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La contrattazione sociale territoriale
in Lombardia nel 2013
Fotografia della contrattazione sociale nei territori della Lombardia
A cura del coordinamento e dell’osservatorio regionale
della contrattazione sociale territoriale
2
Incontri del coordinamento regionale Cgil Lombardia con i singoli territori sulla
situazione della contrattazione sociale e territoriale
PREMESSA
In relazione alla costituzione del coordinamento regionale sulla contrattazione sociale territoriale si è deciso di fare un
giro di incontri con le varie realtà territoriali con l’obiettivo di fotografare la situazione della contrattazione sociale e
territoriale nelle CDL.
In particolare gli incontri con i territori sono utili per strutturare l’osservatorio sulla contrattazione sociale e
territoriale secondo le indicazioni dell’osservatorio nazionale della Cgil.
Si è richiesto nel dettaglio tutti i tipi di accordi (non solo quelli sociali) che devono essere inviati alla struttura regionale
per essere inseriti in un data base nazionale, gestito da Ires-Cgil.
Per meglio comprendere la tipologia degli accordi che le CdLT devono inviarci per essere inseriti nell’osservatorio nazionale, si è sinteticamente illustrato le funzionalità del data base nazionale e, nel contempo, la correlazione e le differenze, tra l’osservatorio nazionale e l’osservatorio Spi-Fnp-Uilp Regionale Lombardia; abbiamo inoltre evidenziando che dai report elaborati annualmente dell’Ires emerge che circa il 90% del materiale inserito nell’osservatorio è frutto della contrattazione con gli Enti Locali: contrattazione qualitativamente molto apprezzabile, ma non esaustiva dell’ampio raggio della stessa. La classificazione dei documenti della contrattazione sociale avviene secondo uno schema logico e pratico di analisi di impianto universalistico. Sono infatti presenti voci che delineano le principali aree di politica sociale e territoriale e, accanto a esse, aree che intendono evidenziare caratteristiche procedurali ed elementi di qualità del processo negoziale. Le aree tematiche sono, nel complesso, dei macro contenitori all’interno dei quali si sviluppa un numero di sotto-sezioni che varia a seconda dell’area di riferimento. Le aree della contrattazione sociale di seguito riportate sono state concepite a partire da un’analisi della documentazione negoziale, comprendente le piattaforme e gli accordi siglati dalle strutture nei diversi livelli territoriali.
Relazioni tra le parti e definizione del processo
Politiche e strumenti della partecipazione e cittadinanza attiva
Pubblica amministrazione
Politiche di bilancio
Politiche socio-sanitarie ed assistenziali
Politiche del lavoro e dello sviluppo
Politica locale dei redditi e delle entrate
Azioni di contrasto delle discriminazioni e pari opportunità
Politiche abitative e del territorio
Politiche dell’infanzia, giovani, educative e dell’istruzione
Politiche culturali, di socializzazione e sicurezza
3
Inoltre lo scopo di questi incontri è quello di conoscere le specificità e le priorità che sussistono a livello territoriale
nell’ambito della contrattazione sociale con un doppio obbiettivo:
1. sviluppare un’analisi della contrattazione più dettagliata, seguendo l’esempio dei report che annualmente elabora l’Ires, ma con declinazione a livello regionale e possibilmente territoriale;
2. definire, con il contributo delle esperienze e specificità territoriali, linee guida da parte della struttura regionale che rispondano sempre più alle esigenze delle Camere del Lavoro.
Infine, l’importanza della conoscenza degli accordi sottoscritti nei vari livelli territoriale è utile non solo per concorrere
alla definizione delle politiche sulla contrattazione a livello Regionale ma serve anche per migliorare la conoscenza
orizzontale tra i vari livelli della CGIL e mettere a disposizioni le esperienze concrete e le buone pratiche contenute in
ogni accordo.
Gli incontri hanno lo scopo di produrre un documento specifico territoriale sulla contrattazione svolta nei singoli
comprensori della Cgil Lombarda con la fotografia quali-quantitativo della situazione delle politiche sociali territoriali
nei vari comprensori sindacali che dovrà essere aggiornato annualmente.
p. Segreteria regionale CGIL Lombardia
Melissa Oliviero
p. Coordinamento regionale p. Osservatorio regionale
Contrattazione sociale territoriale Contrattazione sociale territoriale
Maurizio Zanetti Fausto Ortelli
4
La fotografia della situazione lombarda.
Nella tabella e nei grafici che seguono vengono evidenziati: numero di comuni e gli abitanti per territorio (fonte
“www.comuni-ialiani.it); gli iscritti Cgil a tutto 2013; gli accordi sottoscritti dal 2008 al 2013. Il dato relativo al numero
di accordi è fonte data base Spi Lombardia, tranne che per quelli riferiti alla Lombardia (riga evidenziata, fonte data
base Ires).
Primo dato che emerge è una leggera flessione nel numero totale degli accordi dovuta, così come è stato sottolineato
da tutti i comprensori, da incertezze e indeterminazione da parte dei Comuni, nel reperimento delle risorse e nei tempi
di approvazione dei bilanci di previsione.
Contrattazione Sociale Territoriale Lombardia 2008- -2013
Struttura N° comuni Abitanti Iscritti Cgil 2013 Accordi sottoscritti per anno (fonte Spi)
Totale 2013 2012 2011 2010 2009 2008
BG 222 1.031.592 96.168 8 22 16 17 5 0 68
BS 151 1.087.805 113.395 109 116 124 122 114 78 663
CO 160 592.504 52.844 32 40 42 41 29 47 231
CR 115 361.812 40.306 16 45 5 5 5 0 76
LC 90 338.425 43.990 32 44 17 7 0 0 100
LO 61 225.798 20.917 0 1 2 4 6 0 13
MN 70 411.335 52.563 36 32 42 46 25 28 209
MI 84 2.614.786 228.866 3 15 18 11 16 0 63
MB 55 850.684 69.616 19 29 26 19 29 0 122
PV 190 539.569 44.190 31 21 31 26 31 0 140
SO 78 181.101 21.843 13 3 3 0 4 38 61
VA 141 876.960 72.238 40 66 54 23 28 1 212
Tic. Ol. 50 460.297 35.552 10 10
Valc. 77 221.857 21.874 9 9
LOMB 28 28
Totale 1.544 9.794.525 914.362 386 434 380 321 292 192 2.005
5
N° Comuni %
328
21,2
490
31,7
265
17,2
272
17,6121
7,868
4,4
1.544
100
Numero totale dei comuni in Lombardia e suddivisione degli stessi per dimensione comune
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
176.233 911.760 1.049.245
1.922.660
1.686.035
4.048.592
9.794.525
Numero totale abitanti in Lombardia e suddivisione per dimensione
comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
1,8
9,3
10,7
19,6
17,2
41,3
Percentuale abitanti per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a
3.000
da 3.001 a
5.000
da 5.001 a
10.000
da 10.001 a
20.000
Oltre 20.000
6
0
20
40
60
80
100
120
140
BG BS CO CR LC LO MN MI MB PV SO VA Tic. Ol. Valc. LOMB
Nel grafico il numero accordi dal 2008 al 2013 per territorio
Anno 2013 Anno 2012 Anno 2011 Anno 2010 Anno 2009 Anno 2008
1.544
9.794.525
3582.760.701
28,19 23,19
Numero totale dei comuni e della popolazione lombarda; numero accordi sottoscritti nel 2013
(esclusi quelli da data base Ires); infine popolazione interessata da accordi in numero assoluto e
in percentuale e percentuale comuni con accordo
N° comuni Abitanti Accordi Cittadini % Cittadini % Comuni
BG BS CO CR LC MN MI MB PV SO VA T. O. Valc. LOMB
.
Numero Accordi 8 109 32 16 32 36 3 19 31 13 40 10 9 28
% 2,07 28,24 8,29 4,15 8,29 9,33 0,78 4,92 8,03 3,37 10,36 2,59 2,33 7,25
Accordi anno 2013 per territorio in numeri assoluti e in percentuale
7
N° Comuni %
143,9
117
32,7
67
18,7
85
23,7
53
14,8226,1
358
100
Numero comuni con accordo, in termini assoluti e in percentuale
da 0 a 1.000
da 1.001 a
3.000
da 3.001 a
5.000
da 5.001 a
10.000
da 10.001 a
20.000
Oltre 20.000
Totale
7.415 235.360 269.284
616.185
711.871
920.586
2.760.701
Totale abitanti interessati da accordi e per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a
3.000
da 3.001 a
5.000
da 5.001 a
10.000
da 10.001 a
20.000
0,3
8,59,8
22,3
25,8
33,3
Percentuale abitanti con accordo per dimesione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a
20.000
Oltre 20.000
8
BG BS CO CR LC LO MN MI MB PV SO VA Tic. Ol. VC
N° comuni 222 151 160 115 90 61 70 84 55 190 78 141 50 77
Accordi 8 109 32 16 32 0 36 3 19 31 13 40 10 9
% Comuni 3,60 72,19 20,00 13,91 35,56 0,00 51,43 3,57 34,55 16,32 16,67 28,37 20,00 11,69
In questo grafico sono riportati il numero totale di comuni per singolo territorio; il numero
di comuni con accordo e la percentuale per ogni territorio
1.031.592
1.087.805
592.504
361.812 338.425411.335
2.614.786
850.684
539.569
181.101
876.960
460.297
221.857
Totale abitanti per territorio
BG BS CO CR LC MN MI MB PV SO VA TIC.OL. VALC.
9
177.205
684.376
151.798124.887
193.772223.784
71.218
471.463
193.124
55.695
225.193
129.665
58.521
Abitanti con accordo per territorio
BG BS CO CR LC MN MI MB PV SO VA Tic. Ol. Val.
17,18
62,91
25,62
34,52
57,2654,40
2,72
55,42
35,79
30,75
25,6828,17
26,3828,19
Percentuale abitanti per territorio interessati da accordi
BG BS CO CR LC MN MI MB PV SO VA Tic. Ol. Val. Totale
10
Contrattazione sociale territoriale: contenuti degli accordi
REPORT CONTRATTAZIONE SOCIALE TERRITORIALE LOMBARDIA 2013
Comprensori
CGIL
Nu
me
ro A
cco
rdi
GRUPPO NORME
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 C
on
trib
uti
eco
no
mic
i-
ag
ev
ola
zio
ni
tari
ffe
Se
rviz
i d
om
icil
iari
Se
rviz
i a
ssis
ten
zia
li
Te
rrit
ori
ali
Se
rviz
i ri
cre
ati
vi
cult
ura
li-
tem
po
Lib
ero
Se
rviz
i
resi
de
nzi
ali
Sic
ure
zza
Re
lazi
on
i S
ind
aca
li
Pro
gra
mm
azi
on
e
Dir
itti
e i
nfo
rma
zio
ne
de
i ci
tta
din
i
Fis
cali
tà l
oca
le
Ta
riff
e
Mis
ure
an
ticr
isi
BERGAMO 8 12 7 8 1 1 0 6 2 1 8 0 2
BRESCIA 109 520 247 149 118 42 41 83 49 28 111 0 32
COMO 32 56 47 86 18 27 13 22 13 8 69 0 8
CREMONA 16 16 10 21 4 5 0 13 13 0 45 0 1
LECCO 32 69 21 21 5 19 2 30 13 1 101 1 10
LODI 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
MANTOVA 36 97 3 23 1 0 0 36 32 0 144 26 29
MILANO 3 0 2 3 1 0 0 3 1 0 10 0 0
MONZA
BRIANZA 19 14 2 8 0 3 0 18 1 0 38 0 9
PAVIA 31 95 32 52 12 12 2 29 33 1 85 17 19
SONDRIO 13 2 0 7 0 2 0 13 12 0 2 0 0
VARESE 40 32 35 72 10 9 0 38 14 17 129 1 4
TICINO OLONA 10 13 5 6 0 0 2 7 2 0 20 1 6
VALCAMONICA 9 21 12 21 0 3 1 9 10 3 24 0 3
LOMBARDIA 28
TOTALE 386 947 423 477 170 123 61 307 195 59 786 46 123
11
Alcune note di chiarimento per una corretta lettura dei dati riportati nella tabella sopra e nei grafici che seguiranno:
• tutti i dati sono stati ripresi dall’Osservatorio sulla contrattazione sociale territoriale promosso,
gestito e alimentato da Spi-Fnp-Uilp Regionali;
• nel data base gli accordi sono classificati in prima istanza per GRUPPO di NORME (in totale 12 voci),
in seguito come NORME (57 voci).
• I 28 accordi riferiti alla Lombardia (evidenziati in azzurro nella tabella precedente) hanno seguito una
classificazione differente in quanto inseriti nel data base dell’Ires nazionale.
In sintesi, tabelle e grafici
Tab.1
Tab. 2
Le prime due tabelle dell’elaborato sono riferite alla contrattazione confederale, ossia agli accordi inseriti direttamente
nel data base dell’Ires Nazionale.
Nella prima tabella il numero di accordi sottoscritti sia a livello regionale che nei vari territori; nella seconda, il
contenuto degli accordi.
11
1
6
32
12
1 1
28
Accordi data base IresLombardia
Bergamo
Cremona
Lecco
Lodi
Mantova
Milano
Monza Brianza
Sondrio
Totale
22
8
19
1 1
Relazioni tra le
parti e definizione
del processo
Politiche socio-
sanitarie ed
assistenziali
Politiche del lavoro
e dello sviluppo
Politica locale dei
redditi e delle
entrate
Politiche culturali di
socializzazione e
sicurezza
12
I dati di tutti i grafici che seguono sono tratti dal data base Spi Cgil Regionale.
Nel grafico sopra viene evidenziata la classificazione per GRUPPO di NORME dei 358 accordi inseriti nel data base Spi regionale.
===============================================================================================
Nei grafici che seguono si segnala quante volte un singolo GRUPPO di NORME è presente negli accordi per ogni
singolo territorio.
Come da esempio, in questa prima tabella, si vede quante volte il GRUPPO di NORME n°1 “Contributi economici-
Agevolazioni tarriffarie” è presente negli accordi per singolo territorio.
947
423477
170123
61
307
195
59
796
46
123
12
520
5616
6997
14
95
232 13 21
1 CONTRIBUTI ECONOMICI E AGEVOLAZIONI TARIFFARIE
13
Di seguito gli altri GRUPPI.
7
247
47
10 213 2 2
32 35
5 12
2 SERVIZI DOMICILIARI
8
149
86
21 21 23
3 8
52
7
72
6
21
3 SERVIZI ASSISTENZIALI TERRITORIALI
BERGAMO BRESCIA COMO CREMONA LECCO MANTOVA MILANO PAVIA VARESE
1
118
18
4 51 1
12 10
4 SERVIZI RICREATIVI CULTURALI TEMPO LIBERO
14
1
42
27
5
19
3
12
2
9
3
5 SERVIZI RESIDENZIALI
BRESCIA COMO LECCO PAVIA TICINO OLONA VALCAMONICA
41
13
2 2 2 1
6 SICUREZZA
2
49
13 13 13
32
1 1
33
1214
2
10
8 PROGRAMMAZIONE
15
1
28
8
1 1
17
3
9 DIRITTI E INFORMAZIONE DEI CITTADINI
8
111
69
45
101
154
10
38
85
2
129
20 24
10 FISCALITA’ LOCALE
16
Nei prossimi grafici si entra nel dettaglio di ogni singolo GRUPPO NORME e lo si scorpora per singola NORMA.
Esempio: GRUPPO di NORME n° 1 “Contributi economici- Agevolazioni tariffarie” è selezionato per singole voci; in
sostanza si evidenzia quante volte la voce “Riscaldamento” (di conseguenza le altre voci) è presente nei 358 accordi
inseriti nel data base Spi.
Interessante osservare come la voce principale risulta essere l’ISEE seguita da Contributi affitti e da Interventi contro
la povertà estrema.
