I4 luglio 1806 - Murat Onlus murattiano/Battaglie/Battaglia di Maida... · Regno di Napoli si...

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I4 luglio 1806fu combattutonella Piana di

Lamezia un eventobellico che vieneancora studiatonelle scuole militarie che ha segnato lastoria della Calabria

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La sicurezza, e la iattanza, dell'esercito napoleonicoda una parte. Dall'altra, la tattica inglese, che hacompensato l'inferiorità numerica con la potenzadell'artiglieria, ma anche con briganti-guerriglieri.Due modi diversi di combattere, insomma, fannodella battaglia di Maida un "modello" che ancoraviene analizzato da esperti e storici.Per la ricorrenza del bicentenario s'annuncianomanifestazioni pubbliche e a Maida, il 7 el'S luglio,un convegno internazionale di studi.

di Vincenzo Villella

Gli inglesi l'hanno chiamata battagliadi Maida, i francesi battaglia di Sant'Eu-femia. Fu combattuta nella piana la-metina esattamente 200 anni fa, il 4 lu-glio 1806.Non fu un grande evento bellico pa-ragonabile a quelli contemporanei delperiodo napoleonico come Marengo,Ulm e Austerlitz. Però non può essereneppure considerata come un avveni-mento militare casuale e sporadico, di

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pertinenza esclusivamente locale. Alcontrario, va'inserita a pieno titolonelle strategie politico-militari euro-pee del periodo napoleonico e, in mo-do particolare, dello scontro franco-britannico nell'area del Mediterraneo.L'Inghilterra con la sua marina con-trollava la Sicilia, la Sardegna e Malta.Anche per la Francia di Napoleone eraimportante l'area dell'Italia meridio-nale e della Sicilia in quanto servivacome ponte per la progettata pene-trazione nei Balcani e nell'Egeo.Maida fu un evento importante, so-

Lln saggio storico inglese sulla famosabattaglia. Sotto, divise delle truppebritanniche e, in basso, francesi.Nella pagina precedente una stampalitografica d'epoca che raffigurai luoghi dello scontro e gli schieramentidelle truppe.

prattutto per le conseguenze che ebbenel caratterizzare i successivi lunghianni di occupazione della Calabria daparte delle truppe napoleoniche, il co-siddetto decennio francese, iniziato il1806 e terminato nel 1815 con la fuci-lazione a Pizzo di Gioacchino Murat.Come già accaduto nel 1999 in occa-sione del bicentenario della Repubbli-ca Napoletana e del sanfedismo delcardinale Fabrizio Ruffo, anche que-st'anno negli ambienti accademici e intanti paesi di quello che allora era ilRegno di Napoli si stanno organizzan-do manifestazioni, convegni di studio,tavole rotonde e sono previste pubbli-cazioni di saggi e ricerche su queidrammatici anni.Anche a Maida si terrà il 7 e 1*8 luglioun convegno internazionale di studiche avrà per tema "II fronte mediter-raneo nell'età napoleonica: la Calabria1792-1815 e la battaglia di Maida".Il fronte mediterraneo fu uno degliepicentri dello scontro tra Francia r i -voluzionaria e Inghilterra e vide svol-

gersi alcune delle battaglie che se-gnarono le sorti dell'incontro o mise-ro in luce il dramma di una rivoluzio-ne che vide schierarsi contro i suoi va-lori e le sue bandiere intere popola-zioni accomunate dal rifiuto di rice-vere la libertà sulla punta delle baio-nette. Ciò all'interno delle vicende po-litiche nelle quali la libertà era vistacome alibi per giustificare un'inaccet-tabile conquista da parte delle arma-te francesi che andavano perciò re-spinte e cacciate con ogni mezzo.La Calabria fu protagonista di unaguerriglia feroce contro i francesi diGiuseppe Bonaparte e di GioacchinoMurat, incarnando perfettamente latragedia di quell'epoca tra furori rivo-luzion-ari e l'ira della controrivoluzio-ne. I francesi, più che truppa di libera-zione si dimostrarono truppa di occu-pazione. Saccheggi, incendi, requisi-zioni, stupri, profanazioni delle chieseed altri mezzi brutali costituivano deiveri e propri insulti per la popolazionecalabrese che scelse la strada del bri-gantaggio.

