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ALEA Associazione Laureati Economia Aziendale Università Ca’ Foscari – Venezia, Business Community dal 1985 www.aleacafoscari.com Alea News, Giugno 2016 E' vietata la riproduzione del materiale contenuto negli articoli senza autorizzazione scritta dell’autore. 1 editoriale di Maurizio Beraldo Customer experience e customer satisfaction, che significati assumono e quali approcci le aziende devono adottare, è l‘oggetto di un interessante articolo di Michele Bianco. La sola politica promozionale non è più sufficiente, attorno a prodotti e servizi molto spesso nascono più esigenze che nel passato o più occasioni nelle quali l‘azienda entra in contatto con il consumatore, anche senza la partecipazione attiva dell‘azienda stessa, pensiamo ai blog in rete nei quali si commentano le caratteristiche di un prodotto o altre esperienze sempre legate a quest‘ultimo: potrebbe essere una versione diversa del tradizionale passa parola, però le nuove applicazioni in rete rendono tutto più complesso e anche rischioso. Questi comunque sono aspetti non controllabili direttamente dalle aziende, le nuove tecnologie invece consentono di entrare in contatto in più modi con il consumatore contribuendo a formare il ―viaggio esperienziale‖ da una parte, e di tracciarlo e controllarlo dall‘altra: la complessità è un‘altra sfida da affrontare nel momento in cui i touchpoints aumentano. Nella rubrica Imprese nuove è possibile verificare come la direzione delle iniziative di ricerca sono ancora orientate all‘utilizzo delle energie rinnovabili e alla messa a punto di economie circolari.

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1

editoriale

di Maurizio Beraldo

Customer experience e customer satisfaction, che significati assumono e quali

approcci le aziende devono adottare, è l‘oggetto di un interessante articolo di

Michele Bianco.

La sola politica promozionale non è più sufficiente, attorno a prodotti e servizi

molto spesso nascono più esigenze che nel passato o più occasioni nelle quali

l‘azienda entra in contatto con il consumatore, anche senza la partecipazione

attiva dell‘azienda stessa, pensiamo ai blog in rete nei quali si commentano le

caratteristiche di un prodotto o altre esperienze sempre legate a quest‘ultimo:

potrebbe essere una versione diversa del tradizionale passa parola, però le

nuove applicazioni in rete rendono tutto più complesso e anche rischioso.

Questi comunque sono aspetti non controllabili direttamente dalle aziende, le

nuove tecnologie invece consentono di entrare in contatto in più modi con il

consumatore contribuendo a formare il ―viaggio esperienziale‖ da una parte, e

di tracciarlo e controllarlo dall‘altra: la complessità è un‘altra sfida da

affrontare nel momento in cui i touchpoints aumentano.

Nella rubrica Imprese nuove è possibile verificare come la direzione delle

iniziative di ricerca sono ancora orientate all‘utilizzo delle energie rinnovabili

e alla messa a punto di economie circolari.

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Sommario

Dai touchpoints al viaggio esperienziale: come i clienti guardano al mondo, di Michele Bianco

Imprese nuove

La velocità è bio-rinnovabile, di Francesca Iannelli, AREA Science Park, Trieste Idee di impresa cercansi: al via la nona edizione del Premio “D2T Start Cup”, di Davide Modena, Trentino Sviluppo

Un programma per mettere in connessione imprese e talenti , di Sabrina Moretto, InfiniteArea Experior avvicina università e imprese. Bilancio positivo del progetto di didattica innovativa del Dipartimento di Management , di Erica Villa, Dipartimento di Management Università Ca’ Foscari Venezia Economia circolare: con l’innovazione le startup valorizzano scarti e rifiuti , di Alessandro Tibaldeschi, I3P, Torino

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Dai touchpoints al viaggio esperienziale: come i clienti guardano al mondo

Per massimizzare la customer satisfaction le imprese hanno da sempre

concentrato la loro attenzione sui touchpoints. Questo può essere estremamente

pericoloso, perchè può distogliere l‘attenzione dall‘argomento più importante: il

viaggio esperenziale del cliente.

