Freud e la psicoanalisi

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Catina Feresin LA PSICOANALISI Lezione tratta dai seguenti testi: Borger, R. e Cioffi, F. La spiegazione nelle scienze del comportamento. Franco Angeli Editore, Milano, 1981. Trisciuzzi, L., Pisent, M., Bassa, M.T., Cappellari G.P. Storia sociale della psicologia. Liguori Editore, Napoli, 1987. Freud e l'avvento della psicoanalisi Sigmund Freud nacque in Moravia (Cecoslovacchia) nel 1856; nel 1881 si laureò in medicina presso l'Università di Vienna, e nel 1885 si recò a Parigi con una borsa di studio per seguire le lezioni del neuropatologo Charcot. Quest'ultimo conduceva ricerche nel campo dell'ipnosi e, in particolare, dell'ipnosi applicata alla cura dell'isteria, ritenendo che l'isteria avesse una base psichica e che si originasse in rapporto a determinati traumi psichici. Tali traumi si traducevano successivamente in manifestazioni organiche come paralisi temporanee senza alcuna base fisiologica. Tornato a Vienna nel 1886, Freud mise in pratica ciò che aveva appreso alla scuola di Charcot, e cominciò ad usare l'ipnosi per curare i soggetti afflitti da isteria. Ben presto, però, si accorse che tale metodo incideva semplicemente sul sintomo, senza interessare minimamente le probabili cause della malattia, cause peraltro associate, secondo Freud, a qualche esperienza psichica traumatica verificatasi nel passato del soggetto malato (possibilmente durante l'infanzia). Negli anni fra il 1886 e il 1894, Freud insieme al fisiologo Breuer, adattò una variante del metodo ipnotico, consistente sempre nel mettere in stato ipnotico il soggetto sofferente, ma invitandolo contemporaneamente a ricordare quelle particolari esperienze dolorose che venivano ipotizzate come la causa dei sintomi nevrotici. Questo metodo, detto "catartico" (da catarsi=liberazione), costituì il primo passo verso la futura tecnica psicoanalitica. In queste condizioni 1

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Catina Feresin

LA PSICOANALISI

Lezione tratta dai seguenti testi:

Borger, R. e Cioffi, F. La spiegazione nelle scienze del comportamento. Franco Angeli

Editore, Milano, 1981.

Trisciuzzi, L., Pisent, M., Bassa, M.T., Cappellari G.P. Storia sociale della psicologia.

Liguori Editore, Napoli, 1987.

Freud e l'avvento della psicoanalisi

Sigmund Freud nacque in Moravia (Cecoslovacchia) nel 1856; nel 1881 si

laureò in medicina presso l'Università di Vienna, e nel 1885 si recò a Parigi con

una borsa di studio per seguire le lezioni del neuropatologo Charcot.

Quest'ultimo conduceva ricerche nel campo dell'ipnosi e, in particolare,

dell'ipnosi applicata alla cura dell'isteria, ritenendo che l'isteria avesse una base

psichica e che si originasse in rapporto a determinati traumi psichici. Tali traumi

si traducevano successivamente in manifestazioni organiche come paralisi

temporanee senza alcuna base fisiologica.

Tornato a Vienna nel 1886, Freud mise in pratica ciò che aveva appreso

alla scuola di Charcot, e cominciò ad usare l'ipnosi per curare i soggetti afflitti da

isteria. Ben presto, però, si accorse che tale metodo incideva semplicemente sul

sintomo, senza interessare minimamente le probabili cause della malattia, cause

peraltro associate, secondo Freud, a qualche esperienza psichica traumatica

verificatasi nel passato del soggetto malato (possibilmente durante l'infanzia).

Negli anni fra il 1886 e il 1894, Freud insieme al fisiologo Breuer, adattò

una variante del metodo ipnotico, consistente sempre nel mettere in stato ipnotico

il soggetto sofferente, ma invitandolo contemporaneamente a ricordare quelle

particolari esperienze dolorose che venivano ipotizzate come la causa dei

sintomi nevrotici. Questo metodo, detto "catartico" (da catarsi=liberazione),

costituì il primo passo verso la futura tecnica psicoanalitica. In queste condizioni

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il soggetto riusciva a far riemergere particolari ricordi penosi e, verbalizzandoli,

era in grado di rivivere determinate esperienze passate con una forte

partecipazione emotiva.

