L aVer it¿ · sto giornale Ç stato il seguen-te: La Verit¿ non esce il lune - dË (quindi non si...

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LaVer itàAnno II - Numero 30 www.laverita.info - Euro 1O Quid est veritas? O

QUOTIDIANO INDIPENDENTE n FONDATO E DIRETTO DA MAURIZIO BELPIETRO Domenica 5 febbraio 2017

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DETTATO TROPPO LUNGO? L’ALUNNO VA ESONERATO

Ieri a 9 anni si lavorava, oggi sei un BesIl ministero dell’Istruzione ha trovato il modo per tutelare i pigri fin dalla scuola primariadi STEFANO LORENZETTO

n Avete dei fi-gli che non la-vorano. Maga-ri stanno stu-diando perprepararsi alfuturo, però

ancora non sanno che cosavorrebbero fare. Anche se losapessero, cambierebbe po-co: l’impiego cui aspiranonon c’è. Non sotto casa, non

in Italia. Oppure avete dei fi-gli che non studiano e non la-vorano. Che cercano, ma nontrovano. Che trovano, manon resistono. Che resisto-no, ma non guadagnano.È un dramma collettivo, na-zionale ed epocale, quelloche va in scena da troppotempo in Italia. A dicembreha raggiunto l’acme: il 40,1%dei giovani fra i 15 e i 24 anni- certifica l’Istat - sono disoc-cupati, e non accadeva dal

giugno 2015. Roba da premiodi maggioranza, se si metto-no d’accordo vanno al gover-n o.Manca il lavoro o manca lavoglia di lavorare? Storica ve-xata quaestio. Un po’ e un po’,verrebbe da rispondere. Unodegli ostacoli insormontabiliche abbiamo incontrato nelreclutare un grafico per que-sto giornale è stato il seguen-te: La Verità non esce il lune-dì (quindi non si lavora nei

giorni festivi e ciò è molto ap-prezzato dalle nuove genera-zioni), però va in edicola ladomenica (e sgobbare di sa-bato non piace a nessuno).Mesi di ricerche. Ma ponia-mo che io tornassi ad avere 14anni (da non augurarselo).Anche se volessi diventaregiornalista, non potrei farlo.L’ho dedotto da un modestosondaggio che ho svolto (...)

segue a pagina 13

RIVISTA DELL’ARMA ALL’AT TACCO

Cose mai viste: i carabinieri contro TrumpL’uragano portato in politica dal nuovo presidente americano ha fatto perdere la trebisonda pureai militari in congedo, che lo paragonano a Hitler. Ma i loro colleghi in servizio saranno d’accordo?

Il Pd ha un economista della Hopkins Universityche non sa quale moneta circola in Argentinadi MAURIZIO BELPIETRO

n Siamo propriomessi bene. Da unlato abbiamo unministro dell’Eco-nomia, un signoreche nel suo curri-culum può vanta-

re un certo numero di anni alvertice di organismi internazio-

nali, come Fondo monetario in-ternazionale e Ocse, che, messoalle strette da Bruxelles sullamanovra di bilancio per il 2017,non riesce a fare altro che inven-tarsi un aumento delle tasse subenzina e sigarette. Dall’a l troabbiamo un docente universita-rio, nientemeno che alla presti-giosa Johns Hopkins University,che ricopre il pomposo incarico

di responsabile economico delPartito democratico, ma non saneppure quale sia la monetadell’Argentina e anzi è convintoche nel 2001, in piena crisi finan-ziaria, il Paese latino-americanoabbia adottato una nuova mone-ta, abbandonando il peso perscegliersene una denominatacorralito. Ecco, le sorti dell’Ita -lia, il futuro economico di una

nazione tra le più industrializza-te del mondo, sono in mano aquesti due: Pier Carlo Padoan eFilippo Taddei.Il primo è noto per aver negatofino a ieri che ci fosse bisogno diuna manovra correttiva, respin-gendo con sdegno l’ipotesi chequalcosa non tornasse (...)

