Il Reporter Q5 - Ottobre 2014

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"Il Reporter" il mensile del tuo quartiere.

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Ottobre2014

www.ilreporter.it il giornale del tuo quartiere

a spasso nella città“proibita” alle auto

� Editoriale

Dal Duomo in poi,il lustro che hacambiato Firenze

Matteo Francini

Questo mese tutti a piedi. Potrebbe essere questo

il “titolo” del nostro giornale, dato che sul numero di ottobre abbiamo deciso di concentrar-ci sulle pedonalizzazioni fi o-rentine. Perché? È presto detto. Sono passati esattamente cin-que anni del giorno dell’entrata in vigore del divieto di transito per i mezzi a motore in piazza Duomo e dintorni, la “madre” di tutte le pedonalizzazioni in riva all’Arno.

☛ SEgUE aLLE paginE 8-9

☛ SEgUE a pagina 23

In principio fu piazza Duomo. Sono passate da poco le 10 di mattina del 25 ottobre 2009 quando la cattedrale e il campanile

di Giotto dicono addio a bus e auto. Da quel momento le pedona-lizzazioni si susseguono. A ruota, sono piazza Pitti, Por Santa Ma-ria e via Tornabuoni a vietare l’accesso alle macchine, per un totale di dodici ettari “auto free” in città. E non è fi nita qua: sbarrare ai veicoli piazza del Carmine è una delle idee del sindaco Nardella. Infi ne c’è Campo di Marte, dove potrebbe nascere un’isola green.

Binagli - Camaiora - Wiedenstritt

☛ pagina 15

☛ paginE 10-11

meteo, cosa succede?la parola agli espertiBombe d’acqua, estati piovose e inverni che non sembrano inver-ni: il punto della situazione.

a caccia di risparmio,tra mercati e riciclo

Musica,whiskeye tartan:

se la Scoziaè in rivaall’Arno

☛ pagina 20 ☛ pagina 18

vincenzo guerinia tutto campoL’incidente che ha messo fi ne

a una promettente carriera da calciatore, i trent’anni in pan-china e adesso la nuova vita da “club manager”: Vincenzo Gue-rini si racconta a Il Reporter.

Fiorentina

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Anno VIIIEd. 45

NovoliRifrediBrozzi

FirenzeQuartiere 5

lavoro, cambiala “mappa”nel quartiereChiuso il centro per l’impiego di viale Guidoni:ecco tutte le novità

Primo piano

☛ pagina 3

l’occhio che catturagli angoli “nascosti”Il gruppo fotografico “Rifredi Immagine” immortala i luoghi meno conosciuti della città.

☛ pagina 2

edifici occupati,il punto nel rione

☛ pagina 4

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L’iniziativa

QUEI VENERDìA TUTTA CULTURA

Sono ripartiti i “venerdì cul-turali” di Villa Pozzolini,

il ciclo di incontri tematici su opere e autori che si tengo-no il venerdì alle 17 nella Sala d’Archi a cura dell’associazione E20. I primi due appuntamen-ti di “Tra un autore e l’altro: conversazioni letterarie”, la rassegna di quest’anno, si sono tenuti il 19 e il 26 settembre. Dopo l’incontro sul Ghiberti e la Porta del Paradiso del 3 otto-bre, sono in programma quelli sul pensiero di Machiavelli e la contemporaneità il 10, sui Pro-messi sposi il 17, sul Gattopar-do il 24 e sul poema eroicomico “Malmantile racquistato” di Perlone Zipoli il 31, mentre il 7 novembre si conclude il primo ciclo con la conferenza “Arlot-to Mainardi detto il Piovano. Motti, burle e facezie”.

passeggiate notturne,mostre e progetti:l’occhio (fotografico)che “spia” il quartiere

La realtà

“Il Sentiero”Sono l’occhio di Rifredi.

Con i loro obiettivi cat-turano gli angoli meno conosciuti della città, i pa-

esaggi della Toscana e gli eventi in giro per lo Stivale. Organizzano passeggiate notturne nel quartie-re per andare a caccia di ciò che, durante il giorno, non si vede: le architetture moderne cambiano fisionomia all’imbrunire, le om-bre della notte disegnano panora-mi inaspettati, l’oscurità trasfigu-ra strade e palazzi. In questo 2014 ha compiuto dieci anni il gruppo fotografico “Rifredi Immagine”, quaranta soci, una sede all’inter-no del circolo Lippi (in via Fan-fani 16) e tante mostre collettive organizzate dal 2004 ad oggi. L’ul-tima, “Antiche piazze, nuove sug-gestioni”, risale allo scorso marzo, alle Murate, ed è stata organizzata insieme al Q1, il quartiere che racchiude il centro storico fio-rentino: novanta scatti di diciotto autori, un racconto per immagini della città di oggi, tra monumen-ti, botteghe e scene di vita quo-tidiana. La collaborazione sarà poi replicata anche la prossima primavera, con una mostra tut-ta dedicata all’Oltrarno. Ma nel passato di Rifredi Immagine c’è anche un progetto analogo nel quartiere 5, incentrato sui diversi aspetti di questa parte di Firenze che rappresenta allo stesso tempo la periferia e la nuova città che

cresce. “Quello che ci sta a cuore è il lavoro di gruppo – spiega il presidente dell’associazione Mar-co Fantechi – spesso la fotografia punta più sull’individuo, sul lavo-ro del singolo fotografo e sulla sua tecnica. Noi troviamo nel raccon-to fotografico un filo rosso che ci unisce tutti – prosegue – al di là delle nostre conoscenze mera-mente tecniche. La nostra passio-ne è un modo per stare e creare insieme”. Il gruppo mette a di-sposizione dei soci una biblioteca con testi del settore e la propria attrezzatura. Tra le attività ci sono anche “gite fotografiche” orga-nizzate al calar del sole. “È molto suggestivo veder cambiare la città di notte – racconta ancora Fante-chi – le immagini che catturiamo con la lunga esposizione sono molto diverse da ciò che vediamo a occhio nudo”. Da metà ottobre parte poi un percorso attraverso il linguaggio della fotografia: sei lezioni fino al termine di novem-bre e due uscite sul campo. Infine, un consiglio per gli appassionati di obiettivi e scatti. Qual è la zona del quartiere tutta da scoprire, macchina fotografica alla mano? “A Castello ci sono angoli scono-sciuti, piccole botteghe e taberna-coli tutti da scovare”, suggerisce Fantechi.

Gianni Carpini

uno spazio contro i disagi

Attivo dal 2013, il centro d’ascolto “Il Sentiero” è un progetto di servizio sociale e supporto psicologico promosso dal

Q5 e portato avanti da specialisti del settore. Si tratta di un consultorio libero in cui sono presenti professionisti preparati in grado di accogliere, ascoltare, dare risposte e indicazioni su risorse e strumenti di assistenza presenti sul territorio, intervenire direttamente e fornire assistenza quando necessario. Un punto di riferimento e consulenza aperto a tutta la comunità e in particolare alle donne: si tratta di uno spazio di accoglienza laico e apolitico per la prevenzione, il trattamento e l’orientamento del disagio. All’interno del centro, inoltre, è presente anche uno spazio dedicato alla maternità e alla paternità, “La Rosa di Jericho”, nato con lo scopo di sostenere psicologicamente la gravidanza, la sua eventuale interruzione e la neo-genitorialità accompagnando, sin dalla scoperta della gravidanza, tutti i cambiamenti che si presentano nella vita di una coppia o di un singolo. “Il Sentiero”, che si trova presso il centro per l’età libera “La Mimosa” in piazza Cavalieri di Vittorio Veneto, offre consulenze gratuite fino a un massimo di cinque sedute per i singoli e tre per coppie o famiglie. È aperto il lunedì pomeriggio dalle 15 alle 18, il mercoledì mattina dalle 9 alle 12 e il venerdì pomeriggio dalle 16 alle 19.

F.B.

#Primo piano

Il gruppo “Rifredi Immagine” compie dieci anni:“La zonada scoprire?Castello, con i suoi angoli sconosciuti”

Villa La Petraia (foto di Roberta Celoni) in uno degli scatti del progetto di Rifredi Immagine per il Q5

�Web rifredimmagine.it Mailinfo@rifredimmagine.it

IL PRONTO SOCCORSO GIURIDICOOgni venerdì dalle ore 10,00 presso i locali del Centro Dell'età Libera di via Carlo Bini 5 (tel 055 4222119) e ogni martedì dalle ore 15,30 presso i locali del Centro per L'Età Libera di Piazza Cavalieri di Vittorio Veneto n.11 (tel. 055 4361076) è attivo il servizio di Pronto Soccorso Giuridico, con l'obiettivo di fornire ai cittadini, tramite operatori giuri-dici volontari, un primo orientamento giuridico gratutito sui problemi relativi alla convivenza civile e alle controversie che sorgono nella vita di ciascuno di noi: difficoltà matri-moniali, questioni di natura condominiale o immobiliare, locazioni, problematiche ereditarie, necessità di far fronte all'incapacità di un familiare di provvedere a se stesso.

Lo scopo è fornire una prima e pronta consulenza informa-tiva, per valutare assieme i casi in cui è opportuno rivolgersi ad un legale di fiducia. Gli utenti ideali di questo "sportel-lo" sono le persone anziane le quali, vuoi per la difficoltà di farsi ascoltare da chi li circonda, vuoi per la mancanza di dimestichezza con le questioni legali, qui trovano un'ideale punto di appoggio: da ciò l'ubicazione del servizio presso i locali dei Centri per l'Età Libera.

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2 | Ottobre 2014 Quartiere 5Novoli . Rifredi . Brozzi

addio vecchiasede: il centroper l’impiegoha traslocatoChiuso lo sportellodi viale Guidoni:cambia la “mappa”

Lavoro

In via Panciatichi

Lavoro e disoccupazione sono temi caldi anche nel quartiere 5, dove sono purtroppo diverse

le realtà economiche e aziendali in crisi. E, con le imprese in dif-ficoltà, sono tanti anche i lavo-ratori che restano a casa, spesso costretti a doversi reinventare in nuovi impieghi e nuove pro-fessioni. Ma dove andarli a cer-care? Occhio, perché la “mappa” dei centri per l’impiego in città è cambiata. Dalla fine di luglio sul territorio del quartiere 5 non c’è più un centro per l’impiego. La vecchia sede di viale Guidoni ha chiuso i battenti, e i suoi impie-gati sono stati trasferiti nei lo-cali del Parterre. Ed è proprio in piazza della Libertà (così come negli altri uffici presenti in città, seppur più lontani da un punto di vista “geografico”) che anche i residenti di Novoli e Rifredi, di Brozzi e Peretola devono ora recarsi per usufruire dei servizi del Cpi. Un anno fa si era parla-to di una nuova sede nel Q5, più grande, per accogliere un flusso di persone purtroppo sempre

Maurizio Belli

La vecchia sede del centro per l’impiego in viale Guidoni, che ha chiuso i battentidallo scorso luglio

Lo spazio di Rifredi vuole aprirsi alla cittadinanza con una serie di eventi e iniziative

là dove le (buone) idee prendono vita

C’è un luogo, nel Q5, dove le idee prendono vita. Parliamo di Impact Hub, lo spazio nato a Rifredi, in via Panciatichi, nel

febbraio scorso. Ma di che cosa si tratta, precisamente? “Impact Hub è tante cose insieme – spiega Vieri Calogero, giovane co-fondatore – siamo prima di tutto un acceleratore di impresa, ma ospitiamo anche diverse realtà all’interno dei nostri locali. Si tratta di uno spazio in cui creare innovazione sociale, direttamente sul territorio”. Passando ai dati “concreti”, Impact Hub è uno spazio di quattrocento metri quadrati in cui si affiancano postazioni di co-working, supporto logistico per le imprese e percorsi di incubazione, e in cui si cerca di trasformare idee astratte in progetti reali. “Ad oggi i nostri ‘ospiti’, tra imprese e singoli, sono già una sessantina, di cui cinque start-up. È un ottimo inizio, e speriamo di continuare su questa strada”. Ma com’è il rapporto con il quartiere? “Ottimo, sono tanti i cittadini incuriositi che passano a trovarci. Anche per questo stiamo mettendo a punto una serie di eventi e iniziative che saranno aperti a tutta la cittadinanza”.

maggiore a causa della crisi: era già stata individuata la struttura, un edificio già sede della polizia municipale in viale Gori. Tutto sembrava fatto, poi più niente, e della nuova sede non si è più parlato. Fino ad arrivare alla scorsa estate, quando in tut-ta Firenze c’è stato un “valzer” delle sedi dei centri per l’impie-go (vedi altro articolo in questa pagina). Sulla porta dell’edificio di viale Guidoni adesso c’è solo un foglio che avverte del trasfe-rimento dell’ufficio. “A quanto ne sappiamo lo spostamento è definitivo – spiega Sabrina Ma-ioli, coordinatrice dei centri per l’impiego di Firenze – in effetti si era parlato di una nuova sede per il centro del quartiere 5, ma non sono decisioni che dipendono da noi”. Ma che cosa ne pensano i tanti fiorentini che affollavano la struttura di viale Guidoni? “A quanto ci risulta non sono arri-vate lamentele – continua Maioli – i residenti del quartiere posso-no rivolgersi alle altre sedi”. Non la pensano così, però, alcuni abi-tanti del quartiere, che si sono

spostati ai centri per l’impiego che sorgono nei quartieri limi-trofi: in gran parte a quello del Parterre, ma anche all’Isolotto. “La struttura di viale Guidoni faceva comodo – spiega Luca, un giovane disoccupato – anche perché era vicina. Già gli orari di apertura non sono troppo estesi, e adesso che dobbiamo andare più lontani da casa...”. “È vero che ci sono anche le altre sedi a cui poterci rivolgere – conferma Mauro – però noi abitanti del quartiere ci aspettavamo una sede nuova, e invece adesso non abbiamo più nemmeno quella vecchia...”.

non solo nel rione,il “valzer” in città

Il “valzer” dei centri per l’impiego in città non

riguarda solo il Q5, rimasto senza una propria sede dopo la chiusura di quella di viale Guidoni. La “rivoluzione” ha interessato anche gli altri quartieri fiorentini: dal 16 luglio la sede di Gavinana ha chiuso i battenti, mentre ha riaperto il centro per l’impiego di via del Pratellino, che era chiuso da tempo e che è stato ristrutturato per l’occasione. Nessun cambiamento, invece, per quanto riguarda il numero di sportelli presenti in città, che è rimasto invariato: quattro per il pubblico e uno per le imprese.

M.B.

Focus

#Primo piano

29/7la chiusura del centro per l’impiego di Novoli

�Numero Verde Lavoro: 800.855.855

Ottobre 2014 | 3 Quartiere 5Novoli . Rifredi . Brozzi

#Zoom

ville, palazzine e hotel:il quartiere “occupato”Dopo lo sgombero in via Slataper resta aperto il caso del Concorde

“raccolta firmeper la sicurezza”

Prima c’è stata villa Carobbi, poi via Slataper e l’hotel Concorde. Sono le occupazioni nel quartiere 5. L’ultimo sgombero

è stato quello in via Slataper, nella zona di piazza Tanucci, all’inizio di agosto, quando sono scattate le operazioni nell’edificio occupato dal 2011 da decine di famiglie, soprattutto di nazionalità somala ed eritrea: uno sgombero previsto da tempo e concertato con gli occupanti. Poco prima, a luglio, era toccato all’ottocentesca Villa Carobbi:

anche in quel caso il destino degli occupanti, circa 150 persone, era avvolto nell’incertezza. Il vero “centro” delle occupazioni oggi è via Baracca: qua sono ben cinque gli edifici occupati, tre nello spazio di un solo chilometro. In alcuni casi gli edifici sono di proprietà di grandi gruppi immobiliari, sfitti da tempo e proprio per questo “presi di mira”, come nel caso della palazzina occupata a inizio estate. Altro caso è quello dell’ex hotel Concorde, che dal febbraio scorso è stato occupato

da una quindicina di famiglie: circa 60-70 persone, disoccupati, studenti, operai, molti bambini, che hanno preso possesso dello stabile dopo aver abbandonato un altro edificio in via del Romito. All’entrata della struttura sventolano i vessilli del Movimento di lotta per la casa, bandiere No Tav, qualche striscione che chiede lo stop agli sfratti. Intanto, i proprietari dell’hotel hanno chiesto più volte alla Questura di sgomberare l’immobile. Quando entriamo nell’edificio ci accolgono alcuni dei giovani occupanti, che preferiscono restare anonimi: “I residenti della zona? Con loro non abbiamo nessun problema – ci spiegano – qua tutti ci hanno accolto benissimo, fin dai primi giorni: c’è addirittura chi ci ha portato vestiti e coperte e chi qualcosa da mangiare”. In tanti parlano di “emergenza sfratti” per molte famiglie: “Troppe famiglie senza casa, troppe case senza famiglie” è lo slogan ripetuto. Parlando con i residenti della zona, però, non tutti la pensano allo stesso modo: “Questa è una zona già difficile – spiega Adele, una residente – l’occupazione del Concorde ha portato qua altre persone alle prese con problemi”. “A me non danno fastidio – ribatte invece Giorgio – non abbiamo mai avuto problemi”. La questione resta aperta, almeno fino al prossimo sgombero.