Le imprese quando pensano alla customer experience si focalizzano sui

touchpoints—le transazioni individuali attraverso le quali i clienti interagiscono

con occasioni di contatto che caratterizzano l‘offerta e parte del business.

Tutto ciò è estremamente logico: riflette lo scopo fondamentale

dell‘organizzazione, ed è relativamente facile da implementare.

Le imprese cercano di garantire la soddisfazione del cliente in fase di interazione

con il proprio prodotto, il customer service, la rete vendite o gli strumenti di

marketing a supporto. Ma questa focalizzazione su touchpoints individuali ed

isolate, distoglie l‘attenzione dall‘obiettivo macro e sicuramente di maggior

importanza: l‘esperienza end-to-end del cliente.

Solo guardando attraverso gli occhi del cliente all‘esperienza vissuta

attraversando tutte le fasi del viaggio— l‘azienda può realmente iniziare a capire

come migliorare in modo significativo il proprio livello di performance.

Il viaggio del consumatore include molte cose che accadono prima, durante, e

dopo l‘esperienza di prodotto o servizio: di diversa durata, può attraversare canali

multipli, touchpoints articolati, e spesso durare giorni se non settimane.

‗Portare a bordo‘, nel senso di coinvolgere un nuovo cliente è un esempio classico,

come lo sono risolvere un aspetto tecnico, o aiutare un cliente ad usufruire del

servizio in contesti diversi da quelli originari.

Le organizzazioni che non sono in grado di percepire l‘importanza del contest

allargato di differenti situazioni e gestire aspetti cross-funzionali e l‘esperienza a

di Michele Bianco

[email protected]

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tutto tondo vissuta e che forma l‘opinione del cliente devono aspettarsi un diluvio

di conseguenze negative, da un incremento del tasso di abbandono dei clienti, un

esponenziale incremento di reclami e lamentele, fino a cali importanti nelle

vendite e, di conseguenza, nel morale dell‘organizzazione interna.

Al contrario, le aziende che sapranno garantire al cliente la migliore esperienza

durante tutta l‘attraversata, potranno attendersi incrementi nel livello di

soddisfazione, aumenti delle vendite e nel tasso di fidelizzazione, riducendo nel

contempo i tempi ed i costi di gestione del servizio post vendita, con ricadute

estremamente positive sul morale del personale.

Questo è specialmente vero nello scenario odierno, caratterizzato per esperienze

multi-touchpoint, multicanali, e sempre attive in mercati consumer che sono

divenuti ipercompetitivi.

L‘esplosione dei possibili punti di contatto ed interazione tra clienti utilizzando

sempre nuovi canali, dispositivi applicazioni ed altro, rendono praticamente

impossibile il presidio continuo del servizio e dell‘esperienza,— a meno che non si

governi l‘intero percorso esperenziale e non singoli touchpoints.

Il VERO problema con i touchpoints

Il metodo comunemente utilizzato per ‗trattenere‘ il cliente, è di offrire upgrade di

prodotto e servizio a parità di importo, il che si traduce in un‘onerosa e costosa

politica commerciale.

L‘esodo verso altre soluzioni alternative può essere fermato attraverso il

miglioramento del valore complessivo dell‘esperienza.

Il problema è più complesso di quanto possa sembrare: non basta una visita di

tanto in tanto al cliente, oppure una telefonata di controllo, o altre forme di

interazione individuale – la maggioranza dei clienti NON è interessata a singoli

ed occasionali touchpoints, ma dall‘interesse che l‘azienda pone

COMPLESSIVAMENTE nell‘esperienza cumulata di molti touchpoint,

multicanali e sviluppata nel corso del tempo.

Maggiore è il numero di touchpoints, maggiore la complessità

Il problema è assai comune fra molte aziende che difficilmente lo ammettono, se

non è addirittura complicato da identificare.

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Il cuore della sfida è rappresentato dal naturale isolamento in cui viene concepito

e sviluppato il servizio al cliente, frutto di un approccio culturale,

comportamentale e dei processi e delle policies che rendono le aziende

estremamente rigide nella fase di progettazione, di definizione e di erogazione dei

servizi integrati.