Ma il metodo catartico, che fu alla base della collaborazione fra Breuer e

Freud, sfociata nella pubblicazione di Studi sull'Isteria (1895), doveva ben presto

presentare dei punti deboli. I sintomi scomparivano per un certo periodo, per

fare poi la loro ricomparsa una volta che la cura veniva sospesa, ed inoltre si

verificava una forte dipendenza da parte dei pazienti nei confronti del terapeuta. A

questo punto, in contrasto con Breuer, Freud cominciò ad ipotizzare che i sintomi

isterici fossero l'espressione di certi desideri inconsci, incompatibili con la vita

cosciente del malato, e fortemente associati alla sua vita sessuale. Lo studio dei

fenomeni nevrotici aveva condotto Freud sulla soglia di una nuova soluzione

relativa alla spiegazione dei processi psichici: esiste un mondo psichico

sconosciuto alla dimensione cosciente che si manifesta non solo nei sintomi

delle nevrosi, ma è individuabile nella condotta psichica normale attraverso

l'analisi dei sogni, dei lapsus, degli atti mancati (riguardo agli atti mancati e ai

lapsus si veda Psicopatologia della vita quotidiana, 1901).

In questo periodo Freud, sentendo la necessità di approfondire la

conoscenza di se stesso e del proprio inconscio, iniziò una autoanalisi, partendo

dal principio che un terapeuta doveva occuparsi delle proprie nevrosi ancor prima

di quelle dei pazienti che curava.

Freud tentò di elaborare una metodologia in grado di portare alla luce tali

processi inconsci. A tal fine si dedicò allo studio del sogno, ed i risultati della sua

ricerca vennero raccolti nel libro che rimase tra i più significativi per la

psicoanalisi: L'interpretazione dei sogni (1899). I sogni, rilevò Freud, rispondono

a stimoli esterni (stimoli sensoriali di ogni tipo), interni (in rapporto allo stato

dell'organismo) e a stimoli psichici. Il lavoro onirico, cioè una forma particolare

di pensiero, costituisce il contenuto onirico manifesto del sogno (la trama del

sogno), attraverso il quale è possibile risalire al contenuto onirico latente (il

messaggio del sogno), quando si siano compresi i meccanismi di funzionamento

del lavoro onirico stesso. Essenzialmente però il sogno risponde ad un desiderio

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dell'individuo, a cui fornisce una gratificazione parziale libera da conseguenze

nella via reale.

Nel decennio che va dall'inizio del secolo al 1910, la dottrina

psicoanalitica uscì dall'isolamento e cominciò a suscitare un forte interesse. In

primo luogo Freud venne nominato nel 1902 professore straordinario presso

l'Università di Vienna; in secondo luogo un piccolo gruppo di di psicoanalisti (tra

cui Alfred Adler) fondarono la Società Psicoanalitica di Vienna. Nel 1906 iniziò

l'amicizia con Carl Gustav Jung; nel 1908 si tenne a Salisburgo il primo

Congresso Internazionale di Psicoanalisi e venne fondata la prima rivista di

psicoanalisi. Nel 1909 Freud fu invitato da Stanely Hall nel Massachussets

presso la Clarck University a presenziare i festeggiamenti per il ventennale di

fondazione di quella università; Freud vi tenne cinque conferenze ed ebbe la

laurea honoris causa. Nel 1910 venne costituita, al secondo Congresso

Internazionale di Psicoanalisi di Norimberga, l'Associazione Psicoanalitica

Internazionale. Nel 1911 Alfred Adler, dopo animatissime discussioni, si

dissociò da Freud, nel 1912 fu la volta di Carl Gustav Jung.

