Post on 18-Mar-2016
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L.U.M.H. Libera Università di Studi Psicologici Empirici Michel
Hardy
F.A.I.P. Federazione delle Associazioni Italiane di Psicoterapia
AUTOBOICOTTAGGIO Lì dove la volontà si ferma
di
Veronica Amato
TESINA D’ESAME
Counselor in Discipline Psicologiche Empiriche
ANNO ACCADEMICO 2010-2011
All’Universo in tutte le sue manifestazioni d’Amore
INDICE
Introduzione................................................................................................................4
Capitolo I - Chiavi, termini, frasi della “Grammatica dell’Essere”
Breve Glossario Empirico Sistemico........................................................7
Capitolo II - Alle radici dell’Autoboicottaggio........................................................13
.
II.1 - Autoboicottaggio in Teoria Sistemica..............................................13
II.2 - Le Strategie di chiusura....................................................................15
II.3 - Autoboicattaggio nella vita di tutti i giorni......................................17
II.4 - Autoboicattaggio nella mia vita........................................................18
Capitolo III - Dentro l’Autoboicottaggio.................................................................24
III.1 - Le Strategie Padre/figlia.................................................................25
III.2 - La Vittima, il Devo..........................................................................27
IV.3 - Co-dipendenza o Agency.................................................................29
Capitolo IV - Uscire dall’Autobiocottaggio.............................................................34
IV.1 – Accettazione, radicamento, integrazione........................................34
IV.2 – Accompagnarsi verso la Luce.........................................................37
IV.3 – Il mio cammino................................................................................38
IV.4 – L’approccio epirico e la sua efficacia............................................39
Ringraziamenti..........................................................................................................40
INTRODUZIONE
L’illuminazione non giunge immaginandosi figure di luce,
ma rendendo cosciente l’oscurità C.G. JUNG
Dopo cinque anni di Vita in cammino con la L.U.M.H. l‟idea di trattare un
argomento come tesina finale mi eccitava. Mi misi a pensare a cosa potessi
scegliere e prima ancora che qualsiasi ragionamento facesse capolino, una parola
comparve sullo schermo dei miei occhi: AUTOBOICOTTAGGIO. Lì per lì, rimasi
sorpresa della velocità di reazione di quella voce interiore che mi chiedeva
attenzione, così pensai di prendere tempo e lasciar comunque spazio a nuove idee
che potessi considerare valide.
I miei compagni di accademia che già avevano affrontato l‟esame negli anni scorsi
raccontavano di questa esperienza come qualcosa che coronava questo viaggio
dentro se stessi oltre tutto. Qualcosa d‟imprescindibile vista la natura profonda di
questo percorso, che a tutti noi ha svelato attraverso gioie e dolori noi stessi. Li
sentivo parlare di questa ultima esperienza come dell‟Esperienza. La struttura di
tutto ciò che la parte empirica aveva sollevato e trasformato. Per ognuno era stata in
qualche modo una sorpresa, nonostante tutte le consapevolezze già acquisite ed
integrate.
Alla luce di queste condivisioni, sentivo il richiamo verso quella parola che mi era
venuta a trovare svelta. Ma col passare del tempo, non smettevo di cercare
un‟alternativa. Mille erano le giustificazioni o le ragioni che mi portavano altrove, e
le possibilità erano via via sempre più definite. Pensavo che se c‟era qualcosa che
davvero era cambiato nella mia vita era il rapporto col mio corpo. Più di qualsiasi
altra cosa ero grata per questo. La mia parte bambina si era liberata finalmente, da
tanta timidezza ed avevo trovato il coraggio di mostrarmi. Avevo svelato la
saggezza del mio corpo, interpretato il suo linguaggio, trovato nuovi modi per
ascoltarlo. Così, senza neanche pensarci, mi ritrovavo con il mio quaderno a fogli
bianchi tra le mani, scrivendo lo scheletro di come avrei argomentato il tutto, ero
entusiasta, entusiasmata. Sentivo che sì, forse era questa la strada giusta, sentivo
che anche se ero stata io a cercarla e non il contrario, andava bene ugualmente.
Quando mi ritrovavo a ripensare con trasporto al mio punto di partenza,
l‟autoboicottaggio, mi dicevo che non ero obbligata a trattare un argomento così
pesante seppur vicino a me, mi convincevo che forse “per una volta nella vita”
potevo evitare di entrare nell‟ombra e che sarebbe stata una vittoria intima scegliere
qualcosa di tanto luminoso.
Quando per la prima volta condividemmo col Prof. Hardy le nostre idee in merito,
io mi accorsi che senza volerlo, seppur esplicitando entrambi i miei argomenti, non
avrei fatto altro che tradirmi se non fossi andata fino in fondo alla questione. Tutto
di me diceva autoboicottaggio, tranne il mio Si.
È per questo motivo, che in onore di me stessa, della mia trasformazione, della mia
onestà e della mia apertura, che oggi sono qui a scrivere di questo tema.
Mai avrei immaginato come sarebbe stato coinvolgente, convivere da quel
momento così a stretto contatto con quest‟energia, antica parte di me. Non potevo
immaginare quanto sarebbe stato intenso vivere come con un compagno di vita che
dai ormai per scontato...Come se avessi perso la memoria mi ritrovavo a scoprirmi
in lui giorno dopo giorno, non nelle parole scritte, ma ancora una volta, nelle idee,
nell‟approccio.
Sono stati giorni in cui ho contemporaneamente rimesso in discussione tutta me
stessa, e al contempo, mi sono ancorata ad ogni mia luce, per non farmi portar via,
risucchiare da quella che rischiava di diventare...una tesina autoavverante.
Sono tutta qui, tra le pagine di questo scritto, tra le righe di questo elaborato, ma
grazie a questa che per me è stata un‟impresa, ho affondato le radici in tutto ciò da
cui provengo, e rigenerata e libera, adesso ho ridato memoria alle mie cellule di
tutto ciò di cui sono capace.
Superare un esame per me è trovare il più grande coraggio. Da sei anni ero iscritta
all‟università pubblica per un corso triennale nel quale ero ormai congelata. Non
riuscivo più a sostenere le mie stesse menzogne, non riuscivo a sbloccarmi, non
riuscivo ad affrontare la verità con la mia famiglia, tutto era bloccato e l‟idea di
farlo mi terrorizzava. Negli ultimi due anni era iniziato il mio percorso con la
L.U.M.H., e quando ormai non me l‟aspettavo, naturalissima, quasi fisiologica
direi, arrivo la scelta. Con grande liberazione riuscii a mettermi di fronte alla verità,
decidendo senza remore di lasciare le false certezze della laurea, per quella che
ormai da tempo sentivo la mia giusta strada e che senza accorgermene, stavo già
percorrendo. Tutto fu pieno d‟amore, di gratitudine. I miei genitori mi accolsero
come non potevo neppure immaginare. Ero riuscita a sostenere la forza della verità
che dal mio cuore arrivava nel loro. La paura si dissolse. Ero finalmente me stessa.
Avevo accettato la mia debolezza, e lei si era fatta pura forza. Quello è stato il mio
primo passo da adulta verso le responsabilità di me stessa, ha liberato, spazio,
energia, vita. Finalmente per la prima volta, quando mi chiedevano cosa facessi
nella vita, mi sentivo fiera di poter rispondere senza difficoltà, senza avere
l‟imbarazzo di ammettere che facevo tutto e niente, che chissà facevo troppo, o che
in qualche modo fingessi di far tutto.
Così, dicevo, superare un esame per me è trovare il più grande coraggio.
Entrare nella mia paura più grande...quella di brillare.
I
CHIAVI, FRASI, TERMINI
DELLA “GRAMMATICA DELL'ESSERE”
Breve Glossario Empirico Sistemico
Tutte le tragedie del mondo, sia individuali che collettive,
provengono dalla mancanza di armonia.
E l’armonia si ottiene nel modo migliore
creando l’armonia nella propria vita.
HAZRAT INAYAT KHAN
In questa sezione tratta liberamente dai volumi del Prof. Michel Hardy,
approfondiamo alcuni concetti fondanti della Teoria Empirico Sistemica che egli
tratta ne “La Grammatica dell‟Essere”. Sottoforma di glossario empirico
attraverseremo le basi che ci introdurranno all‟argomento centrale della tesina.
L‟autoboicottaggio essendo una manifestazione che segue precise leggi che posso
bypassare la volontà e non essere coscienti, seppur si tratti di una questione
concreta che ha moltissimi risvolti pratici, affonda le sue radici all‟interno di un
ordine preciso e ne è un effetto diretto. Per chiarire queste dinamiche profonde,
credo necessario introdurre il discorso inserendo alcuni termini del lessico
specifico, svelando il mondo che nascondono. Il che introdurrà l‟argomento
mettendo le basi ad un tema che si presta ad essere vissuto e sperimentato nella
vita di tutti i giorni da chiunque, mentre molti dettagli importanti perdono spazio
distrattamente. Dietro quei dettagli ci parla la legge di un ordine.
AMORE YANG: L‟amore, oltre il giudizio personale, ma visto in un‟ottica
sistemica, ha due lati. Quello che il genere umano predilige è Yin, portatore di
forme quali l‟amorevolezza, la dolcezza, la tenerezza, la gentilezza, l‟accoglienza,
forme tanto ambite quanto prive di forza e consistenza in mancanza di ordine e
spinta vitale, pertinenti ad un ambito Yang. È invece, proprio questo lato
dell‟amore, portatore di concretezza, sotto un‟apparenza che l‟uomo giudica
superficialmente scomoda, ad offrire una struttura al lato femminile,
supportandolo con le sue qualità di fermezza e determinazione, forza e protezione.
È qui che trova la sua legittimazione empirica, rendendosi indispensabile
all‟interno della coppia, garantendo la salvaguardia della specie.
L‟amore Yang risulta per queste ragioni alla base di ogni funzionamento dell‟ordine
essendo l‟artefice di ogni moto vitale: è qui che ordine e amore Yang si
corrispondono. I portatori di resistenza nei confronti delle regole, dell‟autorità, non
avendo in primis integrato la carica yang, sperimentano sulla pelle la mancanza di
amore yang in forma di debolezza sul piano empirico (mancanza di sostegno,
merito, forza...) incarnando precisi ruoli alterati. Essi, incapaci di generare amore,
vivranno sostituendolo con rapporti di bisogno. Si tratta di una compensazione del
libero fluire: laddove il singolo non può concepire uno stato di completezza, sente
la vera e propria necessità di unirsi all‟altro (agency).
ARMONICO, EMPIRICO, SISTEMICO (ORDINE): Termini che equivalgono,
esprimendo tutti l'empiricità dell'ordine, un'armonia naturale che si esprime
attraverso tutte le sue manifestazioni, dove l'ordine nasce come emanazione del
sistema stesso. Il suo parametro di base è l‟equilibrio tra il dare e il ricevere,
l‟amore la sua espressione naturale.