Via di Cammori alza la voce. I residenti della strada, nella zona di Quaracchi, segnalano da tempo una “situazione di degrado e pericolo quotidiani a causa

delle condizioni precarie della strada e dell’intenso traffico a cui siamo sottoposti tutti i giorni”, spiegano i cittadini. La via è molto stretta e senza marciapiedi, eppure buona parte del traffico che interessa le grandi arterie Pistoiese e Pratese circola anche nella piccola strada. “Non viene rispettato neanche il divieto di transito per i mezzi pesanti”, aggiungono gli abitanti. Così, tra i cittadini che vivono lungo la strada è in corso una raccolta di firme per chiedere un intervento che consenta loro di vivere in sicurezza. “Prima che accada qualcosa di grave vorremmo essere ascoltati e aiutati. Le macchine passano a velocità spropositata giorno e notte, e io in prima persona sono stata urtata più volte dalle auto”, spiega la signora Fonte Palumbo, che si occupa della petizione insieme al marito Marcello Paradiso, che sottolinea: “La via è disconnessa, sono decenni che non vengono fatti interventi al manto stradale, ci sono buche ovunque, non esiste un marciapiede e nonostante questo si permette che auto e mezzi pesanti passino di qui a velocità elevata”. Quello che chiedono in prima istanza i residenti di via di Cammori è che il traffico venga almeno rallentato attraverso dissuasori e cunette. In secondo luogo, gli abitanti domandano che venga fatto rispettare il divieto di transito per i mezzi pesanti. A questo proposito “abbiamo ricevuto un riscontro dal difensore civico che ha rilevato come la strada non possa sostenere il passaggio dei mezzi pesanti e che ha richiesto agli enti preposti misure di mitigazione come varchi fisici che ne impediscano l’accesso”, racconta la signora Loredana, la cui abitazione – aggiunge – “è periodicamente danneggiata da auto e camion in corsa con tanto di persiane portate via e muri scrostati”. Ogni giorno – continua Loredana – pedoni, biciclette, passeggini e carrozzine sono a rischio a causa delle auto in corsa. E così prosegue la “battaglia” dei residenti di via di Cammori, che non si arrendono e che, spiegano, vogliono veder riconosciuti “i diritti di ogni cittadino: sicurezza, salute e qualità della vita”.

Maurizio Belli

Fannì Beconcini

Il punto In via di Cammori

L’occupazione dell’ex hotel Concorde: nel passato e nel presente del quartiere non mancano gli edifici “presi di mira”

Un tratto di via di Cammori, a Quaracchi: gli abitanti chiedono più sicurezza

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4 | Ottobre 2014 Quartiere 5Novoli . Rifredi . Brozzi

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Per lo studio, la cura, l’assistenzae l’informazione sui tumori cerebrali infantili

Ottobre 2014 | 5

#Il quartiere in pillole

Attiva da tempo nel centro di Firenze, la “palestra informatica” sbarca quest’anno anche nel quartiere 5

a usare il computer?si impara in “palestra”Sbarca nel rione un’attivitàrivolta ai non più giovanissimi

Tecnologia La raccolta

settanta quintalidi generositàLa raccolta solidale nel quartiere 5 ha dato i suoi frutti. Era in programma sabato 13 settembre,

nell’orario di apertura dei supermercati Coop di piazza Leopoldo, via Carlo del Prete, Le Piagge e via Forlanini e del supermercato Conad di via Pistoiese, una raccolta straordinaria di generi ali-mentari e materiale per la scuola, promossa dal Quartiere 5 con il coinvolgimento delle associazioni della Rete di solidarietà. “Nonostante la crisi – evidenziano il presidente del Q5 Cristiano Balli e il presidente della Commissione welfare Fabrizio Tucci – il nostro quartiere si dimostra sempre attento e generoso in tutte le sue componenti: i cittadini, i volontari, le associazioni della Rete di so-lidarietà e le imprese”. Non si è fatta attendere la risposta dei residenti del rione, che grazie alla loro generosità hanno contribuito alla raccolta di circa settanta quintali di generi alimentari e materiale scolastico per realizzare circa cinquecento pacchi scuola, poi distribuiti alle famiglie bisognose del quartiere attraverso la Rete di solidarietà. L’iniziativa, che ha visto coinvolti più di trecento volonta-ri, è stata insomma un’occasione per dare un aiuto concreto alle famiglie in difficoltà.

Brozzi

in tanti per fareun salto nel passatoNon ha tradito le attese l’ottava edizione di “Un salto nel Medioevo all’ombra del Torrione di

Brozzi”, la festa medievale che si è tenuta sabato 13 settembre. Tanti personaggi, giochi e cibi tipici del Medioevo hanno fatto rivivere un pomeriggio dell’epoca, con la partecipazione di molti cittadini. Il presidente del Quartiere 5 Cristiano Balli ha ringraziato l’associazione “Insieme per Brozzi” e il Gruppo 334 “per il grande impegno organizzativo. Un ringraziamento particolare va al corteo storico fiorentino e ai bandierai degli Uffizi che, con la loro presenza, hanno caratterizzato tutta la festa”, ha detto. Ormai da anni la festa anima, una volta all’anno, le strade, le piazze e i vicoli dell’antico borgo, con un programma ricco di appuntamenti: combattimenti all’arma bianca, spetta-coli di falconeria, tornei di tiro con l’arco, danze e musiche medievali, spettacoli teatrali, esibizioni di giocolieri e trampolieri, spettacoli di magia, giochi per grandi e piccini. E ancora, esibizioni di ar-tigiani del ferro e della ceramica, della paglia e della cartapesta, oltre a numerosi punti gastronomici dove gustare pietanze e bevande di un tempo. Da acquistare rigorosamente con il Brozzino, l’antica moneta locale che era possibile procurarsi per l’occasione ai banchi del cambio disposti lungo la strada principale della festa.

Peretola

liberazione, celebratoil 70° anniversarioSabato 6 settembre, ai giardini della Pace di Peretola, il Quartiere 5 e l’Anpi hanno festeggiato il

settantesimo anniversario della Liberazione di Firenze, ricordata anche con una targa. Il tema su cui si sono concentrati i vari contributi dei partecipanti è stato “l’Europa e i diritti”, per costruire un futuro solidale nel mondo. Presenti all’iniziativa, il presidente del Quartiere 5 Cristiano Balli e l’assessore al decentramento Federico Gianassi hanno invitato nei loro interventi i cittadini a parte-cipare attivamente alla vita pubblica in un momento storico particolarmente delicato per l’emergere di lacerazioni sociali e culturali. “Ricordare il settantesimo anniversario della Liberazione di un borgo della città significa fare memoria per progettare il futuro”, è stato detto. La ricorrenza si è poi conclusa all’Sms di Peretola, con una cena solidale e canti della Resistenza.

Careggi

una “casa” per aiutarele famiglie dei malatiUna nuova struttura d’accoglienza a Firenze. È stata inaugurata lo scorso mese “CasAurora”,

la “casa” destinata a ospitare i parenti dei malati ricoverati nel polo ospedaliero fiorentino. Al taglio del nastro erano presenti, tra gli altri, l’assessore al Welfare Sara Funaro, il presidente del Quartiere 5 Cristiano Balli, il presidente dell’Ordine dei medici di Firenze Antonio Panti, il presi-dente dell’unione italiana delle Chiese cristiane avventiste Stefano Paris e il direttore dell’Istituto avventista di cultura biblica Filippo Alma. Si tratta di “una struttura importante che offre un aiuto concreto ai familiari dei ricoverati in ospedale, e sono sicura che ci sarà attenzione verso i familiari dei bambini ricoverati al Meyer – ha affermato l’assessore Funaro – come amministrazione comu-nale, siamo al fianco e incentiveremo forme di collaborazione verso chi realizza progetti per il so-ciale. Siamo contenti di collaborare con tutte le realtà, sia religiose che del terzo settore, che mettono in piedi iniziative di sostegno per chi si trova in condizione di bisogno”. CasAurora è stata realizzata grazie ai fondi dell’otto per mille destinati alla Chiesa Avventista, per aiutare le famiglie dei malati: si trova in viuzzo del Pergolino 8, nella zona di Careggi, ed è gestita dall’Istituto avventista di cultura biblica (Iacb) “Villa Aurora”, ente ecclesiastico senza fini di lucro.

Nel quartiere sbarca la “palestra informati-ca”. Situata da tempo nel centro storico,

l’attività allarga ora i suoi confini, proponendo anche nel Q5 i suoi corsi di computer per tutte le età. “I figli o i nipoti viaggiano a mille su internet e sanno comunicare alla velocità della luce? È il mo-mento di rimettersi in pari”, spie-gano dalla palestra informatica, dove “è possibile seguire corsi low cost e adatti a chi non è più giovanissimo tenuti da giovani insegnanti con pluriennale espe-rienza nell’insegnamento dell’in-formatica per over 55, che saran-no in grado di insegnare l’abc del computer e in pochi mesi incuriosire, divertire e appassio-nare alle nuove tecnologie”, viene spiegato ancora. I corsi si tengo-no in viuzzo delle Calvane 13, nell’aula multimediale allestita al

Centro per l’età libera “Novoli-Peretola-Quaracchi-Brozzi-Le Piagge”, la mattina con cadenza bisettimanale (martedì e vener-dì). Per informazioni è possibile recarsi al centro dal lunedì al ve-nerdì dalle 9,30 alle 12,30, telefo-nare allo 055.2767031 o, per chi sa già farlo ancor prima di aver preso parte ai corsi, scrivere una e-mail a centroetalibera.viuzzo-calvane@comune.fi.it.

Ivo Gagliardi

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6 | Ottobre 2014 Quartiere 5Novoli . Rifredi . Brozzi

#In scena

il giro del mondo... su un palcoscenicoIl Cti, centro di teatro internazionale, compie venti anni. Vissuti tra spettacoli, corsi e solidarietà

Compie vent’anni il Cti, centro di teatro inter-nazionale che ha sede in via Caccini e che è

una delle realtà più interessanti del circuito culturale cittadino. Il Cti è diretto dalla regista russa Olga Melnik, pedagoga e regista teatrale che, negli anni, ha creato un centro di didattica, formazio-ne e produzione teatrale con la caratteristica principale di offri-re insegnamenti derivanti dalle scuole di teatro internazionale russa, tedesca e anglosassone e di promuovere relazioni inter-culturali collaborando con enti e istituzioni, partecipando a ras-segne e festival nazionali e inter-nazionali e vincendo numerosi premi sia in Italia che all’estero. Molteplici sono le attività del centro: scuola di teatro con cor-si di formazione triennale per bambini e adulti, compagnia teatrale semiprofessionista con un nucleo di professionisti, asso-ciazione culturale che organizza eventi e progetti educativi. “I

nostri allievi, una volta termina-to l’iter formativo, hanno già alle spalle decine di spettacoli e sono pronti per entrare nella compa-gnia. Molti fanno anche cinema e televisione, compatibilmente con le nostre attività, che hanno ritmi abbastanza serrati”, rac-conta Olga. “Ogni mese faccia-mo uno spettacolo al teatro la Fonte del circolo Arci di Bagno a Ripoli, che abbiamo ristrut-turato e preso in gestione dal 2003, oltre ad altri eventi come mostre fotografiche e di pittu-ra, esibizioni culinarie e perfor-mance itineranti”. Ogni stagione teatrale ha un tema specifico: la scorsa era dedicata agli autori russi, quella appena inaugura-ta si intitola “Senza frontiere” e ogni spettacolo è dedicato a pa-esi e popoli diversi. Il 24, 25 e 26 ottobre va in scena “Zio Vanja” di Cechov, novembre è dedicato al Giappone, dicembre agli Usa, gennaio al popolo ebraico e i mesi successivi a Francia, Italia, Siberia, Africa e popolo Rom.

Fannì Beconcini

La compagnia

detenuti-attori,un laboratorionel carceredi solliccianino

Il teatro come strumento di conoscenza di se stessi e del

mondo, stimolo alla curiosità e alla consapevolezza, modo per recuperare una dimen-sione umana all’interno di un contesto di coercizione. Il laboratorio teatrale organiz-zato dal Cti a Solliccianino è un progetto educativo che si rivolge ai detenuti del carcere di detenzione attenuata con l’obiettivo di fare della prati-ca teatrale uno strumento di rinascita personale. Compati-bilmente con i cicli carcerari, ogni anno viene organizzato anche uno spettacolo. “In sce-na non devono sentirsi dete-nuti – racconta Olga Melnik – il teatro è uno strumento per sentirsi liberi, interpretando ruoli e realtà altre rispetto all’esperienza tragica del car-cere”.

F.B.

Il progetto

“Oggi siamo una compagnia matura, omogenea per idee e formazione, aperta a nuovi con-tributi e al ricambio generazio-nale – aggiunge Olga – avendo tanto lavoro abbiamo bisogno di tante energie nella produzio-ne degli spettacoli e non solo di attori: collaboriamo infatti con scenografi, designer, stilisti e truccatori”. Fin dalla sua nascita, il Cti si occupa anche di progetti di pedagogia teatrale in carcere: dal 2003 viene organizzato un laboratorio per i detenuti del “Mario Gozzini”, altresì detto Solliccianino: “Si tratta di attivi-tà ludiche e formative connesse alla pratica e alla teoria teatrali. Io e alcuni attori della compa-gnia lavoriamo con i detenuti alla realizzazione di uno spet-tacolo con l’intento di fornire loro strumenti e stimoli nuovi. Il nostro progetto vuol innan-zitutto far ricordare che, anche se detenuti, loro sono prima di tutto uomini e hanno valore in quanto tali”.

�Web centroteatro.itTel. 055.418084

Ottobre 2014 | 7 Quartiere 5Novoli . Rifredi . Brozzi

#L’inchiesta

viaggio nella firenze vietata alle autoDalle zone “off limits” (come Pitti e Tornabuoni)a quelle in stand by (Santa Trinita) e in cantiere (stadio)

In principio fu piazza Duomo. Sono passate da poco le 10 di mattina del 25 ottobre 2009 quan-do la cattedrale e il campanile di

Giotto dicono addio a bus e auto (vedi articolo alla pagina a fi anco). Una ca-tena – con cui l’allora sindaco Matteo Renzi chiude al traffi co via Martelli – è lo spartiacque tra un passato fatto di smog e un futuro che comincia con un nuovo passo, quello dei pedoni. I di-sagi, all’inizio, con le linee dei bussini elettrici dell’Ataf da rodare, non man-cano. Come del resto le proteste, con i disabili, i residenti e i commercianti

in prima linea. Ciò nonostante, da quel momento le pedonalizzazioni in cit-tà diventano come le ciliegie: una tira l’altra. A ruota, sono piazza Pitti, Por Santa Maria e via Tornabuoni a vietare l’accesso alle macchine. Accade in una data simbolica, il 24 giugno del 2011, nel giorno in cui si festeggia il patro-no di San Giovanni. Di vera e propria “rivoluzione culturale” parla il sindaco che, un paio di anni dopo, il 3 giugno 2013, libera dalle auto anche piazza San Firenze, ai piedi dell’ex tribunale. Portando a dodici, in totale, gli ettari “auto free” presenti in città. Non tutte

le pedonalizzazioni, però, vengono col buco. In stand by, per non dire in ar-chivio, fi niscono quelle dell’Isolotto e di ponte Santa Trinita, rimandata – di rinvio in rinvio – a data da destinarsi. Terminata l’era Renzi, pedonalizzatore ancor prima che rottamatore, la voglia di dare un taglio al traffi co a motore contagia anche la nuova giunta comu-nale. Sbarrare alle auto piazza del Car-mine è fi n da subito una delle idee del nuovo sindaco Dario Nardella. “Niente parcheggio sotterraneo – ribadisce più volte appena insediato – ma via le auto dalla piazza per restituirle dignità”. Un

Natalia Binagli

Tutti a piedi/1

Non solo Firenze: anche nel resto d’Europanon mancano gli esempi di pedonalizzazioni

Cosa succede nel resto d’Europa

“car free”, in principio fu l’olandaPedonali o “car free”, l’essenziale è libe-

rare piccole parti di città, non neces-sariamente centrali, da inquinamento e rumore. La pedonalizzazione in Italia ha compiuto trent’anni nel 2010 – pioniera nel settore è stata la capitale, con il divie-to alle auto ai Fori Imperiali decretata dal sindaco Petroselli. Ma in Europa è stata l’Olanda, notoriamente il paese delle bici, a fare da apripista, con la chiusura al traffi co, nel lontano 1953, del quartiere di Lijnbaan. E se fi no a poco tempo fa si parlava principalmente di strade chiuse alle macchine, il Vecchio Continente si sta votando sempre più all’idea di libera-re interi quartieri dal traffi co automobi-listico. Un primo passo in questo senso lo aveva fatto (tanto per cambiare) Am-sterdam negli anni Novanta, con “Gwl Terrein”, sei ettari che ospitano mille persone che si muovono fra sentieri,

piste ciclabili e prati. Poi è stata la volta di Vienna, che alle seicento famiglie che abitano un’area car free a otto chilometri dal centro ha imposto di non possedere un’auto propria ma di servirsi esclusiva-mente dei mezzi pubblici. La scelta di non comprare l’auto, che oltre che ai pol-moni fa bene anche al portafoglio, è con-divisa dal 90 per cento degli abitanti di Slateford Green, a Edimburgo. Invece dei parcheggi ci sono giardini, e il clima – viene assicurato – è decisamente miglio-re. A Londra la zona car free ha un nome che è un mezzo acronimo: si chiama “BedZed”, vale a dire Beddington Zero Energy Development, e comprende tutti i servizi necessari, dal medico all’asilo al centro sportivo. Per esigenze di shopping la carta vincente è l’e-commerce, per gli spostamenti il car sharing, il car poo-ling e l’utilizzo di veicoli elettrici. E se in

Belgio la zona pedonale di riferimento è quella di Gand, in Svezia il nuovo quar-tiere residenziale di Augustenborg, vici-no Malmo, ha puntato tutto su vie pedo-nali, piste ciclabili e mezzi pubblici. Ma è la Germania a mirare a battere il record dell’area pedonale più grande d’Europa. Vicino a Friburgo, dal 1998 i cittadini in prima persona, attraverso un’associazio-ne ambientalista, stanno collaborando all’edifi cazione di una zona car free che, al momento, ospita oltre seimila persone e che conta di crescere anno dopo anno. A fronte di tante aree pedonali create ad hoc, ci sono poi esempi di zone natural-mente car free, come l’isola di Rodi, dove le strade sono, nella maggior parte dei casi, troppo strette e ripide per le mac-chine. Di necessità virtù.