Nel grafico n° 2 la voce più presente, negli accordi che affrontano il tema dei SERVIZI DOMICILARI, è il SAD (Servizi
Assistenziali Territoriali) seguita da Pasti a domicili e Telesoccorso.
Sostanzialmente una contrattazione legata alla popolazione anziana. Da rilevare come la voce ADI (Assistenza
domiciliare integrata) appaia poche volte.
7445
19
12494
15
87
21
120
63 63
204
19
1 CONTRIBUTI E AGEVOLAZIONI TARIFFARIE
Adi Altri servizi
domiciliari:
consegna
certificati e
analisi a
domicilio-Filo
d'argento
Pasti a domicilio Sad Telesoccorso Vaucher
11
28
110
176
92
6
2 Servizi domiciliari
17
Il grafico n°3 “Servizi assistenziali territoriali” mette in luce come nella contrattazione sociale territoriale, oltre che ai
problemi legati alla popolazione anziana (per buona parte a questo si può collegare la NORMA “Trasporto individuale”)
si affrontano temi legati al mondo giovanile e dell’handicap.
Nel grafico n°4 sempre in tema di popolazione anziana. La contrattazione affronta, in particolare, le questioni legate
“Centro diurno-Sociale e alle “Cure termali- Soggiorni climatici”.
65
3241
22
113
11
57
136
3 SERVIZI ASSISTENZIALI TERRITORIALI
Centro diurno-Sociale Cultura-Università
della terza età
Cure termali-
Soggiorni climatici
Tempo libero- Attività
motorie-Orti
61
14
66
29
4 SERVIZI RICREATIVI CULTURALI TEMPO LIBERO
18
Nel grafico n° 5 i temi più presenti riguardano RSA e Alloggi per anziani.
Grafico n° 6: nel GRUPPO “Sicurezza”, presente quasi esclusivamente a Brescia e Como, una voce importante è quella
relativa alle “Barriere architettoniche”.
37 5
53
3
52
5 SERVIZI RESIDENZIALI
22
39
6 SICUREZZA
Barriere
architettoniche
Vigili di quartiere-
Sicurezza stradale-
Consorzi fra comuni
19
Nel grafico n°8, “PROGRAMMAZIONE” la voce “Piani di zona territoriali” emerge in diversi accordi.
Nel grafico n° 9 l’informazione ai cittadini è una questione poco presente nelle voci della negozizione territoriale.
23
108
18
46
8 PROGRAMMAZIONE
6
53
9 DIRITTI E INFORMAZIONE DEI CITTADINI
Carta dei
servizi
Informazione
ai cittadini
20
Nel grafico n° 10 “FISCALITA’ LOCALE” le voci, Addizionale Irpef, Imu e Tarsu, sono presenti in modo significativo.
Da segnalare il dato riferito ai Patti antievasione a Brescia, Lecco, Mantova e Varese.
Grafico n° 7: questo GRUPPO sottende una sola NORMA che somma in se “Attuazione dell’accordo-Verifica-
Informazione”. Il dato generale evidenzia che nel 86% degli accordi la voce “RELAZIONI SINDACALI” è presente.
Addizionale
Irpef
IMU Patti
antievasione
Soglia
esenzione
addizionali
Tarsu
178
200
133
111
174
10 FISCALITA’ LOCALE
6
83
22
13
30
36
3
18
29
13
38
7 9
7 RELAZIONI SINDACALI. Attuazione dell’accordo-Verifica-Informazione
21
Grafico n° 11: anche questo GRUPPO sottende solo una NORMA; in generale risulta essere poco significativa (voce
presente nel 13 % degli accordi).
Grafico n° 12: ultimo GRUPPO con solo una NORMA; data la permanente situazione di crisi questa tema assume una
particolare importanza; la norma è presente nel 34% circa degli accordi.
LECCO MANTOVA PAVIA VARESE TICINO OLONA
1
26
17
1 1
11 TARIFFE. Blocco tasse e tariffe
2
32
8
1
10
29
9
19
46
3
12 Misure anticrisi. Interventi di sostegno al reddito
22
23
CDLT di Bergamo
Il comprensorio di Bergamo è costituito da 222 comuni, il maggiore in assoluto in regione; di questi ben il 68% hanno
meno di 5.000 abitanti. E’ il terzo territorio per quanto riguarda gli abitanti e gli iscritti Cgil. Circa il 30% degli abitanti
è collocata nel 68% dei comuni sotto i 5.000.
N° Comuni
%
51
23,0
54
24,3
46
20,7
56
25,211
5,0
4
1,8
222
100
Numero e percentuale comuni per dimensione
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
25.668 96.834
184.818
386.395
146.311
191.601
1.031.627
Abitanti per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
24
2,5
9,4
17,9
37,5
14,2
18,6
Percentuale abitanti per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
N° Comuni %
2
25,0
1
12,5
2
25,0
2
25,0
1
12,58
100Comuni con accordo, in numero e percentuale, per dimensione
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
4.333
4.351
15.886
37.563
115.072
177.205
Abitanti con accordo per dimensione comuni
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
25
Appunti emersi nell’incontro
La contrattazione nel comprensorio è stata strutturata dall’azione del sindacato unitario dei pensionati che ormai da
anni ha sviluppato una attività di confronto con le istituzioni locali (Comuni-Asl-Ambiti etc) per affrontare le tematiche
relative alla condizione degli anziani.
Da qualche anno per effetto della crisi i soggetti coinvolti nelle politiche sociali sono aumentati e si aggiungono agli
anziani.
L’impianto della contrattazione nel territorio Bergamasco si sviluppa attraverso l’iniziativa che parte prioritariamente
dall’azione unitaria del sindacato dei pensionati che definisce le proposte e le linee guide della contrattazione sociale
territoriale che vengono sottoposte ai direttivi unitari congiunti e poi all’assemblee degli iscritti dei pensionati.
Queste linee vengono portate alla discussione e al confronto nel dipartimento welfare confederale costituito dalla CDL
di Bergamo e insieme ad altre proposte e contributi concorrono alla definizione delle piattaforme sociali da presentare
al confronto confederale unitario che ne approva la stesura definitiva nell’ambito dei consigli generali unitari del
comprensorio.
Il dipartimento Welfare della Cdl è composto da: segreteria confederale Cgil-segreteria Spi, segreteria Funzione
pubblica e FLC, sportelli welfare confederali, ufficio politiche giovanili, Sunia territoriale
Il dipartimento ha il compito di elaborare linee e indirizzi e valutare accordi e rendicontare sull’attività delle politiche
sociali sul territorio.
Gli incontri con i comuni sono prioritariamente svolti dallo Spi provinciale e/o dalle leghe territoriali in rappresentanza
di tutta la confederazione.
2,42,5
9,0
21,2
64,9
Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
8
177.205
17,18 3,60
Totale accordi e abitanti interessati + percentuale abitanti e comuni
Accordi
Cittadini
% Cittadini
% Comuni
26
La scelta dei soggetti istituzionali a cui presentare la piattaforma per la contrattazione sociale è fatta in base alla
titolarità degli interlocutori rispetto alle singole tematiche da affrontare.
Da qualche anno nel nostro territorio si fanno minori accordi e si realizzano tanti verbali d’incontro e molti incontri
non hanno prodotto neanche i verbali d’incontro (vedi elenco).
Contrattazione sociale 2013
Comune Incontro Delegazione Verbale o protocollo
d’intesa
Albino 17.9.13 Pensionati Verbale
Calusco Gennaio 13 Pensionati Verbale
Curno 16.5.13 Pensionati Verbale
Mozzo 3.12.13 Pensionati Verbale
Romano 21.10.13 Pensionati Verbale
Sovere 1.8.13 Pensionati Verbale
Costa Volpino 30.7.13 Pensionati Verbale
Castro 21.10.13 Pensionati Verbale
Villongo 30.7.13 Pensionati Verbale
Sotto il Monte 16.2.13 Pensionati Verbale
Solza 22.1.13 Pensionati Verbale
Medolago 25.1.13 Pensionati Verbale
Bergamo 3.6.13 Pensionati Verbale oo.ss
Bergamo 16.12.13 Pensionati Verbale oo.ss
Asl–Azienda ospedaliera Incontro Delegazione Verbale o protocollo
d’intesa
Asl Bergamo 31.5.13 Confederazione - pensionati
Asl Bergamo 4.11.13 Confederazione - pensionati
Asl Bergamo 28.11.13 Confederazione - pensionati
Asl Bergamo 21.1.14 Confederazione - pensionati
Asl Bergamo 05.2.14 Confederazione - pensionati
27
R.S.A. Incontro Delegazione Verbale o protocollo
d’intesa
S. Maria ausiliatrice 23.10.13 Pensionati – categorie p.i.
Martino Zanchi Settembre 2013
Urgnano 22.11.13 – 25.11.13 Pensionati
Ponte S. Pietro 28.11.13 Pensionati
Ass. San Giuseppe 11.2.14 Pensionati
Rappresentanza sindaci Incontro Delegazione Verbale o protocollo
d’intesa
Assemblea sindaci 21.11.13 Confederazioni - pensionati
Consiglio di
rappresentanza c/o Asl
12.9.13 Confederazioni - pensionati Protocollo d’intesa
Ambito Incontro Delegazione Verbale o protocollo
d’intesa
Dalmine 2.10.13 Confederazioni - pensionati
Val Cavallina (Trescore) 17.10.13 Confederazioni - pensionati
Val Brembana (Zogno) 24.10.13 Confederazioni - pensionati
Alta Valle Seriana
(Clusone)
29.10.13 Confederazioni - pensionati
Valle Imagna 25.10.13 Confederazioni - pensionati
Bergamo 3.12.13 Confederazioni - pensionati
Grumello (Mornico) 10.12.13 Confederazioni - pensionati
Treviglio (Caravaggio) 12.12.13 Confederazioni - pensionati
Romano di Lombardia 11.11.13 Confederazioni - pensionati
Isola bergamasca (Suisio) 14.11.13 Confederazioni - pensionati
Basso Sebino (Sarnico) 30.7.13 Confederazioni - pensionati Verbale
Alto Sebino (Lovere) Confederazioni-pensionati Verbale
Seriate 21.1.14 Confederazioni-pensionati
28
Per il 2014 sono state elaborate le linee guida unitarie non solo di Cgil-Cisl-Uil ma anche con il coinvolgimento del terzo
settore e la curia di Bergamo per la contrattazione nei 14 ambiti, relative ai fondi Famiglia, non autosufficienza e
politiche sociali frutto dagli ultimi accordi regionali sottoscritti con la regione Lombardia che hanno decentrato in
ambito locale le risorse assegnate.
Le linee guida sono state presentate al consiglio di rappresentanza dei sindaci con la partecipazione anche
dell’assessore regionale al welfare.
Si è sottoscritto un protocollo di relazioni con le amministrazioni pubbliche.
Si sono svolti 2 incontri con l’insieme dei sindaci nelle due zone o distretti sulle seguenti materie: politiche giovanili,
casa, abitazione.
Si sono avviati in 10 ambiti incontri di confronto la delegazione trattante è composta da segreteria confederale Cdl,
segreteria provinciale Spi e in alcuni casi rappresentanti delle leghe pensionati e o responsabili Zona. Comunque a
seconda delle situazioni e dei numerosi impegni chiunque partecipa ai confronto rappresenta tutta la CGIL.
Si sono aperti confronti con ASL su tematiche relativi agli ultimi accordi fatti con regione Lombardia sul welfare.
Si sta provando a costruire un accordo su questione degli sfratti la fase è di confronto con Cisl e Uil per stringere su
una piattaforma unitaria.
Sono in corso la costruzione di protocolli su Co/Working su spazi messi a disposizione dell’amministrazione per dare
avvio a nuove attività lavorative professionali.
Contenuti della contrattazione sociale (fonte data base Spi)
12
78
1 1
6
21
8
2
Contenuto accordi per GRUPPI
1 Contributi economici-agevolazioni tariffe
2 Servizi domiciliari
3 Servizi AssistenizaliTerritoriali
4 Servizi ricreativi culturali- tempo Libero
5 Serviziresidenziali
7 Relazioni Sindacali
8 Programmazione 9 Diritti e informazione dei cittadini
10 Fiscalità locale 12 Misure anticrisi
29
Contributo affitto Rette RSA Interventi contro
la povertà
estrema
Buoni di servizio.
Assegni di cura.
Borse lavoro e di
studio. Prestiti
d'onore. Acquisto
1^ casa giovani
copie. Contributo
badanti
ISEE
2
4
1 1
4
1 Contributi economici-Agevolazioni tariffarie
3
3
1
2 Servizi domiciliari
Pasti a domicilio
Sad
Telesoccorso
1
1
2
1
3
3 Servizi assistenziali territoriali
Centro diurno integrato
Politiche giovanili: handicap
Politiche giovanili: nidi e
scuole
Segretario sociale-Patronati-
Servizio fiscale
Trasporto individuale
30
Centro diurno-
Sociale
Cultura-Università
della terza età
Cure termali-
Soggiorni climatici
Tempo libero-
Attività motorie-
Orti
0 0
1
0
4 Servizi ricreativi culturali-Tempo libero
0 0 0
1
0 0
5 Servizi residenziali
1
0 0 0
1
8 Programmazione
31
Carta dei servizi Informazione ai cittadini
0
1
9 Diritti e informazione dei cittadini
1
3
1
3
10 Fiscalità locale
Addizionale
Irpef
IMU
Soglia esenzione
addizionali
Tarsu
Relazioni Sindacali Tariffe Misure anticrisi
6
0
2
7 Relazioni sindacali- 11 Tariffe- 12 Misure anticrisi
32
33
CDLT Brescia
Brescia è il secondo comprensorio della Lombardia per quanto concerne abitanti e numero iscritti Cgil. Per numero di
Comuni si colloca al terzo posto. Il 78,8 % dei comuni ha meno di 5.000 abitanti. Circa il 20% degli abitanti è collocato
in comuni con meno di 5.000 abitanti
14
9,3
43
28,5
30
19,9
32
21,2
28
18,54
2,6
151
100
Numero e percentuale comuni per dimensione
da 0 a 1.000
da 1.0001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a
20.000
Oltre 20.000
7.48086.368 121.328
229.953
379.499
263.177
1.087.805
Abitanti per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.0001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
0,7
7,9
11,2
21,1
34,9
24,2
Percentuale abitanti per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.0001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
34
N° Comuni %
2 1,8
34 31,226 23,922 20,223 21,1
2 1,8
109100,0
Comuni con accordo in numero e percentuale per dimensione
da 0 a 1.000
da 1.0001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
1.388
69.069105.206
155.164
303.179
50.370
684.376
Abitanti con accordo per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.0001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
0,1
10,1
15,4
22,7
44,3
7,4
Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.0001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
35
Appunti emersi nell’incontro
A Brescia tutti gli accordi di contrattazione sociale territoriale sono stati sottoscritti esclusivamente dallo SPI,
unitariamente ai sindacati dei pensionati di Cisl e Uil.
Pertanto la Camera del lavoro di Brescia non ha firmato alcun accordo di contrattazione a valenza territoriale,
delegando di fatto lo SPI a rappresentare tutta la CGIL negli accordi di contrattazione sociale, esclusi gli accordi di
seguito elencati:
1. del protocollo di legalità siglato con la Prefettura; 2. del protocollo relativo agli anticipi su CIG, CIGS; Mobilità; Cassa in deroga sottoscritto con alcuni Istituti
Bancari; 3. degli accordi API, AIB, Confcoop ecc relativi alla detassazione del salario di produttività ecc; 4. di alcuni accordi relativi alle politiche di Conciliazione lavoro – famiglia.
C'è però una attività che ha impegnato direttamente la Camera del Lavoro di concerto con Fondazione Piccini e ASGI
(Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione) ed è stato un lavoro di contrasto alle discriminazioni istituzionali.