Ed in molti casi gli stessi incaricati della progettazione del servizio sono

responsabili dei touchpoints in cui vengono valutate le performance dell‘azienda.

Pertanto c‘è il rischio concreto che per una scadente politica di incentivazione,

per disattenzione dei responsabili, o per semplice umana distrazione, il gruppo

operativo che ha in carico la gestione dei touchpoints sia a rischio continuo di

perdere la visione complessiva di cosa il cliente vede e vive (e vuole) durante

l‘esperienza, sebbene il mantra sia orientato alla ottimizzazione continua della

customer experience.

Exhibit 1 An excellent customer experience must last the entire journey.

Cu

sto

me

r

Pr

ovi

de

r

The customer The customer contacts

buys a the electric utility’s

new house call center and

provides

the moving date

The customer reads

the meter at the

old address,

marks the card,

and mails it to the

utility

The customer reviews

the bill and contacts

the call center about

an error on it

The customer moves

into the new house

The utility sends

the customer a

confirmation

letter and a final

meter- reading

card

The billing

department tags

the old and new

addresses to

indicate the

move

The call center has

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department mail the

customer a

corrected bill The billing department

sends the customer

the final bill for the

old address

The service department

activates service at

the new address and

reads the meter

The service depart- The billing department

ment arranges sends the

customer

for the activation on an initial

statement and

the moving date an explanation

of payment

options

Source: McKinsey analysis

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La velocità è bio-rinnovabile

Solar One è il veicolo in fibra di carbonio

arrivato quinto alla World Solar Challenge.

Progettato da studenti dell’Università KU

Leuven, la sua struttura contiene una resina

ottenuta da cardanolo.

Dedicare l‘ultimo anno di studi alla realizzazione di un‘auto solare perfettamente

funzionante. È quello che possono scegliere di fare gli studenti della facoltà di

ingegneria dell‘Università KU Leuven in Belgio. Una volta terminato il prototipo

lo si può iscrivere alla World Solar Challenge, competizione biennale dove si

sfidano decine di modelli realizzati da studenti provenienti da tutto il mondo. In

gara nell‘ultima edizione c‘era anche ―Solar One‖, un veicolo in fibra di carbonio

ideato dal Punch Powertrain Solar Team.

La scocca di Solar One è stata realizzata con tecnologia pre-preg utilizzando una

resina messa a punto da AEP Polymers, startup attiva nella R&S dei nuovi

materiali, e prodotta da Cardolite, tra i leader mondiale del la produzione e

vendita di derivati da cardanolo, un olio naturale non commestibile estratto dai

gusci degli anacardi. I pre-preg sono dei tessuti di rinforzo realizzati con fibre di

carbonio, lino, miste, etc. impregnati con una formulazione latente solitamente

epossidica - cioè contenente un atomo di ossigeno che fa da ponte tra due atomi

di carbonio - fino al momento dello stampaggio. Nati per applicazioni

aerospaziali, i pre-preg sono attualmente utilizzati per produrre parti di auto,

scafi da competizione, attrezzature sportive e sono tra i materiali più promettenti

nel settore dei compositi. Questo materiale si è rivelato un‘ottima scelta per la

realizzazione della Solar One, che ha così percorso senza problemi gli oltre 3.000

chilometri della competizione che separano Darwin da Adelaide, posizionandosi

al quinto posto.

AEP Polymers, specializzata nella valorizzazione delle biomasse di scarto per

creare nuovi polimeri e formulati, ha contribuito a realizzare una delle resine del

composito epossidico utilizzato per realizzare l‘auto. ―La matrice polimerica della

struttura in composito dell‘auto contiene una resina ottenuta da cardanolo in

di Francesca Iannelli,

francesca.iannelli@areascien

cepark.com

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grado di garantire eccellente adesione alle fibre di carbonio e di migliorare

l‘assorbimento delle vibrazioni‖ - spiega Andrea Minigher, tra i fondatori di AEP

Polymers. L‘impiego di questa resina in un formulato epossidico ha consentito la

creazione di un pre-preg con il 45% di contenuto bio-rinnovabile‖.