Serena Wiedenstritt

progetto che, sulla carta, dovrebbe par-tire gradualmente questo autunno, ma che non soddisfa del tutto i residenti, che temono di perdere i duecento po-sti auto attuali. Altro luogo che fi nisce sotto la lente è piazzale Michelangelo. È ancora Renzi a proporre di eliminare il parcheggio a cielo aperto che sorge sotto il naso del David. C’è anche la data: la pedonalizzazione della terrazza dovrebbe scattare l’8 marzo 2014. Ma l’ascesa dell’ex sindaco a Palazzo Chigi manda all’aria i piani. Nardella accoglie l’idea timidamente. Prima rimanda il progetto, poi lo rilancia proponendo

di spostare al piazzale alcune bancarel-le “sfrattate” da San Lorenzo, artigiani e artisti di strada, così da crearvi una Montmartre fi orentina. Infi ne c’è Cam-po di Marte, dove il sindaco immagina di creare un’isola green per le famiglie e lo sport che abbia come fulcro l’Arte-mio Franchi e viale Paoli chiuso al traf-fi co, una volta “trasferita” la Fiorentina. Il capitolo pedonalizzazioni, insomma, continua.

12 ettari “auto free” in città

8 | Ottobre 2014

#L’inchiesta

i cinque annidel duomopedonaleIl 25 ottobre del 2009scattava la chiusuraal traffi co della piazza

Tutti a piedi/2

“Quel 25 ottobre ci è cambiata la vita”. Parola di Paolo, che con la moglie Da-

niela gestisce l’edicola di via Martelli da più di vent’anni. Il 25 ottobre a cui si riferisce è quello di cinque anni fa, del 2009, quando in un bagno di folla e telecamere alle 10 del mattino piazza Duomo diventò pedonale.Fu in quel momento che il simbolo di Firenze, un concentrato di arte e cultu-ra, cessò di essere lo spartitraffi co più elegante del mondo, come lo defi nì lo scrittore Alberto Arbasino.Non era certo da pochi giorni che si di-scuteva su se, come e quanto chiudere al traffi co il luogo simbolo della culla del Rinascimento: si erano avanzate diverse ipotesi, si era tentato di creare un’isola pedonale intorno a piazza San Giovanni che lasciasse liberi gli accessi da alcune vie circostanti, si dibatteva se far passare da lì la futura tramvia.Poi l’annuncio dell’amministrazione Renzi, da poco insediata, e la pedona-lizzazione “strong”. “Si respira meglio, si lavora meglio, si chiacchiera meglio: è stata una manna per tutti – assicura-no oggi Paolo e Daniela – se l’avessero fatta qualche anno prima ci saremmo risparmiati altro traffi co e smog”.E di traffi co piazza Duomo ne ha ri-sparmiato parecchio: basti pensare che

Sara Camaiora

Cinque anni fa, il 25 ottobre 2009, il Duomo diventava pedonale: tanti i cambiamenti che ne sono seguiti, anche per il trasporto pubblico

Gru all’opera per il monitoraggio del Campanile di Giotto (courtesy Opera di Santa Maria del Fiore, foto di Leonardo Rossi)

fi no a quell’ormai storica domenica dell’ottobre 2009 erano ben diciannove le linee di trasporto pubblico che tran-sitavano da qui, con circa 2.200 pas-saggi giornalieri e 75mila tonnellate di carichi complessivi.Facendo qualche conto si può dire che, a un lustro esatto dalla sua chiusura al traffi co, piazza Duomo è stata liberata dal passaggio di oltre quattro milioni di mezzi. L’altro lato della medaglia è che la deviazione delle linee ha comportato un passaggio massiccio di autobus da piazza San Marco, tra i malumori di chi vive e lavora nella zona.Successivi, ma conseguenti alla pedo-nalizzazione del Duomo, sono stati poi i lavori di rifacimento di via Martelli, terminati nell’agosto 2012, che hanno consentito l’installazione di una nuo-va pavimentazione in pietraforte e di cassonetti interrati per la raccolta dei rifi uti. Un altro importante tassello della riqualifi cazione di questa parte del centro storico.

Focus

e sui monumenti diminuiscono gli agenti inquinanti

La pedonalizzazione? Fa bene anche alle opere d’arte. E in una piazza dove si trovano gioielli come il campanile di Giotto, la cupola del Brunelleschi e

il Battistero questo non è certamente un aspetto da sottovalutare. Anche se mancano dati specifi ci a riguardo, con (molti) meno mezzi in circolazione sono inevitabilmente calati anche gli agenti inquinanti sulle superfi ci delle opere. Lo sostengono, pur ammettendo che in soli cinque anni il deterioramento non è direttamente verifi cabile, anche i tecnici dell’Opera di Santa Maria del Fiore, l’istituzione che si occupa – da oltre sette secoli – di preservare e valorizzare il celeberrimo complesso monumentale e quindi anche di monitorare lo “stato di salute” delle opere. Grazie all’utilizzo di autogru, il personale dell’Opera riesce a verifi care nel dettaglio, metro per metro, lo stato di conservazione delle facciate dei monumenti. Il controllo delle superfi ci marmoree permette l’individuazione dei degradi dovuti principalmente alle intemperie, e di programmare gli interventi di manutenzione e restauro. Gli ultimi monitoraggi in ordine di tempo si sono tenuti tra la fi ne di settembre e l’inizio di questo mese. Le otto facciate del Battistero presentano stati di conservazione diversi, sia per le caratteristiche dei materiali che per le diff erenti esposizioni agli agenti atmosferici. Lo sanno bene i tecnici impegnati, da marzo, nel restauro sia delle otto facciate esterne che della copertura dell’edifi cio. Lavori diretti e fi nanziati proprio dall’Opera, che hanno come obiettivo primario quello di eliminare gli strati di incrostazioni nere e i depositi di sostanze inquinanti, oltre che di consolidare e ridefi nire gli elementi marmorei che, nel tempo, si sono degradati. Il termine dei lavori è previsto nell’estate del 2015. L’ultimo intervento generale di restauro del monumento ebbe luogo tra il 1938 e il 1944. Ma non solo: oltre al Battistero è prevista la pulitura e il restauro di tutte le facciate marmoree dei monumenti, per un totale di quarantamila metri quadrati di superfi cie.

S.C.

4milionii mezziin meno passati dal Duomoin cinque anni

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Ottobre 2014 | 9

#Focus

regala o ripara, la città che riciclaBoom dei negozi di seconda mano, mentresi moltiplicano le iniziative “vietate” al denaro

Chi fa da sé, fa per tre: baratta, ripara e riusa. Complice la crisi, la mentalità dei fi orenti-

ni è cambiata. Shopping oculato e attenzione a ciò che è rimasto nell’armadio o nel cassetto. Dai gruppi per scambiarsi oggetti ai negozi dell’usato fi no alle feste per ridare vita agli elettrodome-stici rotti (ma ancora buoni), ecco il nostro viaggio nella Firenze che ricicla. E non stiamo parlando di rifi uti.

L’USATO CHE AVANZASono cambiati anche i modi di dire. Ieri era “usato”, oggi è “vin-tage”: prima era per pochi appas-sionati, adesso è per tutti. Il ne-gozio di seconda mano ha la sua rivincita: dai libri ai mobili fi no all’abbigliamento, sempre più fi orentini scelgono di comprare qualcosa che fi no a qualche tem-po prima era di proprietà altrui. Lo testimonia il boom delle atti-vità di compravendita di oggetti usati. Secondo i dati della Came-

ra di Commercio di Firenze, ne-gli ultimi due anni le “boutique” di seconda mano sono aumenta-te in città e provincia del cinque per cento. Nel secondo trimestre 2014, le imprese dell’usato “made in Florence” sono arrivate a quota 164, mentre in tutta la tutta la To-scana sono 414. E Firenze è quin-ta in Italia per numero di negozi dell’usato.

IN VENDITA?NO, REGALATOIn un’epoca in cui tutto viene mi-surato con il denaro, c’è chi non vuole far cassa. In città si molti-plicano i mercatini “money free”: niente è in vendita, tutto è rega-lato, senza traccia di banconote. Una delle esperienze più popolari è a Coverciano: il mercatino dello scambio e del dono si svolge ogni due mesi grazie a una decina di volontari ed è ospitato nella pa-lestra del Circolo Andreoni. Le persone portano ciò che vogliono regalare (vestiti, giochi per bimbi, libri, piccoli elettrodomestici e si-

Gianni Carpini

Come cambia il commercio/1

mili): gli oggetti sono selezionati e collocati nel banco dei doni, a disposizione di chi ne ha bisogno. Nato nel 2010, attrae migliaia di persone. “È la dimostrazione che in questa società in cui tutto è monetizzabile è possibile fare un gesto gratuito, imparando a do-

nare e a ricevere”, spiega Elisabet-ta, una delle volontarie. E ciò che non trova un nuovo padrone va alle associazioni di volontariato.

LA COMMUNITYCHE DONA TUTTOL’idea è la stessa del mercatino

del dono, ma la “bancarella” que-sta volta è virtuale. In molte città del mondo esistono community web dove si regala tutto e non si chiede niente in cambio. In tutto, quasi otto milioni di utenti “ri-cicloni”. Freecycle Firenze è un gruppo nato sul portale Yahoo a

cui è possibile iscriversi gratuita-mente, dove mettere annunci per cercare qualcosa in particolare o spulciare tra le off erte altrui. Re-gola principale: tutto è regalato. Si va dai mobili ai piccoli elettro-domestici, ma ci sono anche do-nazioni più bizzarre: per esempio bancali di legno (c’è chi ne off re e chi li richiede per le più disparate funzioni) o collezioni di pacchetti di sigarette. Il ritiro è a carico di colui che riceve il “regalo”.

“RESUSCITARE”LA TECNOLOGIA Se il pc fa i capricci o il phon non si accende come dovrebbe, que-sta è un’occasione per riparare elettrodomestici e “diavolerie” moderne che sembrano obso-lete. Lo si può fare a costo zero, con le proprie mani e diverten-dosi, grazie ai consigli di alcuni tutor-volontari. I “restart party” arrivano a Firenze: sono eventi gratuiti organizzati da un gruppo informale di persone, promossi in collaborazione con l’associa-zione Libera Informatica. Il pri-mo appuntamento cittadino, il 29 marzo, ha fatto riaccendere venti chili di oggetti tra computer, sve-glie elettroniche e cellulari. Come funziona? Dopo l’arrivo con l’e-lettrodomestico da “salvare”, ci sono la registrazione sul cartel-lone secondo l’ordine di arrivo, due chiacchiere con i restarter (esperti e semplici appassionati) e via alla riparazione. Alla fi ne c’è la foto di rito davanti al cartello-ne “L’ho riparato io”. E, come in ogni festa che si rispetti, pure la merenda.

10 | Ottobre 2014

#Focus

piazzadalmaziapreparale valigie:ambulantiin cercadi un nuovo spazio

Il mercato di piazza Dalma-zia dovrà traslocare. Non

subito, dal momento che i cantieri della tramvia tocche-ranno la zona nell’agosto del prossimo anno. Quel che è certo è che fi n da ora sono al vaglio dell’amministrazione diverse ipotesi sulla sua nuova collocazione, e sono in corso incontri con i commercian-ti. Le opzioni in campo sono varie: dall’area dell’ex Mecca-notessile, che non imporreb-be modifi che alla viabilità né la rimozione di posti auto, a via Locchi; dallo slargo di via Santelli, abbastanza spazioso, a via Lombroso, ad alcune centinaia di metri dall’attuale collocazione ma che com-porterebbe l’eliminazione di alcuni posti auto. E ancora, lo slargo di viale Corsica e gli ex Macelli nella stessa via, lo-cation considerate però poco appetibili dai commercianti, e infi ne la stessa piazza Dalma-zia, sul lato di via Reginaldo Giuliani, scelta che determi-nerebbe la chiusura al traffi co dell’area per la durata del mer-cato. Per il momento, invece, non è stata ritenuta idonea la proposta dei commercian-ti di mantenere il mercato in piazza spostandolo nel giardi-no, ma i tecnici del Comune stanno ancora valutando se possa essere fattibile trasferi-re lì almeno qualcuno degli esercenti. Ipotesi, queste, il-lustrate dall’assessore comu-nale alle attività produttive Giovanni Bettarini, che ha spiegato: “Non ci sfugge il ruolo strategico del mercato nella piazza e la sinergia che è nata con il commercio su area fi ssa. Per questo stiamo studiando giorno per giorno ogni ipotesi, perché venga scelta la migliore. Siamo con-sapevoli – conclude l’assessore – che si debba arrivare a una soluzione che incida il meno possibile sulla mobilità, con-siderando l’impatto dei lavori per le nuove linee tramviarie”.

S.C.

Il trasloco

i mercati fiorentini alla “prova crisi”Meno lavoro, clienti e capi fi rmati. Ma lo shopping tra i banchi continua a piacere: “Qua si risparmia”

Risparmio, tradizione e tanta scelta, ma anche una crisi che si è fatta sentire e una “globalizza-zione” della merce che ha avuto senza dubbio ripercussioni. È questo, e non solo, ciò che tro-viamo e “respiriamo” tra i tanti mercati di Firenze. Ma ognuno è diverso dall’altro, ha una sua storia e le sue peculiarità: facciamo, allora, un piccolo viaggio tra queste realtà. Dici mercato e

a Firenze pensi a San Lorenzo, con i suoi banchi di pelle e tanti capi di abbigliamento. Un mercato che negli ultimi tempi ha cambiato volto, vuoi per lo spostamento di una sua parte dalla piazza, vuoi per la presenza di nuovi venditori. “Vorremmo che si insistesse sulla lotta all’abusivismo perché a volte circola un’immagine non esatta del mercato”, lamentano alcuni commercianti. Che poi ammettono che “con la crisi la clientela è diminuita”. Altra storia il mercato interno, quello alimentare, che al primo piano vede tremila metri quadri dedicati all’enogastronomia, sempre piuttosto aff ollati dopo il recente restyling. Il martedì mattina l’appuntamento fi sso per molti è con il mercato delle Cascine: qua è possibile trovare sia prodotti alimentari che abbigliamento, ma anche utensili per la casa. Laura ha il suo banco del pane qui da qualche anno, e si dichiara soddisfatta: “È un buon mercato, c’è sempre gente”, anche se, aggiunge, nel tempo sono cambiate molte cose quanto alla merce proposta. “In passato si trovavano anche grandi fi rme, ora meno”, racconta. Nonostante questo, però, gli “afi cionados” continuano a non mancare, come alcune studentesse che spiegano di venire sempre qua per acquistare “abiti e soprattutto scarpe. Spendiamo in ogni momento dell’anno quanto faremmo per i saldi”. Spingendosi ancora verso il centro, il mercato del Porcellino è una tappa obbligata per i turisti in visita: la loggia ha ospitato venditori ambulanti fi n dal ‘500, prima di seta, poi di paglia e infi ne di pelle. “Non da molto ha avuto il riconoscimento di mercato storico, di movimento ce n’è e dobbiamo ringraziare il turismo – dice un commerciante – ma tra crisi e svalutazione generale il lavoro è sempre meno, io sono qui da tre generazioni ma sarò l’ultimo”. Tanti, poi, sono i mercati rionali: uno per tutti quello di piazza delle Cure, che si tiene ogni mattina dal lunedì al sabato. Qua si trovano banchi alimentari, ortofrutta – anche produttori diretti – macellaio, trippaio e non solo, oltre all’abbigliamento. “Veniamo spesso a fare la spesa, c’è un buon rapporto qualità-prezzo, anche se non invogliano gli spazi un po’ angusti”, raccontano alcune ragazze che abitano da queste parti. Fiorentinità e non solo, infi ne, al mercato di Sant’Ambrogio: tra i banchi troviamo sì molti residenti del quartiere, ma anche tanti studenti, soprattutto di Architettura – la facoltà è proprio davanti ai banchi – che qua possono pranzare con pochi euro.

