ISTITUTO COMPRENSIVO CHIOGGIA MEDIA GALILEO GALILEI · s ta dagli ortodossi e il sito dell’an co...

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1 E’ interessante contemplare una rigorosa ripa u- viale, coperta di molte piante appartenenƟ a molƟ Ɵpi, con gli uccelli che cantano tra i cespugli, i diversi inseƫ che svolazzano intorno e con i vermi che stri- sciano nel terreno umido, e rieƩere che queste for- me dalla struƩura così complessa, tanto dierenƟ le une dalle altre e dipendenƟ le une dalle altre in mo- do talmente complicato, sono state tuƩe prodoƩe dalle leggi che operano aƩorno noi”. (C. Darwin, “L’ origine delle specie”). Aprile 2012 ISTITUTO COMPRENSIVO CHIOGGIA 5– MEDIA GALILEO GALILEI

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“E’  interessante   contemplare una rigorosa ripa flu-

viale,  coperta di molte piante appartenen  a mol  

pi, con gli uccelli che cantano tra i cespugli, i diversi 

inse  che svolazzano intorno e con i vermi che stri-

sciano nel terreno umido, e rifle ere che queste for-

me dalla stru ura così complessa, tanto differen  le 

une dalle altre e dipenden   le une dalle altre in mo-

do  talmente  complicato,  sono  state  tu e  prodo e 

dalle leggi che operano a orno noi”.  

(C. Darwin, “L’ origine delle specie”). 

 

Aprile 2012

ISTITUTO COMPRENSIVO CHIOGGIA 5– MEDIA GALILEO GALILEI 

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Il nostro territorio

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Siamo par  dalla scuola 

Galilei con le nostre bici 

alle 10:15. Abbiamo per-

corso la Via A.Vespucci 

poi abbiamo girato a de-

stra per Via Pigafe a e a 

sinistra per Via M.Polo.  

Abbiamo con nuato per 

Viale Mediterraneo e do-

po per la Via “degli Or ” 

fino al Brenta per Via 

Morosini. Siamo passa  

per Brondolo “Nuova” tra 

abitazioni basse, per la 

maggior parte nuove. Giun  alla ferrovia 

a raversiamo il so opassaggio passando co-

sì so o la Romea;  a raversiamo una roton-

da.  Prendiamo la strada per Cavarzere e ci 

fermiamo a Brondolo “Vecchia” (mercato 

ortofru colo). Abbiamo visto le vecchie 

chiuse (chiamate anche Porte di Brondolo)  

che un tempo venivano aperte per far passa-

re le chia e che venivano dalla Lombardia 

che proseguivano poi fino a Venezia per 

commerciare. Questo canale prende il nome 

di Canal Lombardo. Proseguendo abbiamo 

incontrato la chiesa vecchia di Brondolo ge-

s ta dagli ortodossi e il sito dell’an co forte . 

Con nuiamo per la pista ciclabile fino a Ca’ 

Pasqua e giun  al ponte riusciamo a scorge-

re l’incontro tra i 3 corsi d’acqua: Brenta, 

Bacchiglione e Canal Morto. Dal ponte ve-

diamo la garzaia che si trova in un piccolo 

isolo o. Con nuiamo per l’argine sinistro del 

Bacchiglione e dopo 3 km arriviamo a Ca’ 

Bianca  alla (11:45) dove ci siamo ferma  per 

pranzare. Qui si è svolta la genialata di 

Ma eo (era da cartellino rosso) Mentre  sta-

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vamo mangiando Ma eo, siccome aveva 

portato l’a rezzatura per le bici in caso di 

problemi, voleva me ersi in mostra così ha 

preso la pompa e ha cominciato a gonfiare la 

ruota anteriore. Gli si è incastrato l’ago della 

pompa e  rando cercando di farlo uscire, ha 

ro o la camera d’aria. Ha dovuto così smon-

tare la ruota per cambiarla. Dopo mezz’ora è 

riuscito a me ere il copertone insieme ad 

alcuni compagni; però il copertone era trop-

po grande per la ruota. Gonfiandolo ha pizzi-

cato la camera d’aria quindi era come se 

avesse bucato. Lungo il tragi o ogni 10 mi-

nu  si fermava a gonfiare la ruota. Questo 

evento ha rovinato un po’ la giornata a tu  

perché per la sua bravata non abbiamo po-

tuto giocare perché abbiamo sprecato un’o-

ra. 

 Riprendiamo alle 13:00 tra imprecazioni ed 

insul  a Ma eo pedalando sull’argine destro 

del Bacchiglione e dopo 7 km vediamo il ci-

mitero e in lontananza il Canal di Cuori che 

per sfociare in laguna passa a raverso dei 

tubi so o i 3 corsi d’acqua: Canal Morto, 

Bacchiglione e Brenta. Scorgiamo anche l’i-

drovora di Ca’ Bianca (una delle più grandi 

d’Europa). Arriviamo all’oasi di Ca’ di Mezzo 

dove ci aspe avano le guide di Legambiente 

e iniziamo la visita guidata alle 14:15. Dopo 

la visita siamo torna  a Ca’ Bianca percor-

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rendo la stessa strada e ci siamo ferma  a 

prendere un gelato epoi siamo anda  a gio-

care in un campe o per mezz’ora. Dopo sia-

mo torna  indietro per la stessa strada. 

APPUNTI A CA’ DI MEZZO

Legambiente: salvaguarda l’ambiente natu-

rale e quello urbano. Nell’oasi alcune piante 

sono cresciute da sole, ma la maggior parte 

le hanno piantate loro. 

Canale Al piano: raccoglie le acque di vari 

canali che partono dai Colli Euganei; costrui-

to per portare l’acqua all’oasi diviso in 2 par  

da un ponte e prende il nome di Canale Al -

piano da una parte e Canal Morto dall’altra. 

Chiuse: servono per alzare e abbassare il li-

vello dell’acqua; se vengono chiuse il livello 

dell’acqua da una parte del canale si alza e 

dall’altra si abbassa. 

Bosche o di salici: è an co (ha 600 anni), è 

l’ambiente ideale per alcune specie di ani-

mali e sono sta  avvista  dei gufi nei loro 

nidi. A Maggio fioriscono dei fiori a campa-

nella in giù, sono bianchi con dei pun  verdi 

all’estremità dei petali, sono  3 o 4 in un 

gambo e sono molto rari nel nostro territo-

rio. 

