Post on 23-Jan-2017
Catina Feresin
LA PSICOANALISI
Lezione tratta dai seguenti testi:
Borger, R. e Cioffi, F. La spiegazione nelle scienze del comportamento. Franco Angeli
Editore, Milano, 1981.
Trisciuzzi, L., Pisent, M., Bassa, M.T., Cappellari G.P. Storia sociale della psicologia.
Liguori Editore, Napoli, 1987.
Freud e l'avvento della psicoanalisi
Sigmund Freud nacque in Moravia (Cecoslovacchia) nel 1856; nel 1881 si
laureò in medicina presso l'Università di Vienna, e nel 1885 si recò a Parigi con
una borsa di studio per seguire le lezioni del neuropatologo Charcot.
Quest'ultimo conduceva ricerche nel campo dell'ipnosi e, in particolare,
dell'ipnosi applicata alla cura dell'isteria, ritenendo che l'isteria avesse una base
psichica e che si originasse in rapporto a determinati traumi psichici. Tali traumi
si traducevano successivamente in manifestazioni organiche come paralisi
temporanee senza alcuna base fisiologica.
Tornato a Vienna nel 1886, Freud mise in pratica ciò che aveva appreso
alla scuola di Charcot, e cominciò ad usare l'ipnosi per curare i soggetti afflitti da
isteria. Ben presto, però, si accorse che tale metodo incideva semplicemente sul
sintomo, senza interessare minimamente le probabili cause della malattia, cause
peraltro associate, secondo Freud, a qualche esperienza psichica traumatica
verificatasi nel passato del soggetto malato (possibilmente durante l'infanzia).
Negli anni fra il 1886 e il 1894, Freud insieme al fisiologo Breuer, adattò
una variante del metodo ipnotico, consistente sempre nel mettere in stato ipnotico
il soggetto sofferente, ma invitandolo contemporaneamente a ricordare quelle
particolari esperienze dolorose che venivano ipotizzate come la causa dei
sintomi nevrotici. Questo metodo, detto "catartico" (da catarsi=liberazione),
costituì il primo passo verso la futura tecnica psicoanalitica. In queste condizioni
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il soggetto riusciva a far riemergere particolari ricordi penosi e, verbalizzandoli,
era in grado di rivivere determinate esperienze passate con una forte
partecipazione emotiva.
Ma il metodo catartico, che fu alla base della collaborazione fra Breuer e
Freud, sfociata nella pubblicazione di Studi sull'Isteria (1895), doveva ben presto
presentare dei punti deboli. I sintomi scomparivano per un certo periodo, per
fare poi la loro ricomparsa una volta che la cura veniva sospesa, ed inoltre si
verificava una forte dipendenza da parte dei pazienti nei confronti del terapeuta. A
questo punto, in contrasto con Breuer, Freud cominciò ad ipotizzare che i sintomi
isterici fossero l'espressione di certi desideri inconsci, incompatibili con la vita
cosciente del malato, e fortemente associati alla sua vita sessuale. Lo studio dei
fenomeni nevrotici aveva condotto Freud sulla soglia di una nuova soluzione
relativa alla spiegazione dei processi psichici: esiste un mondo psichico
sconosciuto alla dimensione cosciente che si manifesta non solo nei sintomi
delle nevrosi, ma è individuabile nella condotta psichica normale attraverso
l'analisi dei sogni, dei lapsus, degli atti mancati (riguardo agli atti mancati e ai
lapsus si veda Psicopatologia della vita quotidiana, 1901).
In questo periodo Freud, sentendo la necessità di approfondire la
conoscenza di se stesso e del proprio inconscio, iniziò una autoanalisi, partendo
dal principio che un terapeuta doveva occuparsi delle proprie nevrosi ancor prima
di quelle dei pazienti che curava.
Freud tentò di elaborare una metodologia in grado di portare alla luce tali
processi inconsci. A tal fine si dedicò allo studio del sogno, ed i risultati della sua
ricerca vennero raccolti nel libro che rimase tra i più significativi per la
psicoanalisi: L'interpretazione dei sogni (1899). I sogni, rilevò Freud, rispondono
a stimoli esterni (stimoli sensoriali di ogni tipo), interni (in rapporto allo stato
dell'organismo) e a stimoli psichici. Il lavoro onirico, cioè una forma particolare
di pensiero, costituisce il contenuto onirico manifesto del sogno (la trama del
sogno), attraverso il quale è possibile risalire al contenuto onirico latente (il
messaggio del sogno), quando si siano compresi i meccanismi di funzionamento
del lavoro onirico stesso. Essenzialmente però il sogno risponde ad un desiderio
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dell'individuo, a cui fornisce una gratificazione parziale libera da conseguenze
nella via reale.
