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ALEA Associazione Laureati Economia Aziendale Università Ca’ Foscari – Venezia, Business Community dal 1985 www.aleacafoscari.com
Alea News, Giugno 2016
E' vietata la riproduzione del materiale contenuto negli articoli senza autorizzazione scritta dell’autore.
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editoriale
di Maurizio Beraldo
Customer experience e customer satisfaction, che significati assumono e quali
approcci le aziende devono adottare, è l‘oggetto di un interessante articolo di
Michele Bianco.
La sola politica promozionale non è più sufficiente, attorno a prodotti e servizi
molto spesso nascono più esigenze che nel passato o più occasioni nelle quali
l‘azienda entra in contatto con il consumatore, anche senza la partecipazione
attiva dell‘azienda stessa, pensiamo ai blog in rete nei quali si commentano le
caratteristiche di un prodotto o altre esperienze sempre legate a quest‘ultimo:
potrebbe essere una versione diversa del tradizionale passa parola, però le
nuove applicazioni in rete rendono tutto più complesso e anche rischioso.
Questi comunque sono aspetti non controllabili direttamente dalle aziende, le
nuove tecnologie invece consentono di entrare in contatto in più modi con il
consumatore contribuendo a formare il ―viaggio esperienziale‖ da una parte, e
di tracciarlo e controllarlo dall‘altra: la complessità è un‘altra sfida da
affrontare nel momento in cui i touchpoints aumentano.
Nella rubrica Imprese nuove è possibile verificare come la direzione delle
iniziative di ricerca sono ancora orientate all‘utilizzo delle energie rinnovabili
e alla messa a punto di economie circolari.
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Sommario
Dai touchpoints al viaggio esperienziale: come i clienti guardano al mondo, di Michele Bianco
Imprese nuove
La velocità è bio-rinnovabile, di Francesca Iannelli, AREA Science Park, Trieste Idee di impresa cercansi: al via la nona edizione del Premio “D2T Start Cup”, di Davide Modena, Trentino Sviluppo
Un programma per mettere in connessione imprese e talenti , di Sabrina Moretto, InfiniteArea Experior avvicina università e imprese. Bilancio positivo del progetto di didattica innovativa del Dipartimento di Management , di Erica Villa, Dipartimento di Management Università Ca’ Foscari Venezia Economia circolare: con l’innovazione le startup valorizzano scarti e rifiuti , di Alessandro Tibaldeschi, I3P, Torino
Prossimi eventi ALEA Cena Socio Onorario ALEA
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Dai touchpoints al viaggio esperienziale: come i clienti guardano al mondo
Per massimizzare la customer satisfaction le imprese hanno da sempre
concentrato la loro attenzione sui touchpoints. Questo può essere estremamente
pericoloso, perchè può distogliere l‘attenzione dall‘argomento più importante: il
viaggio esperenziale del cliente.
Le imprese quando pensano alla customer experience si focalizzano sui
touchpoints—le transazioni individuali attraverso le quali i clienti interagiscono
con occasioni di contatto che caratterizzano l‘offerta e parte del business.
Tutto ciò è estremamente logico: riflette lo scopo fondamentale
dell‘organizzazione, ed è relativamente facile da implementare.
Le imprese cercano di garantire la soddisfazione del cliente in fase di interazione
con il proprio prodotto, il customer service, la rete vendite o gli strumenti di
marketing a supporto. Ma questa focalizzazione su touchpoints individuali ed
isolate, distoglie l‘attenzione dall‘obiettivo macro e sicuramente di maggior
importanza: l‘esperienza end-to-end del cliente.
Solo guardando attraverso gli occhi del cliente all‘esperienza vissuta
attraversando tutte le fasi del viaggio— l‘azienda può realmente iniziare a capire
come migliorare in modo significativo il proprio livello di performance.
Il viaggio del consumatore include molte cose che accadono prima, durante, e
dopo l‘esperienza di prodotto o servizio: di diversa durata, può attraversare canali
multipli, touchpoints articolati, e spesso durare giorni se non settimane.