In questo fecondo periodo Freud propose un primo modello per spiegare

l'apparato psichico, secondo questo modello, detto topologico, tale apparato si

divide in tre parti: Inconscio-Preconscio-Conscio. Possiamo quindi distinguere i

processi psichici in quelli che assolutamente non possono venire richiamati

alla coscienza (inconsci), quelli che possono venire richiamati alla coscienza

con uno sforzo d'attenzione (preconsci), quelli che sono presenti alla

coscienza (consci). Questo modello venne descritto in una serie di conferenze

presentate all'Università di Vienna e pubblicate nel 1915-17 con il titolo di

Introduzione alla Psicoanalisi.

Lo scoppio della prima guerra mondiale portò molte difficoltà alla

nuova società psicoanalitica e allo stesso Freud, infatti molti dei colleghi viennesi

furono chiamati alle armi, il gruppo si disfece e le comunicazioni con gli

psicoanalisti all'estero divennero molto difficili. Con la fine del conflitto le sorti

della psicoanalisi sembrarono risollevarsi per un primo riconoscimento pubblico

della sua utilità. Infatti la cura dei soldati colpiti da "nevrosi di guerra"

risultava molto difficile per le terapie tradizionali, mentre la terapia analitica vi

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riportava continui successi. Nel 1920 Freud pubblicò il saggio Al di là del

principio del piacere, nel 1921 Psicologia delle masse e analisi dell'Io, e nel 1922

L'Io e l'Es con il quale il suo sistema teorico veniva ulteriormente specificato.

In questo periodo, nonostante gli fosse stato diagnosticato un tumore al

palato, Freud elaborò un secondo modello relativo ai processi psichici chiamato

modello strutturale. Vennero individuate tre strutture mentali in continuo

collegamento funzionale: l'Es, cioè le pulsioni profonde, l'Io che permette la

relazione fra l'individuo e il suo ambiente interno ed esterno, ed il Super-Io, che

rappresenta le regole, gli imperativi morali, gli ideali che contraddistinguono la

tradizione culturale e familiare di ciascun individuo. Le occasioni di conflitto tra

queste diverse strutture sono evidentemente molteplici e da tali conflitti

derivano i processi nevrotici. L'apparato psichico esplica le sue funzioni

attraverso due tipi di processi: il processo primario ed il processo secondario. Il

processo primario opera in diretta connessione con l'Es ed è dominato dal

principio del piacere che richiede il soddisfacimento immediato e totale delle

richieste pulsionali. Il processo secondario opera in diretta connessione con l'Io ed

è dominato dal principio di realtà che pretende il differimento o la sospensione

del soddisfacimento delle richieste pulsionali. Il pensiero elaborato nel processo

primario ha le stesse caratteristiche del lavoro onirico (prescinde quindi dalla

logica) ed è inconscio; il pensiero che appartiene al processo secondario è

cosciente e si sottomette alla logica. Questo secondo modello venne descritto in

un'altra serie di conferenze presentate all'Università di Vienna e pubblicate nel

1932 nuovamente con il titolo di Introduzione alla Psicoanalisi. Secondo Freud

lo stesso apparato psichico è proprio delle persone mentalmente sane e di quelle

mentalmente ammalate, per cui non esiste una differenza qualitativa fra salute

mentale e pazzia, ma solo una differenza quantitativa quando nella maggioranza

dei comportamenti di un individuo ha predominanza assoluta il processo primario.

La personalità di ogni singolo individuo si struttura, secondo Freud, dal

momento della nascita fino all'età adolescenziale, in una continua interrelazione

tra le caratteristiche genetiche del soggetto e l'ambiente in cui si trova a vivere. La

psicoanalisi è stata infatti una delle prime teorie della psiche a riconoscere

l'interazione fra natura ed ambiente. Freud individua quattro fasi di sviluppo

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dalla nascita all'adolescenza e precisamente: 1-fase orale, 2-fase anale, 3-fase

fallica, fase di latenza e 4-fase genitale. All'inizio della vita il neonato ha

bisogno per sopravvivere di una figura materna che lo nutra, lo curi e lo protegga.

