Post on 25-Jun-2015
r^m'
(BASTALO/
EDITORE
N/LANO
j
ANGIOLO BIANCOTTI
''diDI
tempi ADDIO GIOVINEZZA,,E
CRONACHE
PROFILI DELLA "BELLE EPOQUE,,Gli autori eil
mondo
di
"Addio
Giovinezza,,ta
Giovanni Cena, poedel dolore che ascende - Erne-
sto Ragazzoni,- Il cavaliere
bevitore di stelle
zano,- Il
Gozdolcemente amaro Guido poeta delle giovinezze perdutesenza camiciail -
e redente
Thovez o
dell'inespres-
so inesprimibile del
Il
vero poeta
Piemonte e quello delle "sartoirette,, - Augusto Franzo], l'e- Arturo Fo, pensiero - Il pittore del fasto e del colore - Pastonchi, il poeta della solitudine - Bi-
sploratore solitariol'arte raggio del
stolfi, la
trasfigurazione dell'ideale.
mAttcdno Mif.
PROPRIET' LETTERARIA RISERVATA
L
I
.
^i
654813Z9.3.
S7
SOPRA UN RITRATTO DELLA
BELLE EPOQUE
Ho
rivisto
il
ritratto,
o
Dama
in giallo
(1)
pinta da Grosso cinquant'anni fa;
occhi di giada, labbra di corallo, Io sguardo acceso: angoscia? volutt?
Micara
rifaccio
il
pensiero e belle
il
cuore ad hoc,
Torino delladi
epoque
.
Una
pacealitava
sogni sonnolentituoicolli!...
sull'arco dei
Ragazzinidai
eravamostimati
impertinentirompicolli;
civici
nemici di lampioni e campanelli e dei violini troppo saputelli!
(
2)
Le domeniche
mamma
ci
portava
a vedere il ritorno dalle corse! Oh gran cappelli in cui si radunava tutto l'orto botanico! e le borsericamate d'argento afiligrane!
E
gran pompa(1) Si tratta
d'anelli
e di collane!
del
ritrattoal
di
Virginiae
Reiter,
dipinto
da
Giacomo Grosso intorno(2)
Violinistudenti
tora,
glii
sono
vigili
erano troppo sgobboni urbani di Torino.
1890. chiamati,
e
penso che lo siano tuttroppo zelanti; civici
5
Passavanocavalli;
gli gli
stetch's ufficiali
a
quattro e a sei
(3)
gallonati,
tra squillare di trombe e i ricchi e bei valletti imparruccati! landeaux con La duchessa d'Aosta bionda e fina... L'Isabella (4) e talvolta la Regina!i
Bellissima,col
soave, sorridente
cappello piumato e l'onda d'oro
delle
chiome!
Passava altosplendente
tra gli applausi e gli squiHi; lieto coro
che accompagnava Lei, pi che regale in un coro di gioia, trionfale!Poi,
a vent'anni l'epoca deidellaallo
balli,
Vedova AllegraSi
i
e dei veglioni
Scribe.
lasciava
gravile
stalli
dello studio di
Graf peral
canzonial
che all'Emilia,la
Romano edin
Maffei,rei!...
(5)
Di Landa cantava
versi
(6)
Oh
tirate di Maggi, nel Cyrano! Al Valentino noi si ripeteva
all'amore
di
turno,
piano piano
Stetch era una grande, pittoresca e mscchicarrozza, che arieggiava la diligenza e portava suirimperiale fino a ventiquattro persone. I clubs ippici, i reggimenti delle armi a cavallo, cavalleria e artiglieria, ne avevano due o tre o quattro per reggimento.(3) L'j
nosa
(4) Isabella
bavareseerala(
Savoia-Genova, di aveva sposato il duca Regina Margherita.che
la
bellissima
principessaela
di
Genova;
Regina
(6)
dalla
Celebri Variets del tempo. Anita Di Landa, una delle canzonettiste pi amate giovent studentesca della prima met del secolo.5)
6
la
la sera,
canzone del bacio e si correva sulle panche del loggionela
a riudirL'esposizione
ballata
e
la
tenzone!
dell'Anniversario.
Il
mondo chein
sul
Po
lieto
s'affaccia
un tumulto fantasioso e vario. La Gloria imprime un attimo la traccianel tuo
momentoil
fuor dell'ordinario.tuo, Torino.
E
dall'Alpe alla punta di Pachino
vola sui venti
nome
Oh
serate del Regio appollaiati
a tifar per Sigfrido e per Tristano! Battaglie per Pehzza e per Previati, per Zarathustra e il vento oltramontano! Primi versi a gran voce declamatinelle
(7)
tampe
degli
osti
scamiciati,
I
primi tentativi a Mirafioridi
quello chesecolo.
il
trionfo poi sari
del
L'angoscia stringe
cuori:
Delagrange voler,
non
voler??...
E
la
FIATtre
con
che i bolidi suoi lancia, nomi: Nazaro, Cagno, e Lancia!
II
tuo Studio viveva
i
d piii belli
con saggi insigni e grandi innovatori, Carle, Lombroso, Graf e Schiaparelli!accenna qui alla ventata nietzchiana e shopenastimeriana che piomb sulla nostra giovinezza, che giurava sopra i tre modelli.(7) Si
uriana
e
7
Mentrela ai
in un gioco d'impeti e d'ardori giovent lanciava evviva e squillivoli
del
Centauro
di
Caprilli!
(8)
Nino
Oxilia, Camasio e il dolce Guido L'Amalia con le vergini sue folli; D'Annunzio al Regio e il cigno alto di Cnido. Le domeniche in corsa sopra i colli! Il primo odore delle rotative,i
(9)
primi reportages,
le
fedi
vive;
Addio giovinezzad'applausi e poi
i
in
un fragoreil
reiterati appelli
agli esami, la fiamma,
primo amore...
Lo_^
sferragliare, all'alba, dei duelli!
Ibsen,
Gli occhi tuoi,
tormento dei cervelli accesi! Mimmi, fiamme di turchesi
Parigi, Londra, fantasmagoriadi corse in su in gi, di
qua e
di
l...
Tripoli,la
un vento eroico
di follia...
Ed un
prima giovinezza se ne va... mattino ad un risveglio atrocecrudele ansia feroce!...
la guerra... e la
Tutto
si
spento in quell'agosto cupo,rest che la cenere brillante.
non
fu il pi grande cavaliere italiano, e certi ( 8) Caprilli suoi records di salto in alto e di stile non furono superati di poi e non lo sono tuttora. fu chiamata da Domenico alto di Cnido (9) Cigno
Eleonora Duse nell'interpretaOliva, illustre critico romano, zione della Citt Morta , che D'Annunzio scrisse appositamente per lei!
_
8
L'amico cadder rimase
si
cangi tostofedi in
le
in un lupo, un balen crosciante;
in
un
sorriso e
un pulviscolo fangoso un singulto doloroso.o
Ho
rivisto
il
ritratto,
dama
in
giallo,
un po'Sorridile
triste
nel
volto
pi
recline!
del
tuo riso di corallo,
tue pupille abbassi su
me
chine!
Piangi sopra i miei versi fatti ad hoc Vecchio poeta della belle epoque .
9
GLI
AUTORI E IL MONDO ADDIO GIOVINEZZA
DI
la
Torino grave
1910.crisi
La
citt
avevail
superatodella
da
tempo
che.
dopo
trasporto
Capitale
(prima a Firenze poi a Roma), l'aveva portata al rango poco invidiabile, se pur molto onorifico, di Museo del Risorgimento e di ville du hon tepos peri
pensionati,
soprattutto
militari.
La sua borghesia, il suo artigianato, non si erano accontentati di un rango di secondo e terz'ordine.di quel ventennio, succeduto al 1864, la piemontese si era scossa con uno strattone violento: poich non poteva competere coi commerci con l'eterna rivale, Milano, si era buttata a capofitto nell'industria e gi le Mostre nazionali ed internazionah del 1888 e del 1898 avevano veduto un risveglio attivo di laboriosit e d'iniziative energiche ottimistiche che, nel decennio successivo doveva sfociare nella creazione di organismi potenti di valore mondiale. In quell'anno che preludeva alla grande Mostra, l'ultima, del 1911, in cui Torino tocc suo apogeo, essa era salita al primo posto tra le Citt industriah italiane ed europee. La FIAT non conosceva pi rivah nelle corse su strada e su pista; accanto ad Essa sorgevano complessi industriali automobilistici con tutte le promesse del pii grande
Dall'apatia
capitale
il-
avvenire, la
LANCIA,
la
SPA.10
\ ITALA.
~
In campo dolciario chi osava contestare a Talmone, a Venchi, a Moriondo e Ganglio, a Baratti, un primato largamente affermatosi? L'industria cinematografica con l'Itala Film, con la famosa Am" brosio, con la Pasquali, con l'Aquila Film, conferiva alla citt di Gariazzo e di Pastrone un primato assoluto che nessun'altra osava contrapporgli, A Torino erano gli unici stabilimenti di caratteri e macchine tipografiche, a Torino una delle pi grandi case editrici europee, l'UTET (e la piii grande
casa
Editrice
in
materia
di
scolastica
e
di
attrezzi
scolastici,
La Paravia); a Torino la Moda era gi nomi dell'/snarc/on, di Rosa e diventata industria ei
Patriarca,speri
della
Capriolo,nobiltattrici
di
Bellom e dellatrale
De Ga^citt
non erano piCorte,le la
ristretti
mura
della
ma
la
romana, partenopea e veneele
celebri portaqueste celebri case come un segno inequivocabile di gusto e di aristocrazia senza paragoni. Citt favorevole ai piaceri l'aveva chiamata, un po' troppo superficial-
ziana,
grandi
mondaneda
vano
l'etichetta
dei
vestiti
usciti
mente Guido Gozzano, dimenticando che era, invece, citt eminentemente favorevole al lavoro. Essa era stata, verso il 1880, quasi senza volerlo, il centro di attrazione di un gruppo di artisti e di scrittori che avevano controbilanciato la Bologna carducciana e la Milano romantica, con un'accolta diuomini saliti rapidamente in primissimo piano. Leopoldo Marenco e Giuseppe Giacosa. Il Camerana e il De Amicis, Michele Lessona e il Molineri, Angelo Mosso e il Lombroso, il D'Andrade e il Fontanesi, Edoardo Calandra. Arturo Graf, il Corradino e poi il gruppo dei grandi scultori e pittori Grosso,Calderini,il
Pascal.e,
Cavallero,
il
Tabacchi,viventeil
il
Bistolfi,
Calandra,
ultimo
ancora
Canonica.