‗Portare a bordo‘, nel senso di coinvolgere un nuovo cliente è un esempio classico,
come lo sono risolvere un aspetto tecnico, o aiutare un cliente ad usufruire del
servizio in contesti diversi da quelli originari.
Le organizzazioni che non sono in grado di percepire l‘importanza del contest
allargato di differenti situazioni e gestire aspetti cross-funzionali e l‘esperienza a
di Michele Bianco
michele.bianco@gmail.com
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tutto tondo vissuta e che forma l‘opinione del cliente devono aspettarsi un diluvio
di conseguenze negative, da un incremento del tasso di abbandono dei clienti, un
esponenziale incremento di reclami e lamentele, fino a cali importanti nelle
vendite e, di conseguenza, nel morale dell‘organizzazione interna.
Al contrario, le aziende che sapranno garantire al cliente la migliore esperienza
durante tutta l‘attraversata, potranno attendersi incrementi nel livello di
soddisfazione, aumenti delle vendite e nel tasso di fidelizzazione, riducendo nel
contempo i tempi ed i costi di gestione del servizio post vendita, con ricadute
estremamente positive sul morale del personale.
Questo è specialmente vero nello scenario odierno, caratterizzato per esperienze
multi-touchpoint, multicanali, e sempre attive in mercati consumer che sono
divenuti ipercompetitivi.
L‘esplosione dei possibili punti di contatto ed interazione tra clienti utilizzando
sempre nuovi canali, dispositivi applicazioni ed altro, rendono praticamente
impossibile il presidio continuo del servizio e dell‘esperienza,— a meno che non si
governi l‘intero percorso esperenziale e non singoli touchpoints.
Il VERO problema con i touchpoints
Il metodo comunemente utilizzato per ‗trattenere‘ il cliente, è di offrire upgrade di
prodotto e servizio a parità di importo, il che si traduce in un‘onerosa e costosa
politica commerciale.
L‘esodo verso altre soluzioni alternative può essere fermato attraverso il
miglioramento del valore complessivo dell‘esperienza.
Il problema è più complesso di quanto possa sembrare: non basta una visita di
tanto in tanto al cliente, oppure una telefonata di controllo, o altre forme di
interazione individuale – la maggioranza dei clienti NON è interessata a singoli
ed occasionali touchpoints, ma dall‘interesse che l‘azienda pone
COMPLESSIVAMENTE nell‘esperienza cumulata di molti touchpoint,
multicanali e sviluppata nel corso del tempo.
Maggiore è il numero di touchpoints, maggiore la complessità
Il problema è assai comune fra molte aziende che difficilmente lo ammettono, se
non è addirittura complicato da identificare.
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Il cuore della sfida è rappresentato dal naturale isolamento in cui viene concepito
e sviluppato il servizio al cliente, frutto di un approccio culturale,
comportamentale e dei processi e delle policies che rendono le aziende
estremamente rigide nella fase di progettazione, di definizione e di erogazione dei
servizi integrati.
Ed in molti casi gli stessi incaricati della progettazione del servizio sono
responsabili dei touchpoints in cui vengono valutate le performance dell‘azienda.
Pertanto c‘è il rischio concreto che per una scadente politica di incentivazione,
per disattenzione dei responsabili, o per semplice umana distrazione, il gruppo
operativo che ha in carico la gestione dei touchpoints sia a rischio continuo di
perdere la visione complessiva di cosa il cliente vede e vive (e vuole) durante
l‘esperienza, sebbene il mantra sia orientato alla ottimizzazione continua della
customer experience.
Exhibit 1 An excellent customer experience must last the entire journey.
