CARLO TENUTA, "Gnomi", Maldoror Press, ebook ITA, 2011

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Attendersi tutto da poche parole, poche immagini. Costruire con qualche pietruzza una nuova Torre di Babele. Aprire spazi per una nuova comunanza. Per far ciò, bisogna s-terminare le parole e tenere scintille sulla punta della lingua. Un giorno saremo sovrani senza servi o non saremo. Gli intimi della rivolta capiranno. Settembre 2011

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M a l d o r o r P r e s s

gnomiCarlo Tenuta

Maldoror Press : : col lana Tumulti 11 : : settembre 2011

Carlo Tenuta

GNOMI Cvvvbvvvnvvvdz

Paracelso per primo menziona uno spirito ctonio dal nome dignomo – o così vuole la tradizione. Non stupisce l’etimo, ilquale rimanda al sapere: come è nello spesso substrato deisaperi magico-religiosi che crescono gli alberi della cono-scenza, così è nella terra che muovono i passi gli gnomi. Stu-pisce piuttosto immaginare che questi, sorpresi dalla luce delsole, impressionati, si mutino in pietra: data la dimensione mi-nuta, li pensiamo allora mutare in microliti. Di identica naturaesigua è quella forma antica della sentenza, o gnòme che,non scevra da pretese, vuol concentrare in un motto il rag-giungimento dell’esperienza. Esito di un certo processo con-centratore è la solidificazione e questa, riepilogando, riduceil primo, gnomo, al secondo, gnòme: le brevità dell’espres-sione sono, nel plurale accomunante, gnomi.

Carlo Tenuta

3

 

g-nomi

4

 

le condizioni interstiziali

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alla fonda di Ulqini le navi fanno prua solo all’attracco – mare serrato nel gorgo del quale mulina l’esilio

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mancarsi come a primavera certe piogge all’appuntamento con gli impermeabili

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Sarà permesso dire: sono diverso. Ma'asìm zarìm – compiute. Sarà permesso dire: ho fatto cose diverse.

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la condizione conversa

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di’ ad Aronne

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pescheremo febbri dalla bocca come le perle nel fondo del mare

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l’esule all’esule dice so che non so chi tu sia

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14

 

se faremo di quella dei guanti sapremo di avere la pelle di sangue

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avrai la certezza che non hanno capito quando sarà troppo tardi

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la solitudine è siepe a protezione dell’esilio

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E solo, questo sabato Shemot conosce un rovo – che ci parla e che ci arde.

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(poi ci accorgiamo di essere voci)

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avremo occhi per la polvere simili a spiagge di mari salati

21

 

– e poi pensi ai russi. E il demone della città è un dibbuk bianco questa sera.

22

 

saremo resine ad incollarci alla nebbia

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a spargerci come sale agli incroci nelle strade del nord

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25

 

l’ora che giunge gela la strada mi accorge che siamo io e la nera città

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(uno vede delle cose)

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E poi ad un certo punto non interesserai più a nessuno.

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Salderemo dei sogni il debito di ferocia con la semantica della rassegnazione.

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comunque noi torneremo a casa

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Ci mancheremo. Come promesse.

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la solitudine in cui verseremo il sudore dei nostri occhi madidi

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Ciò che avremmo dovuto dire e non abbiamo detto. Gli spettri che si annidano sul fondo di rètina.

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(posare in fondo alla lingua la pietra angolare del proprio presente – sacrificare ogni passato come mastro Manole)

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Incomberà sulla riva della promessa il pericolo del ritorno.

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e arrampicarsi sugli spettri

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Ci faremo snodi ferroviari alle cravatte.

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ho vissuto in un lucore da quattrocento asa

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Scrivemmo a matita contando di essere cancellati.

40

 

mozzeremo la solitudine per pagarcela a rate

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42

 

(dei distretti industriali sono albe blu acciaio)

43

 

Dello scheletro della casa non rimarrà che una parola scarnificata.

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45

 

Ci spacceremo per meno soli mostrandoci cielo alle altre pozzanghere.

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le nostre anime madide come appese agli ombrelli che non avremo

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È arrivato l’inverno come un sol, con la tromba.

48

 

ti mostrerei i punti di sutura sulle cicatrici nel volto dei muri

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Ti offriranno di cibarti di catarifrangenti dai loro dissetati corpi senza colpa.

50

 

51

 

L’eco degli spari dei cecchini nella Bosnia della nostra anima mimetizzata.

52

 

e nei sogni dire ai morti “è una vita che non ci vediamo”

53

 

Cibandoci di verbi al neon caleremo barbaramente nel pozzo di un sonno che non ci appartiene.

54

 

Riposeremo le voci in urne di vetro lucide come i nostri polmoni assiderati dal mezzogiorno.

55

 

Abbiamo imparato a infilarci le lacrime in tasca e serbarle per i giorni di pioggia per farle piovere sul bagnato.

56

 

Le tasche al verde conservano lacrime di rame.

57

 

tornammo dalla nostra guerra inermi spuntando sulla soglia dell’esilio

58

 

abbiamo inseguito le notti di tutti gli altroieri digrignando i nostri denti come i pensieri

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futuro è il riflesso della luce che brilla nel passato del riflesso del futuro – ecco che esiste solo il presente come spettro, una giostra della luce

61

 

In tutte le stagioni trascorse, io ho aspettato un messia che parlasse la mia lingua.

62

 

Di pietra è la tavola della legge – infranta nel dubbio dell’abbandono.

63

 

Qui è celeste quasi celeste. Arterie bianche corrono all’aorta dell’est. Noi sempre all’erta.

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disattendersi all’autobiografia

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dire pazienza

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sulle distese orientali un sole come una lama a fenderci carne del desiderio più intimo d’essere vivi

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68

 

jabèsiana – stanche di essere foglie, le foglie cadono a terra

69

 

E gli alberi spoglie sentinelle alla finestra delle case dove ho abitato.

70

 

il bando come la frattura dello spazio

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Il nostro fuoco amico – che ci arde pari a pire sacrificali.

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Gli altri celebreranno le salme coi giochi – forse riusciremo a non ascoltare le preci sui nostri corpi straziati, sui nostri spettri, su tutti i nostri mostri.

73

 

preposizioni – presso, nelle scritture degli etnografi nei libri che leggevo ragazzo

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avremo fatto di tutto per essere meno soli sulle panchine delle città che non ci conobbero

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Sappiamo che un grido può infrangerci come il vetro colpito da un sasso.

77

 

Il marrano è il non dimorato di Dio. Il suo tema è quello della lontananza.

78

 

Dove oltre la parola non sa non balbettavano le parole.

79

 

Il fatto è che i luoghi siamo noi.

80

 

(personificare l’esilio è studiare alla scuola della solitudine)

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Casi comunicanti.

82

 

L’essere terra del mare dei porti.

83

 

Memorie sottili come voci di preghiera.

84

 

La diversità nozionalità delle distanze.

85

 

Liquidistante.

86

 

Non avremo a mancarci che in tempo.