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Avvenire - 03/04/2016 Pagina : E09

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Le omelie del vescovo Crociata durante le celebrazioni di Pasqua

«Affidiamocialla lucedel Risorto»

I fedeli in cattedrale durante la Veglia pasquale

«Luce gentile» ell’annunciare il misteropasquale, il vescovo Crociata

ha evidenziato molto «la luce delRisorto» come risorsa «che Diomette nelle nostre mani peraffrontare e contrastare letenebre che ci coprono come unacoltre impenetrabile». Una luce dicui bisogna accettare chenell’immediato abbia anche unchiarore flebile, come quello diuna candela di fronte all’oscuritàdella notte, che «sembra poco».Però, se ci affidiamo al Risorto,«qualcosa succede – e qualcosa didecisivo – nella nostra vita e neinostri rapporti». Per spiegare ciò,Crociata ha citato «Luce gentile»,una preghiera, scritta nel 1832dal beato John Henry Newman:Conducimi tu, luce gentile, /conducimi nel buio che mistringe, / la notte è scura la casa èlontana, / conducimi tu, lucegentile. / Tu guida i miei passi,luce gentile, / non chiedo divedere assai lontano / mi bastaun passo, solo il primo passo, /conducimi avanti, luce gentile.

N

la preghiera

perché alla fine «il cristianesimo di tanti dinoi è fatto per lo più di abitudini e ditradizioni», ha rimarcato sempre il Vescovoall’omelia della Messa del Giorno, celebratanella concattedrale di San Cesareo aTerracina. In questa occasione, andandoavanti con il suo ragionamento, Crociata hachiesto: «Dove trovare un po’ di fede viva, diconvinzione, di amore a Gesù presente inmezzo a noi, in ciascuno di noi, nella storiadi oggi? Le circostanze certo non aiutano. Cisentiamo desolati di fronte a quanto accadenon solo lontano, ma anche presso di noi.Che cosa significa l’annuncio che è Gesù èrisorto ed è vivo?». La risposta dell’Ordinariopontino è stata chiara: «Significa che nonposso restare a impigrirmi e crogiolarmidietro ai miei malanni e alle preoccupazioni,piccole o grandi che siano. Se lui è vivo, haqualcosa da dirmi e da chiedermi; se lui èrisorto, non posso rimanere con le mani inmano, devo invece cercare di capire, direagire e prendere l’iniziativa. Se lui èpresente, allora vuol dire che il più è fatto,che l’ostacolo più grande (la pietra delsepolcro) è stato rimosso, che si offre unanuova opportunità, che la fiducia può essereravvivata e la speranza tornare». Il Vescovo èconsapevole della difficoltà a vivere questoatteggiamento. Tuttavia, il suo invito è allaportata di ciascuno: «Dovremmo cercare di

scommettere un po’ di più sul positivo dinoi stessi e delle persone, sulla fecondità delbene anche in mezzo a tante frustrazioni emeschinità. Vogliamo suggerirne qualcunadi tali speranze e possibilità? Torniamo adavere fiducia nel valore dei gesti più semplicie veri, abbracciati con mite ostinazione:allora, basta un sorriso, al posto di unabrutta parola o di un gesto offensivo; basta

fare bene il proprio lavoro e compiere ilproprio dovere, anche umile e nascosto;basta resistere alla tentazione di approfittaredi un’occasione di essere disonesti per unpiccolo stupido vantaggio; basta dire di no auna richiesta o a una proposta ambigua oimmorale; basta un piccolo sacrificio fattoper aiutare il proprio familiare, il compagno,il collega, il cliente o chiunque altro quandoha bisogno e ti chiede aiuto; basta un votodato per il bene della città e non per il solointeresse privato proprio o di qualcun altro;basta un gesto di rispetto anche verso unapersona che non lo meriterebbe; basta unatto di generosità quando il prossimo indifficoltà ci interpella; basta non accodarsi enon accordarsi al coro delle lamentelequalunquistiche contro tutto e contro tutti;basta tacere pur di non dire male diqualcuno e, potendolo, mettere in luce illato buono di una persona; e così via».Ritorna così il tema della luce, perché perCrociata questi “nuovi atteggiamenti” sono«piccole fiammelle, che in sé sembranofioche, ma insieme cominciano a emanareuna luce crescente. Se sistematicamentespegniamo tutte le candele accese cheincontriamo o non ne accendiamo mainessuna, magari con la scusa che tanto sonotroppo piccole, il risultato sarà che il buio sifarà sempre più fitto».