Questa attività è consistita da un lato con segnalazioni puntuali all'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali,
dall’altro, con diffide e ricorsi nei confronti di tutti quei provvedimenti (ordinanze, determine e delibere) adottati dalle
amministrazioni locali allo scopo di escludere alcuni soggetti da prestazioni e benefici vari, prevalentemente di
carattere sociale e assistenziale.
A margine pubblichiamo l'elenco delle azioni svolte.
Al di là del riscontro mediatico che alcune di queste impugnazioni, una volta giunte a sentenza, hanno giustamente
avuto (Bonus bebè del Comune di Brescia, Adro ecc) qui preme evidenziare che questa mole di attività, nei fatti, è
stata l'altra faccia della medaglia della contrattazione sociale territoriale; è stata questa iniziativa, politico-giudiziaria,
che ha permesso la sottoscrizione di accordi su “terreni sociali” bonificati dalle pratiche discriminatorie e/o in
alternativa proprio in mancanza di accordi, laddove le amministrazioni locali hanno rifiutato pregiudizialmente ed
ideologicamente il confronto sindacale, di garantire che le prestazioni deliberate fossero assicurate garantendo il
dettato costituzionale (a partire dall'art.3) e la normativa antidiscriminatoria italiana ed europea.
E' stato come prendere il mondo dal suo rovescio, proprio perché rovesciate erano le garanzie (mancate) di
uguaglianza, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinione politiche, di condizioni personali e
sociali, proprie del razzismo istituzionale in salsa padana.
I risultati di questo contrasto sono stati molto positivi.
Per questo è proposto alla CGIL regionale la costituzione di un “Osservatorio” che garantisca l'individuazione delle
pratiche discriminatorie istituzionali e di conseguenza la diffusione della pratica del contrasto, efficace nel ripristinare
la legalità.
Riflessioni estrapolate dalla relazione sulla contrattazione sociale territoriale (unitaria) 2013 dello SPI di Brescia
109
684.376
62,91 72,19
Totale accordi e cittadini interessati + percentuale cittadini e comuni
Accordi
Cittadini
% Cittadini
% Comuni
36
“Avevamo messo nel conto che il 2013 sarebbe stato per la contrattazione un anno difficile, vuoi per il cambio di colore
di alcune amministrazioni comunali chiamate al confronto elettorale, vuoi per le incertezze sulla formulazione dei
bilanci dovute al balletto dei trasferimenti delle risorse da parte dello Stato centrale e sull’applicazione della fiscalità
locale (Imu sì – Imu no), con il conseguente slittamento dei tempi.
Così è stato e per questo, giocando in anticipo, avevamo provveduto, per tempo, ad inviare ai Comuni le comunicazioni
per richiedere l’incontro.
Consapevoli delle difficoltà che le Amministrazioni Comunali avrebbero dovuto affrontare, con estrema concretezza, ci
eravamo posto 3 obiettivi essenziali:
− Confermare, ove possibile, quantitativamente lo standard dei servizi e degli interventi economici dello scorso anno.
− Verificare, pur di fronte alla contrazione delle risorse, il trend dei servizi e degli interventi economici a sostegno delle categorie più fragili, anziani “in primis” ma non solo.
− Puntare sull’attivazione dei servizi più che sugli interventi di ordine monetario, pur necessari in determinate situazioni.
Ad oggi possiamo affermare che, in generale, gli obiettivi sono stati raggiunti, anche se, obiettivamente, la
sottoscrizione tardiva dei protocolli d’intesa ha, di fatto, limitato il confronto.
Teniamo il passo numericamente (più di cento accordi attualmente registrati ufficialmente) e, salvo qualche eccezione,
anche qualitativamente.
La situazione in provincia appare comunque estremamente variegata: in particolare, sul fronte dei limiti ISEE, utilizzati
per l’accesso ai servizi e per la determinazione dei livelli di compartecipazione alla spesa per gli stessi, si va da cifre
estremamente contenute (in qualche caso coincidenti con le soglie minime di reddito) a valori più consistenti fino a
toccare la prima fascia IRPEF, creando, di fatto, anche in comuni limitrofi, situazioni di disparità di trattamento non
accettabili.
Su questo c’è ancora molto da lavorare.
Alcuni accordi, infine, più che protocolli declinanti i settori di intervento e i relativi impegni di spesa, appaiono mere
dichiarazioni d’intento.
Gli scenari futuri.
Con la legge di stabilità la nuova tassazione (Tasi sulla prima casa e Tasi-Imu sulle seconde case) dovrebbe garantire ai
Comuni maggiori certezze di bilancio, lasciando agli stessi margini di manovra sui criteri di applicazione della stessa e
sulla variazione delle aliquote.
Proprio su questo fronte dovremo porre la nostra attenzione al fine di “governare” i meccanismi di applicazione,
proponendo fasce di esenzione e sistemi di progressività che tengano conto della situazione reddituale in presenza di
condizioni precarie d’occupazione e limiti di reddito.
Lo stesso dicasi per l’applicazione dell’addizionale comunale. Anche qui le disparità fra comune e comune sono spesso
macroscopiche. In molti casi si è introdotta e si applica l’aliquota massima senza individuare criteri di esenzione o
progressività che tutelino le categorie più fragili.
Sulla questione del nuovo ISEE sarà necessario porre molta attenzione.
L’introduzione di criteri di calcolo che tengano conto di tutte le voci di entrata (anche quelle dei redditi attualmente
esclusi), nonché il patrimonio mobiliare e immobiliare, rischia, se non debitamente rivalutati i limiti, di escludere dai
servizi molti utenti o di farli pagare in misura maggiore. La nuova procedura di determinazione dell’ISEE non deve
diventare un sistema per fare cassa.
Proprio su questi temi, non appena sarà chiaro il quadro, le Segreterie di SPI, FNP e UILP si sono unitariamente
impegnate a promuovere incontri di approfondimento con i propri operatori sul territorio per fornire tutti gli strumenti
utili alla contrattazione.
Un’attenzione particolare merita l’accordo recentemente sottoscritto dalle OO.SS. confederali con l’Assessorato
Regionale alla famiglia sui criteri di riparto e utilizzo della quota assegnata alla Lombardia del Fondo nazionale per le
Politiche Sociali, che ammonta a 42 milioni di euro circa. L’attivazione del fondo rilancia il confronto e la contrattazione
dei Piani di Zona. Il giudizio espresso da SPI, FNP e UILP è positivo: si torna ad individuare nelle istituzioni pubbliche
37
(ASL, Comuni, Ambiti), ciascuno per la propria competenza, i soggetti titolari e responsabili degli interventi, se ne
prevede il controllo e il monitoraggio, si riporta a livello territoriale la programmazione e la gestione degli interventi.
L’accordo, unitamente a quello sul finanziamento della non autosufficienza e patologie specifiche altamente
invalidanti, rilancia la necessità di un confronto fra le Confederazioni e gli enti territoriali preposti. E proprio per avviare
questo confronto le Confederazioni bresciane stanno incontrando i Presidenti delle Assemblee dei sindaci dei vari
distretti.
Il metodo seguito nella contrattazione sociale come è evidente dagli accordi fatti in questo comprensorio, parte dalla
definizione degli indirizzi, dalla gestione dei tavoli di confronto con i singoli comuni fino alla firma degli accordi o dei
verbali. La confederazione riconosce allo Spi Provinciale il primato nella azione negoziale sociale che deriva da una
storica azione che lo stesso svolge a partire dagli anni 1994 quando si sono aperti i confronti con i comuni sui bilanci e
sul rapporto con la spesa sociale in relazione alla condizione degli anziani.
Negli ultimi anni la situazione è cambiata a causa della crisi economica che ha allargato i soggetti coinvolti negli
interventi di sostegno sociale da parte dei comuni come disoccupati, giovani, famiglie in difficoltà economica etc. ecco
perché gli stessi accordi interessano anche altri soggetti oltre agli anziani.
Nei comuni di medie –grandi dimensioni le segreterie unitarie dei pensionati propongono linee guida da sottoporre ai
direttivi unitari che approvano le linee, le stesse vengono presentate alle assemblee degli iscritti dei comuni più grandi.
Successivamente si avvia la fase di confronto con i comuni partendo dalla ricerca di un protocollo con ANCI per poi
rivolgersi ai singoli comuni.
In presenza di accordi si svolgono assemblee degli iscritti di ritorno insieme a sindaci e o assessori protagonisti del
confronto per sottoporre l’accordo.
Nei comuni più piccoli capi lega e amministratori si incontrano e verificano le condizioni per eventuali intese e o verbali
di impegno.
Nel passato si facevano accordi ogni anno, ultimamente gli accordi vengono verificati più volte all’anno per il continuo
cambio delle norme e delle disponibilità economiche.
Da qualche anno la contrattazione è difensiva per carenza di risorse; di fronte alla scelta tra mantenimento dei servizi
e interventi di sostegno e o contributo economico ai meno abbienti si è scelto il mantenimento dei servizi anche a
costo di introdurre ritocchi o aumenti del contributo chiesto ai cittadini.
I comuni hanno il piano sociosanitario, materia di competenza del consiglio comunale, noi abbiamo scelto di
intervenire sulla programmazione del piano dando solo un contributo di merito riservandoci di giudicare le scelte di
competenza del consiglio comunale, senza nessuna disponibilità a firmare i piani sociosanitari.
E’ necessario affrontare insieme alla confederazione la partita delle entrate dei comuni (irpef-tasse varie-contrasto
all’evasione) che riguardano l’insieme dei cittadini.
Emerge un dato molto preoccupante nei nostri comuni, la possibilità di partecipare alla lotta all’evasione da parte dei
comuni così come definita nelle norme delle leggi finanziarie con possibilità di avere entrate, da parte delle
amministrazioni comunali viene esclusa dai sindaci con la motivazione che non sono delatori e comunque con il fatto
che tutto ciò fa perdere consensi elettorali.
Questo è un grave problema prima di tutto civile e poi politico, la lotta all’evasione è un atto di giustizia sociale
fondamentale in una comunità di persone che vogliono concorrere ad una società più giusta e equa
La CDL di Brescia ha sviluppato accordi con altri soggetti come il sistema bancario su credito imprese e lavoratori, con
prefettura su questioni come la casa, con associazioni imprenditoriali sulla produttività oltre a presidiare l’azione di
tutela contro le discriminazioni nell’uso dei servizi e sostegni sociali, da parte degli enti locali nei confronto di cittadini
extracomunitari producendo diverse vertenze legali come già riportato in allegato.
Rispetto alla contrattazione sociale sul territorio emergono alcune problematiche tra l’azione dello SPI e la
Confederazione, relative ai rapporti unitari.
Per quanto riguarda la categoria dei pensionati la costruzione degli indirizzi da presentare ai comuni sulle questioni
sociali e la relativa gestione del confronto e dell’eventuale accordo passa in modo vincolante dall’azione unitaria,
condizione questa imprescindibile se si vuole svolger un’azione incisiva nei confronto dei comuni.
In ambito confederale la difficoltà a avere rapporti unitari condiziona e limita l’azione della contrattazione confederale.
38
L’esperienza fin qui svolta e la nuova situazione sociale derivante dagli effetti della crisi fa emergere con forza
l’esigenza di un coinvolgimento in prima persona della CDL comprensoriale nel coordinare e sviluppare l’azione di
contrattazione sociale e territoriale.
L’azione che la Cgil di Brescia ha avviato è quella di mettere insieme un gruppo di lavoro congiunto composto da SPI-
FP- guidato e coordinato dalla Cdl di Brescia per affrontare in modo sempre più integrato interventi su materie come
sanità, socio assistenziali, sociali che dovranno sempre più essere affrontate in ambiti di contrattazione sovra comunali
come gli ambiti o distretti, per esempio nei confronti dei piani di zona.
E’ in corso una iniziativa con Cisl e Uil confederali insieme alle categorie unitarie dei pensionati per confrontarsi con i
sindaci capo fila degli 11 ambiti o distretti del comprensorio di Brescia per capire le disponibilità rispetto alle risorse
decentrate dagli ultimi accordi regionali su fondo non autosufficienza, fondo famiglia e fondo politiche sociali.
Ritornando ad alcune caratteristiche della contrattazione sociale nel comprensorio Bresciano emerge che la
contrattazione non è riconducibile ad una vera e propria contrattazione ma è un semplice confronto con i comuni
disponibili.
Nel 2013 vi è stato un calo degli accordi dovuto principalmente al fatto che una parte significativa di comuni quelli
guidati da sindaci di centrodestra e o leghisti rifiutano qualsiasi confronto con le OO.SS., insieme alle continue difficoltà
economiche di bilancio molti dei quali hanno approvato bilancio preventivo del 2013 da pochi mesi .
Alcune raccomandazioni per il futuro è importante rafforzare la nostra autonoma progettualità regionale e territoriale
nel merito delle politiche sociali e territoriali
Le positive firme dei tre protocolli regionali sui fondi famiglia, non autosufficienza e politiche sociali hanno invertito la
tendenza rispetto alla Giunta Formigoni che non coinvolgeva le parti sociale in nessun ambito decisionale regionale.
Si suggerisce di costruire un percorso più organico e integrato tra la struttura regionale e i territori nella costruzione
delle linee di indirizzo e nello sviluppo delle problematiche gestionali.
Definire linee guida e di indirizzo delle eventuali piattaforme sociali e territoriali con uno stretto coinvolgimento dei
territori in aggiunta al lavoro dei coordinamenti regionali.
Costruire momenti di confronto territoriali promossi dalle rispettive Cdl con la confederazione regionali su tematiche
sociali, sociosanitarie, sanitarie che concorrono alla definizione delle linee regionali e alla definizione delle ricadute
territoriali in una gestione integrata dell’azione territoriale e regionale.
Le problematiche e specificità territoriali oltre a concorrere alla definizione delle linee d’indirizzo regionali devono
essere affrontate con un azione sinergica tra la struttura territoriale e quella regionale investendo la regione attraverso
confronti congiunti promossi nei vari Pirellini decentrati su tematiche di rilevanza territoriale realizzando così una più
forte coesione nella nostra azione sindacale.
39
Azioni svolte dalla Fondazione Piccini, dall'ASGI e dalla Camera del Lavoro di Brescia per affermare parità di
trattamento contro ogni discriminazione (tabella aggiornata al 26.11.2013)
COMUNE/ENTE
PROVVEDIMENTO AZIONI
COMUNE DI
BRESCIA
BANDO PER L'EROGAZIONE BONUS BEBE' AI NATI
NEL 2008 PER SOLI ITALIANI: erogazione di un
contributo di 1.000,00 per i nati nel 2008 figli di
italiani e di coppie miste (con genitore italiano};
RICORSO PER DISCRIMINAZIONE CON ESITO POSITIVO (6
giudizi + giudizio favorevole cassazione regolamento di
giurisdizione
COMUNE DI
OSPITALETTO
ORDINANZA SINDACALE CONTENENTE DISPOSIZIONI
PER L'ISCRIZIONE ANAGRAFICA DEI CITTADINI
STRANIERI: i cittadini stranieri per ottenere
l'iscrizione anagrafica dovevano dimostrare di
possedere di un reddito non inferiore a circa
5.000,00 e produrre il certificato penale rilasciato dal
paese di origine
RICORSO PER DISCRIMINAZIONE CON ESITO POSITIVO (2
giudizi) + RITIRO definitivo ordinanze adottate
sull'argomento
COMUNE DI
CASTLEMELLA
ORDINANZA SINDACALE CONTENENTE DISPOSIZIONI
PER L'ISCRIZIONE ANAGRAFICA DEI CITTADINI
STRANIERI: i cittadini stranieri per ottenere
l'iscrizione anagrafica sono tenuti a dimostrare di
essere in possesso di una idonea sistemazione
alloggiativa e di un reddito annuo
LETTERA DI DIFFIDA AL COMUNE + SEGNALAZIONE UNAR e
PREFETTURA DI BRESCIA: intervento UNAR + valutazione in
corso; revoca del provvedimento e contestuale adozione
della Delibera riportato di seguito.