L'insorgenza antifrancese prese l'avviocon la rivolta di Soveria Mannelli(marzo 1806) e, dopo la battaglia djMaida (4 luglio 1806) e il lungo asse-dio di Amantea (settembre 1806-feb-braio 1807), si concluse con la tragicafine di Murat.Nel febbraio 1806 le truppe francesiguidate da Giuseppe Bonaparte, fra-tello di Napoleone, invasero l'Italiameridionale. Un'intera colonna, gui-data dal generale Reynier, penetrò inCalabria travolgendo le resistenze bor-boniche. Entro il 20 marzo tutta la re-gione era in mano ai francesi. Per ben9 anni, e cioè fino alla fucilazione diMurat che ebbe luogo il 13 ottobre1815, la piana di S. Eufemia e i paesimontani che le fanno corona fino allepropaggini silane furono teatro discontri, rivolte e repressioni. Da un la-to le truppe francesi con tutti i disagiarrecati alle popolazioni a causa de-gli alloggi e dei vettovagliamenti, dal-l'altro le bande dei ribelli e dei brigan-ti, sostenute dai Borboni e dagli Ingle-si. Il 30 giugno 1806 gli inglesi sbar-carono nel golfo di S. Eufemia circa5000 fanti agli ordini del generaleStuart, attrezzate di artiglieria, ac-campandosi nei pressi del Bastio- •••

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ne dei Cavalieri di Malta che allora eraquasi sulla spiaggia. Intanto le trup-pe francesi, guidate dal generale Rey-nier, per fronteggiare gli avversari siconcentravano sulle alture di Maida,sicura roccaforte giacobina e antibor-bonica.Il fatto che il corpo di sbarco inglese,oltre ad essere piccolo (5000 uomini),non avesse cavalleria, equipaggi di r i -cambio per le artiglierie e viveri di r i -serva, conferma che il piano inglesenon prevedeva una lunga battaglia euna permanenza prolungata sul terri-torio.Il 2 luglio Stuart emise un proclama ri-volto ai calabresi, che fu diffuso rapi-damente dappertutto. In esso si dice-va che gli inglesi erano venuti a libe-rarli dall'oppressione dei francesi, dailoro insulti, dai loro oltraggi alle don-ne. Si faceva leva sul loro orgoglio, in-vitandoli ad armarsi e a unirsi perscacciare l'usurpatore e restituire iltrono a re Ferdinando. Il 3 luglio a S.

Eufemia si aggiunse agli inglesi ungrosso contingente di volontari cala-bresi, siciliani e napoletani guidato dalcolonnello Filippo Cancellieri.All'alba del 4 luglio iniziarono le ope-razioni strategiche con lo schieramen-to dei due eserciti che contavano in-

sieme circa l imila uomini.Stuart dispose i suoi soldati su due f i -le parallele, la tipica formazione adot-tata in battaglia dalla fanteria ingle-se, tenendo come riserva un reggi-mento e puntando anche ad inter-rompere la via di comunicazione delnemico per Monteleone. Inoltre fornìgli ordini per la difesa della testa disbarco, da utilizzare in caso di sconfit-ta e di una immediata ritirata, aff i -dando il compito al capitano Fisher delreggimento svizzero Watteville. Nelcontempo ordinò al giovane tenentedel genio navale Charles Boothby di ri-manere alla testa di sbarco. Boothby sisistemò sulla cima del bastione dei Ca-valieri di Malta da dove poteva assi-stere alle fasi della battaglia e dirige-re i suoi uomini che difendevano la te-sta di sbarco.