Nel decennio che va dall'inizio del secolo al 1910, la dottrina
psicoanalitica uscì dall'isolamento e cominciò a suscitare un forte interesse. In
primo luogo Freud venne nominato nel 1902 professore straordinario presso
l'Università di Vienna; in secondo luogo un piccolo gruppo di di psicoanalisti (tra
cui Alfred Adler) fondarono la Società Psicoanalitica di Vienna. Nel 1906 iniziò
l'amicizia con Carl Gustav Jung; nel 1908 si tenne a Salisburgo il primo
Congresso Internazionale di Psicoanalisi e venne fondata la prima rivista di
psicoanalisi. Nel 1909 Freud fu invitato da Stanely Hall nel Massachussets
presso la Clarck University a presenziare i festeggiamenti per il ventennale di
fondazione di quella università; Freud vi tenne cinque conferenze ed ebbe la
laurea honoris causa. Nel 1910 venne costituita, al secondo Congresso
Internazionale di Psicoanalisi di Norimberga, l'Associazione Psicoanalitica
Internazionale. Nel 1911 Alfred Adler, dopo animatissime discussioni, si
dissociò da Freud, nel 1912 fu la volta di Carl Gustav Jung.
In questo fecondo periodo Freud propose un primo modello per spiegare
l'apparato psichico, secondo questo modello, detto topologico, tale apparato si
divide in tre parti: Inconscio-Preconscio-Conscio. Possiamo quindi distinguere i
processi psichici in quelli che assolutamente non possono venire richiamati
alla coscienza (inconsci), quelli che possono venire richiamati alla coscienza
con uno sforzo d'attenzione (preconsci), quelli che sono presenti alla
coscienza (consci). Questo modello venne descritto in una serie di conferenze
presentate all'Università di Vienna e pubblicate nel 1915-17 con il titolo di
Introduzione alla Psicoanalisi.
Lo scoppio della prima guerra mondiale portò molte difficoltà alla
nuova società psicoanalitica e allo stesso Freud, infatti molti dei colleghi viennesi
furono chiamati alle armi, il gruppo si disfece e le comunicazioni con gli
psicoanalisti all'estero divennero molto difficili. Con la fine del conflitto le sorti
della psicoanalisi sembrarono risollevarsi per un primo riconoscimento pubblico
della sua utilità. Infatti la cura dei soldati colpiti da "nevrosi di guerra"
risultava molto difficile per le terapie tradizionali, mentre la terapia analitica vi
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riportava continui successi. Nel 1920 Freud pubblicò il saggio Al di là del
principio del piacere, nel 1921 Psicologia delle masse e analisi dell'Io, e nel 1922
L'Io e l'Es con il quale il suo sistema teorico veniva ulteriormente specificato.
In questo periodo, nonostante gli fosse stato diagnosticato un tumore al
palato, Freud elaborò un secondo modello relativo ai processi psichici chiamato
modello strutturale. Vennero individuate tre strutture mentali in continuo
collegamento funzionale: l'Es, cioè le pulsioni profonde, l'Io che permette la
relazione fra l'individuo e il suo ambiente interno ed esterno, ed il Super-Io, che
rappresenta le regole, gli imperativi morali, gli ideali che contraddistinguono la
tradizione culturale e familiare di ciascun individuo. Le occasioni di conflitto tra
queste diverse strutture sono evidentemente molteplici e da tali conflitti
derivano i processi nevrotici. L'apparato psichico esplica le sue funzioni
attraverso due tipi di processi: il processo primario ed il processo secondario. Il
processo primario opera in diretta connessione con l'Es ed è dominato dal
principio del piacere che richiede il soddisfacimento immediato e totale delle
richieste pulsionali. Il processo secondario opera in diretta connessione con l'Io ed
è dominato dal principio di realtà che pretende il differimento o la sospensione
del soddisfacimento delle richieste pulsionali. Il pensiero elaborato nel processo
primario ha le stesse caratteristiche del lavoro onirico (prescinde quindi dalla
logica) ed è inconscio; il pensiero che appartiene al processo secondario è
cosciente e si sottomette alla logica. Questo secondo modello venne descritto in
un'altra serie di conferenze presentate all'Università di Vienna e pubblicate nel
1932 nuovamente con il titolo di Introduzione alla Psicoanalisi. Secondo Freud
lo stesso apparato psichico è proprio delle persone mentalmente sane e di quelle
mentalmente ammalate, per cui non esiste una differenza qualitativa fra salute
mentale e pazzia, ma solo una differenza quantitativa quando nella maggioranza
dei comportamenti di un individuo ha predominanza assoluta il processo primario.