Così da principio tutta l'attività del neonato ruota intorno alla soddisfazione dei

bisogni e si organizza in funzione del principio del piacere. Per tutto il primo anno

e mezzo di vita la zona orale (bocca, labbra e lingua) risulta quella che offre il

massimo della soddisfazione al bambino (fase orale). In seguito, nel successivo

anno e mezzo di vita, l'attenzione del bambino si concentra sull'altro termine del

canale alimentare, l'ano, data la sempre maggior capacità di controllo degli

sfinteri ed i primi tentativi di educazione alla pulizia (fase anale). Verso la fine

del terzo anno la parte principale dell'interesse del bambino si sposta sugli organi

genitali (fase fallica). Le relazioni interpersonali più importanti che si instaurano

durante la fase fallica, sono quelle riunite sotto il termine di costellazione

edipica. E' a questo punto che i modelli di sviluppo del bambino e della bambina

si differenziano per la prima volta. Infatti l'interesse del bambino, legato fin dalla

nascita alla figura materna, intensifica il suo attaccamento a questa medesima

figura, mentre quella del padre, considerato un intruso che sottrae affetto al

bambino stesso, suscita invidia e gelosia (complesso di Edipo). Per la bambina,

invece, la strada da compiere è più complessa. Per lei, come per il maschietto, il

primo affetto è stato quello per la madre; nella fase fallica, quando si accorge

della differenza anatomica fra i due sessi, considera se stessa e la madre sminuite

da una mutilazione. Svaluta quindi la madre ritenendola responsabile di averla

generata a sua volta mutilata, e rivolge tutto il suo affetto verso il padre. La madre

sarà allora vissuta in senso negativo, come colei che non solo è responsabile delle

caratteristiche negative della figlia, ma le sottrae l'affetto e le cure paterne, quindi

con ostilità, invidia e gelosia (complesso di Elettra). La costellazione edipica si

estingue all'incirca verso i sei anni, quando generalmente prende inizio il periodo

di latenza che dura all'incirca fino agli undici anni. Tale periodo consiste

essenzialmente in un momento di consolidamento psichico. Diminuita l'intensità

degli impulsi, il bambino può organizzare, mediante l'emergere di nuovi interessi

scolastici ed extrascolastici, un suo primo stile di vita. Tali strutture verranno

messe a dura prova nell'adolescenza, quando un nuovo equilibrio psicofisico

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dovrà essere trovato per entrare nel mondo degli adulti (fase genitale). Questo

periodo di sviluppo è meno centrato sull'autostimolazione e più su attività sessuali

e sociali indirizzate ad altri.

La sequenza delle fasi qui presentate si riferisce allo sviluppo lineare

della personalità, senza scosse o intoppi, nel quale ogni tipo di inevitabile

conflitto è risolto. In realtà molto spesso sono possibili difficoltà sia all'interno di

ciascuna fase, sia nel passaggio da una fase all'altra, e, soprattutto,

nell'elaborazione degli affetti che si scatenano nella costellazione edipica. Tali

difficoltà possono manifestarsi sia immediatamente nello stesso periodo

evolutivo, sia in età adulta per effetto di circostanze esterne che riattivano conflitti

non risolti, ma rimossi. Lo strutturarsi della personalità ed il suo funzionamento si

avvalgono infatti dei cosiddetti meccanismi di difesa che l'Io utilizza per

difendersi. Tra questi il meccanismo più importante è la rimozione, grazie alla

quale l'Io sbarra la via alla coscienza dell'impulso indesiderato proveniente

dall'Es. I meccanismi di difesa sono stati meglio studiati dalla figlia di Freud,

Anna, in un famoso libro del 1956 intitolato L'Io ed i meccanismi di difesa.

