La Storia Di Cortina

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LA STORIA DI CORTINA D’AMPEZZO

Capitolo 1: Tre cacciatori nella Preistoria

Capitolo 2: ll tempo della scrittura

Capitolo 3: I Romani in Cadore

Ilaria A.

1.Tre cacciatori nella Preistoria

Recenti ritrovamenti archeologici testimoniano che, già a partire dall’ultima glaciazione (10.000 anni a.C.), tribù stanziate ai piedi delle Prealpi, salivano sulle montagne circostanti Cortina per la caccia a cervi e stambecchi.

Ci sono tre ritrovamenti fondamentali:

Il primo è quello della tomba di un uomo vissuto nel paleolitico, morto mentre saliva sui pascoli alti e sepolto dalla sua tribù con un vasto corredo di utensili e abbigliamento.Il luogo del ritrovamento è in Val Rosna, ad Ovest di Cortina.

-Primo ritrovamento-

-Secondo ritrovamento-

Il secondo antenato, vissuto in epoca Mesolitica, anche lui morto mentre andava a caccia circa 7.500 anni or sono, è stato ritrovato a Mondevàl a pochissima distanza da Cortina tra la Croda da Lago e il Pelmo. Anche la sua tomba contiene un ricchissimo corredo ed è visitabile nel museo di Selva di Cadore.

-Terzo ritrovamento-

Il terzo ritrovamento è quello dell’uomo del Similaun vissuto intorno a 5000 anni fa in epoca Neolitica.

L’uomo viveva di caccia, pesca ma pure di raccolta. Conosceva la lavorazione dei metalli, indossava ornamenti ed era tatuato.

La sua salma è oggi custodita nel museo archeologico di Bolzano.

Tutti e tre gli uomini dei ritrovamenti si possono considerare gli antenati degli antichi Veneti: i PALEOVENETI.

2.Il tempo della scrittura

Scavi e ritrovamenti in molte località del Veneto, testimoniano che i Paleoveneti conoscevano la scrittura.

Essi incidevano su lamine di metallo e sulle pietre; usavano un alfabeto mutuato dagli Etruschi e bustrofedico (cioè da destra a sinistra).

Pietre incise, cippi confinari, pietre funerarie, lamine ed oggetti in bronzo con incisioni in etrusco sono stati ritrovati in varie località: Lagole di Calalzo, sul Monte Pore vicino all’Averau, a Mondeval (il sito dell’uomo mesolitico), per arrivare ad est del Cadore fino in Carinzia.

Più a sud, l’area paleoveneta si spingeva fino a Verona e Vicenza e aveva come epicentro Este, luogo di numerosi ritrovamenti.

Le più antiche scritte risalgono al VI-V sec a.C. mentre le più recenti sono databili al I sec a.C. , quando era già in corso l’occupazione romana.

Il popolo paleoveneto occupava già stabilmente il fondo valle (Feltre, Calalzo, Auronzo) in cui aveva i propri santuari.

Stagionalmente frequentava gli alti pascoli per l’alpeggio e la caccia.

Alla periferia della conca d’Ampezzo i Paleoveneti ci hanno lasciato comunicazioni scritte ( cippi confinari o pietre funerarie). A Cortina non ci sono stati ritrovamenti di questo genere, ma non significa che la conca non sia stata abitata.A Cortina non sono mai state fatte ricerche archeologiche sistematiche.

3.I Romani in Cadore

A Cortina non vi è traccia nemmeno di ritrovamenti Romani.

Alla luce dei ritrovamenti Paleoveneti, avvenuti alla sua periferia, si può però affermare che certamente i Romani erano presenti in tutte le zone attorno a Cortina.

La conca d’Ampezzo, in latino “Ampitium”, si trovava a nord ovest del territorio veneto occupato dai Romani.

Il territorio aveva la sua delimitazione, a ovest, fra il Pelmo e il Civetta e, a nord, l’odierna Pusteria.

I Romani giunsero in Cadore probabilmente da Aquileia passando per Julium Carnicum (oggi Zulio).

Attorno al I sec la nostra regione faceva parte di quel municipio.

Lungo la valle del Piave esisteva già il municipio di Belluno che confinava appunto con Julium.

Più giù c’era quello di Feltre che confinava con Trento.