Punto di forza del progetto è stato proprio l‘utilizzo di materiali eco-sostenibili.

Negli ultimi anni la ricerca si è concentrata sullo sviluppo di nuovi materiali

ottenuti da fonti naturali rinnovabili, alternativi ai comuni derivati dal petrolio,

notoriamente caratterizzati da elevato impatto ambientale. In ambito industriale

vengono utilizzati un gran numero di polimeri che costituiscono componenti e

oggetti di uso comune: apparecchiature elettroniche, utensili, materiali per

infrastrutture, tubazioni, pannelli, prodotti per la verniciatura, schiume per

l‘isolamento e l‘imbottitura etc. Il consumo di questi polimeri è di diversi milioni

di tonnellate l‘anno e la stragrande maggioranza deriva proprio dal petrolio. Su

scala globale, già da qualche tempo, sta prendendo piede l‘esigenza di trovare sul

mercato resine e polimeri derivati da fonti rinnovabili che offrano prestazioni

paragonabili ai materiali attualmente in commercio.

―Stiamo lavorando anche su altre biomasse come, per esempio, la lignina,

materiale di scarto dei processi industriali di produzione della cellulosa e delle

bioraffinerie‖ – conclude Minigher. Questo nuovo filone vede tra l‘altro AEP

Polymers impegnata come partner del progetto Europeo SmartLi (Smart

Technologies for the Conversion of Industrial Lignins into Sustainable Materials),

finanziato dalla Bio-Based Industries Public Private Partnership in seno al

programma quadro Horizon 2020 della Comunità Europea, per la creazione di

nuovi polimeri e materiali per usi industriali.

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Idee di impresa cercansi: al via la nona edizione del Premio ―D2T Start Cup‖

Sulla sua ―rampa di lancio‖ sono

decollate startup innovative che hanno

fatto strada meritandosi le attenzioni

del mercato e di importanti finanziatori: dalla barca solare ai dossi generatori di

corrente elettrica, dalle piante contro le frane al cannone che spara neve a

temperature superiori allo zero. KissMyBike, l‘antifurto satellitare per biciclette

tra i vincitori dell‘edizione 2015, si è aggiudicata un finanziamento di 100 mila

euro dal programma di accelerazione europeo Finodex, è tra le 10 startup ―open

data‖ più innovative d‘Europa e sta gareggiando per aggiudicarsi altri 70 mila

euro di investimenti comunitari.

Questo il biglietto da visita del Premio Impresa Innovazione “D2T Start

Cup” IX edizione, la competizione organizzata da Trentino Sviluppo per

scovare e selezionare le migliori idee di impresa ―under 35‖ segnalate da tutta

Italia e persino dall‘Europa ed accompagnarle fino a farle diventare una vera e

propria azienda.

Tre le categorie in gara quest‘anno: meccatronica, green e ICT applicato. Ai

vincitori andrà un assegno da 15 mila euro ma soprattutto l‘accesso ad un

programma mirato di tutoraggio con servizi di promozione e spazi dentro gli

incubatori d‘impresa.

Il premio è promosso in collaborazione con Hub Innovazione Trentino (HIT) e

con il patrocinio della Provincia autonoma di Trento e di PNICube, l‘Associazione

Italiana degli Incubatori Universitari e delle Business Plan Competition. Sponsor

alcune aziende trentine delle filiere meccatronica e cleantech.

Premio “porta di ingresso” alla catena di servizi alle startup

«Un‘iniziativa che ci ha dato particolari soddisfazioni – osserva Giovanna Flor,

consigliere delegato di Trentino Sviluppo – e che a partire dal 2006, anno

d‘esordio, ha visto sfidarsi 215 progetti imprenditoriali, presentati da oltre 400

giovani, con il 68% dei progetti vincitori che si sono trasformati in startup».

di Davide Modena,

[email protected]

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«Con il Premio D2T - continua Flor - vogliamo promuovere la cultura d‘impresa e

l‘innovazione nei giovani, favorendo la nascita di nuove aziende a carattere

innovativo sul territorio trentino. Il D2T rappresenta il primo anello della filiera

di servizi pensati da Trentino Sviluppo per le startup ed il valore aggiunto è dato

proprio dal fatto che siamo poi in grado di seguire l‘aspirante imprenditore per

tutti gli anni seguenti, dalla costituzione della società fino al suo consolidamento,

dallo sviluppo del prodotto allo sbocco sui mercati esteri».