A sua volta il Reynier, che si era posi-zionato sulla sponda dell'Amato per-ché il fiume costituiva una protezionenaturale contro le migliaia di brigan-

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Nelle parole di Paul-Louis Courier e del colonnello Lejeun tutta l'amarezzaper la cocente sconfìtta

Le cronache (francesi)d'un disastro umiliante

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Sulla disastrosa ritirata francese dopo la battaglia di Mai-da vale la pena riportare quanto scriveva il Courier in unalettera del 2 ottobre 1806:"6// inglesi ce le hanno suonate ed a buon mercato perchécredo che da parte loro non abbiano perso neanche unacinquantina di uomini. È stato il 4 luglio scorso. Il com-battimento durò 10 minuti e in 10 minuti perdemmo unterzo dei nostri uomini (circa 2000), la nostra artiglieria,i nostri effetti, i magazzini, la cassa, le intendenze, in po-che parole tutto quello che si può perdere. La Calabria in-tera si sollevò contro di noi con le stesse armi che noi mol-to imprudentemente avevamo dato alla sua gente. Du-rante i trenta giorni della ritirata, attraverso arenili bru-ciati, circondati da nugoli di montanari feroci, bene ar-mati, buoni tiratori, neanche può immaginarsi quello cheabbiamo potuto soffrire; vivendo sulla punta della spada,disputando a colpi di fucile qualche pozza d'acqua mel-mosa, vedendo a soli cento passi da noi massacrare i no-stri feriti, i nostri malati, tutti coloro che per il sonno, la

fatica, la stanchezza, erano forzati a restare nelle retro-guardie. Le munizioni ci mancavano e per questa ragioneera facile prevedere che saremmo tutti morti sotto il fuo-co dei contadini, quando non avremmo più avuto la pos-sibilità di respingerli. [...] Infine, i nostri soldati si rivol-tarono e cominciarono a sparare sui loro ufficiali. L'abi-tudine al saccheggio, unico mezzo di sussistenza, avevadistrutto qualsiasi forma di disciplina".L'entità della sconfitta francese traspare anche da quan-to scriveva il tenente colonnello Lejeun (fatto prigionierodagli inglesi) al generale Verdier che si trovava a Cosenza:"Generale, io prigioniero vi partecipo con dolore che il no-stro esercito, disfatto in Maida il giorno 4 di luglio, ora siaffanna nella ritirata verso la marina di levante, investi-to dalle popolazioni favorite dalle milizie anglo-sicule, su-perbe e insultanti. Una schiera poderosa, una massa im-mensa di volontari sono sul punto di circondarlo".

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La battaglia di Maida ha ispirato anche 'l'arte come testimonia questa incisione d'epocadi W. Heath (Coli, Lacquaniti, Catanzaro).

ti che infestavano il bosco circostan-te, schierò le sue truppe mettendo alcentro il generale Franceschi-Delonnecon 300 cacciatori a cavallo e i sei pez-zi di artiglieria, a destra il generale Di-gonnet con 1250 uomini del 23° reg-gimento di fanteria leggera, a sinistrail generale Compére con il 1° reggi-mento leggero e con il 42° di linea checontavano complessivamente 2400uomini. In seconda fila agivano circa1500 soldati svizzeri e polacchi co-mandati dal generale Peyri.Alle 8,30 del 4 luglio Reynier fu il pri-mo ad iniziare l'offensiva contro gli in-glesi. Secondo il metodo classico, spe-rimentato in altre battaglie dai fran-cesi, attaccò per primo il generaleCompére con la sua colonna d'assaltocontro l'ala destra inglese. Ma l'assal-to non fu efficace perché mancò unadeguato fuoco di artiglieria che nonpoteva essere garantito dai soli 6 can-noni contro i 16 degli inglesi. Propriola mancanza di un'adeguata artiglieriafu, in questo caso, una delle deficien-ze accusate dall'esercito francese. Rey-;

nier aveva alcuni mezzi corazzati leg-geri, mentre gli inglesi si avvalevano diuna migliore e più potente artiglieria.In questo tipo di battaglia fino a quelgiorno i francesi avevano sempre vin-

to. Ma quel 4 luglio fu una disfatta.Tutto finì in pochissimo tempo. Pocodopo le 10 i francesi, ormai in rotta to-tale, lasciavano 1100 prigionieri e 300feriti in mano inglese, oltre che baga-gli, viveri e munizioni.Richard Hopton, nel suo saggio intito-lato 1806 The battle of Maida fifteenminutes ofglory (Pen & Sword, Lon-don 2002) giustamente, inquadra labattaglia di Maida all'interno dei dueavvenimenti più importanti relativi al-