11
DopoPoi,
questi,
dal
1890trail
al
1910
undei
po'
di
silenzio.
d'improvviso,le
rombo
e le strade grandi prodotti dolciari ed alla conquista dei mercati enologici di lusso da parte dei Martini e Rossi e dei Cinzano, dei Cora e dei Carpano, ecco imporsi all'attenzione d'Italia un gruppetto di scapi-
canti
piste
motori sold'Europa e d'America, disuoi
fianco
ai
gliati
scrittoriil
che volevano, e riuscivano a cammi-
nare conlismo.
loro passo calmo, sicuro ed eguale.
Erano cresciuti quasi tutti all'ombra del giornaQuel giornalismo piemontese che, confinato ad una funzione di pettegolezzo provinciale dalgiornalismodallalo
della
capitale,
(chein
bassa tiratura
ma
che eranosi
aveva giornali a genere gli unici citatidi
stampa internazionale e quindierarivelato
un
alto livel-
pubblicistico),
d'un
tratto
cone
il
Frassati
e
l'Orsi,
direttori
della
Stampa
della
Gazzetta
derno
e
del Popolo . giornalismo nettamente momodernizzatore, con nuovi impianti a grandi
tirature,
e
con dovizia e variet
di
servizi
e
d'infor-
mazioni, con mobilit di penetrazione pubblicitaria; // solo giornalismo (con il Corriere della Sera di Milano), che fosse capace di affrontare le grandi tirature dei centomila lettori; quoziente che dava ai giornali oltrech un'importanza straordinaria dal puntodi vista politico, una forza senza paragoni nel campo dell'indipendenza finanziaria, arra sicura dell'indipendenza morale e politica. In questo giornahsmo serio, contegnoso, che filava dritto su linee prestabilite senza badare a nulla e a nessuno, i giornalisti acquistavano uno spirito ed una seriet d'intenti e di lavoro che non esisteva in
altre
citt.
Rammento
undi
gagno
comesi
Torino
che
entrato a diciotto anni, direbbe ora, alla Gazzetta stampava in corso Vittorio ang.che,si
12
via
S.
Anselmo,al
vederevetrinasuoi
(ed era l'unico giornale che facesse pubblico le sue macchine che apparivano inin
Corso Vittorio Emanuele con i che battevano sui tasti) il direttore, che non era certo un ortodosso in materia di morale, uno stinco di santo od un codino, mi ammon molto semplicemente Se t veule f el giornalista, mia cara masn, a bsogna che it tene le orie bin dri-' te, scut futi, f finta ed deje rason al prim che aproprioseilinotipisti:
parla,ti,
ma quandservel,
che
i
te
scrive
ricordte
che
it
l'ass
un
custi...
per poch che a sia, e un cheur scota cha sia d'acordi ben inteis, con el cheur e el
soggiungeva con sorridente maliNaturalmente era un giornalismo, e me ne fan che pretendeva fede quei colleghi che mi leggeranno molto e che non lanciava che tardi. Infatti io rammento che, entrato appunto nel giornalismo il 1911 ebbi l'onore di vedermi siglato con un a. b. in mi1914, nuscolo, il primo trafiletto nel gennaio del tre anni e mezzo dopo, eppure firmavo in altri giorla firma si concedeva ai direttori dopo un naletti: sicuro tirocinio. Per me giunse con la laurea e su E da cost scit quest'esclamazione di mio padre moment a comenso per ti i pastiss accompagnato da un viatico di... cinquanta lire. nostri nomi afEntrare in giornalismo, vedere fiancati a quelli di uomini come Enrico Thovez, Ernesto Ragazzoni, Giuseppe Bevione, G. A. Borgese, Dino Mantovani, Michele Lessona, Luigi Villanis, senza contare i grossi calibri direttoriali, era una cosa che dava un poco le vertigini. Perch noi si aveva il senso del hmite e si dava peso al valore indiservel del diretor zia.
:
i
viduale.
Perchgli
il
rispetto per chi era pi di noi in l ne-
anni e nel mestiere,
per chi13
ci
poteva insegnare
qualcosatuttii
nel
giorniil
tivamo Maestridi
era profondamente sentito e noi senDirettore, come avevamo sentiti i nostri
ed
il
giornalismo
apprendimento di
Liceodi
e
nell'Universit.
Una
paternale
Frassati,
Scarfoglio o ditori
una caratteristica volata di Vincenzo Morello parlo dei diretOrsi,
che ho conosciuti ci servivano a lungo per la vita. E qualcuna di quelle intemerate le ricordo ancora e mi regolo giornalisticamente parlando
su di loro.
menodi
Torino dunque ospitava una sua scapigliatura seria di quella lombarda, famosa per nomii
Praga, di Tarchetti, e di Boito; quella che si scapigliava all'ombra della Mole era pi libera, pi scanzonata, pi parigina o torinese. In genere si raccoglieva al Molinari di Torino; il celebre Moli di spensierata memoria. Questo restaurant di PiazzaSolferino
aveva
sostituito
la
famosa
Meridiana
di
Amicis, di Fontanesi e di Galileo Ferraris; mentre al Cambio si era molto collef monte e i prezzi erano alti e le sale, che puzzavano di Risorgimento e di conservatorismo, eran frequentate daprincipi
De
e
duchi,
dalla
nobilt pi ligia e pi stretta.di
Al Molinari,accoglimentosi
ristorante
lusso,
ma
di
pi libero
centrava il mondo caratteristico della bohme dorata... o argentata, secondo le borse. Attorno a Metzger, birraio svizzero molto colto e dalla larga ospitalit, si raccoglieva quel che di meglio Torino vantava nella giovane scuola. In una saletta verso Piazza Solferino, o nella sala ai piani superiori, (ove l'inarrivabil Blanchette o Mary Cleo, o Mary Curioni a certe ore si slanciavano nel pi compromettente cake Walck o in altre danze di un certo pregio orgiastico), potevi incontrare quello chedi
meglio
offriva
la
giovane
Torino.
Brillanti
uffi-
14
cialii
come
i i
Garetti,
volentieri
la
Fossati-Rayneri; gli Scarampi del Cairo, Villanova; gentiluomini che lasciavano morgue ufficiale per partecipare alle
i
coi matt come i Biscaratti di Ruffia, Monasterolo, i Chiesa d'Istria; rappresentanti della giovane borghesia di alto stile come i Sineo, i RemSimeon, i Talmomerti Chiantore; industriali come Koelliker, gli Ostorero, i Ceirano e poi tutta ne,
bacanade d'
i
i
una schiera
di
artisti,
di
scrittori,
di
giornalisti,
da
Bosia a Serralunga, da Onetti a Cavaliere, da Canonica a Rubino, da Reduzzi a Calderini; e poi Bevione e Mario Bassi, Pastonchi e Ragazzoni, Sobrero e Corvetto, Giovanni Croce e Gozzano, Vallini e Nino Berrini, Emilio Zanzi e Federico Chiaves, Ni-
no Oxilia e Sandro Camasio. Poco o nienteticaria
dila
poli-
in
questiil
luoghi:caff
c'erano per
i
politici
birre-
Cerri oattrici
Mogna, o
Le
invece venivano in
caff del Municipio. il gran numero e vi ap-
zioni.
parivano talvolta in fugaci ma brillantissime appariLa Garisenda, la Silvia Cordini Marchetti, lala
Donnaruma, Marinella Bragaglia,renzopreela
Borelli, la
Di Lo-
Dina, patrona di tutte le nostre scapestrerie carnevalesche perch essa fu semGalli;
quella
la
nahstici
presidentessa onoraria di fino al 1922.
tutti
i
veglioni gior-
letteratura valeva realmente qualche cosa pi mediocrit in cui certa storia letteraria dell'ultimo Ottocento e del Novecento ci confina,, noi a Torino. Moriva il Graf ma lo studio si vantavadella
La
pure ancora dei nomi del Renir, di Italo Pizzi, del Farina l'incomparabile allievo dello Schiaparelli, di Arturo Farinelli, soprattutto, che conquistava il primato d'ispanologo e di germanista insigne e creava una scuola dalla quale uscirono tutti, dico tutti i maestri di letterature straniere, a cominciare dal Bor-
15
gese;tivit
Guido Gozzano eradi poeta,
te
ignoti
massimo della sua atnomi di immeritamencome Luigi Vallini ed Arturo Fo, il mionel e accanto a lui
indimenticabile
Arturoe
dall'alta
vitadi
profondo,
austerodi
ingegno;
nomiper
scrittori
morale e dal che si
devono
ricordare
rivalutare
una giustasi
com-
affiancavano a Francesco Pastonchi, ad Enrico Chiaves, a Cosimo Giorgieri Contri. Sdegnoso e in dispitto Enricoquelletterario,
prensione
momento
Thovez (senza tava una criticaarti
forse)
il
pii
grandein
di
tutti,
eserci-
coltissimaquali
e profondissima
che riguarda imperava il dilettantesimo orecchiante e la critica Yau peu pres sconcertante e irresoluto. E intanto nascostamente poemi che sdegnosamente, scriveva dopo le cattive accoglienze al suo Poema dell'Adolescenza, metteva da parte. E sorgevano due poetesse, Aleramo e Amalia Guglielminetti; l'una a Sibilla Roma iniziava la sua collaborazione a rivistine di seconda mano con liriche di un acceso sensuahsmo,figurative
nelle
di
quelle
quel
seconda si slanciava nell'arengo letterario con due volumi di versi Le seduzioni e le Vergini, in cuila la
perizia
della
tecnica
superata
soltantodi
da unaaridit
accesa
passionalit
chiusa,
(da
un senso
morale che l'esplosione di un'aridit sessuale) che formava il substrato lirico di quella sua poetica che veramente dest in Borgese critico non facile, l'affermazione per cui la Guglielminetti and celebre per alcuni anni: Saffo dalla chioma di viola. Lasciamo stare quello che di lei e degli amori veri od immaginari che siano stati, con Guido Gozzano si disse e si scrisse. Pii che amore fu cameratismo spinto: buona e cordialissima fraternit letteraria accompagnata da qualche favore sentimentale che non an Amor non lega troppo eguali d troppo lontano:
\6
NINO
OXILIA
Sandro Camasio e NinoOxilia
ai
giorni dellalorofor-
"prima,, dellatunata
commedia.
SANDRO CAMASIO
V.
ARMANDO FALCONISfupendo primo inferprefe con indimenficabile Tina di Lorenzo di "Addio Giovinezza,,1'
disse Gozzano alludendo a Lei. E fu vero. La Guglielminetti appariva di rado in mezzo ai giovani letterati e giornalisti che nelle varie tampe conducevano vita scanzonata. Di tanto in tanto invece da Boves o da Milano ci capitava Nino Berrini che aveva finalmente trovato la via del successo non
tempre
quell'Avvocato Goldoni da cui si era ripromesso chiss mai quale gloria, ma dal Tramonto del Re con cui affront e vinse la sua prima vera battaglia teatrale che, pi tardi con il Beffardo lo consacr autore fra pi noti ed acclamati d'Italia. Ma sull'agitate onde del successo teatrale ecco apparire i due Discuri di quell'annata fortunosa, i due autori della commedia forse pi rappresentata intanto ini
Italia.