Cu
sto
me
r
Pr
ovi
de
r
The customer The customer contacts
buys a the electric utility’s
new house call center and
provides
the moving date
The customer reads
the meter at the
old address,
marks the card,
and mails it to the
utility
The customer reviews
the bill and contacts
the call center about
an error on it
The customer moves
into the new house
The utility sends
the customer a
confirmation
letter and a final
meter- reading
card
The billing
department tags
the old and new
addresses to
indicate the
move
The call center has
the billing
department mail the
customer a
corrected bill The billing department
sends the customer
the final bill for the
old address
The service department
activates service at
the new address and
reads the meter
The service depart- The billing department
ment arranges sends the
customer
for the activation on an initial
statement and
the moving date an explanation
of payment
options
Source: McKinsey analysis
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La velocità è bio-rinnovabile
Solar One è il veicolo in fibra di carbonio
arrivato quinto alla World Solar Challenge.
Progettato da studenti dell’Università KU
Leuven, la sua struttura contiene una resina
ottenuta da cardanolo.
Dedicare l‘ultimo anno di studi alla realizzazione di un‘auto solare perfettamente
funzionante. È quello che possono scegliere di fare gli studenti della facoltà di
ingegneria dell‘Università KU Leuven in Belgio. Una volta terminato il prototipo
lo si può iscrivere alla World Solar Challenge, competizione biennale dove si
sfidano decine di modelli realizzati da studenti provenienti da tutto il mondo. In
gara nell‘ultima edizione c‘era anche ―Solar One‖, un veicolo in fibra di carbonio
ideato dal Punch Powertrain Solar Team.
La scocca di Solar One è stata realizzata con tecnologia pre-preg utilizzando una
resina messa a punto da AEP Polymers, startup attiva nella R&S dei nuovi
materiali, e prodotta da Cardolite, tra i leader mondiale del la produzione e
vendita di derivati da cardanolo, un olio naturale non commestibile estratto dai
gusci degli anacardi. I pre-preg sono dei tessuti di rinforzo realizzati con fibre di
carbonio, lino, miste, etc. impregnati con una formulazione latente solitamente
epossidica - cioè contenente un atomo di ossigeno che fa da ponte tra due atomi
di carbonio - fino al momento dello stampaggio. Nati per applicazioni
aerospaziali, i pre-preg sono attualmente utilizzati per produrre parti di auto,
scafi da competizione, attrezzature sportive e sono tra i materiali più promettenti
nel settore dei compositi. Questo materiale si è rivelato un‘ottima scelta per la
realizzazione della Solar One, che ha così percorso senza problemi gli oltre 3.000
chilometri della competizione che separano Darwin da Adelaide, posizionandosi
al quinto posto.
AEP Polymers, specializzata nella valorizzazione delle biomasse di scarto per
creare nuovi polimeri e formulati, ha contribuito a realizzare una delle resine del
composito epossidico utilizzato per realizzare l‘auto. ―La matrice polimerica della
struttura in composito dell‘auto contiene una resina ottenuta da cardanolo in
di Francesca Iannelli,
francesca.iannelli@areascien
cepark.com
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grado di garantire eccellente adesione alle fibre di carbonio e di migliorare
l‘assorbimento delle vibrazioni‖ - spiega Andrea Minigher, tra i fondatori di AEP
Polymers. L‘impiego di questa resina in un formulato epossidico ha consentito la
creazione di un pre-preg con il 45% di contenuto bio-rinnovabile‖.
Punto di forza del progetto è stato proprio l‘utilizzo di materiali eco-sostenibili.
Negli ultimi anni la ricerca si è concentrata sullo sviluppo di nuovi materiali
ottenuti da fonti naturali rinnovabili, alternativi ai comuni derivati dal petrolio,
notoriamente caratterizzati da elevato impatto ambientale. In ambito industriale
vengono utilizzati un gran numero di polimeri che costituiscono componenti e
oggetti di uso comune: apparecchiature elettroniche, utensili, materiali per
infrastrutture, tubazioni, pannelli, prodotti per la verniciatura, schiume per
l‘isolamento e l‘imbottitura etc. Il consumo di questi polimeri è di diversi milioni
di tonnellate l‘anno e la stragrande maggioranza deriva proprio dal petrolio. Su
scala globale, già da qualche tempo, sta prendendo piede l‘esigenza di trovare sul
mercato resine e polimeri derivati da fonti rinnovabili che offrano prestazioni
paragonabili ai materiali attualmente in commercio.