le terza Coalizione: la vittoria di Nel-son a Trafalgar, che pose fine a qual-siasi pretesa francese di poter sfidaregli inglesi sul mare, e Austerlitz chestroncò qualsiasi speranza per gli eser-citi della Coalizione di annullare l'am-bizione di Napoleone nell'Europa con-tinentale. Infatti, - sostiene Hopton -

malgrado le schiaccianti vittorie di na-poleone a Ulm e Austerlitz, per gli al-leati "ci fu un barlume di luce in tut-te quelle tenebre: la battaglia di Mai-da. La sola vittoria conclusiva ottenu-ta dagli eserciti della terza Coalizione[...]. Fu una piccola battaglia, con11.000 combattenti in tutto, combat-tuta su una spiaggia lontana dal cen-tro dell'Europa. Essa non può essere vi-sta, in senso stretto, come parte dellastoria della terza Coalizione che erastata dichiarata morta 6 mesi primacon la pace di Presburg. Ma Maida eraun figlio di questa alleanza, sebbeneun figlio postumo". Nel valutare la bat-taglia, Hopton riporta due commenti.Il primo è quello di William Windham,segretario alla guerra, il quale, nel r i -cevere la notizia della vittoria inglese,asserì, certamente esagerando, che es-sa aveva la stessa grandezza di Poitiers,Crecy e Agincourt negli annali dellastoria militare britannica.Il secondo giudizio è quello del TIMESil quale forse era più vicino alla veritàquando pubblicò la notizia sotto il t i -tolo "Glorious victory".La battaglia di Maida, sottovalutatadai "grognards" napoletani che quasicon disprezzo hanno parlato di "l'af-faire de Sainte Euphemia" come •••

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"la battaille d'un quart d'heure", nonmerita - conclude Hopton - l'obliostorico. Essa, infatt i, mostrò comesconfiggere i potenti francesi e, cometale, presagì i trionfi della guerra pe-ninsulare. A sostegno della sua tesiHopton riporta l'osservazione di Char-les Oman il quale afferma: "[...] la po-co ricordata calabrese battaglia diMaida fu un giorno che fece epocanella storia militare britannica. Sullapianura sabbiosa dell'Amato 50^0 fan-ti in linea ricevettero l'urto di 6000 incolonna e inflissero loro una delle piùgrandi sconfitte".

L'importanza della battaglia di Maidanella storia militare è stata ben mes-sa in evidenza da Piero Pieri nella suaStoria militare del Risorgimento (Ei-naudi, Torino 1962). Secondo Pieri labattaglia di Maida segnò "il trionfodell'azione tattica distruttiva dell'ar-

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ma da fuoco contro l'azione tattica r i-solutiva dell'arma bianca. Gli inglesiaffrontarono la furia francese su duerighe. I francesi, in colonne di compa-gnia, attaccarono a cento metri di di-stanza, percorsero correndo più diquattro quinti della zona di morte,sotto il fuoco nemico, limitandosi viavia a serrare le file; a quindici metriinastarono le baionette, ma proprioora li investì una scarica particolar-mente micidiale; e retrocessero in di-sordine, lasciando il terreno sparso dimorti e feriti".Il campo di battaglia per lungo tempooffrì uno spettacolo che incutevapietà e dolore. Centinaia di briganti esbandati accorsero per derubare i ca-daveri e altri si organizzavano per sac-cheggiare la città di Maida che erastata ospitale con i francesi.

Al centro il generale Stuart e, in basso,il suo rivale francese, Jean Louis EbenezerReynier. Qui in alto il palazzo Vitale cheospitò il generale Stuart a Maida.

Dal quartiere generale di Maida pres-so il palazzo Vitale, Stuart emettevaun proclama di trionfo rivolto ancorauna volta ai calabresi liberati dalla t i -rannia dei francesi. Prometteva il per-dono ai filofrancesi che si arrendeva-no e invitava a trattare bene i prigio-nieri. Per ogni soldato prigioniero con-dotto all'armata britannica sano e sal-vo prometteva 6 ducati di ricompen-sa e ben 20 per ogni ufficiale.