Alle pendici del Civetta sono state scoperte due iscrizioni nella roccia con la scritta FIN BEL JUL cioè CONFINI DEL MUNICIPIO BELLUNESE CON IL MUNICIPIO JULIENSE.

Sono stati effettuati numerosi altri ritrovamenti Romani.

A Nord una strada consolare con un importante insediamento a Sebatum (periferia di Brunico).

Una decina di cippi militari fra Vipiteno e S. Candido.

Una città con terme , case ,mercati e foro ad Aguntum ( periferia di Lienz). .

Più a sud , a Valle, è emersa una lapide che testimonia l’esistenza di un insediamento romano.

Poco oltre, a Pieve, è stato ritrovato l’impianto di riscaldamento di una villa signorile e un prezioso pavimento a mosaico.

Fra Valle e Perarolo sono stati riportati alla luce importanti resti di una strada romana.

A Pozzale, a Calalzo, a Vallesella e Lozzo sono state ritrovate tombe ricche di oggetti e monete.

Presso Feltre passava la grandiosa strada consolare Claudia Augusta: 350 miglia fra Altino (mare Adriatico) e il Danubio, passando per Merano e il Passo Resia.

La Storia di Cortina d’Ampezzo

Capitolo 4: Il buio con i Longobardi, Franchi e Ottoni.Capitolo 5: Il nome sulla pergamena. Lunga vita a

Botestagno

Sanaa El Qjiri

Dalla fine dell’impero romano

Per circa otto secoli la storia non ci racconterà più nulla

Né per l’Ampezzo né per gli abitanti del Cadore

Non esiste uno scritto, un monumento, nemmeno una pietra a dire come vivevano, che usanze avevano, dove abitavano.NULLA

Invasioni barbariche

Portarono nelle vallate nuovi abitanti fuggiti dalle città insicure

Si rifugiano i popoli paleoveneti dando origine ai ladini dolomitici

A est si rifugiano altri popoli

I Longobardi Governarono l’Italia Dividono il territorio e la sua popolazione in

dieci comunità Ritengono che il Cadore abbia mutuato le

Regole

I Franchi Durante il loro dominio c’è la nascita del

monastero benedettino di S.Candido in Pusteria

Alla fine dell’epoca si formano i confini linguistici

A nord il tedesco A sud il latino e l’italiano Nelle famiglie si continuerà a parlare ladinoladino

Il primo documento nel 1156 Il 15 giugno festa di S.Vito martire Due fratelli comprano da un trevigiano un

terreno Dicono al notaio che si trova in”Ampitium

Cadubri” È la prima volta che appare il nome di

Ampezzo ed è scritto sulla pergamena custodita nell’archivio di S.Vito

Il secondo documento nel 1175 Un altro passaggio di proprietà, il notaio descrive a

Botestagno Il venditore: un nobile di Monguelfo L’acquirente: Gabriele da Camino Il prezzo: 60 lire veronesi Si tratta di un discreto affare con testimoni tedeschi,

romani e longobardi Tutti i presenti conoscevano la lingua ufficiale il

latino Usata dai notai, dai preti, dai e dai mercanti e dai

viaggiatori

I Signori Da Camino, crociate e affari

Capitolo 6-7

Capitolo 6-I Signori da Camino

Aquileia, era vasta come uno stato, che andava dalla Carinzia a Verona, dove confinava con il vescovado di Freising.

Il Patriarca concede porzioni ai suoi sudditi, i quali assumono gli stessi obblighi di fedeltà e di servizio.

Così: Belluno, Treviso e il Cadore, vengono ceduti ai signori da Camino, dove la casata ha le sue radici.

, C a d o r in i a m p e z z a n i e i l .c o d ic e d i n o rm e

I cadorini e gli ampezzani restano quasi due secoli con i Caminesi.

I cadorini sanno sfruttare la loro collocazione di confine, c’erano sentinelle di guardia sulla più importante strada fra la Germania e la pianura, ottenendo sempre più concessioni e libertà.

Piccolo codice di norme, chiamato Statuto, che è per i cadorini la prima certezza del diritto.

Gli archivi riportano le istituzioni del Cadore. I conti da Camino, riuscirono a governare la regione

attraverso uomini di fiducia: podestà

Il lo r o c a p o e C o r t in a’d Am p e z z o

Capo era detto “marigo”, esso definiva sia i prati e i pascoli di proprietà collettiva e anche l’assemblea dei capifamiglia.

