Post on 17-Feb-2019
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“E’ interessante contemplare una rigorosa ripa flu-
viale, coperta di molte piante appartenen a mol
pi, con gli uccelli che cantano tra i cespugli, i diversi
inse che svolazzano intorno e con i vermi che stri-
sciano nel terreno umido, e rifle ere che queste for-
me dalla stru ura così complessa, tanto differen le
une dalle altre e dipenden le une dalle altre in mo-
do talmente complicato, sono state tu e prodo e
dalle leggi che operano a orno noi”.
(C. Darwin, “L’ origine delle specie”).
Aprile 2012
ISTITUTO COMPRENSIVO CHIOGGIA 5– MEDIA GALILEO GALILEI
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Il nostro territorio
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Siamo par dalla scuola
Galilei con le nostre bici
alle 10:15. Abbiamo per-
corso la Via A.Vespucci
poi abbiamo girato a de-
stra per Via Pigafe a e a
sinistra per Via M.Polo.
Abbiamo con nuato per
Viale Mediterraneo e do-
po per la Via “degli Or ”
fino al Brenta per Via
Morosini. Siamo passa
per Brondolo “Nuova” tra
abitazioni basse, per la
maggior parte nuove. Giun alla ferrovia
a raversiamo il so opassaggio passando co-
sì so o la Romea; a raversiamo una roton-
da. Prendiamo la strada per Cavarzere e ci
fermiamo a Brondolo “Vecchia” (mercato
ortofru colo). Abbiamo visto le vecchie
chiuse (chiamate anche Porte di Brondolo)
che un tempo venivano aperte per far passa-
re le chia e che venivano dalla Lombardia
che proseguivano poi fino a Venezia per
commerciare. Questo canale prende il nome
di Canal Lombardo. Proseguendo abbiamo
incontrato la chiesa vecchia di Brondolo ge-
s ta dagli ortodossi e il sito dell’an co forte .
Con nuiamo per la pista ciclabile fino a Ca’
Pasqua e giun al ponte riusciamo a scorge-
re l’incontro tra i 3 corsi d’acqua: Brenta,
Bacchiglione e Canal Morto. Dal ponte ve-
diamo la garzaia che si trova in un piccolo
isolo o. Con nuiamo per l’argine sinistro del
Bacchiglione e dopo 3 km arriviamo a Ca’
Bianca alla (11:45) dove ci siamo ferma per
pranzare. Qui si è svolta la genialata di
Ma eo (era da cartellino rosso) Mentre sta-
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vamo mangiando Ma eo, siccome aveva
portato l’a rezzatura per le bici in caso di
problemi, voleva me ersi in mostra così ha
preso la pompa e ha cominciato a gonfiare la
ruota anteriore. Gli si è incastrato l’ago della
pompa e rando cercando di farlo uscire, ha
ro o la camera d’aria. Ha dovuto così smon-
tare la ruota per cambiarla. Dopo mezz’ora è
riuscito a me ere il copertone insieme ad
alcuni compagni; però il copertone era trop-
po grande per la ruota. Gonfiandolo ha pizzi-
cato la camera d’aria quindi era come se
avesse bucato. Lungo il tragi o ogni 10 mi-
nu si fermava a gonfiare la ruota. Questo
evento ha rovinato un po’ la giornata a tu
perché per la sua bravata non abbiamo po-
tuto giocare perché abbiamo sprecato un’o-
ra.
Riprendiamo alle 13:00 tra imprecazioni ed
insul a Ma eo pedalando sull’argine destro
del Bacchiglione e dopo 7 km vediamo il ci-
mitero e in lontananza il Canal di Cuori che
per sfociare in laguna passa a raverso dei
tubi so o i 3 corsi d’acqua: Canal Morto,
Bacchiglione e Brenta. Scorgiamo anche l’i-
drovora di Ca’ Bianca (una delle più grandi
d’Europa). Arriviamo all’oasi di Ca’ di Mezzo
dove ci aspe avano le guide di Legambiente
e iniziamo la visita guidata alle 14:15. Dopo
la visita siamo torna a Ca’ Bianca percor-
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rendo la stessa strada e ci siamo ferma a
prendere un gelato epoi siamo anda a gio-
care in un campe o per mezz’ora. Dopo sia-
mo torna indietro per la stessa strada.
APPUNTI A CA’ DI MEZZO
Legambiente: salvaguarda l’ambiente natu-
rale e quello urbano. Nell’oasi alcune piante
sono cresciute da sole, ma la maggior parte
le hanno piantate loro.
Canale Al piano: raccoglie le acque di vari
canali che partono dai Colli Euganei; costrui-
to per portare l’acqua all’oasi diviso in 2 par
da un ponte e prende il nome di Canale Al -
piano da una parte e Canal Morto dall’altra.
Chiuse: servono per alzare e abbassare il li-
vello dell’acqua; se vengono chiuse il livello
dell’acqua da una parte del canale si alza e
dall’altra si abbassa.
Bosche o di salici: è an co (ha 600 anni), è
l’ambiente ideale per alcune specie di ani-
mali e sono sta avvista dei gufi nei loro
nidi. A Maggio fioriscono dei fiori a campa-
nella in giù, sono bianchi con dei pun verdi
all’estremità dei petali, sono 3 o 4 in un
gambo e sono molto rari nel nostro territo-
rio.
Nell’oasi ci sono dei laghe che hanno una
stru ura ondulata così l’acqua è più lenta
perché se fosse dri a l’acqua uscirebbe più
velocemente. Nell’oasi ci sono alberi e arbu-
s di vario po; mammiferi come la volpe e
la nutria, di no e sono individuabili con cac-
che e res di animali mangia .
Il gufo, dopo aver mangiato, vomita ossa e
pelo perché nell’animale che ha mangiato
sono presen sostanze non digeribili per il
gufo.
La nutria è un animale simile ad un castoro.
Ha i den affila che ricrescono sempre, li
usa per rosicchiare. I muscoli della mandibo-
la sono for , i den più affila non hanno
radice. La nutria in passato veniva uccisa per
fare pellicce. La nutria non apparteneva a
questo territorio, infa sono state importa-
te.