I
tre
atti
che
polarizzarono
d'un
tratto
l'at-
tenzione del pubbhco, per la freschezza del dialogo, l'immediatezza della battuta, la verit delle situazioni.
Vogliamo parlare di Addio Giovinezza e dei due autori; Nino Oxilia e Sandro Camasio. Come tante opere d'arte non studiate, non volute, questa commedia nacque per caso. Dalla compagnia dei Grandi Spettacoli di cui era direttore Gualtierosuoi
Tumiati che aveva drea Maggi, si era Heidelberga mia! in
sostituito
l'indimenticabile
An-
rappresentatadi
una
commedia:situata
soggettoil
studentesco,
quella
Norimberga che fugermanica.dellastudi.il
centro
idealedi
della
vitadi
studentesca
La commediavita
autori
cui ignoro
nome, era una romantica ricostruzioriuscita
ne moltocapitaletorinesi
ben
universitaria
nella
tedesca
degli
pens
di
gruppo di studenti rappresentare una vicenda analoganostra citt e nella nostra societ
Un
collocandolastudentesca.
nella
Camasio e Oxilia avevano vinto da po-
co un concorso teatrale bandito dal giornale milane-
17
se
lo
Spettacolo,
con una commedia
La Zingara
rappresentata dalla compagnia Dondini aveva avuto un caldo successo al Manzoni a Milano. i due autori, Oxilia laureando e cronista al Momento e Camasio, laureando egli pure ed impiegato di una piccola azienda, avevano raccolto un po'che,
ben
Ma
di
gloria
e
si
eran fregiati di quel lauro che, con
il
fulgore del successo conferisce pure un quasi diritto alla personalit distaccata e superbiosetta. Gli studentino,torinesii
si
rivolserodella
ad
essi
per una commedia
San Marticasa abitata dal Camasio, cominciarono a pensarla e a stenderla cos per purod'ambiente esottole
due, sulle panche di corso
finestre
gioco.
Gli amici studenti suggerivano le battute, i tipi balzavano fuori dalle descrizioni che Torero, o Aluff, o Borghesio, o Vallauri, facevano di questa o quella loro scapolatura, di questa- o quella burla giocata, complice Talpon, il vecchio bidello della Facolt di legge, a questo o a quel compagno di scuola, a questa o a quella rara studentessa. Un po' falsa usciva fuori la figura di Dorina, e allora Leo, con quella sua anima sbarazzina, che non mut mai finoall'ultimo, usciva fuori in certe definizioni escatologiche che scandalizzavano Nino, aristocratico nel pensiero e nella forma, o suscitava la reazione fredda di Camasio che diceva sdegnato e sdegnoso chi sono gli autori? Noi o voi? Gh autori sono la facolt di legge della R. Universit di Torino tuonava Aluffi con quella sua voce baritonale che faceva tremare le volte della terza aula allorch si trattava di nominare il pontefice alla festa delle matri:
Ma
cole.
Maa
intanto
si
avvicinavafiniva
il
giorno della recita
e lastretti
commedia non
mai,i
finch una sera co-
salire in casa
Camasio
due
autori,
complice
18
la
sorella
di
Sandro,
vennero chiusi
in
camera con
due
bottiglie di
caff due pacchetti di
Macedonia da
cinque soldi l'uno e della carta. Da l i seurte nen se i l've nen mariaie . Infatti Mario e Dorina, nella prima stesura della commedia si sposavano e la
commedia recitata piuttosto maluccio fece un mezzo fiasco. Nino Oxilia, nella sua funzione di critico drammatico del Momento ebbe modo di parlare della cosa a Tina di Lorenzo, una sera al Carignano. Datemi il copione fece la bellissima Tina; e. lettolo disse: buona la commedia, orribile il finale... anche perch questi amori non finiscono, non sono mai finiti cos. Infatti hai tu sposata la sartinella che hai lasciata l'altro mese o tre mesi fa? No,
e allora?
Armandopattoautori:
Falconi a sua volta lesse la commedia,
convenne che se ne poteva fare qualcosadifinire
diversamente
la
di buono a vicenda e disse agli
Fra due mesi torno all'Alfieri. Fatemi tenere il copione corretto cos e cos... I due autori presero a rifare la commedia. Lavoravano come due congiurati. Di Addio Giovinezza non ne parlavano pii; invece lanciavano notizie di altre commedie, di altri drammi, addirittura, fino a che un mattino il corrispondente della Stampa da Milano annunci che una sera del prossimo carnevale al Manzoni sarebbe andata in scena una commedia di due giovani autori Torinesi: Nino Oxilia e Sandro Camasio: Il titolo: Addio Giovinezza. Il mondo universitario si lev a rumore, quello dei giovani letterati crep d'invidia e di bile. Tutti presagirono un fiasco senza precedenti... gli autori furonbersagliatidisatire,
di
richiesteal
di
prestiti
riavano
dalla
magica
lira
biglietto
da
dieci,
che vache
19
entrambi non possedevano perch le spese del viaggio a Milano le fecero due pap: gli autori dileguarono. Se fa fiasco mi disse Oxilia di sfuggita in un breve appuntamento avuto sotto le amiche ombre degli alberi del Parco Michelotti se si fa fiasco vado a fare l'emigrante in Argentina... ma a Torino non mi ci vedono pii. Invece la sera della prima il pubblico del Manzoni insolitamente numeroso ad una prima di giovani fu colpito dalla frescai
vena
dei
due
ragazzi,
soprattuttodi
recitazione della
Di Lorenzo e
dall'incomparabile Palmarini e di Fal-
coni e decretesauritoalla
il successo pieno, totale assoluto, successo confermato da una piena la sera dopo, da un
Domenicao
sera.
Il
ritornoalla
fu
trionfale,
ma
senza
carri
cavalh
distaccati
stazione
o
banchetti.
Entrando nella saletta del Mohnari, Oxilia, rispondendo al nostro applauso, comand senza scomporsi: Giacolin, un latte corretto con 4 fur! E fututtoil
grangloria
festino!recitecitt
La
po Milanosent assai,
venne dopo, le fu Bologna altra
s'infittirono.
Doche
universitaria
Addio Giovinezza ; poi Firenze e infine Torino. Poi la commedia non sub pi arresti. Tutte le compagnie la vollero nel loro repertorio, venne tradotta in Piemontese e Dante Testa fu un magnifico Leone cos come la Simoni fu una stupenda Dorina e due giovani commecome quelli che avevano mags'imposero diografi gior numero di repliche sui palcoscenici italiani. Ma quell'Addio Giovinezza fu proprio un verace Addio alla scapigliatura, Camasio mor di l a poco; la guerra port via tutti in un ciclo d'oblio e di morte. Mor il dolce Guido premendosi il rosain
modo
particolare
i
20
Signore movalorosamente in guerra; Metzger si spense in modo drammatico proprio il giorno prima che fosse dichiarata la guerra franco-tedesca; ed un fiacre trascin il suo cadaverio
sopra
la
bocca
in
nome
del
rirono
Vallini
prima,
Oxilia
poi
re inpitale
mezzo
alla
folla
urlante per le strade della ca-
francese.
Guglielminetti dopo alcuni anni di notoriet fama, sopravvisse a s triste e sola per essere ingiuriata e vilipesa fino a che chiuse gli occhi nella desolata solitudine del suo abbandono, rimpianta da chi ne aveva conosciuto l'ingegno ed il cuore. La Scapigliatura si disperse, guizz ancora un poco attorno ad Ernesto Ragazzoni, retour de Paediris
La
et
de Londre, dopodistelle
il
1919,
poi,
morto
il
poeta
anche questo ultimo riflesso si spense. Se noi siamo restati gli etemi boemi della vita e dell'arte, se abbiamo conservato in fondo al nostro spirito lo spregiudicato allegro ottimidel Bevitori
smoil
di
quegli
annial
fulcro attornolasi
splendidi di povert e d'ideale, quale tutto questo movimento adivita,si
git
sua fiammariaccese mai
estinse con
il
1915, e
non
pi.
2'1
GIOVANNI CENA POETA DEL DOLORE CHE ASCENDE
Quando una Casa torinese L'Impronta secondando con ardore profondo il desiderio di tre grandi amici di Giovanni Cena (Leonardo Bistolfi, Eu:
genia Balegno, Annibale Pastore) deliber la pubblicazione di tutta l'opera di Lui, qualcuno si chiese meravigliato: L'Opera Omnia di Cena? E che hascritto Egli oltre
Madre? A parte che sarebbe piij che sufficiente un poemetto come Madre per assicurare lunga e durevole fama ad un Poeta, non bisogna dimenticare che vi sono negli Ammonitori pagine d'una bellezza a d'una verit tali che han Ho letto teno fatto scrivere a Massimo Gorki st il Vostro libro con rapimento. Mi piace per la sua sincerit e mi ha profondamente commosso per:
la
sua drammaticit. Quel punto del romanzo in cui:
dite
La vita dura degli uomini pesa sulla mia per un pesante giogo: io non mi sento pi la libert d'essere solo , mi sembra particolarmente grave e giusto. Per me da quel pensiero scaturiscono in tutte le direzioni i brillanti raggi che illuminano, con una chia-
rezza
impressionante,
la
tragedia
della
personalit
nella societ
contemporanea, maledetta dalla maledizio-
ne
dell'avidit; dell'invidia e della malvagit.
do
di pensare mi affine, l'ho
Quel motrovato famigliare al mio
^
22
ed ho compreso in esso la vostra sete ed amore per la libert . Vi sono in Homo ed in Umbra riche d'un'evidenzae d'una concettosit rare,
il
vostro
delle
li-
ed una
che non incontri spesso in altri dalla fama che sanciscono le belle signore, o da quella che fa portare dal volgo, su gli scudi, grandi vitelli d'oro dell'arte e delaltezzapoetidi
pensiero
pi
prediletti
i
la
politica.
scaturita da quel pensiero che afNostro al Poeta dei Piccoli Borghesi e deir Albergo dei Poveri , la sua grande opera di Apostolo per le scuole dell'Agro; un'opera meravigliosa, pensata in silenzio, compiuta in silenzio, e consegnata in silenzio allo Stato e all'Ente contro l'analfabetismo da quell'uomo piccolo, dolorante, ma-
V'
soprattutto,il
fratellava
di perdute nostalgie, inguaribilmente poeta che esclamava Ma ribellarsi troppo poco. Fino a qualche tempo fa mi tentava. Ora non pi. Bisogna costruire. Crear degli uomini buoni perch si facciano buona compagnia, formino una buona societ. Perci chiamo in aiuto l'Arte, affinch mi aiuti a
lato
:
creare, insieme ai tipi di incoscienza e di dissoluzione
che mi purtroppo cosdegli esemplari dizi
agli
occhi dei
facile desumere dalla vita, una buona umanit da mettere dinanvecchi che non sono troppo incipri-
gniti nell'egoismo e dei belli, cari ragazzi d'Italia .
