La Persona e la Vulnerabilità. Nuovo modello in sanità. Prof. Raffaele Sinno Docente di Bioetica...

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La Persona e la Vulnerabilità.

Nuovo modello in sanità.

Prof. Raffaele Sinno Docente di Bioetica ISSR- Benevento Facoltà Teologica Italia Meridionale. Docente di Bioetica Master in Bioetica Università degli Studi di Bari.

Comitato di Bioetica Provincia Romana dei Fatebenefratelli. Resp. Day Surgey Anestesiologico Osp. Fatebenefratelli di Benevento.

Che cosa è bene fare?

Cosa scegliere?

Quali principi etici?

Per ovviare alle difficoltà di una fondazione

relativista e sincretica in bioetica è stato

proposto il modello etico del Personalismo.

BENEOBIETTIVO

UMANO

POLITEISMO ETICO NON

CONDUCE DI FATTO AL RELATIVISMO ETICO

TOLLERANZA ETICA NON SIGNIFICA INDIFFERENZA ETICA

IL PLURALISMO ETICO:

Antropologia di riferimento;

Chi è la persona umana?

Che cosa significa la dignità di essa?

LA FONDAZIONE DEL GIUDIZIO ETICO:

La giustificazione di una scelta;

La Gerarchia di valori da attribuire nella scelta.

A quali valori occorre riferirsi per fondare

il giudizio etico su ciò che è lecito e ciò

che lecito non è?

Nel corso dei secoli si sono confrontati

due sistemi di riferimenti etici :

IL Cognitivismo etico;

IL non Cognitivismo etico.

Il Cognitivismo considera la possibilità di

fondare razionalmente e oggettivamente

le norme morali.

Il Non Cognitivismo afferma che i valori

non possono essere oggetti di conoscenza.

I CARDINI DEL NON COGNITIVISMO.

La “legge di Hume” e la fallacia naturalistica:

Non è legittimo ricavare una norma (e quindi un

imperativo, un dover essere) da un fatto.

Empirismo e neo-empirismo:

Soltanto gli enunciati descrittivi (e non quelli

prescrittivi) possono essere veri o falsi.

I fatti sono conoscibili, descrivibili con il verbo

all’indicativo (is),

e sono dimostrabili scientificamente

(verificazione – falsificazione).

I valori e le norme morali sono semplicemente

presupposti e danno luogo a giudizi prescrittivi

(ought) indimostrabili. Non è possibile dedurre

direttamente dalla descrizione dei fatti empirici

delle norme morali. E’ indebito il passaggio dal

“IS” al “OUGHT”, dal ”essere” al “dover essere”.

Questo percorso nega la Metafisica ,

che dobbiamo invece rileggere come

percorso di riconciliazione

tra essere e dovere essere.

Il Personalismo tenta di superare questa

apparente inconciliabilità e propone il

passaggio dall’ essere al dovere essere.

Propone un finalismo non gerarchicamente

imposto, al contrario un livello di passaggio

e ricerca dalla quantità alla qualità dell’essere,

che si evidenzia nella manifestazione nel

suo esistere.

Che cosa è la Persona ?

Chi è la Persona ?

La persona è Identificazione di un identità,

un’ attribuzione di identificazione.

Tre sono i piani d’indagine del concetto

di persona, in relazione alla riflessione della

bioetica contemporanea.

1.IL Superamento del livello biologico e

la considerazione dei suoi limiti.

2.Lo Studio inferenziale della persona.

3. La Costitutività ontologica della persona.

L’aspetto biologico non può prescindere dalla

idea che il “ sensismo”, e il suo corrispettivo

giuridico che è l’utilitarismo, negano il concetto

di persona ritenendolo susseguente,

non necessario.

Il Biologismo nella ricerca di una radice

comune a tutti gli esseri viventi azzera

(riduzionismo) le gradualità ontologiche,

che sono un’ evidenza (un fatto e un valore)

di per sé scientifica, oltre che etica.

Nella riaffermazione delle differenze non è

implicita la dichiarazione di una sopraffazione

ontologica, al contrario si evidenzia un

percorso comune naturale, in cui la titolarità

non è solo dipendente da un maggiore o

minore grading di razionalità referenziale .

All’interno del panorama bioetico esistono

due punti di analisi e di prospettive per quello

che concerne la Persona.

La prima si definisce Ontologica ossia

contestuale al suo stesso Essere – persona.

Il suo obiettivo è una ricerca sostanziale prima

che attualistica del suo essere persona.