COMUNE DI
CASTELMELLA
Delibera G.C. N° 47 del 10.05.2010 ""Atto di indirizzo
agli uffici in merito ai procedimenti di dichiarazione
di ospitalità — verifica dei requisiti minimi igienico
sanitari degli alloggi in occasione della richiesta di
iscrizione anagrafica — rilascio del certificato di
idoneità alloggiativa".
LETTERA DIFFIDA INVITA AL COMUNE, ALL'UNAR, ALLA
PREFETTURA; intervento dell'UNAR e della Prefettura nei
confronti del Comune. Parziale rettifica da parte del
Comune della delibera che di fatto non elimina gli elementi
di discriminazione; Ulteriore segnalazione
Unar+Prefettura; richiesta di parere all'UNAR sulle
modifiche apportata alla Delibera; riscontro UNAR: la
nuova delibera non presenta elementi di discriminazione; il
Comune ha revocato la delibera che introduceva gli atti di
indirizzo sulla residenza.
COMUNE DI
TRENZANO
ORDINANZA SINDACALE "DISCIPLINA DELLE
RIUNIONI PUBBLICHE O IN LUOGHI APERTI AL
PUBBLICO”: obbligo di utilizzare la lingua italiana per
TUTTE le riunioni pubbliche o aperte al pubblico
RICORSO PER DISCRIMINAZIONI CON ESITO POSITIVO (2
giudizi)
COMUNE
MONTICHIARI
DISPOSIZIONI PER L'ISCRIZIONE ANAGRAFICA DEI
CITTADINI STRANIERI: per l'iscrizione anagrafica ai
cittadini stranieri venivano richiesti una serie di
documenti riguardanti la posizione lavorativa, il
reddito, il possesso di altri requisiti non previsti dalla
normativa
LETTERA DI DIFFIDA SENZA RISPOSTA + RICORSO PER
DISCRIMINAZIONE CON ESITO POSITIVO
40
COMUNE DI
CALCINATO
ORDINANZA SINDACALE CONTENENTE DISPOSIZIONI
PER L'ISCRIZIONE ANAGRAFICA DEI CITTADINI
STRANIERI: per l'iscrizione anagrafica i cittadini
stranieri devono dimostrare il possesso di un reddito
minimo
LETTERA DI DIFFIDA + segnalazione all'UNAR e alla
Prefettura di Brescia; intervento dell'Unar e della
Prefettura nei confronti del Comune; presentazione ricorso
per discriminazione; ricorso accolto in toto
COMUNE DI
COCCAGLIO
DISPOSIZIONI PER L'ISCRIZIONE ANAGRAFICA DEI
CITTADINI STRANIERI: per l'iscrizione anagrafica ai
cittadini stranieri viene richiesto di produrre
documentazione aggiuntiva rispetto a quella stabilita
dalla normativa
LETTERA DI DIFFIDA + LETTERA DI DIFFIDA AL COMUNE +
SEGNALAZIONE UNAR e PREFETTURA DI BRESCIA:
intervento UNAR + valutazione in corso; modifica da parte
del Comune delle prassi adottate;
COMUNE DI
GAVARDO
ORDINANZA SINDACALE CONTENENTE DISPOSIZIONI
PER L'ISCRIZIONE ANAGRAFICA DEI CITTADINI
STRANIERI: obbligo dell'esibizione del certificato di
idoneità alloggiativa per tutti coloro che chiedono
l'iscrizione anagrafica in determinate zone del paese
+ introduzione di nuovi requisiti per l'ospitalità di
cittadini stranieri nel territorio comunale non previsti
dalla Testo Unico sull'immigrazione
LETTERA DI DIFFIDA AL COMUNE + SEGNALAZIONE UNAR e
PREFETTURA DI BRESCIA; 2 interventi dell'UNAR +
intervento della Prefettura; lettera del Sindaco di impegno
a non reiterare l'ordinanza (con scadenza novembre 2010)
con gli aspetti discriminanti in essa contenuta; adozione di
una nuova ordinanza senza gli aspetti discriminatori
individuati in precedenza anche se con criticità;
COMUNE DI
ROCCAFRANCA
ORDINANZA SINDACALE CONTENENTE DISPOSIZIONI
PER L'ISCRIZIONE ANAGRAFICA DEI CITTADINI
STRANIERI: per l'iscrizione anagrafica i cittadini
stranieri sono obbligati a presentare il certificato di
idoneità dell'alloggio
LETTERA DI DIFFIDA AL COMUNE + SEGNALAZIONE UNAR e
PREFETTURA DI BRESCIA; risposta Comune con impegna a
rettificare l'ordinanza; lettera di sollecito ad adempiere;
REVOCA ORIDINANZA da parte del Comune;
COMUNE DI
RODENGO
SAIANO
REQUISITI NECESSARI PER PARTECIPARE
ALL'ASSEGNAZIONE DI ALLOGGI NEL NUOVO
PROGRAMMA EDILIZIO A RODENGO SAIANO: i
cittadini stranieri per partecipare al bando per
l'assegnazione degli alloggi ALER devono dimostrare
di essere residenti nel Comune da almeno 6 anni, in
contrasto con quanto stabilito dalle norme regionali
LETTERA DI DIFFIDA+SEGNALAZIONE UNAR, PREFETTURA e
QUESTURA; ulteriore segnalazione all'UNAR, Prefettura e
al Difensore Civico della Regione Lombardia; parere UNAR;
riscontro del Comune con impegno a modificare il
regolamento in occasione della prox assegnazione degli
alloggi; intervento del Difensore del Civico della
Lombardia; impegno del Comune a rettificare il
regolamento appena possibile; sollecitata l'opposizione
politica in Comune; intervento della Prefettura;
41
COMUNE DI
ADRO REGOLAMENTO FONDO INTEGRATIVO COMUNALE
AFFITTO: erogazione di contributi per il sostegno
affitto dalla quale sono esclusi i cittadini Extra-Ue
LETTERA DIFFIDA + SEGNALAZIONE UNAR e PREFETURA di
BRESCIA + RICORSO con esito positivo ( 2 giudizi );
estensione e riapertura dei termini del bando; REVOCA del
regolamento per l'erogazione del bonus da parte del
Comune; mancata erogazione contributi; presentazione
decreti ingiuntivi per l'erogazione del contributo: 2 accolti
e 12 respinti; [per i 2 decreti accolti il comune ha
presentato ricorso che viene accolto solo parzialmente;
erogazione da parte del comune del risarcimento stabilito
dal giudice; ricorso in Corte d'Appello da parte degli
interessati contro quest'ultima decisione; accolto uno di
questi ricorsi con riconoscimento del pagamento integrale
del contributo]; [presentazione RICORSO-MERITO per
erogazione contributo da parte dei 12 soggetti a cui era
stato respinto il decreto ingiuntivo; ricorso accolto con
risarcimento danni parziale; ricorso in appello per
erogazione del contributo integrale;]
COMUNE DI
ADRO
REGOLAMENTO EROGAZIONE DI CONTRIBUTI PER I
NUOVI NATI: sono esclusi da questa misura i figli di
cittadini extra-Ue
LETTERA DIFFIDA + SEGNALAZIONE UNAR e PREFETTURA di
BRESCIA + RICORSO con esito positivo (2 giudizi);
proposizione del ricorso di merito; REVOCA del
regolamento per l'erogazione del bonus da parte del
Comune; presentazione RICORSO-MERITO per erogazione
contributi anni trascorsi; ricorso accolto con
riconoscimento del risarcimento danni; pignoramento;
erogazione del risarcimento danni da parte del Comune;
COMUNE DI
CHIARI
BANDO DI CONCORSO "PREMI ALL' ECCELLENZA
SCOLASTICA" A. S./A.A. 2008/2009 PER SOLI
ITALIANI: premi assegnati esclusivamente a cittadini
italiani
RICORSO PER DISCRIMINAZIONE CON ESITO POSITIVO (2
giudizi) + MODIFICA DEL BANDO CON CONSEGUENTE
RIAPERTURA DEI TERMINI
COMUNE DI
CASTELMELLA
BANDO DI CONCORSO ED ASSEGNI DI STUDIO PER
SOLI ITALIANI
MODIFICA DEL BANDO CON CONSEGUENTE RIAPERTURA
DEI TERMINI A SEGUITO DELLA NOTIFICA AL COMUNE DEL
RICORSO PER DISCRIMINAZIONE (1 giudizio)
COMUNE DI
OSPITALETTO
BANDI PER LA CONCESSIONE DI BORSE DI STUDIO
PER MERITO SCOLASTICO PER SOLI ITALIANI
LETTERA DI DIFFIDA + SEGNALAZIONE CASO ALL'UNAR E
ALLA PREFETTURA: modifica dei due bandi con estensione
degli stessi anche ai non cittadini italiani e riapertura dei
termini per la presentazione delle relative domande.
COMUNE DI
CASTELCOVATI
BANDI PER LA CONCESSIONE DI BORSE DI STUDIO
RISERVATE PER SOLI ITALIANI
LETTERA DIFFIDA + SEGNALAZIONE ALL'UNAR E ALLA
PREFETTURA; impegno pubblico del Sindaco a rivedere i
requisiti del bando; estensione dei bandi con riapertura dei
termini;
42
COMUNE DI
BASSANO
BRESCIANO
- ORDINANZA SINDACALE CONTENENTE
DISPOSIZIONI PER L'ISCRIZIONE ANAGRAFICA DEI
CITTADINI STRANIERI: i cittadini stranieri per
ottenere l'iscrizione anagrafica sono tenuti a
dimostrare di essere in possesso di una idonea
sistemazione alloggiativa e di un reddito annuo;
- Bando assegnazione lotti per alloggi sociali che
prevede requisiti aggiuntivi per i cittadini stranieri;
LETTERA DIFFIDA + SEGNALAZIONE ALL'UNAR,
PREFETTURA, QUESTURA. Intervento dell'Unar e della
Prefettura nei confronti del Comune. Presentazione ricorso
contro l'ordinanza residenze e contro bando assegnazione
lotti per alloggi sociali che prevede requisiti aggiuntivi per i
cittadini stranieri; in sede di ricorso il Comune revoca
l'ordinanza e modifica il bando; il Comune viene
condannato comunque alle spese processuali;
COMUNE DI
RODENGO
SAIANO
BANDO PER LA CONCESSIONE DI BORSE STUDIO PER
SOLI ITALIANI
LETTERA DIFFIDA; revisione bando con estensione ai
cittadini dell'Ue ed ExtraUe;
DISTRETTO 12
di VALLE
SABBIA
BANDO PER L'EROGAZIONE DI BONUS PER ANZIANI
NON AUTOSUFFICIENTI E PER FAMIGLIE NUMEROSE:
richiesto il possesso della CARTA DI SOGGIORNO ai
cittadini stranieri
LETTERA UNAR, UFFICIO DI PIANO, COMUNITA'
MONTANA: diffida + richiesta parere Unar; intervento
Unar con parere; intervento da parte dell'UNAR con
parere; risposta della Comunità senza rettifica; Incontro
con la Comunità Montana;
COMUNE DI
VEROLANUOVA
Ordinanza per l’attuazione delle disposizioni
legislative generali in materia di iscrizione anagrafica
nel registro della popolazione residente e
disposizioni congiunte in materia igienico sanitaria e
di pubblica sicurezza
LETTERA DI DIFFIDA INVIATA AL COMUNE, ALL'UNAR, ALLA
PREFETTURA. Intervento dell'Unar e della Prefettura nei
confronti del Comune. Risposta Comune con impegno a
rettificare l'ordinanza; nuovo intervento UNAR;
presentazione ricorso; attesa esito ricorso; RICORSO
ACCOLTO.
COMUNE DI
OSPITALETTO
Deliberazione Consiglio Comunale n° 32 del
28.11.2005 "Piano socio-assistenziale e criteri
generali per l'erogazione dei servizi socio-
assistenziali": diritto di accesso ai servizi sociali del
comune solo per i cittadini stranieri con CARTA DI
SOGGIORNO
LETTERA DIFFIDA INVIATA AL COMUNE, ALL'UNAR, ALLA
PREFETTURA; intervento UNAR e Prefettura; richiesta al
Comune su eventuale rettifica o revoca della Delibera,
dopo intervento anche della Prefettura; ulteriore lettera di
diffida; lettera di sollecito; intervento della Prefettura;
lettera di sollecito; risconto comune con impegno ad agire;
riscontro della Prefettura; ulteriori sollecito; lettera della
Prefettura+impegno del comune ad un riscontro positivo
nel merito;
COMUNE DI
ROCCAFRANCA
Deliberazione C.C. N° 85 del 31.08.2009 (erogazione
di sostegno ai genitori di bambini che frequentano le
scuole materne parificate: per i cittadini stranieri è
richiesta la residenza in Italia di almeno 5 anni);
bando assegnazione alloggi per anziani, rivolto solo
ai cittadini italiani;
LETTERA DIFFIDA AL COMUNE + SEGNALAZIONE UNAR;
intervento UNAR; intervento da parte dell'UNAR con
relativo parere; presentazione ricorso; attesa esito ricorso;
ricorso accolto in toto; modificato il regolamento di
assegnazione degli alloggi per anziani, con eliminazione del
requisito della cittadinanza italiana e dei 10 anni di
residenza nel comune;
COMUNITA’
VALLE
CAMONICA
Bando per l'assegnazione di tre borse di studio per
attività di ricerca inerenti il patrimonio immateriale
della Valle Camonica, dal quale sono esclusi i
cittadini Extra-UE
LETTERA DI DIFFIDA; risposta da parte del Distretto
Culturale di Valle Camonica con sollecito ai Comuni
aderenti a modificare il bando;
43
COMUNE DI
GHEDI
Regolamento comunale per la gestione degli alloggi
di via X Giornate e via Lapapasini, riservati ai soli
cittadini italiani
LETTERA DI DIFFIDA+ SEGNALAZIONE UNAR; risposta
UNAR con parere; segnalazione al Difensore Civico della
Regione Lombardia + risposta con parere; presentazione
ricorso; il Comune di Ghedi modifica il regolamento
eliminando il requisito della cittadinanza italiana, nelle
more dell'adozione della decisione da parte del tribunale
sede del ricorso; ulteriore intervento del Difensore Civico
della Lombardia; attesa esito ricorso; RICORSO ACCOLTO;
COMUNE DI
BRESCIA
- Bandi Bonus anziani 2010;
- Bandi Bonus anziani 2011 con gli stessi requisiti del
2010;
2010: Segnalazione Unar + Commissione Europea; attesa
pareri; parere UNAr; comunicazione da parte della
Commissione Europea dell'avvenuto avvio del
procedimento di verifica del contenuto del Bando Bonus
anziani; intervento Prefettura;
2011: nuova segnalazione all'UNAR+ Prefettura+
Commissione Europea;
Risposta del Comune di Brescia con impegno ad attenersi
alle osservazioni UNAR.
COMUNE DI
TRENZANO
BANDO ASSEGNAZIONE ALLOGGI SOCIALI con il
requisito dei 10 anni di residenza nel Comune, anche
non consecutivi
Segnalazione Difensore Civico della Regione Lombardia;
riscontro del Difensore Civico della Regione Lombardia;
POSTE
ITALIANE
Disciplinare vendita alloggi Lettera di diffida inviata alle POSTE + richiesta intervento
UNAR; presentazione ricorso per discriminazione; in
udienza retromarcia delle POSTE; proposizione di un nuovo
bando con i requisiti corretti;
COMUNE DI
PONTEVICO
Bando per l'erogazione del Fondo Comunale
straordinario per gli interventi di sostegno
economico a favore di persone in situazione di
disagio lavorativo; richiesta la Carta di Soggiorno e
periodo di residenza
LETTERA di DIFFIDA + segnalazione UNAR; parere UNAR;
richiesta di incontro dell'Amministrazione con il Presidente
della Fondazione; risposta del COMUNE con impegno a
rispettare la normativa in materia di assistenza sociale;
LEGA NORD-
ADRO
Esposizione di cartello con insulti indirizzati a
ROMANA GANDOSSI, esponente dello SPI-CGIL di
ADRO attiva nelle iniziative antidiscriminatorie
messe in campo dall'Amministrazione Comunale
Presentazione dei ricorso per discriminazione contro la
LEGA NORD in quanto il gesto si prefigura come atto
ritorsivo nei confronti della Sig.ra Gandossi quale
promotrice di attività a sostegno delle azioni
antidiscriminatorie agite ad ADRO. Ricorso accolto.
