L'illuminazione, di Veronica Galli
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20/04/15 2
Titolo VIII – AGENTI FISICI Capo I – Disposizioni generali
Art.180 Definizioni e campo di applicazione
1. Ai fini del presente decreto legisla8vo per agen8 fisici si intendono il rumore, gli ultrasuoni, gli infrasuoni, le vibrazioni meccaniche, i campi eleKromagneLci, le radiazioni oMche di origine arLficiale, il microclima e le atmosfere iperbariche che possono comportare rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori.
2. Fermo restando quanto previsto dal presente capo, per le aAvità comportan8 esposizione a rumore si applica il capo II, per le vibrazioni il capo III, per i campi eleEromagne8ci il capo IV, per le radiazioni oAche ar8ficiali il capo V.
3. La protezione dei lavoratori dalle radiazioni ionizzanL è disciplinata unicamente dal D.Lgs. 230/95 e s.m.
NORMATIVA
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1. Nell’ambito della valutazione di cui all’art. 28, il datore di lavoro valuta tuM i rischi derivan8 da esposizione ad agen8 fisici in modo da iden8ficare e adoEare le opportune misure di prevenzione e protezione con par8colare riferimento alle norme di buona tecnica ed alle buone prassi.
2. La valutazione dei rischi derivan8 da esposizione ad agen8 fisici è programmata ed effeEuata, con cadenza almeno quadriennale, da personale qualificato nell’ambito del SPP in possesso di specifiche conoscenze in materia….
3. Il datore di lavoro nella valutazione dei rischi precisa quali misure di prevenzione e protezione devono essere adoEate. La VDR è riportata sul documento di cui all’art. 28, essa può includere la gius8ficazione dei rischi.
VALUTAZIONE DELL’ILLUMINAZIONE E DELLE RADIAZIONI OTTICHE NATURALI E ARTIFICIALI
PRESENTI SUL LUOGO DI LAVORO
Titolo VIII – AGENTI FISICI Capo I – Disposizioni generali
Art.180 Definizioni e campo di applicazione
NORMATIVA
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1. Tenuto conto del progresso tecnico e della disponibilità di misure per controllare il rischio alla fonte, i rischi derivanL dall’esposizione agli agenL fisici sono eliminaL alla fonte o ridoM al minimo. La riduzione dei rischi si basa sui principi generali di prevenzione contenu8 nel presente decreto. 2. In nessun caso i lavoratori devono essere esposL a valori superiori ai valori limite di esposizione defini8 nei capi II, III, IV V. Allorché, nonostante i provvedimen8 presi i valori limite di esposizione risul8no supera8, il datore di lavoro adoKa misure immediate per ridurre l’esposizione al di soKo dei valori limite di esposizione, individua le cause del superamento e adegua le misure di prevenzione e protezione.
Titolo VIII – AGENTI FISICI Capo I – Disposizioni generali
Art.182 Disposizioni miranL a eliminare o ridurre i rischi
NORMATIVA
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Art.183 – Lavoratori par4colarmente sensibili
Art.184 – Informazione e formazione dei lavoratori
Art.185 – Sorveglianza sanitaria
Art.186 – Cartella sanitaria e di rischio
CAPO I in vigore dal 01/01/2009
Titolo VIII – AGENTI FISICI Capo I – Disposizioni generali
NORMATIVA
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1.SCIVOLAMENTI, URTI E CADUTE
Un grande numero di infortuni, un po’ in tuA i seEori, dall’industria ai servizi, è generalmente dovuto agli scivolamen8 e cadute nei luoghi di lavoro. Negli sta8 membri dell’Unione Europea sono ques8 i mo8vi principali delle assenze dal lavoro superiori ai tre giorni. Il rischio di caduta dall’alto può essere causa di infortunio per tuA quegli operatori che per svolgere le loro mansioni devono u8lizzare scale, sia fisse che porta8li, per accedere a soppalchi o ai piani al8 di scaffalature per prendere o riporre merce.
2. RISCHI MECCANICI
Nell’ambito della sicurezza meccanica, ciò che maggiormente interessa sono i rischi che si corrono u8lizzando aErezzature con organi in movimento.