Nell’oasi ci sono dei laghe  che hanno una 

stru ura ondulata così l’acqua è più lenta 

perché se fosse dri a l’acqua uscirebbe più 

velocemente. Nell’oasi ci sono alberi e arbu-

s  di vario  po; mammiferi come la volpe e 

la nutria, di no e sono individuabili con cac-

che e res  di animali mangia . 

Il gufo, dopo aver mangiato, vomita ossa e 

pelo perché nell’animale che ha mangiato 

sono presen  sostanze non digeribili per il 

gufo. 

La nutria è un animale simile ad un castoro. 

Ha i den  affila  che ricrescono sempre, li 

usa per rosicchiare. I muscoli della mandibo-

la sono for , i den  più affila  non hanno 

radice. La nutria in passato veniva uccisa per 

fare pellicce. La nutria non apparteneva a 

questo territorio, infa  sono state importa-

te.  

Il  germano reale nel periodo della riprodu-

zione è più bello della femmina ed entrambi 

si mime zzano nella vegetazione. 

Quando un animale non è del nostro territo-

rio non ha un nemico e mangia gli altri ani-

mali, mentre loro non lo possono mangiare. 

            Michela Rossi 

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Siamo par  da So omarina alle 10.00 

della ma na, pron  per andare a Ca’ 

di Mezzo. Eravamo molto felici che i 

professori, Mosca e Benna , ci accom-

pagnassero. I primi due- tre chilometri 

sono sta  i più difficili perché si è fa a 

più fa ca. Durante il nostro percorso 

abbiamo visto una cappella di Brondo-

lo(nuova): era dove è avvenuta una 

delle apparizioni di Maria ( Madonna 

della Navicella). A Brondolo (vecchia) 

abbiamo visto la vecchia parrocchiale 

ora, chiesa ortodossa, il vecchio  for -

no di Brondolo che adesso è  diventato 

un centro di mercato e le vecchie chiu-

se. Durante il viaggio ci siamo ferma  

davan  ad un isolo o . Si vedevano 

macchie bianche che si muovevano (la 

garzaia di Ca’ Pasqua con gli aironi nidi-

fican ). Il professor Mosca ci ha spiega-

to che una garzaia è un posto dove ni-

dificano gli uccelli. Arriva  a Ca’ Bianca 

ci siamo ferma  mezz’ora a mangiare, 

e come al solito, Ma eo ha ro o la ca-

mera d’aria della bicicle a e abbiamo 

dovuto cambiarla, ma non si gonfiava  

e quindi ha proseguito con  la ruota 

sgonfia. Sempre a Ca’ Bianca abbiamo 

visto un’ idrovora che serve per pom-

pare l’acqua e bu arla più in alto per-

ché il terreno in cui siamo è so o il li-

(Con nua a pagina 10)

Ca’ di Mezzo

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vello del mare. Finalmente siamo arri-

va  all’ ul ma strada che porta all’ oa-

si. Arriva  all’ oasi abbiamo lucche ato 

le bicicle e e messo via gli zaini e ci 

siamo rilassa  10 minu . L’ oasi è ge-

s ta da Legambiente che è un gruppo 

di volontari che si occupa di salvaguar-

dare il territorio naturale. Con la guida 

abbiamo fa o un giro nell’ oasi a vede-

re dove inizia il canal Morto. La guida ci 

ha portato a vedere il bosche o dove 

c’ erano, in estate, delle campanelle 

tu e bianche con dei pun ni verdi nel 

pis llo. Sono molto rare nel nostro ter-

ritorio. Un'altra guida ci ha mostrato 

dei den  di nutria, la par colarità è 

che hanno un dente molto grande e 

affilato. 

La nutria e il gambero non sono specie 

appartenen  a  Ca’ di Mezzo. Ma essi 

sono giun  da altri paesi; la nutria fu 

portata qui negli anni 70’ per la fabbri-

cazione delle pelliccie. Durante il per-

corso si sen vano i pesci guizzare nell’ 

acqua. Nel tempo della riproduzione il 

germano reale maschio è molto più 

bello della femmina, ha colori molto 

più  for . Il germano reale si mime zza 

nella vegetazione. La guida ci ha spie-

gato che la fitodepurazione è  il compi-

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to di ripulire le acque dall’ azoto grazie 

alle canne lacustri. Gli anfibi sono mol-

to sensibili all’ inquinamento ambien-

tale e per questo scompaiono facil-

mente. Il siluro specie non appartenen-

te di Ca’ di Mezzo mangia le uova delle 

rane per questo non ne vediamo mol-

te. Ora parliamo della differenza tra ra-

na e rospo: la differenza più importan-

te è quella che: la rana ha la pelle liscia 

mentre il rospo ha la pelle ruvida. All’ 

interno di ques  isolo  si possono tro-

vare mol  nidi di aironi rossi. Abbiamo 

a raversato una lingua di terra e ab-

biamo visto due falchi volare. Abbiamo 

anche visto il biancospino e il  prugno-

lo che ha un piccolo tronco ma dei ra-

mi lunghissimi che presentano fiori 

bellissimi piccoli e bianchi. Alla fine del 

percorso siamo anda  a vedere la torre 

di avvistamento che serve per osserva-

re gli animali, sopra u o gli uccelli. 

Serve per vedere cosa stanno facendo 

gli uccelli senza che loro si accorgano 

della presenza umana che li sta osser-

vando. Poi  Ma a e Riccardo hanno 

preso un campione dell’ acqua delle 

vasche di depurazione. Finita la visita 

guidata siamo ritorna  indietro e ci sia-

mo ferma  a Ca’ Bianca a mangiare un 

gelato e a fermarci in bar. Poi siamo 

anda  in un campo a giocare a calcio e 

il professor  Mosca giocava a pallavolo 

con le ragazze. La gita è stata bellissima 

anche se con qualche inconveniente e 

speriamo di farne una ancora così per-

ché  non la dimen cheremo mai. 

(Boscolo Ma a e Scu ari Valen na). 

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Dal secolo VII fiorì a Brondolo un monastero benede no , esso rappresentò un rigoglioso 

centro di spiritualità dinamicamente inserito nel contesto socio-economico dell’area clo-

diense, fungendo altresì, fino al duecento , da a vo polo coordinatore nell’ambito più vi-

tale dell’economia lagunare.  

Alle origini del monastero è presumibile un moto di penetrazione longobarda, nell’area di 

gronda della laguna . 