Il germano reale nel periodo della riprodu-
zione è più bello della femmina ed entrambi
si mime zzano nella vegetazione.
Quando un animale non è del nostro territo-
rio non ha un nemico e mangia gli altri ani-
mali, mentre loro non lo possono mangiare.
Michela Rossi
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Siamo par da So omarina alle 10.00
della ma na, pron per andare a Ca’
di Mezzo. Eravamo molto felici che i
professori, Mosca e Benna , ci accom-
pagnassero. I primi due- tre chilometri
sono sta i più difficili perché si è fa a
più fa ca. Durante il nostro percorso
abbiamo visto una cappella di Brondo-
lo(nuova): era dove è avvenuta una
delle apparizioni di Maria ( Madonna
della Navicella). A Brondolo (vecchia)
abbiamo visto la vecchia parrocchiale
ora, chiesa ortodossa, il vecchio for -
no di Brondolo che adesso è diventato
un centro di mercato e le vecchie chiu-
se. Durante il viaggio ci siamo ferma
davan ad un isolo o . Si vedevano
macchie bianche che si muovevano (la
garzaia di Ca’ Pasqua con gli aironi nidi-
fican ). Il professor Mosca ci ha spiega-
to che una garzaia è un posto dove ni-
dificano gli uccelli. Arriva a Ca’ Bianca
ci siamo ferma mezz’ora a mangiare,
e come al solito, Ma eo ha ro o la ca-
mera d’aria della bicicle a e abbiamo
dovuto cambiarla, ma non si gonfiava
e quindi ha proseguito con la ruota
sgonfia. Sempre a Ca’ Bianca abbiamo
visto un’ idrovora che serve per pom-
pare l’acqua e bu arla più in alto per-
ché il terreno in cui siamo è so o il li-
(Con nua a pagina 10)
Ca’ di Mezzo
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vello del mare. Finalmente siamo arri-
va all’ ul ma strada che porta all’ oa-
si. Arriva all’ oasi abbiamo lucche ato
le bicicle e e messo via gli zaini e ci
siamo rilassa 10 minu . L’ oasi è ge-
s ta da Legambiente che è un gruppo
di volontari che si occupa di salvaguar-
dare il territorio naturale. Con la guida
abbiamo fa o un giro nell’ oasi a vede-
re dove inizia il canal Morto. La guida ci
ha portato a vedere il bosche o dove
c’ erano, in estate, delle campanelle
tu e bianche con dei pun ni verdi nel
pis llo. Sono molto rare nel nostro ter-
ritorio. Un'altra guida ci ha mostrato
dei den di nutria, la par colarità è
che hanno un dente molto grande e
affilato.
La nutria e il gambero non sono specie
appartenen a Ca’ di Mezzo. Ma essi
sono giun da altri paesi; la nutria fu
portata qui negli anni 70’ per la fabbri-
cazione delle pelliccie. Durante il per-
corso si sen vano i pesci guizzare nell’
acqua. Nel tempo della riproduzione il
germano reale maschio è molto più
bello della femmina, ha colori molto
più for . Il germano reale si mime zza
nella vegetazione. La guida ci ha spie-
gato che la fitodepurazione è il compi-
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to di ripulire le acque dall’ azoto grazie
alle canne lacustri. Gli anfibi sono mol-
to sensibili all’ inquinamento ambien-
tale e per questo scompaiono facil-
mente. Il siluro specie non appartenen-
te di Ca’ di Mezzo mangia le uova delle
rane per questo non ne vediamo mol-
te. Ora parliamo della differenza tra ra-
na e rospo: la differenza più importan-
te è quella che: la rana ha la pelle liscia
mentre il rospo ha la pelle ruvida. All’
interno di ques isolo si possono tro-
vare mol nidi di aironi rossi. Abbiamo
a raversato una lingua di terra e ab-
biamo visto due falchi volare. Abbiamo
anche visto il biancospino e il prugno-
lo che ha un piccolo tronco ma dei ra-
mi lunghissimi che presentano fiori
bellissimi piccoli e bianchi. Alla fine del
percorso siamo anda a vedere la torre
di avvistamento che serve per osserva-
re gli animali, sopra u o gli uccelli.
Serve per vedere cosa stanno facendo
gli uccelli senza che loro si accorgano
della presenza umana che li sta osser-
vando. Poi Ma a e Riccardo hanno
preso un campione dell’ acqua delle
vasche di depurazione. Finita la visita
guidata siamo ritorna indietro e ci sia-
mo ferma a Ca’ Bianca a mangiare un
gelato e a fermarci in bar. Poi siamo
anda in un campo a giocare a calcio e
il professor Mosca giocava a pallavolo
con le ragazze. La gita è stata bellissima
anche se con qualche inconveniente e
speriamo di farne una ancora così per-
ché non la dimen cheremo mai.
(Boscolo Ma a e Scu ari Valen na).
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Dal secolo VII fiorì a Brondolo un monastero benede no , esso rappresentò un rigoglioso
centro di spiritualità dinamicamente inserito nel contesto socio-economico dell’area clo-
diense, fungendo altresì, fino al duecento , da a vo polo coordinatore nell’ambito più vi-
tale dell’economia lagunare.
Alle origini del monastero è presumibile un moto di penetrazione longobarda, nell’area di
gronda della laguna .
Nel 1229 fu inaugurata anche per il monastero benede no di Brondolo la riforma morale
e infrastru urale d’ispirazione cistercense.
Nonostante la devastazione provocate dalla guerra del 1378-81, un gruppo di monaci non
si rassegnò alla fine della plurisecolare presenza benede na.
Nel 1379 i contras tra Genova e Venezia per il predominio sui mari provocarono uno
scontro dire o tra le due ci à.
La ba aglia più terribile e defini va, che decise le sor della guerra , fu comba uta a
Chioggia
Il monastero San ssima Trinità, che dopo la riforma del XIII secolo si era già avviato ad un
lento declino , fu completamento distru o dalla furia degli eserci Genovesi.