Le decisioni venivano prese democraticamente e registrate dal marigo, in un libro verbale chiamato “laudo”.

Col passare del tempo, il complesso di deliberazioni diventeranno piano piano il regolamento interno di ogni Regola.

Si contano ventisette regole in tutto il Cadore.

Territorio di Cortina Il territorio di Cortina

risulta diviso in due dal torrente Boite: la Regola di Larèto che occupa la parte a sinistra e la Regola di Ambrizòla, che occupa la parte destro.

Tutte e due insieme formano: il “Comun de Anpezzo”.

F in e d e lla S ig n o r ia La fine della signoria dei conti da Camino, accade per

mancanza di maschi Rizzardo VI, che è l’ultimo della casata che lascia tutrice delle tre figlie la loro madre Verde.

Questo è un buon segnale per Venezia, che fa veloce per impadronirsi di Treviso.

Così riesce ad occupare Belluno e Feltre. Il Cadore coglie l’occasione per dichiararsi fedele alla contessa

Verde. Il principe incassa 2500 denari veneziani come tributo, promette

la sua protezione, ma non invia nessun funzionario in Cadore, che comincia a governarsi da solo.

Il p a t r ia r c a e la r e l ig io n e Nel 1347 il patriarca

ritorna in possesso del suo feudo.

La regione è diventata una piccola repubblica. Il patriarca la riconosce.

7 - C a p it o lo Il B u o nB e r t r a n d o

Nel 1347, le sorelle Caminesi, piangevano il perduto loro feudo montano.

Carlo IV se n’era tornato in Boemia e il patriarca veniva a prendere diretto possesso del Cadore.

Nel castello di Pieve accoglieva i cinquanta delegati delle dieci centurie, venuti per baciargli devotamente l’anello e per rendergli l’omaggio.

Per la centuria di Ampezzo erano presenti il marigo Zanetto Costantini, gli Ufficiali Giovanni e Zanetto da Campo, Bambanino e Giacomo oste di Acquabona.

Così il cancelliere Odorico Soldano verbalizzava il grande momento.

Il patriarca avrebbe mandato un governatore per difendere i due castelli ed un vicario che conoscesse le leggi per la giustizia.

Le r e g o le

A nessuno sarebbe stato permesso di provvedere al trasporto delle merci nel territorio del Cadore, il privilegio era da sempre ai cadorini che lo svolgevano con il sistema dei turni, detto a “rodolo”.

A nessun cadorino sarebbe stato imposto di uscire dal paese per fare il soldato, soltanto per difendere il territorio della santa chiesa aquileiense.

Infine veniva confermata l’unitarietà del distretto del Cadore e di Caprile, con tutti i suoi diritti su miniere e possedimenti, da Ospitale a nord d’Ampezzo, fino a termine sulla strada per Belluno.

Ora le vedevano tramutare in diritti. Nei prossimi sei secoli sarebbero stati alla base della loro

splendida e invidiata autonomia.

6 -7F in e c a p it o lo

Erica Gaspari

La storia di cortina

Capitolo 8: A Venezia a Venezia Capitolo 9: La vita all'ombra del Leone

Capitolo 8

Il primo patriarca si chiamava Bertrando,

dopo di lui ci furono:

-Nicolò di Lussemburgo

-Lodovico della torre

-Marquado di Randeck

-Filippo di Alencon

-Giovanni di Moravia

-Antonio Caetani

-Antonio Pancera

ed infine Lodovico di Teck

La repubblica

Intanto la repubblica avanzava

minacciosa alla conquista di territori

in terraferma.

Date importanti:

1418 i veneziani prendevano Feltre e Belluno 1419 Cividale del Friuli Il 6 giugno del 1420 entravano a Udine

il doge

La pressione del Doge era troppo forte. La decisione avvenne in estate. Il Cadore avrebbe

negoziato l'adesione a Venezia

il 31 luglio 1420 gli stessi ambasciatori

Nicolò Palatini, Antonio Venàs e bartolomeo Sala, appena ritornati a Udine partirono per

Venezia

La Serenissima

La Serenissima avrebbe percepito

i dazi, le multe, i provvedimenti

delle miniere e tutte le multe pecuniarie ma non avrebbe mai imposto nessun'altra gravanza

al Cadore; i Cadorini sarebbero sempre accorsi in difesa del loro territorio ma non sarebbero

stati precettati al di fuori di esso.