La personalità di ogni singolo individuo si struttura, secondo Freud, dal
momento della nascita fino all'età adolescenziale, in una continua interrelazione
tra le caratteristiche genetiche del soggetto e l'ambiente in cui si trova a vivere. La
psicoanalisi è stata infatti una delle prime teorie della psiche a riconoscere
l'interazione fra natura ed ambiente. Freud individua quattro fasi di sviluppo
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dalla nascita all'adolescenza e precisamente: 1-fase orale, 2-fase anale, 3-fase
fallica, fase di latenza e 4-fase genitale. All'inizio della vita il neonato ha
bisogno per sopravvivere di una figura materna che lo nutra, lo curi e lo protegga.
Così da principio tutta l'attività del neonato ruota intorno alla soddisfazione dei
bisogni e si organizza in funzione del principio del piacere. Per tutto il primo anno
e mezzo di vita la zona orale (bocca, labbra e lingua) risulta quella che offre il
massimo della soddisfazione al bambino (fase orale). In seguito, nel successivo
anno e mezzo di vita, l'attenzione del bambino si concentra sull'altro termine del
canale alimentare, l'ano, data la sempre maggior capacità di controllo degli
sfinteri ed i primi tentativi di educazione alla pulizia (fase anale). Verso la fine
del terzo anno la parte principale dell'interesse del bambino si sposta sugli organi
genitali (fase fallica). Le relazioni interpersonali più importanti che si instaurano
durante la fase fallica, sono quelle riunite sotto il termine di costellazione
edipica. E' a questo punto che i modelli di sviluppo del bambino e della bambina
si differenziano per la prima volta. Infatti l'interesse del bambino, legato fin dalla
nascita alla figura materna, intensifica il suo attaccamento a questa medesima
figura, mentre quella del padre, considerato un intruso che sottrae affetto al
bambino stesso, suscita invidia e gelosia (complesso di Edipo). Per la bambina,
invece, la strada da compiere è più complessa. Per lei, come per il maschietto, il
primo affetto è stato quello per la madre; nella fase fallica, quando si accorge
della differenza anatomica fra i due sessi, considera se stessa e la madre sminuite
da una mutilazione. Svaluta quindi la madre ritenendola responsabile di averla
generata a sua volta mutilata, e rivolge tutto il suo affetto verso il padre. La madre
sarà allora vissuta in senso negativo, come colei che non solo è responsabile delle
caratteristiche negative della figlia, ma le sottrae l'affetto e le cure paterne, quindi
con ostilità, invidia e gelosia (complesso di Elettra). La costellazione edipica si
estingue all'incirca verso i sei anni, quando generalmente prende inizio il periodo
di latenza che dura all'incirca fino agli undici anni. Tale periodo consiste
essenzialmente in un momento di consolidamento psichico. Diminuita l'intensità
degli impulsi, il bambino può organizzare, mediante l'emergere di nuovi interessi
scolastici ed extrascolastici, un suo primo stile di vita. Tali strutture verranno
messe a dura prova nell'adolescenza, quando un nuovo equilibrio psicofisico
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dovrà essere trovato per entrare nel mondo degli adulti (fase genitale). Questo
periodo di sviluppo è meno centrato sull'autostimolazione e più su attività sessuali
e sociali indirizzate ad altri.