Sara Camaiora

Come cambia il commercio/2

Il mercato di piazza delle Cure: Il Reporter ha fatto un giro tra i banchi fiorentini per capire come vanno le cose

I progetti

restyling per ciompi e cure

Uno spostamento provvisorio in largo Annigoni per poi tornare in una piazza dei Ciompi risanata e riqualifi cata. È quello che

dovrebbe avvenire a breve per il celebre mercatino delle Pulci, che dietro la Loggia del Pesce si trova da circa la metà del secolo scorso. Un restyling, quello della piazza, di cui si discute da tempo e che ora dovrebbe riuscire a concretizzarsi e partire entro la fi ne dell’anno. La durata prevista dei lavori è di 180 giorni a partire dall’eff ettivo inizio: l’intervento permetterà di sostituire l’attuale manto stradale dissestato con pietra serena, operazione a cui seguirà una pedona-lizzazione della piazza. Allontanandosi dal centro, è un impegno di questa amministrazione anche la tanto attesa risistemazione di piazza delle Cure e del mercato che qui ha sede ogni mattina. Dall’e-dizione dei “100 luoghi” del 2011 era uscito un progetto che preve-de novità per i banchi e per la viabilità, oltre alla creazione di nuovi parcheggi e spazi pedonali. Il progetto di rinascita della piazza è stato ora inserito nel piano degli investimenti: ai cittadini non resta così che attendere che prenda fi nalmente forma.

S.C.

Ottobre 2014 | 11

#Salute

Vecchia ricetta addio,arriva quella elettronicaUna delle novità è l’attribuzione automatica della fascia di reddito

La “rivoluzione”

Addio vecchia ricetta. Da questo mese non usciremo più dall’ambulatorio del

medico di famiglia con il classico foglietto rosso che rischiava di perdersi ancor prima di arrivare in farmacia e che, fi no a qualche anno fa, conteneva indicazioni manoscritte a caratteri indecifrabili ai più. In Toscana, infatti, dal 1° ottobre la tradizionale ricetta è andata in pensione, per essere sostituita da quella elettronica. In una prima fase la rivoluzione riguarda soltanto le prescrizioni farmaceutiche, mentre restano cartacee le prescrizioni diagnostiche e specialistiche. Non solo, non saranno elettroniche nemmeno le ricette rilasciate durante le visite a domicilio, considerato che il medico non potrà avere a disposizione la connessione alla rete. Per gli amanti della carta, ad ogni modo, niente paura. Il medico rilascerà comunque al paziente un promemoria cartaceo utile per andare in farmacia a ritirare le medicine necessarie, corredato dalla fascia economica di appartenenza, quella che determina se si ha o meno diritto all’esenzione del ticket. Una delle principali novità connesse all’entrata in vigore della ricetta elettronica è proprio l’attribuzione automatica della fascia economica di riferimento,

Serena Wiedenstritt

Dal 1° ottobre, in Toscana, la tradizionale ricetta è andata in pensione, per essere sostituita da quella elettronica

che risulterà dalla banca dati dell’Agenzia delle Entrate e dell’Inps, e che il medico si limiterà a riportare. Niente più autocertifi cazione da fi rmare sul bancone della farmacia, quindi. Al contrario, la stessa Regione Toscana consiglia di verifi care appena possibile – sulla prima ricetta elettronica disponibile o sui totem che leggono la tessera sanitaria – che il codice indicato da Agenzia delle Entrate e Inps sia corretto. Ecco, a questo proposito, un breve vademecum: se la fascia economica di riferimento è superiore a 100mila euro è corretto che non appaia nessun codice, altrimenti gli scaglioni sono da 0 a 36mila euro, da 36mila a 70mila e da 70mila a 100mila euro. In caso di diff ormità o assenza non giustifi cata del codice, sarà possibile autocertifi care il proprio reddito ai totem “Punto Sì” (quelli che permettono di stampare i referti di laboratorio delle analisi eff ettuate presso le strutture del sistema sanitario regionale) o rivolgendosi agli sportelli dell’azienda Usl di assistenza.

Dal 1996 a Firenze esiste la “banca del cordone ombelicale”, che nel tempo ha raccolto le donazioni di migliaia di mamme

Cordone ombelicale

la “banca” che salva le viteUna banca speciale, che permette di salvare vite e far andare avanti la ricerca. È

la “banca del cordone ombelicale”, che a Firenze esiste dal 1996 e che ha via via raccolto le preziose donazioni di migliaia di mamme che, al momento del parto, han-no pensato – oltre che al loro piccolo – anche ad altri bambini che potrebbero aver bisogno di cure specifi che. Il sangue cordonale, infatti, è una preziosa alternativa al midollo osseo. Usato soprattutto nei bambini, può curare malattie del sangue come le leucemie, i linfomi, alcune forme di talassemia, le malattie metaboliche e alcuni tipi di immunodefi cienza. Donare è facilissimo: in pratica se ne occupano ostetriche apposi-tamente formate, e il tutto consiste nel prelievo del sangue dal cordone nel momento immediatamente successivo alla sua recisione. Quello che viene richiesto alla mamma è la disponibilità per un colloquio approfondito da svolgersi dopo la trentaduesima settimana di gravidanza, necessario per valutare la storia clinica della donatrice, e la possibilità di svolgere alcuni esami del sangue circa sei mesi dopo il parto. In sede di colloquio la mamma fi rmerà un modulo di consenso, che dovrà portare con sé e con-segnare alle ostetriche al momento del parto. I punti nascita dove è possibile donare a Firenze sono il nuovo ospedale di San Giovanni di Dio, meglio conosciuto come Tor-regalli, l’ospedale di Santa Maria Annunziata, vale a dire Ponte a Niccheri, oltre ovvia-mente a Careggi, sia alla maternità “classica” che presso la Margherita. E grazie alla sempre maggiore sensibilità delle donne in gravidanza, negli ultimi anni i dati parlano di un incremento delle donazioni a doppia cifra, reso possibile anche dall’effi cienza del-le strutture dedicate. Dal 2012, infatti, con l’impegno di molti operatori del settore, fra cui le aziende ospedaliero-universitarie di Careggi e Pisa, del Centro regionale sangue e dell’associazione Adisco (associazione donatrici italiane sangue cordone ombelicale), negli ospedali di Firenze e di tutta la Toscana è possibile donare il sangue da cordone ombelicale anche la domenica e tutti i giorni festivi. Per informazioni è possibile con-tattare il numero 055.7946399.

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12 | Ottobre 2014

Alla Mercafir

stadio,il sogno violada 50 ettari

Uno stadio da quaran-tamila posti a sedere, tutti al coperto, con un disegno che ricor-

da l’Allianz Arena di Monaco. La vecchia curva Fiesole affacciata a nord su monte Morello, la Ferro-via su viale Guidoni. Intorno, una piazza verde attraversata da lun-ghi filari di alberi. A est, negozi, ristoranti e un outlet per un totale di 50mila metri quadri di spazi commerciali. Nell’area che guarda verso Novoli, 10mila mq di alber-ghi e strutture turistico-ricettive.

Il tutto corredato da 136mila me-tri quadrati a disposizione delle auto, il più grande parcheggio di Firenze. È l’identikit della nuo-va ‘’cittadella’’ viola alla Mercafir proposta al Comune dai patron della Fiorentina, Diego e Andrea Della Valle. Un progetto da oltre 300 milioni di euro di investimen-to e cinquanta ettari di estensione, che ingloba in sostanza tutto il mercato ortofrutticolo di Novoli. Lo studio di fattibilità, realizzato – con buona pace dei tifosi viola – da uno degli autori dello Juven-

tus Stadium, Alberto Rolla, è stato depositato in Palazzo Vecchio il 14 luglio. Ora la palla passa alla conferenza dei servizi, l’organo composto da Comune, Regione ed enti come Arpat, chiamata a dare un parere sullo studio della so-cietà viola in base alla legge sugli stadi, messa a punto proprio dal sindaco Dario Nardella quando era parlamentare. La prima riu-nione si terrà il 27 ottobre. Sarà il primo passo concreto per dare una nuova casa alla Fiorentina. Cauta, al momento, la risposta di

Palazzo Vecchio. “Saremo scrupo-losi e attenti nel considerare tutti gli aspetti – dice il sindaco – siamo consapevoli della complessità di questo progetto, ma siamo pronti a cominciare una strada che ha un orizzonte chiaro. Il nuovo stadio non è solo una risposta ai tifosi, è un’opera che consentirà di creare più di tremila posti di lavoro. Non tutte le città hanno una tale op-portunità”. La vera novità rispetto al passato è che la proposta della Fiorentina riguarda tutta l’area Mercafir e non più solo il compar-

to sud. Se la conferenza dei servizi darà una valutazione positiva al progetto dei Della Valle, si porrà il problema di dove trasferire il mercato. Nardella fissa un palet-to. “L’eventuale costruzione della nuova Mercafir – dice – avverrà all’interno dei confini comunali, il mercato è un’attività centrale per l’economia cittadina”. E la coope-rativa di trasporto e logistica che da quarant’anni opera alla Merca-fir, la Cft, si dice pronta a discutere : “Il nuovo stadio – dice l’azienda – può aprire nuove opportunità

per Firenze e l’area metropolita-na. Come impresa che dà lavoro a 2.500 persone in tutta la Toscana, siamo consapevoli di questo e del fatto che le decisioni sullo svilup-po dell’area spettano al Comune. Siamo certi che l’amministrazione saprà trovare le migliori soluzioni per garantire la continuità pro-duttiva alle attività che lavorano alla Mercafir e che danno occu-pazione a centinaia di persone. Da parte nostra, siamo disponibili a un confronto aperto e franco sul futuro dell’area”.

#Progetti

cantieri, niente paralisi.ma occhio ai nuovi lavoriDa questo mesealtri rischi peril traffi co in città

Tramvia

Rallentamenti, qualche coda, autobus in ritar-do, ma fortunatamen-te nessuna paralisi del

traffi co. A settembre sono stati aperti i cantieri per la realizzazio-ne delle linee 2 e 3 della tramvia, quelle cioè che collegheranno ri-

Fausto Fedi

� Web

mobilita.comune.fi.it/tramviaMail: info.tramvia@comune.fi.it

spettivamente piazza dell’Unità all’aeroporto di Peretola e la sta-zione (via Alamanni) all’ospedale di Careggi. L’impatto dei lavori si è fatto sentire, ma per ora i mega-ingorghi in stile “fantozziano” – grande timore comunque sem-pre presente – non ci sono stati. I

primi cantieri a partire sono stati quelli nella zona di piazza Dal-mazia, viale Morgagni e Careg-gi: code soprattutto nelle ore di punta (in particolare la mattina) e di conseguenza linee Ataf con ritardi fi no a quindici minuti, ma nel complesso la viabilità ha retto.

Pochi giorni dopo è stato aperto il cantiere in zona Fortezza, un test ancora più temibile perché comportava (e comporta) l’eli-minazione di due corsie, una per ogni direzione di marcia, proprio in uno dei centri nevralgici della mobilità cittadina, tra viale Lava-

gnini e viale Strozzi. Ma anche in questo caso l’incubo del blocco non è divenuto realtà, almeno per ora: rallentamenti ci sono stati e ci sono, ma la strategia adottata dal Comune di allungare i tempi dei semafori rossi all’ingresso della città ha evitato l’impazzimento del traffi co intorno alla Fortez-za. Guai, però, a cantar vittoria, avvertono da Palazzo Vecchio. “Il peggio deve ancora venire”, dice senza giri di parole il sin-daco Dario Nardella. E in eff etti il programma dei lavori previsti dal Comune a partire da ottobre è “temibile”. Per quanto riguarda la linea 2, a metà ottobre apre il cantiere di via di Novoli, che do-vrebbe durare circa 270 giorni. Il tratto di via di Novoli tra via Ora-zio Vecchi e via Allori sarà chiuso al traffi co, quindi per tornare su viale Guidoni le auto dovranno svoltare in via Valdinievole, men-tre per andare in direzione di via Baracca dovranno girare in via Vecchi (ma le modifi che alla via-bilità saranno molte di più, queste sono soltanto le due principali). Ancora più critici si presentano i nuovi cantieri che partiranno nella zona della Fortezza: a otto-bre sarà chiuso l’attuale ponte sul Mugnone e ne verrà aperto uno nuovo e provvisorio all’altezza di via Leone X e via Crispi (quattro

corsie più un percorso ciclo-pe-donale sui lati), sarà chiuso il trat-to fi nale di viale Milton e il traffi -co verrà deviato sul nuovo ponte, mentre ci saranno restringimenti di carreggiata lungo viale Stroz-zi. E anche in questo caso stiamo parlando soltanto dei cambia-menti più importanti. Le auto e i motorini diretti verso lo Statuto dovranno fare il percorso viale Strozzi-via Lorenzo il Magnifi co-via Leone X-ponte provvisorio sul Mugnone-via XX Settembre-via dello Statuto. Viceversa, le auto dirette verso la Fortezza non po-tranno più percorrere viale Stroz-zi e viale Belfi ore ma, in questa prima fase, dovranno andare ver-so piazza della Costituzione, via Cosseria (dove ci sarà una nuova rotonda provvisoria), viale Strozzi e viale Belfi ore. Ma c’è di più: i la-vori prevedono anche la chiusura temporanea del sottopasso di via dello Statuto, con la deviazione del traffi co nelle strade adiacenti. “Lasciate a casa l’auto, utilizzate il più possibile bici e mezzi pub-blici”, è stato l’appello lanciato dal sindaco Nardella ai fi orentini poco prima che partisse la prima fase dei cantieri. Considerando l’impatto dei lavori che comincia-no questo mese, è bene rinnovare l’appello e defi nirlo anche con un aggettivo d’altri tempi: “accorato”.

Ottobre 2014 | 13

Firenze è una città misteriosa e ricca di leggende e arcani, rac-chiusi tra le alte mura di palazzi all’apparenza invalicabili. Hallo-

ween è alle porte, ed è la festività perfetta per rispolverare vecchie storie fi orentine dimenticate o poco conosciute. Una delle quali ha a che fare con gli Ufo. Durante una partita tra Fiorentina e Pistoiese, in un pomeriggio di ottobre del 1954, il pubblico e i calciatori rimasero blocca-ti, con gli occhi verso il cielo, alla vista di due oggetti volanti. Un’altra storia ri-guarda invece uno dei personaggi più controversi, che potrebbe aver messo piede nella culla della cultura: Vlad Dra-cul, noto come il conte Dracula, avreb-be soggiornato a Firenze e conosciuto la famiglia Medici nella prima metà del Quattrocento. Ma non sarebbe Hallowe-en senza il racconto di qualche storia di fantasmi. E Firenze ne vanta ben tre. La più antica risale al 1634. Il duca di San Giuliano, Jacopo Salviati, trovò nel cesto della biancheria la testa della sua aman-te, Caterina Brogi. La moglie, Veronica Cybo di Malaspina, stufa dei continui tradimenti del marito, fece eliminare la bella Caterina. Per il misfatto fu spedita in esilio nella villa di San Gerbone, tra-sformata in ospedale dal conte Serristori nel 1890. E in quell’edifi cio, proprio dopo la morte di Veronica Cybo, sarebbero

i misteri nascosti tra i palazzi fiorentiniIn città non mancano vecchie leggende e storie dimenticate

Verso Halloween/1

Valentina Veneziano

iniziate le apparizioni di una donna. La seconda storia ha come protagonista un palazzo di via Ghibellina. Gli inquilini, pochi giorni prima del Natale del 1867, dissero di aver cominciato a sentire stra-ni rumori, a cui si aggiungeva la presen-za di un’ombra con cappuccio. Fu messo tutto nero su bianco, in una sentenza del tribunale di Firenze, in cui il proprieta-rio chiese il risarcimento dei danni agli inquilini fuggiti dalla casa “infestata”. La terza storia è invece la più romantica. L’ultima fi nestra in alto, al secondo pia-no, di palazzo Budini Gattai, in piazza Santissima Annunziata, rimane con le portelle sempre aperte. Il motivo? Secoli fa una fanciulla si era sposata con un Gri-foni e si era trasferita nel palazzo di fami-glia, l’attuale Budini Gattai. Il marito fu costretto a partire per la guerra, e proprio da quella fi nestra lei gli diede l’ultimo sa-luto. Lo attese per tutta la vita, seduta sul-le panche di pietra con lo sguardo verso la piazza. Morì in quella stanza, e quando portarono via il suo corpo qualcuno vol-le chiudere la fi nestra. Fu allora che – si narra – i libri iniziarono a volare, i quadri a cadere e i mobili a traballare. I parenti ebbero così paura che la fi nestra fu ria-perta e tutto tornò alla normalità. Così, passando sotto il palazzo e guardando in alto, ancora oggi si possono trovare le persiane sempre aperte.