Unitperfetta
di
concetto,
dunque,
tra
Arte e Vita.
E
interdipendenza. Nessun Artista, meno puro, in questo senso, di Giovanni Cena, e nessuno pii anti-crociano di Lui. La sua posizione di fronte all'Arte non quella dell'intuitivo, o dell'esteta puro; Odio il verso che suona e che non crea poteva ben dire di s il Cena, e questa sua preoccupazione ha certo nuociuto in
23
qualche momentopensiero.
derante,
alla plastica espressione del fresco l'uomo, l'uomo che fu in Lui preponimperioso, predominante, l'uomo ci appare
Ma
oggi, tanti annisultutte
dopo chedelladi
il
suo stanco sorriso
si
spense
Misterole
Vita
caratteristiche
non risolto in Lui, con una personalit quadrata e
rilevata,
manitario,
di rugiadoso idealismo ubalzata fuori dal travaglio dell'umano dolore per dire a questo piagato cuore umano paro-
non
gi
soffusa
ma
le alte di conforto, di
speranza, di poesia.
un umile ed un sincero: annunzio che sono senza soldi, spiantato come un poeta gueux . E' un grido che gli ritorna spesso al labbro. Avrei bisogno che un amico mi imprestasse una quarantina di lire, che io renderci in diverse rate scrive al pittore Mucchi. L'idea buona non ti pare? Quell'uomo potresti essere tu: se quello che temo, il trovarti in famigha, non ti porta di conseguenza un vuoto nelle tasche con il pretesto che non abbisogni di nulla. Intanto penso che se la presente cadesse nelle mani di alcuno in casa tua potrebbe dar luogo a molte cose buone o cattive che non desidero punto . Presto detto. Sembra una fatalit: Lavorare? quando i poeti sono disposti a fare persino i calzolai pur di toghersi la fame... la gente va senza scarpe... Tanto sono prediletti dagh umani questi diletti del Signore . E poi contro la furia del lavoro si leva il temperamento. Cena un inerte, in quanto a creazione d'Arte. Egli stesso dice di s: // fondo del mio temperamento l'inerzia assoluta a cui mi abbando" nerei con devozione se ne avessi i mezzi: l'unico la' voro che non mi rompa i codini il far versi... ma non ho ispirazione .
Innanzi
tutto
Egh
Ti
24
Edle la
delizie
eccovi una toccante e gustosa descrizione delmontanaresi punto fatte per favorire quel-
indispensabile ispirazione: Il paesaggio piatto. Gli abitanti volgari (qui avverto, ma per conto mio, che il poeta ha esagerato), le belle ragazze sono oche, qualche signorina pretensiosa af[ettata. Studiano le parole e fanno le sentimentali quando parlano con
mio di stare su di un piedestallo non muovere un piede perch altrimenti faccio ai loro occhi un capitombolo: non si persuadono che io possa essere come un altro... le signorine intendo, non i signorini per cui sono uno che scrive . Perfetto, no? E soffuso di quell'umor compatente, che non una delle meno efficaci attrattive die l'obbligostrettissimo,
me
Giovanni Cena epistolografo e prosatore.
Ka
viva
e
forte
la
coscienzala
della
sua
Arte e
sua cosa pi bella e vitale. E' bello, sr bello. Non ho mai provato quello che provo, rileggendolo. Sono preso da un'emozione cos intensa e diversa da tutto quello che si pu provare, ch'io non posso descriverla. Io rimango per ore intere con gli occhi sognanti. E' impossibile che mi si comprenda, impossibile. Tutto qui dentro mio, soggettivo:sciare
capisce che
Madre
pu
fargli
vibrarealtri.
me
stessoil
e
forse
la-
indifferente
Ma
godimento
ch'io
provo e
tale che mi compensa di quella indifferenza che potr incontrare. Che importai Io lo feci per me,
investe... mi fa vivere!! capisce che in queste condizioni spirituali, allorch si trova con amici alle solite chiacchierate di
mi riempie, miSi
caff,
che lascianodisagio.
un certola
mia,
se
non
proprie opinioni, senta nota che faccia con l'unissono almeno un accordo di tertutti
nelle
Non
trovo
la
za o di sesta . scorato i\
Ma
Cena
lo
vidi
di
rado.
Lavora, la-
25
vora
Il
venire.
Evviva! revano al Poeta, per vivere... Un puro come Cena, allorquando si trova, per esempio davanti a D'Annunzio anticipa dei giudizi cos impensati ma precisi che r Appello della posterit non pu non confermare. Leggi le Verginidelle Rocce . Quel mago di D'Annunzio un Listz, un Rubinstein, un Paganini della penna, un virtuoso. Ma non il Poeta nato. E' il grandissimo artista, non il genio... Non fui commosso mai. La commozione viene dalla semplicit, dalla semplicit in Arte, ottenuta magari con intenso artificio, ma senza di essa non opera d'Arte, non commozione. L'opera di Lui non rester. Io che ho pianto leg" gendo Cuore a ventanni non ho sentito moto alcuno per tutte le finzioni d'annunziane. E' falso, falso, falso. Falso Hermil nell' Innocente ,, falso Aurispa nel Trionfo , falso Cantelmo in questa. Insomma gran delusione, caduta vera. E' un grande artista,
Ci darem la mano nell'avsuo grido tempo nostro e il vigore va crescendo. E questo, quando quaranta lirette occoril.
o meglio, un
artefice:
ha
tratti
d'impostazionelirica,
stupenda,
ma
poesia,la
brani di poesiavita,
staccati.
In tuttoci non
non
il
soffio .
Questo grido comprensibile in un uomo che csclama: Il grande Poeta la voce di una minoranza, e tardi, nella sua vita o dopo la sua morte simeglio delle aspirazioni di Lui. Io non dir al tale a al tal' altro poeta: Sii la voce della Nazione, sii la voce dell'Umanit liberata! Affermo che il grande Poeta questa voce: Egli il
giunge a riconoscere
il
Vate:
mistica parola che ha del veggente e del pro-
feta: che sa e sente
ed esprime:
il
cui cuore batte al rit-
26
mo
dei cuori pi
vivi
del suo tempo, la cui coscien"
in za immersa gli embrioni del futuro . sare
nel presente
modo da
sentirvi pul-
che di s e del nascere della sua poesia, pro Come nasce in me la clamava ben alto e forte Poesia! Nascono in me le cose belle: belle d'amore:
E
e di dolore,
ed
io
ho bisogno di compormele
in
rit-
mo
per potermele ricantare..
Non
altro.
Cantandocon-
non sono pi solotinuamentedeldegli
Questa sua posizione ardenteamici.l'arte
lo
fa
sollecito
S'irrita
per
l'incomprensione
pubblico pervisto
di
Bistolfi.
Che
vuoil
Non
un uomo cos amato e stimato in tutto e cos mal compreso nell'Arte sua. Ma che vuoil Cos va il mondo . S'inquieta continuamente per Pelizza da Volpedo, la cui amicizia una luce che si ho mairiflette
nel
suo spirito per ritornare a raggiare nelladel
buiato :
vita
grandissimo pittore delalla
Quarto Stainfelicis-
Gli
acquisti
Promotrice furonoArtisti.
simi,
indegni d'una
Commissione di
I
critici
quest'anno sono semplicemente stupidi, retrogradi,
feor-
ghesL volgari. Sono nauseato di:
tutti questi
giornali .
Di s brutalmente dice Io sono un primitivo (vero) quasi un barbaro (questo mi par meno vero) perci le convenienze appunto mi riescono sconvenienti. Sicch io vivo di continue violazioni . Ed in unaaltra
confessionein
:
Io
fui
che troppoio
avvenire.certo
Malamente
molto amato: lo sar anper. L'amore che
desideroio
fuori
dell'umanit.
Forse nean-
che
sarei capace di averlo, di sentirlo a quel
mo.
do: forse non che una creazione del mio cervello
Udite come,
parlando
di
Segantini
e
di
Pelizza,
27
predice un'Arte nuova che non abbiamo nemmeno ancora intravveduta noi con tutto il nostro novecen-
tismo
e
futurismovogliono(Pelizza).
:
Cite
dei//
vergini
come Segantini
e
codi
me
Sartorio
troppo
infarcito
La Gorgone non fa pi per noi. Bisogna stringere la natura da presso, abbracciarla e domarla con la forza dei muscoli, non con la mitologia greca o versi di Omero. Noi, vecchi latini, dobclassicismo.i
biamo buttar via ci gravano sulle
Pur troppopossibile
in
peso di tutti questi antenati che Bisogna staccarci dai Padri. Poesia, in Arte letteraria: quasi imil
spalle.
per ora. le parole che pesa:poetiche,in
Abbiamoio
sopratuttole
l'eredit
del-
ho abolitoquelleI
parole cos detteanzi:
rinnegochi
tutte
chepi,
prosa:le
se
n'accorgel.
non potrei usare tutti vannol'Arte
per
vecchie strade...
Iogi,
predico l'Arte Nuova...dei popoli
Ma
Nuova
c'
all'insaputa
artisti,
dei
latini,
che fu-
rono finora gli artisti. Essa se ne viene tranquillamente da s... Bisogna buttar via la vecchia scorza classica. Noi scimmiottiamo le vecchie forme di civik, mentre viene avanti una terribile e trionfale civilt nuova .
E cos via. La sua vita trascorre tutta in un ardore di ricerca, in fervore d'idee, in preparazione per grande evento futuro. Quando lo vollero far deil putato di Montanaro rispose: Non ancor tempo
e
quattrosento
questa risposta o cinque voltesociale
ripet
invariabilmented'anni,
altre
a
distanzain
Non
ancor tempo:
non sono preparato. Ci vuolaltro
altro.
Io
l'apostolatoinfatti,
modo
.
E
a coronamento del
suo pensiero politico
28
venne un'operal'Agrotai .
di
poesiamorire,
attuata
:
Le scuole
del-
un giorno che io lo visiPoeta a Roma e parlammo d'Arte e di Poesia, Egli mi disse: Forse non scriver pi versi. Non posso pi. Io vivo il mio sogno. Soffrire per il popolo! Aiutarlo che diventi popolo e non sia pi plebe... questa la mia lirica . Per questo aveva scritto Gli Ammonitori , un
Poco prima
di
nella sua aerea casa di
libro
che amava, in segreto, fraindividualista,
tutti
:
Lo
si
trover
Esso non che mio... Per chi lo capir una parola di rinnovamento, per gli amatori di lettere amene un romanzosocialista,
anarchico...
sbagliato.
Si
condanni
il
romanzo,basta.
se
si
vuole.