COMPENSAZIONE: L‟ordine per sua natura tende all‟equilibrio. Ad esso volge
ogni sforzo empirico, qualora sia stato violato o alterato. Se l‟uomo non è in grado
di portare equilibrio consapevolmente, lo farà l‟ordine attraverso la
compensazione. Una sorta di equilibrio cieco, una condizione fittizia, atta a far
rientrare l‟uomo che ignora lo scompenso, in uno stato armonico apparente per
mezzo di un processo di equilibrio forzato. Nell‟uomo questa è una forma di
difesa funzionale a nascondere il dolore che altrimenti non potrebbe sostenere.
Così, la compensazione protegge l‟uomo rafforzando le sue strategie vitali ma al
tempo stesso, lo allontana dai propri buchi emotivi e ferite, allontanandolo
inevitabilmente dalla “guarigione”. Maggiore è il dolore represso, maggiore è la
compensazione che si mette in atto.
CARICA EMPIRICA: Ogni atto, compiuto o mancato, ha un suo valore, una
valenza empirica. Ogni moto dell‟uomo si rivela di carica armonica o disarmonica
a seconda della sintonia con le leggi dell‟ordine, che ne riconosce la qualità
empirica. L‟uomo ha riscontro di questo processo nella propria coscienza e in
tempo reale. Dal momento che, le sue stesse azioni si confrontano con la matrice
d’eccellenza segnalando l‟eventuale infrazione, sarà il suo mondo personale di
percezioni e sensazioni, a farlo sentire in armonia o in contrasto con l‟ordine.
Più si è allineati al fluire, il sentire è autentico, affidabile, sicuro, affine al sentire
sistemico, più si accede all‟univoca qualità empirica della carica di una situazione.
Ci si muove guidati da un‟intelligenza empirica superiore.
CODICE YIN/YANG: Contiene tutti i principi attivi maschili e femminili,
determinando la loro matrice d'eccellenza. I due codici sono opposti e si
compensano vicendevolmente. Sono dati dal sesso biologico e contengono sia le
qualità di luce che le qualità d'ombra. Alla donna compete, come carica primaria
biologicamente trasmessa dalla madre, il codice yin. Ai suoi principi attivi (di cui
la “forza incondizionata “ ne è l‟origine che si esplicita con “la forza della verità”,
l‟arrendevolezza, la morbidezza, la cura, l‟accoglienza...) vengono integrati i
principi del codice yang, attivati in lei dal padre, come carica secondaria.
Nell‟uomo accade l‟opposto. Il suo codice primario è quello yang, i cui principi
(vitalità, obbligo della forza rabbiosa, protezione, autorità, concretezza,
progettualità, concettualità...) gli sono passati dal padre, e ad essi, come carica
secondaria integrerà quelli del codice yin.
L'individuo non può esimersi da tali doti a pena di essere escluso dal libero fluire.
Ogni diritto non evaso si tramuta in effetti, in obbligo e successivamente in
debito. L‟eccesso yang nella donna, come l‟eccesso yin nell‟uomo, origina
pertanto i ruoli alterati, che si contrappongono agli unici due ruoli integrati
(donna yin e uomo yang integrato) i quali sono manifestazione empirica di ruoli la
cui sinergia tra i due codici è armonica, l‟unica riconosciuta dall‟ordine.
DEBITO EMPIRICO: Debito arretrato e dolore si equivalgono nella stessa misura di
amore e libero fluire. Ogni violazione empirica o infrazione delle leggi armoniche
crea una lesione nel principio universale. Questo “vortice di forza auto-
rigenerante”, contiene tutte le informazioni empiriche relative alla violazione
stessa e l‟ordine ne distingue la natura, l‟entità e la derivazione.
Si tratta di atti empiricamente scorretti, ovvero al di fuori dei parametri armonici.
La gravità dell‟infrazione genera il debito che si rispecchia in ogni ambito della
vita del trasgressore facendo in modo che la sua anima si ritiri dal moto
dell‟amore. Chiudersi è l‟unica azione che conosce per sostenere il dolore.
Se il debito accumulato è ingente, che lo si abbia contratto attraverso violazioni
sistematiche o un unico atto di sufficiente forza contro-sistemica (omicidi, aborti...),
si può giungere sino all‟estromissione dal libero fluire: l‟anima sarà allontanata
dall‟amore. Il trasgressore vivrà in ogni ambito lo specchio di questo moto
interrotto, generando e sperimentando stati di co-dipendenza, caratterizzati da
indicatori empirici (rabbia, paura, senso di colpa, inadeguatezza) che avranno
qualità diverse in base all‟infrazione. Aumentando il debito, l‟indicatore si
trasformerà in un moto dominante.
Il debito esprime sempre uno squilibrio tra il dare e il ricevere e rappresenta
l‟espediente funzionale che il sistema ha di stimolarci a riequilibrare lo
scompenso grazie agli indicatori. Come una salvaguardia naturale della vita
stessa.
Il debito di base, acquisito nell‟infanzia, è una qualità d‟amore insufficiente, che
nella crescita porterà la persona a vivere surrogati d‟amore su parametri
individuali. La presa di responsabilità avviene nel momento in cui si passa dal
ruolo del piccolo di bambino a quello dell‟adulto: ciò comporta l‟affrontare
l‟arretrato sistemico evadendolo e, qualora ciò non accadesse, il passaggio da un
ruolo all‟altro salta.
Evadere il debito significa ripristinare l‟equilibrio armonico, risalendo al dolore
trattenuto e liberandolo. Attraversando la paura del dolore che blocca il processo,
ci si avvicina alle proprie responsabilità. La figura della vittima, infatti, non è
riconosciuta dall‟ordine, non essendo altro che un ruolo compensatorio per non
percepire la responsabilità.
La compensazione empirica, infine, fa si che maggiore è il debito, maggiore è
anche la luce del portatore: l‟assetto tra luce ed ombra tenderà all‟equilibrio.
FARE: È il paradigma armonico per eccellenza, grazie al quale il sistema
riconosce le infrazioni o l‟appartenenza al fluire. Attraverso il fare, inteso come
vero e proprio passaggio energetico, che si evidenzia la natura dell‟ordine, il quale
attraverso una scala di valori insiti in esso, e indipendenti dall‟opinione del
singolo, prevede una matrice d‟eccellenza di riferimento, la soluzione empirica
ideale, scevra dal giudizio. Da qui il concetto di responsabilità empirica, laddove
il sistema non conosce colpa, non riconoscendo il valore di una situazione ma solo
prevedendone la soluzione empiricamente adeguata.
FUNZIONALITÀ: L‟ordine concepisce un unico criterio di base che determina
l'evoluzione di tutte le cose, quello di causa-effetto. Non riconoscendo casualità,
la funzionalità rappresenta il parametro di eccellenza dell‟ordine, l‟unico legittimo
meccanismo che ne determina l‟autorigenerazione continua e la sua propria
costituzione.
LIBERO FLUIRE: Stato d'eccellenza del sistema. Ogni essere allineato all‟ordine
ne sperimenta l‟appartenenza grazie all‟armonia interiore ed esteriore che vive,
sperimenta l‟Amore con strategie d‟apertura, concedendosi con flessibilità.
MATRICE D’ECCELLENZA: Come un copione ideale, definisce azioni da compiere
e da evitare, obblighi e diritti per ogni ruolo empirico o situazione.
MOTO: E' la tendenza empirica di fondo, alla base di ogni emozione o sensazione.
Sono come le rotaie di un treno, sono le traiettorie sulle quali si formano le
percezioni future dell'uomo: in funzione della loro forza e genuinità, creano i ruoli
empirici che il singolo impersonerà.
ORDINE E SISTEMA: Fare ed Essere sono nello stesso rapporto di ordine e
sistema. Se il sistema corrisponde alla persona, l'ordine è il suo corpo. L'un l'altro
si appartengono in maniera imprescindibile, si specchiano reciprocamente. Sono
inter-dipendenti: l'uno dell'altro sono reciprocamente la manifestazione visibile e
l'espressione di fatto.
L'ordine nei suoi parametri nascosti riconosce un unico criterio alla base che
determina l'evoluzione di tutte le cose: la funzionalità. Così genera la
consequenzialità di tutte le cose, abbinando ad ogni atto, compiuto o mancato, una
precisa responsabilità empirica, indipendente dalla volontà della persona.
Ogni sua manifestazione, dal mondo materico al mondo sottile, sino al mondo
recondito e interiore dell'uomo, segue le leggi di natura, applicando le sue
dinamiche nascoste. Riuscire a riconoscere tali manifestazioni del sistema come
leggi di un ordine, significa sperimentarsi alla luce di un disegno più grande.
L'ordine non giudica l'uomo per quanto lo obblighi a prendersi delle precise
responsabilità, anche contro o oltre la propria volontà, riportandolo ad uno stato di
debito ogni volta che le sue regole sono violate.
È in costante processo di cambiamento all'interno del proprio fluire e trasmette più
tutela e sicurezza più si è in contatto con esso, sperimentando pace e serenità.
Si esprime attraverso le dinamiche empiriche del fare, rivelando le proprie leggi al
loro stesso compimento
RESPONSABILITÀ EMPIRICA: Ogni atto compiuto o mancato, a seconda dei valori
empirici della situazione e del ruolo empirico del soggetto, ha una precisa
responsabilità empirica come conseguenza diretta. Questa non coincide con la
colpa (parametro che il sistema non prevede, ma che solo egli percepisce) ed è
inoltre indipendente dalla sua volontà e dalla sua percezione individuale.
RUOLO EMPIRICO: Un individuo in una precisa situazione, anche secondo l‟età
biologica, assolve ad un preciso codice che ne detiene i diritti e i doveri. Ogni
ruolo empirico risponde ad una matrice d‟eccellenza.
Seguendo una scala di degrado, ovvero con l‟acquisizione progressiva di debito,
l‟uomo attraversa una serie di ruoli empirici prestabiliti secondo l‟andamento
sistemico. Questo processo è chiamato metamorfosi empirica. La degenerazione
avviene seguendo il crescere degli indicatori sistemici che segnalano il debito. La
carica di partenza yin, è lo stato naturale del bambino in richiesta, il cui indicatore è
la paura. L‟acquisizione di debito porta l‟aumento di carica yang dove l‟indicatore
d‟eccellenza è la rabbia.
Ogni ruolo alterato procede attraverso i passaggi obbligati che si susseguono nella
metamorfosi empirica, secondo il degrado progressivo e automatico acquisito.
I I
ALLE RADICI DELL’AUTOBOICOTTAGGIO
La volontà è resa inabile innanzitutto dalle emozioni...