� Web

castellodifosdinovo.itMail

info@castellodifosdinovo.it

Il castello Malaspina, a Fosdinovo, può essere una delle mete ideali per un Halloween fuori porta

Verso Halloween/2

fuori porta, a caccia di brividi e fantasmi

Il castello Malaspina, a Fosdinovo, vanta una bellezza architettonica e paesag-gistica fuori dal comune. Incanta con i suoi giardini verticali, con porte e fi -

nestre circondate dal verde delle piante e con una vista panoramica sulla costa del mar Tirreno e sulle Alpi Apuane, dove si disegna la sua ombra durante il tramonto. La sua avvenenza lo ha trasformato in residenza per artisti, B&B, mu-seo e location per feste e cene medievali e laboratori didattici. Tra le attrazioni più ambite c’è la visita in notturna del castello, a lume di candela (su prenotazio-ne). La maggior parte dei visitatori, durante il tour notturno, è alla ricerca del fantasma di Bianca Maria Aloisia, fi glia di Jacopo Malaspina e Olivia Grimaldi. Si racconta che, per volere dei genitori, Bianca visse per anni reclusa nella sua stanza. Nessuno poteva vederla né sentirla. Un giorno si avvicinò alla fi nestra della propria camera e il suo sguardo incrociò quello dello stalliere. Fu subito amore, corrisposto e soff erto. Nonostante le minacce della famiglia, l’amore non si affi evoliva ma aumentava giorno dopo giorno. In un primo momento fu rin-chiusa in un convento, ma dopo gli scarsi risultati (Bianca continuava a cercare il suo amante rifi utandosi di prendere i voti) fu ricondotta al castello e torturata nelle prigioni. Poi la decisione estrema. Per evitare altri scandali fu murata viva in una cella, insieme a un cane, simbolo di fedeltà, e a un cinghiale, simbolo di ribellione. Un’altra storia inquietante, che prende vita tra le mura del castello, è quella della marchesa Pallavicini. Si dice che nella sua vita ebbe molti amanti, nessuno di nobile famiglia. Per non farsi scoprire, dopo averci trascorso la not-te se ne sbarazzava, facendoli precipitare nella botola posta al centro della sua camera da letto. E sono numerosi gli ospiti che, negli anni, hanno aff ermato di aver visto un fantasma con sembianze di donna. Tra le apparizioni più recenti (ottobre 2013) c’è quella segnalata da un signore che, durante una visita notturna con custode, dichiarò di aver fotografato una strana entità. E allora, ai più corag-giosi, non resta che andare a “controllare” di persona.

V.V.

#Arcani14 | Ottobre 2014

#Ambiente

Questo pazzo, pazzo meteo:cosa sta succedendo al clima?Bombe d’acqua, estati piovose e inverni che non sembrano inverni. Che cosa sta succedendo sul fronte del meteo? Ma soprattutto, la nostra città è pronta a fronteggiare le sfi de del clima che cambia? Lo abbiamo chiesto a due esperti del settore: un meteorologo e un responsabile della protezione civile

Il punto

Meteo “pazzo”: è una novità o ci sono precedenti?C’è una ciclicità in questi fenomeni. Per esempio ci sono state estati fredde in passato, durante gran parte degli anni Settanta, con piogge e temperature ben più basse di quelle del 2014. È però cambiata la durata: negli ultimi dieci-quindici anni si assiste a fenomeni meteorologici anomali non più sporadici, ma che si possono protrarre anche per tre-quattro mesi.Ci conceda una provocazione: oltre alle mezze stagioni, non ci sono più nemmeno le stagioni di una volta?Quello delle mezze stagioni è più un modo di dire che non una realtà meteorologica: talvolta il passag-gio tra una stagione e l’altra è eff ettivamente gradua-le e possiamo defi nire questa parentesi una “mezza stagione”, altre volte può essere invece molto brusco. Ma i passaggi bruschi non sono una prerogativa de-gli ultimi anni, accadevano anche in passato. Cosa sta cambiando, allora?La novità sta nel perdurare di condizioni meteo che causano anomalie, come è successo lo scorso inver-no, un “non inverno”: mite e con precipitazioni ec-cezionali. Una situazione che è rimasta identica per mesi. Fino a qualche decennio fa succedeva molto raramente.Ci sa dire il motivo?Sappiamo le cause meteorologiche: l’inverno 2013/14 è arrivato a seguito di una circolazione anomala sull’Atlantico che poi ha infl uito, negativa-mente, anche sull’estate 2014. Ciò che non riuscia-mo ancora a spiegare è la durata di queste confi gu-razioni per lunghi periodi, anche più mesi. Ci sono poi le cosiddette bombe d’acqua.In meteorologia si parla di nubifragi: negli ultimi venticinque anni i fenomeni estremi si sono ripe-tuti con una certa frequenza. Fenomeni con tempi di ritorno secolari si sono replicati a distanza di un solo anno. Ad esempio?L’alluvione che ha colpito la Lunigiana nell’otto-bre 2011: in un giorno sono caduti 350 millimetri di pioggia, un quantitativo monsonico, un evento estremo che ha tempi di ritorno secolari. Pochi giorni dopo, poco più a nord, Genova è stata inve-stita da un’alluvione ancor più violenta.

Firenze è pronta a fronteggiare fenomeni meteo violenti e improvvisi?Assolutamente sì. Come protezione civile comu-nale possiamo contare su venti dipendenti pre-parati professionalmente per svolgere attività di pianifi cazione, operative e di coordinamento, e su 916 volontari di ventisei associazioni fi orentine, adeguatamente formati che, con grande generosità e disponibilità, possono essere impegnati in emer-genza con mezzi e attrezzature, in contatto con la nostra sala operativa, attiva 24 ore su 24, 365 giorni l’anno. A tutto questo si aggiunge il collegamento costante con le altre sale operative: polizia munici-pale, 115, 118, Publiacqua, Quadrifoglio e Ataf, per dirne alcune. La cosa più importante è però l’infor-mazione verso il cittadino.Come?Per le segnalazioni è disponibile il nostro nume-ro 055.7890. Sul sito protezionecivile.comune.fi .it sono disponibili allerte meteo, aggiornamenti e norme di comportamento da tenere in caso di cri-ticità, dai terremoti alla neve. Inoltre, in trentanove luoghi pubblici principali, ad esempio in Palazzo Vecchio e alla biblioteca delle Oblate, si trovano pannelli su cui scorrono le nostre comunicazioni. In caso di emergenza possiamo informare i citta-dini utilizzando, oltre ai canali di comunicazione tradizionali, anche i pannelli a messaggio variabile posizionati sulle strade in entrata e in uscita da Fi-renze e le paline intelligenti Ataf.Per le bombe d’acqua ci sono dei posti “sorveglia-ti speciali”?La nostra attenzione è rivolta soprattutto ai sotto-passi stradali. Ogni mese monitoriamo le caditoie di quarantanove sottopassi in città, collaborando con Quadrifoglio e Publiacqua. Buona parte dei sottopassaggi è dotata di un sistema automatico di segnalazione: nel caso in cui il livello d’acqua superi una soglia d’attenzione, si accende il segnale rosso per i veicoli.Quali sono i rischi maggiori per la città?Il rischio prevalente è quello idraulico, legato sia all’Arno che al reticolo minore. Con le cosiddette bombe d’acqua è quest’ultimo (Mugnone, Ema e Terzolle) a essere interessato da un improvviso in-nalzamento dei livelli. Quando si verifi cano criticità di questo tipo, i corsi d’acqua vengono monitorati in loco e a vista dalle nostre squadre, mentre sono controllati a monte grazie a una rete di sensori mes-si a disposizione dalla Regione Toscana.

Giulio BettiConsorzio Lamma-Ibimet

“Sta cambiando la durata degli eventi anomali”

Paolo Dolfi Protezione civile di Firenze

“pronti a fronteggiarei fenomeni violenti”

5 agosto 2003Estate rovente 17 dicembre 2010La super nevicata

29 ottobre 2012Bilancino a secco 28 novembre 2012Il Mugnone fa paura

Gennaio-luglio 2014Un anno bagnato

19 settembre 2014Grandinata record

Le dateda “bollino rosso”

Ottobre 2014 | 15

gruppie hashtagfiorentini,viaggionella città“social”

tutti a fiancodel piccolo nicco

Firenze? È sempre più social. Fra i gruppi che continuano a nasce-re su Facebook e gli hashtag su Twitter, per non parlare del suc-

cesso degli “igers” fi orentini – per i neofi ti del 2.0, gli igers sono gli instagramers, os-sia gli utilizzatori di Instagram, il mezzo social per la condivisione dei propri scatti fotografi ci fatti con lo smartphone – il ca-poluogo toscano vive sempre più anche su un’altra dimensione. Su Facebook, ad esempio, spopola la pagina “Sei di Firenze se...”, dove ognuno completa con aneddoti personali e vissuti comuni il “panorama” della città. Il gruppo di chi si riconosce fi o-rentino a Firenze conta già oltre duemila like e diverse recensioni, oltre alla t-shirt originale. Fra gli hashtag che vanno per la maggiore c’è invece il fi orentinissimo “#foppedditelo”, dove le r scompaiono nel

raddoppio di consonante, come da visio-ne del mondo di chi da sempre aspira la c: usato a mo’ di sottolineatura per qualsiasi aff ermazione (più o meno importante che sia), aggiunge un tono ironico, sarcastico e, soprattutto, fi orentino doc a post e cin-guettii. Ma non sono solo gli abitanti del capoluogo toscano a essere sempre più social: Firenze lo è anche come Comune, con la pagina uffi ciale Città di Firenze che conta diciottomila like e un discreto mo-vimento. Sempre a proposito di Palazzo Vecchio, mentre il sindaco Dario Nar-della usa i social con più discrezione, l’ex primo cittadino, ormai premier, ne è da sempre protagonista: da quando è arriva-to a Palazzo Chigi vanta varie pagine a lui dedicate e molto seguite, come la famosa “Matteo Renzi che fa cose”, dove viene ri-tratto in atteggiamenti reinterpretati con

ironia da chi scrive (e da chi legge). Ma accanto al vasto popolo che su internet ci va per divertimento, per farsi venire qualche idea su cosa fare la sera (diversi sono gli eventi pubblicizzati sulle piatta-forme social) o per farsi i fatti altrui (di gran moda, ultimamente, matrimoni e neonati), c’è anche una nutrita schiera di persone che su Fb cercano informazioni e notizie sulla città. Infi ne, Firenze è so-cial anche per la possibilità di imparare un nuovo mestiere: svariati i corsi – e si contano perfi no alcune accademie – che promettono di trasformare chiunque in “social media marketing strategist”, per provare a diventare qualcuno nella pro-fessione del futuro.

Fra i tanti gruppi presenti su Facebook c’è anche quello del “Nicco Fans Club”, che vanta decine di migliaia di iscritti, con tantissi-

mi “sguardi” che sono stati raccolti in pochissimo tempo sul piccolo Nicco, nove anni e una malattia oncologica contro cui combattere, ma anche un sorriso sempre disponibile per far coraggio a chi, come lui, si trova a dover aff rontare situazioni diffi cili. L’idea “un po’ grulla”, come la defi nirebbe il babbo di Nicco, viene proprio a lui, Federico Matteucci, nel dicembre del 2013, quando Nicco inizia a manifesta-re improvvisamente i sintomi della malattia. Dal momento del suo sbarco su Facebook, il gruppo viene costantemente aggiornato con le attività di Nicco, sia quelle che purtroppo si svolgono nell’ambi-to dell’ospedale pediatrico Meyer, dove un’équipe di medici lo sta seguendo, che quelle a casa con la famiglia, ma soprattutto in giro per la Toscana. A proposito di Meyer, alla fi ne dello scorso marzo è stata fondata l’associazione Nicco Fans Club Onlus, che sostiene la fondazione dell’ospedale pediatrico e che, in particolare, intende raccogliere fondi per un progetto a sostegno degli adolescenti malati di tumore, che comprende una parte importante di ricerca scientifi ca per combattere le malattie oncoematologiche e una parte di cura del-la persona malata anche dal punto di vista psicologico e relazionale. Da quel momento si sono moltiplicate le attività dedicate al Nicco Fans Club, dal fl ash mob di Prato ad aprile al Nicco Village allestito in estate in occasione della festa della birra di Villa Montalvo a Campi Bisenzio, dove adulti e bambini si sono divertiti in un allestimento fi abesco e nell’area giochi vicina. E intanto, su Facebook, tanti perso-naggi famosi – Nicco è un accanito tifoso della Fiorentina e più volte i giocatori gli hanno mandato i loro saluti tramite il social network – e altrettante persone “comuni” continuano a incoraggiare il loro piccolo campione.

Serena Wiedenstritt

Tempi moderni

Solidarietà

#Società

Facebook e Twitter (ma non solo)diventano sempre più protagonisti

16 | Ottobre 2014

SI R

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#Cultura

Firenze-edimburgo, andata e ritornoWhiskey, tartan e non solo: una carrellata di luoghi da visitare per i cinquant’anni del gemellaggio

Èpassata appena qualche settimana da quando la Scozia è andata al voto per decidere se rimane-

re annessa alla Gran Bretagna, scegliendo di continuare a for-mare un unico, grande Paese. Un Paese con cui Firenze ha un rapporto fraterno, che aff onda le radici in un passato molto remoto (era frequentata dal po-polo anglosassone prima ancora che i giovani benestanti d’oltre-manica, nell’Ottocento, comin-ciassero a scegliere la città del giglio come meta dei loro Grand Tour). Un rapporto consolidato da un gemellaggio, tra Firenze ed Edimburgo, capitale della Scozia, suggellato esattamen-te cinquant’anni fa, nel 1964. E allora, per celebrare questo an-niversario, in un momento così cruciale della storia scozzese – e inglese in generale – Il Reporter ha buttato giù un piccolo itine-rario alla “scoperta” della Scozia in città. Per ribadire la simpatia e per dare qualche spunto agli

appassionati di curiosità. Le pri-me cose che vengono in mente a un italiano se si dice Scozia sono certamente il tradizionale tessu-to scozzese e il whiskey. Per quel che riguarda il primo (ma in un certo senso anche il secondo), esiste un indirizzo da cui non si può prescindere: l’Old England store, in via dei Vecchietti, a due passi da piazza della Repubblica. Qui è possibile trovare le più bel-le lane (importate rigorosamente dalla Gran Bretagna) tradizio-nalmente utilizzate per i kilt dei vari clan scozzesi. Divertente an-che buttare l’occhio tra gli scaff ali e portarsi a casa una bottiglia di whiskey come si deve, meglio se garantito da un bel certifi cato di provenienza. Ma per assaporare un po’ di atmosfera scozzese si può fare un salto anche in uno dei diversi pub del centro (ad esempio lo Scottish, in corso dei Tintori, ha un nome che non tra-disce), anche se in fi n dei conti non riescono mai a riprodurre a pieno l’atmosfera di quelli origi-

Enrica Cinaschi

La ricorrenza

nali (è un po’ lo stesso discorso dei ristoranti italiani all’estero). Altro posto che vale una visita, senza spendere un euro, è il ci-mitero degli inglesi in piazzale Donatello. Qui si trova sepolta, su una sorta di isola che ricorda l’Isola dei morti del pittore sim-bolista Arnold Bocklin, una cor-posa rappresentanza della gente che aveva scelto di vivere sulle sponde dell’Arno, compreso Ro-bert Walter Stewart, pastore pro-testante scozzese vissuto a lungo tra Livorno e Firenze. Ma Scozia è anche sinonimo di musica e cornamuse. E per soddisfare la passione degli appassionati del genere il musicista Nick MacVi-car (cornamusica@yahoo.it) or-ganizza concerti dal vivo, serate danzanti oltre a degustazioni di whiskey e giochi tipici, tutto in puro stile celtico. E gli amanti del salmone? Nemmeno loro devo-no disperare. Non sarà proprio in stile, ma la Salmoneria (piazza Leopoldo Nobili) off re una sele-zione di pesce niente male.

Picasso, donà & Co:Un mese all’insegna della buona musica e dell’arte di qualità

Ottobre, è tempo di cam-biare. Cambiare stagio-

ne, cambiare passo, cambia-re le attività. Con un tempo “ballerino” come quello degli ultimi mesi, sarà diffi cile pro-grammare attività al chiuso o all’aperto, ma visto che è uffi -cialmente cominciata la nuova stagione, ecco una bella car-rellata di appuntamenti pret-tamente autunnali. Il primo, da non perdere per niente al mondo, è certamente quello con la mostra Picasso e la mo-dernità spagnola. A Palazzo Strozzi fi no al 25 gennaio una selezione dei lavori del maestro e di una serie di suoi autorevoli contemporanei nelle opere ar-rivate per l’occasione dal Reina Sofi a di Madrid. Interessante e focalizzata su una prestigiosa realtà toscana, la mostra Gio Ponti e la Richard Ginori, una corrispondenza inedita (fi no all’8 novembre al museo Mari-no Marini) seleziona circa cin-quanta pezzi provenienti dalla ricca collezione di ceramiche di Ponti del Museo di Doccia, oltre a una trentina di lettere dell’architetto/designer, per la maggior parte inedite con schizzi, disegni e indicazioni di fabbricazione. Ma a ottobre si torna anche al cinema e, in attesa della 50 giorni dell’O-deon prevista per il mese di novembre, ci si può deliziare con la serie di pellicole in lin-gua originale che la storica sala di piazza Strozzi off re al suo pubblico quasi tutti i giorni, di solito dal giovedì alla do-menica (per info consultare il sito www.odeonfi renze.com). E poi c’è il capitolo musica, che a ottobre è un must, con la riapertura degli spazi al chiu-so e con l’inizio delle tournée invernali dei maggiori artisti italiani e non solo. Gli appas-sionati di musica inglese tro-veranno pane per i loro denti il 16 ottobre al Viper Th eatre, quando si esibiranno i Kaiser Chiefs. I nostalgici e gli amanti del rock anni Cinquanta e Ses-santa dovranno attendere solo fi no al 18, senza cambiare loca-tion, per una serata dal nome emblematico: Twist and Shout. Da segnare in calendario an-che Morrisey all’Obihall il 21 e Cristina Donà in sala Vanni la sera successiva. Per un autun-no indimenticabile.