Le “regole di ingaggio” per partecipare

Il D2T Start Cup è un concorso tra progetti d‘impresa innovativi, pensati e

costruiti da giovani. Unici requisiti richiesti avere una buona idea di impresa,

un‘età compresa tra i 16 e i 35 anni, l‘essere almeno in due (non sono ammessi

progetti proposti da singoli) ed avere la cittadinanza europea oppure un regolare

permesso di soggiorno rilasciato da uno degli stati membri. È ammessa la

presenza nel gruppo di un professore universitario o un ricercatore senior tutor

dell‘iniziativa, anche se di età superiore a 35 anni, purché non sia indicato come

capogruppo.

Il concorso assegna in premio opportunità di formazione e denaro ai migliori

progetti d‘impresa espressi in forma di business plan e offre a tutti i partecipanti

occasioni di formazione imprenditoriale e manageriale, opportunità di contatti

professionali e incontri di divulgazione della cultura d‘impresa. Dà inoltre la

possibilità di accedere alla finale nazionale del ―Premio Nazionale per

l‘Innovazione 2016‖ che si terrà l‘1 e 2 dicembre a Modena e alla quale

parteciperanno i vincitori delle diverse ―start cup‖ regionali.

Tre le categorie nelle quali si sfideranno i progetti in concorso: meccatronica

(industrial technologies, ICT applicato alla meccatronica), green (clean

technologies, ICT applicato alle green technologies) e, novità di questa edizione,

l’ICT applicato ad uno dei settori diverso da quelli citati in precedenza.

Oltre al premio di 15 mila euro offerto dagli sponsor i gruppi vincitori di

ciascuna delle tre categorie potranno usufruire di un periodo di

affiancamento gratuito di nove mesi presso lo ―Starter‖ di Polo

Meccatronica, nella ―Greenhouse‖ di Progetto Manifattura (green) e presso gli

spazi messi a disposizione da Hub Innovazione Trentino (Ict).

Un concorso, tre fasi

Tre le fasi da superare per aggiudicarsi la palma di migliore progetto alla ―D2T

Start Cup 2016‖.

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Nella prima fase la Commissione verificherà i requisiti formali delle proposte

pervenute. Gli ammessi dovranno partecipare obbligatoriamente e gratuitamente

per 3 mesi ad un percorso di preincubazione/coaching all'interno degli spazi di

coworking di Trentino Sviluppo (Greenhouse e Starter) o presso altre strutture

partner di Trentino Sviluppo (HIT).

Nella seconda fase la Giuria selezionerà un massimo di 6 progetti finalisti per

ciascuna delle tre categorie sulla base dei business plan presentati. Questi

parteciperanno ad una giornata di formazione d‘aula il 21 ottobre 2016 col

formatore di fama internazionale Augusto Coppola sulla tecnica dell‘Elevator‘s

Pitch e la sua applicazione ad un progetto imprenditoriale.

Infine nella terza fase i progetti finalisti selezionati saranno invitati a presentare

il proprio progetto con un pitch durante la giornata finale che si terrà nel mese di

ottobre 2016. Durante la giornata finale, dopo aver ascoltato e verificato

ulteriormente i progetti, la Giuria stilerà la classifica definitiva e proclamerà i

progetti vincitori delle tre categorie.

Iscrizioni e scadenze

Per partecipare alla nona edizione del Premio Impresa Innovazione D2T Start

Cup è necessario iscriversi entro lunedì 12 settembre compilando l‘apposita

documentazione in formato elettronico. La premiazione si terrà entro il prossimo

mese di ottobre.