Nel 1229 fu inaugurata anche per il monastero benede no di Brondolo la riforma morale 

e infrastru urale d’ispirazione cistercense. 

Nonostante la devastazione provocate dalla guerra del 1378-81, un gruppo di monaci non 

si rassegnò alla fine della plurisecolare presenza benede na. 

Nel 1379 i contras  tra Genova e Venezia per il predominio sui mari provocarono uno 

scontro dire o tra le due ci à.  

La ba aglia più terribile e defini va, che decise le sor  della guerra , fu comba uta a 

Chioggia 

Il monastero San ssima Trinità, che dopo la riforma del XIII secolo si era già avviato ad un 

lento declino , fu completamento distru o dalla furia degli eserci  Genovesi.  

Non risorse più per volere di Venezia che spostò i monaci all’isola di Santo Spirito. 

(Giulia Ardizzon Arianna Vianello ) 

 

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La casa rurale tradizionale veneta è cos tuita quasi sempre da un corpo abita vo a due piani. 

Le camere al piano superiore più il so o te o , affiancato da un fabbricato rurale “Por cato”, di volume 

più ampio. 

Questo  po si è diffuso in tu e le provincie venete, con piccole varian  da zona a zona  che rispecchiano 

l’ aspe o delle proprietà e l’ organizzazione del lavoro agricolo. 

Nel veneto e in par colare nel Polesine , dove per esempio è sempre prevalsa la piccola proprietà, l’ abi-

tazione rurale era cos tuita da un fabbricato a pianta re angolare , che si sviluppa molto di più in oriz-

zontale che in ver cale: la parte in cui si abitava occupava di solito un  terzo del volume. 

Si tra ava di un’ abitazione molto semplice: una fila di stanze al piano terra e una fila al piano di sopra, 

collegate da una scala e da un gran numero di aperture, sopra u o all’altezza del piano superiore, a te-

s monianza delle piccole dimensioni degli ambien  interni, fi amente suddivisa. 

La facciata posteriore aveva meno aperture e più piccole  ed era segnata dalle sporgenze del focolare e 

dei camini. 

IL te o era formato da due falde di coppi con collina di colmo parallela alla facciata. 

Le stanze al piano erano tradizionalmente più ampie, su tu e dominava la cucina.

I fienili sono grandi capannoni dove si contengono grandi quan tà di fieno. 

Oltre al fieno possono contenere degli animali  po galline, conigli e pecore da allevamento e altri animali 

piccoli. 

Di solito vicino al fienile c’è una casa e un grande recinto con mucche, cavalli, pecore, capre… 

(Frizziero Mark) 

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 Negli or  si possono col vare ortaggi in serra e in campo aperto. La produzione si ar cola durante tu o l’ 

anno per cui visitando i campi si può comprendere il mutare delle stagioni collegato ai prodo  della ter-

ra. All’ inizio di Se embre vengono col va  prodo  es vi (pomodori, la uga, peperoni, melanzane) e si 

raccolgono i primi prodo  autunnali (uva, melograno) ; più avan  i prodo  autunnali (cavolfiore bianco 

e verde, finocchi, verze, insalata. L’ orto deve essere aperto e luminoso distante da alberi e stecca , è 

fondamentale l’ acqua e bisogna provvedere alla costruzione di un impianto idrico. Se la zona è molto 

ven lata bisogna piantare una siepe alta 60 m. Per l’orto bisogna prevenire anche le mala e e gli a ac-

chi dei  parassi  :  cocciniglie cotonose, cocciniglie brune che causano macchie brune sulle foglie, poi i 

ragne  rossi che provocano l’ accartocciamento e la caduta delle foglie, gli aleurodi  o farfalline bian-

che, gli afidi . 

 Concimare L’ orto          

Il concime per antonomasia è quello organico, il letame che viene u lizzato nella stagione invernale. 

Questo primo passo serve per preparare il terreno prima della semina. Altri concimi sono: il terriccio da 

compostaggio, le ceneri di legna, il sangue secco prodo o dai macelli e i concimi sinte ci di ul ma gene-

razione. 

La serra 

La serra serve per proteggere l’ orto dal freddo. Ce ne sono di varie dimensioni e materiali, ul mamente 

sono formate da un materiale in fibra sinte ca molto leggero ed economico che protegge par colarmen-

te i vegetali. È un materiale trasparente che crea condensa all’ interno e lascia passare l’ acqua piovana. 

Molto u lizzate sono le serre a tunnel.  

Animali con le ali                          

Gallina 

La gallina che raspa nell’ aia  è un simbolo agreste ed ha la capacità di me erci di buon umore. L’ alleva-

mento di polli è diffuso in tu o il mondo. Mangiano mais, orzo, avena, frumento, erba e inse .  

L’ oca 

L’ oca si nutre di germogli di piante, foglie, chicchi di grano e erbe. Sono uccelli migratori. Le oche vengo-

no allevate per le carne e le uova, le loro piume sono usate per confezionare cuscini, indumen  e sacchi 

a pelo. 

Anatra  

È un uccello acqua co. La specie più comune è stata addomes ca ed è il germano reale. Ha il becco giallo 

e arriva fino a 58 cm. Nel maschio il capo e la regione più alta del collo sono di colore verde scuro, con 

vividi riflessi metallici. Il resto del corpo è grigio screziato di nero, o da un colore un po’ più chiaro. Vive 

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nelle paludi si nutre di piccoli animali e pesci. È un uccello migratore. Le anatre hanno le zampe palmate.  

Mucche 

La mucca  produce la e e carne è un bovino e il maschio è il toro. Quando il toro è castrato si dice bue. I 

piccoli si dicono vitelli e se vengono castra  si dicono manzi. Il la e è u lizzato per produrre burro, pan-

na, yogurt e formaggi. La carne di manzo è u lizzata per produrre hamburger, bistecche e arros . La muc-

ca mangia erba e foraggio, nella stalla mangia fieno, beve molta acqua e lecca i blocchi di sale.  

Pecore e capre 

Sono ovini. La capra fornisce meno la e della pecora. La pecora è l’ animale della fa oria più ubbidiente  

e si occupa anche di fornire la lana.  

