Introduzione al medioevo

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Tempo e spazio nel Medioevo

Mondo dell’uomo, mondo del mistero, aldilà.

Premessa

Spazio reale e spazio simbolico: il mondo come foresta di simboli.

Il simbolismo medievale

Basta pensare all’etimologia della parola «simbolo» per comprendere quale sia il posto occupato dal pensiero simbolico non soltanto nella teologia, nella letteratura e nell’arte dell’Occidente medievale, ma anche negli strumenti del pensiero. Il σύμβολον era presso i greci un segno di riconoscimento rappresentato dalle due metà di un oggetto diviso fra due persone. Il simbolo è segno di contratto. È il riferimento a un’unità perduta, ricorda e richiama una realtà superiore e nascosta. Ora, nel pensiero medievale, «ogni oggetto materiale era considerato come la raffigurazione di qualcosa che gli corrispondeva su un piano più elevato e diventava così il suo simbolo».

È attraverso le parole che il simbolo medievale si lascia meglio cogliere. Per molti autori medievali nelle parole risiede la verità degli esseri e delle cose: ritrovando l’origine e la storia di ogni parola si può dunque avere accesso alla verità ontologica dell’essere o dell’oggetto che essa designa. Ma l’etimologia medievale non è l’etimologia moderna.

Il simbolismo medievale

Esempi

Fra gli alberi il noce passa per malefico perché il nome latino che lo designa, nux, è generalmente collegato al verbo che significa nuocere, nocēre. Il noce è dunque un albero nocivo: non bisogna addormentarsi sotto le sue fronde per paura di essere visitati dal diavolo o dagli spiriti maligni, non bisogna lasciare che le sue radici si avvicinini alle stalle o alle scuderie perché gli animali ne morirebbero; infine, bisogna evitare di intagliare nel legno di noce una statua di Cristo o della Vergine o d’un santo venerato perché sarebbe un sacrilegio.Lo stesso vale per il melo, il cui nome, malus, evoca il male. D’altronde deve essere a causa del nome che il melo, a poco a poco, è divenuto, nella tradizione e nell’iconografia, l’albero del frutto proibito, causa della caduta e del peccato originale.

L’uccello che trattiene il serpente, dall’Apocalisse del Beato di Liebana (XI sec.)

Il simbolismo medievale

La simbologia del nome proprio gioca un ruolo importante nella letteratura e nell’agiografia. È il nome a dare significato alla vita. Molti santi, per esempio, devono la loro «vita», passione, iconografia o le loro virtù, unicamente al proprio nome. Il caso più noto è quello di santa Veronica, che deve la sua esistenza – tardiva – solamente alla costruzione di un nome proprio di persona sulle due parole latine vera icona, che designano il Sacro Volto, cioè la «vera immagine» del Salvatore rimasta impressa su un sudario. Veronica è così divenuta una giovane donna che, durante la salita al Calvario, ha asciugato con un panno il sudore di Cristo che portava la croce.Nei paesi germanici sant’Agostino guarisce la cecità o reca sollievo al male degli occhi (die Augen), per gli stessi problemi s’invoca in Francia santa Chiara e in Italia santa Lucia (lux, -cis, «luce»).

dal FISIOLOGO (antenato di tutti i bestiari medievali).

Il Salmo dice: "E sarà innalzato come quello dell'unicorno il mio corno" [Salmi, 91.11].Il Fisiologo ha detto dell'unicorno che ha

questa natura: è un piccolo animale, simile al capretto, ma ferocissimo. Non può

avvicinarglisi il cacciatore a causa della sua forza straordinaria; ha un solo corno in mezzo

alla testa. E allora come gli si dà la caccia? Espongono davanti ad esso una vergine

immacolata, e l'animale balza nel seno della vergine, ed essa lo allatta, e lo conduce al

palazzo del re. L'unicorno è un'immagine del Salvatore: infatti

"ha suscitato un corno nella casa di Davide padre nostro" [Luca, 1.69], ed è divenuto per noi corno di salvezza. Non hanno potuto aver

dominio su di Lui gli angeli e le potenze, ma ha preso dimora nel ventre della vera e

immacolata Vergine Maria, "e il Verbo si è fatto carne, e ha preso dimora fra di noi " [Giov.,

1.14].

A mon seul desir – La dama e l’unicorno

La sirena era simbolo della lussuria(Pavia, san Michele Maggiore)

Il diavolo divoratore, in figura di animale mostruoso, nei capitelli della Chiesa romanica di Chauvigny, XII sec.