Capitolo 9

All'arsenale l'istruzione era vitale, importanza

veniva riservato la facoltà di interferire

nella proprietà dei boschi, reclamata dai cadorini

infatti le navi erano costruite con in legname dei boschi del cadore,

Le multe

L'importo delle multe e delle condanne pecuniarie dovevano entrare nelle casse della

Serenissima.

Le funzioni religiose

Le funzioni religiose non dovevano essere sottoposte dai preti a tariffario,come un

qualunque servizio notarile ma bisognava lasciare l'elemosina per il compenso.

La laica Venezia non voleva tirarsi addosso accuse di simonia

Le pene

Le pene di Dracone:

-il taglio della lingua

-bollatura a fuoco sul volto

-perdita della mano

previste per alcuni reati

però a Venezia non erano ammesse dall'ordinamento giuridico veneziano per la loro

ferocia, perciò so dovevano sostituire con le pene previste dalle leggi venete.

Per il resto la repubblica accettava interamente

quanto i legislatori cadorini avevano deciso,perché cosi la pace sociale sarebbe stata

tutelata.

I cadorini

I cadorini quando frequentavano Venezia dai tempi immemorabili soprattutto perché vi si

parlava la stessa lingua, mentre nella città del nord come Brunico, Bressanone occorreva parlare il tedesco anche se non era molto conosciuto. Con il nuovo status politico ciò

divenne ancora più agevole.

A Venezia arrivava il legname del cadore e ampezzano,invece dalla laguna saliva il sale.

Ma i cadorini importavano importavano vino,olio,tessuti,medicinali e molto altro.

Durante la stagione invernale gli abitanti del cadore si scendevano a Venezia per lavori

precari.

La guerra una domenicapomeriggio

1508

L’arrivo dei Tedeschi Il 22 febbraio del 1508, i tedeschi di pomeriggio

entrarono in Alverà. Erano due-tremila. Arrivarono inaspettati al Castello di Botestagno, difeso allora dai soldati veneziani. I cadorini avevano paura dei tedeschi, ma il generale tedesco Trautson giurò che non avrebbe ucciso nessuno; gli bastava trovare riparo per la notte. Il mattino seguente ripartirono alla conquista del Cadore. Ma nessuno in Cadore, pensava che i tedeschi avrebbero ardito affrontare la muraglia di neve salendo da Landro a Misurina.

La brutta notizia per Venezia Il 23 febbraio Trauston proseguì la marcia, ma nel

pomeriggio passò al luogo fortificato della Chiusa, dove i Cadorini s’erano arroccati. Senza perdere tempo, i tedeschi si arrampicarono a Vinigo e sulla forcella di Sadòrno, per piombare alle spalle dei difensori, che a stento riuscivano a riparare nel Castello di Pieve. La gente dei villaggi era in fuga sulle montagne mentre i messaggeri correvano a dare la brutta notizia a Venezia.

Assalto dei Tedeschi Martedì 24 Trautson metteva l’assedio al castello,

minacciando di sottoporre il paese a ferro e fuoco se non gli si aprivano le porte. Il castellano veneziano Pietro Gissi dato la sua inesperienza, fece entrare i tedeschi. Inutilmente i difensori cadorini implorarono di resistere, che i soccorsi sarebbero giunti. Venezia cercò di “azionare” tutti i soldati per recuperare la disponibilità del Cadore. I Tedeschi entrarono nel Castello, lasciando andare i civili spogliati dai loro beni.

L’attacco del Cadore I Cadorini decisero di formare due colonne, una

comandata da Savorgnano che arrivava dalla Carnia arrivando per la forcella Mauria, e l’altra più agguerrita rinforzata da artiglierie, accorreva da Feltre al comando di Bartolomeo d’Alviano. Gli accordi erano di attaccare insieme prendendo in mezzo i tedeschi. Ma i cadorini si fecero scoprire aprendo i fuochi per il cambio della marcia, causato dalla neve. Trautson abbandonò frettolosamente il forte tornando a casa.