―Stiamo lavorando anche su altre biomasse come, per esempio, la lignina,
materiale di scarto dei processi industriali di produzione della cellulosa e delle
bioraffinerie‖ – conclude Minigher. Questo nuovo filone vede tra l‘altro AEP
Polymers impegnata come partner del progetto Europeo SmartLi (Smart
Technologies for the Conversion of Industrial Lignins into Sustainable Materials),
finanziato dalla Bio-Based Industries Public Private Partnership in seno al
programma quadro Horizon 2020 della Comunità Europea, per la creazione di
nuovi polimeri e materiali per usi industriali.
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Idee di impresa cercansi: al via la nona edizione del Premio ―D2T Start Cup‖
Sulla sua ―rampa di lancio‖ sono
decollate startup innovative che hanno
fatto strada meritandosi le attenzioni
del mercato e di importanti finanziatori: dalla barca solare ai dossi generatori di
corrente elettrica, dalle piante contro le frane al cannone che spara neve a
temperature superiori allo zero. KissMyBike, l‘antifurto satellitare per biciclette
tra i vincitori dell‘edizione 2015, si è aggiudicata un finanziamento di 100 mila
euro dal programma di accelerazione europeo Finodex, è tra le 10 startup ―open
data‖ più innovative d‘Europa e sta gareggiando per aggiudicarsi altri 70 mila
euro di investimenti comunitari.
Questo il biglietto da visita del Premio Impresa Innovazione “D2T Start
Cup” IX edizione, la competizione organizzata da Trentino Sviluppo per
scovare e selezionare le migliori idee di impresa ―under 35‖ segnalate da tutta
Italia e persino dall‘Europa ed accompagnarle fino a farle diventare una vera e
propria azienda.
Tre le categorie in gara quest‘anno: meccatronica, green e ICT applicato. Ai
vincitori andrà un assegno da 15 mila euro ma soprattutto l‘accesso ad un
programma mirato di tutoraggio con servizi di promozione e spazi dentro gli
incubatori d‘impresa.
Il premio è promosso in collaborazione con Hub Innovazione Trentino (HIT) e
con il patrocinio della Provincia autonoma di Trento e di PNICube, l‘Associazione
Italiana degli Incubatori Universitari e delle Business Plan Competition. Sponsor
alcune aziende trentine delle filiere meccatronica e cleantech.
Premio “porta di ingresso” alla catena di servizi alle startup
«Un‘iniziativa che ci ha dato particolari soddisfazioni – osserva Giovanna Flor,
consigliere delegato di Trentino Sviluppo – e che a partire dal 2006, anno
d‘esordio, ha visto sfidarsi 215 progetti imprenditoriali, presentati da oltre 400
giovani, con il 68% dei progetti vincitori che si sono trasformati in startup».
di Davide Modena,
davide.modena@trentinosviluppo.it
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«Con il Premio D2T - continua Flor - vogliamo promuovere la cultura d‘impresa e
l‘innovazione nei giovani, favorendo la nascita di nuove aziende a carattere
innovativo sul territorio trentino. Il D2T rappresenta il primo anello della filiera
di servizi pensati da Trentino Sviluppo per le startup ed il valore aggiunto è dato
proprio dal fatto che siamo poi in grado di seguire l‘aspirante imprenditore per
tutti gli anni seguenti, dalla costituzione della società fino al suo consolidamento,
dallo sviluppo del prodotto allo sbocco sui mercati esteri».