La sequenza delle fasi qui presentate si riferisce allo sviluppo lineare
della personalità, senza scosse o intoppi, nel quale ogni tipo di inevitabile
conflitto è risolto. In realtà molto spesso sono possibili difficoltà sia all'interno di
ciascuna fase, sia nel passaggio da una fase all'altra, e, soprattutto,
nell'elaborazione degli affetti che si scatenano nella costellazione edipica. Tali
difficoltà possono manifestarsi sia immediatamente nello stesso periodo
evolutivo, sia in età adulta per effetto di circostanze esterne che riattivano conflitti
non risolti, ma rimossi. Lo strutturarsi della personalità ed il suo funzionamento si
avvalgono infatti dei cosiddetti meccanismi di difesa che l'Io utilizza per
difendersi. Tra questi il meccanismo più importante è la rimozione, grazie alla
quale l'Io sbarra la via alla coscienza dell'impulso indesiderato proveniente
dall'Es. I meccanismi di difesa sono stati meglio studiati dalla figlia di Freud,
Anna, in un famoso libro del 1956 intitolato L'Io ed i meccanismi di difesa.
Nonostante la grande produzione teorica e il premio Goethe conferitogli
nel 1930, Freud non viveva un periodo felice a causa del nazismo allora
imperante che non poteva ammettere una teoria considerata internazionalmente
rivoluzionaria sviluppata da un ebreo. Nel 1933 la psicoanalisi fu messa al bando
in Germania ed i libri di Freud dati alle fiamme. Il 4 giugno 1938 Freud lasciava
Vienna accompagnato dalla moglie e dalla figlia Anna. Dopo una breve pausa a
Parigi Freud giunse a Londra dove morì un anno dopo nel 1939.
La psicoanalisi dopo Freud
Alfred Adler, viennese di famiglia ebraica, quasi coetaneo di Freud, aveva
partecipato fin dall'inizio al gruppo che si era riunito intorno a Freud, con uno
spirito più da collega che da discepolo. Adler non era convinto dell'origine
sessuale delle nevrosi, secondo lui la nevrosi si configura come un errore di
adattamento dell'uomo rispetto alle sue aspirazioni ideali. Chi non riesce a
raggiungere il proprio ideale di superiorità sviluppa i suoi sintomi come
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espressione del proprio fallimento. I fondamenti della sua teoria detta psicologia
individuale, sono presenti principalmente in due lavori: Il temperamento
nevrotico (1912) e Conoscenza dell'uomo (1917). Morì ad Aberdeen in Scozia nel
1937.
Carl Gustav Jung, nacque in Svizzera nel 1875 e si laureò in medicina. Il
suo accostarsi alla psicoanalisi avvenne tramite la lettura dell'Interpretazione dei
sogni. Scrisse allora a Freud e i due studiosi incominciarono una fitta
corrispondenza che culminò nel 1907 con una visita di Jung a Vienna. Jung
diventò in seguito discepolo di Freud e lo stesso Freud si battè affinché la carica
di presidente della neonata Associazione Internazionale di Psicoanalisi fosse
affidata al suo discepolo prediletto. Carl Jung però nutriva forti perplessità a
proposito del ruolo del simbolo nella teoria freudiana. Tali perplessità
risultarono evidenti nella pubblicazione di Trasformazioni e simboli della libido
(1912). Per Freud il simbolo era definito da rapporti determinati con oggetti ed
esseri reali, Jung lo riconnetteva invece ai grandi miti dell'umanità. La rottura
definitiva avvenne all'epoca del IV Congresso di Psicoanalisi tenutosi a Monaco
nel 1912, ove si accese una vivace discussione proprio sul significato del simbolo.
Nonostante fosse stato rieletto presidente dell'Associazione, Jung si dimise e si
ritirò a vita privata in un villaggio vicino a Zurigo per dedicarsi allo studio
dell'inconscio. Il frutto della sua "meditazione", arricchita da numerosi viaggi in
Africa, Arizona, Nuovo Messico, Kenia, effettuati per studiare miti e tradizioni, si
concretò in una nuova teoria che fu definita Psicologia Analitica. Jung definì
anamnesi la ricerca dei ricordi del paziente, ricordi ottenuti mediante associazioni
stimolate da "parole induttrici" e dalla interpretazione dei sogni. Ai sogni egli
riconobbe un valore se non profetico per lo meno anticipatorio. Procedendo così
all'analisi dell'inconscio Jung rilevò sia la consonanza di mitologie provenienti
da culture diverse, sia la persistenza, in analisi prolungate, di simboli primitivi
universali presenti nelle leggende e nei miti, sia la presenza, in pazienti
psicotici, di idee caratteristiche della mitologia come la reincarnazione. Tutto
ciò lo convinse dell'esistenza di un Inconscio collettivo, che rappresenta l'eredità
spirituale dell'evoluzione del genere umano e che rinasce in ogni individuo.