La vittoria inglese, in effetti, fu il se-gnale della generale rivolta anti-fran-cese. Subito dopo la battaglia, le cam-pane delle chiese suonarono a lungo ei falò fiammeggiarono sulle colline,diffondendo la notizia da un villaggioall'altro. Si scatenò la rivolta dei ca-labresi, che presto divenne generaliz-zata in ogni angolo della regione.Si legge in un manoscritto del 1812conservato presso l'archivio privatoFabiani di Maida: "Rimane la nostraprovincia in una terribile anarchia, [...]ed i briganti, che erano la maggiorparte della popolazione, saccheggia-vano e uccidevano impunemente. Apena ci potevamo garantire nel pro-prio paese; ma le nostre sostanze era-no in preda di tali scellerati. Tutto eraterrore e spavento. Non si potevauscire fuori dall'abitato, le campagnedevastate e il bestiame distrutto...".A Reynier, dopo l'inattesa sconfitta, furimproverato di aver sbagliato tattica.In particolare il generale Berthier so-stenne che sarebbe stato meglio co-stringere Stuart nella pianura paludo-sa dove la malaria, con il caldo soffo-cante di quei primi giorni di luglio,avrebbe presto decimato le sue trup-pe. Oppure Reynier avrebbe dovutoattirare gli inglesi nell'entroterra, dan-do l'apparenza di rifiutare la battagliain campo aperto.

In effetti, Reynier non aveva avutodubbi sul piano da attuare. Il suo obiet-tivo, fin da subito, era quella di attac-care immediatamente gli inglesi: // fautjeter les Anglais à la mer. Del resto, siada Napoleone che da Giuseppe Bona-parte era stato considerato oltremo-do positivo il fatto che gli inglesi fos-sero sbarcati a S. Eufemia: Rien n'est

plus heureux que le debarquement desAnglais. Proprio per questo Reynier r i-tenne opportuno non procrastinarel'attacco, anche perché durante la not-te erano arrivati i rinforzi sperati con il42° reggimento del generale Compére.Lanciando un attacco energico e im-provviso, Reynier era convinto di scon-figgere gli inglesi costringendoli areimbarcarsi. Era troppo sicuro di sé enon aveva alcun dubbio sulla vittoria.Era convinto che gli inglesi non aves-sero la forza di resistere all'urto deisuoi esperti reggimenti che avevanoconquistato con estrema facilità il Re-gno di Napoli e avevano trionfato nel-le altre campagne militari in Italia.Per i francesi la battaglia di Maida rap-presentava l'opportunità di punire de-finitivamente gli inglesi per la loro te-merarietà, 'buttandoli a mare' e - co-me ha scritto Hopton - aggiungere sirJohn Stuart alla lunga lista di genera-li che avevano tentato, ma avevanofallito, nello sfidare la potenza dellaFrancia sul continente europeo.Per l'Inghilterra, invece, il piccolo eser-

Una mappa inglese con gli schieramentidelle truppe. Sotto, Maida Vale a Londra.

cito di Stuart, giunto a S. Eufemia dal-la Sicilia, rappresentava in questa par-te remota dell'Italia meridionale l'ul-tima speranza di un orgoglio che po-teva essere salvato dal disastro defini-tivo. Questo piccolo esercito rappre-sentava la speranza di poter metterequalche limite alle ambizioni conti-nentali di Napoleone. Rappresentavaanche - come ipotizza Hopton - lapossibilità di mostrare che gli inglesinon erano soltanto una nazione dimarinai e che avevano un esercito diterra degno di questo nome. Ecco per-ché Stuart potè vantarsi di una vitto-ria autentica: in due ore aveva elimi-nato oltre 3000 francesi, mentre tra lesue truppe i morti erano stati solo 45e i feriti 283.La notizia della vittoria di Maida fu ac-còlta in Inghilterra con grande soddi-sfazione e sui vincitori piovvero me-daglie e riconoscimenti. Le due Came-re votarono ordini del giorno di com-piacimento e di elogio. Nei discorsi diministri e deputati il nome di Maida fuassociato a quello delle più famosebattaglie della storia nazionale ingle-se. Giorgio HI conferì a Stuart il titolodi duca di Maida ed ai principali co-mandanti furono concesse speciali de-corazioni.A conferma del grande entusiasmo perquella vittoria e dell'importanza asse-gnatale, il nome di Maida fu poi datoa due strade di Londra: la Maida Vale(tra Kilburn Higt Road e EdgwareRoad) e la Maida Avenue. •

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