Le “regole di ingaggio” per partecipare
Il D2T Start Cup è un concorso tra progetti d‘impresa innovativi, pensati e
costruiti da giovani. Unici requisiti richiesti avere una buona idea di impresa,
un‘età compresa tra i 16 e i 35 anni, l‘essere almeno in due (non sono ammessi
progetti proposti da singoli) ed avere la cittadinanza europea oppure un regolare
permesso di soggiorno rilasciato da uno degli stati membri. È ammessa la
presenza nel gruppo di un professore universitario o un ricercatore senior tutor
dell‘iniziativa, anche se di età superiore a 35 anni, purché non sia indicato come
capogruppo.
Il concorso assegna in premio opportunità di formazione e denaro ai migliori
progetti d‘impresa espressi in forma di business plan e offre a tutti i partecipanti
occasioni di formazione imprenditoriale e manageriale, opportunità di contatti
professionali e incontri di divulgazione della cultura d‘impresa. Dà inoltre la
possibilità di accedere alla finale nazionale del ―Premio Nazionale per
l‘Innovazione 2016‖ che si terrà l‘1 e 2 dicembre a Modena e alla quale
parteciperanno i vincitori delle diverse ―start cup‖ regionali.
Tre le categorie nelle quali si sfideranno i progetti in concorso: meccatronica
(industrial technologies, ICT applicato alla meccatronica), green (clean
technologies, ICT applicato alle green technologies) e, novità di questa edizione,
l’ICT applicato ad uno dei settori diverso da quelli citati in precedenza.
Oltre al premio di 15 mila euro offerto dagli sponsor i gruppi vincitori di
ciascuna delle tre categorie potranno usufruire di un periodo di
affiancamento gratuito di nove mesi presso lo ―Starter‖ di Polo
Meccatronica, nella ―Greenhouse‖ di Progetto Manifattura (green) e presso gli
spazi messi a disposizione da Hub Innovazione Trentino (Ict).
Un concorso, tre fasi
Tre le fasi da superare per aggiudicarsi la palma di migliore progetto alla ―D2T
Start Cup 2016‖.
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Nella prima fase la Commissione verificherà i requisiti formali delle proposte
pervenute. Gli ammessi dovranno partecipare obbligatoriamente e gratuitamente
per 3 mesi ad un percorso di preincubazione/coaching all'interno degli spazi di
coworking di Trentino Sviluppo (Greenhouse e Starter) o presso altre strutture
partner di Trentino Sviluppo (HIT).
Nella seconda fase la Giuria selezionerà un massimo di 6 progetti finalisti per
ciascuna delle tre categorie sulla base dei business plan presentati. Questi
parteciperanno ad una giornata di formazione d‘aula il 21 ottobre 2016 col
formatore di fama internazionale Augusto Coppola sulla tecnica dell‘Elevator‘s
Pitch e la sua applicazione ad un progetto imprenditoriale.
Infine nella terza fase i progetti finalisti selezionati saranno invitati a presentare
il proprio progetto con un pitch durante la giornata finale che si terrà nel mese di
ottobre 2016. Durante la giornata finale, dopo aver ascoltato e verificato
ulteriormente i progetti, la Giuria stilerà la classifica definitiva e proclamerà i
progetti vincitori delle tre categorie.
Iscrizioni e scadenze
Per partecipare alla nona edizione del Premio Impresa Innovazione D2T Start
Cup è necessario iscriversi entro lunedì 12 settembre compilando l‘apposita
documentazione in formato elettronico. La premiazione si terrà entro il prossimo
mese di ottobre.
Maggiori informazioni su www.trentinosviluppo.it
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Un programma per mettere in connessione imprese e talenti
Il cambio di paradigma che le imprese di oggi sono chiamate
ad affrontare non riguarda solo il modo di ―fare impresa‖, ma
anche il modo in cui si fa innovazione, perché i repentini
mutamenti del contesto competitivo hanno ridotto il ciclo di
vita dei prodotti e portato all‘aumento dei costi interni di
R&D.