1. Il tempo nel Medioevo

Tempo della Chesa, tempo del mercante.

Il tempo nel MedioevoTempo della Chiesa

Sino al XIII sec. la vita nell’Occidente cristiano era scandita dal tempo della

Chiesa. Era il «tempo dei chierici, ritmato dagli uffici religiosi, dalle

campane che li annunciano, indicato dalle

meridiane imprecise e

mutevoli, talvolta

misurato da clessidre grossolane» (J. Le Goff)

Il tempo nel MedioevoTempo della Chiesa

Sino al XIII sec. la vita nell’Occidente cristiano era scandita dal tempo della

Chiesa. Era il «tempo dei chierici, ritmato dagli uffici religiosi, dalle

campane che li annunciano, indicato dalle

meridiane imprecise e

mutevoli, talvolta

misurato da clessidre grossolane» (J. Le Goff)

Durante tutto l’Alto Medioevo il tempo

del monaco e il tempo del contadino vanno

di pari passo: cfr. l’etimologia del

termine campana che dà Giovanni di

Garlandia nel XIII sec. : «Campanae

dicuntur a rusticis qui habitant in campo,

qui nesciant judicare horas nisi per

campanas»

da Les très riches heures du Duc de Berry – calendario (mese di Ottobre)

Il tempo cristiano

Tempo liturgico

Il tempo è scandito da periodi e date definiti dalla religione.

I punti nodali della settimana erano ormai le domeniche, divenute essenziali di tutta la vita umana: tempo del lavoro definito da un periodo di sei giorni di fatica e da una sosta ogni settimo giorno. L’istituzione della domenica fu un evento che si impose gradualmente sul lungo periodo come fenomeno obbligatorio, prescritto dai Concili cristiani e dai poteri temporali cristiani fino al XII sec.

Tempo ciclico della liturgia. Tempo CIRCOLARE costruito sulla vita di Cristo (Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua)

Tempo lineareLa grande innovazione del tempo cristiano consistette nel propugnare, in combinazione con il tempo ciclico annuale, l’idea di un tempo lineare, quello della Storia, del tempo storico creato da Dio.

La storia delle sei età dell’umanità comincia con Adamo e in questa prospettiva il periodo medievale fu considerato dalla Chiesa quello della sesta e ultima età. Fu definito come la vecchiaia del mondo e dell’umanità: «Mundus senescit».

Tempo sacro e orientato Il tempo cristiano procede da una doppia origine divina: la Creazione rinnovata dall’Incarnazione. Va verso un compimento, una fine segnata dal Giudizio finale. Il tempo si dirige verso l’eternità che lo abolirà

Tempo del mercanteAl tempo della Chiesa mercanti e artigiani sostituiscono il tempo più esattamente misurato, utilizzabile per le faccende profane e laiche, il tempo degli orologi, rizzati dappertutto di fronte ai campanili delle Chiese.

Il tempo che prima apparteneva solo a Dio è ora proprietà dell’uomo: è il tempo moderno del lavoro, della produttività, e quindi del denaro.Berna, torre del’orologio

2. Lo spazio nel Medioevo

Lo spazio nel Medioevo

Questa mappa mundi proviene da un manoscritto del X sec. Come è evidente, le conoscenze geografiche sono scarse: la terra è piatta, le indicazioni sui luoghi e le distanze sono irreali, si mescolano parsi esistenti a regioni fantastiche (la terra delle Amazzoni). Al centro del mondo conosciuto si pone di solito Gerusalemme per il suo significato religioso: in alto sono rappresentati Adamo ed Eva e il peccato originale. La terra non è uno spazio da misurare ma una valle di lacrime, la sede di un dramma morale: per darne un’idea si ricorre ad una rappresentazione esclusivamente simbolica)

Le immagini del cosmo nel Medioevo

È il filosofo greco Aristotele (384-322 a.C.) ad elaborare il sistema geocentrico, secondo cui, quando ormai il modello della Terra piatta era stato abbandonato e la sfericità del nostro pianeta generalmente ammessa, l’universo viene concepito a due sfere: quella della Terra, posta al centro del cosmo (in modo tale che il centro della Terra coincida con quello dell’universo), e quella del cielo, entro cui ruotano le sfere dei pianeti (Luna e Sole compresi). Le sfere celesti sono per Aristotele corpi fisici, costituiti di materia cristallina purissima e incorruttibile; il loro moto è circolare e uniforme e deriva il proprio impulso da Dio, motore immobile dell’universo. Nella loro perfezione i cieli si contrappongono al mondo sublunare, costituito dei quattro elementi diversamente pesanti (terra e acqua che tendono verso il basso, aria e fuoco che tendono verso l’alto), e caratterizzato dalle continue trasformazioni naturali, dalla corruzione e dalla morte.Nel II sec. d.C. l’astronomo e geografo alessandrino Claudio Tolomeo perfeziona e completa l’opera di Aristotele spiegandone in maniera soddisfacente alcune contraddizioni

e rendendo quel modello compatibile con le più raffinate osservazioni astronomiche.