Nonostante la grande produzione teorica e il premio Goethe conferitogli

nel 1930, Freud non viveva un periodo felice a causa del nazismo allora

imperante che non poteva ammettere una teoria considerata internazionalmente

rivoluzionaria sviluppata da un ebreo. Nel 1933 la psicoanalisi fu messa al bando

in Germania ed i libri di Freud dati alle fiamme. Il 4 giugno 1938 Freud lasciava

Vienna accompagnato dalla moglie e dalla figlia Anna. Dopo una breve pausa a

Parigi Freud giunse a Londra dove morì un anno dopo nel 1939.

La psicoanalisi dopo Freud

Alfred Adler, viennese di famiglia ebraica, quasi coetaneo di Freud, aveva

partecipato fin dall'inizio al gruppo che si era riunito intorno a Freud, con uno

spirito più da collega che da discepolo. Adler non era convinto dell'origine

sessuale delle nevrosi, secondo lui la nevrosi si configura come un errore di

adattamento dell'uomo rispetto alle sue aspirazioni ideali. Chi non riesce a

raggiungere il proprio ideale di superiorità sviluppa i suoi sintomi come

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espressione del proprio fallimento. I fondamenti della sua teoria detta psicologia

individuale, sono presenti principalmente in due lavori: Il temperamento

nevrotico (1912) e Conoscenza dell'uomo (1917). Morì ad Aberdeen in Scozia nel

1937.

Carl Gustav Jung, nacque in Svizzera nel 1875 e si laureò in medicina. Il

suo accostarsi alla psicoanalisi avvenne tramite la lettura dell'Interpretazione dei

sogni. Scrisse allora a Freud e i due studiosi incominciarono una fitta

corrispondenza che culminò nel 1907 con una visita di Jung a Vienna. Jung

diventò in seguito discepolo di Freud e lo stesso Freud si battè affinché la carica

di presidente della neonata Associazione Internazionale di Psicoanalisi fosse

affidata al suo discepolo prediletto. Carl Jung però nutriva forti perplessità a

proposito del ruolo del simbolo nella teoria freudiana. Tali perplessità

risultarono evidenti nella pubblicazione di Trasformazioni e simboli della libido

(1912). Per Freud il simbolo era definito da rapporti determinati con oggetti ed

esseri reali, Jung lo riconnetteva invece ai grandi miti dell'umanità. La rottura

definitiva avvenne all'epoca del IV Congresso di Psicoanalisi tenutosi a Monaco

nel 1912, ove si accese una vivace discussione proprio sul significato del simbolo.

Nonostante fosse stato rieletto presidente dell'Associazione, Jung si dimise e si

ritirò a vita privata in un villaggio vicino a Zurigo per dedicarsi allo studio

dell'inconscio. Il frutto della sua "meditazione", arricchita da numerosi viaggi in

Africa, Arizona, Nuovo Messico, Kenia, effettuati per studiare miti e tradizioni, si

concretò in una nuova teoria che fu definita Psicologia Analitica. Jung definì

anamnesi la ricerca dei ricordi del paziente, ricordi ottenuti mediante associazioni

stimolate da "parole induttrici" e dalla interpretazione dei sogni. Ai sogni egli

riconobbe un valore se non profetico per lo meno anticipatorio. Procedendo così

all'analisi dell'inconscio Jung rilevò sia la consonanza di mitologie provenienti

da culture diverse, sia la persistenza, in analisi prolungate, di simboli primitivi

universali presenti nelle leggende e nei miti, sia la presenza, in pazienti

psicotici, di idee caratteristiche della mitologia come la reincarnazione. Tutto

ciò lo convinse dell'esistenza di un Inconscio collettivo, che rappresenta l'eredità

spirituale dell'evoluzione del genere umano e che rinasce in ogni individuo.