segue a pagina 5

IL BESTIARIO

Dopo Renzianche Grillorischia il suo8 settembredi GIAMPAOLO PANSA

n Anche i lea-der d’ac c i a iosi incrinano,si guastano epoi tramonta-no. In questoinizio di feb-

braio un paio di loro rischia-no di incontrare la fine dellacarriera. Uno è Matteo Renzi,l’ex Premier Bullo. Sembravaavviato a risorgere, lancian-do un urlo di guerra: «Le ele-zioni subito, entro giugno!».Ma ha incontrato le ostilità ditanti dei suoi ex colonnellidel Partito democratico e diun paio di resistenti di peso:Giorgio Napolitano e Massi-mo D’Alema. Affiancati daun resistente per ora silen-zioso: Sergio Mattarella, ilpresidente della Repubblica.Il Bullo è un osso (...)

segue a pagina 9

Nuove regoleper la sicurezzaal FestivalLe ha stabilitel’uomo assuntoin Rai dal padre

CANTOURNE T

di CARLO PIANOa pagina 21

«Ho mille fobie,fuori dal setnon tocco nullaMa se giro un filmsparisce tuttoe torno normale»

DELLE PIANE

di MAURIZIO CAVERZANa pagina 19

di GIANCARLO PERNA

n Il cicloneDonald Trumpnon risparmianessuno e faperdere i freniinibitori per-sino ai carabi-

nieri. La rivista dei militari incongedo, Fiamme d’Arg e n to,ritrae il nuovo presidente de-gli Stati Uniti come un novel-lo Adolf Hitler, e ne parla co-me di un pericolo per l’Eu ro -pa e per la civiltà: «Si rischiail crollo delle stesse fonda-menta del nostro Occidente,della nostra identità, ridandocosì forza ai nazionalismi cheche stanno emergendo impe-tuosi. Il concetto stesso di de-mocrazia è in pericolo», silegge. Commentando l’o ra -zione d’insediamento pro-nunciata da Trump, la rivi-sta, che tira 200.000 copie,ha scritto: «È stato un discor-so da Robespierre del XXI se-colo, sembrava di stare suuna piazza insanguinata del-la rivoluzione francese». E faun certo effetto l’i nte rc a m -biabilità fra i toni usati dalgiornale di Marco Travaglio equello dei carabinieri, seppu-re in congedo. Chissà se i lorocolleghi in servizio la pensa-no alla stessa maniera.