Quando le emozioni vengono bloccate, la loro energia è congelata,
bloccando la piena interazione della mente e della volontà
JOHN BRADSHOW
Per svelare il linguaggio di questo fenomeno bisogna affrontare la profonda
correlazione che c‟è tra autoboicottaggio e debito. La definizione semplicistica
risulterebbe quasi ovvia o scontata, la si leggerebbe nel nome stesso, ma le radici
di queste dinamiche sono di fondamentale importanza anche per comprendere le
forme concrete che prendono. Infatti, l‟autoboicottaggio è per sua natura qualcosa
che si esperisce, è tutt‟altro che teoria. Una riga basterebbe a definire cos‟è.
Chiunque può facilmente esprimersi a riguardo citando o un‟esperienza eclatante
della propria vita o qualcosa che magari gli è evidente e quasi diventa un
atteggiamento automatico. Certo è che averne consapevolezza non è
assolutamente la prassi, anzi, è proprio per la natura dell‟autoboicottaggio,
mantenere intatto l‟equilibrio di chi lo mette in atto. Le conseguenze di questo
comportamento però, prima o poi vengono avvertite in tutta la loro scomodità
contro-sistemica, i campanelli del debito acquisito suonano con gli indicatori
sistemici proprio al fine di suggerirci di cambiare rotta.
Di seguito, approfondiremo il concetto di autoboicottaggio dalla base, senza
entrare nello specifico delle sue manifestazioni, ma a livello empirico sistemico
vedremo cosa sottende, qual è la sua funzionalità, scoprendo come mai si tratta di
qualcosa di tanto diffuso e comune.
II . 1 Autoboicottaggio in Teoria Sistemica
Le strategie di autoboicottaggio sono la manifestazione pratica del proprio debito
empirico nella vita quotidiana.
Vi è una distinzione tra i parametri del sistema ed i parametri individuali. A
seconda dell‟alterazione empirica acquisita o contratta, si vive in un‟illusione
della realtà percependola come oggettiva. Accade invece che a livello sistemico ci
sia un vero e proprio rispecchiamento di tale debito sia nel mondo interiore che
nel mondo esterno.
Alla nascita si eredita il debito non evaso della propria stirpe che denominiamo
consegna familiare. Successivamente, nell‟infanzia, contraiamo un cosiddetto
debito di base attraverso il rapporto con i genitori, che segnala la violazione del
primo diritto empirico del ruolo del bambino, il diritto di essere amato.
Da lì si forma il copione del bambino. L‟insufficiente qualità d‟amore ricevuta
infatti resterà il suo parametro di riferimento, codificando la deviazione vissuta in
famiglia come sostituto dei parametri naturali dell‟ordine, sarà quello il suo
sistema di riferimento assoluto. Quell‟infrazione al suo diritto primario sarà il
catalizzatore per ogni sua successiva violazione: da lì dipende il suo futuro
rapporto con l‟amore e lo sviluppo di tutte le sue qualità armoniche ed in egual
modo questo rapporto con l‟amore ed in altre parole con le strategie di apertura,
determinerà la natura delle sue future violazioni.
La primissima strategia di autoboicottaggio, che ci tiene lontani dal fluire
dell‟amore, è la co-dipendenza, codificata dal rapporto genitoriale, nata ancor
prima nella pancia della madre attraverso il cordone ombelicale, ma che si protrae,
quando questi non sono in grado a loro volta di generare una qualità d‟amore
sufficiente: le strategie d‟amore che il bambino prende come consegna familiare
dell‟intera stirpe gli vengono direttamente passate dai genitori.
Così la sua stessa capacità d‟amare è minata, il dolore represso segrega la sua
anima e finchè il debito non sarà evaso, sarà attirato dalla forza disarmonica.
È proprio questo lato ombra a generare strategie che aggirano la mente cosciente
con le più varie forme di autoboicottaggio nella vita pratica: il debito acquisito
infatti lo porta a mantenere intatte le stesse condizioni empiriche nelle relazioni
affettive, mantenendo la consegna ricevuta. A livello profondo il bambino avverte
una scissione tra i parametri familiari ed i parametri empirici, e “per amore”,
tenderà ad incarnare le convenzioni familiari nel suo copione disarmonico
sostituendo alla matrice dell‟ordine, la matrice del suo debito di base. Se
consideriamo l‟amore a livello sistemico come luce, il debito sarà l‟ombra.
Quest‟attrazione fatale nasce con il moto d‟amore interrotto nell‟infanzia. Le
strategie di autoboicottaggio esorcizzano il dolore che si cela sotto il debito
acquisito in questo passaggio, e in tutto il seguito che apparentemente per caso
segue nella vita, ripetendo esattamente il medesimo schema. Il mantenimento di
quel debito empirico è quindi funzionale a non sentire l‟antico dolore
dell‟abbandono. Ma ricollegarsi con esso è l‟unica via che consente di staccarsi
dalla vecchia matrice, che consente di passare dal ruolo del piccolo al ruolo
dell‟adulto, imparando a sperimentare lo stato d‟amore e non quello di bisogno.
Assumersi la responsabilità empirica, riportata dal sistema in tempo reale dal
concepimento, comporta perdere l‟innocencenza, e rendersi disponibili al dolore:
quando al livello del cuore non c‟è spazio sufficiente per sostenerlo si è allontanati
dal libero fluire. La tendenza nella quotidianità, di subappaltare la responsabilità,
viene interpretata come un normale stato di vittima, dove le strategie di chiusura
sono viste come carattere, identificandosi con le stesse. Ciò allontana dalla propria
autenticità, minata da aspettative verso se stessi ed il mondo, filtrando tutto
attraverso critica e giudizio, il miglior autobiocottaggio. Si tratta dell‟opposto
dell‟amore, genera infatti il contrario di quel che apparentemente vuol generare,
cioè l‟esclusione, moto contro-sitstemico per eccellenza. Al contempo mantiene
nell‟incoscienza, perchè non prendendosi le proprie responsabilità, non ci si rende
conto di ciò che genera: critica e giudizio delegittimano l‟altro, coinvolgendo nel
gioco dei piccoli. Vi è una profonda differenza tra questo meccanismo e
l‟opinione: in questa nuova sfumatura la situazione legittima la condivisione della
propria personale esperienza e visione, la sua carica empirica ammette ed include,
richiede questo parere. Quando si cresce in un ambiente fortemente contaminato
da critica e giudizio, li si concepisce come amore, da lì si impara che amarsi può
significare sfinirsi vicendevolmente, cascando in una versione morbosa
dell‟amore stesso. L‟unico modo per uscire da questo vortice è imparare a
sostituire critica e giudizio parlando si sé, sostenendosi come solo chi è nel ruolo
empirico dell‟adulto sa fare.
II . 2 Le Strategie di chiusura
Ogni schema mentale inconscio genera una strategia inconscia, insieme generano
il nostro approccio verso il mondo. Il corpo segue strategie che sfuggono al
controllo cosciente, seguendo uno schema mentale appreso da bambini che
risponde alle richieste dei genitori. Ogni schema mentale scende nel corpo,
diventando un meccanismo del nostro fare, una strategia di autoboicottaggio.
In chiave empirica, le strategie disarmoniche seguono il copione personale di
chiusura. L‟indicatore è la paura, non cosciente ma molto spesso avallata dalla
mante razionale: la paura è l‟antagonista d‟eccellenza dei moti armonici.
L‟intero assetto sensoriale si tara, in base al debito, al servizio delle strategie di
chiusura. Queste sono la parte più visibile del campo disarmonico, lo alimentano
suscitando gli indicatori sistemici, a loro volta, da un lato funzionali all‟ordine per
segnalare la violazione in atto, dall‟altro lato però, giustificano il singolo alla
chiusura stessa.
La realtà empirica non conforme al copione personale è evitata con una forma
primaria, quasi basica, di autoboicottaggio, l‟anestesia. Avviene così, che la
visione personale si auto-conferma con le strategie di chiusura: percependo la
paura, ed i principali indicatori empirici, quali rabbia e senso di colpa in primis, la
mente le giustifica come legittimi comportamenti. L‟intero assetto emotivo,
determinato da tali indicatori, camuffa il debito che provoca la chiusura.
Le convinzioni sul mondo personale sono funzionali a dare al singolo la struttura
e la sicurezza che non conosce a livello profondo, a costo però di privarsi di
qualsiasi diritto di scelta, muovendosi in un libero arbitrio fittizio e disarmonico.
Queste convinzioni, ereditate e acquisite sono la sua propria alterazione.
Le strategie di chiusura, rappresentano la sua autodifesa, ammessa dall‟ordine
secondo la legge della compensazione alla quale questo stesso meccanismo
risponde. L‟autodifesa permette concretamente di aggirare il debito che si mostra
con paura, rancore, rimpianto, inadeguatezza.
Maggiore è il debito, maggiori sono i meccanismi di difesa che sostengono il
contrario, per permettere l‟acquisizione esterna di ciò che ci manca, attraverso la
compensazione, in un moto che tende all‟unità anche se alterato.
Questo accade in maniera lampante nei rapporti affettivi di co-dipendenza o
agency, che tratteremo in maniera più dettagliata avanti. Anticipiamo soltanto
che, i due partner, in un ruolo empirico alterato, si compensano nelle qualità di
luce, ma rispecchiano l‟un l‟altro esattamente il medesimo debito, non potendo
generare la qualità d‟amore armonica e auto rigenerante dell‟ordine, si incontrano
in un unione di bisogno, che scambiano per legittima. A livello sistemico questo è
funzionale all‟auto salvataggio della specie.
Infine, il copione personale si muove secondo aspettative e proiezioni, che in
primis abbiamo verso noi stessi, anche se non sempre a livello consapevole, e poi
allo stesso modo, le riportiamo all‟esterno verso il partner ed il mondo. Così
facendo ignoriamo completamente la carica empirica della situazione: le nostre
aspettative e proiezioni, saranno disattese in quanto manifestazione esse stesse
della nostra alterazione, essendo una strategia di chiusura, e pertanto non faranno
altro che alimentare il debito, deviando la realtà sistemica ed impedendoci di
allinearci al fluire. Da qui la ragione empirica per la quale critica e giudizio sono
un perfetto autoboicottaggio.
II . 3 Autoboicottaggio nella vita di tutti i giorni
Autoboicottaggio è co-dipendenza. Autoboicottaggio è critica e giudizio. Gli
effetti di mancanza di autostima sono autoboicottaggio, le eccessive convinzioni e
credenze lo sono. Non prendersi la responsabilità è autoboicottaggio. Dimenticarsi
l‟appuntamento importante è autoboicottaggio, o arrivarci troppo tardi.
Autoboicottaggio è anestesia. Non sentire, non ascoltare sono autobiocottaggio.