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Intorno a Jung si erano intanto raccolti molti discepoli, nel 1916 si riunì il

Club psicologico di Zurigo e nel 1935 venne fondata la Società Svizzera di

Psicologia Pratica. Nel 1948 venne costituito lo Jung Institut a Zurigo, e nel 1957

si formòla Società Svizzera di Psicologia Analitica. Carl Jung ottenne nel 1944 la

cattedra di Medicina Psicologica presso l'Università di Basilea, cattedra che

dovette però lasciare per ragioni di salute. Continuò a lavorare a casa e a riunire e

formare ricercatori. Morì nel 1961

Otto Rank entrò con entusiasmo nel movimento psicoanalitico freudiano

e nel contempo si laureò in filosofia presso l'Università di Vienna e pubblicò

numerosi libri. Nel 1934 dette alle stampe Il trauma della nascita dove divenne

chiaro il suo allontanarsi da Freud. Rank ipotizzò che l'origine di ogni nevrosi è

da ricercarsi nel trauma della nascita, cioè nel primitivo trauma da

separazione dalla madre che si rinnova in maniera dolorosa ad ogni esperienza

successiva di separazione dalle persone care. Nei suoi trattamenti terapeutici Rank

pertanto si occupava solo di attenuare l'ansia da separazione, trascurando quanto

emergeva dal passato. Rank si trasferì in America dove pubblicò numerosi lavori e

dove morì nel 1939.

Karl Abraham incontrò Freud nel 1907. Fondò la società psicoanalitica di

Berlino e si occupò della diffusione della psicoanalisi in Germania. Sviluppò

l'analisi delle prime fasi di vita e si dedicò allo studio dei miti interpretati però

sempre secondo la modalità freudiana. Si battè al fianco di Freud contro Jung,

criticandone l'impostazione. Per Freud fu sempre amico fedele e preziosissimo

consigliere.

Ernst Jones di origine gallese incontrò Freud nel 1908 al Congresso di

Psicoanalisi di Salisburgo e lo rivide in Canada nel 1909 dove insegnava presso

l'Università di Toronto. Convinto seguace della teoria psicoanalitica si impegnò

a diffonderla in America ed in Inghilterra dove fondò l'associazione Americana

di Psicoanalisi e quella Britannica. Tra i suoi numerosi contributi teorici sono da

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segnalare l'approfondimento del tema dell'angoscia e della sessualità

femminile.

Sandor Ferenczi nacque nel 1873 in Ungheria e compì gli studi di

medicina a Vienna. Conobbe Freud attraverso Jung e ne divenne uno dei più

intimi amici. Rimase sempre sulle posizioni teoriche freudiane, fu analizzato

personalmente da Freud, ebbe una cattedra presso l'Università di Budapest, e alla

sua prematura morte avvenuta nel 1933 Freud soffrì molto per la perdita

dell'amico e collega. Nella sua Ontogenesi dei simboli del 1913, Ferenczi parla

del concetto di introiezione, cioè il processo mediante il quale il soggetto ingloba

nel suo Io parte del mondo esterno al fine di gestirlo in maniera migliore.

I post-freudiani

Le conferenze di Freud in America, l'attenzione verso questa nuova

disciplina da parte dello psicologo americano Stanley Hall, e l'incessante "attività

promozionale" dello psicoanalista Jones furono determinanti alla diffusione della

psicoanalisi nei paesi anglosassoni. Paradossalmente però fu proprio il nazismo,

per il quale la psicoanalisi era fuori legge, a contribuire involontariamente alla

capillare diffusione di tale teoria nel mondo. Infatti le persecuzioni razziali

obbligarono molti degli psicoanalisti di lingua tedesca ad emigrare e, in questo

modo, persone ed idee trovarono nuove radici in nuovi paesi dove le discussioni

sul metodo di Freud e le nuove ipotesi si svilupparono dando origine ad un nuovo

mondo psicoanalitico.

Fra i post-freudiani più noti ricordiamo Anna Freud che giunta a Londra

con il padre si occupò di adattare la tecnica psicoanalitica al mondo infantile.

Fra le sue numerose opere è opportuno citare: L'io ed i meccanismi di difesa

(1936), e Normalità e patologia nell'età infantile (1965).

Anche Melanie Klein si occupò del mondo infantile in chiave

psicoanalitica introducendo il gioco ed il disegno come mezzi espressivi del

paziente. Tra i suoi lavori più noti ricordiamo: La psicoanalisi dei bambini

(1932), Il nostro amico adulto e le sue radici nell'infanzia (1959).