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Intorno a Jung si erano intanto raccolti molti discepoli, nel 1916 si riunì il
Club psicologico di Zurigo e nel 1935 venne fondata la Società Svizzera di
Psicologia Pratica. Nel 1948 venne costituito lo Jung Institut a Zurigo, e nel 1957
si formòla Società Svizzera di Psicologia Analitica. Carl Jung ottenne nel 1944 la
cattedra di Medicina Psicologica presso l'Università di Basilea, cattedra che
dovette però lasciare per ragioni di salute. Continuò a lavorare a casa e a riunire e
formare ricercatori. Morì nel 1961
Otto Rank entrò con entusiasmo nel movimento psicoanalitico freudiano
e nel contempo si laureò in filosofia presso l'Università di Vienna e pubblicò
numerosi libri. Nel 1934 dette alle stampe Il trauma della nascita dove divenne
chiaro il suo allontanarsi da Freud. Rank ipotizzò che l'origine di ogni nevrosi è
da ricercarsi nel trauma della nascita, cioè nel primitivo trauma da
separazione dalla madre che si rinnova in maniera dolorosa ad ogni esperienza
successiva di separazione dalle persone care. Nei suoi trattamenti terapeutici Rank
pertanto si occupava solo di attenuare l'ansia da separazione, trascurando quanto
emergeva dal passato. Rank si trasferì in America dove pubblicò numerosi lavori e
dove morì nel 1939.
Karl Abraham incontrò Freud nel 1907. Fondò la società psicoanalitica di
Berlino e si occupò della diffusione della psicoanalisi in Germania. Sviluppò
l'analisi delle prime fasi di vita e si dedicò allo studio dei miti interpretati però
sempre secondo la modalità freudiana. Si battè al fianco di Freud contro Jung,
criticandone l'impostazione. Per Freud fu sempre amico fedele e preziosissimo
consigliere.
Ernst Jones di origine gallese incontrò Freud nel 1908 al Congresso di
Psicoanalisi di Salisburgo e lo rivide in Canada nel 1909 dove insegnava presso
l'Università di Toronto. Convinto seguace della teoria psicoanalitica si impegnò
a diffonderla in America ed in Inghilterra dove fondò l'associazione Americana
di Psicoanalisi e quella Britannica. Tra i suoi numerosi contributi teorici sono da
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segnalare l'approfondimento del tema dell'angoscia e della sessualità
femminile.
Sandor Ferenczi nacque nel 1873 in Ungheria e compì gli studi di
medicina a Vienna. Conobbe Freud attraverso Jung e ne divenne uno dei più
intimi amici. Rimase sempre sulle posizioni teoriche freudiane, fu analizzato
personalmente da Freud, ebbe una cattedra presso l'Università di Budapest, e alla
sua prematura morte avvenuta nel 1933 Freud soffrì molto per la perdita
dell'amico e collega. Nella sua Ontogenesi dei simboli del 1913, Ferenczi parla
del concetto di introiezione, cioè il processo mediante il quale il soggetto ingloba
nel suo Io parte del mondo esterno al fine di gestirlo in maniera migliore.
I post-freudiani
Le conferenze di Freud in America, l'attenzione verso questa nuova
disciplina da parte dello psicologo americano Stanley Hall, e l'incessante "attività
promozionale" dello psicoanalista Jones furono determinanti alla diffusione della
psicoanalisi nei paesi anglosassoni. Paradossalmente però fu proprio il nazismo,
per il quale la psicoanalisi era fuori legge, a contribuire involontariamente alla
capillare diffusione di tale teoria nel mondo. Infatti le persecuzioni razziali
obbligarono molti degli psicoanalisti di lingua tedesca ad emigrare e, in questo
modo, persone ed idee trovarono nuove radici in nuovi paesi dove le discussioni
sul metodo di Freud e le nuove ipotesi si svilupparono dando origine ad un nuovo
mondo psicoanalitico.
Fra i post-freudiani più noti ricordiamo Anna Freud che giunta a Londra
con il padre si occupò di adattare la tecnica psicoanalitica al mondo infantile.
Fra le sue numerose opere è opportuno citare: L'io ed i meccanismi di difesa
(1936), e Normalità e patologia nell'età infantile (1965).