Mari-
se ne
adottino le idee.
Mi
Quand'Egh questetenne pago.fondit.
idee
pot
attuarle,
se
nein
con esse e per esse, denaro? Che importa? C' da dirozzare? E avanti, per una plaga analfabeta Dio, in bicicletta, a piedi, a dorso di mulo. Avanti con quel suo cuore ansante e triste che scoppi per aver troppo amato anche chi, sopratutto chi, non ne era degno.lavorFatiche,salute,
E
pro-
quando un po' di fastigio si fece atnome, tornatosene a Montanaro venne torno al suo Ebin, Gianin, adess che it richiesto dal cognato lass un nom, it farass de dn pa vera? (Ebbene Giovannino? Adesso che hai un nome, ti farai una fortuna,volta:
Una
vero?).
Allaocchi
qual
domanda Cena, trasecolando
neiit
suoifol,
vivi,
rispose spallucciando:
ti
ses
me
car!
(Tuvia,
sei
pazzo, mio caro!).fino allafine.
E
tir
cos;
denaro era per
29
~
fratelli? Quali? Tutti quelPer morivano di stenti e di dolore. li che Perch nella visione della mente del Poeta non un'ora sola si era spenta la scena di quello stanzone di Montanaro dove sua madre, logorandosi la vita in un disperato lavoro, era morta per dare ai figli il pane, ed a Lui, il suo Giovanni, al nostro poeta, il divino dono della poesia. Poich ho parlato dell'Uomo-Cena or dovrei dirgli altri,
non per
s.
i
soffrivano
e
vi
del Poeta.
Ma, come ho notatole
in
principio,
essendovi
fra
un perfetto unissono, dovrei esimermene. Pure mi morde un pensiero E' la poesia di Cena nota abbastanza? e se nota, in quale forma loentit:
due
?
.
Per rispondere molto indirettamente a queste do>mande, vi parler brevemente della poesia di Lui.*
Untico
giorno un critico
che il al Poeta perch sciorinasse al pubblico ed il suo dolore. Risponde Cena:
Poeta chiam
o sedicente tale, un crichiese conservatore
i
suoi
cenci
Mentre
ne'
campi suoigiglii
tollera
il
mite
sole vicino a' perch'io l'angustia de' miei cenci ostenti accanto agli ori vostri, abbrividite?rei
fermenti
Odellala
figli,
che a
le
poppe
inaridite
Turba gran madre l'ugne
e
i
denti
figgete ingordi,
perch s'alimentivite!
pingue gioia delle vostre
^
30
Ori
questo seno apersiio
io,
cui
non turbaTurba.
orror del sangue; e in alto umili scossi
brani del mio cuore:
son
la
Eecco,
questi cenci miei sopra le bracciavi
porto.
Palpitanti e rossili
lembi di carne, e ve
getto in faccia.
Laquesta
verit della poesia di
posizione
mentale
Giovanni Cena sorge da non scaturita da concezioed
ni intellettualistiche,
ma
tratta dal suo pulsante
in-
dimenticabile
doloresi
umano.e
Quando apparvedascienziati
Ma-
dre
molto
discusse,
e
da
critici,
su quell'arte sua forte e potente nel sapere esprimere il dolore fisico e molto si disse di Lui; ma i candidilettori,
quelli
per
i
quali
sono ostrogote
le
di-
spute dei letterati e noiose ambizioni illeggibili le tiritere dei critici, ma giudicano secondo quello chesentono,Lui,i
lettori
candidi,
ripeto,:
e han detto senz'altro ha qualche cosa da dire ,Il
sono trovati con Costui un uomo chesi
quale
qualchecosa
,
amici,
la
poesia:
requi-
checch se ne dica, per un poeta: qualit nativa che invano cercheresti di definire ma che, precisamente perch indefinibile, si capisce mesito
necessario,
gho.
Chi nonverre.il
l'hadi
capita
i
proprio
colui
Cena
sciorinare
suoi cenci e
che rimproil suo dolo-
Oh che doveva dunque mettersi a cantare le ricche strofe e gli spassi degli altri, o le belle signore, loro cani ed i loro profumi, o rifar Zarathustra in i versi ed in prosa quando l'infelicit eragli d'attorno e la disperazione era il pane in cui mordeva ognigiorno?
31
Ma che tu sii maledetto fin ch'io viva che le spremesti tutto il sangue a stille, che l'uccidesti mille volte e mille con quella mano ch'Ella ben ediva.Tucheritorni
e ancor m'opprimi:nelle gravi
tu,
o Taciturno, chiuso
ombre, che su di noi t'accumulavi
come una nube mutache sprezzies
e nera:
tu,il
le
mie lacrime eov'io
tormento
quest'impeto
folle
m'infrango,
che
il
inerte e pi
mio corpo s'accascia, e rimango non soffro e pi non vivo.
Parlando di Cena, venuto a taluno spontaneo Gian Giacomo Rousseau. Nome che non gode, oggi, pi le simpatie della gente per bene, che parecchi errori degli Immorvede soltanto in Lui tali Principi e dimentica per es. Le confessioni , dove, assieme a tratti di cinismo, vi sono pagine di stupefacente bellezza, viva ancor oggi e per molto
un nome:
i
tempo.E,toreforse,
una certa qual parentela conil
il
pensa-
poeta piemontese l'ha. Sopratutto in quel suo maledire la citt corrotta, la civilt buginevrinole
giarda,e
fittizie
espressionialla
dell'armonia
sociale,
l'anelito,:
di
riscontro,
pura
e
libera
vita
dei
campi
citt che gli amanti tuoi componi languidamente in maliosi freni
O
e cintail
i
lombi di seduzionilor
sangue
corrompi
di
veleni,tieni
che fra lusinghe sapienti
32
NINO
OXILIA
Nino Oxilia pochi giorni prima sul Monte TombaTuttosi
di
cadere
spento
in
quell'Agosto cupo
non
rest
che
la
cenere brillante
GIOVANNI CENA
assopitee
le
mie
ribellioni,i
quando son
tutti
miei sensi pieni
di te;
bieca ripugni e
non
ti
doni;
ecco,
me
pur,
che nonal
ti
nacqui servo,
invidiando quei che fatto
tuo convito
schiavo di gelose voglie;
eccomi a mendicar sulle tue sogliele io
tue carezze, onde al deso mi snervo,
nato alla foresta edsolitudineglisi
al
ruggito.e
lo
Solo nella che alletta
sdegna
soffre
di
quel-
altri
:
Languida giace
la
fascinatrice:
a pie' dei colli azzurri e senza
moto
denuda
al
sol
la
sua carne
felice.
Oh naufragar nei flutti del piacere, oh vino, oh rose, oh sangue...Salvami dalla brama del peccato il mio cuor in odiarlo dura. Riprenditi il mio cuore immacolatopoichoE,sola
santa,
o verginal Natura.
nell'anima sua piena di cose oscure, un disil
sidio continuo fra le idealit serene e
senso tormensoavi eil
toso del vero,
tra
il
bisogno
di
affetti
tu-
multo ditazioni
ire
cupe.
Ma
descrittive:
quando s'indugia in rapide noha versi di una delicatezza mera-
vigliosa
Era unvelati
di di
quei d miti, pallentisottili
trasparenze,
^
33
in
cui tutte le cose
vergini
hanno parvenze ed inusati vibramenti.d'ottobrecos
Mamma,giornata,ultima.
questa
gaia
sembra d'una primaveraRondinelle a schierela
Senti?di
empionooppure:
bisbigli
grondaia.
Tenevavasto,eil
la
campagna uno stuporeimmobilesalientein
prostratavelato,scintillii
nel
gelo,
sol
cielo
metteva
per quel candore.al
Buono,al
delicato,
estremamente sensibile
bene ed
male. Egli assediato da fantasmi biechi, assalitoincubi,
da
affranto dallo sforzo vano di espandere lale
pienezza dell'essere suo trae
circostanze nemiche edi
perci soffre del passato e del presente,dellavita.
s stesso
Nemmeno l'amore lo consola, perch anche nella passione vigila implacabile l'ironia e nessuna donna agguaglia l'amorosa idea della sua mente.Ahi, rosee gote o pallide, occhi azzurrio tenebrosi, chioma nera o flavain
molli corpi
anime ignarei
e false.i
Travirt
i
baci,
risi,
i
fremiti,
sussurri,
d'amore ad assopir non valse nel mio cor l'Ironia, che vigilava.
li
Ma una volta s'illuse d'aver costruito un'Acropod'Amore, una religiosa acropoli d'ascensione del
sentimento.
^
34
Io la scopersi e la chiamai Sibilla.
Come ognun disamemerse, quale unfior
lei
giovinetta
e a secolari tirannie soggetta,
vivo d'argillatrassi
mi
disse.
Ore
io
la
sulla
vetta
ove
il
tumulto
uman perspicuonele
brilla
nello spazio
tempo. Ella tranquilla,l'Essere le detta.
contempla e
dice,
L'agile capo e la capigliaturaattorta, e tutta la
persona bella vibrano sotto un soffio ignoto e vivo.
EdIo
io,
gi dubitante, credo e scrivo.la sua buona novella. l'Umanit futura.
non sono chein
Palpita
Lei
segu.
Ahim, tiriamo un pietoso velo sul crollo che ne Il cuore del Poeta rimase irrimediabilmente piaun elemento della vitafattain
gato.
Masentirsi
c'
cui
il
Cena pu la sven-
superiore,di
ragion dell'et, al grande pail
rallelo
cuilotta
dicemmo:
Rousseau...
Ed
con il padre e la prima educazione, la malattia e la morte della madre ch'Egli ha cos lamentevolmente e mirabilmente descritta; non so quanti altri casi, che sarebbe indiscreto ricercare ed inutura.
La
mano
raccontare,
gli
quello ch'Egli stato
danno pieno diritto di essere come Uomo e come Poeta, poi-
ch tutto ci diventato nei suoi versi poesia vera, poesia schietta, che turba, commuove, piace. Assorto nel suo gran sogno morte lo colse.di
redenzione umana,
la
35
Aleggergonfieri
tra
gli
aspettanti,le fronti:
quale
aureola di fiamma, su
petti e sciorr
mute bocche.
da le rocche: esclameranno vinto il male, ecco gi grande il Sole, ecco, sui monti .i
E
vigili poeti,
Sorgete
Afferrato
dal
mei
rapito in
gran sogno ei vi s'abbandon coun gorgo. Ed il Poeta, fratello di tuttii
tristi,
di tuttile
buoni,
compagno as,
tutte le Sventure,
a tuttel'ora
Morti, ebbe
vicino al suo capezzale, nel-
suprema, la Madre. Nella chiusa di una delle,
pii
belle liriche di
Ma-
dre
dice
il
Poeta
:
....