Il sistema solare copernicanoIl sistema solare

tolemaico

Implicazioni filosofiche e teologiche del sistema aristotelico-tolemaico:

Nel tardo Medioevo le antiche teorie astronomiche sono recuperate dalla cultura occidentale, quando, grazie alle traduzioni arabe, il patrimonio filosofico e scientifico di Aristotele in particolare è assimilato dalla Scolastica. Soprattutto nel XIII sec. la cultura astronomica degli antichi è accolta dal cristianesimo, che vi riconosce un supporto fondamentale alle proprie convinzioni religiose e morali: il successo che il modello tolemaico incontra a partire da allora è dovuto alla sua corrispondenza con l’evidenza della percezione umana, ma soprattutto alla sua corrispondenza con la fede cristiana. La centralità della Terra si accorda perfettamente con l’idea di un universo retto dalla provvidenza divina e con la dottrina dell’incarnazione salvifica di Cristo; la distinzione qualitativa fra Terra e cielo corrisponde all’idea di che l’uomo sia fatto di materia e di spirito e che il suo destino sia sospeso fra la tentazione di sprofondare nel peccato e la vocazione a salire in cielo; i cieli incorruttibili e sferici rappresentano un universo ordinato e gerarchico, che richiama l’ordine e la gerarchia della società umana.

Nel tardo Medioevo le antiche teorie astronomiche sono recuperate dalla cultura occidentale, quando, grazie alle traduzioni arabe, il patrimonio filosofico e scientifico di Aristotele in particolare è assimilato dalla Scolastica. Soprattutto nel XIII sec. la cultura astronomica degli antichi è accolta dal cristianesimo, che vi riconosce un supporto fondamentale alle proprie convinzioni religiose e morali: il successo che il modello tolemaico incontra a partire da allora è dovuto alla sua corrispondenza con l’evidenza della percezione umana, ma soprattutto alla sua corrispondenza con la fede cristiana. La centralità della Terra si accorda perfettamente con l’idea di un universo retto dalla provvidenza divina e con la dottrina dell’incarnazione salvifica di Cristo; la distinzione qualitativa fra Terra e cielo corrisponde all’idea di che l’uomo sia fatto di materia e di spirito e che il suo destino sia sospeso fra la tentazione di sprofondare nel peccato e la vocazione a salire in cielo; i cieli incorruttibili e sferici rappresentano un universo ordinato e gerarchico, che richiama l’ordine e la gerarchia della società umana.

Ildegarda di Bingen (1098-1179), Liber divinorum operum (ms della Bib. Statale di Lucca)

L’influsso dei segni zodiacali sugli organi del corpo umano

Chiostro dell’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra

L’aldilàrappresentazioni del mondo ultraterreno

Per la religione cristiana – e anche per la mentalità medievale – il destino degli uomini e delle donne dopo la morte riveste un ruolo essenziale. Questo pensiero non riguarda soltanto lo «stato» degli individui ma anche la localizzazione della loro vita futura.Un sistema binario distingue e contrappone i luoghi dell’aldilà e i loro abitatori umani. I «buoni», dopo la resurrezione che si verifica alla fine del mondo, vivono in eterno in un luogo di delizie, il paradiso; i «cattivi» sono condannati a risiedere, sempre in eterno, in un luogo di supplizio, l’inferno.La contrapposizione tra i luoghi dell’aldilà si fonda su basi scritturali: Matteo (25.31-46) dice che nel momento del Giudizio finale, alla fine del mondo, Cristo farà sedere i buoni alla sua destra e i cattivi alla sua sinistra, dicendo a quelli di sinistra: «Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e i suoi angeli [i demoni]». La conferma dell’esistenza del paradiso, che rimanda al giardino dell’Eden, luogo di delizie creato da Dio secondo il racconto della Genesi, si trova nel Vangelo di Luca, nella seconda Lettera ai Corinzi di Paolo e nell’Apocalisse di San Giovanni. Luca riferisce che Gesù, prima di morire sulla croce, disse al buon ladrone crocifisso alla sua destra: «In verità ti dico: oggi sarai con me in Paradiso» (23.43).Quanto alla localizzazione, l’inferno è rappresentato sotto terra, il paradiso si trova in cielo.