a pagina 3

Nel tribunale 5 stelleora l’i m p u t at aè la Lombardi

di GIACOMO AMADORIa pagina 8

LaVer ità 13DOMENICA5 FEBBRAIO 2017

ZCOME PERDERE UNA GENERAZIONESegue dalla prima pagina

di STEFANO LORENZETTO

(...) nei giorni scorsi fra i 300studenti delle ultime classidi tre licei, classico, scientifi-co e linguistico, riuniti inu n’aula magna per sentirmiparlare sul tema Esiste la ve-rità nei giornali?, scelto da lo-ro. Ho esordito a bruciapelo:quanti di voi leggono un quo-tidiano? Nessuno ha alzato lamano. Strano, poco primanell’androne avevo visto 50copie omaggio, intonse, delCorriere della Sera, destinateproprio a loro (capito come sitiene su la diffusione?). Ora,mi pare evidente che, essen-do i giornali in via d’e s t i n z io -ne per mancanza di giovanilettori, presto non ci sarà bi-sogno neppure dei giornali-sti. Quindi, qualora fossi co-stretto a reincarnarmi, sareicondannato alla disoccupa-z io n e.Lo dico da sessantenne: cheepoca meravigliosa ci fu datada vivere, senza che neppurece ne accorgessimo! O pernecessità o per diletto, si co-minciava a lavorare fin da ra-gazzi. Non occorreva presen-tare domanda. Ruggero Bauli(pandori) a 9 anni era già pic-colo di bottega da Bertoldi inpiazza Erbe, a Verona, e a 13lo mandarono a imparare co-me si fanno le paste a Tione,in Trentino. Renzo Rossetti(Fratelli Rossetti, scarpe) a 10anni fu messo a ungere le ca-tene nello zuccherificio diSanguinetto. Ne aveva 60 dipiù quando mi svelò il suorimpianto per non esser po-tuto andare a caccia di ranenei fossi con i suoi compaesa-ni Giulio Nascimbeni e Rena-to Olivieri, destinati a diven-tare giornalisti, che eranoesentati dal lavoro minorilein quanto di famiglia bene-stante. Giancarlo Aneri (vini,olio, caffè) affinò le sue dotinaturali di venditore a Le-gnago fin dall’età di 11 anni.Acquistava per 15 lire i cioc-colatini Ferrero, li tagliava inquattro pezzi e riusciva a ri-vendere le singole porzioni a10 lire ciascuna, guadagnan-doci il 167%. Gli acquirentierano i suoi amichetti, nontroppo svegli, direi. Un’e s ta -te riuscì anche adarruolarli gratisnel suo chiosco digranite. Loro trita-vano il ghiaccio,miscelavano men-ta e tamarindo, la-vavano i bicchieri;lui incassava. Fin-ché un baristasu l l ’orlo del falli-mento non segnalòl’attività commer-ciale ai carabinie-ri, che appioppa-rono una multa alpadre del ragazzi-no e posero fineall’e s p e r i m e nto.L’altoatesino Edu-ard Baumgartner(Fercam e Gon-drand, autotra-sporti) frequenta-va ancora le ele-mentari quando, con le man-ce che riceveva per tenere inordine il campo di boccenell’albergo Rose Wenzer ge-stito dalla madre, comprò200 pulcini, se li portò a casain una gerla caricata sullespalle e li allevò sino a farlidiventare polli, che furonocucinati per i clienti del ri-storante e gli valsero, a 15 an-ni, l’accesso in una macelle-ria di Merano con la qualificadi garzone.Vi starete chiedendo in che

cosa differiscano i tempi pre-senti da quelli passati. Spiegosubito: lo spirito d’i ntra -prendenza 50 anni fa eraconsiderato normale e ne-cessario. Veniva incoraggia-to, remunerato, applaudito.Oggi che è svaporato dal Dnadegli italiani, addirittura lopuniscono. Onore, dunque,alla Fondazione Einaudi diTorino per aver premiatocon una borsa di studio unostudente diciassettenne che- spinto dal bisogno, immagi-

no - rivendeva ai compagni discuola le merendine com-prate al supermercato. Sape-te che cosa è accaduto subitodopo al volenteroso? È statosospeso dalle lezioni per 15giorni; 500 studenti hannoorganizzato un presidio diprotesta davanti all’Itis diMoncalieri additandolo co-me evasore fiscale; l’assesso-re regionale al lavoro (al lavo-ro!) e all’istruzione, GiannaPentenero, l’ha esposto alpubblico ludibrio in quanto è