Coniglio 

È un mammifero roditore appar ene alla famiglia dei leporidi. Vive in tane che scava con le unghie. Resta 

nascosto tu o il giorno e esce alla sera. Ce ne sono più di 60 razze. Il coniglio è erbivoro. La coniglia può 

avere da 4 a 8 cuccioli alla nidiata. I conigli sono spesso addomes ca . Il coniglio mangia le sue feci per-

ché sono ricche di vitamina B e di ba eri.  

Tacchino 

È un grosso uccello che ha abitudini poligame e si raduna in piccoli branchi. Il maschio ha la testa e il collo 

formato da pelle rossa e rugosa, è più grande della femmina ed è coperto da penne e piume colorate. 

Non sono capaci di volare , si cibano di piante, verme  e granaglie.  

L’ asino 

L’ asino domes co è un animale forte, ha un cara ere mite ed è poco esigente. E’ frugale, robusto, docile 

e paziente. E’ un grande amico del contadino si nutre di fieno, di prato naturale, fiori, fru , gemme, cru-

sca e carrube. L’ asino ha grande orecchie zoccoli al  e ha la criniera. La coda assomiglia a un pennello 

con lunghi peli. Il corpo è grigio. Il suo verso è il raglio. E’ un animale longevo.  

Maiale 

Il maiale è un suino ,è buffo e simpa co. E’ tranquillo e socievole; i suoi passatempi preferi  sono strofi-

narsi contro gli alberi e mangiare . Trascorre gran parte del tempo mangiando, bevendo e dormendo. 

Mangia patate , barbabietole , mais , farina . Beve 10 litri d’acqua al giorno. Quando ha caldo si rotola sul 

fango . La testa è un grosso grugno che è spesso umido . I suoi occhi sono piccoli e vedono male , ma il 

suo udito e il suo olfa o sono molto fini. La scrofa è la femmina del maiale. Ci sono più di 300 razze di 

maiali.   

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Fitodepurazione significa “depurazione delle acque per mezzo delle piante “, è cara erizza-

ta da un tra amento biologico nel quale le piante depurano per azione dei ba eri che 

stanno nelle radici. L’oasi di Ca’ di Mezzo raccoglie le acque del Canale Al piano e toglie cir-

ca la metà dell’azoto, del fosforo e dei solidi sospesi prima che siano immesse nella laguna 

di Venezia. La canna di palude cos tuisce una specie di laboratorio chimico capace di u liz-

zare l’azoto per liberarlo nell’aria. Il fosforo e una parte dell’azoto vengono u lizza  dalle 

piante per crescere e svilupparsi. Le par celle dei solidi sospesi si depositano sul fondo del 

bacino grazie alla bassa velocità dell’acqua e alla tortuosità del percorso a raverso i canne-

. L’efficacia degli interven  viene misurata con analisi della qualità dell’acqua e indica  ri-

duzione annua del 60% dell’azoto scaricata nella laguna dell’80% del fosforo. Il ripris no 

dell’ambiente ha consen to l’insediamento e la riproduzione dell’avifauna, per il ripopola-

mento e la protezione della fauna migratoria e stanziale.                                                      

                                                                                              Mar na e Sara 

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Le ruote girano   

Solo qualche sasso  

Pedalata regolare lenta 

Quanto basta a sen re  

Un filo d’ aria neutra 

Così si può passare il mondo 

Senza che nessuno 

Senta il  respiro del fa o  

Odore di casa e di fri o 

Che svanisce nel fieno tagliato 

Fresche le ombre rigate 

Di un salice solitario 

I pon  senza sponde 

Si rincorrono uguali 

Sul canale nella campagna  

Senza confini segna  

Suono pazzo di una tromba 

Imprevista variazione 

Prima di incontrare 

Gli occhi dell’ immobile  

Airone signore senza corte 

Pedalata regolare lenta 

Senza alzare polvere  

Con i piedi rinfresca  

E un filo d’erba in bocca. 

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Eraunafreddagiornatad’invernoeInkaysistavascaldandodavantialca-mino.Fuorilanevecadevalieveelaguardavaappoggiarsisulboschettodiconifere,coprendoloconilsuomantobianco.IlsuovillaggiosorgevainunpuntoaltodellamontagnadiDaligervicinoaunboschettochetuttichiama-vano“IlBoscoDeiMisteri“.Ognivoltacheneparlavaconisuoiamicilorosigiravanodall’altrapartepernonparlaredegliadulti,chelorimprovera-vano,oltreproibirglidiandarci.Sidicevacheinquelboscocifosserostra-necreatureecheaccadesserofenomenisovrannaturali;maInstaynoncre-devaaquestecose.Perluieraunbosconormalecometuttiglialtrienonvedevailmotivodidargliilnome“BoscoDeiMisteri“soloperalcunedice-rie.Decisecosıdiandarciperdimostrarechequellochedicevanononeravero.Sicoprıbeneeuscısottolafreddaneveesidiresseverso“IlBoscoDeiMisteri“.Quandoarrivo,sifermoprimadientrarenelboscoperche,sequellochedicevanoeravero,forsenonsarebbepiutornatoacasa.Tro-vocoraggiodentrodiseedecisediaddormentarsinel ittobosco.Nonc’eranosentierieleradiciricoprivanoilterreno,sisentivalanevechecadevasullefoglieenonmancavanogliululatideilupi.Inskayproseguivaimpauri-to,ancheseisuoipiedivolevanotornareindietro.Arrivoprestoinunara-duradovel’erbaeradiunverdeintensoenonerastatacopertadallaneve;alcentroc‘eraunapozzad‘acqua,grandecomeunostagno,diunbellissi-moazzurro,chenonerastataghiacciatadalfreddo.Miselemanidentroelevidetoccareilfondosabbioso.L‘acquaeracalda.Glivenneinmentechel’acquaeratrasparenteecheprendevailcoloredaciocheerasopradiessa.Guardoilcielo:eral’unicachiazzaazzurrainuncielocupoegrigio,l’unicamacchiacoloratainundisegnobiancoenero.Eravero,accadevanofeno-menisovrannaturali,maeranomeravigliosi.Lospettacolocheglisipre-sentavadavantieraunico,comelesensazionicheprovavainquelmomen-to.Rispecchiavalaprimaestatecheluiavevaimmaginatodapiccolo,quel-