RISCHI
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L’illuminazione di un ambiente di lavoro deve essere tale da soddisfare esigenze umane fondamentali quali: -‐ confort visivo: l’insieme dell’ambiente visivo deve soddisfare
necessità di caraEere fisiologico e psicologico;
-‐ sicurezza: le condizioni di illuminazione devono sempre consen8re sicurezza e facilità di movimento ed un pronto e sicuro discernimento dei pericoli insi8 nell’ambiente di lavoro. Per soddisfare queste tre esigenze fondamentali è necessario riferirsi a parametri qualita8vi e quan8ta8vi defini8 per i sistemi di illuminazione naturale ed ar8ficiale;
-‐ buona visibilità: per svolgere correEamente una determinata aAvità, l’oggeEo della visione deve essere percepito ed inequivocabilmente riconosciuto con facilità, velocità ed accuratezza.
REQUISITI ILLUMINAZIONE
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Ciò che definiamo radiazioni luminose o più semplicemente luce, sono le radiazioni elettromagnetiche che l’occhio umano è in grado di percepire e precisamente quelle che hanno una lunghezza d’onda nel vuoto compresa tra 400 e 780 nanometri (nm). La luce è quindi la sensazione soggettiva prodotta dall’interazione di queste radiazioni con l’apparato visivo.
L’atto del vedere si esplica in una complessa sequenza di fenomeni fisici, chimici e nervosi e si manifesta concretamente attraverso la percezione delle forme, del colore, del rilievo e del movimento degli oggetti.
IL FENOMENO DI VISIONE
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Nell’apparato della visione l’occhio è l’elemento ricevitore; in esso le radiazioni luminose provenien8 dall’esterno aEraversano elemen8 trasparen8 (cornea, umor acqueo, cristallino, umor vitreo) che nel loro insieme cos8tuiscono un sistema paragonabile ad un gruppo di len8. Ques8 mezzi dioErici, insieme ai muscoli intrinseci ed estrinseci dell’occhio, regolano l’ingresso e la direzione delle radiazioni sulla re8na e rifrangono la luce secondo leggi puramente fisiche (rifrazione sta8ca) e secondo meccanismi fisiologici (rifrazione dinamica).
La radiazioni luminose così proieEate aEraverso gli elemen8 interni dell’occhio, s8molano le cellule fotosensibili della re8na con conseguente generazione di impulsi nervosi. Ques8, aEraverso le fibre che compongono il nervo oAco, giungono alla zona della corteccia cerebrale deputata alla trasformazione dei segnali in percezione visiva, vale a dire in una cosciente rappresentazione luminosa e colorata delle informazioni ricevute dal mondo esterno
IL FENOMENO DI VISIONE
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l L’occhio non è un semplice strumento di registrazione di radiazioni: esso possiede regole e modalità proprie di ricezione che è importante conoscere per poter descrivere le caraEeris8che dell’illuminazione di un ambiente. Dagli studi effeEua8 per definire gli effeA che la radiazione produce sull’osservatore è stato riscontrato che la risposta fisiopsicologica (percezione) è diversa a seconda della lunghezza d’onda che caraKerizza la radiazione. InnanzituEo diversa è la sensazione croma8ca: ad ogni lunghezza d’onda ed alle loro innumerevoli combinazioni sono associate percezioni croma8che differen8 dovute alla diversa sensibilità speErale dei fotoreceEori re8nici
GRANDEZZE FOTOMETRICHE
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Lunghezza d’onda (nm) Colore < 425 Viola
425 ÷ 486 Indaco 486 ÷ 493 Blu 493 ÷ 510 Blu-verde 510 ÷ 552 Verde 552 ÷ 573 Verde-giallo 573 ÷ 587 Giallo 587 ÷ 645 Arancio
> 645 rosso Corrispondenza tra gli intervalli di lunghezza d’onda delle radiazioni ed i
principali colori percepi8
GRANDEZZE FOTOMETRICHE
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l Diversa è anche l’intensità della risposta, vale a dire la visibilità delle radiazioni: l’occhio, infaA, manifesta sensibilità maggiori o minori a seconda che la lunghezza d’onda della sorgente luminosa si trovi rispeAvamente al centro od agli estremi della banda delle radiazioni visibili. Naturalmente non tuA gli individui hanno un’iden8ca sensibilità e per questo sono state condoEe indagini su numerosissime persone. Il risultato sta8s8co di tali indagini ha portato alla codificazione di un occhio avente una sensibilità media convenzionale (occhio medio internazionale) ed alla definizione di un faEore di visibilità rela8va V.