La scuola ontologica ricerca un percorso in cui

l’atto empirico del divenire persona è solo un

punto di partenza contestuale, e offre spunti di

argomentazione razionali che suggeriscono

gradi di adesione all’ essere - Persona .

La scuola Ontologica si oppone alla posizione

Funzionalistica – Attualistica.

La corrente di pensiero attualistica-funzionalista

ritiene che la persona sussiste nella

manifestazione dei suoi atti, nella valutazione di

essi, e studia “ l’essere persona” con un

metodo empirico, valutando la persona dai

caratteri e dalle qualificazioni che possiede.

I caratteri presi in considerazione sono:

Razionalità; Relazionalità; Autocoscienza; Autonomia.

Il capostipite di questa linea di pensiero è

H.T . Engelhardt che ritiene essenziale la

presenza dell’autocoscienza e della

relazionalità

come elementi di distinzione tra il semplice

essere senziente e quello dotato di giudizio

morale a cui si attribuisce per questo

il titolo di Persona.

Si tratta di un estensione del biologismo

Trascendentale nel senso che “ l’ Io

Kantiano”

è considerato tale solo perché organizzato

secondo un ordine gerarchico di strutture

biologiche, rivolte al funzionamento

di facoltà superiori.

Le scelte morali sono conseguenze della

presenza di queste facoltà, senza le quali non

esiterebbe non solo il giudizio,

ma la stessa Etica, a cui non si riconosce

nessuna valenza Universale.

Gli individui che non sono in grado di dare il

proprio consenso diventerebbero “oggetti” della

beneficenza degli “agenti morali”, che potrebbero

decidere di proteggerli, ma potrebbero anche

decidere di sacrificarli in vista della realizzazione

di altri beni.

Una fondamentale distinzione dalla posizione

Funzionalistica-attualistica della persona è

quella di Derek Parfit, capostipite di una corrente

di pensiero che oggi si indica con il termine di

approccio psicologico-empirista.

La dignità di una persona dipende,

secondo

D. Parfit, dalle sottodeterminazioni dei suoi

stati mentali-coscienti.

“ La coscienza di sé – self determination –

rappresenta un aspetto generale di un

livello

di semplice organizzazione strutturale, la

nuova frontiera da indagare è l’essenzialità

della mente come locus di differenze” ** D. Parfit, Ragioni e persone, University Oxford Press, 1984.

Queste posizioni conducono a limitare

la mente a coscienza, con le relative mappe

neuronali.

Il riduzionismo etico – giuridico deriva,

come conseguenza applicativa, da tale

visione socio-biologista.

“ L’ovulo fecondato non è un essere umano e una persona fin dall’inizio, ma lo diventa lentamente,la distruzione di questo organismo all’inizio non è moralmente sbagliata,ma a poco a poco lo diventa. Mentre all’inizio non è per nulla moralmente sbagliata, in seguito diventa una mancanza non grave che sarebbe giustificata solo se, tenuto conto di tutto, la futura nascita del bambino fosse un’eventualità peggiore per i suoi genitori o per altri. Solo quando un essere Umano diventa persona diventa un atto moralmente sbagliato.

Un ulteriore problema sollevato dall’attualismo

Psicologico è come si inserisce l’identità

personale all’interno della coscienza

( self-determination).

Questa posizione ha condotto alla costituzione

di un ‘etica che rifiuta una costruzione Universale

per attenersi agli aspetti socio-psicologici individuali.

“Nell’etica non c’è verità (…): la stessa varietà storica dei principi

morali convince che essi son frutto di processi culturali, sociali e personali,

e non sono riconducibili ad un’astratta e metastorica zona della verità

immediatamente intuibile da ogni intelletto”

U. SCARPELLI, L’etica senza verità, Il Mulino, Bologna 1982.

“Un’etica è dunque sempre e radicalmente individuale (…). Non c’è ragione definitiva per cui la mia risposta

debba valere per altri: posso soltanto presentare argomentando la mia risposta perché ciascuno giudichi

se e fino a che punto possa diventare risposta sua. Ognuno segue nell’etica la sua strada, ognuno può offrire

persuasione, ognuno deve infine decidere per sé stesso”

Nel proporre un’ etica della tolleranza questo

sistema si contraddice, perché poi accetta

le conclusioni del contrattualismo che non

attribuisce dignità di persona a quei soggetti non

in grado di esprimere le proprie volontà.

E’ una tolleranza di parte!!!

personeesseri umani

esseri nonumani

Sul versante diametralmente opposto si

pone il Personalismo, che ritiene la persona

una dinamica espressione dell’essere.

Per questo la persona è sostanziale, relazionale,

libera, capace di tendere alla trascendenza.