Anche Melanie Klein si occupò del mondo infantile in chiave
psicoanalitica introducendo il gioco ed il disegno come mezzi espressivi del
paziente. Tra i suoi lavori più noti ricordiamo: La psicoanalisi dei bambini
(1932), Il nostro amico adulto e le sue radici nell'infanzia (1959).
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Fra gli altri studiosi che hanno dato un nuovo apporto alla moderna scuola
psicoanalitica ricordiamo: Rapaport, Hartmann, Kris, Loewenstein, Horney,
Erikson, Bettelheim, Fromm.
Critiche alla psicoanalisi
Molti concetti usati in psicoanalisi come se fossero ovvi e risaputi non
sono mai stati dimostrati e fanno parte di un corredo di idee che caratterizza
quella che Cioffi (1981) chiama una pseudoscienza.
Una pseudoscienza non è costituita soltanto da tesi carenti dal punto di
vista formale, ma anche da procedure criticabili da quello metodologico. Come
sostiene Cioffi in un saggio molto interessante: ".....una caratteristica della
pseudoscienza è che le ipotesi di base sono in rapporto inverso con le
aspettative che generano, essendo possibile pilotarle ed essere appagati dalla
loro realizzazione, ma non screditati dal loro insuccesso. Un modo per ottenere
ciò è riuscire a limitare tale ipotesi in un senso ristretto e ben determinato di
fronte all'evento, ma concepirle in un senso più ampio e generico, al di là di
questo, in tutte quelle occasioni dalle quali esse non sono originate. Tali ipotesi,
quindi, hanno una sorta di doppia vita: una limitata ed attenuata in prossimità di
contro-osservazioni, ed una meno vincolata e più ridondante lontano da esse.....".
Facciamo un esempio concreto: possiamo dire che tutti i ragazzi sono
sessualmente attratti verso le loro madri e troviamo che Giuseppe è attratto
sessualmente verso la madre, confermando positivamente la nostra teoria. Ma se
troviamo che Alberto non è sessualmente attratto verso sua madre, non
confermiamo negativamente la teoria, ma diciamo che si comporta come se sua
madre fosse una persona da detestare, mentre, in realtà, ciò indica una reazione
che si oppone al suo desiderio nascosto di attrazione. In sostanza l'attrazione di
Giuseppe o Alberto verso la madre è vera in ogni caso. Facciamo un altro
esempio: non è difficile capire come i "piramidologi" siano giunti ad
individuare le loro stupefacenti corrispondenze scientifiche. Se si misura una
struttura complicata come una piramide, si ha a disposizione una grande
abbondanza di lunghezze. Se si ha sufficiente pazienza per disporle in vari modi,
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si è sicuri di arrivare a dati che coincidono con noti dati scientifici. Dal momento
che non si è vincolati da alcuna regola, sarebbe davvero strano che questa ricerca
delle "verità" delle piramidi non avesse un successo strepitoso. Per esempio
prendiamo l'altezza di una piramide e moltiplichiamola per dieci alla nona
potenza, per ottenere la distanza dal sole. Il nove è ovviamente del tutto
arbitrario. Se questo multiplo non dà la sperata distanza dal sole, possiamo usare
un altro multiplo per ottenere la distanza dalla luna, o da una stella. Secondo la
psicoanalisi, quindi, si può dire tutto e il contrario di tutto, non vi sono vere
regole prefissate e non esiste possibilità di dimostrare i concetti che sono le basi
fondamentali dell'apparato freudiano.
Al di là di ogni critica, tuttavia, ciò che deve venir riconosciuto alla
psicoanalisi, è il merito di aver sviluppato ed approfondito il concetto di
inconscio che al giorno d'oggi la moderna scienza cognitiva sta cercando di
studiare e di capire. Freud stesso affermò che, nel corso della storia umana,
l'uomo aveva subito dalla scienza tre grandi mortificazioni al suo ingenuo
amore di sé ed egocentrismo: 1-la scoperta, associata al nome di Copernico, che
la nostra terra non è al centro dell'universo; 2-la scoperta, associata al nome di
Darwin, che dimostra la provenienza dell'uomo dal regno animale; 3-ed infine
l'ipotesi, associata al nome della psicoanalisi, che gran parte dei nostri processi
psichici sono inconsci.
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