Tu
crederai
me? Tu crederai se qui verr? Io, come invaso da follia, gridai: Vieni, mamma!. Rispose Ella: Verr.a
Enella
la
promessa fu mantenutadell'ignoranzavinta,
all'ultima ora e, nelle
preghiere dei bimbi beneficati,luce
deghdel
infelici
sollevati,
male
consolato,
della vita arrisa dal duplice segno della Carit e dell'Arte,
sorrise il volto della Madre, venuta a sfiorare con il suo soffio divino la stanca carne mortale del Poeta e trarre l'anima immortale verso le sfere ove
rifulge per tutti, credenti ezia di
non
credenti, l'infinita gra-
Dio.
^
36
ERNESTO RAGAZZONIBEVITORE DI STELLE
Allorquando Ernesto Ragazzoni morin cui
le
gazzette,
spese per tanti anni la sua attivit portando nella professione il contributo vivissimo di un ingegno di pura marca, ne fecero delle stanche necroloegligie.
Ne hannoe
parlato quelli che lo conobbero esterior-
mente assaifatto
anche
quelli
che non
lo
conobbero af-
e
credettero
divinarlo
attraverso le affrettate e
disattente letture degli ultimi articoli di cui era statol'autore; coi
l'hanno che pianto tacendo gli amici consuetudine diuturna faceva trascorrere in una profonda sincerit d'affetti, ore, ahim comequalila
non
veloci,
di
bellezza
e
di
amore.
Duescoperto
esperienza
grandi giornali, allorch se ne and da questa terrena, rivendicarono il merito di averloe
inesattezze
giornalista e lo scrittore; l'altro
naio 1920)levato
La non
messo
in
valore
Stampa
(6
non senza parecchie gennaio 1920) il
Il
Tempodi
(7 genrisol-
meno erroneamente,come rimesso
aver
un Ragazzoni decadente, edsuafamiglia,
averlo,in
accoghen-
dolo nellapossibilit.
una nuova
Nessuno ha pensato all'uomo, nessuno ha commemorato quello che fu per gh altri, Ernesto Ragazzoni, quale e quanta luce di amore e di dolcezza attorno
37
a s avesse saputo irradiare; nessuno ha espresso il sentimento di vuoto che ha fatto provare l'improvvisaassenza,
per sempre,
di
questo caro amico,
pu pi ritornaremossa,glio proprio
vicino, e udirlo dire,:
di tanto in tanto
che non con voce comTi voglio bene sai. Ti vo-
bene
.
E' morto in silenzio ed in bont.
Quando
colpito,
affranto
dalla
notizia
improvvisa,
sono accorso, con qualche altro amico al suo letto di morte, io, che lo avevo lasciato due giorni prima un poco pi triste, vero, ma purtuttavia sereno, lo vidi dolcemente dormire, in mezzo ad una nube di rose bianche con il labbro aperto al solito sorriso luminoso e buono. Aveva detto pochissimi giorni prima ad un comune amico, carissimo: Morire...!!! Che cosa dovr essere mai, se non addormentarsi una sera e non pi svegliarsi il mattino?
E
cos stato per lui:
Addormentarsirestarcos,
la
seras'era,
come
per
sempre.
Lo hanno
dipinto
tutti,
come
disfatto, affranto, tra-
sandato, con i segni della vecchiezza precoce e della stanchezza sul volto e sulla persona. Non vero. il suo ed il pi spesso lo era Quando era lieto colori della giovinezza e della salute, volto aveva il suo occhio scintillava, la sua persona, di media statura, di giuste forme, aveva resistenze e vigorie di giovine, il suo cuore che la paralisi ferm, batteva re-
i
golare e forte, lo spirito era in condizioni meravigliose di creazione, d'intuizione, di armonizzazione. Creava
con
facilit,
lavorava con
lievit,
senza fatica ed ogni
38
volta,
ogni giorno che mi vedeva non aveva che una
sola parola di ringraziamento per la Provvidenza, chelo
timi
faceva operare in serenit ora come mai. Negli ulnata nel anni, nei quali la nostra fraternit
divenne pi intima, ed egli mi volle compagno spirituale della sua mente illuminata e del suo cuore profondamente buono, Ernesto Ragazzoni, non percorreva la parabola discendente della sua vita: ascendeva. Se gli anni bruciavano, naturalmente, le lor tappe, egli andava incontro agli anni con la giovinezza vigorosa del suo entusiasmo fanciullesco, con la forza dell'intelligenza, con il candore dell'anima. Se quelli che lo conosceranno poeta, dovranno sentirlo
1912 a Parigi
caratteristico,
quelli
che
Io
conobbero amico,
Io
hanno
sentitoin
sopratutto buono.la
Ed
tempi in cui
bont sembra una debolez-
za ed un difetto, non convenitene, amici, poca cosa.
segno della gentilezza profonda dell'animo fu culto dell'amicizia. Era in lui l'opposto di quel senil timento non facile e banale, fatto d'occasione il p'delle voltevizio sta a
Un
bocca
anche durevole) in cui il reciproco serdi due uomini che si chiamano colla amici ; in Ragazzoni il sentimento aveva le(se
base
proporzioni alte e perfette dell'amore;chi,
il
culto dei po-
cui
tutto
confidava,
da
cui
pocooggi
molto loro donare eralo
era stato acuto
divenuto
riceveva
per
ma sempredella
un veroire
cuore.
Nelle sue subite
e
proprio bisognola
per
banalit,
per
stupidit,
per l'ignoranza pretensiosa,
per
la
credulit
arrogante e per la tirchieria dell'intelletto egli non entrava quasi mai direttamente; ma era l'offesa fatta
ad un amico che
lo assillava,
era
il
ricordo d'un'an-
39
tipatia,
d'uno sgarbo
in
danno d'un essere cheferivano.
lui
a-
mava
e stimava che loallora
Edspra,
scattava.tagliente,
Ela
la
sua
parola
divenivaironia
a-
aveva botte e puntate scorticanti la pelle, poi... fulmineamente il suo volto si spianava, diventava sorridente e buono ed era pronto al perdono, immediatamente... Ad un perdono, che saliva dal cuore e vi restava impresso.secca,
sua
magnifica
Se una notaquesta :egli
gentilei
vail
l'amore persi
bimbi.
stesso,
era serbato
parlando di lui Divinamente fanciullo grande amico della fantoccata
ciullezza,
sempre, puro e fragrante nel cuore.la
aveva dato bimbi suoi egli amava con una curiosa dolce attenziodi nostalgia e di rimpianto. In fondo ai suoi ne fatta occhi, quando parlava di qualche fanciullo, c'era sempre, una dolcezza un po' triste, un bisogno di paternit e di bellezza; perch in questo ardore egli non sviluppava se non tutta l'intima poesia della sua anima, vedendo in tutti bimbi amati da lui, un poco il figlio, e un poco il fratellino minore e sempre, l'aspetto del poeta che ognuno di questi esseri cari porta in s, in quel meravigliato aprir gli occhi ammiranti e incurioPoichsorte
non
gli
quelli degli altri
i
siti
su tutte
le cose.
qualche episodio che rivelava tutsera al Molinari di Torino ci troto vavamo alcuni amici intimissimi di lui: Emilio Zanzi, il pittore Casorati, l'aw. Bortolotti, lo scrivente e qualche altro. Emilio Zanzi ad un tratto prese a dire il tema era naturalmente la poesia e quella sera Pascodiil
Mi
sovvengo
cuore suo.
Una
faceva le spese del nostro amore con voce commossa ed intensa, calda ed appassionata l'Aquilone. Una grande e dolce tristezza mi era caduta nelli
40
cuore.chisi
guardavo Ragazzoni che, muto, con gli ocpieni di lacrime, non perdeva una sillaba dei verIo
detti...
Meglio venirci con la testa bionda che poi che fredda giacque sul guancialeti
pettin coi bei capelli a
ondafarti
tuaIl
madre, adagio, per non
male.
Ernesto piangeva come un fanciullo... mi riporta a pensare, quanto amore egli avesCi se per la memoria della madre sua, che fu fino all'ulmi timo alta nel suo ricordo. Alla mamma mianostrodisse
un giorno a Parigi:
sopratutto
di
vado grato di una cosa avermi ripetuto sempre costantementefacile,
.
che l'Arte non era
e che solo a patto di essere
grandi, di essere noi, bisognava saperla servire
EdIago
era allora poi un gran ricordare della sua fanciullez-
za
novarese,
della
sua
casa
d'Ortae deidi
in
riva
al
rievocato con tanta poesia in uno degli ultimi articolisul
Tempo
della
sorella
fratelli,
delladi
sua
giovent
romantica
imbevuta
Byron
e
Hugo,
un gran discorrere di s, ma non per mettere in luce le sue opere ed suoi giorni, sibbene per guardarsi com'era stato e sorriderne, con l'amico pii caro, coni
che gli narrava le sue varie venper risentirne a sua volta rispondenza infallibile nel cuore fedele.il
fratello pi giovane,
ture,
Amente
Novara
si
ferm poco: tanto quanto bast per,facil-
per lasciarvi un'impronta ed una memoria nondelebile, in chi lo
conobbe: ivi, cominci le sue prime armi di poeta con due volumi che poi ripudi e della cui conoscenza io, cui partecipava ultimamente
41
tutti
i
suoi pensieri e tutti
i
suoi ricordi, ne fui consala
pevole una diecina di giorni dopo
sua morte.dallala
Dafa-
Novara, ove diresse pure,miglia;egli
maconsi
per pochissimo tempo,si
un quotidiano, pass a Torino,
distacc
ma con
il
ricordo,la
l'affetto,
con
bont,
fu
sempre con
mamma
fratelli; vi
ritornava di rado,
sua e con il babbo, coi fermava qualche giorno,
saliva fino a Calolzio,di
ridiscendeva nella vecchia casa
(che lasciavano tracce di commozioni profonde nel suo cuore) perch lanecessit del giornale, la sua inquietudine,
Orta, con apparizioni fugaci
non
gli
con-
sentivano grandi spazi di tempo per riposare.Sull'orientamento dello spirito del Nostroinflu
nonal
poco ed
egli
sempre
lo
afferm mostrandosi grato
Cielo di tanta fortuna toccata
moglie sua Felicia Rey, donna di grande ed aristocratico gusto, dotata d'un'intelligenza e d'una cultura .rare, anima ardente,lai
vibrante, trascendente
hmiti dell'umane esperienzel'intelletto
che seppe comprendere oltrech
del
compale irre-
gno
suo, tutti
quietezze, e
modi di vita, moderandole coni
tutti
gH impeti e
la drittura della
sua voi
lont e con la intuizione rapida ed intelligente, vissegiorni mortali del suo caro condi intelligenza e di cuore.
una perfetta armoniadi
La conoscenza chetedesche e spagnole,telligenzadilui,
la
compagna
Ernesto Ragaz-
zoni aveva dell'arte e delle letterature inglesi, francesi,si riflett immediatamente sull'inprofondendovi tesori non facilmente
calcolabili di sapere.
suo discorso toccava gli argomenti. Nel suo pensiero prima, nelle sue parole poi i fatti, prendevano la forma il colore la sostanza che Egli comunicava loro:Il
sembrava che
le
cose
meno
suscettibili
di
essere pla-
42'
smate, uscissero dalla sua mente fattezione dell'arte.chi
agili, sia
nel
mo-
to dell'ironia e del bon-mot, sia nella grazia della crea-
Egli conversava calmo,
preciso,
sorrigli
dente. Stava spesso ad ascoltare, raccolto e consemichiusi,
oc-
tenendo nella destra, fra l'indice e il medio l'immancabile toscano . tormento e delizia delle sue ore, secondo che era buono o cattivo, talvoltail
fingeva di seguirnealla
fumo
nell'alto,
ma
era presente
conversazione cui partecpava improvvisamente con lo sprazzo dello sp'rito sempre fresco o con la formidabile cultura, di tutto saggia e servita da una me-
moria eccezionale, oppure con naria e saggia di tutto.Filosofia!...
la
filosofa
calma e bo-
Nessuno
lo
ha ricordato.lo
Ma
l'essenza
del suo spirito fu pi che poetica, pi che
lirica,
mate-
matica esoleil
filosofica.