Non parlare a proprio sostegno lo è. Il senso cronico del dovere è
autoboicottaggio. Fratturasi la gamba prima di partire per la settimana bianca è
autoboicottaggio. Autoboicottaggio è la febbre il giorno del compleanno.
Autoboicottaggio è dimenticarsi di prendere la pastiglietta. Pure sbagliare la
ricetta del dessert per l‟incontro galante è autoboicottaggio. Autoboicottaggio è
svegliarsi troppo tardi per andare a lavoro, svegliarsi storti, rimanere col muso,
perdere il bus, e il resto della giornata va a rotoli. Sminuirsi verbalmente è
autoboicottaggio “sono proprio stupido”, “è colpa mia”, “non ce la posso fare”.
Stressarsi è autoboicottaggio, non pensarci è autoboicottaggio. Dimenticarsi le
chiavi è autoboicottaggio. “Sono tua” è autoboicottaggio, “come farei senza di te”
è autoboicottaggio. “Non capisco niente”, “non mi và”, “ci penso io” sono
autoboicottaggio. “Se tu ci vai ci vengo anch‟io”. “Si-si-si” e “no!no!no!” sono
ancora autoboicottaggio. Tutti gli eccessi sono autoboicottaggio. “Se non andiamo
dove dico io non vengo” è autobiocottaggio ma lo è anche “che ne dici....se
andiamo lì ti prometto che poi farò come vuoi tu”. Ridursi all‟ultimo momento
quando si ha una scadenza è autobiocottaggio. Lasciare la palestra perchè non si
ha tempo con tutte le cose da fare anche se ne abbiamo molto piacere, è ancora
autoboicottaggio. “Vorrei ma non posso” è autoboicottaggio. Mangiare schifezze
è autoboicottaggio. Farlo bene o non farlo per niente è autoboicottaggio.
Tutto ciò e molto di più, in mille forme è autoboicottaggio. Ogni volta che
attuiamo una strategia di chiusura lo stiamo sperimentando.
II . 4 Autoboicottaggio nella mia vita
Questo argomento è tanto scomodo quanto lato.
Guardandomi, posso ammettere che nella mia vita il ruolo di questo meccanismo
di difesa, di questa dinamica più o meno sotterranea, è stato rilevante, che si tratti
della quotidianità o che si tratti di grandi scelte che determinano, o hanno
determinato, talvolta fasi significative. Questa è una di quelle.
Il sostenersi incondizionatamente o almeno talvolta anche timidamente, sarebbe
senz'altro bastato a permettermi di avanzare un pò più veloce in questo viaggio
ma....se c'è qualcosa che posso affermare con certezza a proposito di
“autoboicottaggio”, come un sottotitolo è “dove la volontà si ferma”. Sì, sono
infatti i fatti a testimoniare come, in tali situazioni di vicinanza maggiore al debito
o di particolare risonanza con l'ombra, che si evidenzia l'incapacità di dare dei
freni a questo processo che vedo come una sorta di “aspirapolvere” d'energia, una
sorta di risucchio che pian piano s'impadronisce di me e più lo alimento, più ha
bisogno di nutrirsi. Per quanto mi riguarda, può essere un passaggio momentaneo,
che nel tempo ha assunto modalità diverse, molto è teso a compensare momenti di
forte movimento emotivo, magari inconscio, ma indipendentemente dalla mia
consapevolezza, se in passato questi episodi potevano caratterizzare lunghi
periodi (intendo anche lunghi mesi di discesa) ora possono essere pochi giorni,
ma sono giorni, che quasi fisiologicamente, il mio essere mi chiede, e , come
accennavo prima, la mia volontà non può comandare. O perlomeno, la forza che
sento di impiegare per cambiare rotta, è moltissima. Sento queste circostanze
come il gap della mia evoluzione personale, se non l'unico, uno dei fondamentali.
Ritornare incapace di decidere per me stessa, lottare contro il nulla
apparentemente. In realtà è un lottare contro me stessa. Ed essendo me contro me,
a parità di forze resto immobile.
Se c'è qualcosa nella quale credo fortemente è che l'essere umano è pura
trasformazione, adattamento, crescita, espansione, Amore. Per questa ragione, ho
deciso di approfondire questa sfaccettatura del poliedro che siamo...perchè possa
entrare luce a illuminare e il resto andrà al proprio posto con i giusti tempi.
La necessità di portare soluzione in quest'ambito, per ora si sta facendo una
questione sempre più concreta, da che, l'autoboicottaggio per me rappresenta un
freno a ciò che posso creare, che posso dimostrare, a me stessa e al mondo
esterno. E' una legittimazione che cerco presso di me, per poter essere felice,
amata, soddisfatta, centrata, Adulta, Donna.
Nessun essere umano può sopportare in eterno
l’esperienza stordente della propria impotenza
ROLLO MAY
Il solo dispormi a scrivere sull'argomento mi agitava. Due forze dentro di me si
scatenano in direzioni contrapposte: da un lato voglia di mettere ordine, nero su
bianco qualcosa che nella pratica mi appartiene profondamente. Dall'altro la
stessa forza, la stessa energia che vorrei descrivere si manifesta come freno
all'ordine, all'iniziativa personale, all'entusiasmo, alla basica autostima.
Sicuramente questa dinamica delle forze contrapposte é qualcosa che torna
puntuale nei periodi di pressione straordinaria: il confronto tra la me adulta che
necessita manifestarsi, avere legittimazione e riconoscimento verso il mondo e
nella vita (generalmente ciò ha riferimenti concreti nella quotidianità o prove,
eventi, sfide da affrontare) si scontra con la mia bambina, le sue paure, ansie ed
insicurezze. Ciò provoca un'immobilizzazione vera e propria, tendenzialmente
accompagnata a un'attività mentale confusa, che mi allontana dalla realtà, dalle
soluzioni possibili, dalle mie capacità effettive e, in conclusione, dal semplice
fare.
Per queste ragioni, lo stesso approccio a questa tesina, diventa per me spunto di
riflessione, motivo di analisi.
Sono passati molti giorni, sicuramente troppi, dalle mie prime e ispirate righe al
procedere della mia stesura, ma nel frattempo col maturare dei tempi lo sono
anche le idee.
La mia analisi personale mi porta ad osservare il profondo collegamento che
esiste tra l'autoaccettazione e il mondo, il sé e i suoi specchi all'esterno.
Le radici della ricerca d'amore nascono nell'infanzia in famiglia. Questa arcana
ricerca che ci muove nel mondo durante tutta la vita, e attraverso la nostra crescita
ed evoluzione, passa ed è intrisa di ogni momento di perdita della fiducia in se
stessi, rispecchiata dai genitori con la disapprovazione. Il punto potrebbe
sembrare banale o scontato. Ma trovo sia il seme chiave di tutta la questione. Ogni
volta che il bimbo percepisce o solo teme la perdita d'amore delle sue linee guida
(genitori biologici o chi ne fa le veci), si trasforma in modo da piacere loro e
ottenere o ritrovare il loro “amore/approvazione”. Nello specifico le possibilità
sono le più diverse, a seconda del ruolo empirico dei genitori genitori, del debito
sistemico che portano, della qualità d'amore che sono in grado di trasmettere, o
ancora della consegna familiare con la quale lo stesso bambino nasce.
Da qui si determina cosa e come l'autoboicottaggio si manifesterà nella vita di
ogni essere, seguendo le linee dell'alterazione ricevuta o acquisita.
Molto interessante è il nesso di tutto ciò con “critica e giudizio”. Questo fattore
infatti, all'apparenza tanto scontato nella vita di tutti i giorni, svela una ricchezza
di dettagli sia sull'origine delle nostre debolezze, sia sulla nostra polarizzazione
yin o yang, sulla nostra autostima e quindi su tutto ciò che in primis noi stessi non
riusciamo ad integrare, quell'ombra che racchiude la chiave di volta, il nostro
anello mancante.
Nella mia famiglia, la primissima educazione mi è stata passata dalla nonna
materna, donna forte e amorevole, molto critica e rigida su ciò che si fa e che non
si fa. Tutto ciò che non è contemplato nel suo mondo personale è oltre i giusti
modi di agire. Questa rigidità di comportamento, e la presenza di uno spiccato
senso del giudizio lo ritrovo anche da sempre in mio padre, il quale nel mio
ricordo di bambina, alternava bene momenti di esaltazione personale a momenti
in cui la sua vittima rabbiosa usciva fuori in moti incontenibili e prevaricanti. Mia
madre mi insegnava a non criticare, giustificando il mondo intorno a me, e
attraverso il suo modo yin, cercava di sostenermi. Sono cresciuta in una famiglia
in cui critica e giudizio seppur, più o meno velatamente, erano all‟ordine del
giorno. Le giustificazioni razionali erano ben argomentate, e creavano le basi per
una visione realistica della propria verità. Così sono cresciuta, con un divario
dentro me, che mi ha portata ad aprirmi da una parte e a difendermi dall‟altra.
La paura che mi porto dentro, e la rabbia che mi sono concessa di guardare in
questi preziosissimi anni di crescita nella Lumh, è ora più gestibile...lo spazio del
cuore è cresciuto con me, iniziando a liberare il dolore represso. Grazie alla
fiducia in me stessa che ho imparato e che sto ancora imparando ad alimentare,
attraverso un costante fare quotidiano, un lavoro da formica lo definirei, dove la
scelta delle parole e dei pensieri sono per me il primo passo, il primo strumento.
Una conclusione semplice sulla radice della natura del mio autobiocottaggio,
qualunque sia la sua manifestazione nel mio mondo del fare è che sento che tutto
nasce dalla disgregazione tra il mio yin e il mio yang, tra la mia parte bambina e
la mia parte donna, adulta.
In questi anni di percorso, attraverso lo stimolo di questa ricerca, di questa
smisurata passione e fortuna che ho l'occasione di vivere, il viaggio attraverso
l'ombra ha preso le forme più diverse. Da quelle vittimistiche, in cui entravo in
risonanza con l'emozione d'ogni compagno di percorso (le lacrime non si
contavano: non c'era spazio nel cuore per contenere più nulla) sino, alla luce di
chi sono oggi, la capacità di sperimentare anche il sostegno, la trasformazione. La
morbidezza ha levigato il mio yang, e nell'ultima visualizzazione della mia
bambina interiore, la gioia che mi ha dato vederla felice e leggera, luminosa
d'amore è per me la conferma dei miglioramenti radicali e radicati che la vita,
attraverso questo percorso di consapevolezza, mi ha dato.
Individuare le ragioni nascoste, che bloccano il fluire dell'energia che ci
accompagna nella vita, che libera le nostre scelte, il nostro fare è fondamentale.