Non risorse più per volere di Venezia che spostò i monaci all’isola di Santo Spirito.
(Giulia Ardizzon Arianna Vianello )
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La casa rurale tradizionale veneta è cos tuita quasi sempre da un corpo abita vo a due piani.
Le camere al piano superiore più il so o te o , affiancato da un fabbricato rurale “Por cato”, di volume
più ampio.
Questo po si è diffuso in tu e le provincie venete, con piccole varian da zona a zona che rispecchiano
l’ aspe o delle proprietà e l’ organizzazione del lavoro agricolo.
Nel veneto e in par colare nel Polesine , dove per esempio è sempre prevalsa la piccola proprietà, l’ abi-
tazione rurale era cos tuita da un fabbricato a pianta re angolare , che si sviluppa molto di più in oriz-
zontale che in ver cale: la parte in cui si abitava occupava di solito un terzo del volume.
Si tra ava di un’ abitazione molto semplice: una fila di stanze al piano terra e una fila al piano di sopra,
collegate da una scala e da un gran numero di aperture, sopra u o all’altezza del piano superiore, a te-
s monianza delle piccole dimensioni degli ambien interni, fi amente suddivisa.
La facciata posteriore aveva meno aperture e più piccole ed era segnata dalle sporgenze del focolare e
dei camini.
IL te o era formato da due falde di coppi con collina di colmo parallela alla facciata.
Le stanze al piano erano tradizionalmente più ampie, su tu e dominava la cucina.
I fienili sono grandi capannoni dove si contengono grandi quan tà di fieno.
Oltre al fieno possono contenere degli animali po galline, conigli e pecore da allevamento e altri animali
piccoli.
Di solito vicino al fienile c’è una casa e un grande recinto con mucche, cavalli, pecore, capre…
(Frizziero Mark)
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Negli or si possono col vare ortaggi in serra e in campo aperto. La produzione si ar cola durante tu o l’
anno per cui visitando i campi si può comprendere il mutare delle stagioni collegato ai prodo della ter-
ra. All’ inizio di Se embre vengono col va prodo es vi (pomodori, la uga, peperoni, melanzane) e si
raccolgono i primi prodo autunnali (uva, melograno) ; più avan i prodo autunnali (cavolfiore bianco
e verde, finocchi, verze, insalata. L’ orto deve essere aperto e luminoso distante da alberi e stecca , è
fondamentale l’ acqua e bisogna provvedere alla costruzione di un impianto idrico. Se la zona è molto
ven lata bisogna piantare una siepe alta 60 m. Per l’orto bisogna prevenire anche le mala e e gli a ac-
chi dei parassi : cocciniglie cotonose, cocciniglie brune che causano macchie brune sulle foglie, poi i
ragne rossi che provocano l’ accartocciamento e la caduta delle foglie, gli aleurodi o farfalline bian-
che, gli afidi .
Concimare L’ orto
Il concime per antonomasia è quello organico, il letame che viene u lizzato nella stagione invernale.
Questo primo passo serve per preparare il terreno prima della semina. Altri concimi sono: il terriccio da
compostaggio, le ceneri di legna, il sangue secco prodo o dai macelli e i concimi sinte ci di ul ma gene-
razione.
La serra
La serra serve per proteggere l’ orto dal freddo. Ce ne sono di varie dimensioni e materiali, ul mamente
sono formate da un materiale in fibra sinte ca molto leggero ed economico che protegge par colarmen-
te i vegetali. È un materiale trasparente che crea condensa all’ interno e lascia passare l’ acqua piovana.
Molto u lizzate sono le serre a tunnel.
Animali con le ali
Gallina
La gallina che raspa nell’ aia è un simbolo agreste ed ha la capacità di me erci di buon umore. L’ alleva-
mento di polli è diffuso in tu o il mondo. Mangiano mais, orzo, avena, frumento, erba e inse .
L’ oca
L’ oca si nutre di germogli di piante, foglie, chicchi di grano e erbe. Sono uccelli migratori. Le oche vengo-
no allevate per le carne e le uova, le loro piume sono usate per confezionare cuscini, indumen e sacchi
a pelo.
Anatra
È un uccello acqua co. La specie più comune è stata addomes ca ed è il germano reale. Ha il becco giallo
e arriva fino a 58 cm. Nel maschio il capo e la regione più alta del collo sono di colore verde scuro, con
vividi riflessi metallici. Il resto del corpo è grigio screziato di nero, o da un colore un po’ più chiaro. Vive
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nelle paludi si nutre di piccoli animali e pesci. È un uccello migratore. Le anatre hanno le zampe palmate.
Mucche
La mucca produce la e e carne è un bovino e il maschio è il toro. Quando il toro è castrato si dice bue. I
piccoli si dicono vitelli e se vengono castra si dicono manzi. Il la e è u lizzato per produrre burro, pan-
na, yogurt e formaggi. La carne di manzo è u lizzata per produrre hamburger, bistecche e arros . La muc-
ca mangia erba e foraggio, nella stalla mangia fieno, beve molta acqua e lecca i blocchi di sale.
Pecore e capre
Sono ovini. La capra fornisce meno la e della pecora. La pecora è l’ animale della fa oria più ubbidiente
e si occupa anche di fornire la lana.
Coniglio
È un mammifero roditore appar ene alla famiglia dei leporidi. Vive in tane che scava con le unghie. Resta
nascosto tu o il giorno e esce alla sera. Ce ne sono più di 60 razze. Il coniglio è erbivoro. La coniglia può
avere da 4 a 8 cuccioli alla nidiata. I conigli sono spesso addomes ca . Il coniglio mangia le sue feci per-
ché sono ricche di vitamina B e di ba eri.
Tacchino
È un grosso uccello che ha abitudini poligame e si raduna in piccoli branchi. Il maschio ha la testa e il collo
formato da pelle rossa e rugosa, è più grande della femmina ed è coperto da penne e piume colorate.
Non sono capaci di volare , si cibano di piante, verme e granaglie.
