Enrique Brackel-manns. Raccomandiamo tutti questi cari de-funti, unitamente a John Mc Kenna recente-mente deceduto, fratello di Mons. McKenna, alle vostre preghiere di suffragio.

Nota dell’Economo. Come ogni annol’Associazione Mater Boni Consilii si è adope-rata per venire incontro alle famiglie e personebisognose. Gli sforzi sono proporzionati ai no-stri mezzi, che hanno limiti abbastanza ristretti.

Nel corso del 1995 l’Associazione ha regi-strato delle entrate pari alla somma di£ 15.511.900; le uscite sono state invece di£ 16.113.700, con un disavanzo di £ 601.800.Ricordiamo che negli ultimi cinque annil’Associazione ha distribuito £ 78.037.950, edha ricevuto £ 63.497.150, per cui il deficit dellaCassa dei Poveri è ora di £ 14.540.800. Non fac-ciamo entrare in questo conto i doni in natura,quali viveri e vestiario che abbiamo distribuito.

Continua l’iniziativa di raccogliere oggettivari, che permette di finanziare la Cassa deiPoveri: i lettori che desiderano collaborare,possono farci pervenire oggetti di un qualchevalore, anche non nuovi purché in buono stato.

Ringraziamo tutti quelli che ci hanno aiuta-to nella nostra opera: la Vostra carità ci permet-te di venire incontro a tante persone e famiglie,sollevandole dalle loro necessità e talvolta daglistenti. Che il Signore ve ne renda al centuplo.

SONO DISPONIBILI presso la nostra redazione

Per ordinarli scrivere o telefonare:Centro Librario Sodalitium

Loc. Carbignano 3610020 Verrua Savoia TO

Tel.: 0161/839.335Fax: 0161/839.334

Emmanuel Ratier

MISTERI E SEGRETI DEL B’NAÏ B’RITH

CENTRO LIBRARIO SODALITIUM

La più importante organizzazione ebraica internazionale

EMMANUEL RATIERMisteri e segreti del B’naï B’rith

La più importante organizzazioneebraica internazionale

Edito dal nostro centrolibrario

(360 pagine). Prezzo:£ 50.000 + spese postali

Sempre disponibile:Il libro di DON ANTHONY CEKADA

“Non si prega più come prima… Le preghiere dellaNuova Messa. I problemi che pongono ai cattolici”

(60 pagine). Prezzo: £ 10.000 + Spese postali.

Page 63: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

63

ESERCIZI SPIRITUALI DI S. IGNAZIO

“Che giova mai all'uomo guadagnare tutto il mondo se poi perde l'anima? O cosa darà un uomo in cambio della sua anima?” (Matteo XVI, 26).

“Se gli uomini fanno gli esercizi spirituali, e li fanno bene, il mondo è salvo!” (Padre Vallet, C.P.C.R.).

Per gli uomini:dal lunedì 19 agosto, ore 12, al sabato 24 agosto, ore 12. A Verrua Savoia.

Per le donne:dal lunedì 26 agosto, ore 12, al sabato 31 agosto ore 12. A Verrua Savoia.

COLONIA ESTIVA DELLA CROCIATA EUCARISTICA PER BAMBINI

Per bambini di età compresa tra gli 8 (compiuti) e i 13 anni, nel ca-stello di Raveau in Francia.

DAL MERCOLEDI 10 LUGLIO AL MERCOLEDI 24 LUGLIO.

Telefonare o scrivere a Verrua Savoia per informazioni e prenotazioni

CROCIATA EUCARISTICA

DELL’ISTITUTO MATER BONI CONSILII

Loc. Carbignano, 3610020 VERRUA SAVOIA (TO)Tel. 0161/839335Fax 0161/839334

Voltaire: antisemita o anticristiano?

«Gli intrighi dei filosofi raggiungono tal-volta un’audacia inaudita. Voltaire si eramesso in testa di far ricostruire il Tempio diGerusalemme per “smentire il Dio deiCristiani ed i suoi profeti”. Il 6 luglio 1771scrisse a Caterina di Russia: “Se VostraMaestà ha delle relazioni abituali con Alì Beyio imploro la Vostra protezione presso di lui.Ho una piccola grazia da domandargli, quelladi far ricostruire il Tempio di Gerusalemme edi richiamarvi tutti gli ebrei che gli paghereb-bero un grosso tributo e farebbero di lui ungran Signore”. È veramente strano trovare

Voltaire tra gli antenati del sionismo!».JACQUES PLONCARD D’ASSAC in LecturesFrançaises n. 461 pag. 6.

Giuliano l’Apostata e Voltaire ebbero dun-que la stessa idea: ricostruire il Tempio.Passano per antisemiti; erano solo anticristiani.