La battaglia Era il 2 marzo 1508. I veneziani decisero di

nascondersi lungo i fianchi fra gli alberi, e Alviano stava occultato fra le case di Valle. Trautson passò di lì con, si presume la sua famiglia su una slitta, marciando deciso, ma all’improvviso fu la strage. I cronisti veneti scrissero che sui campi di battaglia furono contati milleottocento cadaveri di tedeschi, fra cui tutti comandanti. I veneti uccisi furono 50. Pochissimi prigionieri portati a Venezia.

La vendetta La vendetta non poteva non giungere. L’anno dopo

la guerra riprese. I tedeschi tornarono in Cadore e in Ampezzo dalla via di Trento e la Valsugana, incendiando e sterminando. Ma i due castelli, di Botestagno e di Pieve resistettero. La guerra che intanto si era espansa a Francia, Savoia, Este, ecc. languì nel 1510 per riesplodere nel 1511. Il castello di Pieve dovette arrendersi per la mancanza di soccorsi. Tutto ciò che conteneva fu saccheggiato. Dopo quattro anni di assedio i tedeschi entravano a prezzo di denaro nell’orgogliosa fortezza. Con quella anche la comunità d’Ampezzo diventava austriaca e imperiale.

Ampezzo Imperiale Dopo secoli di felice convivenza col Cadore,

Ampezzo se ne distaccava per diventare fedele all’impero. Lo sarebbe rimasta fino alla prima guerra mondiale. Il legame religioso restava in piedi col patriarcato di Aquileia-Udine, che sarebbe invece cessato al tempo di Maria Teresa.

Cortina d’Ampezzo

LA NUOVA VITA IN’AMPEZZO

Cortina per diventare una repubblica seguì l’ esempio del Cadore.

Inizia a prendere nome di mangnifica comunità

IL “PIEN ET GENERAL CONSEGLIO”

Era la sede principale della repubblica ampezzana

Si formava da un vicario,sei laudadori,il marigo,due sindaci e un officiale.

Il vicario era un notaio che conosceva tutti gli statuti cadorini.

LA GIUSTIZIA C’erano alcuni consoli insieme al comando

vicario. Innsbruck si lamentava per le sentenze Cortina più volte si scontrò col governo

centrale per non attenersi alla gurisdizione austriaca.

IL LIBRO DEGLI STATUTI Era un libro che dimostrava il diritto delle

autonomie a Cortina. è ancora oggi conservato nel museo delle

REGOLE D’AMPEZZO. è scritto in latino.

LA GRANDE RICCHEZZA

Il legname era una grandissima ricchezza ampezzana.

Consentiva di pagare le tasse a Vienna Dava la possibilità di costruire nuovi beni,come

la S. chiesa parrocchiale barocca. Così Cortina divenne un paese invidiato molto

del Tirolo.

I francesi e la libertà

In Ampezzo e in Cadore non esistevano classi sociali e quindi disparità.

Tutti erano uguali tra loro e i diritti di uomini e donne erano gli stessi anche nelle istituzioni (dette Regole) in cui si prendevano decisioni a riguardo dell’ambiente.

Distaccatosi dal Cadore, Ampezzo aveva conservato un tenore di vita che escludeva titoli nobiliari, resistendo al Feudalesimo già istituito in ogni luogo circostante.

Zamaria Zanna Zamaria Zanna (1670)

facendo il soldato si guadagnò tanti complimenti da meritarsi zecchini d’oro ed una “patente di nobiltà”. Decise così di costruirsi un castello, ma il Comune di Cortina fermò i lavori per limitare la nobiltà appunto.

L’arrivo dei francesiI francesi arrivarono il

Cadore ed in Ampezzo, portando guerre e saccheggi, e rubando libertà,fraternità ed uguaglianza, qui già esistenti e molto importanti.

Dal 1798, quando per la prima volta i francesi attaccarono il Cadore ed Ampezzo, ci fu un periodo di saccheggi, furti, rapimenti e piccole guerre.

Mentre Venezia si arrendeva vigliaccamente, nel Tirolo si organizzava una truppa polacca.

Il 31 agosto 1809 un esercito Franco-Italiano assalì Cortina distruggendo la chiesa medioevale e bruciando l’intera frazione di Chiave. Per terminare il lavoro, i soldati saccheggiarono ed uccisero migliaia di persone.

Nel 1810 Ampezzo e Dobbiaco vennero aggregati al Cadore; tutti sotto il potere di Udine.

Soltanto pochi anni dopo, Ampezzo Dobbiaco tornavano in mano al Tirolo.