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Fra gli altri studiosi che hanno dato un nuovo apporto alla moderna scuola

psicoanalitica ricordiamo: Rapaport, Hartmann, Kris, Loewenstein, Horney,

Erikson, Bettelheim, Fromm.

Critiche alla psicoanalisi

Molti concetti usati in psicoanalisi come se fossero ovvi e risaputi non

sono mai stati dimostrati e fanno parte di un corredo di idee che caratterizza

quella che Cioffi (1981) chiama una pseudoscienza.

Una pseudoscienza non è costituita soltanto da tesi carenti dal punto di

vista formale, ma anche da procedure criticabili da quello metodologico. Come

sostiene Cioffi in un saggio molto interessante: ".....una caratteristica della

pseudoscienza è che le ipotesi di base sono in rapporto inverso con le

aspettative che generano, essendo possibile pilotarle ed essere appagati dalla

loro realizzazione, ma non screditati dal loro insuccesso. Un modo per ottenere

ciò è riuscire a limitare tale ipotesi in un senso ristretto e ben determinato di

fronte all'evento, ma concepirle in un senso più ampio e generico, al di là di

questo, in tutte quelle occasioni dalle quali esse non sono originate. Tali ipotesi,

quindi, hanno una sorta di doppia vita: una limitata ed attenuata in prossimità di

contro-osservazioni, ed una meno vincolata e più ridondante lontano da esse.....".

Facciamo un esempio concreto: possiamo dire che tutti i ragazzi sono

sessualmente attratti verso le loro madri e troviamo che Giuseppe è attratto

sessualmente verso la madre, confermando positivamente la nostra teoria. Ma se

troviamo che Alberto non è sessualmente attratto verso sua madre, non

confermiamo negativamente la teoria, ma diciamo che si comporta come se sua

madre fosse una persona da detestare, mentre, in realtà, ciò indica una reazione

che si oppone al suo desiderio nascosto di attrazione. In sostanza l'attrazione di

Giuseppe o Alberto verso la madre è vera in ogni caso. Facciamo un altro

esempio: non è difficile capire come i "piramidologi" siano giunti ad

individuare le loro stupefacenti corrispondenze scientifiche. Se si misura una

struttura complicata come una piramide, si ha a disposizione una grande

abbondanza di lunghezze. Se si ha sufficiente pazienza per disporle in vari modi,

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si è sicuri di arrivare a dati che coincidono con noti dati scientifici. Dal momento

che non si è vincolati da alcuna regola, sarebbe davvero strano che questa ricerca

delle "verità" delle piramidi non avesse un successo strepitoso. Per esempio

prendiamo l'altezza di una piramide e moltiplichiamola per dieci alla nona

potenza, per ottenere la distanza dal sole. Il nove è ovviamente del tutto

arbitrario. Se questo multiplo non dà la sperata distanza dal sole, possiamo usare

un altro multiplo per ottenere la distanza dalla luna, o da una stella. Secondo la

psicoanalisi, quindi, si può dire tutto e il contrario di tutto, non vi sono vere

regole prefissate e non esiste possibilità di dimostrare i concetti che sono le basi

fondamentali dell'apparato freudiano.

Al di là di ogni critica, tuttavia, ciò che deve venir riconosciuto alla

psicoanalisi, è il merito di aver sviluppato ed approfondito il concetto di

inconscio che al giorno d'oggi la moderna scienza cognitiva sta cercando di

studiare e di capire. Freud stesso affermò che, nel corso della storia umana,

l'uomo aveva subito dalla scienza tre grandi mortificazioni al suo ingenuo

amore di sé ed egocentrismo: 1-la scoperta, associata al nome di Copernico, che

la nostra terra non è al centro dell'universo; 2-la scoperta, associata al nome di

Darwin, che dimostra la provenienza dell'uomo dal regno animale; 3-ed infine

l'ipotesi, associata al nome della psicoanalisi, che gran parte dei nostri processi

psichici sono inconsci.

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