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Elaborazioni sulla visita alla mostra “Storia delle donne” Pio Monte Della Misericordia – Napoli
26/01/2009
Le allieve e gli allievi della classe III A ITER
I docenti: Patrizia Rateni - Giusy Converti
I.S.I.S. A. Serra
Progetto I.P.O. 2008/09
Ricucire le trame invisibili di un’altra storia
Il percorso museale del Pio Monte della
Misericordia, per la parte relativa alla Storia
delle donne, evoca e rappresenta, pur nella
varietà dei percorsi storici e sociali, la
difficoltà estrema, ma anche il coraggio,
con cui le donne hanno fatto le loro scelte
nel tempo.
Scelte personali e private
La ricusazione del matrimonio con Orlando d’Aragona da parte di
Camiola Turinga
Camiola o emblema della fierezza
La storia di questa nobildonna messinese, vissuta nel XIV sec, fece molta impressione
già all’epoca e fu presa a ispirazione da Giovanni Boccaccio nella sua novella “De mulieribus claris” e da Shakespeare nella sua commedia “Molto rumore per nulla”.
La donna, una ricchissima vedova, si offre di pagare il riscatto per Orlando d’Aragona, fratellastro del re Pietro II d’Aragona, caduto prigioniero di Roberto d’Angiò, durante la battaglia di Lipari; pone però la condizione che lui la sposi.
Orlando, una volta tornato libero, si rifiuta di onorare i patti e di sposarla.
Camiola, sdegnata, cita in giudizio Orlando alla presenza del re, che obbliga il fratellastro a sposarla.
Le nozze sono preparate come si conviene ad un matrimonio di casta reale, ma, giunta davanti al sacerdote ed a tutta la nobiltà di Messina, Camiola si rifiuta di sposare un uomo con così scarso senso dell’onore.
Luigi Stabile:
“Camiola Turinga si dispone a ricusare per sposo il principe aragonese Orlando d’Aragona”
1868
Nel dipinto di Luigi Stabile la donna, affranta e chiusa in se stessa, con le braccia incrociate a delimitare il territorio intimo e doloroso della propria decisione, viene confortata e assistita da dame colorate e solerti.
Lei non ne guarda nessuna, come assorta e dominata dalla tensione del momento.
Scelte politiche
Eleonora Pimentel Fonseca, rappresentata da Giuseppe Boschetto mentre viene
condotta al patibolo.
Giuseppe Boschetto:
“Eleonora Pimentel Fonseca condotta al patibolo”
Figura esile, ma fiera, marca un’abissale distanza, con la sua silhouette nera e
l’atteggiamento composto e pensieroso, tra sé e gli uomini incappucciati, tra sé e la folla
scomposta e indifferente.
Scelte di vita borghese
confortate dal senso comune e dalla rassicurante visione del loro ruolo
sociale, come nelle scene familiari di
Giuseppe Sciuti
Giuseppe Sciuti:
“La pace domestica”
1870
Giuseppe Sciuti:
“Gioie materne”
1888 ca.
Scelte artistiche
Armando De Stefano: “Lezione di educazione fisica”1954
Il prezzo della libertà
Per tutte ci è parso evidente che si paga un prezzo, a volte troppo alto (la vita), a volte doloroso (l’isolamento dalla realtà delle madri raffigurate da Giuseppe Sciuti, non per caso sempre di lato o con le spalle a chi guarda: senza volto, quindi).
In ogni caso la difficoltà e la fatica delle scelte sono sempre presenti, anche quando nel quadro la posa e l’espressione del viso comunicano compiaciuta gioia e serenità: i bei ritratti di De Stefano e di Arturo Bacio Terracina irradiano letizia ma, per così dire, condita da un malinconico senso di solitudine.
Abbiamo riflettuto a quante volte tutte, ma è il caso di dire tutti noi, viviamo la difficoltà e la solitudine delle nostre scelte, e troppo spesso per esse perdiamo il magico affiatamento del gruppo dei nostri amici.
Molti e molte non ce la fanno
L’aspetto fisico, a cui sempre sono ricondotte le donne (come ispiratrici del bello d’arte o come pericolose seduttrici), diventa poi oggetto primario della loro insoddisfazione, quando pensano di valere poco, magari perché subiscono il cattivo giudizio degli altri, facendolo proprio.