Essendo la natura dell'autoboicottaggio, per la maggior parte inconscia, il lavoro
sul Sé è importantissimo. Infatti, l'autoboicottaggio è il meccanismo di difesa per
eccellenza che va a proteggerci da delusioni, ferite, paure. Troviamo senza
accorgercene, la strada che meno ci espone al rischio, ma al contempo che più ci
allontana dalla vita. Questo accade ad un livello molto profondo, è qualcosa che
impariamo da piccoli, nell'infanzia, quando siamo spugne verso la famiglia,
spugne in cerca d'amore. Così, nelle nostre primissime esperienze registriamo e
cristallizziamo rapporti causa effetto del nostro agire, in risposta al mondo
esterno, e le portiamo avanti nella crescita, dimenticando le radici di tali moti. La
volontà non basta a modificare questi meccanismi che col tempo si rivelano
controproducenti a livello razionale, ma incontrollabili e quasi imprescindibili.
Ancora ricordo la prima volta che ebbi un colloquio col Prof. Hardy. Dopo aver
parlato con lui del mio passato e del profondo empasse che attraversavo da più di
un anno, non riuscendo più ad uscire di casa se non per le primarie necessità e con
uno sforzo disumano, conclusi “Io voglio superare tutto questo!” e lui mi rispose
con estrema naturalezza “La volontà non basta”. Questa frase risuonò in me per
molto tempo senza che io la potessi comprendere, tanto meno accettare. Ero in
una situazione in cui, tolta la mia volontà personale, sentivo di non avere
nient'altro su cui contare...Ad ogni modo ero consapevole che la mia stessa
volontà mi abbandonava a momenti di magistrale apatia, dove io svanivo nel
nulla, e non c'era niente in quei momenti che mi potesse tirar fuori, risucchiata da
un vortice nero e gigante. In quel momento le sue parole echeggiavano dentro me
irritandomi profondamente. La mia arroganza non trovava pace, come se non
avessi che da arrendermi a tutto questo...come se già non lo facessi abbastanza.
Solo dopo molto tempo ho avuto modo di alzare la mia visione, di tradurre quello
che mi suonava come un verdetto in uno scrigno di risorse tutte da scoprire.
Infatti, alla base di questo si nascondono tutte le nostre paure ed insicurezze, che
senza accorgerci continuiamo ad alimentare, identificandoci con esse e con
un'immagine di noi stessi, limitata che recitiamo ogni volta che ci sentiamo vicini
al pericolo di turno. Facciamo in modo di rispondere esattamente al “copione
personale” che ci siamo creati a pennello. Quando inizia l'indagine di crescita
personale pian piano si smantellano i miti e le credenze sul mondo ma ancor di
più su noi stessi, si scava nel profondo portando alla luce parti di noi censurate
nella notte dei tempi, parti di noi che cercano disperatamente di esprimersi, al
quale tarpiamo le ali, senza accorgerci che potrebbero essere la nostra chiave di
volta, se solo le imparassimo ad accettare liberi dal giudizio e dalla paura.
L'importanza dell'ascolto. Sull'importanza dell'ascolto va la mia riflessione.
L'ascolto e il farsi sentire. La connessione di tutto questo con la paura. Ascoltarsi,
nel corpo e nella propria voce interiore per abbandonarsi al libero fluire. Il costo è
entrare nell'ombra, in uno spazio dove il rischio dell'incontro col dolore, con la
rabbia è inevitabile, è un processo obbligato. Rilasciare la paura entrandoci
dentro, affrontando l'inadeguatezza che viene a galla, scoprendosi, accettando di
vedersi, di essere visti e ascoltati, facendolo con se stessi in prima persona,
aprendosi ad un ascolto interiore profondo. È il primo passo verso la guarigione.
Arrendersi porta dallo sforzo al fluire.
I I I
DENTRO L’AUTOBOICOTTAGGIO
Quando si ritiene che aver sbagliato sia un evento catastrofico,
si tende a evitare scelte e decisioni.
Dunque lo sviluppo di una personalità individuale viene soffocato.
EDWARD WHITMONT
A fronte delle precedenti considerazioni in merito all‟autoboicottaggio, viene
spontaneo riflettere su quanto sia ampio e pervasivo l‟ambito di competenza
dell‟argomento.
Cercare di tracciare una struttura sembra quasi far indossare una taglia 40 a chi
avrebbe bisogno di portare una 48. Detto questo però, bisogna tenere conto delle
premesse dalle quali muoviamo, nel senso che, a ben rifletterci, siamo di fronte
alla manifestazione di qualcosa che deriva direttamente dall‟ordine. Qualcosa che
ha, come abbiamo visto, una precisa funzionalità imprescindibile. Qualcosa che
segue leggi precisissime ed universali. Questa certezza, questo punto fermo, fa sì
che il cielo si sgomberi dalle nuvole. Ovvio è che quando ci si sposta dalla teoria
alla pratica, il mondo prende colore. Quando nella nostra vita incappiamo nei
trabocchetti dell‟autoboicottaggio, decifrarli non è poi sempre semplice.
Ma visto che è proprio la legge sistemica che ci offre le basi, allora partiamo da lì.
Basterà tanto per cominciare riflettere su due grandi tipi di strategie: quelle di
apertura e quelle di chiusura.
Le prime riflettono l‟armonia con l‟ordine, il proprio fluire all‟interno di esso,
sono strategie d‟amore e le affronteremo in maniera approfondita più avanti. Le
seconde invece, come abbiamo precedentemente trattato, sono quelle nelle quali
ci muoviamo quando parliamo di autoboicottaggio.
Come due macro insiemi, le strategie di apertura e le strategie di chiusura sono le
fonti dalle quali, a secondo del debito, attingiamo per fare nella nostra vita.
Quando parliamo di autoboicottaggio attingiamo alla vorticosa ed alterata fonte
contro-sistemica della chiusura.
Tenendo presente che strategie di chiusura e paura, indissolubilmente legate, sono
il punto di partenza, di seguito andremo a vedere alcuni dei sotto insiemi che vi
appartengono. Si tratta di forme di autoboicottaggio che, a seconda della qualità,
della quantità e della provenienza del debito di cui si è portatori, vanno a
compensare tacitamente, laddove da soli non siamo capaci di trasformare.
III . 1 Le strategie padre/figlia
Un primo esempio che vediamo sono le cosiddette Strategie padre/figlia.
Durante la crescita, e a seconda dell‟evoluzione del degrado, sempre in risposta a
quell‟antico moto d‟amore interrotto, il figlio/a o colui che pur in età avanzata si
trova ancora in questo ruolo empirico, metterà in moto strategie di stress di varie
forme, tutte atte a cercare in un modo o nell‟altro di conquistare l‟attenzione del
genitore reale o di colui con il quale rimette in essere il medesimo rapporto. Non
importa quanto ne sia consapevole, anzi, se andassimo a dire ad un adolescente
che scappa di casa, che lo fa perchè inconsciamente cerca l‟amore dei genitori,
rischieremmo una denuncia.
All‟età di tredici anni, dopo aver messo appunto un piano perfetto, decisi di
scappare di casa. Avevo pianificato tutto nei giorni precedenti. Avevo messo da
parte i pochi soldi che mi passavano tra le mani e avevo preparato uno zainetto, lo
stesso che usavo per la scuola: dentro niente libri quel giorno, solo un quaderno
per scrivere, una felpa più pesante, uno spazzolino, e qualcosa che non ricordo più
ma che mi era caro all‟epoca. Avevo organizzato tutto, per andare “a stare un pò
in pace”. Nella mia visione di ragazzina cercavo semplicemente di allontanarmi
da ciò che in famiglia era stretto per me. Finita la giornata di scuola, era mia
intenzione andare in stazione, prendere il treno e fare giusto quei pochi kilometri
che mi avrebbero portata a Otranto in venti minuti. Il colpo di scena fu, che
proprio quel giorno, la mia migliore amica più grande di me di tre anni, per la
prima volta era venuta a prendermi in vespa per farmi una sorpresa. Al vederla mi
crollò il mondo addosso. Decisi di chiederle di accompagnarmi in stazione. Senza
spiegazioni all‟arrivo le chiesi di mantenere il segreto qualsiasi cosa fosse
accaduta, e lei annuì. Quel tempo in treno fu qualcosa che ricordo ancora
nitidamente. Dentro mi scoppiava il dolore di una vita, non importava quanti anni
avessi, ma era qualcosa d‟incredibilmente grande per me. Piansi lacrime copiose,
singhiozzavo ininterrottamente... cercavo la pace, cercavo il respiro che credevo
solo il mare aperto mi potesse dare. Arrivata in stazione a Otranto, non feci in
tempo a guardare fuori, che mia madre era già lì. Rigidamente addolorata e
arrabbiata. Ricordo solo che mi disse “ma a noi non ci hai pensato?”
Tornammo a casa in silenzio, la punizione fu lavare tutte le piastrelle del bagno,
ma non mi pesò, karma yoga per me... in ogni piastrella lasciavo un pensiero,
perdendomi nel vuoto che ero tornata ad abitare.
Se allora mi avessero detto che cercavo l‟amore dei miei genitori, scappando di
casa, certamente avrei negato. Volevo solo stare da sola. Forse come già stavo.
L‟anno seguente i miei si sarebbero separati. La settimana successiva iniziai i
miei sei anni di analisi che mi accompagnarono sino al quarto superiore.
Il tempo mi ha riportato spesso a quel viaggio in treno.
Di tanto intanto la voglia di fuga ritorna, ora sento cosa mancava.
Le strategie padre/figlia sono varie. L‟esempio della fuga appartiene nello
specifico alle strategie di ribellione. Queste mettono in atto un vero e proprio
tradimento e sono anche strategie di stress. Le altre forme nelle quali si
manifestano consistono sempre in linea di massima nel fare l‟opposto di ciò che
gli si dice. Sono strategie che parlano di un‟alterazione del ruolo empirico
tendente allo yang. Quindi se ne deduce anche la mancanza d‟integrazione della
carica yang genuina, la mancanza di riconoscimento dell‟autorità, ed un moto
rabbioso che prevale. Le strategie di ribellione hanno come denominatore comune
lo shock che cercano di provocare: se non si riesce infatti ad avere l‟amore, si
cerca di avere almeno l‟attenzione e con la preoccupazione che generano di fatto,
la ottengono. Così, vedremo i tatuaggi fatti di nascosto e contro il premesso,
magari sotto la maggiore età, tutti gli altri segni di alterazione sul corpo come
piercing, capelli dai tagli più improbabili, abbigliamenti che comunemente fanno
andare su tutte le furie le mamma e i papà, specie nei giorni di festa.
Infine appartiene sempre alle strategie di ribellione, la vendetta, passata con
strategie di stress. Frequentare quegli amici che a papà non piacciono, scappare
col primo che capita, ecc. sono tutte strategie mosse da un unico meccanismo.