Maggiori informazioni su www.trentinosviluppo.it

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Un programma per mettere in connessione imprese e talenti

Il cambio di paradigma che le imprese di oggi sono chiamate

ad affrontare non riguarda solo il modo di ―fare impresa‖, ma

anche il modo in cui si fa innovazione, perché i repentini

mutamenti del contesto competitivo hanno ridotto il ciclo di

vita dei prodotti e portato all‘aumento dei costi interni di

R&D.

Ed è proprio a causa di questi fulminei cambiamenti che si è venuto a declinare

un nuovo modello, quello dell‘‖Open Innovation‖ (Chesbrough,2006). Questo

modello rappresenta un nuovo paradigma organizzativo che vuole valorizzare i

meccanismi cognitivi e organizzativi congiungendoli con le reti sociali e i vari

network presenti. Con Open Innovation, Chesbrough intende ―un paradigma che

afferma che le imprese possono e debbono fare ricorso ad idee esterne, come a

quelle interne, ed accedere con percorsi interni ed esterni ai mercati, se vogliono

progredire nelle loro competenze tecnologiche‖ (Chesbrough, 2003).

Appare chiaro come l‘Open Innovation comporti una vera e propria rivoluzione

nel modo stesso di pensare l‘Impresa. È una rivoluzione inesorabile che sta

portando all‘emergere di nuovi modelli organizzativi fondati sul coinvolgimento

diffuso, la collaborazione emergente, la condivisione della conoscenza, lo sviluppo

e valorizzazione di community, reti sociali interne ed esterne all‘organizzazione.

Un progetto innovativo valido, infatti, può provenire anche da persone esterne

alla propria realtà. Diventa dunque vitale cooperare e collaborare non solo con

altre imprese, ma anche con attori quali università, centri di ricerca, fornitori,

competitor e startup ma soprattutto con i propri clienti.

Le start up, in particolare, per fare innovazione disruptive, puntano su velocità,

focus e flessibilità: asset fondamentali ma sui quali le imprese tradizionali e

consolidate trovano più difficoltà una volta che si sono strutturate e

―organizzate‖.

Parafrasando Baricco (vedi Alessandro Baricco, I Barbari. Saggio sulle

mutazioni), Gianluca Biotto, Responsabile del team Ricerca&Innovazione di

di Sabrina Moretto,

Communication & PR

sabrina.moretto@infinitearea.

com

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InfiniteArea, ha indicato i team di talenti e le startup quali “nuovi barbari”,

nell‘accezione positiva di portatori di ―nuove‖ pratiche, modelli organizzativi,

tecnologie e linguaggi.

Infinite Match-Up è il programma d‘innovazione che nasce per soddisfare

questa esigenza.

Non partiamo da un‘idea che deve diventare impresa, ma intercettiamo

un‘impresa e un imprenditore con delle idee ―in pancia‖ da realizzare. A questo

punto selezioniamo dei team di talenti mettendoli nella condizione di essere in

grado di svilupparle.

―InfiniteArea non vuole finanziare buone idee che poi non sono in grado di

conquistare i clienti – afferma il fondatore Patrizio Bof-, ma ha come obiettivo di

aiutare e sostenere quelle start up che si basano su richieste e finanziamenti certi

da parte di committenti precisi. L‘ostacolo più grosso per i neo-imprenditori non

è infatti il capitale di partenza per sviluppare l‘impresa, ma è soprattutto trovare i

clienti, anche perché un‘idea, se non riesci a venderla, serve a poco‖.

È quindi un programma pensato per costruire un ponte che favorisca

l‘interazione sinergica tra imprese eccellenti e team/startup di grande

potenzialità, nell‘ottica di generare valore ricorrendo ai punti di forza dell‘una e

dell‘altra, dando vita a un‘iniziativa il cui impatto sia superiore alla somma del

contributo delle singole parti.

Infinite Match-up Si rivolge a imprese consolidate che vogliono innovare, ma

necessitano di iniettare nuove risorse e competenze necessarie per realizzare le

proprie ambizioni. In tal senso InfiniteArea si occupa di formare un team e di

supportarlo nel raggiungimento degli obiettivi che l‘impresa intende raggiungere.