Nel frattempo il Cadore diventava parte del territorio Lombardo-Veneto.

Fine

Capitolo 14

Il '48 e le riforme della modernità

Quel periodo la guerra aveva fatto molti danni soprattutto nel nord Italia. Cortina ora non era più un paese di frontiera ma un paese strategico per le comunicazioni tra le varie province a lei vicino.

Bisognava quindi ricostruire le vecchie strade oramai distrutte in strade efficienti; Già nel 1823 partivano i lavori nel tratto da Dobbiaco a Cortina, nel ’31 era anche pronta la strada fino a Conegliano.

Grazie alle nuove strade si aprirono le porte del turismo ma per colpa del brutto tempo ci furono frane che distrussero le strade e portarono Cortina in una carestia fino al 1820. Gli abitanti si salvarono grazie alla coltivazione della patata. La situazione di Cortina e dintorni tornò normale prima della rivoluzione francese.

La rivolta del ’48 scoppiata a Parigi e Vienna riportarono Cortina in una situazione difficile perché la rivolta si sviluppò anche per il cadore. Cominciarono ad affluire soldati da tutte le parti. Alla fine il cadore depose le armi. In quei 2 mesi che vennero a seguire Cortina fù la retrovia dell’esercito austriaco.

La fedelta all’imperatore venne premiata dal governo e Cortina ricevette come premio una bandiera con sopra la Madonna e medaglie ai capi e ai volontari. il Lombardo Veneto nella monarchia iniziava la splendida stagione delle riforme. Dove molte di queste furono cambiate in modo da potersi aprire con i paesi esteri.

I primi interventi per il turismo arrivarono nel 1851 insieme a leggi ferroviaria e anche sull’albergo. Diventano patrimonio di Cortina anche tutti i terreni che non sono utilizzabili (montagne, canali, vie pubbliche, ecc.)

FINE

●Massimiliano promise a Cortina le autonomie,ma ad ogni trono gli ampezzani dovevano combattere perché la promessa venisse mantenuta.

• Il codice penale era stato impostato dalla madre Maria Teresa.

• Quello civile venne subito dopo emanato dal figlio Giuseppe

• Venne data all’asta nel 1782

• Perché ci furono dei cambiamenti importanti.

88

Storia di cortina d’Ampezzo Capitolo 17 –18

* Ventinove mesi sulle Tofane

* I primi dieci anni in orbace

di Maria

La fine dell’epoca d’oro Dopo l’omicidio di Sarajevo termina l’epoca d’oro per

Cortina d’Ampezzo. Per quattro secoli consecutivi Ampezzo ebbe il

meglio dalla vicina Italia , lingua, clima,tradizioni e commerci, senza averne i problemi che afflissero il vicino Cadore (tasse, guerre, emigrazione). Godeva di un eccellente governo, l’amministrazione era alla portata di tutti ed il sistema scolastico era serio e gratuito.

Tutto andò per il meglio fino a quando, nel 1914, iniziò la guerra.

La guerra Vennero chiamati alle armi tutte le classi nelle sfere di età fino ai 55

anni per andare a combattere. A Cortina il turismo declinò vorticosamente, e per la prima volta nella

storia gli alberghi si svuotarono.

Nell’inverno 1914/15 il paese resta senza uomini, tutti arruolati nell’esercito austriaco prevalentemente sul fronte galizianoArrivano continuamente annunci di morte dai Carpazi e sul fronte della Serbia.L’Austria sta perdendo le sue migliori brigate.

Fra l’Italia, l’Austria e la Germania, sin dal 1882, è in vigore un trattato di alleanza che ogni cinque anni viene rinnovato, l’ultimo rinnovo risale al 1912.Ma il 23 maggio 1915 Francesco Giuseppe imperatore d’Austria riceve una dichiarazione di guerra dall’alleato Italiano.

Il passaggio dall’Austria all’Italia Il 24 maggio 1915 anche Cortina conosce la guerra. Il 25 maggio in paese rimasero solo donne, bambini e vecchi

inabili. Nonostante questo l’esercito italiano non si faceva ancora

vedere. Passano così anche il 26 e 27 maggio, fino a quando il 28

maggio, un ufficiale, sceso dal passo Tre Croci, si presentò in municipio ad annunciare le istruzioni che il maggiore italiano Bosi intendeva rendere note prima che il suo esercito occupasse il paese.