L’ asino
L’ asino domes co è un animale forte, ha un cara ere mite ed è poco esigente. E’ frugale, robusto, docile
e paziente. E’ un grande amico del contadino si nutre di fieno, di prato naturale, fiori, fru , gemme, cru-
sca e carrube. L’ asino ha grande orecchie zoccoli al e ha la criniera. La coda assomiglia a un pennello
con lunghi peli. Il corpo è grigio. Il suo verso è il raglio. E’ un animale longevo.
Maiale
Il maiale è un suino ,è buffo e simpa co. E’ tranquillo e socievole; i suoi passatempi preferi sono strofi-
narsi contro gli alberi e mangiare . Trascorre gran parte del tempo mangiando, bevendo e dormendo.
Mangia patate , barbabietole , mais , farina . Beve 10 litri d’acqua al giorno. Quando ha caldo si rotola sul
fango . La testa è un grosso grugno che è spesso umido . I suoi occhi sono piccoli e vedono male , ma il
suo udito e il suo olfa o sono molto fini. La scrofa è la femmina del maiale. Ci sono più di 300 razze di
maiali.
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Fitodepurazione significa “depurazione delle acque per mezzo delle piante “, è cara erizza-
ta da un tra amento biologico nel quale le piante depurano per azione dei ba eri che
stanno nelle radici. L’oasi di Ca’ di Mezzo raccoglie le acque del Canale Al piano e toglie cir-
ca la metà dell’azoto, del fosforo e dei solidi sospesi prima che siano immesse nella laguna
di Venezia. La canna di palude cos tuisce una specie di laboratorio chimico capace di u liz-
zare l’azoto per liberarlo nell’aria. Il fosforo e una parte dell’azoto vengono u lizza dalle
piante per crescere e svilupparsi. Le par celle dei solidi sospesi si depositano sul fondo del
bacino grazie alla bassa velocità dell’acqua e alla tortuosità del percorso a raverso i canne-
. L’efficacia degli interven viene misurata con analisi della qualità dell’acqua e indica ri-
duzione annua del 60% dell’azoto scaricata nella laguna dell’80% del fosforo. Il ripris no
dell’ambiente ha consen to l’insediamento e la riproduzione dell’avifauna, per il ripopola-
mento e la protezione della fauna migratoria e stanziale.
Mar na e Sara
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Le ruote girano
Solo qualche sasso
Pedalata regolare lenta
Quanto basta a sen re
Un filo d’ aria neutra
Così si può passare il mondo
Senza che nessuno
Senta il respiro del fa o
Odore di casa e di fri o
Che svanisce nel fieno tagliato
Fresche le ombre rigate
Di un salice solitario
I pon senza sponde
Si rincorrono uguali
Sul canale nella campagna
Senza confini segna
Suono pazzo di una tromba
Imprevista variazione
Prima di incontrare
Gli occhi dell’ immobile
Airone signore senza corte
Pedalata regolare lenta
Senza alzare polvere
Con i piedi rinfresca
E un filo d’erba in bocca.
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Eraunafreddagiornatad’invernoeInkaysistavascaldandodavantialca-mino.Fuorilanevecadevalieveelaguardavaappoggiarsisulboschettodiconifere,coprendoloconilsuomantobianco.IlsuovillaggiosorgevainunpuntoaltodellamontagnadiDaligervicinoaunboschettochetuttichiama-vano“IlBoscoDeiMisteri“.Ognivoltacheneparlavaconisuoiamicilorosigiravanodall’altrapartepernonparlaredegliadulti,chelorimprovera-vano,oltreproibirglidiandarci.Sidicevacheinquelboscocifosserostra-necreatureecheaccadesserofenomenisovrannaturali;maInstaynoncre-devaaquestecose.Perluieraunbosconormalecometuttiglialtrienonvedevailmotivodidargliilnome“BoscoDeiMisteri“soloperalcunedice-rie.Decisecosıdiandarciperdimostrarechequellochedicevanononeravero.Sicoprıbeneeuscısottolafreddaneveesidiresseverso“IlBoscoDeiMisteri“.Quandoarrivo,sifermoprimadientrarenelboscoperche,sequellochedicevanoeravero,forsenonsarebbepiutornatoacasa.Tro-vocoraggiodentrodiseedecisediaddormentarsinel ittobosco.Nonc’eranosentierieleradiciricoprivanoilterreno,sisentivalanevechecadevasullefoglieenonmancavanogliululatideilupi.Inskayproseguivaimpauri-to,ancheseisuoipiedivolevanotornareindietro.Arrivoprestoinunara-duradovel’erbaeradiunverdeintensoenonerastatacopertadallaneve;alcentroc‘eraunapozzad‘acqua,grandecomeunostagno,diunbellissi-moazzurro,chenonerastataghiacciatadalfreddo.Miselemanidentroelevidetoccareilfondosabbioso.L‘acquaeracalda.Glivenneinmentechel’acquaeratrasparenteecheprendevailcoloredaciocheerasopradiessa.Guardoilcielo:eral’unicachiazzaazzurrainuncielocupoegrigio,l’unicamacchiacoloratainundisegnobiancoenero.Eravero,accadevanofeno-menisovrannaturali,maeranomeravigliosi.Lospettacolocheglisipre-sentavadavantieraunico,comelesensazionicheprovavainquelmomen-to.Rispecchiavalaprimaestatecheluiavevaimmaginatodapiccolo,quel-
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lacheavevasemprevolutoeoraeralıdavantiaisuoiocchi.Improvvisa-mentesentıunfrusciodietrodiseerimaseimmobilizzatodallapaura.Su-bitodopodauncespugliouscıunafataconunvestitobianco,lungoecapel-libiondi.Glidiedeunsacchettodovedentroc‘eranodellepietrepreziose.D‘istintoInskaylogettonellapozza,checomincioadingrandirsieagon-iarsi;l’acquauscıdallapozzaeinondotuttoe,comesecifossestatounotsunami,lecosefuronosommerse.Inkayerainmezzoall’acquaquandosiresecontodiarrivare inoalla ineaglialberi,cosısiarrampicosuquellopiuvicino.L‘unicacosadafarepereliminareildisastroeraditrovaredellepietreugualiegettarlenellostessopuntodovec’erailpozzo.QuestefuronoleparolecheInskayvidescrittesull’acquaingrassettoeinnero.Provoamettereunditosuunaletterachesiinfranseetornopoialsuoposto,comepermagia.Stavaperandareacercarelepietrequandolascrittacomparveevennel’immaginedellepietre.Toccoildisegnoenepreseunadiviolainmano;noneraundisegnoeranolepietre;Inskaynuotavapiufortechepote-vaconilsacchettoconlepietreprezioseinmanoperarrivarealpuntodovec’eralapozza.Provoadimmergersipervedereilbucodellepozze,mal’ac-quaeratorpida.Legettosenzapensareel’acquasiritirolasciandospazioall’erbaeaigiochi.Eraestateinpienoinverno.Unmiracolo,unmiracolodell’acqua. MICHELA ROSSI
I mostri del fiume
Nelle no di luna piena nel fiume Bacchiglione l’ acqua comincia a illuminarsi di un color
giallastro.