Agenda

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costantecambiamento.itMail: info@omfrhida.it

La coreografa Henrietta Horne, a lungo collega di Pina Bausch, durante una delle sue performance

Il festival

il cambiamento? è sul palco

Tutti pronti a cambiare passo? Basta aspettare la metà di questo mese per entrare a pieno nell’atmosfera internazionale della

manifestazione fi orentina che, più di ogni altra, racconta gli scenari artistici d’oltralpe. E quest’anno, in occasione della 18esima edizio-ne, il Festival Costante Cambiamento – da giovedì 16 a sabato 25 ottobre – focalizza l’attenzione su tre realtà lontane (ma, per vari motivi, neanche così tanto) dal Bel Paese: Francia, Germania e Cina. L’inaugurazione – il 16 ottobre – vede protagonista il coreo-grafo e regista franco/algerino Faizal Zeghoudi, che porta al Teatro Cantiere Florida in prima nazionale L’emu de l’horizon. Sulla scena, i danzatori Ludovic Atchy-Dalama, Assan Beyeck Rifoe e Alexan-dre Gbebewlooper raccontano a gesti il percorso umano dell’inizia-zione di un tuareg, ispirato al testo Désert del Premio Nobel Jean-Marie Gustave Le Clézio. Il 18 ottobre, sempre al Cantiere Florida, è in programma la coreografa Henrietta Horne, che ha ricoperto per nove anni il ruolo di co-direttrice artistica del Folkwang Tanzstudio con la grande ballerina e coreografa Pina Bausch. La Horne propo-ne in prima nazionale Rotlicht, una performance di danza contem-poranea accompagnata dalla live-music della compositrice e musi-cista Dorothée Hahne. Negli spazi delle Murate (23 ottobre) e della chiesa di Santa Verdiana (24 e 25 ottobre) è protagonista la ballerina cinese Ching-Yu Chi. La danzatrice propone un delicato passaggio che collega il Sud Est asiatico all’Europa, ospite per una settimana di residenza al Festival Costante Cambiamento. Inoltre, il program-ma della kermesse sarà arricchito dal progetto “Fundamental”, in cui sono coinvolti alcuni giovani artisti cinesi che vivono in patria e sul territorio italiano e che lavoreranno sul tema “arte digitale e coreografi a”, attraverso l’osservazione dello studio sul movimento di Ching-Yu Chi. Dulcis in fundo, spazio al progetto “Freemuse Co-penhagen/Firenze rete globale per la tutela della libertà artistica”, che rappresenterà, a suo modo, un percorso sui diritti negati agli artisti in alcuni territori del mondo.

E.C.

La liberazione vistaDa un professore.E l’oltrarno diventaUn romanzo storico

Oltrarno: il luogo della pri-ma liberazione dai tede-

schi e dal fascismo. Sono pas-sati settant’anni. In occasione della ricorrenza l’editore Carlo Zella, in collaborazione con Anpi Oltrarno, pubblica uno studio sull’antifascismo popo-lare nel quartiere. “Antifasci-smo e Resistenza in Oltrarno” (pp. 224, euro18) è il prodotto di dieci anni di ricerche dell’in-segnante fi orentino Stefano Gallerini, che sulla sponda “popolare” dell’Arno ci è nato. La prima parte del libro, de-dicata al rione e al suo tessuto sociale, interessa il periodo che va dal 1861 al 1921. La secon-da e la terza parte (1922-1939, 1940-1944) aff rontano il ven-tennio fascista, con aneddoti e fatti di cronaca: vicende col-lettive e di singoli protagonisti fi no a oggi poco conosciute. Il lavoro di Gallerini, basato su documenti perlopiù ine-diti, senza sacrifi care il rigore scientifi co, ha lo spessore di un grande romanzo storico.

C.B.

Luci sul 900: inediti dal secolo brevealla galleria modernadi palazzo Pitti

Una selezione di “mai visti” (o quanto meno di “poco

visti”) è il nucleo della mostra Luci sul Novecento, dal 28 ot-tobre all’8 marzo alla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pit-ti. Lo spirito? Quello di pro-porre “l’ipotesi di un percorso museale di capolavori per lo più inediti del secolo scorso – fi nora custoditi nei depositi della Galleria – che speriamo possa realizzarsi stabilmente in alcune sale poste all’ulti-mo piano, dando vita così al primo museo fi orentino dedi-cato all’arte italiana del ‘900”, spiegano i vertici del museo. Capogrossi, Carena, Casorati, De Chirico, De Pisis, Peyron, Rosai e Severini, oltre a Baccio Maria Bacci, Giovanni Cola-cicchi e gli altri artisti formati-si intorno al clima della rivista Solaria in quel ritrovo dell’in-tellighenzia fi orentina che fu il caff è delle Giubbe Rosse nel secolo scorso. Uno spaccato del XX secolo. Una camera con vista sul passato recente.

B.B.

Il libro La mostra

18 | Ottobre 2014

#Cultura

L’atteso ritorno del trio de Le Gallinecon lo spettacolo “Bulle e Impossibili”

vecchie certezzee nuovi incontri:l’originalità Sta di casa a Rifredi

La stagione

Barbara Biondi

�Webteatrodirifredi.itTel. 055.4220361La stagione del teatro di

Rifredi è ai nastri di par-tenza. E come ogni anno si preannuncia curiosa e

fuori dagli schemi, ricca di mo-menti che rimandano alla tradi-zione teatrale toscana e piena di spettacoli che invece arrivano da lontano, per creare quel melting pot così caro al direttore artisti-co Giancarlo Mordini e ai suoi. “Siamo originali – spiegano dal teatro – perché noi le cose ce le facciamo qui con le nostre forze. Pupi e Fresedde Doc (dal nome della compagnia teatrale, ndr), un marchio d’origine controllata che signifi ca Firenze e la Tosca-na. Lavorando con artisti tosca-ni, nazionali e internazionali, producendo con prestigiosi enti italiani ed europei, radicandosi sul territorio e promuovendo

giovani generazioni di artisti, il teatro di Rifredi, grazie alla sua compagnia, da quasi quarant’an-ni ha rappresentato il principale organismo di produzione stabile e continuativo della nostra città”. E il calendario non smentisce le parole dei padroni di casa, pron-ti ad accogliere la vasta platea di spettatori aff ezionati. Il sipario si alza il 10 ottobre con Carmela e Paolino di Angelo Savelli, tratto da Ay, Carmela di José Sanchis Sinisterra, con Edy Angelillo e Gennaro Cannavacciulo. Da let-tura scenica diventa spettacolo il romanzo di Elif Shafak La ba-starda di Istanbul: protagonista Serra Yilmaz, che sarà ancora in cartellone per l’undicesimo anno de L’ultimo harem. E ancora, una fi ne dell’anno con gli imperdibili vecchietti del BarLume di Mal-

valdi impegnati ne La carta più alta e, in primavera, il ritorno di Lucia Poli con il suo Fantasma di Canterville. Due compagnie sici-liane per l’atteso Queer Th eatre, Emma Dante e Vuccìria Teatro, e poi tante compagnie toscane: da Arca Azzurra Teatro, con il nuovo spettacolo di Ugo Chiti Il malato immaginario, ai Teatri d’imbarco. E poi l’atteso ritorno de Le Galline con Bulle & Im-possibili e di Alessandro Benve-nuti con il suo successo senza tempo Benvenuti in casa Gori. Per fi nire Antonella Questa con Svergognata e Alessandro Riccio con una rassegna a lui dedicata. Fiore all’occhiello della program-mazione? L’International Visual Th eatre, che vedrà in scena Nola Rae, Yllana e gli Orto-Da. Da non perdere.

La raccolta

La donna attraverso la poesia (amara)

A cosa serve la poesia? A rifl ettere, a porsi delle domande. Talvolta serve anche a rincuorare gli animi. Ma questo non è il caso dell’ultima raccolta di Maria Grazia Maramotti, che scrive Sarà chiamata

donna (Campanotto editore, 187 pagg, 18 euro) con un intento preciso: quello di dare una scossa, di far ragionare, di aprire gli occhi su una realtà troppe volte dimenticata, la violenza sul gentil sesso. Raccolta di poesia con a fronte il testo in inglese e in arabo, Sarà chiamata donna è un viaggio nella coscienza della poetessa, ma anche un invito della stessa alla ponderazione e a un’indagine interiore. “Il contenuto lirico di questa raccolta – spiega l’autrice – premeva forte dentro di me verso l’esterno”. Un contenuto che “non ha la pretesa ponderosa del saggio, ma confi da in un diorama di pennellate emozionali guizzate su base storico-religiosa”. Nel volume, un susseguirsi di suggestioni che riportano indietro ad Adamo ed Eva e, un passo alla volta, accompagnano fi no ai giorni nostri.

C.G.

Dal 2 al 4 ottobre la biblioteca della Oblate ospita alcune iniziative de Il Festival delle Generazioni,informazioni sul programma su www.biblioteche.comune.fi.it

giovedì 9 ottobre ore 17.30XX edizone di Leggere per non dimenticareErmanno Rea“Il sorriso di Don Giovanni”Sala Conferenze piano terra10 ottobre ore 17.00Presentazione del libro a cura di Maria Teresa Mori, Alessandra Pescarolo, Anna Scattigno, SimonettaSoldani “Di generazione in generazio-ne. Le italiane dall’unità a oggi”Società Italiana Storiche e Regione ToscanaPiano Terreno - Sala Conferenzeingresso liberosabato 11 ore 17.00Presentazione del libro del Prof. Anto-nio La Spina “Daisaku Ikeda, idee per il futuro dell’umanità”a cura dell’ Istituto Italiano Buddista Soka Gakkaipiano terra sala conferenzeingresso libero

martedì 14 ore 17.30Incontro/dibattito in collaborazione con Emergency “Un mondo minato. Le mine oggi nel mondo”a cura del Circolo Martin Luther King dei lavoratori e delle lavoratrici della Biblioteca Nazionale Centrale diFirenzepiano terreno Sala conferenze ingresso liberogiovedì 16 ore 17Tavola rotonda sulla pace, suggerita dal libro da loro edito, in occasione della Giornata Internazionale dellaPace 2014, “Per la pace. Una firma mi devi regalare”a cura della Fondazione Balduccipiano terra sala conferenze ingresso libero

Ottobre bambini Biblioteche Comunali Fio-rentineBiblioteca delle Oblate4 ottobre ore 11.30Le letture di Sara “Ortone e i piccoli Chi!” del Dr. Seuss, Giunti. La famosa fiaba in rimadel Dr. Seuss che narra la storia di Ortone l’elefante alle prese con un minuscolo villaggio

posato sulla punta di un granello di polvere di un fiore giallo. Per bambini 4-7 anniore 16.30“Cion Cion Blu”Lettura e laboratorio per bere insieme un tè al gelsomino, portandosi poivia una perla magica. Un viaggio avventuroso nella lontana Cina, tra imperatori, fantasmi,fanciulle, battaglie, incantesimi e un contadino arancione blu. Pinin Carpi, “Cion Cion Blu”,Piemme Junior per bambini 7-10 anni11 ottobre ore 11Mille e una storia di Picasso e la mo-dernità spagnola per adulti e bambini dai 7 ai 12 anniore 16.30inizia il ciclo “Disegnare” in collabora-zione con l’associazione Mammaiuto. I lprimoincontro sul tema “disegnare un uomo”come disegnare in maniera corretta un essere umano. Per bambini dai 6 anni. Per iprossimi incontrisabato 18 ore 11.00“C’era una volta un pezzo di carta” - Laboratorio di narrazione e di manipo-lazione con lacarta. Narrazione animata con la carta di Robin Hood, I musicanti di Brema, CappuccettoRosso e laboratorio di costruzione di maschere, pupazzi, animali, burattini costruiti con ilcartoncino. In sezione sarà allestito uno scaffale tematico con libri Pop up e le varieedizioni delle storie raccontate. Per bambini 3-7 anni annisabato 25 ore 10-30 ed ore 16.30 “La mascherina dimenticata” di Alessandra Jesi Soligoni. Illustrazioni di Paola Senesi.

Presentazione del libro e laboratorio con la partecipazione dell’illustratrice Paola Senesi:creiamo insieme i segnalibri con il Gatto magico e le sue amiche mascherine.Per bambini dai 5 annivenerdì 31 ore 16.30“Che sorriso mia signora!”Lettura e laboratorio di creazione di un autoritratto in cornice. Il grande Leonardo e unquadro senza tempo: scopriamo la storia e la magia dell’arte. Éric Battut, “Il sorriso dellaGioconda”, Bohem Press Italiaper bambini 7-10 anniversariotutte le iniziative sono ad ingresso libero

Biblioteca del GalluzzoPer il ciclo di incontri “Leggimi un libro”.lunedì 13 ottobre ore 17-18Io sono qui di Sabina Colloredo e Svjetlan Junakoviclunedì 27 ore 17-18Per il ciclo di incontri “Leggimi un libro”.I mostri hanno paura della luna di Marjane Satrapibambini 0-6 anni (fino ai 7)Prenotazione obbligatoria, max 15 bambiniTel. 055.2321765bibliotecagalluzzo@comune.fi.it

BiblioteCaNova Isolotto1 ottobre ore 17-18.30Un mercoledì da draghi: Aspettando Halloween ogni 1° mercoledì del mese a cura di BiblioteCaNova Juniorappuntamento con le lettura “Cornabicorna” di Magali Bonniol e Pierre Bertrand e laboratorio.a cura

degli operatori dellla Sezione Junior in compagnia di Elisa4 ottobre ore 16.30-18.30Presentazione del libro di Bruno Santini Lo strano mondiale del signor Stravideo( Sarnus, 2014) – illustrazioni di Luca Boschi, prefazione di Leonardo Pieraccioniper bambini dai 5 e i loro genitorimercoledì 8 ottobre ore 17-18.30MMM...che buoni!” Decora il tuo cupcake”laboratorio a cura della pasticceria “Ciliegina”-v.Segantini con proposte di lettura- per bambini da 5 a 8 annisu iscrizione per 20 bambinisabato 11 ore 16.30La famosa invasione degli orsi in Sicilia5 appuntamenti per scoprire assieme il celebre racconto di Dino Buzzati attraverso i personaggi e i luoghi e costruendo insieme, tappa dopo tappa, l’epopea del popolo degli Orsi: dalle montagne allecittà della Sicilia e viceversa. Ambien-tato in una Sicilia remota, fuori dal tempo, luogo di puraimmaginazione, il romanzo di Buzzati presenta un mondo tutto al contrario, un raccontosull’impossibilità della convivenza tra gli uomini e gli animali, i quali prende-ranno saggiamente ledistanze dai primi. Un percorso ludico e formativo, in bilico tra teatro e lette-ratura, in cui i bambinisono invitati a interpretare, collaborare e trasformarsi attraverso una narrazio-ne collettivaguidata. Insieme e a cura di Giulia Aiazzi, Teatro B . Su iscrizione anche telefonica ō allo 055710834.(6 a 10 anni) 1° di 5 incontri

sabato 18 ottobre ore 16.30La famosa invasione degli orsi in Sicilia5 appuntamenti per scoprire assieme il celebre racconto di Dino Buzzati attraverso i personaggi e i luoghi e costruendo insieme, tappa dopo tappa, l’epopea del popolo degli Orsi: dalle montagne allecittà della Sicilia e viceversa. Insieme e a cura di Giulia Aiazzi, Teatro Bō. Su iscrizione anchetelefonica allo 055710834.2° di 5 incontrisabato 25 ore 16.30La famosa invasione degli orsi in Sicilia5 appuntamenti per scoprire assieme il celebre racconto di Dino Buzzati attraverso i personaggi e i luoghi e costruendo insieme, tappa dopo tappa, l’epopea del popolo degli Orsi: dalle montagne allecittà della Sicilia e viceversa. Insieme e a cura di Giulia Aiazzi, Teatro Bō. Su iscrizione anchetelefonica allo 055710834.3° di 5 incontrivenerdì 31 ore 17-18.30Sussurro di streghe! Un sussurro, un bisbiglio, risate argentine e una folata di vento! Cosa è entrato dallafinestra aperta?su iscrizione per ?? bambini dai 5 agli 8 anni