Gabriele Mattera:
“La bagnante”
1978
Straziante la goffaggine del corpo grasso della bagnante di Gabriele Mattera: fa pensare a quanto spesso il corpo delle donne sia un medium di come si sentono e di quanto si stimano.
La seduzione
In ogni caso, certamente perché allertati dalle letture e riflessioni fatte sul pregiudizio di genere, è stato facile individuarne alcuni aspetti ne “La tempesta” di Michele Tedesco.
Michele Tedesco
“La tempesta”
1890
Qui una donna senza volto, coperta di nero, il cui mantello si avvolge in mille curve, vorticose per il vento, parla di seduzione travolgente, quasi simbolo di tutte le seduzioni femminili, che attraggono e spaventano allo stesso tempo, percepite, nell’immaginario collettivo, come belle e terribili, secondo lo stereotipo, spesso anche letterario.
Impressioni e
valutazioni
L’estrema varietà delle esperienze femminili ritratte e pensate con attenzione dagli autori della mostra, oltre a escludere dalla nostra immediata percezione qualunque forma di noia, ci ha confermato nell’idea che l’approccio ad una prospettiva di genere sia l’accesso ad un mondo vario ed inesplorato, di non facile etichettatura.
Vale la pena scegliere, se si esprime ogni volta qualcosa di bello, e non solo per noi stesse.
A tal proposito, riportiamo alcune
opinioni di allieve ed allievi sull’esperienza:
Luigi Scorrano:
“Un battesimo a Cassino”
1881
Martina Miccio: “Mi colpisce molto la vivacità del quadro, perché al contrario dei precedenti, esprime lietezza e coralità. In questo strato del popolo e in questo periodo storico non si percepisce la solitudine delle donne”
Carmine Toro:
“La Vigilia di San Giovanni”
1891
Lara Schiattarella: “In questo quadro luminoso vedo una donna, che, anche se sola, agisce da protagonista, con un rito propiziatorio del matrimonio, come le antiche streghe, sacerdotesse della natura”
Attilio Pagliara:
“Un discendente del Profeta”
1881
Davide Tabinas: “Mi attrae la modernità del quadro, ove è rappresentato il legame tra un uomo “in fase calante” e una giovane donna molto disinibita”
Mario Borgoni
“Pallida mors”
1891
Alessia Moscato: “Questo quadro vuole esprimere, a mio parere, il fatto che la bellezza induce la donna ad essere schiava fino alla morte”
Domenico Romano:
“I tristi effetti della guerra”
1867
Pina Lucarelli: “Non mi comunica solo tristezza, ma soprattutto la speranza che è collegata ad un amore costante nel tempo”
Martina Miccio: “La figura evoca la presenza del marito ormai morto attraverso il contatto con i suoi oggetti. Lo trovo molto triste perché non accetta il vuoto d’amore incolmabile lasciato dal marito”
Francesco Sagliano:
“Impressioni di una fanciulla”
1875 ca.
Tiziana Fedeli: “Mi trasmette la sensazione che la solitudine possa essere anche vissuta come un momento di serenità e pace con se stessi”
Antonella Tasseri: “Le donne borghesi, al contrario delle popolane, sono più penalizzate perché costrette ad attenersi allo stereotipo della donna controllata e serena. Pur avendo tanti privilegi, soffrono tante mancanze e, per me, sono più isolate”
Vincenzo Volpe: “Dottrina cristiana” 1887 ca.
Marco Auritano: “Mi piace questa scena perché mi fa pensare che l’ anziana donna trasmette la sua sapienza alla nuova generazione e quindi c’è sempre un legame tra il vecchio ed il nuovo”
Pina Lucarelli: “Spesso ci dimentichiamo che gli anziani possono ancora insegnarci molto e sentirsi quindi utili”
Giuseppe Costa: “Rimembranze”1885
Marika Verde: “In questo dipinto leggo, dallo sguardo della donna, una profonda solitudine, che cerca di colmare attraverso i ricordi, che la distraggono dalla sua lettura: sembra quasi persa e disperata”