Ed è proprio a causa di questi fulminei cambiamenti che si è venuto a declinare
un nuovo modello, quello dell‘‖Open Innovation‖ (Chesbrough,2006). Questo
modello rappresenta un nuovo paradigma organizzativo che vuole valorizzare i
meccanismi cognitivi e organizzativi congiungendoli con le reti sociali e i vari
network presenti. Con Open Innovation, Chesbrough intende ―un paradigma che
afferma che le imprese possono e debbono fare ricorso ad idee esterne, come a
quelle interne, ed accedere con percorsi interni ed esterni ai mercati, se vogliono
progredire nelle loro competenze tecnologiche‖ (Chesbrough, 2003).
Appare chiaro come l‘Open Innovation comporti una vera e propria rivoluzione
nel modo stesso di pensare l‘Impresa. È una rivoluzione inesorabile che sta
portando all‘emergere di nuovi modelli organizzativi fondati sul coinvolgimento
diffuso, la collaborazione emergente, la condivisione della conoscenza, lo sviluppo
e valorizzazione di community, reti sociali interne ed esterne all‘organizzazione.
Un progetto innovativo valido, infatti, può provenire anche da persone esterne
alla propria realtà. Diventa dunque vitale cooperare e collaborare non solo con
altre imprese, ma anche con attori quali università, centri di ricerca, fornitori,
competitor e startup ma soprattutto con i propri clienti.
Le start up, in particolare, per fare innovazione disruptive, puntano su velocità,
focus e flessibilità: asset fondamentali ma sui quali le imprese tradizionali e
consolidate trovano più difficoltà una volta che si sono strutturate e
―organizzate‖.
Parafrasando Baricco (vedi Alessandro Baricco, I Barbari. Saggio sulle
mutazioni), Gianluca Biotto, Responsabile del team Ricerca&Innovazione di
di Sabrina Moretto,
Communication & PR
sabrina.moretto@infinitearea.
com
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InfiniteArea, ha indicato i team di talenti e le startup quali “nuovi barbari”,
nell‘accezione positiva di portatori di ―nuove‖ pratiche, modelli organizzativi,
tecnologie e linguaggi.
Infinite Match-Up è il programma d‘innovazione che nasce per soddisfare
questa esigenza.
Non partiamo da un‘idea che deve diventare impresa, ma intercettiamo
un‘impresa e un imprenditore con delle idee ―in pancia‖ da realizzare. A questo
punto selezioniamo dei team di talenti mettendoli nella condizione di essere in
grado di svilupparle.
―InfiniteArea non vuole finanziare buone idee che poi non sono in grado di
conquistare i clienti – afferma il fondatore Patrizio Bof-, ma ha come obiettivo di
aiutare e sostenere quelle start up che si basano su richieste e finanziamenti certi
da parte di committenti precisi. L‘ostacolo più grosso per i neo-imprenditori non
è infatti il capitale di partenza per sviluppare l‘impresa, ma è soprattutto trovare i
clienti, anche perché un‘idea, se non riesci a venderla, serve a poco‖.
È quindi un programma pensato per costruire un ponte che favorisca
l‘interazione sinergica tra imprese eccellenti e team/startup di grande
potenzialità, nell‘ottica di generare valore ricorrendo ai punti di forza dell‘una e
dell‘altra, dando vita a un‘iniziativa il cui impatto sia superiore alla somma del
contributo delle singole parti.
Infinite Match-up Si rivolge a imprese consolidate che vogliono innovare, ma
necessitano di iniettare nuove risorse e competenze necessarie per realizzare le
proprie ambizioni. In tal senso InfiniteArea si occupa di formare un team e di
supportarlo nel raggiungimento degli obiettivi che l‘impresa intende raggiungere.
Quando il progetto avrà raggiunto la massa critica voluta, i risultati prodotti dal
team potranno essere trasferiti all‘interno dell‘impresa madre, che potrà
beneficiarne. Aderendo a questa iniziativa, l‘impresa ha la possibilità di
sviluppare know-how, competenze e innovazione senza dover allocare risorse
umane, interne, impegnate in altre attività. Il ponte va costruito soprattutto a
livello culturale avendo ben presente i fattori che possono favorire od ostacolare
la sinergia tra un‘impresa esistente e un team/startup.