Sodalitium

GrembiuleMasonnico

indossato daVoltaire

Page 64: Gian Pietro Carafa, Papa Paolo - Sodalitiumdon Curzio Nitoglia IL SINEDRIO AL TEMPO DI GESÙ: LE PERSONE Il Sinedrio era il Tribunale supremo dei giu-dei. Fu stabilito a Gerusalemme,

64

SS. MESSE

COME AIUTARCI

- Non si fanno abbonamenti a “Sodalitium”. Il nostro periodico viene inviato gratuitamente atutti coloro che desiderano riceverlo.- Preghiamo tutti coloro che, per qualsiasi motivo, non desiderano ricevere “Sodalitium” di comu-nicarlo gentilmente alla nostra redazione.- Il nostro Istituto Mater Boni Consilii ed il suo periodico “Sodalitium” non hanno altri introitiche le vostre offerte senza le quali non possono vivere.

Offerte:• Sul Conto della Banca CRT Ag. di Brusasco Cavagnolo, conto 1802189/26 intestatoall’Associazione Mater Boni Consilii.• Sul Conto Corrente Postale numero 24681108 intestato a “Sodalitium”, periodicodell’Associazione Mater Boni Consilii.

IN CASO DI MANCATA CONSE-GNA SI PREGA DI RINVIAREAL MITTENTE:

“Sodalitium” PeriodicoLoc. Carbignano, 36. 10020 VERRUA SAVOIA (TO) presso CPM TORINO NORD

DESTINATARIO - Destinataire:SCONOSCIUTO - InconnuTRASFERITO - TransféréDECEDUTO - Décédé

INDIRIZZO - Adresse:INSUFFICENTE - InsuffisanteINESATTO - Inexacte

OGGETTO - Object:Rifiutato - Refusé

ITALIA

Verrua Savoia (TO): Istituto Mater BoniConsilii - Località Carbignano, 36. Tel.(0161) 83.93.35. Nei giorni feriali, S. Messaalle ore 7,30. Tutte le domeniche S. Messaore 18,00. Benedizione Eucaristica tutti ivenerdì alle ore 21. Il primo venerdì delmese, ora santa alle ore 21.

Torino: Oratorio del S. Cuore, Via Thesauro3 D. S. Messa il primo venerdì del mese etutti i giovedì, alle ore 18,15 e confessionidalle ore 17,30. Tutte le domeniche, con-fessioni dalle ore 8,30, S. Messa cantataalle ore 9,00; S. Messa letta alle ore 11,15. Catechismo il sabato pomeriggio.

Valmadrera (CO): Via Concordia, 21- Tel.(0341) 58.04.86. SS. Messe la lª e la 3ª do-menica del mese alle ore 10, e confessionidalle ore 9,30.

Marano Vicentino (VI): Via Vittorio Veneto48, presso la famiglia Parolin. SS. Messe la1ª e la 3ª domenica del mese alle ore 18,30.Per informazioni rivolgersi a Verrua Savoia.

Maranello (MO): Villa Senni - Strada perFogliano - Tel. (0536) 94.12.52. S. Messatutte le domeniche alle ore 11.

Bologna: S. Messa la 3ª domenica del mese.Per informazioni rivolgersi a Verrua Savoia.

Ferrara: S. Messa la 2ª e 4ª domenica del mese.Per informazioni rivolgersi a Verrua Savoia.

Firenze: Via Ciuto Brandini, 30, presso laProf.ssa Liliana Balotta. SS. Messe la lª e la3ª domenica del mese alle ore 18,15 e con-fessioni dalle ore 17,30.

Roma: Oratorio S. Gregorio VII. Via Pietrodella Valle 13/b. S. Messa la 1ª e la 3ª do-menica del mese, alle ore 11.

FRANCIA

Annecy: 11, avenue de la Mavéria. SS. Messela 2ª e la 4ª domenica del mese alle ore 10e confessioni dalle ore 9,00. Tel. dall’Italia:(0033) 50.57.88.25.

Lione: (2ème) 36, rue Compte presso la fami-glia de Gantes. S. Messa la 2ª e la 4ª domeni-ca del mese alle ore 17, e confessioni dalleore 16,30. Tel. dall’Italia: (0033) 78.42.14.79.

Cannes: 4, rue Fellegara. S. Messa la 2ª e 4ªdomenica del mese alle ore 10,15.

Tours: rue d’Amboise. S. Messa tutte le dome-niche alle ore 10,30.

SPAGNA

Arenas de Iguña: 37450 Carrettera general,n. 90, presso le signore Maria e PilarAlejos. Per informazioni: Tel. dall’Italia(0034) 942.82.66.57.