La contesa fra angelo e diavolo per l’anima dei cristiani

cappella Bolognini in San Petronio

L’invenzione del Purgatorio

Le due principali questioni poste dall’aldilà sono la data del giudizio, con la quale Dio manda un defunto in cielo o all’inferno, e la possibilità di ritardare il verdetto definitivo al periodo che intercorre tra la morte individuale e il Giudizio finale.Sul primo punto si contrapposero due concezioni, entrambe ammesse dalla Chiesa medievale. Secondo gli uni, tutti i defunti dovevano attendere il Giudizio finale alla fine dei tempi prima di conoscere il loro destino ultraterreno. Secondo gli altri, Dio accoglieva in paradiso, immediatamente dopo la morte solo quegli eletti che non davano adito a discussioni, i santi.Per gli altri, gli eletti ‘rimandati’, si pensò dapprima ad un luogo di ristoro, il refrigerium, tutto all’opposto del fuoco divorante dell’inferno; poi al cosiddetto «seno di Abramo», caratterizzato dall’assenza di pene, di supplizi per questi morti, privilegiati e tuttavia privi della maggiore fonte della felicità: la grazia di vedere Dio faccia a faccia. Solo nella seconda metà del XII secolo s’inventò un luogo indipendente, il purgatorio, un luogo intermedio fra inferno e paradiso, che sarebbe scomparso nel momento del Giudizio finale, ormai svuotato dei suoi abitatori, tutti saliti in cielo.

Aldilà e governo della società terrena

La durata del soggiorno in Purgatorio era proporzionale alla quantità di peccati che pesavano sulla coscienza del defunto al momento della morte; inoltre dipendeva dai suffragi (preghiere, messe, elemosine) che alcuni vivi, parenti o amici, pagavano per abbreviare il tempo di purgatorio; infine la Chiesa, dietro pagamento, poteva ottenere riscatto parziale o integrale del tempo di purgatorio che restava da scontare ad alcuni defunti.L’invenzione del Purgatorio svuotava parzialmente l’inferno e sostituiva il sistema binario dell’aldilà con un sistema più complesso e più elastico, che fu ampiamente diffusi dai frati degli ordini mendicanti. Questo luogo assicurò il trionfo del giudizio individuale al momento della morte e, andando a contemplare il regime della confessione individuale obbligatoria per tutti i viventi almeno una volta all’anno (promulgato dal concilio Laterano IV del 1215) contribuì grandemente all’affermarsi dell’individuo rispetto ai gruppi. Il Purgatorio fu all’origine di una concezione matematica dei peccati e delle penitenze che, in quell’epoca di sviluppo commerciale e mercantile, diede vita ad una «contabilità dell’aldilà». Inoltre accrebbe in maniera considerevole il potere sui morti della Chiesa, che nel Duecento trasformò il Purgatorio in un dogma.

Appendice

Alcuni protagonisti del Medioevo.

il monaco

il filosofo

il filosofo• Averroè (Abu'l-Wald Mohammad Ibn Ahamad Ibn

Roshd o Aven Roshd, diventato Averroes per i latini), arabo-andaluso, fu filosofo, medico, matematico e maestro della legge islamica. Nacque a Cordova (Spagna) nel 1126 e morì a Marrakesh (Marocco) il 10 dicembre 1198.

• Averroè fu importantissimo per le sue traduzioni e commenti delle opere di Aristotele, che in occidente erano state quasi completamente dimenticate (prima del 1150 solo pochissime opere aristoteliche erano accessibili nell'Europa latina). Il recupero della traduzione aristotelica in Europa deve moltissimo alla traduzione in latino degli scritti di Averroè, iniziata nel XII secolo. Fra gli altri, Tommaso d'Aquino fu influenzato dalle idee di Averroè; il filosofo cristiano lo riteneva così importante da non chiamarlo per nome, bensì "il Commentatore", con la stessa deferenza con cui chiamava Aristotele "il Filosofo".

• Dalla voce “Averroè” di Wikipedia

la donna

Possibili sviluppi:

-Donna, amore, diavolo…

-La donna nel mondo islamico

il giullare

il trovatore

il notaio