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lacheavevasemprevolutoeoraeralıdavantiaisuoiocchi.Improvvisa-mentesentıunfrusciodietrodiseerimaseimmobilizzatodallapaura.Su-bitodopodauncespugliouscıunafataconunvestitobianco,lungoecapel-libiondi.Glidiedeunsacchettodovedentroc‘eranodellepietrepreziose.D‘istintoInskaylogettonellapozza,checomincioadingrandirsieagon-iarsi;l’acquauscıdallapozzaeinondotuttoe,comesecifossestatounotsunami,lecosefuronosommerse.Inkayerainmezzoall’acquaquandosiresecontodiarrivare inoalla ineaglialberi,cosısiarrampicosuquellopiuvicino.L‘unicacosadafarepereliminareildisastroeraditrovaredellepietreugualiegettarlenellostessopuntodovec’erailpozzo.QuestefuronoleparolecheInskayvidescrittesull’acquaingrassettoeinnero.Provoamettereunditosuunaletterachesiinfranseetornopoialsuoposto,comepermagia.Stavaperandareacercarelepietrequandolascrittacomparveevennel’immaginedellepietre.Toccoildisegnoenepreseunadiviolainmano;noneraundisegnoeranolepietre;Inskaynuotavapiufortechepote-vaconilsacchettoconlepietreprezioseinmanoperarrivarealpuntodovec’eralapozza.Provoadimmergersipervedereilbucodellepozze,mal’ac-quaeratorpida.Legettosenzapensareel’acquasiritirolasciandospazioall’erbaeaigiochi.Eraestateinpienoinverno.Unmiracolo,unmiracolodell’acqua.                                                                                                                                                              MICHELA ROSSI 

I mostri del fiume

Nelle no  di luna piena nel fiume Bacchiglione  l’ acqua comincia a illuminarsi di un color 

giallastro.  

L’ acqua fresca limpida e pulita del fiume comincia a trasformarsi in melma calda e li so o 

si sentono suoni terribili. 

A mezzano e dall’ acqua del fiume comincia a uscire qualcosa. 

Dalla melma cominciano a uscire dei mostri che si fanno chiamare i “Famigera  mostri del 

fiume Bacchiglione “ 

Ques  mostri assomigliano vagamente alle le ere dell’ alfabeto. 

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Greco e sono ricoper  di fango e alghe. 

Ogni volta che escono dall’ acqua cominciano a inquinare l’ ambiente con il loro vomito ra-

dioa vo e provocano la morte di fauna e di vegetali , oppure qualche volta vanno a rapire 

le persone dei paesi vicini (Ca’ Bianca, Ca’ Pasqua), le portano con loro so o acqua e si è 

sicuri che sono tu  quan  mor  perché nessun uomo so o acqua può respirare. 

Siccome non se ne poteva più di ques  mostri le persone del comune di Chioggia scelsero 

uno che uccidesse quei mostri. 

Venne scelto uno di nome Carl un maggiorenne di 18 anni proveniente da Ca’ Pasqua. 

Era un uomo robusto che non aveva paura di nulla e acce ò l’ incarico. 

Si prese una muta da sub e delle bombole di ossigeno in modo che se fosse entrato nell’ 

acqua del fiume per un po’ di tempo avrebbe potuto respirare. 

Un giorno di luna piena un po’ prima di mezzano e, Carl arrivò davan  al fiume e prima 

che i mostri uscissero dall’ acqua, piazzò delle trappole sulla terra e sugli alberi. 

Arrivò mezzano e e come sempre l’ acqua si trasformò e uscirono i mostri. 

Tan  mostri furono ca ura  dalle trappole di Carl e quelli che non erano sta  intrappola  

cominciarono a inquinare  l’ ambiente. 

Carl, anche se sapeva che avrebbe danneggiato l’ ambiente, accese una torcia e la  rò ad-

dosso ai mostri, che invece di bruciarsi si seccarono e diventarono così più duri da sconfig-

gere.   Fu un lungo comba mento, lui con un bastone contro i mostri, che invece di morire 

si rincomponevano e gli davano pugni, calci che gli fecero molto male.  Carl credeva ormai 

di essere stato sconfi o.   Ma il sole comparve nel cielo e i mor  cominciarono a disinte-

grarsi. Carl fu contento di essere riuscito a intra enere i mostri fino all’ alba e di averli 

sconfi  per merito del sole. Per sicurezza si tuffò nel fiume per vedere se c’ erano ancora 

mostri, ma invece Carl scoprì che c ‘era una gro a e allora entrò. Dentro alla gro a c’erano 

aria e ruscelli di acqua cristallina. Carl sen  delle voci: erano umane e dicevano :<<Aiuto>>. 

Andò in direzione delle voci e scoprì che erano tu e le persone ca urate. Gli raccontarono 

che i mostri li avevano tortura  per loro piacimento , che erano molto conten  che qualcu-

no li avesse trova  . Alla fine chiamò i soccorsi e Carl fu acclamato da tu e le persone e co-

sì da quel giorno le persone e l’ ambiente poterono vivere felici e conten . 

                                                                                       (Padoan Enrico e Furlan Tiziano) 

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ACQUACHIARA 

 

 

Sul fondo di un fiume viveva la fata Acquachiara che aveva il potere della bellezza :al suo 

passaggio tu  gli animali e anche la sabbia diventavano più belli e radiosi .Il cielo era sem-

pre sereno e raramente passavano candide nuvole e bianche ;c’era sempre l’arcobaleno e 

i suoi colori variavano ogni giorno e erano sempre più di 7.L’acqua del fiume era color tur-

chino e rifle eva ogni tanto il verde brillante della natura circostante. La fata Acquachiara 

amava cantare e aveva una voce argen na ,adorava anche la natura e ogni ma na passeg-

giava nel bosco di coralli assieme ai suoi amici pesciolini. In quel bosco lei ci andava per ri-

lassarsi e per farsi cullare dai coralli che danzavano con la corrente del fiume. Però un gior-

no, dopo una lunga camminata da sola ,arrivò in un punto del bosco mai visto prima : i co-

ralli erano tu  fi  e non lasciavano penetrare nemmeno un filo di luce. Appeso a uno di 

loro c’era un cartello con su scri o “Chi entrerà in questo bosco non troverà mai più il sen-

ero ;per sempre qui resterà e nel bosco delle tenebre morirà.”   La fata pur avendo un po’ 

di paura vi entrò e con prudenza iniziò a camminare. Nel cuore sperava che quella parte di 

bosco un giorno potesse ritornare come un tempo, luminosa e verde. Ora era così tetra a 

causa del drago del terrore che viveva al suo interno. Era un drago tu o blu come l’acqua 