Giovani in festa a Latinaanti i giovani provenienti dalle diverseparrocchie della diocesi pontina che han-no voluto partecipare alla Festa dei Gio-

vani, iniziata venerdì scorso e che si conclu-derà stamattina con la Messa a Cisterna. La no-vità di questa edizione è stata la mobilità, cioèil non stare solo presso una sede e per un gior-no.«Il nostro obiettivo è stato quello della terri-torialità e l’attenzione alle periferie esisten-ziali», aveva spiegato nei giorni scorsi donNello Zimbardi, il direttore dell’Ufficio dio-cesano per la Pastorale giovanile e vocazione,la struttura che ha curato l’organizzazione.Sullo sfondo, ovviamente, il tema della Gior-nata mondiale della Gioventù che si terrà aluglio prossimo a Cracovia e il Giubileo straor-dinario della Misericordia.«Il rumore dei sogni» è il tema che ha guida-to la Festa, declinato in tutti i suoi aspetti bel-li e meno belli. Infatti, a ospitare l’inizio del-la Festa dei Giovani è stato l’Istituto Gregorio

Antonelli di Terracina (ospita minori in statodi bisogno), il luogo in cui sono state accol-te la croce di San Damiano e la statua dellaMadonna di Loreto, i simboli della Gmg, nel-l’ambito di una veglia di preghiera. Un momento toccante è stato quello dellaSanta Messa celebrata ieri mattina all’internodel carcere di Latina. Ovviamente, solo unapiccola rappresentanza dei giovani è potutaentrare per la liturgia. Il grosso dei lavori si ètenuto ieri pomeriggio con l’invasione delcentro storico di Latina.Dapprima davanti la mensa della Caritas, perparlare dell’importanza di avere un sogno. Diforte attualità, invece, l’incontro in piazza delPopolo con il ciclista Filippo Simeoni sui «so-gni compromessi». Poi, il trasferimento nel-la vicina piazza San Marco per un momentodi riflessione. Più spirituale l’ultimo momentocon i giovani che hanno varcato la Porta San-ta della cattedrale. Oggi la conclusione a Cisterna.

T

giovedì 7

Incontro catechisti l prossimo giovedì 7 aprile,alle 17,30 in Curia, è previ-

sto un importante momentodi sintesi e di confronto tra icatechisti delle 87 parrocchiedella diocesi pontina. «A che punto siamo?» è il tito-lo che farà da guida all’incon-tro voluto dall’Ufficio catechi-stico diocesano, che in effetti èparecchio anticipativo dell’ar-gomento da trattare. «La nostra intenzione è fare ilpunto della situazione, racco-gliendo anche proposte, sulpercorso formativo compiutosino a oggi», ha spiegato donFabrizio Cavone, direttore del-l’Ufficio catechistico. Ogni catechista che parteciperàall’assemblea potrà scegliereun ambito su cui confrontarsi(ragazzi, famiglie, comunità).

I

Un trittico per la mensa Caritas ggi pomeriggio, alle 16.30, il vescovoMariano Crociata benedirà il nuovo