L’ acqua fresca limpida e pulita del fiume comincia a trasformarsi in melma calda e li so o
si sentono suoni terribili.
A mezzano e dall’ acqua del fiume comincia a uscire qualcosa.
Dalla melma cominciano a uscire dei mostri che si fanno chiamare i “Famigera mostri del
fiume Bacchiglione “
Ques mostri assomigliano vagamente alle le ere dell’ alfabeto.
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Greco e sono ricoper di fango e alghe.
Ogni volta che escono dall’ acqua cominciano a inquinare l’ ambiente con il loro vomito ra-
dioa vo e provocano la morte di fauna e di vegetali , oppure qualche volta vanno a rapire
le persone dei paesi vicini (Ca’ Bianca, Ca’ Pasqua), le portano con loro so o acqua e si è
sicuri che sono tu quan mor perché nessun uomo so o acqua può respirare.
Siccome non se ne poteva più di ques mostri le persone del comune di Chioggia scelsero
uno che uccidesse quei mostri.
Venne scelto uno di nome Carl un maggiorenne di 18 anni proveniente da Ca’ Pasqua.
Era un uomo robusto che non aveva paura di nulla e acce ò l’ incarico.
Si prese una muta da sub e delle bombole di ossigeno in modo che se fosse entrato nell’
acqua del fiume per un po’ di tempo avrebbe potuto respirare.
Un giorno di luna piena un po’ prima di mezzano e, Carl arrivò davan al fiume e prima
che i mostri uscissero dall’ acqua, piazzò delle trappole sulla terra e sugli alberi.
Arrivò mezzano e e come sempre l’ acqua si trasformò e uscirono i mostri.
Tan mostri furono ca ura dalle trappole di Carl e quelli che non erano sta intrappola
cominciarono a inquinare l’ ambiente.
Carl, anche se sapeva che avrebbe danneggiato l’ ambiente, accese una torcia e la rò ad-
dosso ai mostri, che invece di bruciarsi si seccarono e diventarono così più duri da sconfig-
gere. Fu un lungo comba mento, lui con un bastone contro i mostri, che invece di morire
si rincomponevano e gli davano pugni, calci che gli fecero molto male. Carl credeva ormai
di essere stato sconfi o. Ma il sole comparve nel cielo e i mor cominciarono a disinte-
grarsi. Carl fu contento di essere riuscito a intra enere i mostri fino all’ alba e di averli
sconfi per merito del sole. Per sicurezza si tuffò nel fiume per vedere se c’ erano ancora
mostri, ma invece Carl scoprì che c ‘era una gro a e allora entrò. Dentro alla gro a c’erano
aria e ruscelli di acqua cristallina. Carl sen delle voci: erano umane e dicevano :<<Aiuto>>.
Andò in direzione delle voci e scoprì che erano tu e le persone ca urate. Gli raccontarono
che i mostri li avevano tortura per loro piacimento , che erano molto conten che qualcu-
no li avesse trova . Alla fine chiamò i soccorsi e Carl fu acclamato da tu e le persone e co-
sì da quel giorno le persone e l’ ambiente poterono vivere felici e conten .
(Padoan Enrico e Furlan Tiziano)
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ACQUACHIARA
Sul fondo di un fiume viveva la fata Acquachiara che aveva il potere della bellezza :al suo
passaggio tu gli animali e anche la sabbia diventavano più belli e radiosi .Il cielo era sem-
pre sereno e raramente passavano candide nuvole e bianche ;c’era sempre l’arcobaleno e
i suoi colori variavano ogni giorno e erano sempre più di 7.L’acqua del fiume era color tur-
chino e rifle eva ogni tanto il verde brillante della natura circostante. La fata Acquachiara
amava cantare e aveva una voce argen na ,adorava anche la natura e ogni ma na passeg-
giava nel bosco di coralli assieme ai suoi amici pesciolini. In quel bosco lei ci andava per ri-
lassarsi e per farsi cullare dai coralli che danzavano con la corrente del fiume. Però un gior-
no, dopo una lunga camminata da sola ,arrivò in un punto del bosco mai visto prima : i co-
ralli erano tu fi e non lasciavano penetrare nemmeno un filo di luce. Appeso a uno di
loro c’era un cartello con su scri o “Chi entrerà in questo bosco non troverà mai più il sen-
ero ;per sempre qui resterà e nel bosco delle tenebre morirà.” La fata pur avendo un po’
di paura vi entrò e con prudenza iniziò a camminare. Nel cuore sperava che quella parte di
bosco un giorno potesse ritornare come un tempo, luminosa e verde. Ora era così tetra a
causa del drago del terrore che viveva al suo interno. Era un drago tu o blu come l’acqua
in tempesta e aveva il potere di sputare fuoco anche so ’acqua. Acquachiara decise di
affrontarlo perché voleva salvare quei poveri coralli dall’oscurità, ma da sola non poteva
farcela perché il drago era troppo forte. Così chiamò in aiuto lo Stregone Gelidone e la far-
falla dell’Amore. Una volta giun tu e tre davan al castello il drago li vide e volò contro
di loro sputando fuoco. Per difendersi lo Stregone Gelidone congelò con un soffio tu a
l’acqua a orno al nemico in modo da farlo diventare una statua di ghiaccio. Poi la farfalla
dell’amore abbracciò il ghiaccio che immediatamente si sciolse e il drago diventò umile e
buono . Subito il bosco delle tenebre non più tetro , i coralli diventarono di mille colori e
cominciarono a danzare accarezza dai pesci e dalle conchiglie. Il cartello che si trovava
all’inizio del bosco venne sos tuito da un altro che diceva :”Chi entrerà in questo bosco ve-
ro potrà percorrere ogni sen ero, qui verrai accolto volen eri da amici sinceri”.