in tempesta e aveva il potere di sputare fuoco anche so ’acqua. Acquachiara decise di 

affrontarlo perché voleva salvare quei poveri coralli dall’oscurità, ma da sola non poteva 

farcela perché il drago era troppo forte. Così chiamò in aiuto lo Stregone Gelidone  e la far-

falla dell’Amore. Una volta giun  tu  e tre davan  al castello il drago li vide e volò contro 

di loro sputando fuoco. Per difendersi lo Stregone Gelidone  congelò con un soffio tu a 

l’acqua a orno al nemico in modo da farlo diventare una statua di ghiaccio. Poi la farfalla 

dell’amore abbracciò il ghiaccio che immediatamente si sciolse e il drago diventò umile e 

buono . Subito il bosco delle tenebre non più tetro , i coralli diventarono di mille colori e 

cominciarono a danzare accarezza  dai pesci e dalle conchiglie. Il cartello che si trovava 

all’inizio del bosco venne sos tuito da un altro che diceva :”Chi entrerà in questo bosco ve-

ro potrà percorrere ogni sen ero, qui verrai accolto volen eri da amici sinceri”. 

                                                                                                                                                                      

(Giulia Scarpa) 

 

 

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L’ACQUA… 

 

 

L’acqua azzurra  

che splende nel fiume… 

Scorre veloce… 

Durante la no e, 

il riflesso della luna 

Un momento di piacere… 

Uccellini che cingue ano… 

Che bella tranquillità ascoltando la natura… 

Una sensazione incredibile! 

 

(Arianna Vianello) 

 

  

LA MAGIA DEL MARE  Il mare, come un mago, a ra l’acqua sugli scogli . 

Le onde s’infrangono  

creando spruzzi di magia 

che luccicano alla luce del sole  

come diaman  o pietre preziose. 

Con le sue mani schiumose 

crea un varco tra due ci à  

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dove fa passare l’acqua  

con la sua potenza. 

Si espande in altri territori disabita   

crea gli oceani 

crescono piante,  

e creature meravigliose. 

Questo è il mare, 

fedele e sincero  

che non abbandona mai nessuno. 

QUESTO è IL MARE! 

 

 

                                                    (Sara Zambon, Michela Rossi 

                                                   Giulia Scarpa, Mar na Boscolo) 

IL TRAMONTO SULLA SPIAGGIA 

 Il sole sta salendo  

e la sua luce rifle endo 

nell’acqua leggera e lieve 

colorandola di mille colori. 

La soffice schiuma viaggia nell’acqua 

esplorando ogni abisso ,ogni onda  

ogni buca profonda. 

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Quando il sole scompare il buio prende il sopravvento   

e il sole e la luna dominano il cielo. 

 

(Zambon Sara , Rossi Michela 

Boscolo Mar na , Giulia Scarpa) 

 

IL MANTO FATATO 

L’acqua increspata all’orizzonte  

sembra un velo azzurro  

che fa risaltare il cielo 

L’acqua limpida del fiume 

che scorre veloce, 

non ha  more di niente e nessuno. 

Nella tempesta l’acqua mossa. 

Onda contro onda  

giocano con la loro schiuma, 

incontrano gli scogli  

infrangendosi in piccoli schizzi d’acqua. 

Ques  volano fino di nuovo alle nuvole  

cadendo lievemente nell’acqua.  

 

 

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idrovora

Punta Gorzone

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Si tra a di una piccola isola fluviale situata alla confluenza del Bacchiglione con 

il Brenta. 

Ospita una colonia di aironi che costruiscono il loro nido su alberi e arbus  .Gli 

aironi più comuni delle  nostre zone sono la garze a, l’airone cenerino, l’ airone 

bianco maggiore e la no urna ni cora. 

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 I più  midi : tarabuso e tarabusino che si rifugiano nei canne . I migratori sono 

l’ airone rosso e il cavaliere d’ Italia che vengono a nidificare d’ estate. 

Nella garzaia di Ca’ Pasqua si sono avvista  uccelli come la garze a, la ni cora 

e l’ airone guardabuoi. 

Abbiamo avvistato la garze a ( egre a garze a), è alta 55 cm, ha un collo lun-

go , è bianca. Nel periodo della riproduzione il maschio ha un ciuffo. Ha il becco 

nero e le zampe gialle. 

Successivamente ci siamo accor  della presenza di una ni cora( nyc corax nic-

corax). È un airone tozzo e con zampe corte con gli occhi rosso giada. 

Per ul mo abbiamo visto anche l’ airone guardabuoi ( bubulcus ibis). In lonta-

nanza sembra bianco, invece evidenzia par  del corpo di color giallo-arancio. 

( Ma a Boscolo) 

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UCCELLI DI CA’ BIANCA

E DINTORNI

NITTICORA: 3 AVVISTAMENTI 

GARZETTA:  TANTI AVVISTAMENTI 

AIRONE CENERINO: 1 AVVISTAMENTI 

AIRONE ROSSO: 

AIRONE GUARDABUOI: 2 AVVISTAMENTI 

MARTIN PESCATORE: 

CAVALIERE D’ITALIA: 

RIGOGOLO : 

CANNARECCIONE E CANNAIOLA (SENTIAMO SOLO CANTI): 

CORMORANO: 3 AVVISTAMENTI 

SVASSO MAGGIORE: 

TUFFETTO: 

GERMANO REALE: 2 AVVISTAMENTI 

POIANA: 

GHEPPIO: 1 AVVISTAMENTO 

RONDONE (PETTO NERO CODA FORCUTA): 

RONDINE (PETTO BIANCOCODA MOLTO FORCUTA): 10 AVVISTAMENTI 

BALESTRUCCIO (DORSO MACCHIA BIANCA CODA POCO FORCUTA): 

GABBIANO REALE : A GRUPPI IN LAGUNA 

GABBIANO COMUNE: 

FRATICELLO (RONDINE DI MARE): 4 AVVISTAMENTI 

STORNO: 3 AVVISTAMENTI 

GAZZA: 3 AVVISTAMENTI 

FOLAGA (PLACCA FRONTALE BIANCA): 

GALLINELLA D’ACQUA (PLACCA FRONTALE ROSSA) 

CURIOSITA’ PASSERA MATTUGIA:  VIVE IN GRUPPO E SI TROVA SOLO IN CAMPAGNA: MASCHIO E FEMMINA SIMILI 

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Il Gorzone è un canale ar ficiale della lunghezza di 70 km che a raversa le province di Pa-

dova e Venezia. IL fiume Gorzone è il risultato dell’ unione nella seconda metà del XVI seco-

lo, di più corsi d’ acqua che a raversano la Bassa Padovana (Fra a, Frassine e Fossa Lovara) 

e scoli vari. La repubblica Veneta con ques  lavori di bonifica prosciugò varie paludi presen-

 nel territorio per o enere terreno col vabile. Nasce a nord di Recoaro Terme, a Montec-

chio Maggiore diventa Guà, e a Bevilacqua diventa Fra a quindi, in località tre canne di Vi-

ghizzolo d’ Este prende il nome di Gorzone. A raversando le province di Padova e Venezia, 

si ge a nel fiume Brenta in località di Chioggia.  