trittico posto all’interno della mensa dellaCaritas di Latina. L’opera è intitolata «Creatiper la carità» ed è stata realizzata dall’artistapontina Giorgia Eloisa Andreatta, la quale saràpresente alla cerimonia. Il trittico è compostoda tre tavole. Al centro quella del banchettoceleste, con Gesù «pantocratore», il quale haalla sua destra Maria e Giuseppe, e al fiancosinistro il samaritano e l’adultera. «Questi duepersonaggi, il samaritano e l’adultera diconocon la loro sola presenza che i poveri, e noicon loro, hanno bisogno di cura e di perdono,e di perdono non meno che di cura. Ci diconoancora che alla mensa di Gesù non ci si nutresolo di pane, ma di ogni parola che esce dallabocca di Dio», ha ricordato lo stesso vescovoMariano Crociata nel suo messaggio. Questiultimi due personaggi evangelici sono anche isoggetti delle due tavole laterali: quella dellacarità e quella della misericordia. La mensacittadina è in via Cicerone 114, ed è apertatutti i giorni della settimana, compresa ladomenica (festività incluse). Dalle 17.30 alle19 sono servite, direttamente ai tavoli, circa150 persone al giorno. I pasti caldicomprendono (nel rispetto delle variereligioni) un primo e un secondo piatto, uncontorno, la frutta, il pane e spesso il dolce.

Oltre a soddisfare ilbisogno primario delcibo, l’obiettivoprevalente è quellodella promozionedella persona. Ilpasto, quindi, divental’occasione perstabilire con gli ospitiun rapporto difraterna accoglienzain un ambientefamiliare e dignitoso.

La Mariapoli arriva a Latina opo 14 anni tornerà a Latina la Mariapoli,promossa dal Movimento dei Focolari, e

rivolta a chiunque voglia approfondire laspiritualità dell’unità e le sue concretizzazioniin campo familiare, sociale e nel dialogointerreligioso. L’appuntamento è dal 23 al 25aprile, a Latina presso la Curia vescovile che hamesso a disposizione i suoi spazi per questoimportante evento. Come hanno spiegato gliorganizzatori si tratta di un’esperienza difraternità, cioè l’unità – parole chiave dellaproposta dei Focolari – oltre le differenze. Nonc’è alcun tipo di chiusura al mondo in cui si èinseriti, anzi, pur provenendo da diversiComuni del territorio pontino e dai CastelliRomani, in Mariapoli si vivrà nella e per lacittà di Latina, in particolare attraversoSlotMob, la campagna di sensibilizzazionecontro il gioco d’azzardo e le conseguentiludopatie, volta a premiare quei locali chehanno scelto di dire «no alle slot machine. Cisarà spazio per parlare di «Felicità emisericordia» con l’economista Luigino Bruni,ordinario di Economia politica alla Lumsa diRoma. Durante i tre giorni verrà allestita lamostra «Dio Misericordia» con le opere delpittore francese Michel Pochet e illustratadalla curatrice Tatiana Falsini. I giovanipotranno vivere il Giubileo dei Ragazzi con unpellegrinaggio della misericordia a Roma epartecipare alla grande festa all’Olimpico ilsabato 23. Il lunedì successivo sarà unagiornata dedicata alle sfide della famiglia(problemi del lavoro, divorzio e separazione,gender e omosessualità, adozione, vedovanzaassieme a uno sguardo dalle diverse culture).Parallelamente agli approfondimenti in salaper gli adulti, è previsto un programma perbambini e ragazzi, secondo le fasce di età. Perinformazioni basterà rivolgersi ai FocolariLazio Sud (mariapoli.laziosud@gmail.com).

D

O

In visita al Seminario Leoniano i soci pontini del Serra Club

n attesa della Pasqua, i membri delSerra Club di Latina, con la presi-dente Romana Guerrini, hanno

sperimentato la comunione evange-lica nel Seminario interdiocesiano diAnagni. Un appuntamento che è di-venuto una tradizione. L’accoglienza cordiale del rettore donLeonardo D’Ascenzo ha corroboratol’amicizia e l’appartenenza. I semina-risti: Leonardo, Andrea, Alessandro,Damiano, Claudio e Samuele hannoofferto la testimonianza credibile e at-tendibile della loro vocazione e le tap-pe del loro cammino scandite dallapreghiera e dalla condivisione delladurata di sette anni. Inizia con l’anno propedeutico del di-scernimento e si conclude con l’ulti-mo anno della Teologia. Più nel det-taglio, dopo l’anno di discernimentosi passa al biennio di filosofia. Soloal termine di questo, dopo le oppor-tune verifiche e valutazioni i giovanivivranno la cerimonia dell’Ammis-sione agli Ordini Sacri, diventando