(Giulia Scarpa)
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L’ACQUA…
L’acqua azzurra
che splende nel fiume…
Scorre veloce…
Durante la no e,
il riflesso della luna
Un momento di piacere…
Uccellini che cingue ano…
Che bella tranquillità ascoltando la natura…
Una sensazione incredibile!
(Arianna Vianello)
LA MAGIA DEL MARE Il mare, come un mago, a ra l’acqua sugli scogli .
Le onde s’infrangono
creando spruzzi di magia
che luccicano alla luce del sole
come diaman o pietre preziose.
Con le sue mani schiumose
crea un varco tra due ci à
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dove fa passare l’acqua
con la sua potenza.
Si espande in altri territori disabita
crea gli oceani
crescono piante,
e creature meravigliose.
Questo è il mare,
fedele e sincero
che non abbandona mai nessuno.
QUESTO è IL MARE!
(Sara Zambon, Michela Rossi
Giulia Scarpa, Mar na Boscolo)
IL TRAMONTO SULLA SPIAGGIA
Il sole sta salendo
e la sua luce rifle endo
nell’acqua leggera e lieve
colorandola di mille colori.
La soffice schiuma viaggia nell’acqua
esplorando ogni abisso ,ogni onda
ogni buca profonda.
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Quando il sole scompare il buio prende il sopravvento
e il sole e la luna dominano il cielo.
(Zambon Sara , Rossi Michela
Boscolo Mar na , Giulia Scarpa)
IL MANTO FATATO
L’acqua increspata all’orizzonte
sembra un velo azzurro
che fa risaltare il cielo
L’acqua limpida del fiume
che scorre veloce,
non ha more di niente e nessuno.
Nella tempesta l’acqua mossa.
Onda contro onda
giocano con la loro schiuma,
incontrano gli scogli
infrangendosi in piccoli schizzi d’acqua.
Ques volano fino di nuovo alle nuvole
cadendo lievemente nell’acqua.
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idrovora
Punta Gorzone
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Si tra a di una piccola isola fluviale situata alla confluenza del Bacchiglione con
il Brenta.
Ospita una colonia di aironi che costruiscono il loro nido su alberi e arbus .Gli
aironi più comuni delle nostre zone sono la garze a, l’airone cenerino, l’ airone
bianco maggiore e la no urna ni cora.
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I più midi : tarabuso e tarabusino che si rifugiano nei canne . I migratori sono
l’ airone rosso e il cavaliere d’ Italia che vengono a nidificare d’ estate.
Nella garzaia di Ca’ Pasqua si sono avvista uccelli come la garze a, la ni cora
e l’ airone guardabuoi.
Abbiamo avvistato la garze a ( egre a garze a), è alta 55 cm, ha un collo lun-
go , è bianca. Nel periodo della riproduzione il maschio ha un ciuffo. Ha il becco
nero e le zampe gialle.
Successivamente ci siamo accor della presenza di una ni cora( nyc corax nic-
corax). È un airone tozzo e con zampe corte con gli occhi rosso giada.
Per ul mo abbiamo visto anche l’ airone guardabuoi ( bubulcus ibis). In lonta-
nanza sembra bianco, invece evidenzia par del corpo di color giallo-arancio.
( Ma a Boscolo)
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UCCELLI DI CA’ BIANCA
E DINTORNI
NITTICORA: 3 AVVISTAMENTI
GARZETTA: TANTI AVVISTAMENTI
AIRONE CENERINO: 1 AVVISTAMENTI
AIRONE ROSSO:
AIRONE GUARDABUOI: 2 AVVISTAMENTI
MARTIN PESCATORE:
CAVALIERE D’ITALIA:
RIGOGOLO :
CANNARECCIONE E CANNAIOLA (SENTIAMO SOLO CANTI):
CORMORANO: 3 AVVISTAMENTI
SVASSO MAGGIORE:
TUFFETTO:
GERMANO REALE: 2 AVVISTAMENTI
POIANA:
GHEPPIO: 1 AVVISTAMENTO
RONDONE (PETTO NERO CODA FORCUTA):
RONDINE (PETTO BIANCOCODA MOLTO FORCUTA): 10 AVVISTAMENTI
BALESTRUCCIO (DORSO MACCHIA BIANCA CODA POCO FORCUTA):
GABBIANO REALE : A GRUPPI IN LAGUNA
GABBIANO COMUNE:
FRATICELLO (RONDINE DI MARE): 4 AVVISTAMENTI
STORNO: 3 AVVISTAMENTI
GAZZA: 3 AVVISTAMENTI
FOLAGA (PLACCA FRONTALE BIANCA):
GALLINELLA D’ACQUA (PLACCA FRONTALE ROSSA)
CURIOSITA’ PASSERA MATTUGIA: VIVE IN GRUPPO E SI TROVA SOLO IN CAMPAGNA: MASCHIO E FEMMINA SIMILI
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Il Gorzone è un canale ar ficiale della lunghezza di 70 km che a raversa le province di Pa-
dova e Venezia. IL fiume Gorzone è il risultato dell’ unione nella seconda metà del XVI seco-
lo, di più corsi d’ acqua che a raversano la Bassa Padovana (Fra a, Frassine e Fossa Lovara)
e scoli vari. La repubblica Veneta con ques lavori di bonifica prosciugò varie paludi presen-
nel territorio per o enere terreno col vabile. Nasce a nord di Recoaro Terme, a Montec-
chio Maggiore diventa Guà, e a Bevilacqua diventa Fra a quindi, in località tre canne di Vi-
ghizzolo d’ Este prende il nome di Gorzone. A raversando le province di Padova e Venezia,
si ge a nel fiume Brenta in località di Chioggia.