COMUNE DI
CASTELCOVATI
Bando per l'erogazione del contributo a favore degli
ultrasessantacinquenni residenti da 10 anni nel
comune
Segnalazione UNAR+Prefettura di Brescia; intervento
UNAR per l'eliminazione del requisito della residenza
decennale; riscontro della Prefettura di Brescia; sollecito
da parte dell'UNAR; secondo sollecito dell'UNAR; riscontro
del Comune di Castelcovati
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO
DEI MINISTRI
BANDO SELEZIONE VOLONTARI PER PROGETTI DI
SERVIZIO CIVILE per soli cittadini italiani
Segnalazione all’UNAR; ricorso; parere UNAR; ricorso
respinto; presentazione appello;
44
COMUNE DI
BRESCIA
BANDO PER LA FORMAZIONE DI UNA GRADUATORIA
PER L'ASSEGNAZIONE A GIOVANI COPPIE
CONIUGATE DI 3 ALLOGGI UBICATI IN VIA PAITONE;
requisiti per l'ammissione al bando: 10 anni di
residenza in città per almeno uno dei componenti la
coppia e 10 anni di residenza di entrambi i
componenti in Lombardia;
Lettera di diffida + segnalazione UNAR+PREFETTURA;
segnalazione Difensore Civico della Regione Lombardia;
Risposta non favorevole dell'UNAR; riscontro positivo
Difensore Civico della Lombardia; richiesta chiarimenti
all'UNAR; riscontro Difensore Civico con allegata lettera
Comune di Brescia; invio all'UNAR della lettera del Comune
di Brescia per sollecitare un nuovo intervento; revisione
parziale dei requisiti di accesso al bando: da 10 a 5 anni di
residenza a Brescia da parte del Comune di Brescia con un
nuovo bando; riscontro dell'UNAR a sostegno delle
posizioni della Fondazione; mancata partecipazione ai
bandi e quindi mancata assegnazione degli alloggi; revoca
con delibera della Giunta Comunale del bando; riscontro
della Prefettura con lettera allegata del Comune di Brescia;
COMUNE DI
BAGNOLO
MELLA
DELIBERAZIONE G.C. N° 88 DEL 27.10.2011,
"Direttiva per l'attuazione delle disposizioni
legislative generali in materia di iscrizione nel
registro della popolazione residente con disposizioni
volte a tutelare le condizioni igienico sanitarie e la
pubblica sicurezza"
Lettera diffida+segnalazione UNAR+PREFETTURA; riscontro
del Comune con impegno a modificare la deliberazione;
modifica della delibera nella parte riguardante la
comunicazione di ospitalità;
COMUNE DI
ADRO
DETERMINAZIONE per la riassegnazione del
contributo affitti, prevista la ripetizione dei
contributi già erogati ai cittadini italiani e dell'Ue al
fine di erogare il contributo medesimo ai destinatari
del secondo bando
Ricorso al TAR con una diretta interessata; accoglimento
della richiesta di sospensiva; definitivo accoglimento del
ricorso;
COMUNE DI
CHIARI
Direttiva del Sindaco che non consente ai cittadini
extra-Ue senza pds le pubblicazioni per il matrimonio
e dispone l'obbligo della segnalazione degli stessi
all'autorità di pubblica sicurezza
Ricorso per discriminazione; ricorso accolto; riscontro post
della Prefettura; respinto dalla Corte di Appello il ricorso
presentato dal Comune di Chiari contro la prima decisione
del Tribunale.
UNIONE DEI
COMUNI della
VALLE del
GARZA
Avviso Pubblico per la formazione di una graduatoria
valevole ai fini dell'assegnazione in locazione presso
Villa Zanardelli di alloggi protetti destinati alle
persone anziane ultra 65nni
Lettera di diffida + segnlazione UNAR+Difensore
Civico+Prefettura; riscontro del Difensore Civico; riscontro
da parte dell'UNAR; revisione del bando con eliminazione
del requisito della cittadinanza italiana e dei 5 anni di
residenza per partecipare al bando, introduzione
dell'elemento premiale di 5 punti per periodi di residenza
superiore a 5 anni, riapertura dei termini per la
presentazione delle domande;
COMUNE DI
PUEGNAGO
Delibera G.C. n°23 del 15.03.2011 avente per
oggetto "Parere sulle procedure da seguire per
l'attuazione dell'iscrizione anagrafica nel registro
della popolazione residente e disposizioni congiunte
in materia igienico sanitaria e di pubblica sicurezza
Lettera di diffida + segnalazione UNAR e Prefettura;
richiesta della ordinanza da parte dell'UNAR al Comune;
seconda lettera UNAR; revoca degli effetti della delibera e
dell'ordinanza da parte del Sindaco;
COMUNE DI
ROCCAFRANCA
Bando assegnazione per la formazione della
graduatoria per l'assegnazione degli alloggi edilizia
convenzionata, che prevedeva come requisito
aggiuntivo per i cittadini stranieri la residenza in
Italia da almeno 5 anni
Lettera di diffida + segnalazione UNAR, DIFENORE CIVICO
REGIONALE, PREFETTURA; riscontro del Comune con ritiro
del provvedimento in autotutela
45
COMUNE DI
BRESCIA + altri
Comuni della
Provincia di
Brescia
Richiesta di verifica su presunti abusi in materia di
gestione degli archivi anagrafici da parte del Comune
di Brescia e di altre amministrazioni locali della
provincia di Brescia
Esposto inviato alla PREFETTURA DI BRESCIA + per
conoscenza all'UNAR; riscontro della Prefettura su Comune
di Brescia (+ lettera Comune di Brescia); risposta alla
lettera della Prefettura e del Comune di Brescia;
ASL-BRESCIA ASL BRESCIA – Avviso pubblico per titoli e colloquio,
per il conferimento di incarichi libero professionali
ad Assistente Sanitario, dal 01.05.2012 fino al
31.12.2013, per lo svolgimento di attività legata al
"Progetto di riorganizzazione della rete degli
ambulatori MTS per l'ottimizzazione dell'offerta del
test HIV"
Lettera di diffida all’ASL + segnalazione UNAR; intervento
dell'UNAR per la modifica dell'avviso pubblico; riscontro
dell'ASL con la decisione di modificare il regolamento per il
conferimento di questo tipo di incarichi e a rettificare ed a
riaprire i termini dell'avviso; ASL modifica il regolamento
predetto e l'avviso con riapertura dei termini per la
presentazione delle domande
COMUNE DI
SIRMIONE
AVVISO PUBBLICO PER LA FORMAZIONE DI
GRA¬DUATORIA PER L'ACQUISIZIONE DI ALLOGGIO
DI EDILIZIA CONVENZIONATA DA REALIZZARSI
EN¬TRO P.R. —EX KURSAAL — Ambito n. 15 ANNO
2012, rivolto ai cittadini extra-Ue residenti in Italia da
almeno 5 anni e che hanno svolto una attività di
lavoro stabile per lo stesso periodo nel Comune di
Sirmione; 10 anni di residenza continuativa nel
Comune di Sirmione per tutti i partecipanti al bando;
Lettera di diffida + UNAR+Difensore Civico + Prefettura;
seconda lettera di diffida per il terzo bando dai contenuti
simili; riscontro dell'UNAR a sostegno della Fondazione;
adozione di un quarto bando nel quale vengono eliminati i
requisiti espressamente previsti per i cittadini extra-Ue ( 5
anni di residenza e di lavoro), rimane il requisito dei 10
anni di residenza continuativa per tutti; nuova
segnalazione all'UNAR; intervento della Prefettura;
riscontro UNAR; riscontro Comune con presa d’atto di
quanto segnalato con Ns segnalazione e con l’intervento
dell’UNAR;
COMUNE DI
CHIARI
Iscrizione anagrafica cittadini stranieri – Direttiva del
Sindaco
Lettera di diffida + segnalazione UNAR + Prefettura di
Brescia; intervento dell'UNAR a sostegno; 3 solleciti Unar;
nuova richiesta di accesso atti rivolta all'URP e al Difensore
Civico di Chiari + richiesta intervento Prefettura; intervento
Prefettura con sollecito
NAVE SERVIZI
srl
- "Bando di concorso pubblico per titoli ed esami per
l'assunzione di un 'farmacista collaboratore' a tempo
determinato in sostituzione di maternità", con
scadenza il 24.04.2012, con esclusione dei cittadini
extra-Ue;
- "Bando di concorso pubblico per titoli ed esami per
l'assunzione di un “commesso/a di farmacia", rivolto
solo a cittadini italiani;
Lettera diffida Nave Servizi + Sindaco di Nave +
segnalazione UNAR; intervento dell'UNAR a sostegno;
modifica dei bandi e riapertura dei termini per la
presentazione delle domande di partecipazione; riscontro
da parte della Nave Servizi srl;
COMUNE DI
BRESCIA
Delibera G.C. 733-2011 - Comunicazione in merito ai
matrimoni dei cittadini stranieri extracomunitari a
Brescia. Indirizzi operativi a seguito della sentenza
della Corte Costituzionale n. 245 del 20 luglio 2011.
Lettera diffida Sindaco Comune di Brescia+ UNAR +
Prefettura; riscontro positivo dell'UNAR; sollecito inviato al
Sindaco del Comune di Brescia per la revoca della Delibera;
riscontro del vicesindaco; nuova lettera di diffida; ulteriore
riscontro da parte del Vicesindaco
COMUNE DI
RONCADELLE
Quota di assunzione di lavoratori presso il Centro
Commerciale Mela 2000, riservata ai residenti nel
Comune di Roncadelle e limitrofi — Normativa
Regionale
Lettera di diffida al Sindaco del Comune di Roncadelle;
risposta del Comune; nuova lettera di diffida
46
COMUNE DI
VEROLANUOVA
Direttiva idoneità alloggio: ospitalità subordinata agli
esiti dell'idoneità alloggio; possibilità che
quest'ultima possa incidere sul procedimento di
iscrizione anagrafica; parametri regionali anziché
nazionali per la determinazione dell'idoneità
dell'alloggio;
Lettera di diffida inviata al Sindaco di Verolanuova +
segnalazione all'UNAR e alla Prefettura; revoca della
Direttiva da parte del Comune di Verolanuova;
CAST ALIMENTI Corso di formazione riservati ai cittadini italiani Lettera diffida; risposta della Cast Alimenti con
eliminazione del requisito della cittadinanza italiana per
partecipare ai corsi di formazione;
CENTRO
LINGUISTICO
CULTURALE
“SAN
CLEMENTE”
Condizione differenziate tra cittadini e cittadini non
italiani per accedere al pagamento rateale dei costi
per l'iscrizione ai corsi
Lettera di diffida; intervento dell'Unar; riscontro del San
Clemente, con modifica delle condizioni per accedere al
pagamento rateale di costi per l'iscrizione ai corsi.
COMUNE DI
GAVARDO
Ordinanza n° 166/2010 con oggetto "disposizioni in
materia igienico-sanitaria, incuria e degrado degli
alloggi adibiti ad abitazione e disposizioni circa
l'incolumità pubblica e la sicurezza urbana"
Lettera di diffida; riscontro del Comune nel quale si
afferma che l'ordinanza aveva validità di 18 mesi e che non
è stata reiterata; risposta UNAR con parere; intervento
della Prefettura con richiamo ad attenersi al contenuto
della circolare del Mininterno n° 1/2013, per le prossime
decisioni in materia.
COMUNE DI
ADRO
APPOSIZIONE DA PARTE DELL'AMMINISTRAZIONE
COMUNALE DI CIRCA 700 SIMBOLI DEL COSIDDETTO
"SOLE DELLE ALPI" NEL PLESSO SCOLASTICO DI ADRO
RICORSO PER DISCRIMINAZIONE A TUTELA DELLE
CONVINZIONI PERSONALI DEI LAVORATORI PRESENTATO
DALLA CAMERA DEL LAVORO-CGIL di BRESCIA e dalla FLC-
BRESCIA: due gradi di giudizio con esito positivo +
procedimento giudiziario per l'esecuzione della prima
ordinanza del giudice finalizzata alla rimozione dei simboli
"Sole delle Alpi" - rimozione dei simboli
COMUNE DI
BRESCIA
BANDO RILEVATORI CENSIMENTO + DELIBERA "LINEE
GUIDA CENSIMENTO", previsto esclusivamente per
cittadini italiani
Lettera di diffida di ASGI e FONDAZIONE PICCINI +
segnalazione UNAR; parere UNAR + ulteriore intervento;
presentazione ricorso per discriminazione da parte della
CGIL di Brescia; rettifica del bando rilevatori e della
delibera "Linee Guida" da parte del Comune il giorno prima
dell'udienza, con riapertura dei termini del bando;
comunicazione del Comune relativa al nuovo bando e alla
nuova delibera;
COMUNE DI
CHIARI
BANDO RILEVATORI CENSIMENTO previsto
esclusivamente per cittadini italiani
UNAR; parere UNAR; presentazione ricorso per
discriminazione da parte della CGIL di Brescia; intervento
della Prefettura; attesa conclusione procedimento in cui è
coinvolta la sola CGIL-BRESCIA; ricorso CGIL respinto;
presentazione nuovo ricorso da parte della FONDAZIONE
PICCINI+ASGI; ricorso FONDAZIONE + ASGI accolto
MINISTERO
INTERNO
REGOLARIZZAZIONE-EMERSIONE 2009 — circolare
Ministero dell'Interno
Ricorso per discriminazione presentato da
ASGI+FONDAZIONE PICCINI+CGIL-BRESCIA; ricorso
respinto.
47
Contenuto contrattazione sociale territoriale (fonte data base Spi)
520
247
149118
42 4183
4928
111
32
Contenuto accordi per GRUPPI
Contributi eagevolazioni tariffe
Servizi Domiciliari Servizi AssistenzaliTerritoriali
Servizi Tempo LiberoCultura
Serviziresidenziali
Sicurezza Relazioni Sindacali Programmazione
Informazione Cittadini Fiscalità locale Misure anticrisi
71
44
16
41
91
9
25
13
4047
33
87
3
1 Contributi economici-Agevolazioni tariffarie
48
Adi Altri servizi
domiciliari:
consegna
certificati e
analisi a
domicilio-Filo
d'argento
Pasti a
domicilio
Sad Telesoccorso Vaucher
920
65
7970
4
2 Servizi domiciliari
21
12
25 5
8
32
64
3 Servizi assistenziali territoriali
38
853
19
4 Servizi ricreativi culturali-Tempo libero
Centro diurno-Sociale
Cultura-Università della
terza età
Cure termali- Soggiorni
climatici
Tempo libero- Attività
motorie-Orti
49
1
6
20
15
5 Servizi residenziali
Case protette- CSE
Comunità alloggio
Minialloggi-Residenze
anziani-Redidenze
RSA
21
20
6 Sicurezza
Barriere
architettoniche
Vigili di quartiere-
Sicurezza stradale-
Consorzi fra comuni
2
20
9
18
8 Programmazione
Osservatorio- Consulta-Analisi dei
bisogni-Prevenzione-626-Formazione
badanti
Piano di zona territoriale
Piano socio assistenziale comunale-Leggi
di settore-Politiche giovanili-Incidenza
spesa sociale sul bilancio
Sostegno associazionismo-Volontariato-
Servizio civile- lavoratori in mobilità
50
Carta dei servizi Informazione ai cittadini
0
28
9 Diritti e informazione dei cittadini
29
27
6
18
31
10 Fiscalità locale
Addizionale Irpef
IMU
Patti antievasione
Soglia esenzione
addizionali
Tarsu
Relazioni Sindacali Tariffe Misure anticrisi
83
0
32
7 Relazioni sindacali- 11 Tariffe- 12 Misure anticrisi
51
CDLT di Como
Il comprensorio di Como con i suoi 160 comuni si colloca al terzo posto in regione per numero comuni, al sesto per
abitanti e al settimo per iscritti alla Cgil. Circa l’80% dei comuni, per l’esattezza, 129, hanno meno di 5.000 abitanti. In
quest’area si colloca il 39,5% degli abitanti della provincia (234.359).