Il concetto di persona presuppone un

convincimento: che l’uomo “sporge”

(emerge) dalla natura-ambiente, si

percepisce come soggetto autonomo, e

trova in se stesso (nel suo essere) la fonte

della propria dignità.

Il Personalismo ontologico si può racchiudere

nel seguente programma etico:

“ Es individum quod est in se in distinctum, ab

aliis vero distinctum”.

L’individuo conferma nella singolarità

l’appartenenza alla Totalità della sostanzialità.

La singolarità della persona si connota in una caratteristica che

solo essa possiede: la quasi compresenza di una Incomunicabilità

ontologica e di una comunicabilità Intenzionale.

Incomunicabilità nell’ordine dell’esistere, perché essa possiede ed

esercita il proprio atto di esistere che è solo suo e non

compartecipabile ad altri; comunicabilità intenzionale nell’ordine

dell’agire, cioè nel conoscere, amare, del dialogare, del “vivere

con”, un apertura all’interno e contemporaneamente all’esterno

E. Cassier, Dibattito sulla sostanza e persona, Davos 1929.

LE POSIZIONI ETICHE E FILOSOFICHE

DEL PERSONALISMO.

1. Personalismo Relazionale – Comunicativo.

Questa corrente di pensiero si ricollega al

pensiero di Habermas e del filosofo Apel.

E’ un pensiero che inserisce il concetto di persona in una matrice dialogica del processo di comunicazione, sia a livello intrapersonale che a livello interpersonale, e si articola nel costante confronto fra il sentimento che ognuno ha di se

stesso (costruito in modo prettamente autoreferenziale) e l'identità ascrittaci

dall'esterno, nel contatto con i nostri altri significativi e con la struttura sociale.

Habermas definisce l’'identità, come “la visione

che una persona ha di quello che è, delle proprie

caratteristiche fondamentali, che la definiscono

come essere umano”.

2. Personalismo Ermeneutico .

Il rappresentante di questo pensiero è

H.G. Gadamer, in cui la persona svolge un

ruolo interpretativo della realtà esterna.

“In un mondo governato dalla tecnica la

persona rappresenta la fusione dei diversi

orizzonti che lo compongono”.

H. G. Gadamer, Wahreit un Methode, Tubingen 1965, 2, p. 10

3. Personalismo Comunitario.

Il rappresentante del Personalismo

relazionale - comunitario

è il filosofo E. Mounier.

Il carattere espressivo- dialogico

del personalismo è fondato su di

un’estensione

della presenza del singolo, come tramite della

relazione comunitaria dell’essere.R, Sinno, Bioetica e persona, Elleti, Benevento 2001, p. 36.

“ La persona è un focolare di libertà , e perciò

resta oscuro come il centro della fiamma.

Solo rifiutandosi a me come sistema di nozioni

chiare, si rivela e si afferma come fonte di

imprevedibilità e di creazione”

( E. Mounier).

4. Personalismo Ontologico

Persona significat id quod est perfectissimusin tota natura scilicet sub-sistens in rationalinatura.*

S. Tommaso , Summa Theologica, I, q.29 a. 23.

Il Personalismo ontologico, nell’ Individuare una

sostanza razionale, alla quale attribuisce dignità e

ragionevolezza,deduce delle conseguenze etiche

e bioetiche.

L’uomo è persona perché è l’unico essere in cui:

la vita diviene capace di auto-riflessione (= ragione);

di autodeterminazione (= libertà);

di cogliere il senso delle cose (= coscienza).

Ragione, libertà, e coscienza non sono riducibili

alle “leggi dell’evoluzione”, ma derivano

dall’anima razionale (spirituale) che informa e

dà vita al corpo.

Differenza sostanziale uomo/animale.

Irriducibilità dell’uomo a “parte della società”,

poiché egli ne è origine e fine.

La persona è una unitotatiltà corporeo e

spirituale il cui valore è dato da ciò che è, non

solo dalla possibilità delle le scelte che fa.

In ogni scelta la persona impegna ciò che è, la

sua esistenza e la sua essenza, il suo corpo e il

suo spirito .

Consapevolezza razionale che ogni essere

umano possiede un eguale e intrinseco valore,

che chiamiamo dignità.

I PRINCIPI DELLA BIOETICA PERSONALISTA

1. Il principio di difesa della vita fisica;

2. Il principio terapeutico;

3. Il principio di libertà e responsabilità;

4. Il principio di socialità e sussidiarietà.

1.IL PRINCIPIO DI DIFESA DELLA VITA FISICA

La vita corporea è il valore fondamentale

della persona, è co-essenziale alla sua natura.