Biblioteca delle OblateVia dell’Oriuolo, 26Tel: 055 2616512 www.biblioteche.comune.fi.it

Ottobre 2014 | 19

#Fiorentina

Il calendario

“io, il calcio e firenze”:VINCENZO guerini si raccontaIl club manager viola: “Chiuderò qua, sono un uomo fortunato”

L’intervista

In autostrada la vita gli è cam-biata due volte: da giocatore ad allenatore, da commenta-tore Sky a club manager. Una

novità nella novità per Vincenzo Guerini, che il calcio l’aveva vissu-to in campo, in panchina e dal mo-nitor Sky. E una novità per il calcio italiano, che aveva sperimentato questa fi gura professionale solo nella “sua” Brescia. “La mia funzio-ne sarebbe quella di rappresentare la proprietà in campo calcistico qua a Firenze. Fare da collegamen-to fra la squadra, l’allenatore e la

Irene Delfino

società. Sono la fi gura che va dal comparto sportivo al comparto dirigenziale”, spiega.Ci può raccontare la telefonata che, nel 2011, le fece invertire in un attimo il senso di marcia da Catania a Firenze?Fu veramente buff o: lavoravo a Sky e avevo già trovato un accordo con una società di Brescia vicina a casa mia, il Lumezzane, per lavorare dal lunedì al venerdì a livello di setto-re giovanile, che mi piace molto. Il sabato e la domenica avrei con-tinuato a lavorare a Sky. Quando

mi ha chiamato l’allora ds Corvino pensavo che fosse uno scherzo, an-che perché io non conoscevo più nessuno alla Fiorentina. Da Bre-scia stavo partendo con mia mo-glie per andare a Catania, quando mi hanno chiamato dicendomi: “Guarda che tra due giorni devi essere in ritiro con la squadra a Cortina”. Fu una grossa sorpresa, il coronamento di un sogno, perché io sono partito nel 1973 a vent’anni nella Fiorentina e ora ne ho quasi sessantuno. Chiuderò il mio cer-chio calcistico a Firenze. Dunque,

ho avuto il massimo della fortuna.Perché, nel contratto da club ma-nager, avrebbe voluto inserire una clausola che le impedisse di sedere sulla panchina viola? La mia è stata una scelta diffi cile, ma molto meditata. E quando si fanno delle scelte, vanno mante-nute fi no in fondo. Ho iniziato a ventitré anni a fare l’allenatore e ho smesso a cinquantatré: in trent’an-ni avevo dato tutto quello che po-tevo dare.E quindi non si sarebbe aspetta-to di sostituire Delio Rossi e di

Un ottobre “caldo” in vista per la Fiorentina e i suoi tifosi: in programma questo mese una serie di importanti scontri

un mese (caldo) di big match

Inter, Lazio, Milan e Udinese. È un ottobre caldo per la Fiorentina, che in campionato è attesa questo mese da una serie ravvicinata

di big match. Un ottobre che dunque può già, se non decidere, far almeno intuire il destino della Fiorentina. Destino che negli ultimi anni ha fatto solo sfi orare la qualifi cazione alla Champions, obiettivo di partenza di questa stagione. Per raggiungerlo la squadra di Montella deve mettere subito più punti possibili in saccoccia, a partire proprio dagli scontri diretti. Dopo la partita contro l’Inter (e dopo la pausa) ecco subito un’altra sfi da importante: domenica 19 al Franchi arriva la Lazio. Si gioca all’ora di pranzo: una partita che la Fiorentina non può sbagliare, un risultato negativo potrebbe essere indigesto. La settimana successiva, questa volta all’ora di cena, dopo due gare davanti al pubblico amico è in programma una trasferta “all’inferno”, nella tana del Milan. L’ultimo impegno in campionato di questo mese è quello in programma nel turno infrasettimanale contro l’Udinese: si gioca mercoledì 29 (alle 20,45) al Franchi.

Lorenzo Mossani

traghettare la Fiorentina verso la salvezza...Ho accettato per un senso di do-vere nei confronti della società che mi aveva dato questa gratifi cazio-ne.Non aveva paura che, se i viola fossero sprofondati in B, avreb-bero dato la colpa anche a lei?Mi sarei sentito un vigliacco a non accettare.Nel maggio 2012 pronunciò la frase “ne rimarranno soltanto quattro”, riferita ai giocatori ti-tolari.Conoscendo il calcio e dopo un anno la famiglia Della Valle, la loro ambizione, il loro modus operandi anche nelle loro attività, non ho mai pensato che potessero abban-donare. Ho sempre pensato, senza avere documenti in mano, che ri-lanciassero. E per rilanciare c’era solo da fare piazza pulita a livello calcistico. La prima cosa da rin-novare era il modo di giocare, per ritrovare la simpatia e la fi ducia dei tifosi, al di là dei risultati. Bisogna-va giocare bene, giocare un calcio divertente. Per fare ciò, prendere uno staff , un allenatore e dei diret-tori che avessero la stessa fi losofi a di gioco, di lavoro. E penso che la società abbia fatto un grande col-po.Tornando alla sua “prima vita”,

sul campo, nello spogliatoio e in città quali sono gli episodi che più le sono rimasti nel cuore? Il debutto in A, senza neanche aver visto dal vivo una partita della massima serie, ma solo in televisione. Il debutto in Nazio-nale a ventuno anni e la vittoria della Coppa Italia. La crescita dei ragazzi che ho allenato: tanti sono arrivati a giocare in serie A, addirittura in Nazionale, hanno vinto la Coppa dei Campioni. Poi a Firenze, nel 1978, è nata la mia prima fi glia. Sono stati dieci anni belli, intensi, che sicuramente ri-corderò per sempre.Dopo l’incidente in auto che le stroncò una promettente carrie-ra a soli 22 anni, cosa avrebbe fatto se avesse dovuto abbando-nare il calcio?Sarei dovuto tornare al mio pae-sello e andare a lavorare in qualche fabbrica. Invece la Fiorentina, che ho sempre ringraziato, mi ha dato la possibilità di vivere a Firenze e di intraprendere la carriera di alle-natore del settore giovanile. Mi ri-tengo un uomo fortunato, perché ho fatto nella vita quello che ho sempre sognato fi n da bambino, cioè vivere di calcio. Non ho rim-pianti e mi sono tolto tutte le sod-disfazioni. In più chiudo a Firenze, che per me è il massimo.

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Periodico d’informazione locale. Anno VIII n.45 del 1 ottobre 2014. N° reg 5579 del 17/05/2007 Tribunale di Firenze. Iscrizione al Roc 23957. Spedizione in a.p. Contiene I.P. Prezzo di copertina euro 0,10. Distribuito da NEXIVE S.p.A.

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20 | Ottobre 2014

#Sport

Sono tante le sfide che attendono quest’anno il volley fiorentino, tra cui quella di riuscire a riempire i palazzetti(foto © G. Bettarini)

Per la prima volta in 110 anni di attività, la Rari Nantes Florentia ha due cinesi come stranieri per il campionato di serie A1

Pallavolo

IL DEBUTTO SI AVVICINAPer le due squadre di serie A1 del volley fi orentino, il Bisonte Fi-

renze e la Savino Del Bene Scandicci, dopo aver allestito un roster all’altezza della massima serie c’è da vincere la battaglia (forse) più diffi cile: riempire i rispettivi palazzetti. Entrambe le compagini han-no lanciato un abbonamento a prezzi popolari (meno di dieci euro a partita), con agevolazioni per bambini, tesserati Fipav e sportivi. Così, Firenze spera di vedere un Mandela Forum gremito per assi-stere, dopo tanti anni, alla pallavolo che conta, per poi – chissà – so-gnare l’Europa. Il campionato inizierà (il 2 novembre) per Firenze in casa contro Conegliano, per Scandicci in trasferta contro Busto. Federica Stufi , fi orentina doc, commenta così l’avvicinamento al de-butto: “Stiamo lavorando bene e non vedo l’ora di cominciare”. Le fa eco Daiana Muresan: “La preparazione procede nel migliore dei modi, stiamo lavorando duramente per arrivare pronte alle sfi de che ci aspettano e per riuscire toglierci delle grandi soddisfazioni”.

Car.Mar.

Pallanuoto

due cinesi per la rariRari Nantes Florentia al sapore d’oriente. Per la prima volta in

110 anni di attività, il club biancorosso avrà due cinesi come stranieri per il campionato di serie A1. Spesso la scarsità di soldi sviluppa le idee: Paolo Malara, attuale ct della nazionale di Pechino e grande amico di Riccardo Vannini, tecnico biancorosso, e Mau-rizio Ceccarelli, team manager del sodalizio di lungarno Ferrucci, ha favorito l’arrivo del difensore Tan Feihu e del centroboa Liang Nianxiang. Entrambi sfidarono l’Italia ai Mondiali di Barcellona 2013 negli ottavi di finale, con il primo che beffò anche il difensore Presciutti e il portiere Tempesti con un pregevole cucchiaio per il gol del momentaneo 4-2 per gli azzurri. “Devo ringraziare Malara per le segnalazioni – spiega Vannini, entusiasta dei nuovi atleti – anche perché Tan è un giocatore d’esperienza. Ha giocato in Spagna ed era stato contattato anche dall’Hovend, squadra di Budapest. Liang è un ragazzone alto e può esserci molto utile. Un centroboa un po’ statico sul quale posso lavorare”.

Sim.Spa.

Fabio Giorgetti, presidente del Rifredi 2000: sono tante le idee in cantiere per il futuro della società

tutti i progettidel rifredi 2000Un centro per famiglie e una scuola di rugby: tante le idee

La società

�Web rifredi2000calcio.it Tel. 055.434212

Cosa è il calcio, cosa il Rifredi 2000, qual è la filosofia della società e quali sono i suoi sogni

e le sue aspirazioni. Di tutto que-sto parliamo con il presidente Fabio Giorgetti.Il calcio è lo sport più amato in Italia: perché, secondo lei?È uno sport meraviglioso, che insegna moltissimo anche dal punto di vista umano, ma a costo di essere impopolare voglio dire che sono convinto della validità di tutte le discipline sportive, e credo che in Italia l’attenzione sia troppo concentrata sul cal-cio: ogni sport merita di essere apprezzato per le sue peculiarità.Questa dichiarazione le rende onore. Quali sono le peculia-rità da valorizzare nel calcio e qual è la filosofia della sua so-cietà?Il calcio, proprio in nome della sua popolarità, deve impegnarsi a trasmettere ai ragazzi i giusti valori: società, pubblico e geni-tori devono contribuire a far cre-scere il bambino in un ambiente sano. Questo è quello che voglia-mo fare alla Rifredi Madonnina del Grappa.Cosa crede che vi possa diffe-renziare da altre società?Il contesto in cui siamo nati, le origini della Madonnina del Grappa e il meraviglioso am-biente in cui ci troviamo. E, come già accennato, l’importanza che diamo all’aspetto educativo: è un

Carlo Marrone

momento particolare per la no-stra società, la crisi economica affligge le famiglie e lo sport può contribuire a migliorare la quoti-dianità. È importante capire che la competizione nello sport esi-ste, ma dove si insegna ai bam-bini non deve essere alimentata. La scuola calcio Renato Buso a Rifredi nella passata stagione ha dimostrato il suo attaccamento ai valori educativi e la sua capa-cità di costruire le proprie squa-dre nel rispetto dei bambini.A livello di iscrizioni il Rifredi 2000 ha successo?Diciamo che possiamo miglio-rare, anche la passata stagione non è stata trionfale e per que-sto abbiamo elaborato un piano di rilancio delle attività per mi-gliorare ulteriormente la nostra posizione. Abbiamo in progetto molte migliorie, tra cui creare un centro per le attività sportive e sociali delle famiglie del quar-tiere, rilanciando le strutture a disposizione. Vogliamo organiz-zare i primi centri estivi multi-disciplinari da giugno prossimo insieme alla parrocchia di Santo Stefano in Pane. E abbiamo in

progetto anche un nuovo campo di calcio a 7 in erba sintetica.Il Rifredi 2000 non è solo cal-cio...No, abbiamo una delle più rino-mate scuole di tennis, e stiamo pensando di riaprire la sezione di atletica e di creare una scuola di rugby. Stiamo anche avviando corsi di ginnastica per adulti, in collaborazione con un’associa-zione amica.Siete molto attivi anche nel so-ciale, con quali iniziative?Un nostro obiettivo è cercare di dare le stesse possibilità anche alle persone con marginalità, per questo è allo studio del comitato organizzatore una scuola calcio e tennis integrata per bambini e portatori di handicap. Inoltre, data l’esperienza dell’Opera nelle attività del carcere, ci poniamo come obiettivo quello di facilita-re il reinserimento nella società degli ex detenuti, riservando loro un posto all’interno della struttura organizzativa.E allora questo è il nostro augu-rio per il Rifredi 2000: poter es-sere grande nei risultati come lo è nello spirito.

Ottobre 2014 | 21

#Rubriche

La monumentale edico-la robbiana in terracot-ta invetriata policro-ma, del leggiadro ed

ornato tabernacolo che si slan-cia sopra una vasca nella qua-le gettano acqua sette piccole “fontanelle”, fu voluta dalla Po-tenza Festeggiante del Reame di Biliemme, la quale aveva sede al vicino Canto alla Cella di Ciar-do, cioè fra via Sant’Antonino e via dell’Ariento. Tale organiz-zazione popolare faceva parte delle rionali “Potenze Festeg-gianti” in quanto, istituzional-mente, queste associazioni ave-vano il compito di organizzare, specialmente nei loro rispettivi rioni, spettacoli, gare, giochi di bandiera, sassaiole ed ogni altro tipo di festa, per cui erano dette, appunto, “festeggianti”. A questi divertimenti, che si defi nirono “l’armeggiar delle Potenze”, par-tecipava attivamente soltanto il popolo minuto, mentre le classi borghesi e nobili si limitavano a contribuire fi nanziariamente, rimanendo sempre dalla parte degli spettatori. Le Potenze, po-polari, allegre, vivaci, irrequiete e tumultuose, oltre a cimentarsi nel gioco delle bandiere, com-battere con armi fi nte, fare a “sassi”, organizzare cene e ban-chetti, si prodigavano anche in opere di benefi cenza e di reli-gione andando “ad off erta” in certi santuari come quello della Madonna del Sasso (Santa Bri-gida) dove, per devozione o pe-nitenza, le festose combriccole arrivavano a piedi, a cavallo o su muli. Le compagnie si oc-cuparono in qualche modo an-che di arte; come, ad esempio, quella appunto del “Regno di Biliemme” che, come già detto, fece fare nel 1522 alla bottega dei Della Robbia questo bellissi-mo tabernacolo a fontana, dalla base in pietra serena, con vasca di marmo sostenuta da tre men-sole inginocchiate a zampe di leone. Nel grande bacile rettan-golare versano continuamente acqua sette cannelline che fuori-escono dalla bocca di altrettante

Da settembre la domenica e il giovedì, per un uomo, tornano ad avere un signifi cato vitale: in quei giorni gioca la Fiorentina! Il calcio ha qualcosa di ancestrale: un neonato che appena cam-

mina vede una palla, cosa fa? Le tira un calcio. Dove l’ha imparato? L’ha visto alla Domenica sportiva? No, quello è l’istinto del piccolo calciatore che è dentro ogni uomo. Qual è la prima cosa che fa un bambino nella pancia della mamma? Tira i calcetti! La mamma si emoziona, pensa che sia una cosa romantica, invece il bimbo tira i calci come promemoria: “Bella, tra tre anni addio zumba, il mercoledì mi porti agli allenamenti!”. L’istinto del calcio non lo puoi fermare. Un mio amico mi ha fatto vede-re le foto con sua moglie. In una si vede lei che sorride e lui che gioca a calcio. In un’altra sono al mare: lei prende il sole, lui gioca ancora a cal-cio. Nell’ultima lei lancia il bouquet il giorno del matrimonio, lui gioca a calcio. Dopo tre anni di matrimonio lei si è fatta tatuare sull’inguine una frase d’amore: “Te lo buco codesto pallone!”. Nel calcio ognuno di noi si sente un grande allenatore, e perciò in dovere di criticare il mister di turno: “Togli Cassano, lo vedi, è stanco. Stringi al centro, scatta su quella fascia. Salta la panchina!”. Che stress se gli allenatori facessero la stessa cosa con noi. Ad esempio a un meccanico direbbero: “Cambia la marmitta, lo vedi che è rotta! Stringi il bullone, scatta su quella frizione! Mi sa che l’offi cina te la comprano i cinesi...”.