N° Comuni %
45
28,1
58
36,326
16,326
16,3
2 1,33 1,9
160
100
Numero e percentuale comuni per dimensione
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
23.374
107.968
103.017
183.823
27.961
146.361
592.504
Abitanti x dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
52
3,9
18,2
17,4
31,0
4,7
24,7
Percentuale abitanti per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
N° Comuni %
13
40,6
10
31,3
8
25,0
1 3,1
32
100
Comuni con accordo in numero e percentuale per dimensione
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Totale
29.673
41.146
64.433
16.546
151.798
Abitanti con accordo per dimensione comuni
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Totale
53
Appunti emersi nell’incontro
Lo sviluppo della contrattazione sociale nel comprensorio risente, in particolare, di una forte frammentazione dei
comuni per la stragrande maggioranza di piccole dimensioni.
Non esiste sul territorio la presenza organizzata dell’Anci (associazione nazionale comuni Italia; inoltre da 4 anni la
provincia è commissariata e svolge solo funzioni burocratiche.
Tutto ciò mette in evidenza l’assenza di interlocutori istituzionali in grado di coordinare e razionalizzare l’azione
d’intervento sociale, rendendo difficile il confronto e la sottoscrizione di accordi.
La contrattazione sociale è gestita generalmente dallo SPI su delega della Cdl territoriale, tranne nei confronti del
comune di Como, e di alcuni comuni di medie dimensioni come Cantù, Erba etc. in cui interviene la confederazione in
prima persona.
Le linee guida per la contrattazione vengono predisposte dalle segreterie del sindacato pensionati di Cgil-Cisl-Uil; Si è
cercato, nel tempo, di coinvolgere anche le categorie dei lavoratori attivi con pochi riscontri positivi.
Le linee guida vengono presentate nelle assemblee di lega e successivamente inviate ai comuni e agli altri interlocutori
istituzionali con la richiesta di incontri.
Non sempre gli incontri con le Istituzioni ai vari livelli si concludono con la sottoscrizione di un accordo; la firma degli
accordi da parte dei sindacati pensionati è rappresentativa di tutta la confederazione.
40,6
31,3
25,0
3,1
Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
32
151.798
25,62 20,00
Totale accordi e abitanti interessati + percentuale cittadini e
comuni
Accordi
Cittadini
% Cittadini
% Comuni
54
LINEE GUIDA CONTRATTAZIONE SOCIALE 2013
CONTRATTAZIONE SOCIALE TERRITORIALE
La presente scheda illustra, per aree tematiche di intervento, le proposte che intendiamo avanzare nei confronti delle istituzioni locali per tutelare e migliorare la condizione degli anziani e di tutti i cittadini, nella convinzione che ciò serva anche ad una più efficace e riconosciuta azione sociale delle stesse istituzioni.
CONDIZIONE
ANZIANI E NON
AUTOSUFFICIENZA
→ ASL → Dimissioni protette-Posti letto per cure intermedie-A.D.I.
→ Dotazioni risorse-Regole-Accreditamenti-Servizi territoriali
→ PIANI DI ZONA →
P.A.I.-Segretariato sociale-Voucher assistenza domiciliare-bonus sociali badanti
→
Integrazione sociosanitaria-Più servizi domiciliari e loro qualità-Criteri più uniformi per bonus e voucher
→ COMUNI →
S.A.D.-Trasporto-pasti a domicilio-Telesoccorso-Assistenza economica-Soggiorni vacanze-Ricoveri-Educazione adulti-Volontariato-Bilancio sociale
→
Estensione servizi-Tenuta e incremento spesa sociale-Percentuale di compartecipazione ai servizi a domanda individuale-Regolamenti Isee
→ RSA →
Rette-Servizi a disposizione e qualità assistenza-Ricoveri temporanei-Centri diurni
→ Congelamento rette-Funzionamento-Rapporti col territorio
→ PROVINCIA →
Osservatorio anziani-Appalti in campo sociale-Badanti-Omogeneità 328
→
Formazione e omogeneità diritti in relazione pdz-Albo e formazione badanti-Criteri verifica appalti sociali
FISCALITA' LOCALE
E TARIFFE → COMUNI
→ Addizionale IRPEF → Congelamento e ove possibile riduzione-Esenzione redditi inferiori a 12.000 €
→ T.A.R.S.U. →
Regolamenti e criteri di calcolo non solo su m2-Esenzione per famiglie con ISEE MENO 8.500 €
→ Acqua → Esenzione o tariffe minime su base ISEE
SICUREZZA
PREVENZIONE → COMUNI →
Vigilanza-Non solitudine-Mobilità-Prevenzione
→
Iniziative di sensibilizzazione chiarimento prevenzione-Volontariato-Vigile di quartiere-Luoghi di socialità
55
ALTRI TEMI E OBBIETTIVI DELLA NEGOZIAZIONE DI INTERESSE GENERALE
CRISI
ECONOMICA E
DISAGIO SOCIALE
→ COMUNE →
Fondo comunale per sostegno al reddito-Accordi con banche per anticipi CIG e facilitazioni mutui
→
Riduzione o sospensione provvisoria pagamento tariffe servizi sociali-ISEE attualizzata
DIRITTO ALLO
STUDIO E SERVIZI
EDUCATIVI PER
L'INFANZIA
→
COMUNE
→
Estensione Asili nido Servizi mensa, trasporto, sussidi economici-Edilizia scolastica
→
Partecipazione al costo secondo indicatore ISEE- Buoni libri, borse di studio, ecc.-Manutenzione edifici, messa in sicurezza ecc.
PROVINCIA
DISABILITA' ED
EMARGINAZIONE →
PDZ
→
Servizi dedicati di natura educativa e socio ass.li Integrazione dei servizi socio/sanitari
→
Sostegno alle famiglie. Buoni sociali, Voucher sanitari. Eliminazione Barriere architettoniche, borse lavoro. Strumenti Consortili di gestione, tra Comuni
(ASL)
COMUNI
CASA E
GOVERNO DEL
TERRITORIO
→ COMUNE →
Piani di Edilizia Agevolata e sovvenzionata. Recupero aree e zone degradate. Fondo sostegno Affitti
→
Piani Edilizia popolare. Piani E.R.P.; F.S.A. Ruolo Aler. Gestione patrimonio residenziale Comunale
AMBIENTE E
RISPARMIO
ENERGETICO
→ COMUNE →
Predisposizione interventi e normative incentivanti il risparmio energetico
→ Raccordo con le normative regionali e provinciali
In tema di politica sociale posta in essere dalle diverse Istituzioni, è inoltre fondamentale verificare i nessi e le integrazioni tra i diversi soggetti e gli strumenti preposti alla organizzazione e gestione dei servizi sanitari e assistenziali, al fine di garantire sull'intero territorio una reale integrazione dell'assistenza alla persona.
Nel 2013 la contrattazione sociale nel territorio, a differenza del passato, ha subito una fase di rallentamento a cui è
necessario porre rimedio con una azione di rilancio per il futuro.
Nel 2013 si sono realizzati circa 32 accordi con i comuni; purtroppo l’azione è concentrata in una sola parte della
provincia di Como, quella ad ovest, nella zona ad est si è registrato una forte difficoltà della nostra azione e non si
registrano accordi significativi.
I comuni del lago da sempre non sono predisposti a fare protocolli d’intesa in materia sociale.
Tra le cause della difficoltà incontrate dobbiamo segnalare il difficile rapporto con la Cisl della provincia di Como che,
oltre a non rendersi disponibile al confronto, è organizzata sul territorio in modo differente rispetto alla Cgil, essendosi
unificata con la Cisl di Varese.
Per quanto riguarda il rapporto con ASL, si sviluppano incontri periodici che producono semplici verbali di riunione. In
particolare gli incontri si svolgono per discutere le ricadute sul territorio degli accordi fatti con la regione Lombardia,
gli ultimi riguardano i 3 accordi sul fondo non autosufficienza, fondo famiglia, fondo nazionale politiche sociali che
hanno decentrato a livello territoriale le risorse, nonché quelli aperti anche ad altri attori sociali su conciliazione e
welfare.
La provincia di Como è suddivisa in 8 piani di zona che hanno un effetto dispersivo e inconcludente nell’azione
coordinata sulle politiche sociale; infatti solo in 4 ambiti si aprono confronti periodici.
Esiste un potenziale scontro tra interessi della città e quella dei comuni più piccoli di riferimento dei piani di zona.
56
Manca un forte ruolo di coordinamento e programmazione dei diversi piani di zona; in passato ha funzionato un tavolo
dedicato a questo scopo che oggi non riesce più ad attivarsi.
Nel Comune di Como è stata formalizzata una consulta dei servizi sociali che svolge attività propositiva per la
predisposizione di piani di zona per:
• adulti in difficoltà
• immigrati
• minori
• disabili Purtroppo l’azione di questa consulta produce più problemi di duplicazione dei confronti rendendo defatigante e
inconcludente l’azione negoziale sui diversi tavoli, in quanto, le stesse istituzioni, hanno figure diverse che si occupano
delle stesse materie nella Consulta, nelle Asl, nei Comuni, alimentando complicazioni e incomprensioni.
Si segnalano alcuni ricerche, convegni e accordi fatti ritenuti qualificanti nell’ultimo biennio come:
• accordo su welfare territoriale sottoscritto con Confindustria locale, in seguito ad una ricerca sui bisogni dei lavoratori
• accordo su costituzione portale per immigrati e formazione per operatori socio-sanitari sull’immigrazione
• convegno su non autosufficienza, RSA e servizi domiciliari
• accordo su sostegno psicologico ai lavoratori in seguito alla crisi con Confindustria, Confcooperative, Azienda Ospedaliera ecc. e apertura di uno sportello presso l’Azienda Ospedaliera Sant’Anna
• Seminario su Salute mentale ed OPG con Azienda Ospedaliera, ASL, Associazioni del Terzo settore e dei familiari, Magistrati ecc.
• Seminario per il rilancio della Città della Salute nell’area dismessa del vecchio ospedale
• convegno e ricerca su evasione fiscale nel territorio
Contenuti contrattazione sociale territoriale (fonte data base Spi)
5647
86
1827
1322
138
69
8
Contenuto accordi per GRUPPI
Contributi economici-
Agevolazioni tariffarie
Servizi Domiciliari
Servizi Assistenzali
Territoriali
Servizi ricreativi culturali-Tempo Libero
Servizi
residenziali
Sicurezza
Relazioni Sindacali Programmazione
Informazione Cittadini Fiscalità locale
Misure anticrisi
57
1
13
5
1
13
4
8
11
Acqua potabile Contributo affitto Rette RSA Reddito minimo
d'inserimento.
Minimo vitale
Interventi contro la
povertà estrema
Tarsu Buoni di servizio.
Assegni di cura.
Borse lavoro e di
studio. Prestiti
d'onore. Acquisto
1^ casa giovani
copie. Contributo
badanti
ISEE
1 Contributi economici-Agevolazioni tariffarie
4
1615
10
2
Altri servizi domiciliari:
consegna certificati e analisi
a domicilio-Filo d'argento
Pasti a domicilio Sad Telesoccorso Vaucher
2 Servizi domiciliari
58
1210
13
6
18
1215
3 Servizi assistenziali territoriali
8
1
8
1
4 Servizi ricreativi culturali-Tempo libero
Centro diurno-
Sociale
Cultura-
Università della
terza età
Cure termali-
Soggiorni
climatici
Tempo libero-
Attività
motorie-Orti
21
4
2
18
Case protette- CSE Comunità alloggio Minialloggi-Residenze
anziani-Redidenze
Ricoveri di sollievo RSA
5 Servizi residenziali
59
1
12
6 Sicurezza
Barriere
architettoniche
Vigili di quartiere-
Sicurezza stradale-
Consorzi fra comuni
Piano di zona territoriale Sostegno associazionismo-
Volontariato-Servizio civile- lavoratori
in mobilità
9
4
8 Programmazione
Carta dei servizi Informazione ai cittadini
1
7
9 Diritti e informazione dei cittadini
60
20
21
4
9
15
10 Fiscalità locale
Addizionale Irpef
IMU
Patti antievasione
Soglia esenzione
addizionali
Tarsu
Relazioni
Sindacali
Tariffe Misure anticrisi
22
0
8
7 Relazioni sindacali- 11 Tariffe- 12 Misure anticrisi
61
CDLT di Cremona
La provincia di Cremona conta 115 comuni di cui circa il 90 % (103 su 115) con meno di 5.000 abitanti. Quasi il 48 %
della popolazione è residente in comuni di piccole dimensioni.
N° Comuni %
3328,7
54
47,0
16 13,99 7,8
1 0,92 1,7
115
100
Numero e percentuale comuni per dimensione
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
20.087
92.904
59.409
68.454
15.265
105.693
361.812
Abitanti per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
5,6
25,7
16,418,9
4,2
29,2
Percentuale abitanti per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
62
N° Comuni %
3
18,8
7
43,8
2
12,5
2
12,5
16,3
16,3
16
100
Numero e percentuale comuni con accordo per dimensione
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
1.756 11.715 7.127
16.887
15.265
72.137
124.887
Abitanti con accordo per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
1,4
9,4
5,7
13,5
12,2
57,8
Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
63
Appunti emersi nell’incontro
Da qualche anno la contrattazione sociale e territoriale ha assunto una centralità confederale partendo dall’obiettivo
politico di integrare i diritti del lavoro con i diritti sociali per evitare la contrapposizione in materia di costi dei servizi
tra costi contrattuali e aumento tariffe dei servizi da scaricare sui cittadini, ma soprattutto per avviare, all’interno delle
strutture pubbliche e private che erogano funzioni pubbliche, un filo conduttore tra contrattazione aziendale
sull’organizzazione del lavoro e la modalità migliore dell’erogazione dei servizi ai cittadini.
Per fare questo si è costruito un rapporto positivo e costante tra la confederazione e le categorie interessate al welfare,
SPI, FP, FLC, insieme all’AUSER.
Il lavoro tra CDL con Spi-Fp-Flc e Auser si è strutturato ed è diventato costante all’interno di un “laboratorio”,
configuratosi come luogo di discussione, informazione/formazione comune.
Ultimamente si è allargata la partecipazione anche ai servizi Inca ed Immigrati.
Questo rapporto positivo ha prodotto un patto interno tra questi soggetti che individua le priorità della Cgil di Cremona
per la contrattazione sociale e territoriale.
Dal patto interno del ottobre 2009
----“La camera del lavoro, lo SPI, la FLC CGIL e la FP CGIL di Cremona, concordano quanto segue:
1. di costruire una piattaforma per la negoziazione e la concertazione sociale di territorio, confederale, che costituisca riferimento politico e nel contempo presupposto operativo per un’attività negoziale puntuale e ricorrente condividendo un comune protocollo di intenti, strumento indispensabile per il raggiungimento di obiettivi comuni.
2. proprio per le caratteristiche sopra individuate, si concorda che la Confederazione costituisca il luogo di coordinamento delle politiche sociali e della contrattazione sociale di territorio.