La matematica
portava attraver-
il
trascendentale, l'infinitesimale, alla metafisica del-
leggi naturali,filosofo
umane e sopraumane. L subentrava che fu grande se ignoto. Le sue concezioniin
si
fondevano
una sola valutazione:
//
sublime. Se
avesse dovuto scrivere un libro del sublime, o un poema come V Eureka (grande cosa egli volgeva negli ultimi tempi in
mente che avrebbe realizzato nel suo soali
gno) egli avrebbe infallantemente saputo rendere, questa
fusione e questo trapasso di due
nei c'eli
del
pensiero.
Ridiscendevatemplazione nelosservante
allora
saturo
d'immensite
eil
di
con-
basso
mondo
diventava
filosofo
la vita coi suoi grandi occhi e la sua grande anima serenata dall'altitudine intraveduta.
coli
Se giudicava quindi o gli uomini o gli eventi, pico grandi, non portava le preoccupazioni meschine nel giudizio d un'anima imbevuta di preconcet-
43
ti,
o legata strettamente alla logica d'un pensiero che
lo
avesse impegnato adi
priori,
no. Egli sapeva trascen-
dere dall'umano e dal fallace ed ergersi, non con una
vana pompaalto:
sillogizzatore,
ma con
la
calma sicu-
rezza del vero saggio, alle serene regioni del giudizio
guardava
la
vita,
non dai quarti
piani
altez-
za che pu deformare la visione o non lasciarla esat-
tamente scorgere ma dai primi piani gi tanto lontano, ancora partecipe di loro, ma non come loro inquieto: un poco triste, perch la bont umana della
dal tormento delle altre anime;
sua anima riceveva offesa e tormento, dall'offesa e ma non turbato oltre
misura,la
non uomo
passione.
di parte cieco, se pur grande per Saggio, d'una saggezza che poteva sem-
brare rassegnata,
ma
che non era se non
il
risultato
delle ascensioni del pensiero.
Vogliospesso
ricordareparl,
perch
.
Ernestoio,
me ne
memorandoil
Ragazzoni un mio grande
Graf e il Farinelli la devota riconoscenza e l'amore che serbava per un grande scrittore scomparso e che sostenne suoi primaestrospirituale,
anzi due,
i
mi tentativi e ripresecui solo certe menti,
i
primi errori con l'interesse di
sono capaci: Emilio De-Marchi.fu
L'autore del Demetrio Pianelli
buono ed
il-
Ernesto Ragazzoni, p' che l'arte che sentiva innata e la Poesia in cui viveva immerso, apprese il pensiero filosofico, la pratica buona e serena della vita la valutazione dei dolori e dei piaceri, una necessaria ricerca di spiritualit per ripaluminatogiudice,dilui
ma
garsi della
materialit brutale dell'esistenza,s stesso,
una
fidu-
cia intelligente inria,
un disinteresse
della glo-
della fama, del
nome. La creazione dell'opera per
s prima che per
gli altri.
44
La passione viva pertali
le
matematiche trascendenle rive di
e per l'occultismo lo spinsero verso
unavi-
concezione puramente spiritualistica delta
fenomeno
fenomeno morte. Egli ascoltava veramente vibraree del si
in
s ed attorno
a
ritmi
invisibili
delle
forze
ignote
che vivonocuriosit
ed agiscono
in
noilo
e
sopra di noi.fino alla
Questa
dell'inconoscibile
spinse
consultazione
ed
allo studio di Hbri di magia,si
ma
tale attivit culturale
ferm nell'ambitodottrinae
di
non
essenza interiore.
un bisogno di accrescimento molto profondamente la sua Egli fu in fondo un credente, soladiscalf
sua fede era superata dalla curiosit. avrebbe potuto diventare tormento, se la morte non avesse chiuso la parentesi della relativa ignoranza per aprirgh quella della verit assoluta.
mente cheCuriosit
la
che
Hoculta,
detto
filosofo.
Dallo
studio
della
scienzacredo,
oc-
non voleva ricavare propriamente,il
che
quanto valesse a soddisfaresapere,di
suo intimo bisogno diil
rivelare a s
i
moti occulti,
transubstan-
ziale dell'essere. In fondo, e sopratutto negli ultimipiil
temproblema della fede della spirituaht si andava precisando in una specie di panteismo cristiano in cui la mente di poeta e di armonizzatore cercava di comporre la suprema armonia.
Tutta
la
sua
filosofia
spiritualistica,
si
pu riassudell'anima,
merela
in
due grandi
verit.
L'immortalitsulla
sopravvivenzacorollario delle
dello
spirito
materia.
Ed
in
principio:
Dio, la cui esistenza egli affermava supre-
mo
due premesse.
Ma, ripeto, la spirituale disciplina non riusciva che a megHo completare il Ragazzoni preso come filosofo amaro ed osservatore della vita. Egli si conserv fi-
45
notivi
all'ultimo
giornoi
l'uomodella
che
chiede
all'esteriore
null'altro
che
motivi
sua sensibilit; quei mo-
elettitivi,
che a tutti si delineano incerti ma che solo agli si mostrano nella compiuta armonia. Questi modiscesi nella profondit del suo io, riuscivano fogsua sensibilit.si
giati dalla
Illuminati gli eventi da questa armonia, essi
sfac-
cettavano in una miriade di piccoli trascurabili casi. Bisogna ricordare come egli sapesse sorridere di quelleinfinite
cose che turbano
gli
uomini comuni! C'era
in
tutta la sua bonaria ironia, nel sorriso illuminantegli il bel volto, quanta piet per questo uomo che si dibatte,
stretto, soffocato tra le chiuse pareti
della vita, tra
le
dimensioni che
lo
opprimonoin
e
che
lo limitano!
La
vita
una prigionei
che l'anima hai chiusa
uomo ed invano
brancoli cercando alle pareti.
Sono di l da quelle bei fonti segreti ove tu aneli e dove la pura gioia fusa. Qui solo hai qualche gocciola di ver per le tueQuestoall'alto,ti,
seti .
sentimento
del
limite
e
quest'aspirazioneEgli, infat-
lo
avevano salvato dalla passione.ilil
non
sentiva
bruciore
di
questa
sensazione,
del
tutto epidermica
pi delle volte, per cui l'uomo
com-
pie tante e cos madornali sciocchezze.
Comenoi,
sorridein
va
delle cotte degli amici e
comela
si
chiudevaper
unaa
irritazione
sorda quando che stupida donnetta, andava, sferragliare a colpi di spada o
qualcuno
di
qual-
mattina,
sull'erba
di sciabola.ridicoli
Mae
comepolitici
siete
stupidi
e
ci
diceva
come aveva
motivi
Se poi questo accadeva per sua ironia andava ancor pi oltre. Oltre a sporcarvi con quelle basse faccende voiragione!...la
46
vi
rendete ancor pi scemi sciorinandoal
il
vostro scioc-
chezzume Sei
sole.
Andiamo!odi
.
di
sinistra
destrasubito:
,
gli
domandarono
un giorno; ed Sono...
egli rispose
di
sopra... .
Se studiare vogliamo con disinteresse profondo il suo pensiero, la sua forma d'amare, noi dobbiamo onestamente riconoscer che l'elemento passione, preso nel senso pi stretto e pi umano della parola manc totalmente vuoi nelle sue speculazioni, vuoi nelle estrinsecazioni artistiche del pensiero.della forma musicale, la ricerca curiosa immagine, lo sforzo calmo ma costante nei della strana ricercare non il nuovo, ma il continuamente originale, mi fa l'impressione che esso sia pi frutto di una curiosit che un prepotente bisogno di canto. Belli, armoniosi, audaci, sottilmente magici e poe-
L'amore
tici
i
suoi versi,
mancano totalmente
di
passione. Passensi,
sione che non solamente pianto o amore dei o fremito, ma anche riso.
di
Ecco perch dunque io non trovo strano l'innesto tanta modernit sul motto antico dell'anima sua. L'amore per Poe per esempio uno dei frutti delcuriosa del suo ingegno. Pi che l'abisil il
la costituzione
sale
meravighoso,
terribile
Poe,
l'affascinava
lo
spirito
matematico di lui. Nella introduzione alle sue versioni del grande lirico americano egli infatti dice: Le matematiche non sono a dir proprio una scienza. Esse non servono di scopo a s stesse, insegnano un procedimento per risolvere un problema chestudiscientifici
gli
meccanicaaltro,
reali
la
fisica,
l'astronomia,
la
offrono alla nostra curiosit, e
non sono
prese nella loro essenza, che un mezzo di ridur-
47
re
in
calcoli
palpabili le pure concezioni
dello
spirito
e di misurare lo spazio l'una delle due forme sotto cui
noi possiamo intravedere l'infinitotangibilesia;
,
In
una parola
la
realizzazionesi
del
divino
Mistero della Poesia
facilmente
pu caderee
nell'errore di credere quin-
di di afferrareindefinitirabile.
l'inafferrabile limitandolo,
pure con
confini
credere di misurare l'incommensu-
Seegli si
spirito
matematico
Ernesto
Ragazzoni
fu,
se
avviava ad intensificare anzi questa sua concezione in liriche d'una nuova e pura ed indicibile bellezza formale, egli era troppo intelligente artista per nonaccorgersi
perdere
il
che insistervi poteva voler significare di sentimento della verit vera. Cio quellacercava,
umana.o cerc di confondere le due uscirono liriche armoniose e strane, colorite e vive, la Passione, il fremito, furono costantemente assenti. Costru della meravigliosa musica, bizzarra, strana, lampeggiata di baleni e di squar-
Ed
allora
essenze in una.