così “candidati” e iniziare il trienniodi teologia che finirà con l’ordinazio-ne sacerdotale.Afferiscono al Leoniano dieci diocesicon un totale di 45 seminaristi piùnove propedeutici. Cinque sono i se-minaristi della diocesi pontina.È seguita la Via Crucis partecipata esentita nel suo insondabile misteronella bella cappella rischiarata dalgrande affresco della Crocifissione o-pera del pittore pisano Paolo Maiani. Le soste animate e scandite dai cantie dal suono dell’organo e l’incederemeditativo, hanno introdotto l’as-semblea orante nel cammino di pe-nitenza quaresimale con l’ascolto del-la Parola e il richiamo al Vangelo del-la Misericordia. La cena fraterna tra i giovani semina-risti e i non più giovani ha rinsaldatoil dialogo tra gli aderenti al movi-mento Serra che promuove e sostie-ne le vocazioni alla vita consacratacon la preghiera e l’amicizia.

Stella Laudadio

I

Parte del trittico

La croce di San Damiano, simbolo della Gmg

mosaico

Due giorniper conoscereMacerata,un viaggioper i giovanipreti pontini

Un viaggio alla scopertadi altri luoghi e realtà“belli” e spiritualmentevalidi, anche dal punto divista pastorale, che si colloca nel cammino diaccompagnamento formativo di seminaristi egiovani preti. Questo lo spirito della visita aMacerata trascorsa all’inizio di questa settimanadal vescovo Mariano Crociata con una decina traseminaristi pontini e preti. Al centro del viaggiol’incontro con Nazzareno Marconi, vescovo diMacerata, il quale ha parlato della sua esperienza

sulla formazione del presbitero, sui rischi cui vaincontro se non “investe” sulla formazione e suuna sana vita spirituale. D’interesse le altre tappe:la visita alla città, al monastero di S. Chiara diMontefalco, l’incontro con la comunità dei Figlidel Sacro Cuore di Gesù. Su ritorno una fermata aSpoleto e il saluto col vescovo Boccardo.

Leonardo Chiappini

DI REMIGIO RUSSO

n invito a cambiare atteggiamentonella vita di ciascuno, soprattuttoritornare ad avere speranza, anche

procedendo a piccoli passi purché illuminatida quella luce che è il Risorto. Lo ha ribaditoil vescovo Mariano Crociata nelle omelie diPasqua. Durante la Veglia pasquale, tenutain cattedrale, facendo riferimento al ritodella luce che apre la celebrazione, Crociataha spiegato che proprio «l’immagine dellaluce ci fa capire molto della nostra vita edella nostra condizione. La nostra vita è unpo’ come nella notte, soprattutto quando ciimpantaniamo in problemi più grandi dinoi, per nostra colpa o per il concorso divarie circostanze. E anche la vita sociale epubblica sembra tante volte brancolare nelbuio. Non pensiamo soltanto al buio delterrorismo o a quello della crisi economica;anche attorno a noi le cose spesso non sonomolto chiare, in questa fase della storia dellanostra città e più in generale del nostroPaese». Tuttavia, il Vescovo ha messo inguardia i fedeli ricordando come sia vero chea Pasqua risuona festoso l’annuncio che«Cristo è risorto», ma questo fatto è ancheun interrogativo: «Tu lo credi? Ne hai fattoesperienza? Lo hai incontrato?». Il rischio èche queste siano solo frasi di circostanza,

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LATINA - TERRACINASEZZE - PRIVERNO

Riconoscere il Risorto olo chi è capace di adorare riconosce lapresenza del Risorto, liberandosi di su-

perbia, orgoglio, autosufficienza. L’iniziale in-credulità di Tommaso è anche la nostra sto-ria. Anch’io voglio vedere, toccare. Solo la fe-de pasquale mi permette di vedere e far ve-dere il Signore. Anch’io sono chiamato a pre-sentare ai «Tommaso» di turno il segno deichiodi, le ferite della carità, il prezzo del ser-vizio. Solo così sarò discepolo del Signore.

don Patrizio Di Pinto

S

Domenica, 3 aprile 2016