ANDREA MUZZIComico, attore, regista e cabarettista

�Webandreamuzzi.it

A zonzo per Firenze

Il Pungiglione

teste di cherubini, pure marmo-ree, che hanno dato proprio per questo il nome “delle fonticine” al più grande e famoso dei ta-bernacoli fi orentini, da consi-derarsi pure una fontana a tutti gli eff etti, ora, purtroppo, mal-ridotto dalle ingiurie del tem-po e degli uomini. Ma quando fu costruito il tabernacolo era perfettamente così come oggi lo vediamo? Proprio no. Infatti, da documenti dell’Archivio Storico del Comune di Firenze (ASCFi 268, c.488), abbiamo appreso che quando fu eretta, l’artisti-ca costruzione non si trovava come ora addossata alla parete retrostante, ma la sua struttura avanzava verso il centro strada, ed era affi ancata da due “fontici-ne” ai lati, in ognuna delle quali gettavano acqua nei rispettivi bacili quattro cannelline fuo-riuscenti da altrettante faccine di cherubini. Nell’anno 1849, a seguito di numerose istanze di “proprietari e abitanti delle contrade adiacenti a Via Tedesca (dal 1870 via Nazionale per l’af-

BRICIOLE DI STORIA, FRA ANEDDOTI, LEGGENDE E MISTERI

LE INGOMBRANTI FONTICINEVIA NAZIONALE A FRONTEDI VIA DELL’ARIENTO

il piccolo calciatoreche c’è in ogni uomo

fermazione d’italianità in contrapposizione al precedente nome di “via Tedesca”) che lamentano inondazioni delle stanze terrene delle loro case quando un’affl uenza istantanea di acque di pioggia si dirige alla fogna sotto il Tabernacolo detto dell’Assunta” e che attribuiscono l’inconveniente principalmente “all’abboccatura di quel canale sotterraneo ed all’imperfezione del meccanismo della valvola di legno, per cui i reclamanti suggeriscono di provvedere ai danni con togliere gran parte del Tabernacolo e trasportarne la facciata sul muro a tergo del medesimo, raggiungendo così il dop-pio oggetto di allargare la strada, e meglio sistemare lo smaltimen-to delle acque pluviali”, segue una perizia tecnica dell’ingegnere Flaminio Chiesi del Circondario, che suggerisce gli interventi del caso, riassumendoli nell’arretramento del tabernacolo defi -nito addirittura “dannoso ingombro”, “spingendolo verso il fabbri-cato”, cioè sul muro della facciata dell’immobile retrostante pur “senza privare il pubblico di quell’antico Santuario”, nell’elimina-zione delle due deliziose fontanelle laterali e nell’inclinazione del lastrico stradale con pendenza favorevole verso la fogna delle acque piovane e di quelle di scarico della vasca del tabernacolo. Per la diffi coltà del momento delle casse comunali a poter far fronte alle spese occorrenti valutate in £ 1.694,52 venivano as-segnati i lavori a due accollatari, “i quali s’incaricano di eseguire subito i lavori relativi alla trasposizione del Tabernacolo, stando alla perizia Chiesi, ed obbligandosi a ricevere il pagamento nella prima metà del prossimo anno 1850”. Così, dopo oltre tre secoli di “dannoso ingombro” il tabernacolo dell’Assunta fu smontato, arretrato e privato delle due fonticine laterali, le quali furono ta-gliate e riposizionate alla base del tabernacolo. Per tale interven-to fu necessaria anche la costruzione della parte centrale della vasca con la soprastante cannellina ed un terzo piede d’appog-gio. La nuova vasca formata da tre pezzi, con sette fontanelle, fu posta frontalmente sotto la grande edicola con la terracot-ta invetriata policroma dei Della Robbia alla cui base, fra altre iscrizioni, si legge: QUESTO DEVOTO TABERNACOLO ANO FATTO FARE GLI OMINI DEL REAME DI BELIEME POSTO IN VIA SANCTA CHATERINA MDXXII. Da notare che prima del 1870 quel tratto di via Nazionale compreso fra via Guelfa e via dell’Ariento si chiamava via Santa Caterina. Adesso il taber-nacolo delle Fonticine è in stato di assoluto abbandono: tubi me-tallici impediscono la caduta di frammenti della volta ma anche la veduta dell’artistico bassorilievo; strati di borraccina rendo-no il marmo del bacile irriconoscibile e l’acqua delle fontanelle malamente fuoriesce dalle cannelline. Spettacolo di bruttura e di vergogna che dovrebbe essere, invece, argomento di bellezza, decoro e testimonianza dell’arte e della fede fi orentina.

LUCIANO E RICCIARDO ARTUSI

�Webartusi.net

22 | Ottobre 2014

Lettere

“LE SERATE CHIUSI IN CASA IN PIAZZA ANNIGONI”Gentile Redazione,ho letto in Reporter di luglio la lettera di “Un gruppo di abitanti” del Quartiere 1/Largo Annigoni, e sono ri-masta sbalordita: quanto meno chi vi ha scritto non abita “sulla” piazza, ma al più nelle vicinanze. Io, come altri, ci abito davvero “sulla” piazza, e posso confermare, sì, che il problema del parcheggio selvaggio si è risolto solo con la re-introduzione dei ‘panettoni’, dopo che i primi paletti erano stati tranquillamente divelti. Ma che qualcuno possa ancora aff ermare di desiderare teatri e spettacoli in questa piazza mi stupisce proprio: se abita “sulla” piazza dovrebbe avere ben chiare le serate passate sbarrati in casa per cercare di sentire il meno possibi-le le prove a tutto volume di concerti e balletti, all’ora di cena, quando si avrebbe piacere di parlare invece di cercare di non sentire! Per non parlare del dopocena e della notte... Non si può imporre una tale servitù a chi risiede qui, che in più dal lato opposto rispetto alla piazza sopporta l’andirivieni continuo della cosiddetta movida. Spero che non si voglia sostenere che la piazza non vive: sono fi oriti locali, fi no all’una di notte e oltre hanno ospiti. Purtroppo spesso alle quattro di notte c’è chi gioca a frisbee o a pallone. Gli spettacoli si posso-no fare dove è possibile, non si devono imporre a chi in centro ci vive davvero: pensare di mantenere un ora-rio di chiusura alle 23,15 è una pia illusione, ed in ogni caso anche un orario così sarebbe una imposizione, le-siva della libertà dei residenti, che dovrebbero adattar-si e tacere. Firenze è piena di piazze, nessuna si merita di essere sacrifi cata e non se lo meritano gli abitanti.

Lettera fi rmata

LO STATO DEI GIARDINI DI VIA NOVELLI Gentile redazione,sono un appassionato lettore del vostro giornale ed abitante del quartiere. Ho notato che da troppo tempo ormai, i “Giardini della Montagnola” che fi ancheggiano via Novelli, si trovano in uno stato di quasi totale ab-bandono. Dove una volta c’era l’erba, adesso c’è solamen-te arida terra, la manutenzione lascia a desiderare e c’è sporcizia ovunque. I giardini, se opportunamente curati, sarebbero veramente belli a vedersi e non off rirebbero lo squallido spettacolo attuale dovuto all’incuria in cui si trovano da ormai troppo tempo. Spero che chi preposto

alla manutenzione dei giardini, si adoperi al più presto in modo da restituire agli abitanti del quartiere un parco decente e godibile. Sarebbe bello poter rivedere nuova-mente, dove adesso c’è la sola arida terra, i verdi prati di una volta!

Claudio N.

“QUELLO CHE NON VA A RIFREDI”Egregio Direttore Matteo Francini,vorrei farle presente il degrado di Rifredi. Elenco alcu-ne cose negative della zona di via delle Panche, via Mi-chelazzi, via Locchi: i giardini pubblici (via Morandi e piazza dei cavalieri di Vittorio Veneto) sono “campi incolti”, i marciapiedi dissestati e pieni di erbacce e le strade sporche. Per non parlare del giardino davan-ti alla scuola materna ed elementare Don Minzoni. Le strisce pedonali sono ormai sbiadite da anni, quasi inesistenti. Pur essendo una zona ospedaliera e traffi -cata da molte ambulanze, le strade sono piene di buche enormi, molto pericolose per tutti i veicoli, motorini in particolare. Spero che tutto ciò venga preso in conside-razione da chi di dovere. Ringrazio la possibilità di espri-mersi tramite il vostro giornale di quartiere, una buona iniziativa.

Una fi orentina da generazioni che ormai abita nel “Bronx”

“ELEMOSINA E CAPANNELLI TRA VIA MARITI E VIA PONTE DI MEZZO”Egregio direttore,nel numero di “Il Reporter” di luglio u.s. leggo un focus sulla riqualifi cazione del Q5 ed in particolare leggo “Altra sfi da è la creazione di una società atten-ta ai nuovi temi sociali, multietnica e multicultura-le, che sappia coniugare legalità ed accoglienza per quanto riguarda l’immigrazione e garantisca i diritti di tutta la cittadinanza”. In questo contesto eccomi a segnalare, stavolta anche sul Suo giornale, lo stazio-namento ormai da molti mesi e in numero crescente di persone all’incrocio tra via Ponte di Mezzo e via Giovan Filippo Mariti, che, come abbiamo già avuto modo di comunicare al corpo di Polizia Municipa-le, non si limitano a chiedere l’elemosina agli auto-

mobilisti, ma si organizzano in capannelli, spesso di ubriachi; bivaccano, anche di notte, sia sul marciapie-di davanti all’ex-cinema Manzoni (altro contenitore vuoto adiacente al Panifi cio Militare) che nell’aiuola spartitraffi co di via Mariti, utilizzando materassi, cu-scini, cartoni; usano come orinatoio qualsiasi spazio disponibile tra i cassonetti, gli alberi, le auto in sosta. Questa situazione è stata segnalata più volte da noi re-sidenti alla Polizia Municipale: non sappiamo se gli in-terventi siano avvenuti, certo è che i fatti (aumento del problema invece che soluzione) ne dimostrano l’inef-fi cacia. Mi auguro che il nuovo Consiglio di quartiere prenda in considerazione questo problema e interven-ga affi nché, come detto in apertura, tutta la cittadinan-za, residenti ed immigrati, veda garantiti i propri diritti di civile convivenza.Ringraziando dell’attenzione e confi dando in un ri-scontro,

Paola ed altri

“UNA SOLUZIONE PER VIA FORTINI” A seguito dell’articolo apparso su Reporter, circa i pro-blemi di via Fortini, da abitante della zona propongo la seguente soluzione, veloce, semplice ed economica:1) Riparare il marciapiede di via Fortini dove già esiste, che è impraticabile e costringe i pedoni a scendere dal-lo stesso, camminando pericolosamente sulla strada.2) Mettere in via S. Margherita a Montici, prima dell’incrocio con via Fortini ed anche in via Fortini prima della scuola, fi no alla piazzetta di Ricorboli, dei dossi rallentatori o cunette artifi ciali che costringereb-bero le auto e le moto ad andare più piano rispettando il limite di velocità indicato in km 30.Semplice e pratico! Inoltre è necessario che in via del Larione sia ripristinata la segnaletica orizzontale ormai sparita all’incrocio con via Fortini in modo da creare due direzioni di marcia verso sinistra e verso destra. Poi deve essere ricollocato il cartello che c’era applicato ad un palo, lato vivaio che indicava le due direzioni di marcia, ma montato in modo che i camion con i cas-soni chiusi non lo colpiscano spostandolo o facendo-lo cadere. Questa lettera la invio anche al sig. Alfredo Esposito, nuovo presidente del Quartiere 3, con conse-gna a mano.Porgo distinti saluti.

Fausto P.

Fate sentire la vostra voce:inviate segnalazioni, problemi o propostea redazione@ilreporter.it

Editorialedalla primaEra il 25 ottobre 2009 quando autobus e auto cominciarono a girare alla larga dalla cattedra-le di Santa Maria del Fiore, tra tanti applausi e altrettanti dubbi. Oggi, cinque anni dopo, è tempo di tracciare un bilancio, ma non solo: perché da allora di pedona-lizzazioni ne sono seguite altre, altre ancora sono rimaste sulla carta mentre non mancano i progetti in cantiere. Ecco, quin-di, un “riassunto” di quello che è successo (e che succederà) nella città del giglio. Ma non di sole pedonalizzazioni ci occupiamo questo mese. Perché se l’autunno è ormai iniziato, è ancora diffi ci-le dimenticare l’ultima estate e le tante, troppe piogge che l’hanno caratterizzata. A cui devono es-sere aggiunti gli eventi estremi, come la violenta grandinata che ha “imbiancato” Firenze lo scor-so 19 settembre. Insomma, che cosa sta succedendo al meteo? Dato che rispondere a questa do-manda è sempre più diffi cile, ab-biamo chiesto lumi a due esperti del settore, un meteorologo e un responsabile della protezione ci-vile, anche per capire se Firenze sia pronta o meno a “resistere” al clima che cambia. Ed ecco che cosa ci hanno detto. Abbassando lo sguardo dal cielo alla terra, dopo lo speciale pubblicato a set-tembre sui cantieri della tramvia questo mese facciamo un primo, parziale punto su come stanno andando i lavori, anche e soprat-tutto dal punto di vista del traffi -co: se nei primi giorni la temuta paralisi di alcune delle zone ne-vralgiche per la viabilità cittadi-na non si è verifi cata, non c’è co-munque da abbassare la guardia, perché altri importanti inter-venti sono alle porte. Rinnovato, dunque, l’appello a lasciare l’auto a casa il più possibile. E infi ne, spazio sul nostro giornale anche a una breve guida al commercio “alternativo”. Perché ogni mese è buono per risparmiare qualcosa.

MATTEO FRANCINI

LE BICICLETTE NELLE AREE PEDONALIDovrebbe essere un momento di rilassamento quello di muoversi a piedi, almeno nelle zone pedonalizzate, per gli abitanti del centro e per i turisti, che hanno tutto l’interesse e il diritto di ammirare i nostri monumenti con il naso all’insù. Ma così non è: biciclette sbucano da ogni dove, senza rispettare sensi di marcia, e meno di tutto i pedoni, con grave pericolo e tensione in particolare per quelle categorie più deboli di cittadini, come gli anziani, i fanciulli, i portatori di handicap, che potrebbero trovar solo in quelle aree il modo di muoversi liberamente ed eff ettuare le attività indispen-sabili della vita quotidiana, come la spesa giornaliera; situazione sgradevole comunque per tutti i pedoni, che devono star sempre sul chi vive, al punto che si arriva talvolta all’assurdo di preferire di passare dalle aree non pedonalizzate, perché almeno lì ci si può, seppur fi no a un certo punto, fi dare che i veicoli osservino le regole più elementari. Nella zona di Sant’Ambrogio ad esempio il caos della circolazione è il più totale, con grossi rischi anche per l’ecces-siva velocità dei ciclisti, che sembra ignorino l’esistenza del freno anche in situazioni di emergenza, quali l’attraversamento del pedo-ne perfi no sulle strisce pedonali. I vigili non si vedono e, se ci sono, evidentemente non si accorgono di nulla. E’ vero che le biciclette

non inquinano, e dunque vanno incoraggiate, ma c’è un limite a tutto. Civiltà e buona educazione sono valori ormai obsoleti, d’ac-cordo, ma sarebbe proprio troppo chiedere che il Comune alme-no volesse apporre dei cartelli all’inizio delle zone pedonalizzate con invito ai ciclisti a rispettare i pedoni cui le aree sono riservate?

Eugenio S. IL REPORTER RISPONDECaro signor Eugenio,pubblichiamo la sua lettera nel mese in cui, sul nostro giornale, fo-calizziamo l’attenzione sulle zone pedonali di Firenze, prendendo spunto dal quinto “compleanno” della pedonalizzazione di piazza Duomo. Che le aree vietate alle auto in città siano sempre state (nel bene e nel male) al centro dell’attenzione dal momento della loro isti-tuzione è fuor di dubbio, e in questi anni gli elementi di discussione non sono certo mancati. Discussioni in primis legate ai cambiamen-ti scaturiti dalla chiusura di “pezzi” di città, più o meno grandi, ai veicoli a motore, a cominciare dalle novità per la viabilità e il tra-sporto pubblico. Il tema che lei pone riguarda invece più da vicino

“l’interno” stesso delle aree pedonali: è chiaro che (almeno) in quelle zone i cittadini debbano sentirsi liberi di muoversi nella più totale sicurezza, con la possibilità – per una volta – di guardare anche in alto (soprattutto se così facendo si possono ammirare meraviglie del calibro della cupola del Brunelleschi o del campanile di Giotto) e non soltanto a destra e sinistra per non rischiare di essere investiti. Ed è quindi assolutamente legittimo, almeno nelle aree pedonali, allenta-re un poco quella “attenzione urbana” necessaria invece in tutte le al-tre zone della città. Nella sua lettera lei sottolinea il comportamento scorretto dei ciclisti in queste aree e i pericoli che ne derivano: senza dimenticare il fatto che – seppur gli esempi negativi non manchino, e non è diffi cile accorgersene – non tutti i ciclisti si comportano allo stesso modo e che, anche in questo caso, non si debba generalizzare, ben vengano i cartelli per “ricordare” a tutti quelle che sono le regole da seguire. Ma ciò che soprattutto serve – non ci stancheremo mai di ripeterlo – sono, per riprendere le sue parole, “civiltà e buona educa-zione”, a cui deve essere aggiunto il rispetto degli uni verso gli altri. Così facendo, molti problemi (e pericoli) sparirebbero. Con qualun-que mezzo ci si sposti.

MATTEO FRANCINI m.francini@ilreporter.it

Ottobre 2014 | 23

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