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35Giovedì

10 Marzo 2005

ILGIORNALE

DIVICENZA

ITrissinoITrissin

L’opera dello scrittore francese Jules Verne (Nantes 1828-Amiens 1905) esercitò un indiscutibile fascino non solo sugliadolescenti, cui era destinata, ma anche suoi loro genitorie, più in generale, sugli artisti moderni dediti all’esplorazio-

ne dell’immaginario. Questo fascino non si è offuscato nel tempo, vi-ste le numerose edizioni dei suoi romanzi, più o meno illustrate, cheancora oggi l’editoria per l’infanzia propone ai giovani lettori e nonsolo. Molti sono, infatti, fra gli adulti, gli estimatori di questo grande

autore che ha rinnovato la narrativa d’avventura anticipando le sco-perte scientiiche più strabilianti. Presso la Biblioteca Civica Berto-liana sono conservate delle interessanti edizioni ottocentesche di al-cune delle opere verniane. Si tratta di edizioni di gusto prettamentepopolare, non di pregio dal punto di vista iconograico che, tuttavia,sono arricchite da un corredo d’incisioni create appositamente per iromanzi del Verne, esempio emblematico di una certa editoria po-polare ottocentesca. Ne segnaliamo alcune che faranno la gioia de-gli appassionati cultori di questo autore considerato tra i padri dellafantascienza.“Il giro del mondo in ottanta giorni”, nella edizione dei Fratelli

Treves di Milano, datata 1876, è corredato da una carta geograica eda 57 incisioni dell’illustratore Léon Benet. Questo romanzo, ritenu-to il più famoso tra quelli creati dal Verne, forse il maggior successoletterario del secolo, stampato in milioni di copie, narra la straordi-naria avventura corsa contro il tempo e lo spazio, costellata di con-trattempi comici ed eroici, di Phileas Fogg, gentiluomo inglese cheper scommessa deve compiere il giro del mondo in ottanta giorni eci riuscirà grazie ai nuovi mezzi di trasporto messigli a disposizionedalla tecnica.“Viaggio al centro della terra”, pubblicato a Parigi nel 1864,

stampato a Milano dalla “Tipograia già Domenico Salvi”, nell’unicatraduzione autorizzata dall’Autore, con i disegni di Edouard Riou e le56 incisioni di Pannemaker, conduce per mano il lettore in un mon-do fantastico e sotterraneo, popolato da rettili antidiluviani, da mo-struosi esseri umani e da piante gigantesche. Le illustrazioni in bian-co e nero ben rendono la luce spettrale del paesaggio e quell’atmo-sfera di cupa allucinazione di sicuro impatto nel lettore.La Tipograia Editrice Lombarda, sorta a Milano nel 1867, tra-

dusse le opere del Verne pubblicate dall’editore francese Jules Het-zel, facendole conoscere in Italia e importando le relative illustrazio-ni dall’estero, che inluenzarono non poco i nostri illustratori d’av-ventura. Nella collana “Viaggi straordinari” è inserita un’interessanteedizione in tre volumi, datata 1875, del romanzo “L’Isola misterio-sa”, pubblicato per la prima volta in Francia nel 1874 e arricchito dauna carta geograica e da 50 incisioni dell’illustratore Jules Ferat. Ilvolume conclude la trilogia che inizia con “I igli del Capitano Grant”(1866) e che prosegue con “Ventimila leghe sotto i mari” (1870).Protagonista è il capitano Nemo, il mitico comandante del sottoma-rino Nautilus, inventato da Verne ventotto anni prima della costru-zione del primo sommergibile, ideato poi sul modello delle sue de-scrizioni. Anche in quest’opera spiccano il genio erudito e ingenuodell’Autore, la sua inesauribile fantasia, la felice vena umoristica ela perfetta caratterizzazione dei personaggi, che confermano i suoi“Viaggi straordinari” come capolavori immutati nel tempo.

Dietro il sipariopAlessia Scarparolo (archivio@bibliotecabertoliana.it)((

Libri per piccoli lettorip p

Nicoletta Munarettotta Mun (archivio@bibliotecabertoliana.it)(archivio@bibliotecabe

I “VIAGGISTRAORDINARI”di JulesVerne

Lorenza Farina (vtacc@bibliotecabertoliana.it)

Il ms. 427, lo Zibaldone contenente le poesie e gliindovinelli di Michelangelo Angelico Vicentino, pre-senta alcuni scritti di Vespasiano Angelico, medicoe astrologo veronese, vissuto nella prima metà del

XVII secolo. Le fonti, purtroppo, non ci informano se i duefossero parenti.In alcune carte di appunti (cc. 56r-58v) Vespasiano di-

mostra il proprio interesse alla isiognomica, la disciplinache individua i caratteri psicologici e morali della perso-na dai suoi lineamenti. Questotrattatello si intitola “Giuditioisionomico et dottrina infali-bile nella maggior parte dellepersone. Datta in luce dall’An-gelico Cittadino et Medico Ve-ronese con alcuni discorsi ilo-soici”.La Fisiognomica ha destato