―Il nostro ruolo è quello di fungere, da piattaforma di integrazione dei due
soggetti, impresa e team di start-up, - afferma il Responsabile del team
Innovazione&Ricerca Gianluca Biotto – proponendo un approccio nuovo e
originale nell‘interazione.‖
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Questo approccio apre quindi, a talenti e imprese, opportunità interessanti:
creare una nuova startup, che nasce fin da subito da reali esigenze di mercato
potendo contare su un primo cliente, costituire una nuova business unit aziendale
o inserire nuovi talenti in azienda.
La infografica che accompagna questo articolo approfondisce alcuni di questi
temi e identifica il ruolo che ricopre InfiniteArea con il programma di Match-up.
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Experior avvicina università e imprese. Bilancio positivo del progetto di didattica innovativa del Dipartimento di Management
Il 13 giugno il Dipartimento di Management ha organizzato l'evento Experior
Day, un pomeriggio dedicato al rapporto università-imprese. Dopo aver compiuto
un bilancio, indubbiamente positivo, della 1a edizione del progetto Experior di
didattica innovativa integrata con le aziende, si è passati ad una serie di interventi
e tavola rotonda sullo stato dell'arte di questo ormai imprescindibile connubio tra
università e imprese.
Dagli interventi è emersa la consapevolezza di quanto sia necessario un intreccio
sempre più stretto tra lo studente e futuro professionista e l'azienda, che punta a
trovare specifiche competenze nei nuovi assunti. In particolare è emerso che le
di Erica Villa,
erica.villa@unive.it
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competenze più utili e richieste sono quelle trasversali, le soft skills, e tra queste
la più ambita è la capacità di lavorare in team. Experior permette ai ragazzi,
ancora nel pieno degli studi, di mettersi al lavoro su casi aziendali reali, e al
tempo stesso li forma per essere subito competitivi nel mercato del lavoro una
volta concluso il corso di studi.
Tutte le info per diventare azienda partner del progetto Experior nel sito
dedicato: www.experiorproject.it
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Economia circolare: con l‘innovazione le startup valorizzano scarti e rifiuti
Investire in processi innovativi e
tecnologie in grado di valorizzare gli
scarti di tutti i settori industriali può
portare non soltanto ad una riduzione dei
rifiuti ma anche a risparmi netti per le
imprese fino a 604 miliardi di euro in tutta
l‘Unione Europea, pari il 3,5 % del PIL
europeo annuo.
Una sfida che l‘Incubatore I3P del Politecnico di Torino ha colto sin da subito e
che rilancia ora grazie ai tanti progetti e alle startup che hanno fatto del riutilizzo
e della trasformazione dei rifiuti in risorse il loro punto di forza: dal recupero dei
RAEE alla realizzazione di biodiesel partendo da oli e grassi, dalla produzione di
fertilizzante con gli scarti di lana all‘inertizzazione dell‘Eternit in materiale non
nocivo, sono tante le soluzioni innovative nate in seno a I3P che offrono nuovi
stimoli e spunti, e soprattutto mostrano come sia possibile un‘economia a
impatto zero.
Recupero integrale di metalli e terre rare da materiale elettronico in disuso e da
Rifiuti da Apparati Elettrici ed Elettronici (RAEE): in questo campo si muove il
progetto Remete, che prevede la definizione di un processo che permetta di non
sprecare risorse che avrebbero, solo in Europa, potenzialità economiche per
almeno 1 miliardo di euro, innalzando la percentuale di riciclo dall‘attuale 33%
all‘80% delle circa 10 milioni di tonnellate di RAEE prodotte ogni anno.
Combustibili dagli scarti o da materia prima-seconda è lo scopo di due progetti
incubati presso I3P, SLH e Sintol.