GRANDEZZE FOTOMETRICHE
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l AdoEando V = 1 per la lunghezza d’onda di 555 nm, che è la radiazione che produce la massima sensazione luminosa, è stata costruita la curva di visibilità rela8va, il cui andamento esprime la variazione del faEore di visibilità in funzione della lunghezza d’onda della radiazione ed è valida per livelli d’illuminamento corrisponden8 alla visione diurna (visione fotopica).
l Per livelli d’illuminamento molto bassi, corrisponden8 alla
visione noEurna (visione scotopica), il massimo di visibilità si registra per lunghezze d’onda intorno ai 507 nm
GRANDEZZE FOTOMETRICHE
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l VISIONE FOTOPICA: nitida percezione dei colori ed un rapido adattamento alle variazioni d’intensità di radiazione
l VISIONE SCOTOPICA: mancanza di discernimento dei colori, scarsa definizione delle immagini e lentezza di adattamento passando dalla luce alla semioscurità.
GRANDEZZE FOTOMETRICHE
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ILLUMINAZIONE DI EMERGENZA
ILLUMINAZIONE DI RISERVA (Deve consentire il proseguimento delle attività in corso senza alcun riferimento alla sicurezza delle persone)
ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA (Ha la funzione di garantire la sicurezza delle persone in caso di emergenza in mancanza dell’illuminazione ordinaria o naturale)
ESODO ANTIPANICO
AREE CON ATTIVITÀ AD ALTO RISCHIO
ILLUMINAZIONE
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l La limitazione dell’abbagliamento è necessaria per evitare errori, affa8camento e inciden8, vale a dire per non pregiudicare l’affidabilità della prestazione visiva. L’abbagliamento debil itante assume generalmente un’importanza trascurabile, se la limitazione dell’abbagliamento molesto è efficace.
ABBAGLIAMENTO
ILLUMINAZIONE MOLESTA
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l Per la valutazione dell’abbagliamento molesto direEamente prodoEo da apparecchi di illuminazione ar8ficiale si u8lizza l’indice unificato di abbagliamento UGR (Unified Glare RaLng), come riportato nella pubblicazione CIE 117-‐1995. Valori limite dell’UGR sono previs8 al punto 5.3 della UNI 12464-‐1:2004 per ogni specifico 8po di interno, compito o aAvità visiva.
ABBAGLIAMENTO
ILLUMINAZIONE MOLESTA
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l I valori di UGR per ogni apparecchio sono forni8 dal fabbricante per determinate configurazioni di sistemi di illuminazione e geometrie degli ambien8, permeEendo al progeAsta di calcolare (usando ad esempio programmi illuminotecnici) o determinare (usando le tabelle complete o ridoEe) i valori di UGR dello specifico impianto.
ABBAGLIAMENTO
ILLUMINAZIONE MOLESTA
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l Nel caso di impian8 di illuminazione non recen8 e dota8 di corpi illuminan8 sprovvis8 di UGR fornito dal costruEore, si può far riferimento all’appendice A della sos8tuita Norma UNI 10380:1994.
A 8tolo indica8vo, si riporta il grado di abbagliamento percepito e l’indice UGR corrispondente:
• intollerabile: > 28; • quasi intollerabile: 28; • fas8dioso: 25; • quasi fas8dioso: 22; • appena acceEabile: 19; • acceEabile: 16; • percepibile: 13; • appena percepibile: 10.
ABBAGLIAMENTO
ILLUMINAZIONE MOLESTA
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l TuA i pos8 di lavoro, in caso di pericolo, devono poter essere evacua8 rapidamente ed in piena sicurezza. Un esodo rapido e sicuro presuppone che siano presen8 percorsi senza ostacoli e adegua8 alla natura dell’aAvità, alle dimensioni dei luoghi, al numero di persone presen8 ed alla loro conoscenza dei luoghi, capacità di muoversi senza assistenza, ecc. e che tali percorsi, unitamente ai potenziali pericoli ed ai presidi di sicurezza e soccorso, siano sempre riconoscibili in modo certo ed immediato, anche in mancanza dell’illuminazione normale, per evitare pericoli per l’incolumità delle persone .
ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA
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l Col termine di illuminazione di sicurezza ci si riferisce ad un sistema d’illuminazione alimentato da una sorgente di energia indipendente e des8nato ad assicurare, qualora venga a mancare la fonte d’alimentazione ordinaria dell’illuminazione ar8ficiale, un’appropriata visibilità nell’intero spazio di mobilità delle persone durante l’evacuazione ed in quei luoghi ove è necessario portare a termine operazioni potenzialmente pericolose prima di allontanarsi.
l Secondo le definizioni della norma UNI EN 1838:2000, l’illuminazione di sicurezza è un’applicazione specifica dell’illuminazione d’emergenza, termine generico comprensivo di diverse forme d’illuminazione finalizzate alla sicurezza delle persone oppure alla con8nuazione dell’aAvità per ragioni diverse dalla sicurezza delle persone
ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA
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ILLUMNAZIONE DI EMERGENZA Illuminazione des8nata a funzionare quando l’alimentazione dell’illuminazione
normale viene a mancare
ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA Illuminazione finalizzata alla sicurezza delle
persone
ILLUMNAZIONE DI SICUREZZA PER L’ESODO Illuminazione des8nata a consen8re alle persone un esodo sicuro
mediante la correEa iden8ficazione dei percorsi d’uscita e delle uscite, dei potenziali pericoli lungo i percorsi, dei disposi8vi di sicurezza, di primo soccorso e An8ncendio
ILLUMINAZIONE ANTIPANICO DI AREE ESTESE Illuminazione des8nata ad evitare l’insorgere del panico ed a
consen8re alle persone di raggiungere un luogo da cui sia possibile iden8ficare una via di esodo.
ILLUMNAZIONE DI AREE AD ALTO RISCHIO Illuminazione des8nata alla sicurezza delle persone coinvolte in
lavorazioni o situazioni potenzialmente pericolose ed a permeEere l’esecuzione di correEe procedure d’arresto dei processi di lavorazione pericolosi anche per la sicurezza delle altre persone presen8.
ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA
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ILLUMNAZIONE DI EMERGENZA Illuminazione des8nata a funzionare quando l’alimentazione dell’illuminazione
normale viene a mancare
ILLUMINAZIONE DI RISERVA Illuminazione finalizzata alla con8nuazione dell’aAvità
Illuminazione des8nata al proseguimento dell’aAvità senza sostanziali cambiamen8 e perciò tale da fornire un livello d’illuminamento pari a quello dell’illuminazione ordinaria. Livelli d’illuminazione di riserva inferiori devono essere u8lizza8 solo per chiudere o portare a termine un’aAvità. L’illuminazione di riserva deve essere conforme ai requisi8 previs8 dalle leggi e dalle norme per l’illuminazione di sicurezza qualora sia u8lizzata anche come illuminazione di sicurezza.
ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA
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l In assenza dell’illuminazione ordinaria, la visibilità degli spazi da percorrere e delle indicazioni segnale8che deve essere comunque tale che le persone possano iden8ficare in modo inequivocabile il percorso verso un luogo sicuro e localizzare ed u8lizzare disposi8vi di sicurezza, an8ncendio e pronto soccorso. Tale illuminazione deve essere prevista in tuA i luoghi di lavoro, così come defini8 dall’an. 30 del DLgs 626/94.
ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA -‐ ESODO
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I requisiti minimi da soddisfare per un’adeguata illuminazione di sicurezza sono: l a) Altezza di installazione degli apparecchi illuminanti e direzione della luce Un percorso per l’esodo deve avere un’altezza minima di 2 m e perciò, per rendere ben visibile l’intero spazio di mobilità, gli apparecchi illuminanti vanno posti a non meno ditale altezza e preferibilmente a parete poiché, se installati a soffitto o a ridosso del soffitto, può esserne ridotta rapidamente la visibilità dal fumo in caso di incendio. E’ opportuno che il flusso luminoso sia diretto dall’alto verso il piano di calpestio.
ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA -‐ ESODO
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b) Collocazione degli apparecchi illuminan4 Gli apparecchi d’illuminazione di sicurezza vano pos8 lungo le vie d’esodo ed almeno nei seguen8 pun8: • ad ogni porta di uscita prevista per l’emergenza e su ogni uscita di sicurezza indicata; • vicino ed immediatamente all’esterno dell’uscita che immeEe in un luogo sicuro; • vicino (meno di 2 m in senso orizzontale) alle scale ed in modo che ogni rampa sia illuminata direEamente; • vicino (meno di 2 m in senso orizzontale) ad ogni cambio di livello (gradini, rampe, ecc.), • in corrispondenza di ogni cambio di direzione, • ad ogni intersezione di corridoi, • in corrispondenza dei segnali di sicurezza, • vicino (meno di 2 m in senso orizzontale) ad ogni punto di pronto soccorso (locale, casseEa di pronto soccorso, paccheEo di medicazione, punto telefonico di chiamata, ecc.) • vicino (meno di 2 m in senso orizzontale) ad ogni disposi8vo di sicurezza e aErezzatura an8ncendio (pulsan8 di allarme, aErezzature di es8nzione, punto telefonico di chiamata, ecc.).
ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA –
ESODO
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l c) Livello di illuminamento delle vie d’esodo La norma UNI EN 1838:2000 definisce valori minimi misura8 al suolo (fino a 20 mm dal suolo) e calcola8 senza considerare il contributo luminoso della luce riflessa, per: -‐ vie d’esodo di larghezza fino a 2 m: l’illuminamento orizzontale al suolo lungo la linea centrale non deve essere minore di 1 lx, mentre nella fascia centrale di larghezza pari ad almeno la metà della via d’esodo, l’illuminamento deve essere non meno del 50% di quello presente lungo la linea centrale (vedi Figura 4.10); -‐ vie d’esodo di larghezza superiore a 2 m: devono essere considerate come un insieme di vie d’esodo di 2 m e per ciascuna di esse vanno adoEa8 i valori minimi sopraindica8, oppure essere dotate di illuminazione an8panico.
ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA -‐ ESODO
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l c) Livello di illuminamento delle vie d’esodo Diverse disposizioni legisla8ve e par8colarmente quelle aAnen8 la prevenzione degli incendi in luoghi in cui si svolgono aAvità par8colari prescrivono un illuminamento non inferiore a 5 lx ad 1 m di altezza dal pavimento. Il livello dell’illuminazione di sicurezza deve comunque tener conto del livello medio di illuminazione ordinaria poiché una riduzione repen8na limita le condizioni di visibilità.
ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA -‐ ESODO
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l d) Livello di illuminamento di disposi4vi e a?rezzature di sicurezza, pronto soccorso e an4ncendio Nel caso che aErezzature e disposi8vi non siano pos8 lungo le vie d’esodo o in un’area dotata di illuminazione an8panico, il livello di illuminamento al suolo deve essere di almeno 5 lx (escluso apporto della luce riflessa).
ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA -‐ ESODO
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ALTEZZA DAL SUOLO DELL’APPARECCHIO
h (m)
ILLUMINAZIONE VIE D’ESODO E ANTIPANICO Intensità luminosa massima
I max (cd)
H < 2,5 500
2,5≤ h <3,0 900
3,O ≤ h < 3,5 1600
3,5 ≤ h <4,0 2500
4,O ≤ h < 4,5 3500
h ≥ 4,5 5000
Limi8 dell’abbagliamento debilitante
ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA -‐ ESODO
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l g) Resa croma4ca Il messaggio di un segnale di sicurezza è affidato anche al significato del suo colore e perché tale colore sia riconoscibile, il valore minimo dell’indice di resa croma8ca Ra della sorgente luminosa non deve essere inferiore a 40.
ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA -‐ ESODO
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l i) Tempo di intervento Entro 0,5 s dal momento in cui viene meno l’illuminazione ordinaria, l’illuminazione di sicurezza deve fornire il 50% dell’illuminamento richiesto ed entro 60 s l’illuminamento deve essere completo. Tempi di intervento inferiori sono previsti da disposizioni di legge per particolari attività (es. strutture sanitarie pubbliche e private, attività ricettive turistico-alberghiere, locali di intrattenimento e pubblico spettacolo, impianti sportivi)…
ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA -‐ ESODO
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l Il venir meno dell’illuminazione ordinaria può generare panico nelle persone e lo stato di confusione e di disorientamento possono essere tali da determinare comportamen8 impulsivi od impedire la capacità di reagire. L’illuminazione an8panico è des8nata ad evitare l’insorgere di questo senso improvviso di paura e d’apprensione, fornendo una visibilità sufficiente per muoversi con sicurezza fino ad individuare e raggiungere una via d’esodo.
l L’illuminazione an8panico è necessaria nelle aree nelle quali l’iden8ficazione di una via d’esodo non è immediata, nelle aree con un elevato numero di persone, nelle aree di superficie maggiore di 60 m2 (pr EN 50172). I requisi8 minimi da soddisfare per un’adeguata l’illuminazione an8panico sono:
ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA -‐ ANTIPANICO
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I requisiti minimi da soddisfare per un’adeguata illuminazione antipanico sono: l a) Altezza di installazione degli apparecchi illuminanti e direzione della luce Gli apparecchi devono essere installati ad un’altezza non inferiore a 2 m dal suolo ed il flusso luminoso è opportuno sia diretto dall’alto verso il pavimento.
ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA -‐ ANTIPANICO
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l b) Livello di illuminamento L’illuminamento orizzontale al suolo non deve essere minore di 0,5 lx (escluso apporto della luce riflessa) sull’intera area, ad esclusione di una fascia perimetrale di 0,5 m di larghezza. Il livello dell’illuminazione an8panico deve comunque tener conto del livello medio di illuminazione ordinaria poiché una riduzione repen8na limita le condizioni di visibilità.
ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA -‐ ANTIPANICO
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l c) Uniformità dell’illuminamento, abbagliamento, resa del colore, autonomia di funzionamento, tempo di intervento Si veda illuminazione di sicurezza per l’esodo
ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA -‐ ANTIPANICO
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l Nei luoghi di lavoro in cui si svolgono aAvità o avvengono processi potenzialmente pericolosi, la mancanza dell’illuminazione ordinaria determina condizioni par8colari di rischio sia per i lavoratori direEamente incarica8 della conduzione o della sorveglianza ditali aAvità o processi, sia per gli altri occupan8 degli ambien8 di lavoro. L’illuminazione di sicurezza ha quindi lo scopo di garan8re la visibilità necessaria per compiere le correEe procedure d’arresto delle operazioni e la messa in sicurezza di macchine o impian8.
ILLUMINAZIONE – AREE AD ALTO RISCHIO
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l L’individuazione dei luoghi in cui è necessaria questa par8colare illuminazione deve essere conseguente alla valutazione dei rischi che, ricordiamo, deve essere riferita non solo alle normali condizioni di lavoro, ma anche alle situazioni anomale prevedibili, quale è quella della mancanza dell’illuminazione ordinaria.
ILLUMINAZIONE – AREE AD ALTO RISCHIO
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l A 8tolo esemplifica8vo, sono da considerarsi ad alto rischio gli impian8 di processo nell’industria chimica, le centrali eleEriche, le lavorazioni con presenza di prodoA pericolosi (esplosivi, infiammabili, tossici, nocivi, radioaAvi, infeEan8, ecc.) o che si avvalgono nel processo produAvo di fon8 di calore (es. fonderie, traEamen8 termici, cucine, panifici) oppure che richiedono l’impiego di mezzi di sollevamento e trasporto di carichi o, in generale, di macchine la cui conduzione non può essere sospesa in modo imprevedibile ed immediato senza rischio per la sicurezza dei lavoratori.
ILLUMINAZIONE – AREE AD ALTO RISCHIO
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ILLUMINAZIONE – AREE AD ALTO RISCHIO
I requisi8 minimi da soddisfare per un’adeguata illuminazione delle aree ad alto rischio: l a) Livello di illuminamento L’illuminamento mantenuto sul piano di riferimento non deve essere inferiore al 10% dell’illuminamento previsto per l’aAvità e comunque non minore di 15 lx (escluso apporto della luce riflessa); la sorgente di luce di sicurezza deve essere tale da non causare effeA di distorsione della visione di oggeA in movimento, facendoli apparire fermi o con moto diminuito o inver8to oppure a scaA
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l b) Uniformità dell’illuminamento Nelle zone ad alto rischio il rapporto tra illuminamento massimo e minimo non deve essere superiore di 10:1
l c) Abbagliamento Per contenere l’abbagliamento debilitante, l’intensità luminosa non deve essere inferiore ai valori riporta8 nella seguente tabella.
ILLUMINAZIONE – AREE AD ALTO RISCHIO
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ALTEZZA DALSUOLO DELL’APPARECCHIO
h (m)
ILLUMINAZIONE AREE AD ALTO RISCHIO Intensità luminosa massima
I max (cd)
H < 2,5 1000
2,5≤ h <3,0 1800
3,0 ≤ h < 3,5 3200
3,5 ≤ h <4,0 5000
4,0 ≤ h < 4,5 7000
h ≥ 4,5 10000
ILLUMINAZIONE – AREE AD ALTO RISCHIO
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l d) Resa croma4ca Si veda illuminazione di sicurezza per l’esodo.
l e) Autonomia di funzionamento Il tempo di funzionamento dell’illuminazione deve essere almeno pari al tempo necessario per l’arresto e la messa in sicurezza di tuEe le fon8 di potenziale pericolo.
ILLUMINAZIONE – AREE AD ALTO RISCHIO