Il 29 maggio 1915 l’Italia conquista Cortina senza usare nemmeno un’arma.

La ripresa di Cortina d’Ampezzo Nel 1917 gli anziani soldati ampezzani tornarono a

casa, la vita riprende. Si ricostruiscono i villaggi, ripuliscono i boschi, prati e pascoli dai residui bellici e si riappacificano gli animi.

Nel 1918 il futuro del paese è ormai chiaro, l’impero austriaco è finito. Il confine viene spostato al Brennero e l’amministrazione locale governa come ai vecchi tempi.

La rinascita del turismo a Cortina Nel 1921 l’associazione nazionale degli alpini tiene per la prima volta

la sua adunata in Ampezzo, inaugurando anche il monumento al Cantore

Nell’estate 1922 le principesse Giovanna e Mafalda figlie dei re vengono ospitate per la prima volta nel paese. Da quella volta la famiglia Savoia sarà spesso a Cortina.

Nel 1923 Cortina viene assegnata alla provincia di Belluno, molti sperano di tornare a fare parte delle province di Trento e Bolzano ma non fu possibile.

Nel 1922 il principe Umberto venne ad inaugurare la ferrovia di Calalzo.

Nel 1924 il barone Franchetti costruisce la prima funivia a Cortina.

Il Fascismo In questo periodo viene subito agevolato lo

sviluppo turistico della valle d’Ampezzo Nel 1928 al paese viene concessa

l’elettrificazione della ferrovia. Arrivano anche le leggi a favore del credito

alberghiero.

La crisi americana dell’1929 Questa crisi colpisce anche Cortina. molti alberghi dichiarano il fallimento tra

questi il Girardi ed il Tre Croci. Con gli albergatori, pure operai, artigiani e

professionisti, anche dei paesi vicini, finiscono al lastrico.

Un dramma sociale di cui si parlerà per anni.

Gli anni trenta Questi anni per il turismo sono un boom. Le presenze sono in costante aumento e le iniziative

collaterali contribuiscono all’immagine di Cortina. L’ANAS asfalta la strada Alemagna di Cortina, le

automobili cominciano ad essere più numerose delle carrozze e così nascono le prime autorimesse

1933 si inizia a parlare della casa Balilla ma l’affare non arriva mai in porto per vari motivi.

Arrivano i grandi del regime Il ministro Stefani compra casa a Manaigo. Italo Balbo costruisce lo chalet a Misurina. Giuriati, potente gerarca fascista, al quale piace fare

alpinismo, rappresenta volentieri il governo nelle inaugurazioni di rifugi alpini ricostruiti dopo i guasti della guerra.

Achille Starace, suo successore, in divisa sponsorizza nella stagione invernale il trofeo di sci-alpinismo intitolato ‘segretario del partito’

Per quattro secoli Cortina ebbe la meglio sul Cadore, a causa dell’immigrazione della popolazione oltre Oceano.

In quel periodo Cortina godeva di grande ricchezza grazie agli emigrati Veneti e Tirolesi.

Godeva anche di un ottimo governo, una eccellente amministrazione della giustizia e un sistema scolastico di serie A.

Nel luglio 1914 la guerra pone fine alla pace a Cortina.

La guerra porta Cortina alla rovina, finisce il turismo e la tolleranza politica.

Nell’inverno 1915 il paese è senza uomini, arrivano annunci di morte da: Serbia, Carpazi e dalle città fortezza dell’est dove anche l’Austria sta perdendo le sue brigate.

Dal 1882 fra Italia, Austria e Germania era in vigore un trattato di alleanza che si rinnovava ogni cinque anni.

L’ultima volta che fu rinnovato era il 1912. Il 23 maggio Francesco Giuseppe con

stupore ricevette la dichiarazione di guerra.

Il 24 maggio Cortina ebbe la notizia che l’Italia scendeva in guerra.

Così i gendarmi, le guardie di finanza e di dogana ebbero l’ordine di proteggere con gli schiavi Brunico.

Il tardo pomeriggio del 28 una pattuglia italiana scende a Cortina per rendere note le intenzioni italiane.

Il 29 maggio l’esercito italiano prende possesso di Cortina su due colonne una a San Vito e una dalle Tre Croci senza sparare un colpo