«sbagliato far passare il mes-saggio secondo il quale nonrispettare le regole viene let-to come un’innovativa capa-cità imprenditoriale». Snackda 30 centesimi rivenduti a50, capito che ricarico?Di recente ho rivisto a un in-contro pubblico il mio com-pagno di banco delle magi-strali, Gustavo Rebonato.«Nel lontano 1971 io avrei me-ritato il Nobel per l’econo-mia», mi ha detto, «visto chesono arrivato a portare quo-tidianamente all’i s t i tutoCarlo Montanari fino a 37 ro-sette calde, personalizzatecon mortadella, soppressa,pancetta, prosciutto e for-maggio, rispettando esatta-mente la nota d’ordine cheraccoglievo il giorno prece-dente durante la ricreazione,non solo tra i compagni, mapersino tra i professori, in-cluso il timido preside, Ange-lo Zampieri». Va precisatoche, abitando a Bovolone edovendo salire alle 6.35 sulpullman che lo avrebbe por-tato a Verona, Gustavo (no-men omen) era alle prese coni tempi ristrettissimi inter-correnti fra l’uscita della ma-teria prima dal forno - intor-no alle 6 - e il lavoro certosinodi preparazione dei panininella salumeria della madre,la stessa dove aveva già datoprova di vivo ingegno mer-cantile, bruciando in pochigiorni le scorte dell’olio di se-mi Gico che a 300 lire nessu-no voleva ma che in «offertaspeciale» (3 lattine, 1.000 li-re) andò a ruba.La parte più difficile, perl’improvvisato venditore, erasuperare la barriera del bi-dello portinaio, molto inte-ressato alle vendite di patati-ne San Carlo ormai molliccee di pessimi sandwich conmono fettina di prosciutto

tendente al verdognolo, inmostra dietro la vetrina ap-pannata di un triste frigori-fero, smerciati a 70 lire ca-dauno, contro le 50 lire delleineguagliabili michette, su-per imbottite e fresche, diRebonato. Il quale un bruttogiorno fu pertanto convocatodal preside, costretto a porrefine a quel traffico prima chescoppiasse la rivolta degli in-servienti. «Coraggio, lei è quiper imparare a fare il mae-stro, non il commerciante.Un giorno capirà», lo consolòpaterno il professor Zampie-ri, elargendogli una paccasulla spalla. Di quell’e p o p ea ,il mio amico ha conservato lafinta borsa da ginnastica incui trasportava i panini: nonha più voluto usarla. Sua ma-dre Lina, 93 anni giovedìprossimo, nei rari sprazzi dilucidità mentale gli chiede:«Véndito ancora panéti ascóla, Gustavo? Me raco-mando, incàrteli pian pia-nin, uno par uno».Ecco, l’Italia si preparava allavoro così: lavorando. Ederano sempre, se devo giudi-care dalla mia esperienza,impieghi inventati lì per lì,umilissimi. Il mio primo in-carico, non retribuito, lo ebbinel signorile palazzo dove cieravamo trasferiti a viveredopo che il più grande deimiei fratelli era stato assuntoin banca. Dovevo presidiarela guardiola della portinaia.Costei nel frattempo saliva alterzo piano a stirare nell’ap -partamento di un’i n s eg n a n -te coniugata con un militare.Qualora si fossero presentatiall’ingresso i proprietari delfabbricato che la stipendia-vano, io avrei dato l’a l l a r m e.Ore e ore passate a guardareil monoscopio della Rai, in at-tesa che cominciasse la TvRag azz i . Con l’intervallo a

immagini fisse dell’Italia inbianco e nero e la Pa ssac a -gl ia di Händel o la To c c ata diParadisi in sottofondo.In seguito acquistai per12.000 lire una Lubitel, una6×6 a pozzetto di fabbrica-zione sovietica che a me sem-brava uno splendido succe-daneo della Rolleiflex, e scat-tai le foto alle vetrine del ne-gozio di abbigliamento Oli-vieri e Venturi, queste sì re-tribuite dal proprietario,Palmiro Olivieri, fratello di

Aldo, il portiere campionedel mondo nel 1938. Da lì ilsalto a proiezionista con lemacchine Fedi a carboni,prima all’Aurora e poi all’Al-cione, dove d’estate in cabinasi sfioravano i 45 gradi, e l’in-cubo di Via col vento, unaquindicina di pizze da unirel’una all’altra con pennellatedi acetone, 6 chilometri dipellicola in celluloide chescorrevano fra i polpastrellidi pollice e indice fino a ta-