(Furlan Tiziano) 

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La torre di Bebe o delle  Bebbe , venne ere a alla difesa delle Venezie 

del Doge Teodato nel 742 e 745 e fu assalita dai Franchi e Ungari nel 

800 – 810 , dagli Annesi e Ravvenna  nel 1010 , dai Trevigiani e Pado-

vani e infine cadde in mano ai Genovesi nel 1379 , per poi essere suc-

cessivamente recuperate dai Veneziani condo  da Pisani e Zeno. I re-

s  della torre sono in territorio clodiense e rappresentano la più an -

ca tes monianza della grande Repubblica Veneta e forse l ‘unico 

esempio di for ficazione medievale esistente nella zona .Oggi  , di 

quella torre quadrangolare  che doveva ergersi verso l’ alto per una 

tren na di metri  rimane ben poco : delle mura 3 la  sono completa-

mente rese al suolo , sono visibili le fondamenta , composte da grandi 

massi di pietra naturale pos  a secco l’uno sull’ altro. (Boscolo Mar -

na– Zambon Sara). 

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IL corso 

Il fiume nasce da alcune risorgive nei comuni di Dueville e di Villaverla (VI), prendendo inizialmente il 

nome di "Bacchiglioncello". Poco a monte della ci à di Vicenza riceve le acque provenien  dal so obaci-

no del Leogra-Timonchio (che scende dal monte Pasubio) e assume il nome di Bacchiglione. 

Il corso totale del fiume è lungo circa 118 km ed ha un bacino di raccolta che si estende per 1400 km². 

La portata media del Bacchiglione presso Padova è di circa 30 m³/sec e si presenta sufficientemente co-

piosa anche in estate grazie all'apporto sorgivo di parte del bacino. Il fiume è comunque sogge o a pie-

ne autunnali e primaverili, talvolta anche disastrose. 

Alluvione del 1 e 2 no-

vembre 

Dopo due giorni con -

nui di piogge incessan  

ed ingrossato dallo 

scioglimento delle nevi 

in montagna, nella 

ma nata del 1º no-

vembre 2010 il Bacchi-

glione ruppe gli argini 

nel territorio comunale 

di Caldogno, poco a 

nord di Vicenza, alla-

gando completamente i 

centri abita  di Cresole 

e Re orgole. Nella stes-

sa ma nata il fiume 

esondò nell'a raversamento di Vicenza allagando una grossa fe a del centro storico, la zona dello Sta-

dio Men , il quar ere spor vo di San Paolo, il quar ere di Santa Ber lla, la zona della Riviera Berica e di 

Casale e bloccando sia la circonvallazione esterna (allagamento di viale Diaz) sia la tangenziale Sud non-

ché la linea ferroviaria Milano-Venezia. Il 20% del capoluogo Berico finisce so 'acqua. 

Durante la no e proseguendo nel suo corso verso Padova, travolse la chiusa del quar ere Bassanello, 

porta sud della ci à ed importante nodo del traffico ci adino, spazzando via gli impian  spor vi della 

storica società cano eri Rari Nantes, dalla quale fuoriuscì nei giorni successivi il cloro solitamente u liz-

zato nella depurazione delle piscine, provocando l'intossicazione di un operaio e il blocco della zona per 

la  presenza di una nube irritante. Anche il limitrofo quar ere Paltana venne allagato. 

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L’idrovora raccoglie le acque del Canale dei Cuori che parte da Agna e 

le rige a a 1-2 metri più in alto fermando così il livello del fiume per-

ché l’acqua non riu-

scirebbe ad entrare 

in mare. Grazie ad 

essa sono sta  boni-

fica  24000 e ari. 

Ogni tanto il terreno 

del fiume viene sca-

vato perché con i 

suoi sedimen  si al-

zano di qualche cen-

metro. L’i-

drovora fun-

ziona a quota 

9 (cioè 1 me-

tro so o il li-

vello del ma-

re). E’ stata 

costruita nel 

1925 ed è sta-

ta messa in 

funzione nel 

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1928. Ci sono 16 pompe e per farle funzionare ci sono motori che fan-

no lavorare 2 pompe alla volta. C’è un macchinario che funzionava a 

gasolio ed è un motore delle barche a 4 cilindri e poteva funzionare 

per delle se mane. Ora quando manca la corrente, c’è un generatore 

che funziona a gasolio e produce corrente. Le pompe funzionano 2-3 

ore al giorno se piove poco, e 24 ore su 24 se piove tanto. Una pompa 

può pompare 2500 litri d’acqua al secondo. Dentro la pompa c’è un 

macchinario a chiocciola che fa girare l’acqua e compie 143 giri al mi-

nuto e la fa passare dall’altra parte. Quando deve entrare l’acqua auto-

ma camente l’aria sparisce. C’è un carroponte o argano che serve per 

fare delle riparazioni dentro l’idrovora. Fuori ci sono dei misuratori che 

calcolano il livello del fiume e dei sensori che inviano le informazioni ai 

computer degli operai che controllano l’idrovora e dall’ufficio si posso-

no far par re e spegnere le pompe con i computer. Un tempo c’erano 

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 sensori all’interno dell’ idrovora che misuravano il livello dell’acqua e 

erano: idrometrografo che osservava l’arrivo e lo scarico dell’acqua; il 

pluviografo che misura l’acqua che cade. Fuori ci sono galleggian  che 

modificano lo strumento a seconda dell’acqua che sale o scende. 