Quando il progetto avrà raggiunto la massa critica voluta, i risultati prodotti dal

team potranno essere trasferiti all‘interno dell‘impresa madre, che potrà

beneficiarne. Aderendo a questa iniziativa, l‘impresa ha la possibilità di

sviluppare know-how, competenze e innovazione senza dover allocare risorse

umane, interne, impegnate in altre attività. Il ponte va costruito soprattutto a

livello culturale avendo ben presente i fattori che possono favorire od ostacolare

la sinergia tra un‘impresa esistente e un team/startup.

―Il nostro ruolo è quello di fungere, da piattaforma di integrazione dei due

soggetti, impresa e team di start-up, - afferma il Responsabile del team

Innovazione&Ricerca Gianluca Biotto – proponendo un approccio nuovo e

originale nell‘interazione.‖

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Questo approccio apre quindi, a talenti e imprese, opportunità interessanti:

creare una nuova startup, che nasce fin da subito da reali esigenze di mercato

potendo contare su un primo cliente, costituire una nuova business unit aziendale

o inserire nuovi talenti in azienda.

La infografica che accompagna questo articolo approfondisce alcuni di questi

temi e identifica il ruolo che ricopre InfiniteArea con il programma di Match-up.

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Experior avvicina università e imprese. Bilancio positivo del progetto di didattica innovativa del Dipartimento di Management

Il 13 giugno il Dipartimento di Management ha organizzato l'evento Experior

Day, un pomeriggio dedicato al rapporto università-imprese. Dopo aver compiuto

un bilancio, indubbiamente positivo, della 1a edizione del progetto Experior di

didattica innovativa integrata con le aziende, si è passati ad una serie di interventi

e tavola rotonda sullo stato dell'arte di questo ormai imprescindibile connubio tra

università e imprese.

Dagli interventi è emersa la consapevolezza di quanto sia necessario un intreccio

sempre più stretto tra lo studente e futuro professionista e l'azienda, che punta a

trovare specifiche competenze nei nuovi assunti. In particolare è emerso che le

di Erica Villa,

[email protected]

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competenze più utili e richieste sono quelle trasversali, le soft skills, e tra queste

la più ambita è la capacità di lavorare in team. Experior permette ai ragazzi,

ancora nel pieno degli studi, di mettersi al lavoro su casi aziendali reali, e al

tempo stesso li forma per essere subito competitivi nel mercato del lavoro una

volta concluso il corso di studi.

Tutte le info per diventare azienda partner del progetto Experior nel sito

dedicato: www.experiorproject.it

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Economia circolare: con l‘innovazione le startup valorizzano scarti e rifiuti

Investire in processi innovativi e

tecnologie in grado di valorizzare gli

scarti di tutti i settori industriali può

portare non soltanto ad una riduzione dei

rifiuti ma anche a risparmi netti per le

imprese fino a 604 miliardi di euro in tutta

l‘Unione Europea, pari il 3,5 % del PIL

europeo annuo.

Una sfida che l‘Incubatore I3P del Politecnico di Torino ha colto sin da subito e

che rilancia ora grazie ai tanti progetti e alle startup che hanno fatto del riutilizzo

e della trasformazione dei rifiuti in risorse il loro punto di forza: dal recupero dei

RAEE alla realizzazione di biodiesel partendo da oli e grassi, dalla produzione di

fertilizzante con gli scarti di lana all‘inertizzazione dell‘Eternit in materiale non

nocivo, sono tante le soluzioni innovative nate in seno a I3P che offrono nuovi

stimoli e spunti, e soprattutto mostrano come sia possibile un‘economia a

impatto zero.

Recupero integrale di metalli e terre rare da materiale elettronico in disuso e da

Rifiuti da Apparati Elettrici ed Elettronici (RAEE): in questo campo si muove il

progetto Remete, che prevede la definizione di un processo che permetta di non

sprecare risorse che avrebbero, solo in Europa, potenzialità economiche per

almeno 1 miliardo di euro, innalzando la percentuale di riciclo dall‘attuale 33%

all‘80% delle circa 10 milioni di tonnellate di RAEE prodotte ogni anno.