3. lo SPI, la FP CGIL, e la FLC CGIL in piena autonomia, continueranno nella loro attività di negoziazione sociale il primo, di contrattazione aziendale e di scuola le altre, in armonia con le linee di contrattazione territoriale proposte e condivise congiuntamente con la Confederazione;
4. qualora al tavolo della negoziazione sociale fossero poste dalle controparti contenuti e materie proprie di altri interlocutori, lo SPI si impegna ad informare e coinvolgere per le valutazioni di competenza i soggetti interessati.
5. di avviare percorsi di formazione comuni per gli attori della negoziazione, al fine di rendere realizzabile una crescita ed un approfondimento condiviso sugli argomenti e gli strumenti propri della negoziazione sociale.
6. di individuare interventi mirati nelle RSA tesi al contenimento delle rette e al costante perseguimento dell’innalzamento della qualità del servizio, nel rispetto delle attuali condizioni contrattuali dei dipendenti.
7. di continuare il percorso delineato dal documento sottoscritto con le centrali cooperative da CGIL; CISL e UIL al fine di pervenire ad un accordo che vincoli, nel nostro territorio, alla pubblicazione di appalti rispettosi dei C.C.N.L..
16
124.887
34,52 13,91
Totale accordi e abitanti interessati + percentuale abitanti e comuni
Accordi
Cittadini
% Cittadini
% Comuni
64
8. di rafforzare attraverso la contrattazione sociale, l’affermarsi di una cultura della prevenzione, che si concretizzi nei luoghi di lavoro, in azioni concrete per la salvaguardia della salute e della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori come degli utenti dei servizi.
9. di sostenere le politiche dell’istruzione, per la formazione permanente e l’educazione degli adulti, decisive per fornire ai cittadini i necessari saperi e quelle competenze utili per muoversi con più forza nella società e nel mercato del lavoro, per essere utili a sé e agli altri, per vivere con consapevolezza la propria cittadinanza.
10. di condividere unitariamente politiche attive del lavoro concretamente legate alle prospettive di sviluppo del territorio, superando, attraverso linee di indirizzo condivise con tutti gli interlocutori a partire dalle associazioni datoriali, la straordinaria criticità creata dal sistema delle doti ammortizzatori sociali, che rende impossibile collegare l’offerta alla domanda, creando altresì una incomprensibile concorrenza tra operatori senza produrre risultati funzionali allo sviluppo del territorio. Ma soprattutto si vanifica un importante investimento di denaro pubblico, che doveva invece essere messo al servizio delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti nella crisi e risultare funzionale alla ripresa economica delle imprese.
11. di implementare gli interventi sulla formazione (a partire dai temi legati alla sicurezza), quale strumento insostituibile sia per accrescere le competenze e le professionalità di tutto il quadro dirigente della CGIL, attivisti, delegati e funzionari, che come opportunità per scoprire nuove risorse su cui investire. Si conviene quindi di contribuire alla definizione di un piano formativo della Camera del Lavoro di Cremona in cui far confluire le singole iniziative delle categorie e dello SPI, al fine di ottimizzare e condividere contenuti e risorse.
12. di consolidare il metodo di lavoro del laboratorio, proseguendo l’esperienza avviata sulla contrattazione di qualità, nella convinzione che esso permette la socializzazione delle esperienze, la costruzione collettiva dei percorsi e la verifica delle loro ricadute sul territorio.
13. Infine si conviene di avviare, sulle relative tematiche, un percorso puntuale di confronto con il Terzo Settore ed in particolare con l’Auser Provinciale. “-----
Il primo obiettivo individuato dal Patto interno è stato quello della costruzione di una Piattaforma condivisa all’interno
della Camera del Lavoro.
Il percorso ha visto un impegno collettivo di confederazione e categorie, durato più di un anno, che ha visto
l’organizzazione di un seminario di approfondimento e di un direttivo della Camera del Lavoro che ha approvato la
piattaforma in data 21 marzo 2011.
La piattaforma confederale è omnicomprensiva di tutte le materie oggetto della contrattazione sociale e territoriale
(sono escluse per il momento solo quelle relativa alle politiche industriali in senso manifatturiero e politiche sulla
grandi infrastrutture materiali).
Successivamente la piattaforma CGIL è stata sottoposta a CISL e Uil diventando piattaforma unitaria.
La piattaforma diventa quindi strumento unitario di confronto con tutti gli stakeolders del territorio.
In base alle diverse dimensioni e competenze del interlocutore Istituzionale, le specifiche richieste inserite in
piattaforma possono essere più o meno articolate e dettagliate.
Estratto dalla piattaforma unitaria 2013:
---------Al centro dell’azione sindacale intendiamo mettere le persone, come soggetti protagonisti del proprio sviluppo,
come persone da accompagnare, orientare e tutelare con un approccio volto al rispetto della loro soggettività e alla
salvaguardia dei diritti di cittadinanza.
Ribadiamo i punti fermi:
Il sindacato, tra lo smantellamento del welfare in atto ed improbabili rigidità e legittime nostalgie; partendo dai problemi a cui vogliamo dare risposta, adotta la severità delle analisi e la rigorosità delle proposte, domandandosi quale assetto organizzativo è il migliore ed investendo nella risorsa delle reti sociali del territorio e sulla qualità della vita quotidiana. • Acquisisce una lettura dello sviluppo che consenta di valutare le azioni da intraprendere sul territorio, andando oltre i criteri dell’emergenza dettati dalla crisi o di utilità e di reddito
65
Il sindacato sceglie di essere:
• promotore di connessioni tra i vari interlocutori, • attivatore di quotidiane negoziazioni, • sperimentatore di un nuovo ruolo di costruttore di contesti di dialogo tra diversi punti di vista e diversi saperi, • modificatore del proprio agire, nell’approccio ai problemi, negli stili relazionali ma soprattutto nelle prefigurazioni organizzative. Le linee che guideranno le azioni sindacali per la realizzazione degli obiettivi della contrattazione sociale saranno:
- la conciliazione come armonizzazione dei tempi della vita, del lavoro e del non lavoro, della persona e delle comunità;
- le pari opportunità come costruzione delle condizioni per lo sviluppo delle capacità di ognuno
- la lotta alla precarietà della vita perché ogni persona possa progettare il suo futuro a partire dal diritto al lavoro
- la legalità come cultura dell’agire nel rispetto della libertà degli altri
- la riaffermazione del ruolo dei Soggetti pubblici nella programmazione, nella pianificazione e nel controllo territoriale
dei servizi.
Le proposte del sindacato sono orientate principalmente al recupero di risorse da destinare alla concertazione sociale
territoriale per interventi a sostegno del reddito dei pensionati e delle categorie fragili.
Si ritiene quindi necessario confrontarci sui seguenti obiettivi e possibili azioni negoziate:
EQUITA’ E FISCO
OBIETTIVI AZIONI
Raggiungere equità e
solidarietà nella fiscalità
locale
• definire una soglia di esenzione relativa all’addizionale comunale
• prevedere progressività del prelievo fiscale prevedendo esenzioni e agevolazioni a favore dei redditi da lavoro dipendente e assimilato e da pensioni
• revisionare l’ISEE nei servizi a domanda individuale affinché ogni cittadino abbia una tariffa personalizzata e più equa che tenga conto del reddito reale e del patrimonio (ISEE LINEARE), ricercando anche soluzioni appropriate per coloro che subiscono riduzioni del reddito (CIG/mobilità/perdita di lavoro) facendo riferimento ai redditi effettivamente percepiti nell’anno di richiesta
• monitorare il sistema rette/tariffe per i servizi a domanda individuale al fine di migliorare l’accesso, la qualità e per contenere gli aumenti
• individuare le corrette modalità di applicazione delle tasse/tariffe (IMU, TARES) allo scopo di tutelare la popolazione socialmente più fragile
NUOVE ECONOMIE
OBIETTIVI AZIONI
Intervenire sulla spesa per
limitare gli sprechi e trovare
nuove economie
• favorire le gestioni associate e le unioni fra i comuni, in special modo quelli di minori dimensioni per raggiungere nuove economie di scala, migliorando responsabilità e trasparenza, sollecitando uno snellimento dell’amministrazione generale, ampliando e perfezionando servizi a
66
tariffe più convenienti (mense scolastiche, servizi domiciliari, SAD anziani – disabili -minori, trasporti, rifiuti, sicurezza)
• sostenere investimenti sulla raccolta differenziata al fine di una applicazione tariffaria rispondente anche alla reale produzione di rifiuti
• mantenere il controllo delle tariffe dei servizi produttivi (aziende partecipate)
• promuovere un osservatorio sull’andamento dei prezzi
EVASIONE FISCALE
OBIETTIVI AZIONI
Recuperare l’evasione fiscale
e contributiva
• sottoscrivere protocolli anti-evasioni e protocolli sociali (L. 133/08 e successive modifiche ed integrazioni) vincolandone l’utilizzo per interventi sociali
QUALITA’ DELLA VITA
OBIETTIVI AZIONI
Migliorare la qualità della
vita dei cittadini attraverso
una nuova progettualità
locale
• realizzare la conciliazione di vita della persona con la realtà territoriale circostante (trasporti/ambiente/salute/lavoro)
• favorire la formazione permanente per dare dignità e protagonismo sociale ai cittadini di tutte le età
• Promuovere la cultura e il turismo sostenibile
• Sviluppare l’utilizzo di energie alternative nella logica di una razionalizzazione dei consumi ed un miglioramento delle condizioni ambientali e di salute
Migliorare qualità e
diffusione dei servizi socio-
assistenziali
• Dare informazione ai cittadini sui servizi e sulle procedure per accedervi
• Valutare la congruità e l’implementazione dei servizi esistenti (ADI – SAD – distribuzione pasti – telesoccorso…..) in raccordo con i soggetti territoriali preposti (ASL – Ufficio di Piano – no profit)
Diffondere la qualità negli
ambienti di lavoro e rispetto
della legalità nel sistema
degli appalti
• implementare la contrattazione aziendale del benessere lavorativo utilizzando lo strumento della conciliazione e delle pari opportunità
• inserire il protocollo etico CGIL CISL UIL nei capitolati di appalti
• inserire indicatori di qualità nei servizi forniti, negli appalti e negli accreditamenti
67
POLITICHE ABITATIVE
OBIETTIVI AZIONI
Sviluppare politiche abitative
per migliorare
disponibilità, sicurezza e
agibilità
• provvedere all’analisi del bisogno abitativo
• prevedere aumento di abitazioni disponibili con interventi di restauro e manutenzione degli immobili ERP , abbattimento barriere architettoniche, creazione di alloggi protetti
• stipulare convenzioni con tecnici per verifica caldaie e impianti
• favorire azioni per famiglie sfrattate o in emergenza abitativa o in particolari difficoltà economiche
• individuare nei piani di servizio comunale, aree destinate all’EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA
SCUOLA E TERRITORIO
OBIETTIVI AZIONI
Raggiungere e mantenere la
sicurezza negli edifici
scolastici
• richiedere una puntuale rilevazione dello stato degli edifici scolastici da parte dell’Ente Locale con la verifica della cubatura delle aule in ragione del numero degli alunni
• impostare un piano di adeguata manutenzione degli edifici al fine di renderli sicuri per studenti ed operatori e garantirne la conservazione e la funzionalità
Potenziare i tempi di
apertura della scuola per
favorire il diritto allo studio,
facilitare il lavoro femminile
e migliorare il dialogo e la
convivenza civile
• prevedere l’apertura tutto l’anno delle strutture scolastiche almeno sino alle ore 18 per realizzare progetti finanziati per attività ludiche, culturali, ricreative, di recupero degli svantaggi scolastici.
• Attivare servizi di mensa scolastica e di pre/post scuola
• Potenziare l’offerta di asili nido e di scuole dell’infanzia
Sostenere il percorso
universitario
• Attivare politiche di sostegno economico degli studenti universitari residenti, considerando la situazione economica famigliare
• Prevedere contributi per l’acquisto di libri, per spese di viaggio e di alloggio
• Attivare azioni per ridurre il numero degli abbandoni anticipati
68
SICUREZZA
OBIETTIVI AZIONI
Tutelare la sicurezza dei
cittadini e dell’ambiente in
cui vivono
• Organizzare azioni di vigilanza (con attenzione a particolari zone o quartieri periferici) attraverso l’aumento di illuminazione, la predisposizione di telecamere, presenza di polizia locale o vigili di quartiere
• Attivare campagne informative antitruffa
• Provvedere alla manutenzione di parchi e giardini e loro arredi, alla segnaletica orizzontale e verticale, alla sicurezza dei marciapiedi, all’allestimento di dissuasori della velocità
• Realizzare piste ciclabili e percorsi pedonali privilegiati
MOBILITA’
OBIETTIVI AZIONI
Migliorare la mobilità dei
cittadini sul territorio
• Verificare le esigenze e le possibilità di miglioramento del sistema di trasporto
• Razionalizzare l’utilizzo dei mezzi già in disponibilità degli EE.LL.
• Favorire accordi con società di trasporto pubbliche o private e/o convenzioni con associazioni di volontariato (trasporto sociale)
È necessario inoltre un apposito confronto sul sistema Socio Assistenziale e Socio Sanitario presente sul territorio
Provinciale:
DISTRETTO SOCIO ASSISTENZIALE CREMONESE
OBIETTIVI AZIONI
Trasformare il sistema dei
servizi socio sanitari e socio
assistenziali cremonesi in un
vero e proprio distretto ad
alta sistematicità,
integrazione e flessibilità
• Costruire convergenze politiche con ASL, Amministratori locali, PDZ, Aziende ospedaliere, Aziende sociali, ARSAC, Associazioni di categoria, terzo settore e mondo dell’impresa e del credito
• Individuare gli obiettivi comuni
• Programmare sul territorio i servizi individuando le priorità
• Pianificare le azioni conseguenti da parte dei vari soggetti rispetto alle proprie competenze e funzioni
• Diversificazione dell’offerta sul territorio provinciale
• Creare sinergie fra strutture residenziali
• Realizzare un adeguato sistema di “dimissioni protette” e continuità di cura
• Implementare il servizio Domiciliare (ADI)
• Eliminazione delle liste d’attesa
69
Valorizzare il patrimonio
professionale degli operatori
del settore
• Attuare la contrattazione territoriale, aziendale e interaziendale per il mantenimento dei contratti in essere
• Mantenere lo stato giuridico pubblico delle aziende sociali e dei consorzi presenti sul territorio
• Implementare ed omogeneizzare le tutele nelle imprese cooperative anche attraverso un maggiore insediamento del sindacato confederale nei luoghi di lavoro
Le Organizzazioni sindacali, nel condividere l’impostazione assunta dai documenti di “Programmazione dei Piani di
zona 2012/14”, orientata alla costruzione di un sistema stabile di alleanze e di collaborazione, considerano l’ambito
distrettuale il luogo ottimale di confronto in merito alla programmazione degli interventi e dei servizi per il territorio di
riferimento.
Ritengono quindi fondamentale che i vari attori in gioco debbano condividere responsabilità collettive, nei rispettivi
livelli di competenza.
DISPOSIZIONI FINALI
A seguito del confronto tra le parti, si procederà alla stesura di un VERBALE D’INTESA, relativo a quanto sottoscritto e
agli interventi migliorativi concordati, definendo anche modalità e tempi per la verifica da attuare in corso d’anno.
In allegato scheda rilevazione negoziazione sociale e Verbale d’incontro tipo
Al fine di realizzare al meglio gli obiettivi relativi a informazione e partecipazione (richiamati anche nel presente
documento) si richiede la diffusione e la pubblicizzazione, a livello locale, delle intese convenute e degli accordi
sottoscritti.
Il Sindacato, per meglio orientare la propria contrattazione, utilizzerà momenti di confronto e strumenti idonei (quali
ad esempio lo strumento del questionario) per la rilevazione dei fenomeni sociali emergenti, il monitoraggio e la
valutazione degli interventi realizzati, delle strategie da adottare.-------------
Nel caso di Comuni piccoli la piattaforma si semplifica su un modello meno articolato più vicino alle esigenze.