Una variante più yin, ma ovviamente dalla sfumatura alterata, sono le strategie di
seduzione. In questo caso si tende al richiamo d‟amore, con sottile opportunismo.
In un certo senso ci si conquista l‟amore. Così quando diciamo “seduzione” però
non ci riferiamo soltanto a quel fare sdolcinato, all‟avvenenza del corpo,
all‟elegante provocazione, ci riferiamo anche a questo. Tuttavia limitare le
strategie di seduzione a tutto ciò che la nostra società abilmente ci richiama
sarebbe riduttivo. Fa parte delle strategie di seduzione infatti, la sindrome del
primo della classe. Verrebbe da pensare che si tratti di qualcosa che inizia e
finisce con gli studi scolastici, invece molto spesso diventa il trampolino di lancio
per un‟ottima carriera in età adulta. Si tratta di chi ha sempre la risposta a tutto, la
soluzione chiavi in mano, è sempre quel passo più avanti che fa la differenza. Non
gli sfugge niente, è abile e sottile, sa sempre come fare per conquistare il suo
obiettivo, un amore travestito. Seduzione quindi per lui significa strumentalizzare
le proprie doti, commercializzare il proprio codice
III . 2 La vittima, il Devo
La vittima non è riconosciuta dall‟ordine in quanto tale. Come abbiamo detto al
principio, il sistema, che non prevede nè colpa ne merito, non può sostenerla,
conoscendo solo la responsabilità, che sia presa o che sia mancata. Pertanto
questo ruolo fittizio è un autoboicottaggio perfetto, che la vede protagonista di
continue e immancabili sventure. In un modo o nell‟altro la sua visione alterata la
porta a dire “capitano tutte a me” e c‟è sempre qualcosa, al di fuori del suo
controllo, che mina il suo tanto anelato equilibrio. La sua paura è troppo forte per
poter essere in grado di mettersi al centro della propria vita come artefice della
sua fortuna, così vive del riflesso di ciò che dall‟esterno le arriva. Non sentendo la
responsabilità, viaggia nel mondo come un eterno bambino in richiesta,
aumentando, con le sue strategie di subappalto, il proprio debito
inequivocabilmente. Col tempo la paura lascia il posto alla rabbia. L‟alterazione
empirica aumenta, le sue strategie di autoboicottaggio si fanno più spigolose: non
sarà più una semplice vittima, ma si trasforma in quella che, secondo la
metamorfosi empirica definiamo “vittima rabbiosa”. Indipendentemente dal
proprio sesso biologico, ma in stretta relazione con la propria polarizzazione yin o
yang, possiamo dire che, finchè l‟indicatore della paura è il prevalente (piccolo,
yin alterata, uomo yin) siamo nella vittima. L‟aumento di debito, quindi l‟aumento
della rabbia, porta in gioco la carica yang: in termini di ruoli siamo dal finto yin al
finto yang. Qui vedremo non solo atteggiamenti vittimistici ormai conclamati, ma
saranno colorati da schizzi di rabbia improvvisi, sino a rabbia conclamata,
aggressiva ed incontenibile man mano che ci si sposta nello yang.
L‟autoboicottaggio in questi casi coinvolge anche i familiari, o chi è vicino
all‟individuo, che si può ritrovare inaspettatamente coinvolto, se non addirittura
accusato.
In tutti i casi, che si tratti di vittime o di vittime rabbiose, la mancanza di capacità
di assumersi la responsabilità di se stessi e della propria vita, è una strategia di
autoboicottaggio consistente, che a meno che non inverta la rotta, guardandosi il
proprio dolore, trasformandolo e liberandolo, mina inevitabilmente la sua
esistenza.
La vittima si sente in colpa per natura, soffre prendendosi responsabilità che non
le competono (compensando le proprie di fronte alle quali manca). La qualità
d‟amore che riconosce è la stessa che le appartiene, potremmo dire yin alterata,
(dolce, docile, accondiscendente).
La vittima soffre di mancanza di autostima. Una delle sue strategie preferite è il
devo. È questa distorta concezione della responsabilità che le appartiene. Il
sistema la riporta ovviamente come debito acquisito. Il senso del dovere infatti,
non essendo funzionale, costituisce un‟infrazione. Ci segnala il rapporto alterato
con se stessi in quanto significa negare il libero arbitrio. L‟auto convincimento
morale che si nasconde dietro il devo ci evidenzia la scelta di paura:
delegittimandosi è severo e duro con se stesso, si nega la possibilità di errore,
negando il libero arbitrio si nega anche questo suo diritto importantissimo. Questo
atteggiamento che ci mostra l‟arroganza della mente e l‟imposizione verso se
stessi, si ribalta poi all‟esterno sotto forma di aspettative. Il senso di
inadeguatezza che vive si esprime attraverso il dovere, il suo indicatore prediletto
è il senso di colpa, che a catena genera la sua rabbia. Generalmente chi entra nel
ruolo della vittima sperimenta una carica rabbiosa repressa, addirittura maggiore
di chi, al contrario è nel ruolo del carnefice. La rabbia repressa per la vittima si
trasforma spesso in forme di autopunizione, rivoltandola contro se stessa.
Nella mia famiglia, in quanto primogenita con due sorelle minori, il mio ruolo di
vittima ai tempi della separazione era assolutamente forte nel mio sentire. Mi
percepivo impotente e al contempo responsabile per tutti i miei familiari. Il ruolo
centrale che le dinamiche mi avevano portata ad assumere, lo vivevo con forte
partecipazione. Sebbene mi lamentassi di questo non ero consapevole di quanto in
realtà non stessi esercitando il mio ruolo di figlia, che mi apparteneva di diritto.
Così mi trovavo ripetutamente ad ed essere il tramite tra i miei genitori, tra loro e
le mie sorelle. Il tempo passava, la rabbia cresceva ed io iniziavo a ribellarmi a
qualcosa alla quale in precedenza non solo avevo accettato, ma che molto spesso
senza accorgermene incrementavo. Mi prendevo la responsabilità per tutti, tranne
che per me stessa. Quando iniziai a cambiare atteggiamento, inizialmente venivo
anche giudicata in quanto il ruolo che ricoprivo si trovava man mano vuoto, ma è
stato l‟inizio di una serie di trasformazioni, tutt‟ora in atto.
Iniziare questo cammino di consapevolezza mi ha insegnato quanto, quando si è
collegati alle proprie radici primarie, non si ha bisogno di far nulla per essere
collegati all‟amore, si interpreta in automatico un copione legittimo, si riconquista
naturalmente il proprio posto all‟interno della gerarchia familiare. Il sistema
riconosce tutto questo, e lo riporta empiricamente. Noi sentiamo il suono del
fluire e ne facciamo parte.
III . 3 Co-dipendenza o Agency
Un‟ultima strategia di autoboicottaggio che andiamo ad affrontare è lo stato di co-
dipendenza o Agency.
Prima di entrare nel vivo della questione è necessario aprire una parentesi.
L‟argomento co-dipendenza, presuppone una relazione affettiva, quindi un
rapporto a due. Non entreremo nelle dinamiche di coppia vere e proprie ma ci
basterà tener presente che, come in tutti i fenomeni che stiamo trattando, ci
muoviamo nella visione empirico-sistemica, pertanto che si tratti di fenomeni che
riguardano il singolo, che riguardano una circostanza, o che invece riguardano la
coppia, ricordiamo che le leggi dell‟ordine valgono per ogni sua manifestazione.
Quindi il concetto di unità e di compensazione sono e restano fondanti.
Detto questo, per affrontare il mondo della coppia da questo punto di vista mi
piace introdurre la questione affrontando il concetto di sintonia e tensione.
Nella coppia, a livello istintivo si ricreano le possibilità che permettono la
salvaguardia della specie. Si crea un‟unità attraverso la tensione tra i due opposti
che si attraggono e si compensano, al livello profondo si riconoscono per
garantire il miglior completamento biologico della propria stirpe. La tensione tra i
due opposti crea l‟equilibrio, perchè gli opposti si equivalgono. Più di sta bene
nella coppia, più la tensione cede il passo alla sintonia. Più si sperimenta unità
nella coppia, più la tranquillità generata è nociva: questo processo infatti non fa
altro che fossilizzare i propri buchi emotivi fissandoli indelebilmente nel profilo
di ognuno. Infine, come i due opposti si uniscono nella coppia, allo stesso modo
sono presenti in noi in quanto individui singoli, facendoci portatori di luce ed
ombra, di yin e di yang, di maschile e di femminile.
A prescindere dal nostro sesso biologico, siamo dunque portatori di ambedue le
ceriche: Animus e Anima sono il contenitore ideale di ognuna. La tensione tra
esse genera l‟attrazione o meno verso il partner. Animus e Anima sono due parti
di noi, quella che dopo la pubertà resta cosciente è quella affine al sesso
biologico, mentre l‟altra scivola nell‟inconscio. Le due parti si muovono in
maniera indipendente, talvolta opposta e determinano chi siamo. L‟ambito
dell‟Animus è alla base di ogni agire maschile, che per gli uomini rappresenta la
carica yang primaria conscia, mentre per le donne la carica secondaria inconscia, i
cui principi attivi sono espressi nel Codice Yang. L‟ambito dell‟Anima è il
femminile, per le donne carica primaria conscia e per gli uomini carica secondaria
inconscia, di cui il Codice Yin raccoglie i principi attivi.
Ogni incontro di coppia muove per compensazione di luce e affinità d‟ombra.
Pertanto significa che a seconda del debito e dell‟alterazione del proprio ruolo la
compensazione che nella coppia avverrà seguirà queste tacite regole dell‟ordine.
Accade così che la parte inconscia del sesso opposto si riconosce nella parte
conscia del partner, quale completamento che genera unità, da qui
l‟innamoramento.
Il gap che ci avvicina all‟argomento che tratteremo, l‟agency, è questo: più ci si
allontana da una polarizzazione di yin e yang integrati, più la nostra tensione
verso l‟unità rispecchierà tale alterazione. Così più una donna non ha un‟Animus
sano, perchè ad esempio suo padre era assente o a sua volta portatore di una carica
insufficiente, più i suoi talenti resteranno inespressi in quanto per una donna
l‟Animus è la piattaforma del suo yin. Se al contrario, è portatrice di un Animus
espanso, ossessionante, più ciò indebolisce la sua autostima, la rende aggressiva,
ed essendo scissa dal femminile, mette in atto autoboicottaggio.
L‟uomo con un Anima che sovrasta l‟Animus essendo anch‟egli scollegato dal
maschile, ha una base emotiva debole, che non riesce a sostenere le proprie
aspettative. Apparentemente gentile e comprensivo è mentale e spesso cinico,
tende alla vendetta verso le donne perchè lo yin per lui significa assenza di yang:
ha molta rabbia arretrata e tende alla vittima.