Risulta imperativo la sua difesa,

oltre qualsiasi ragione.

Il primo imperativo etico: il rispetto della vita.

Un intervento sulla vita fisica è un intervento

sulla persona,un danno è un danno alla persona.

La vita umana fisica non esaurisce tutto il

valore della persona,essa rinvia al bene

supremo, rinvia al trascendente.

Il diritto alla vita precede quello della salute.

Si riconosce il diritto all’integrità psico-fisica e

spirituale, ma si attribuisce alla morte

il suo limite naturale.

Ne consegue il rifiuto sia dell’abbandono

terapeutico che dell’accanimento in tutte

le diverse forme, proponendo,

in linea con il principio personalista,

un accompagnamento della persona umana

nelle sue fasi finali della vita.

2. IL PRINCIPIO TERAPEUTICO

Un intervento sul corpo umano è giustificato

quando è il suo scopo è quello di salvaguardare il

tutto o la vita del soggetto.

Un intervento sul corpo umano è consentito alle seguenti condizioni:

Intervento sulla parte malata o causa attiva di malattia;

Assenza di alternative;

Ragionevole possibilità di successo;

Il consenso dell’interessato o dell’avente diritto

A questo principio si ricollega la norma della

proporzionalità delle terapie, che consente di

valutare la proporzione dei costi e dei benefici,

non adoperando una metodologia utilitaristica.

La norma della proporzionalità “esige che nel praticare una terapia la si valuti all’interno

della Totalità della persona, e pertanto si esigauna certa proporzione tra rischi e benefici cheessa procura. Praticare cure sproporzionate,

senza prevedibili risultati, può rappresentare dimostrazione

di aggressività e di accanimento terapeutico”.

E. Sgreccia, Manuale di Bioetica, Vita e Pensiero, Milano 1996,p106

3. IL PRINCIPIO DI LIBERTÀ E RESPONSABILITÀ

La libertà del soggetto non può essere

sottoposta al suo soggettivismo, ma è

coessenziale alla responsabilità che si

ha verso se stessi, verso gli altri e in

generale nei riguardi

della dignità e della difesa della vita .

Libertà da e libertà per Rem ponderare sulle situazioni e sui giudizi etici.

Responsabilità nei confronti della vita

Libertà per res-pondere:

Responsabilità individuale (verso se stessi);

Responsabilità sociale (verso gli altri);

Responsabilità professionale (verso

particolari categorie di persone in modo

particolare i deboli e gli indifesi).(Vulnerabilità)

Responsabilità nei confronti della vita,

che deve assumere l’obiettivo e il fine

di qualsiasi progresso tecnico-scientifico,

e rappresentare il Golden-goal etico.

4: Il PRINCIPIO DI

SOCIALITÀ E SUSSIDIARIETÀ

Questo principio impegna ogni persona, in

virtù della relazionalità che la costituisce

ontologicamente, a vivere compartecipando

alla realizzazione degli altri uomini.

La vita propria, e altrui, è un bene non soltanto

personale, ma anche sociale, e impegna la

società a promuovere la Vita e la salute di

ciascuno.

Per la sussidiarietà, la comunità deve da un lato aiutare di più dove più grave è la necessità

(curare di più chi è più bisognoso di cure e spendere di più per chi è più malato),

dall'altro non deve soppiantare o sostituire

le iniziative libere dei singoli e dei gruppi,

ma garantirne il funzionamento.

Secondo F. Bellino questi principi non sono antitetici a quelli del principialismo ,e ne rappresenterebbero un approfondimento del livello esperenziale, garantendo una

matriceassiologica, valutativa, relazionale

F. Bellino, Bioetica e principi del personalismo, in G. Russo, Bioetica fondamentale, p. 101.

La Bioetica Personalista riafferma il Valore

del Principio della difesa della vita

di ogni persona, di quella debole ed indifesa.

R. Sinno, Discussioni in Bioetica, Vita Ospedaliera, Roma, nov.2010,p7.

“ Se la tecnoscienza consente alla possibilità di scelta di prendere il posto del caso o della necessità naturale,si apre la strada di una cultura dell’autodeterminazione, che ha sempre piùbisogno di regole per determinare un ordine di priorità, per la sicurezza nell’uso della tecnologia. Se la cultura che sottende la bioetica è la cultura dell’autodeterminazione, è nel cuore dell’uomo, nell’abisso della sua libertà, nella scelta di essere dipiù o di annientarsi, nella dialettica tra assurdo e mistero, tra il dominio e il servizio, tra l’essere e l’avere, come ci accredita il Personalismo comunitario, che bisogna cercare le risposte più profonde ai problemi della civiltà contemporanea e anche della bioetica”

F. Bellino, Bioetica e principi del personalismo, op. cit., p. 102.

Molti autori hanno interpretato nel Magistero

di Giovanni Paolo II il tentativo di ampliare le

classiche tesi del personalismo ontologico

con la fenomenologia dell’actus Humanus,

quale irriducibile fondamento di Metafisica

della persona.