Combustibili dagli scarti o da materia prima-seconda è lo scopo di due progetti

incubati presso I3P, SLH e Sintol.

Il primo ha messo a un punto il processo ai fini della vendita a impianti di

produzione cogenerativa o di produzione di biodiesel di oli e grassi trasformati.

SHL ha attuato una strategia di partnership che ha permesso alla startup di

realizzare il primo impianto su scala industriale.

di Alessandro Tibaldeschi,

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Alea News, Giugno 2016

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Sintol invece produce carburanti sintetici avanzati, cosiddetti di 2° generazione,

attraverso un processo di trattamento di materie plastiche mediante tecnologia di

pirolisi catalitica brevettata: in questo caso la materia prima utilizzata nel

processo è costituita interamente da materia prima-seconda di matrice plastica

reperita dalla filiera del riciclo. Il prossimo step del progetto prevede

l‘idrogenazione dei carburanti, sui quali la società investirà nei prossimi anni

puntando a un significativo incremento della quota totalmente rinnovabile dei

suoi vettori energetici.

Promuovere filiere sostenibili da biomassa forestale, lo sviluppo di filiere ad

energia rinnovabile e l‘efficientamento energetico è invece l‘obiettivo principale di

Replant: l‘attività della società, ospitata presso I3P, è quella di supportare lo

sviluppo di filiere innovative caratterizzate da produzione di combustibili legnosi

da biomassa locale, con standard tecnici e di combustione elevati, ridotta

umidità, pezzatura regolare ed elevato potere calorifico.

Produrre bioplastiche completamente biodegradabili a partire da scarti di origine

alimentare altrimenti inservibili o valorizzate molto poco dall‘attuale riutilizzo: è

quello che fa Polìpo (Poli come Polimero e lipo da lipos, grasso), utilizzando oli

vegetali per industria non alimentare sia di prima generazione (olio di colza,

girasole) che di seconda, recuperati ad esempio da biomasse di scarto quali semi

di pomodoro, vinacce e fondi dei caffè.

Anche la lana grossolana dall‘allevamento europeo e dall‘industria della carne,

considerata un sottoprodotto di nessun valore pari a quasi 200 mila tonnellate

l‘anno, può diventare una ricchezza con il progetto Greenwolf che coinvolge

Politecnico di Torino, CNR e Obem Spa. Greenwolf ha lo scopo di dimostrare la

fattibilità del convertire gli scarti di lana in fertilizzante ammendante usando un

impianto di idrolisi locale, da una parte per ridurre i costi di trasporto sia di lana

che di fertilizzante, dall‘altra per eliminare il lavaggio e lo smaltimento di lane

grossolane. Le lane sucide grossolane inservibili saranno trasformate grazie al

progetto Greenwolf in un fertilizzante per il suolo, con un impianto dimostrativo

capace di gestire 1/3 della tosa annuale Piemontese (1ton/giorno).

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Chiuso il convegno Capitani Coraggiosi, prossimo appuntamento con la Cena socio onorario ALEA

In maggio si è tenuto a Venezia, in collaborazione con Ca‘ Foscari Alumni, la

quarta edizione di Capitani Coraggiosi.

Quest'anno il tema è stato estremamente interessante e coinvolgente: come si

passa da azienda egocentrica ad azienda ecocentrica?

Sono stati chiamati a portare la loro testimonianza relatori di prim'ordine, che

rappresentano aziende o istituzioni che credono fortemente in questo processo.

Katia da Ros, Chiara Mio, Ivo De Nardi, Stefano Dal Tin, Eric Ezechieli ed il

moderatore Domenico Lanzilotta hanno saputo coinvolgere il pubblico

raccontando e sviluppando il tema senza mai cadere nel banale.

Il prossimo appuntamento ALEA sarà la Cena socio onorario, programmata

per il mese di novembre in Padova e per la quale saranno definite data e location

in seguito; la scorsa volta sono stati premiati Riccardo Donadon e il Prof.

Giovanni Costa.