(Scarpa Giulia) 

                                 

Circa la metà della superficie consorziale risulta soggiacente al livello medio del mare ,con 

quote che nella parte orientale del comprensorio risultano depresse di circa 4m rispe o a 

tale livello, anche a causa del fenomeno della subsidenza, tu ’ora in a o.   La rete scolante 

consorziale si estende su 655 km di canali ed è dotata di numerosi manufa  idraulici, co-

s tui  da impian  idrovori , sostegni, bo  a sifone e sifoni di derivazione .      Tra ques  

risultano di par colare importanza gli impian  idrovori , 31 in totale, tra i quali primeggia 

l’idrovora di Ca’ Bianca di Chioggia della portata massima di 42m3/s.                                                      

La configurazione del comprensorio si presenta di forma allungata in maniera rilevante in 

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direzione Est- Ovest da Baone a Chioggia.  L’ al metria ha un andamento degradante 

verso Est, con un picco massimo di 601 mt in corrispondenza del Monte Venda e quote 

medie dei terreni sul medio mare che da valori pari a 700 ai limi  occidentali del compren-

sorio in pianura, scendono fino a -4m al confine opposto verso Chioggia- Cavarzere. Per un 

certo periodo l’ idrovora di Ca’ Bianca fu la più grande d’ Europa. 

 

I consorzi di bonifica sono 10. 

Si occupano della manutenzione dei canali. 

 

Per far alzare  l’acqua da una parte ci sono delle pompe che mandano l’acqua 

dall’altra parte. 

Il territorio, se non ci fossero le idrovore sarebbe una palude. Dentro l’idrovora 

ci sono dei sensori che misurano il livello del fiume , se l’acqua diventa troppa 

con le pompe viene portata dall’altra parte. 

Questo può venire fa o sia manualmente e sia automa camente .  

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Le pompe che sembrano delle chiocciole gigan  risalgono all’anno 1928 . Le 

pompe sono 16,  8 da una parte e 8 dall’altra ; di solito le pompe vengono usate 

solo 2 e queste funzionano solo a raverso poten ssimi macchinari ele rici. 

 Se non c’è corrente c’è un macchinario che funziona a gasolio e anche in que-

sto modo le pompe possono funzionare. Una pompa può scaricare 2500 litri 

d’acqua al secondo. 

L’acqua da una parte è più alta e dall’altra è più bassa di circa 1 o 2 metri . 

Quando l’acqua entra nella pompa gira a raverso un tubo e va nella direzione 

opposta.  

La pompa fa 143 giri al minuto. Se non piove funzionano 1 o 2 volte al giorno; 

invece se piove possono funzionare con nuamente per se mane senza mai 

fermarsi. Ques  macchinari non si surriscaldano.  

Le idrovore adesso si guidano a raverso il computer. Nei sensori vecchi, in ac-

qua c’era un galleggiante e quando veniva  rata una cordicella la lance a del 

sensore andava verso l’alto. 

(Padoan Enrico) 

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Analisi delle acque

Acqua di solfa nitri ammoniaca ph

Laguna abbastanza assen assente 5/6

Ca’di mezzo pochi pochissimi pochissima 6/7

Fosso pochissimi mol molta 6

Brenta assen pochissimi assente 7

LE ANALIS I IN LABORATORIO SO-NO STATE FATTE IN QUESTO MO-DO : s o l f a t i : 4 g o c c e d i a c i d o c l o r i d i c o 2 g o c c e d i c l o r u r o d i b a r i o ;

n i t r i t i : 2 g o c c e d i r e a t t i v o d i G r a c e ;

a mm o n i a c a : r e a t t i v o d i N e m e r i d r a t o d i s o d i o ;

p h : c o n c a r t a t o r n a s o l e .

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IN BICICLETTA ALL’IDROVORA DI CA’ BIANCA 

Le margherite finalmente 

I viole  fiori delle rive 

I gialli plas ca  dei ranuncoli 

Condi  dal chiacchericcio 

Di garze e gabbiani e amici 

L’acqua porta messaggi  

Ci racconta la vita e la morte 

Da consegnare al mare 

Michela ride si fa trascinare  

Sull’erba è contenta si gioca 

Anche Jessica lo vuole si gioca 

L’acqua non si ferma 

Ci prende e ci porta 

Ci aiuta a pedalare 

Contro e verso noi la seguiamo  

Un pesce morto 

Un pescatore assopito 

Ben coperto per il vento freddo 

Ma c’è il sole e gli occhi 

Riconoscono ancora gli amici? 

Si pedala verso casa 

Verso la sera e il ricordo 

Di uomini e macchine 

Favolose invenzioni e mani 

Speciali per farle vivere 

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VISITA A CA’ DI MEZZO

 

Martedì 27 Marzo 2012 

Partenza ore 10 h 20’ 08’’ 

Arrivo ore 19 h 23’ 03’’ 

Distanza: 38,22 km 

Tempo totale pedalato: 3h 51’ 54’’ 

                       Calcolo la velocità media 

 Vm= Distanza:tempo= 38,22km:3h 51’ 54’’km/h= 38220:13914 m/s= 2,75m/s= 

2,75x3,6=9,9Km/h 

VISITA ALL’IDROVORA DI CA’ BIANCA

 

Martedì 17 Aprile 2012 

Partenza ore 10h 15’ 42’’ 

Arrivo ore 18h 43’ 11’’ 

Distanza: 32,12km 

Tempo totale pedalato: 3h 00’ 21’’ 

Vm= Distanza:tempo= 32,12km:3h 00’ 21’’km/h= 32120:10821m/s= 2,96m/s= 

2,96x3,6= 10,7km/h 

 

 

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           Classe 1°c : redazione:  Dire ore: Scu ari Valen na. 

Capi Reda ori: Sara Zambon, Boscolo Cappon Ceggion Ma a, 

Arianna Vianello, Giulia Scarpa. 

Reda ori: Liberato Alberobello, Giulia Ardizzon, Boscolo Bariga 

Riccardo, Boscolo Bielo Lenin, Boscolo Bisto Lisa, Boscolo Gioa-

china Mar na, Boscolo Pecchie Bo  Jessica, Boscolo Soramio 

Ma eo, Frizziero Mark, Furlan Tiziano, Marcon Annalisa, Minou 

Omar, Padoan Enrico, Rossi Michela, Scu ari Maverick, Telsin-

skaite Greta,  Varagnolo Nicola, Verolla Augusto.  

insegnan  Coordinatori: Francesco Benna , Leonildo Mosca.   

Viale Tirreno, So omarina di Chioggia                                     

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