interesse in dall’antichità: giàPitagora, Aristotele e Plinio le-gavano alle fattezze del viso iltemperamento dell’individuo.Più tardi il grande Leonardo daVinci sottolineava il nesso trai tratti del volto e i moti, an-che inconsci, dell’anima. NelXVI secolo quest’arte si siste-matizza come dottrina scien-tiico-ilosoica: tra i maggioriesponenti di questo periodo sipuò ricordare lo scienziato na-poletano Giovan Battista DellaPorta che, nella sua “De hu-mana physiognomia”, presen-ta una curiosa galleria di voltiumani raffrontati con il muso dianimali. Nell’ultimo scorcio del‘700 lo svizzero Kaspar Lavaterdà a questo metodo di indagi-ne un indirizzo maggiormentescientiico, sia pure in una vi-sione religiosa che lo portava arintracciare anche nei volti piùsigurati dal dolore e dalla col-

pa l’immagine di Dio. Nel quadro del Positivismo ottocen-tesco si pone Cesare Lombroso, noto criminologo che, coni suoi studi volti all’individuazione del “delinquente nato”attraverso particolari caratteristiche anatomiche, oltre cheisiologiche e psicologiche, viene in qualche misura a con-luire nel ilone isiognomico. Oggi la psicologia e la psi-coanalisi hanno messo fuori gioco la isiognomica la qua-le, a parte un divertente passatempo, rimane comunqueuna “scienza utile”, come ad esempio nella metoposcopia,

che cerca di giudicare l’indole di una persona dalle “rughedi espressione”.Ritornando al nostro Vespasiano Angelico, egli suddi-

vide il proprio trattatello in tredici sezioni, pari al numerodelle parti del corpo e degli aspetti analizzati: “della sta-tura”, “della voce”, “del ridere”, “del capo”, “della fronteet capegli”, “de supercilij”, “de gli occhi”, “del naso”, “del-le orecchie”, “della faccia”, “della vista e dei labri”, “dellebraccia”, “de gobbi, stroppiati et mostruosi”. Andando a

leggere alcuni passi scopriamo che:Chi ha la voce «di grosso tuono» èun uomo «forte, audace, superbo»;la «voce sottile» contraddistinguel’uomo timido e sagace, mentre la«voce che è molto alta nel tuono de-nota huomo ingegnoso».«Colui che facilmente ride è sem-

plice, vano, instabile», chi invece «dirado ride è huomo stabile, discretto,tenace, di buon intelletto».Il capo grosso indica fortezza e

ingegno, quello rotondo denota in-stabilità, «la testa longa dà inditiodi prosontuoso, senza vergogna»,mentre «la testa piccola mostra leg-gierezza di cervello, instabile, senzamemoria, pieno di vanità».«Le braccia più lunghe della de-

bita proportione, audacia, bontà etfortezza. Le braccia curte ingannato-re, seminatore di discordie, e moltolibidinoso».«Il naso acuto signiica l’huomo

iracondo... naso che volge alla boc-ca honesto, forte e intelligente. Nasogrande bontà; naso piccolo inganna-tore; naso aquilino rapace, cortese,magnanimo...».

Blasonario Vicentiasonario Vicentinono

Pagina manoscritta tratta da:Zibaldone di Michelangeloe Vespasiano Angelico, ms. 427.

Il Rumor descrive così lo stemma dell’antichissima

IIfamiglia vicentina dei Trissino: «Di verde a tre ban-IIde merlate e controdoppio merlate d’oro». A que-IIsta famiglia alcuni cronisti attribuiscono origini leggen-darie; si racconta che «tra li molti valorosi capitani chevennero in Italia con Costantino e Belisario mandato daGiustiniano imperatore contra Vitige re di Gothi per ri-cuperarla all’imperio, fu uno Achille igliuolo di Alcastonato nella Grecia, nella città di Tressena situata nel Pe-loponeso... Finita la guerra Achille fu donato da Belisa-rio di quel paese ch’è appresso l’Agno, longi dalla cittàdi Vicenza dodeci miglia». Non è leggenda invece che ilpiù illustre rappresentante della famiglia sia uno degliuomini più celebri a cui la nostra città ha dato i natali:Giangiorgio Trissino. Nato a Vicenza l’8 luglio 1478, cosìlo ritroviamo immortalato nelle pagine di Galeazzo Tris-sino: «GianGiorgio igliuolo di Gasparo, fu molto illustreCavalier, poeta singolare, due volte legato da Sua San-tità, l’una a Massimiliano Imperatore, et l’altra alla Sere-nissima Signoria di Venezia, et le opere sue mandate inluce lo rendono molto famoso». Poco oltre ci è rivelatauna curiosa notizia: «Il detto Giangiorgio insegnò i prin-cipii dell’ architettura a messer Andrea Palladio, il qualeè stato uno de’ maggiori architetti».

(Bibliograia: Trissino Galeazzo, Narrazione del-l’origine della famiglia Trissino, Biblioteca civicaBertoliana, Ms. 2873 -)

LAFISIOGNOMICAsecondoVespasianoAngelico

Copertina di J. Verne, L’isola misteriosa, parte prima, Milano 1875.

Illustrazione da Il giro del mondo in 80 giorni, Milano 1876, p. 73.

Illustrazione da Viaggio al centro della Terra, Milano, p. 144.

Stemma della famiglia Trissino:S. Rumor, Il Blasone Vicentino,

Venezia 1899.

Stemma della famiglia Trissino:G. da Schio, Il blasone dei Vicentini,

1865, BCB, ms. 2512