Il valore incomparabile della persona umana.

L'uomo è chiamato a una pienezza di vita che va ben oltre le dimensioni della sua esistenza terrena, poiché consiste nella partecipazione alla vita stessa di Dio.L'altezza di questa vocazione soprannaturale rivela la grandezza e la preziosità della vita umana anche nella sua fase temporale. La vita nel tempo, infatti, è condizione basilare, momento iniziale e parte integrante dell'intero e unitario processo dell'esistenza umana. Un processo che, inaspettatamente e immeritatamente, viene illuminato dalla promessa e rinnovato dal dono della vita divina, che raggiungerà il suo pieno compimento nell'eternità (cf. 1 Gv 3, 1-2). Nello stesso tempo, proprio questa chiamata soprannaturale sottolinea la relatività della vita terrena dell'uomo e della donna. Essa, in verità, non è realtà «ultima», ma «penultima»; è comunque realtà sacra che ci viene affidata perché la custodiamo con senso di responsabilità e la portiamo a perfezione nell'amore e nel dono di noi stessi a Dio e ai fratelli.

Urgono una generale mobilitazione delle

coscienze e un comune sforzo etico, per mettere

in atto una grande strategia a favore della vita.

Tutti insieme dobbiamo costruire una nuova

cultura della vita." (EV 95).

“E’ urgente una grande preghiera per la vita, che attraversi il mondo intero. Con iniziative

straordinarie e nella preghiera abituale, da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o

associazione, da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente, si elevi una supplica appassionata a

Dio, creatore e amante della vita" (EV 100).

Il pensiero di G. Paolo II introduce, a mio

avviso, nell’ambito della filosofia ontologica

della persona, un terzo paradigma, quello della

Metafisica della Persona.

G. Reale, Fondamenti e concetti base di Persona e Atto di K. Wojtyla,1999,p.17

Questa posizione coniuga il fondamento

ontologico classico con l’idea che l’uomo

rimane una meraviglia a se stesso e alla

sua incomparabile ricerca.

“ Si ha l’impressione che i molteplici sforzi conoscitivi incentrati sull’ambiente

esterno all’uomo siano di gran lunga superiori agli sforzi e ai conseguimenti

attinenti all’uomo stesso. Ma forse non è una questione di sforzi e di effetti

conoscitivi, e questo lo sappiamo. Forse è semplicemente che l’uomo che

aspetta semplicemente una nuova e penetrante analisi di sé, una sintesi

sempre più aggiornata che non è facile compiere. L’uomo, scopritore di tanti

segreti della natura, deve essere incessantemente scoperto. Rimanendo

sempre in qualche modo un essere sconosciuto, egli esige continuamente

una nuova e sempre più matura espressione della sua natura. Inoltre,

essendo il primo, il più frequente e diretto oggetto dell’esperienza, l’uomo è

esposto proprio per questo all’assuefazione, rischia di diventare per se

stesso troppo comune.

Bisogna evitare questo pericolo. Il nostro studio nasce quindi

dall’esigenza di vincere questa tentazione ……

Nasce dalla meraviglia di fronte all’essere umano, che genera

come è noto il primo impulso conoscitivo ……..

La meraviglia come funzione dell’intelletto si manifesta in una

serie di quesiti, in seguito, in una serie di risposte e di soluzioni.

In tal modo non solo viene sviluppato il processo di pensare

sull’uomo

ma soddisfa anche una certa esigenza dell’esistenza umana.

L’uomo non può perdere il posto che gli è proprio

in quel mondo che egli ha configuratoK. Wojtyla, Persona ed Atto, Rusconi, 1999, p.77.

La Trascendenza orizzontale dell’incontrodella persona con sé stessa e con le persone del mondo, si coniuga con la Trascendenza verticale ontologica dell’Amore, e riesce, in questa sintesi, a cogliere la libertà della verità dell’essere umano.

G. Reale, Fondamenti e concetti base di Persona e Atto di K. Wojtyla,1999,p.40

La Persona rimane voce ed ascolto del Mistero

della Vita , della sua unicità,e irripetibilità.