Tornando al concetto iniziale di sintonia e tensione, possiamo quindi affermare
che, se ricreiamo l‟unità al nostro interno come singoli, questo accade anche nella
coppia ma, come abbiamo appurato il debito porta alterazioni dei ruoli empirici.
Quindi come può esserci carenza di Animus o Anima nell‟individuo, può esserci
la stessa carenza anche nella coppia. Quando questo accade, la relazione affettiva
che si vivrà non sarà capace di generare amore armonico ma sarà uno stato di
bisogno. La relazione che si vivrà sarà di co-dipendenza o Agency.
Entriamo ora nel vivo. Lo stato di Agency, a seconda della carenza di cui si è
portatori può essere di due tipologie: l‟Agent Classico o Sindrome della brava
bambina o l‟Agent portatore della Sindrome del Salvatore.
Quando la carenza è di Animus siamo in presenza dell‟Agent Classico, della
sindrome della brava bambina.
Nonostante le forme siano tante e le eccezioni altrettante, si possono tracciare
delle linee guida.
La strategia di dipendenza si manifesta come simbolo corporeo attraverso
l‟indicatore della rabbia, in quanto senza accorgersene subisce la vita. L‟individuo
può aver sentito l‟indecisione dei genitori al suo arrivo, la loro paura del futuro, le
loro preoccupazioni, così potrebbe essere nato prematuro. Il senso di colpa che
avvertirà lo accompagnerà a livello profondo per tutta la vita. Come abbiamo
detto in precedenza, il primo stato di dipendenza che sperimentiamo avviene nel
grembo materno, quando lei ci collegava al mondo attraverso il cordone
ombelicale: l‟Agent sta bene solo ricreando quella dipendenza, così da via il suo
potere, stando sempre fuori da sé. Così è capace solo a dire “Si”, quel si
automatico indipendentemente dalla carica della situazione e dal proprio sentire,
da cui è ovviamente scollegato. Questo perchè, ad ogni modo non è capace si
sostenersi. I suoi comportamenti autoboicottanti faranno in modo ad ogni costo
che egli si muova per guadagnarsi l‟amore, così farà di tutto per soddisfare al
meglio l‟altro. D‟altra parte l‟agent sente prima gli altri e poi se stesso: se stanno
bene loro, dopo e di riflesso, sta bene anche lui. In questo modo non sceglierà
nulla per sé: la sua difficoltà di ricevere si deve all‟atavico senso di colpa che si
porta dentro. È proprio per questo che evita lo scontro a tutti i costi: quando
accade, il suo senso di colpa è smisurato e insostenibile e farà sì che egli si adatti
ancor di più alle esigenze del partner. Spesso le coppie che non litigano mai
seguono questo copione. Il sentire è a loro precluso, ma quando anche nel corpo si
tenta di soddisfare l‟altro si acquisisce un debito sempre più pesante. Infatti è nel
corpo che la rabbia repressa si manifesta attraverso strategie di compensazione: al
livello sessuale l‟uomo avrà mancanza di erezione, mentre la donna sperimenterà
mancanza di libido. L‟agent non fa sesso ma solo l‟amore, d‟altro canto vive la
sessualità con vergogna. Il sentire viene sostituito così dal capire. Infine il devo è
vissuto moltissimo dall‟agent: sarà però una sorta di „devo pratico‟, ovvero il
dovere di fare qualcosa per l‟altro.
L‟agent non sa essere autentico ed è come una spugna, un camaleonte nei
confronti dell‟ambiente circostante. Nel partner ritrova la madre o il padre e la sua
affinità all‟ombra, fa sì che riesca a sentirsi solo nel dolore: non potendo sentire il
piacere che lo farebbe sentire in colpa, si anestetizza.
Tutte le strategie scendendo nel corpo sono visibili anche fisicamente attraverso
precise caratteristiche. Così, la gentilezza e l‟accondiscendenza di questa
tipologia, gli farà sfoggiare un sorriso obbligato, avrà creato una barriera
energetica che porterà la sua schiena a inclinarsi in avanti o indietro, le sue pelvi
arretrate lo faranno riconoscere dal Salvatore.
Si tratta di persone senza slancio in avanti, frenate e con poca vitalità: le sue
energie sono tutte impiegate nel trattenere, nel sopprimere le sue forze vitali.
In mancanza di Animus sono due i ruoli empirici originari che rispondono a
questo profilo: l‟Uomo yin, il “Cocco di mamma” e la donna yin e la Donna Yin
alterata, la “Figlia di papà”.
La sfumatura del Salvatore è ricoperta dai ruoli empirici dell‟Uomo Yang
Alterato (cocco di mamma) e dalla Donna Yang (figlia di papà) come partenza.
In questa tipologia di Agent, cura e potere si equivalgono. Il salvatore infatti fa in
modo di essere vittima della vittima che egli stesso sceglie. Ha il potere di creare
e mantenere stati di necessità in modo da poter essere utile, innestando e
alimentando la dipendenza. Il salvatore gestisce l‟altro invadendo ogni spazio
senza chiedere il permesso. È lui a sapere cos‟è meglio per l‟altro arrivando quasi
a sostituire la propria convinzione con la realtà del partner. Apparentemente a
buon fine, offre la sua spalla, le sue energie fisiche e morali, ma è in realtà
esattamente questo quel che cerca. A lungo termine questa tensione-unione
forzata, farà soccombere sotto il proprio stesso sforzo, sfinito, il salvatore.
Con un Anima debole che gli faccia integrare lo yin, disprezzerà le donne,
serbando rabbia.
I V
USCIRE DALL’AUTOBOICOTTAGGIO
Il terreno dei misteri è il limite dove la forza incontra la forza
poiché è il sorgere delle forze inesplorate e indomite che non seguiranno
la logica della nuda forza e dunque agiscono in modo inesplorato
STARHAWK
VI . 1 Accettazione, radicamento, integrazione
Lo stato di debito, a parte i casi in cui è così pesante da causare l‟estromissione
dal fluire, può essere evaso. Il sistema grazie agli indicatori, cerca costantemente
di indicarci la via per farlo. Addirittura attraverso la malattia nei casi peggiori: è
infatti la compensazione che si mette in atto, quando a livello psico-emotivo il
conflitto non venendo superato, si subappalta al piano fisico.
Evadere i debito, è un processo lento e delicato ma necessario e innato per
tendenza umana. L‟automiglioramento ci appartiene. La specie tenderà sempre in
questa direzione. Evadendo il debito, anche gli indicatori sistemici rienteranno,
saranno gestibili e così anche tutte le strategie di autuboicottaggio cadranno non
essendo più funzionali. E saranno sostituite a strategie d‟apertura, il moto
d‟amore, prenderà il posto della dipendenza. L‟individuo ritorna nel fluire,
perceperdo lo stato di equilibrio e unità al quale precedentemente non aveva
accesso.
Evadere il debito e trasformere, sono passaggi precisi che non si possono evitare,
se si vuol migliorare la propria situazione. Quando questo accade, ovviamente si è
mossi dalla ricerca di qualcosa che manca a livello profondo, spesso non si sà
neppure cosa si cerca, ma è solo un senso di vuoto interiore, che si percepisce.
Altre volte si è spinti dall‟impossibilità di essere indifferenti a quanto accade nella
vita: infatti essendo il modo esterno specchio di quello interno, allora se il livello
di debito è alto, anche il degrado nella vita di tutti i giorni presenterà una seie di
blocchi e limitazioni che parlano inequivocabilmente di noi stessi,
indipendentemente da quanto ce lo si ammetta o meno a livello cosciente.
E proprio questo uno dei primi passaggi importanti: ammettere la propria
responsabilità ed rendersi disponibili: accettare. Si tratta di un primo passo che
sostituisce la chiusura all‟apertura, il piccolo al grande. Un primo passo verso le
briglie del libero arbitrio, in molti casi lasciate troppo tempo prima . Ciò rimette
in contatto, piano piano col proprio potere personale, ed il Si da automatico si fa
consapevole: così si inizia a sperimentare il principio di inclusione. Si inizia a
sentire la propria forza: perchè la rabbia rinnegata viene riconosciuta e trovando il
suo posto legittimo, diventa un‟alleata. Il confronto col proprio dolore diventa un
passaggio obbligato, necessario per entrare nel ruolo dell‟adulto, per accedere alla
massima esposizione della matrice d‟eccellenza del proprio codice: la forza del
padre e la forza della madre. Necessario quindi, sporcarsi le mani, perdere
l‟innocenza del bambino: entrare nell‟esplorazione delle proprie strategie di auto-
boicottaggio, significa avvicinarsi all‟ombra, riconoscere i propri limiti e tabù. È
questo il punto di partenza. Mettersi a propria profonda disposizione. Cercare il
contatto con gli antichi moti interrotti, ammettere il dolore fino a tal punto
rimosso, accettandone la responsabilità anche dove non la si percepiva, vivendo
nel mondo come un bambino nel corpo di un‟adulto. Accettare il dolore non è
semplice, ma ciò significa rendersi disponibili a crescere, saper sostenere la colpa
empirica di aver boicottato la vita stessa attraverso infiniti meccanismi e
giustificazioni razionali e inoppugnabili. Prendersi questa colpa e imparare a
contenerla, nel dolore che comporta, significa avere spazio del cuore, che al
bambino manca. Per far questo è necessario prendersi la responsabilità di
disattendere i genitori andando verso la propria identità. Diventare adulti significa
non aver più bisogno di scappare. L‟esperienza di avvicinamento al tabù
individuale e sistemico crea lo spazio del cuore necessario, dà la forza necessaria
a sostenere il dolore che si riscopre sotto le macerie: il vincolo necessario è però
di rientrare, altrimenti si resta imbrigliati nell‟energia stessa che tiene lontano
dall‟integrazione e dalla luce. Perchè questo accada è necessaria forza. Da qui il
concetto di binomio forza-dolore.
Perchè avvenga la risoluzione empirica, avvicinarsi al dolore non basta. Bisogna
attraversare un fisiologico periodo di lutto. Da questo se ne esce con una forza
nuova, che viene dall‟integrazione del dolore stesso. La crescita personale basa su
questo principio di consapevolezza. Queste fasi tanto delicate, quanto importanti
fanno sì che l‟assetto del mondo individuale, si affianchi e risuoni sempre più
all‟ordine, accedendo a ciò che è privi di aspettativa e proiezioni.
L‟autoboicottaggio si sgretola naturalmente. Si entra in contatto con parti nuove
di sé, finora precluse, e l‟anima ricomincia a liberarsi e finalmente, non essendo
più completamente occupati solo con le proprie miserie, si incontra l‟altro, senza
cascarci dentro, il proprio amore può incontrare il dolore, sperimentando
compassione.