Il primo ha messo a un punto il processo ai fini della vendita a impianti di
produzione cogenerativa o di produzione di biodiesel di oli e grassi trasformati.
SHL ha attuato una strategia di partnership che ha permesso alla startup di
realizzare il primo impianto su scala industriale.
di Alessandro Tibaldeschi,
ale@agenziapressplay.it
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Sintol invece produce carburanti sintetici avanzati, cosiddetti di 2° generazione,
attraverso un processo di trattamento di materie plastiche mediante tecnologia di
pirolisi catalitica brevettata: in questo caso la materia prima utilizzata nel
processo è costituita interamente da materia prima-seconda di matrice plastica
reperita dalla filiera del riciclo. Il prossimo step del progetto prevede
l‘idrogenazione dei carburanti, sui quali la società investirà nei prossimi anni
puntando a un significativo incremento della quota totalmente rinnovabile dei
suoi vettori energetici.
Promuovere filiere sostenibili da biomassa forestale, lo sviluppo di filiere ad
energia rinnovabile e l‘efficientamento energetico è invece l‘obiettivo principale di
Replant: l‘attività della società, ospitata presso I3P, è quella di supportare lo
sviluppo di filiere innovative caratterizzate da produzione di combustibili legnosi
da biomassa locale, con standard tecnici e di combustione elevati, ridotta
umidità, pezzatura regolare ed elevato potere calorifico.
Produrre bioplastiche completamente biodegradabili a partire da scarti di origine
alimentare altrimenti inservibili o valorizzate molto poco dall‘attuale riutilizzo: è
quello che fa Polìpo (Poli come Polimero e lipo da lipos, grasso), utilizzando oli
vegetali per industria non alimentare sia di prima generazione (olio di colza,
girasole) che di seconda, recuperati ad esempio da biomasse di scarto quali semi
di pomodoro, vinacce e fondi dei caffè.
Anche la lana grossolana dall‘allevamento europeo e dall‘industria della carne,
considerata un sottoprodotto di nessun valore pari a quasi 200 mila tonnellate
l‘anno, può diventare una ricchezza con il progetto Greenwolf che coinvolge
Politecnico di Torino, CNR e Obem Spa. Greenwolf ha lo scopo di dimostrare la
fattibilità del convertire gli scarti di lana in fertilizzante ammendante usando un
impianto di idrolisi locale, da una parte per ridurre i costi di trasporto sia di lana
che di fertilizzante, dall‘altra per eliminare il lavaggio e lo smaltimento di lane
grossolane. Le lane sucide grossolane inservibili saranno trasformate grazie al
progetto Greenwolf in un fertilizzante per il suolo, con un impianto dimostrativo
capace di gestire 1/3 della tosa annuale Piemontese (1ton/giorno).
ALEA Associazione Laureati Economia Aziendale Università Ca’ Foscari – Venezia, Business Community dal 1985 www.aleacafoscari.com
Alea News, Giugno 2016
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Chiuso il convegno Capitani Coraggiosi, prossimo appuntamento con la Cena socio onorario ALEA
In maggio si è tenuto a Venezia, in collaborazione con Ca‘ Foscari Alumni, la
quarta edizione di Capitani Coraggiosi.
Quest'anno il tema è stato estremamente interessante e coinvolgente: come si
passa da azienda egocentrica ad azienda ecocentrica?
Sono stati chiamati a portare la loro testimonianza relatori di prim'ordine, che
rappresentano aziende o istituzioni che credono fortemente in questo processo.
Katia da Ros, Chiara Mio, Ivo De Nardi, Stefano Dal Tin, Eric Ezechieli ed il
moderatore Domenico Lanzilotta hanno saputo coinvolgere il pubblico
raccontando e sviluppando il tema senza mai cadere nel banale.
Il prossimo appuntamento ALEA sarà la Cena socio onorario, programmata
per il mese di novembre in Padova e per la quale saranno definite data e location
in seguito; la scorsa volta sono stati premiati Riccardo Donadon e il Prof.
Giovanni Costa.