Ne
ci
d'ineffabile
manchevolesione,
che
purezza e melodiosit d'espressione, ma d'una corda vibrante, quella della passolo pu creare attraverso la concezioneil
dantesca, o quella Shakespeariana, attraversodi
dolore
e
Lenau e di Leopardi, la disperazione cupa di Poe il magico dolorosissimo spleen di Baudelaire, il caNulla inlui
polavoro.
che
lo
assembrasse agli antichichelo
scrit-
tori
di
gazzette,
nulla
avvicinasse ai
fulminei
reporters d'impressioni dei giornah inglesi fra cui era,
alquanto tempo, vissuto.
Era uno
scrittore
di
grande
razza, capitato per caso nel giornale.
A
questa fatica folle ed improba
si
era arrestato,
48
colpito ed
avvinto dal suo fascino, non potendo maidi
dimenticarescrittore:
essere
innanzi
tutto
artistail
e
grandeil
queste due qualit serb peril
giornale cogior-
stantemente e forse fu nalismo abbia avuto ed bia avuto la poesia.
pi vero poeta che
il
pi vero giornalista che ab-
E l'essere unico che si possa vantare segnato da questa duphce impronta vera costituisce la sua pi bella gloria.
**
*
Edstelle,
ora parhamo di Ernesto Ragazzoni, bevitore diarrivate dalle beate rive dell'Eliso:
Lele
notti
che non c'
la luna,
lucide notti d'estateil cielo la terra importuna lampo d'innumeri occhiate,
checol
le
occhiate disi
stelle!
e le cose
(che troppo
sentono addosso
tante pupille curiose)
mal dormono un Sonno commosso,e,
allora
a
che vengono fuori, un fiume che sanno, ini
pianelle,
s'avviano gidile
bevitorile
stelle stelle
per berepiovute in
stelle,
riflessi
nell'acqua.si
Bocconi,
alla
scabra
gittano,
sponda, ecielo
sott'essialle
han liquido un
labbra.
49
Esi
bevono e bevono e dalla profonda quiete del fiume
dei
vedonoofferto
fiorireal
essi
a galla
lor
giubiloele
il
lume
mondi
lontani,
ghiotte
sorsate
s'affannano
a
bere,
nell'acqua ove nuota, la notteil
fosforo e l'or delle sfere.
Ederali,
chi
sono mai questi ingoiatoridivoratoridi
di
manicarettie
si-
questi
Pleiadi,
d'Jadi
d'Orse?
Le turbe beate son essedi quelli
che vivonsiderei,si
di
sogni,
d'azzurro, di terre promesse,di
limbi
d'ogni
dondola in aria, fate morgane, richiaman con nuvola variaCastel chedi
quei che
le
e le principesse lontane.
Flemmatici Ulissi, argonauti che insegne d'ostiere han per bussola,odonchisciottini
ben cauti
impantofolati di mussola,
uno ad uno, da pranzo, sen vanno nel grado opportuno a beversi un po' di romanzo.cos piano piano,levatisi
tardi
Non
v'
dubbio che,
tra
quei
ghiottoni
vono a garganelle un cos etereo sto Ragazzoni ci sia, anche Lui
infuso,gittato
che beanche Ernealla
scabra
sponda, avido di gorgogliante liquido celeste, fino a
^
50
che, sazio,
non
si
volga a chi
lo
guarda esclamando:testa
Lo
sai? Nellaci
ho gi che mi gira
la
luna
.
E
con questo lunatico, che fu come dicemmo sopra,insigne,
giornalista
conferenziere
coltissimo,
scrittore
immaginoso esi
ricco, vario e duttile di articoli
che non
dimentican pi, che portavano un'impronta inequiil
vocabile di umorismo spontaneo ed una variet d'impressioni mirabili;l'Africati,
quale da Londra, da Parigi, dalcorrispondenze,
prose fluencon questo amico dal cuore dolce e buono per il quale la poesia era puro disinteresse pratico, lettori, che lo ricorderete se l'avete conosciuto e l'amerete conoscendolo, sostiamo un momento nei bizzarri sentieri della sua poesia.lettere,
inviava
ricche di una musicalit colorita;
**Mentregiornali,gli
articoli
in
cuifino
scrisse
andavano verso il pubblico dei con abbondante facilit e vel'operaele
na frescataggiodeialle
all'ultimo,
del
poeta rest reliriche,
pochi,
degl'intimi
sue
unita-
mente
stupende traduzioni di Poe, raccolte dal sottoscritto e dalla vedova, furono pubblicate, Lui morto, da un Editore torinese: il Chiantore, con presentazione di Arrigo Cajumi. Le mie poesie soleva dire sono fatte per me e per voi, gh amici. Che bisogno c' del pubblico? Il gran pubblico se n' sempre strainfischiato della poesia. Il pubblico a cui tengo siete voi... Gli altri?
Ma
esistono degli
altri
interessanti
pii
degli amici? .
Se qualcuno volesse
definire o catalogare questo
un
51
^
bizzarro o nostalgico
modo
pezzerebbe guari,cadente,Silenzio:
di certo.
di poetare non si raccaRomantico a vent'anni e de-
meglio,
simbolista
canta
l'Isola
del
C'era una volta un'isola arcana tra le rosse
acque
di
un
triste
oceano
sperduta.sotto
Non
so pi
che latitudine
od
in
maal
che mar si fosse, credo dovess'essere,laggiii...
Sud, certovi
Perch
s'attorcevanoi
come
serpenti
nodi.
delle liane e l'agili
palme sahentitessendo
al
ciel
ombre lunghissime
pei clivi e per gli approdi,
spargeano attorno un balsamodi
resine e di miei.
E
s'indugiava a
raccoglierei
il
profumo
delle
rose
sfogliate o percorreva
viali
irrigiditi
dalle brine che
sembran
zucchero candito
teriore che gli suggeriva
, con la sua armonia insempre un particolare ritmo,
estremamente musicale.Viaggio di Isotta, il Dreamland, il RiNuvole, Purch sia fuori del mondo, lifugio Verde, riche che risentono senza dubbio dell'ambiente poetico caro alla sua anima sognatrice, fino a che nella
Ed
ecco
//
^
52
poesia ad una vecchia bottiglia ecco prorompere mi cenni del suo humor :
i
pri-
Sorgi,
spirito.
Prorompi. Sprizza, rompifinalmenteil
tuo letargo
uno
scricchiolo,il
uno strappo.
scatta
tappo:
largo, largo, largo, largo.
Dopo un
sorso,
un
altro.
Esausto
cada Fausto nella polve dei suoi studi; l'inquieto e magro avaroabbia caroil
suo rotolo di scudi.dii
Sognie fra
folli
sogni audacilibertino.
baci,il
s'addormenti
A me
il
calice!
Edun
il
mondo
quanto tondo,s'aggomitoliintino.
Poeta della dolce ebbrezzarditriste
il
suo vino non pe-
e
doloroso suscitatore d'incubi
come
quello
Baudelaire:
Pour noyer
le rancoeur et bercer l'indolence de tous ces vieux maudits qui meurent en silence, Dieu, touch de remord, avait fait le sommeil:
L'homme
ajouta
le
vin,
flls
sacre dual
soleil.
Ma
la
gaia
ebbrezza che d,
nostro
Poeta,
il
53
figlio sacro del sole , invece, pi simile a quello che prorompe dal ditirambico vagellamene del Redi. Con i gatti che chiama mistici amici >> e che
considera come Baudelaire:
Amis de
la science et\i
de
la volupt,
o come Taine che
considerava senz'altro:
un pont sur l'abimeentre la bete auguste et l'idal
humainSo-
con gno:
i
gatti,
chiede di
ritirarsi
in
un'Acropoli di
lungedal clamor vano dei popoli,qui dov'eco mai
non giunge
unail
dolce, intima acropoli.
Solo
pendolo che lascia
cader gocciola su gocciola,il tempo snocciola ha un po' d'ambascia. Posa il resto. E, poich d'uopo di riposo ho anch'io, pel Ciel, chi di voi mi pigUa il topo che mi rosica il cervel?
come un
filtro,
l'ore e l'ore,
L,lontani,
in
quell'Acropoli,la sensibilit
sognare
si
pu,
assenti
e
con
accesa dei fantasmi, lascian-
do che altri dica o bofonchi o interroghi paurosamente, come se uno che chiede di essere lasciato solo a numerar le nuvole possa costituire un pericolo sociale:Sento intorno sussurrarmi che ci son altri mestieri. Bravi... A voi, scolpite marmi, combattete il beri-beri,
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allevate ostriche a Chioggia,filugelli
in
Candenabbia
Io f buchi nella sabbia.
La fama di Ernesto Ragazzoni poeta fu, per alquanto tempo, affidata alle mirabili traduzioni di Poe, dove raggiunse una perfezione interpretativa rimastafinora
insuperata.
Hosattoslatoil
detto
interpretativa
termine di Versione
perch mi sembra ineparlando del Poe trail
da Ragazzoni nella nostra lingua.diffi-
E' vero che la fedelt con cui Egli voltcilissimodi
testo
in
italianodi
(valendosi della sua abilitrit-
versificatore
e
musico) in inimitabile vestela
mica giustificherebbesideranoi
denominazione;perpetrati
mala
sedei
si
con-
tradimenti
a
danno
poveri
grandi dai maniaci delle versioni, consere fedeli al testo, nei confronti di
scusa di essi
uno chepossibilela
man-
tenne fedele soltanto finonalit che
al
limite
(riuscen-
do a non spezzare un momento solosi
linea d'origi-
era imposta), bisogna convenire che tra-
durre fu un termine
al quale Ernesto Ragazzoni non seppe e non volle adire nei confronti di Poe.
un Poe italiano, penetr con con pi raro senso d'introspezione, nell'intima armonia spirituale del grande americano; tutte le sue musiche comprese, tutti suoi ritmi fiss nell'anima; si rese padrone assoluto come nessuno finora delle sfumature di un'Arte cos difficile e persori[ece
Egh
piuttosto
rara
percezione,
i
nale
come
quella del poeta di
Annabel Lee.
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Certe liriche come // corvo. Le Campane, Ad Elena, furono fatte e rifatte, con incontentabilit stilistica suprema, dieci, dodici, fino quindici volte.
Perch queste traduzioni seppe condurre a termine tale da risultare insuperate, taluno volle scorgere ovunque e sempre riflessa, nell'opere originali delin
modo
Nostro, l'arte di Poe. Egli non nascose certo il suo amore per questo Poeta, pi grande di quel che comunemente si crede e a me. suo intimissimo, lo andava ri-
velando pi che advasta cultura esi
altri;il
ma
dal pericolo della schia-
vit spirituale lo liberl