gliarteli. Ma sono stato an-che attacchino di locandine,buttafuori, maschera, vendi-tore di Coca-Cola.Infine l’ingresso nell’a gog n a -ta professione, con i giornalifatti in casa, i titoli ricalcati amano dai caratteri di quoti-diani e settimanali, una lam-pada sotto un cristallo perpoter lavorare in trasparen-za, i testi battuti con la Oli-vetti Lettera 22. La svolta av-venne il giorno in cui incap-pai in un ambulante che den-tro una valigia logora custo-diva un centinaio di boccette,tipo elisir medicamentosi daimbonitori del Far West. Mi-racolo! Con un batuffolo dicotone passavi la sua lozionesu un foglio di carta bianco,appoggiavi la facciata inumi-dita sopra la fotografia di unrotocalco e, oplà, l’immaginesi stampava alla rovescia sul-la pagina vuota. A quel puntopotei vendere le testate illu-strate di mia produzione a uncollezionista che me le com-missionava per 30 lire l’una,un compagno di classe dellascuola media ipnotizzato daquei prodotti. Ancor oggi osopensare che ne fosse attrattoperché il suo occhio era alle-nato alle cose belle: aveva unpadre gioielliere. E ancheuna sorella molto avvenente.Infatti anni dopo mi capitòd’intervistarla perché No v el -la 2000 l’aveva indicata comefidanzata segreta di MarioJutard e causa dello strapposentimentale fra il playboy eStéphanie di Monaco, terzo-genita di Ranieri III e dellaprincipessa Grace.Quando è andata perduta neinostri figli l’atavica attitudi-ne per il lavoro, soprattuttoquello artigianale, che avevafatto degli italiani il migliorpopolo manifatturiero delpianeta? Con il benesserediffuso, è l’unica risposta cheso darmi. Per evitare ai figlile fatiche che sono toccate anoi, li preserviamo fin da pic-coli da qualsiasi incomben-za, anche la più innocua. Glieffetti sono paradossali. Ave-te mai sentito parlare di Bes?La sigla è stata introdottanella scuola primaria cinqueanni fa. Sta per «bisogni edu-cativi speciali». Dal Bes saràdura arrivare al best. Un

bambino non è ca-pace di scrivereu n’intera pagina didettato perché siaffatica o si decon-centra? La mae-stra è obbligata adargliene solomezza. Ancoranon ce la fa? Deveconsegnargli ildettato già compi-lato: completeràsolo qualche paro-lina mancante,contrassegnata daipuntini di sospen-sione. Altrimenti èlo stesso: un Bes vasalvaguardato. Hadiritto agli «stru-menti compensa-tivi o dispensati-vi»: tre moltiplica-zioni invece di die-ci, le divisioni fatte

con la calcolatrice anzichécon la mente, le risposte alletabelline consultando la ta-vola pitagorica. Ma zero perzero dà sempre zero. Lo sa-pranno i ministri della Pub-blica Distruzione? Ne dubi-to. Infatti quella in carica, Va-leria Fedeli, si è spacciata perlaureata senza aver neppureconseguito il diploma magi-strale. Una Bes honoris cau-sa.

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Ieri a 9 anni andavi al lavorooggi ti spetta l’esonero BesL’alunno si stanca durante il dettato? Va esentato. Dieci moltiplicazioni sono troppe?La maestra è obbligata a dargliene solo tre. Si chiamano «bisogni educativi speciali»

“Bauli (pandori) a 9 anni eragià piccolo di bottega,Rossetti (scarpe) a 10 ungevale catene in uno zuccherificio,Aneri (vini) a 11 tagliavain quattro parti i cioccolatinida 15 lire e guadagnava il 167%Oggi? Uno studente torinesesospeso perché vendeva snack

“Ci si allenava faticando: sonostato portinaio, fotografo,maschera, attacchino,proiezionista e infine editoredi giornali fatti in casaper il fratello della ragazzache mandò a monte le nozzefra Stéphanie di Monacoe Mario Jutard. Se rinascessioggi, non troverei un impiego

P RO I E Z I O N I STA Totò in Nuovo Cinema Paradiso. Giuseppe Tornatore è diventato regista in questo modo: stando in cabina fin da bambino