Per sesso biologico, bisogna poi ritornare a casa, ovvero ritornare a scoprire e a
radicarsi in tutti quei principi del proprio codice di base, yin o yang. Affrontando
il dolore verso i genitori, la rabbia per tutti i diritti di bambino disattesi, siamo
pronti finalmente a ritrovare le radici. Radicarsi significa ritrovare il proprio ruolo
di uomini e di donne. Significa far risuonare le proprie doti naturali in armonia e
senza sforzo. Sia nella carica maschile che nella carica femminile. Significa
riaccendere le candeline che i nostri genitori, portatori a loro volta di una carica
alterata o insufficiente, pur facendo il loro meglio non hanno potuto illuminare. È
nostro diritto e obbligo, recuperare questi talenti della carica primaria e integravi
anche quelli di carica secondaria, affinchè questa sinergia, questo principio di
unità entri in risonanza con l‟universo.
Il viaggio alle radici del proprio maschile e femminile, massaggia l‟anima ed il
corpo, l‟assetto cambia, gli odori cambiano, i gusti. Tutto ritrova un posto nuovo
ed antico allo stesso tempo. Si tratta di un‟avventura che va coltivata giorno per
giorno attraverso il fare, e ci rigenera e ci eleva. Questo passaggio, ci permette di
andare verso l‟integrazione, tanto quanto l‟accettazione, che però è il primo
passaggio necessario, il Si di partenza. Una volta che ci rendiamo disponibili,
radicarsi ed integrare le cariche, ci consente di acquisire nuovi strumenti fino a
quel momento sconosciuti, magari tanto criticati o addirittura mai reputati degni
d‟attenzione.
Così ci accorgiamo di quanto, mondo interiore ed esteriore si fanno da specchio,
di quanto si compensino. Le leggi naturali sono sempre le stesse... Siamo noi a
mischiare le carte, la partita continua
VI . 2 Accompanarsi verso la Luce
Quando si intraprende un cammino di consapevolezza, ci si prende le proprie
responsabilità. Si inizia a concepire che la trasformazione parte dall‟interno se si
cerca la Luce. Il proprio Si ha bisogno di una spinta pratica che significa iniziare a
sperimentarsi nelle Strategie di apertura. Ciò verrà troverà poi le conferme della
giusta strada dal esterno. Essere propositivi è fondamentale per prendersi la
responsabilità di propri nuovo successi, creando nuovi richiami di sicurezza e
stabilità a livello inconscio e profondo. Solo sperimentandosi ciò si rende
possibile, scegliendo e dandosi così anche il diritto di sbagliare e le eventuali
sconfitte non segnano più con sensi di colpa, ma sono vissuti solo come
possibilità. Abbandonare il pessimismo significa aumentare la fiducia in se stessi,
smettere di autoboicottarsi. La propria visione di sè e del mondo, si trasforma,
diventando protagonisti nuovi nella propria vita. Ciò che si era prima non lo si è
più, perchè in realtà non era altro che una convinzione. Il sistema rispecchia
questa trasformazione perchè si attirano nuove situazioni e persone in sintonia con
la nuova energia di cui si è portatori. Così si inizia a parlare a proprio sostegno, si
sperimenta il potere personale, iniziando a scegliere. Concedersi di scegliere il più
possibile a partire dalle piccole cose della vita è un prezioso primo passo.
La pulizia delle parole e dei pensieri servirà ad incrementare questa rigenerazione,
e portare l‟attenzione al sentire instaurando un vero e proprio dialogo con questa
parte di sè può essere spesso illuminante. A tal fine evitare critica e giudizio è un
esercizio che pian piano porta all‟acquisizione di uno spazio ed una visione più
ampia di sé e degli altri. Cercare di sperimentarsi nelle opinioni invece, basate
sulla propria esperienza diretta è un atteggiamento costruttivo, invece che
alimentarsi nella minaccia e nel terrore autoindotto.
Prendersi la responsabilità di se sessi significa anche imparare a dire No e
impedire di lasciarsi prevaricare oltre due volte, seguendo la legge del Tre è un
ottimo strumento.
Quindi sperimentando tutto ciò bisogna cercare di allentare man ano
l‟attaccamento alle emozioni negative che ci riportano al punto di partenza e alla
vecchia immagine di noi, farlo con cognizione, e quando si sente il senso di colpa
imparare a vedere l‟atra faccia della medaglia: la responsabilità mancata.
Perdonarsi poi è una conquista, significa che il rilascio dell‟immagine negativa di
sé è avvenuta su un piano profondo.
Giorno per giorno tutto ciò porta basi concrete da cui partire ed approfondire.
Significa imparare a stare bene anche con se stessi, da soli, e la compagnia non
vorrà più dire essere fuori da sé ma con sé insieme al mondo. Riconoscersi nei
propri bisogni, anche quelli che chiamano in causa gli altri, quando non ci si
riesce da soli, significa sperimentarsi nella propria debolezza, ammettersi che lo si
fa in primis per sè è un buon inizio.
III . 3 Il mio cammino
La mia scoperta più grande in questi anni è stata la gioia. Quella a livello
profondo. Quella che non cerca niente, semplicemente c‟è. Il percorso con la
Lumh mi ha dato me stessa, mi ha portata a ritrovarmi. I seminari mi hanno
scardinata, ovvio che il mio esserci è stato il primo importante passo. Questo
lavoro interiore è stato ricco di momenti ed emozioni, forti, sottili, che le parole
non sarebbero in grado di descrivere. I seminari, sono comunque stata una
scoperta da cui il vero viaggio iniziava.
Infatti, era dopo che la magia poteva esistere. La vita quotidiana è diventata man
mano una scoperta sempre nuova, perchè in me stessa la luce era nuova.
L‟amore per alimentarmi giorno dopo giorno in modi nuovi, attingendo al
femminile man mano ritrovato, pulito da tanto inquinamento, la scoperta e
l‟accettazione di un maschile debole quanto forte, che riserva ancora mille
sorprese per me è ancora incredibile. La capacità di restare aperta, centrata
nonostante le circostanze esterne. Tutto ciò alimentato da un lavorio sottile e
quotidiano, in cui ho imparato a parlarmi e ad ascoltarmi, in cui ho imparato a
lasciarmi andare scoprendo il gusto dell‟intima libertà che và ben oltre qualsiasi
confine fisico.
Questi anni mi hanno fatta partecipe di me stessa. Nella Luce e nell‟ombra. Al
servizio del sè in maniera attiva.
Il prezzo ora quasi non lo percepisco perchè tale è la preziosità di tutto ciò che ora
sono in grado, che se c‟è una frase che posso dire è “ne è valsa la pena”.
Il Viaggio continua ogni giorno ad ogni modo, ogni giorno posso cadere, ma
posso poi rialzarmi. Mi sento in grado di percepire la possibilità anche dove sento
che è troppo, e allora va bene così... La morbidezza fluisce. La gratitudine è
profonda. Sento la mia fortuna. Mi sento parte dell‟Universo.
I modi quando aumenta lo spazio, inevitabilmente si trasformano, basta darsi il
permesso.
III . 4 L’approccio empirico e la sua efficacia
Prima di iniziare questo percorso, come avevo detto in precedenza, ho avuto
modo di fare analisi. Quell‟esperienza mi è stata fondamentale in quanto,
probabilmente mi ha resa disponibile a guardarmi, innanzitutto, in un periodo di
forte ribellione e profonda sofferenza. Mi ha aiutata a sostenete quegli anni. Ho il
ricordo di quelle sedute che settimana dopo settimana attendevo, come l‟unico
spazio davvero mio nella mia vita d‟allora.
L‟approccio empirico sistemico, ha invece avuto dei risvolti sostanziali e concreti
nel mio processo di crescita. I suoi tempi di trasformazione, lo stimolo alla mia
reattività sono stati incredibilmente veloci e profondi mi nell‟essere.
Questo è il motivo che mi ha portata a maturare l‟idea di sperimentarmi al
servizio degli altri, condividendo un‟esperienza che nella mia vita si è rivelata un
passaggio fondamentale: liberare il dolore.
L‟idea che esista una matrice d‟eccellenza, che a livello empirico si rivela tale
indipendentemente da chi tu sia, da dove arrivi, che valga univarsalmente, per
l‟intero gruppo che partecipa, ed ovviamente per l‟intero ordine, rispecchiando
tutto questo attraverso l‟esperienza, crea un radicamento nella realtà fortissimo.
Ciascuno viene invitato a riprendersi il proprio posto, ricompattando i moti
interrotti. Smascherare le cause, libera il dolore: gli effetti del debito quindi
cadono perchè non sono più funzionali
Ringraziamenti
Ringrazio innanzitutto la pazienza nell‟attesa di questa tesina, alle segreterie
Lumh e Faip. Il mio autoboicottaggio si è manifestato in ogni possibile forma
durante questo viaggio e contenerlo non è stato semplice.
Ringrazio Cristina, la mia collega per il calore che è stata capace di trasmettermi,
per le risate e l‟incoraggiamento, per la sua pazienza.
Ringrazio mia sorella Chiara che mi ha permesso di scrivere materialmente queste
parlole, in cambio leggeva un libro, ti ringrazio e ti ringrazio anche per la tua
giovane curiosità.
Ringrazio Oriana che mi ha accolta nel suo nido facendo nascere in me il
coraggio di iniziare.
Ringrazio Valeria, che a distanza mi ha sostenuta, ammorbidendo la mia bambina
capricciosa, ti ringrazio per il confronto e per la tua sincera presenza, per la tua
saggezza ed i sorrisi del cuore.
Ringrazio Lucia, Annarita, Marzia, Paolo, Alice, Ileana e tutti i miei compagni
d‟Accademia che in questi giorni si sono affacciati alla mia finestra come il sole,
la vostra Luce mi ha nutrita.
Ringrazio Michel che mi completa dove non arrivo, ti ringrazio di esserci, nel tuo
modo, infinitamente ti ringrazio
Ringrazio tutti i miei amici ed in particolare la mie amiche che mi hanno dato
tanto, siete state campanelli magici, il vostro affetto sincero e la sorellanza che
condividiamo è pura ricchezza per me...Grazie di cuore
Ringrazio mio padre, che mi ha portata a conoscere la Lumh e mi ha
accompagnata in questi anni attraverso momenti anche contrastanti di
trasformazione. Grazie per l‟appoggio che mi hai offerto come e comunque
sempre, lo riconosco profondo dentro me.
Ringrazio mia madre, che mi ha fatta donna. Grazie della fede che m‟infondi,
della luce che mi accendi, grazie di essere Te
Infine il mio ringraziamento va a tutti gli esseri meravigliosi con cui in questi
anni di cammino ci siamo vicendevolmente aperti il Cuore, vi riconosco e vi
onoro fratelli e sorelle...