(Furlan Tiziano)
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La torre di Bebe o delle Bebbe , venne ere a alla difesa delle Venezie
del Doge Teodato nel 742 e 745 e fu assalita dai Franchi e Ungari nel
800 – 810 , dagli Annesi e Ravvenna nel 1010 , dai Trevigiani e Pado-
vani e infine cadde in mano ai Genovesi nel 1379 , per poi essere suc-
cessivamente recuperate dai Veneziani condo da Pisani e Zeno. I re-
s della torre sono in territorio clodiense e rappresentano la più an -
ca tes monianza della grande Repubblica Veneta e forse l ‘unico
esempio di for ficazione medievale esistente nella zona .Oggi , di
quella torre quadrangolare che doveva ergersi verso l’ alto per una
tren na di metri rimane ben poco : delle mura 3 la sono completa-
mente rese al suolo , sono visibili le fondamenta , composte da grandi
massi di pietra naturale pos a secco l’uno sull’ altro. (Boscolo Mar -
na– Zambon Sara).
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IL corso
Il fiume nasce da alcune risorgive nei comuni di Dueville e di Villaverla (VI), prendendo inizialmente il
nome di "Bacchiglioncello". Poco a monte della ci à di Vicenza riceve le acque provenien dal so obaci-
no del Leogra-Timonchio (che scende dal monte Pasubio) e assume il nome di Bacchiglione.
Il corso totale del fiume è lungo circa 118 km ed ha un bacino di raccolta che si estende per 1400 km².
La portata media del Bacchiglione presso Padova è di circa 30 m³/sec e si presenta sufficientemente co-
piosa anche in estate grazie all'apporto sorgivo di parte del bacino. Il fiume è comunque sogge o a pie-
ne autunnali e primaverili, talvolta anche disastrose.
Alluvione del 1 e 2 no-
vembre
Dopo due giorni con -
nui di piogge incessan
ed ingrossato dallo
scioglimento delle nevi
in montagna, nella
ma nata del 1º no-
vembre 2010 il Bacchi-
glione ruppe gli argini
nel territorio comunale
di Caldogno, poco a
nord di Vicenza, alla-
gando completamente i
centri abita di Cresole
e Re orgole. Nella stes-
sa ma nata il fiume
esondò nell'a raversamento di Vicenza allagando una grossa fe a del centro storico, la zona dello Sta-
dio Men , il quar ere spor vo di San Paolo, il quar ere di Santa Ber lla, la zona della Riviera Berica e di
Casale e bloccando sia la circonvallazione esterna (allagamento di viale Diaz) sia la tangenziale Sud non-
ché la linea ferroviaria Milano-Venezia. Il 20% del capoluogo Berico finisce so 'acqua.
Durante la no e proseguendo nel suo corso verso Padova, travolse la chiusa del quar ere Bassanello,
porta sud della ci à ed importante nodo del traffico ci adino, spazzando via gli impian spor vi della
storica società cano eri Rari Nantes, dalla quale fuoriuscì nei giorni successivi il cloro solitamente u liz-
zato nella depurazione delle piscine, provocando l'intossicazione di un operaio e il blocco della zona per
la presenza di una nube irritante. Anche il limitrofo quar ere Paltana venne allagato.
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L’idrovora raccoglie le acque del Canale dei Cuori che parte da Agna e
le rige a a 1-2 metri più in alto fermando così il livello del fiume per-
ché l’acqua non riu-
scirebbe ad entrare
in mare. Grazie ad
essa sono sta boni-
fica 24000 e ari.
Ogni tanto il terreno
del fiume viene sca-
vato perché con i
suoi sedimen si al-
zano di qualche cen-
metro. L’i-
drovora fun-
ziona a quota
9 (cioè 1 me-
tro so o il li-
vello del ma-
re). E’ stata
costruita nel
1925 ed è sta-
ta messa in
funzione nel
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1928. Ci sono 16 pompe e per farle funzionare ci sono motori che fan-
no lavorare 2 pompe alla volta. C’è un macchinario che funzionava a
gasolio ed è un motore delle barche a 4 cilindri e poteva funzionare
per delle se mane. Ora quando manca la corrente, c’è un generatore
che funziona a gasolio e produce corrente. Le pompe funzionano 2-3
ore al giorno se piove poco, e 24 ore su 24 se piove tanto. Una pompa
può pompare 2500 litri d’acqua al secondo. Dentro la pompa c’è un
macchinario a chiocciola che fa girare l’acqua e compie 143 giri al mi-
nuto e la fa passare dall’altra parte. Quando deve entrare l’acqua auto-
ma camente l’aria sparisce. C’è un carroponte o argano che serve per
fare delle riparazioni dentro l’idrovora. Fuori ci sono dei misuratori che
calcolano il livello del fiume e dei sensori che inviano le informazioni ai
computer degli operai che controllano l’idrovora e dall’ufficio si posso-
no far par re e spegnere le pompe con i computer. Un tempo c’erano
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sensori all’interno dell’ idrovora che misuravano il livello dell’acqua e
erano: idrometrografo che osservava l’arrivo e lo scarico dell’acqua; il
pluviografo che misura l’acqua che cade. Fuori ci sono galleggian che
modificano lo strumento a seconda dell’acqua che sale o scende.
(Scarpa Giulia)
Circa la metà della superficie consorziale risulta soggiacente al livello medio del mare ,con
quote che nella parte orientale del comprensorio risultano depresse di circa 4m rispe o a
tale livello, anche a causa del fenomeno della subsidenza, tu ’ora in a o. La rete scolante
consorziale si estende su 655 km di canali ed è dotata di numerosi manufa idraulici, co-
s tui da impian idrovori , sostegni, bo a sifone e sifoni di derivazione . Tra ques
risultano di par colare importanza gli impian idrovori , 31 in totale, tra i quali primeggia
l’idrovora di Ca’ Bianca di Chioggia della portata massima di 42m3/s.
La configurazione del comprensorio si presenta di forma allungata in maniera rilevante in
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direzione Est- Ovest da Baone a Chioggia. L’ al metria ha un andamento degradante
verso Est, con un picco massimo di 601 mt in corrispondenza del Monte Venda e quote
medie dei terreni sul medio mare che da valori pari a 700 ai limi occidentali del compren-
sorio in pianura, scendono fino a -4m al confine opposto verso Chioggia- Cavarzere. Per un
certo periodo l’ idrovora di Ca’ Bianca fu la più grande d’ Europa.
I consorzi di bonifica sono 10.
Si occupano della manutenzione dei canali.
Per far alzare l’acqua da una parte ci sono delle pompe che mandano l’acqua
dall’altra parte.
Il territorio, se non ci fossero le idrovore sarebbe una palude. Dentro l’idrovora
ci sono dei sensori che misurano il livello del fiume , se l’acqua diventa troppa
con le pompe viene portata dall’altra parte.
Questo può venire fa o sia manualmente e sia automa camente .
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Le pompe che sembrano delle chiocciole gigan risalgono all’anno 1928 . Le
pompe sono 16, 8 da una parte e 8 dall’altra ; di solito le pompe vengono usate
solo 2 e queste funzionano solo a raverso poten ssimi macchinari ele rici.
Se non c’è corrente c’è un macchinario che funziona a gasolio e anche in que-
sto modo le pompe possono funzionare. Una pompa può scaricare 2500 litri
d’acqua al secondo.
L’acqua da una parte è più alta e dall’altra è più bassa di circa 1 o 2 metri .
Quando l’acqua entra nella pompa gira a raverso un tubo e va nella direzione
opposta.
La pompa fa 143 giri al minuto. Se non piove funzionano 1 o 2 volte al giorno;
invece se piove possono funzionare con nuamente per se mane senza mai
fermarsi. Ques macchinari non si surriscaldano.
Le idrovore adesso si guidano a raverso il computer. Nei sensori vecchi, in ac-
qua c’era un galleggiante e quando veniva rata una cordicella la lance a del
sensore andava verso l’alto.
(Padoan Enrico)
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Analisi delle acque
Acqua di solfa nitri ammoniaca ph
Laguna abbastanza assen assente 5/6
Ca’di mezzo pochi pochissimi pochissima 6/7
Fosso pochissimi mol molta 6
Brenta assen pochissimi assente 7
LE ANALIS I IN LABORATORIO SO-NO STATE FATTE IN QUESTO MO-DO : s o l f a t i : 4 g o c c e d i a c i d o c l o r i d i c o 2 g o c c e d i c l o r u r o d i b a r i o ;
n i t r i t i : 2 g o c c e d i r e a t t i v o d i G r a c e ;
a mm o n i a c a : r e a t t i v o d i N e m e r i d r a t o d i s o d i o ;
p h : c o n c a r t a t o r n a s o l e .
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IN BICICLETTA ALL’IDROVORA DI CA’ BIANCA
Le margherite finalmente
I viole fiori delle rive
I gialli plas ca dei ranuncoli
Condi dal chiacchericcio
Di garze e gabbiani e amici
L’acqua porta messaggi
Ci racconta la vita e la morte
Da consegnare al mare
Michela ride si fa trascinare
Sull’erba è contenta si gioca
Anche Jessica lo vuole si gioca
L’acqua non si ferma
Ci prende e ci porta
Ci aiuta a pedalare
Contro e verso noi la seguiamo
Un pesce morto
Un pescatore assopito
Ben coperto per il vento freddo
Ma c’è il sole e gli occhi
Riconoscono ancora gli amici?
Si pedala verso casa
Verso la sera e il ricordo
Di uomini e macchine
Favolose invenzioni e mani
Speciali per farle vivere
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VISITA A CA’ DI MEZZO
Martedì 27 Marzo 2012
Partenza ore 10 h 20’ 08’’
Arrivo ore 19 h 23’ 03’’
Distanza: 38,22 km
Tempo totale pedalato: 3h 51’ 54’’
Calcolo la velocità media
Vm= Distanza:tempo= 38,22km:3h 51’ 54’’km/h= 38220:13914 m/s= 2,75m/s=
2,75x3,6=9,9Km/h
VISITA ALL’IDROVORA DI CA’ BIANCA
Martedì 17 Aprile 2012
Partenza ore 10h 15’ 42’’
Arrivo ore 18h 43’ 11’’
Distanza: 32,12km
Tempo totale pedalato: 3h 00’ 21’’
Vm= Distanza:tempo= 32,12km:3h 00’ 21’’km/h= 32120:10821m/s= 2,96m/s=
2,96x3,6= 10,7km/h
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Classe 1°c : redazione: Dire ore: Scu ari Valen na.
Capi Reda ori: Sara Zambon, Boscolo Cappon Ceggion Ma a,
Arianna Vianello, Giulia Scarpa.
Reda ori: Liberato Alberobello, Giulia Ardizzon, Boscolo Bariga
Riccardo, Boscolo Bielo Lenin, Boscolo Bisto Lisa, Boscolo Gioa-
china Mar na, Boscolo Pecchie Bo Jessica, Boscolo Soramio
Ma eo, Frizziero Mark, Furlan Tiziano, Marcon Annalisa, Minou
Omar, Padoan Enrico, Rossi Michela, Scu ari Maverick, Telsin-
skaite Greta, Varagnolo Nicola, Verolla Augusto.
insegnan Coordinatori: Francesco Benna , Leonildo Mosca.
Viale Tirreno, So omarina di Chioggia
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