Si è redatto un verbale tipo da sottoporre all’eventuale firma degli enti locali, inoltre si è predisposto un schema di
rilevazione della contrattazione territoriale.
Tutto questo lavoro ha permesso di sviluppare la contrattazione sociale e territoriale realizzando accordi a partire dal
2011, in aggiunta a quelli sottoscritti per fronteggiare la crisi.
La delegazione CGIL ai tavoli di trattativa prevede la presenza della Confederazione, dei Pensionati e, all’occorrenza
anche delle categorie sottoscrittrici del Patto interno.
Ma, grazie al lavoro comune di confronto che viene svolto coordinato dalla Confederazione, la presenza della
delegazione si articola all’occorrenza, con pieno mandato della Confederazione.
Nel 2013 si segnalano accordi con il comune di Cremona su:
• contenimento dell’aumento delle tariffe sui servizi educativi
• sullo sviluppo dei servizi sociali
• sul contrasto alla povertà Tra le caratteristiche del territorio, Cremona si segnala la presenza di un distretto sociale di notevole importanza
composto da 33 strutture per non autosufficienti con 5.000 dipendenti e circa duemila lavoratori nell’indotto della
cooperazione sociale. Se solo aggiungessimo i dipendenti dei due ospedali, raggiungeremmo un totale di circa
10.000dipendenti.
70
Da qui l’importanza di costruire sinergie e unità tra i soggetti sindacali Cgil che intervengono sui diversi ambiti sociali,
che hanno come obiettivo principale il contrastare tentativi di mettere in contrapposizione le giuste richieste di qualità
efficienza, efficacia ed economicità dei servizi resi alla collettività, con i diritti dei lavoratori e i relativi costi contrattuali.
Tra le iniziative in campo si sta lavorando per costruire un ‘Alleanza territoriale per il contrasto alla povertà, tra Cgil-
Cisl-Uil, il terzo settore e tutti i sindaci dei comuni della provincia.
Di fronte alle innumerevoli problematiche che vive il cittadino e alle ricadute sociali ed occupazionali derivanti dalla
grave crisi economica, è riduttivo parlare solo di contrattazione sociale
È indispensabile allargare il raggio d’azione sindacale in interventi di contrattazione territoriale che si ponga l’obiettivo
dell’integrazione delle politiche sociali con le politiche del lavoro e quelle industriali. Se si vuole uscire dalla crisi
bisogna investire nella rigenerazione dei territori e questo può avvenire solo attraverso una progettazione di sistema
che veda tutti gli interlocutori politici e le forze sociali agire per lo stesso obiettivo.
Per questo le linee di indirizzo politico e le azioni della contrattazione sociale e territoriale, devono trovare sintesi nella
confederalità della nostra organizzazione, in un rapporto sinergico e integrato con tutte le categorie, il sindacato
pensionati ed i servizi, unendo le forze a disposizione.
Oggi ancor più di ieri sono necessarie risorse umane e competenze per affrontare la nostra attività politica nel
territorio, con la consapevolezza che non si può improvvisare, ma servono competenze e professionalità al nostro
interno per affrontare con forza i confronti nei tavoli istituzionali.
Serve investire di più in questo ambito su più risorse umane e più percorsi formativi per dirigenti sindacali apparati e
volontariato che sono impegnati in questo ruolo.
Contenuti della contrattazione sociale territoriale (fonte data base Spi)
16
10
21
4 5
13 13
45
1
Contenuto accordi per GRUPPI
Contributi economici-
Agevolazioni tariffarie
Servizi Domiciliari
Servizi Assistenzali
Territoriali
Servizi ricreativi culturali- Tempo libero
CulturaServizi
residenziali
Relazioni Sindacali
Programmazione Fiscalità locale
Misure anticrisi
71
Interventi contro la
povertà estrema
Buoni di servizio. Assegni
di cura. Borse lavoro e di
studio. Prestiti d'onore.
Acquisto 1^ casa giovani
copie. Contributo
badanti
ISEE
9
1
6
1 Contributi economici-Agevolazioni tariffarie
Adi Pasti a
domicilio
Sad Telesoccorso
1
3
5
1
2 Servizi domiciliari
3
12
1
11
12
3 Servizi assistenziali territoriali
72
3
1
4 Servizi ricreativi culturali- Tempo libero
Centro diurno-
Sociale
Tempo libero-
Attività
motorie-Orti
3
2
5 Servizi residenziali
Minialloggi-
Residenze
anziani-
Redidenze
RSA
3
10
Osservatorio- Consulta-Analisi dei bisogni-Prevenzione-
626-Formazione badanti
Piano di zona territoriale
8 Programmazione
73
11
12
6
4
12
10 Fiscalità locale
Addizionale Irpef
IMU
Patti antievasione
Soglia esenzione
addizionali
Relazioni Sindacali Tariffe Misure anticrisi
13
0
1
7 Relazioni sindacali- 11 Tariffe- 12 Misure anticrisi
74
75
CDLT Lecco
Circa l’83 % dei comuni del territorio hanno meno di 5.000 abitanti (75 enti locali su 90). In quest’area si colloca circa
il 48% degli abitanti, 163.693 su 338.425. Lecco è il territorio regionale con il più alto rapporto tra iscritti Cgil e
popolazione, 13,07%.
N° Comuni
%
19
21,1
3741,1
19
21,19
10,05
5,61
1,1
90100Numero e percentuale comuni per dimensione
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
8.243
80.550
74.900
63.596
63.896
47.240
338.425
Abitanti totale e per dimensione Comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
76
2,4
23,8
22,1
18,8
18,9
14,0
Percentuale abitanti per dimensione Comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
N° Comuni %
1 3,1
13
40,6
9
28,1
4
12,5
4
12,5
1 3,1
32
100Numero e percentuale comuni con accordo per dimensione
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
143
29.525
37.224
26.343
53.297
47.240
193.772
Abitanti con accordo per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
77
Appunti emersi nell’incontro
La contrattazione sociale ricopre ambiti d’intervento non solo relativi alle politiche sociali dei comuni in corrispondenza
dei bilanci di previsione, ma investe e riguarda una vasta gamma di interlocutori e soggetti istituzionali ed affronta i
temi in inerenti al welfare territoriale e in particolare, soprattutto in questi ultimi anni, politiche a sostegno delle
persone colpite dalla crisi economica.
La contrattazione sociale è svolta dalla Cgil confederale territoriale, dallo Spi provinciale e cerca di coinvolgere anche
altre categorie territoriali.
Nel territorio di Lecco ci sono 90 comuni: non è possibile e pensabile interloquire con tutti. Nei comuni superiori di
5.000 abitanti la gestione della contrattazione sociale è direttamente gestita dalla segreteria della Cdl, in
collaborazione con la segreteria Spi provinciale e i capilega.
Nei comuni sotto i 5.000 abitanti la contrattazione la svolge lo Spi con piena delega a rappresentare tutta la Cgil
territoriale.
Negli incontri con gli ambiti o distretti di zona partecipano Cdl, Spi.
Per gli incontri con Asl e AO partecipano Cdl, Spi e Fp.
Il percorso di costruzione delle Linee guida si sviluppa attraverso un lavoro comune tra CdL e Spi provinciale e
successivamente il confronto unitario. Il documento viene quindi discusso e validato dai rispettivi direttivi.
0,1
15,0
20,5
13,4
27,1
24,0
Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
32
193.772
57,26 35,56
Totale accordi e abitanti interessati + percentuale abitanti e comuni
Accordi
Cittadini
% Cittadini
% Comuni
78
Le Linee guida sono poi inviate in modo generalizzato ai Comuni, e sono quindi utilizzate come base per l'elaborazione
delle specifiche piattaforme di confronto per la contrattazione sociale. In qualche caso vengono svolte assemblee
territoriali soprattutto da parte dello Spi per arricchire la piattaforma di contenuti specifici dei singoli territori.
La contrattazione nel territorio è buona, nel 2013 si sono fatti circa 45 accordi.
Segue elenco verbali incontro.
Contrattazione Sociale Territoriale COMUNI 2013
1 Comune di Casatenovo Verbale archiviato 1
2 Comune di Sirtori Verbale archiviato 1
3 Comune di Dolzago Verbale archiviato 1
4 Comune di Bellano Verbale archiviato 1
5 Comune di Costa Masnaga Verbale archiviato 1
6 Comune di Lecco Verbale archiviato 1
7 Comune Unione La Valletta Verbale archiviato 4 Comuni 4
8 Comune di Viganò Verbale archiviato 1
9 Comune di Olgiate Molgora Verbale archiviato 1
10 Comune di Cassago Brianza Verbale archiviato 1
11 Comune Verderio inf. E Verd. Sup. Verbale archiviato 2 Comuni 2
12 Comune Monticello Brianza Verbale archiviato 1
13 Comune di Missaglia Verbale archiviato 1
14 Comune di Lomagna Verbale archiviato 1
15 Comune di Paderno D'Adda Verbale archiviato 1
16 Comune di Osnago Verbale archiviato 1
17 Comune di Calolziocorte Verbale archiviato 1
18 Comune di Cernusco L. Verbale archiviato 1
19 Comune di Colico In attesa sottoscrizione
Comune 1
20 Comune di Barzago Verbale archiviato 1
21 Comune di Merate Verbale archiviato 1
22 Comune di Valmadrera Verbale archiviato 1
23 Unione Comune di Valsassina In attesa sottoscrizione
Comune 5
24 Comune di Monte Marenzo In attesa sottoscrizione
Comune 1
25 Comune di Olginate In attesa sottoscrizione
Comune 1
79
26 Comune di Robbiate Verbale archiviato 1
27Comune di Barzanò Verbale archiviato 1
28 Comune di Carenno In attesa sottoscrizione
Comune 1
29 Comune di Cremella Verbale archiviato 1
30 Comune di Garlate Verbale archiviato 1
Alcune criticità da affrontare per il futuro sono sul metodo in quanto le linee d’indirizzo e le piattaforme non sempre vengono vissute nei singoli territori comunali come sintesi delle proprie necessità peculiari e delle proprie specificità ma molto spesso vengono considerate una generica elencazione di titoli generali sul welfare. Manca il coinvolgimento dei cittadini nella definizione delle piattaforme e nella gestione delle varie fasi del confronto, tranne per quel che riguarda le leghe Spi che riescono a svolgere assemblee unitarie dei pensionati per quanto riguarda le tematiche relative alla popolazione anziana.
Per l’altra parte della popolazione, lavoratori etc, è ancora carente il coinvolgimento. I tentativi di coinvolgimento delle categorie degli attivi e RSU hanno dato scarsi risultati. Le motivazioni sono derivanti da scarse risorse umane da dedicare anche alla contrattazione sociale territoriale. Il massimo di impegno e di risorse è impegnata oggi nella gestione delle crisi aziendali dovute alla crisi che sta provocato espulsioni dei lavoratori dalle attività produttive. Sul versante delle pubbliche amministrazioni e in particolare dei comuni si registra la difficoltà delle stesse nel fare accordi per l’impossibilità a vincolarsi in impegni concreti proposti nelle piattaforme sindacali, quindi si limitano spesso alla sottoscrizione di verbali d’incontro. Accade talvolta che le stesse amministrazioni assumono impegni concreti nelle proprie deliberazioni prendendo spunto dalle proposte sindacali, ma senza il riconoscimento dell’azione del sindacato tramite sottoscrizione di accordi. Nel 2013 sono stati sottoscritti diciassette accordi sulle regole e relazioni sindacali Si sono svolti incontri nei 3 ambiti distrettuali e con l'Asl sulla definizione delle ricadute degli accordi regionali recenti in tema di fondi famiglia, non autosufficienza, politiche sociali.
Documento unitario inviato
Al Presidente Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci
ASL di Lecco Al Direttore Generale ASL di Lecco
Osservazioni sull'attuazione nella provincia di Lecco delle D.G.R. 740 del 27/09/2013 e DGR 856 del 25/10/2013
La Regione con la D.G.R. 740 del 27/09/2013 integra con risorse proprie il Fondo Nazionale per la non autosufficienza
(3,5 milioni di euro), definisce un budget di cura per persone disabili gravi e gravissimi e per anziani non autosufficienti,
con l’obiettivo di ricomporre ed integrare servizi, interventi sociali e socio sanitari anche nell’ottica di valorizzare la
domiciliarità del paziente in condizioni di fragilità sostenendo le famiglie.
La D.G.R. 856 del 25/10/2013 prevede un finanziamento iniziale di 50 milioni di euro, per sei mesi, a sostegno di
interventi sociosanitari rivolti a persone che presentano particolari condizioni di fragilità (minori con gravi disabilità,
persone affette da demenza/Alzheimer e patologie di natura psicogeriatrica, minori vittime di violenza, ludopatie).
CGIL CISL UIL hanno espresso una valutazione complessivamente positiva dei provvedimenti, (frutto anche di specifici
accordi sindacali regionali) che consentono di allargare il raggio d’ impegno e responsabilità del welfare pubblico a
fasce di popolazione finora considerate marginali nella programmazione.
Il finanziamento all’ ASL e agli Ambiti distrettuali dei Comuni richiede un approfondimento sui criteri di utilizzo delle
risorse deliberate, una valutazione dell'integrazione delle diverse forme di risposte ai bisogni considerando le risorse
economiche messe a disposizione, una valutazione del bisogno e della domanda rilevata da ASL e Comuni, un
monitoraggio periodico dell'utilizzo delle risorse e dell'efficacia degli interventi.
80
Per questi motivi CGIL CISL UIL di Lecco ritengono che sia utile, e quindi chiedono di attivare un tavolo di confronto
sindacale con ASL e Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci, per poter affrontare le analisi e le proposte di lavoro in
campo sul piano organizzativo, sulle modalità e criteri di utilizzo delle risorse, sull'attivazione dei servizi e sul
riconoscimento dei benefici. Il tavolo di confronto dovrà essere finalizzato alla condivisione degli obiettivi e delle prassi
con la definizione di protocolli e metodologie.
Nel merito e’ necessario predisporre una mappatura dei bisogni esistenti fatta da ASL e Ambiti distrettuali sui seguenti
punti:
− bisogno e risposta attuale in termini di prestazioni, buoni e voucher;
− analisi epidemiologica e rilevazione qualitativa e quantitativa dei soggetti destinatari degli interventi previsti
rispettivamente dalle diverse misure con la relativa stima circa la sufficienza delle risorse destinate a coprire il
reale fabbisogno del territorio;
− stato di attivazione con report dell'attività svolta a tutt'oggi dai CEAD del territorio;
− ulteriore rilevazione dei soggetti affetti da patologie di cui al punto B1 lettera C di età > di 65 anni;
Come pure è necessario le questioni indicate relative ad una corretta applicazione delle misure:
• Assoluta rilevanza rivestono la valutazione multidimensionale e il Piano di Assistenza Individuale. La prima
dovrà essere predisposta dall’Asl in collaborazione con i Comuni, il secondo, dovrà essere concordato con il
soggetto erogatore.
La valutazione del bisogno non potrà prescindere dalla presa in carico integrata e da un punto unico di accesso
al sistema riconoscibile nel territorio, che riteniamo essere il CEAD, che deve andare rapidamente a regime in
tutti gli ambiti distrettuali per essere efficace.
• Per la definizione dei soggetti, strumenti e luoghi della valutazione integrata, essenziale pare la formazione
dedicata agli operatori coinvolti per una competenza diffusa e omogenea utilizzando anche le risorse
destinate dalla DGR 856.
• Sia per la misura B1 che B2 della dgr 740, il riferimento alla condizione economica della persona (ISEE) richiede
una definizione più omogenea sul territorio dei livelli di partecipazione ai costi, che veda la massima
proporzionalità e progressività, adottando la formulazione del Distretto di Lecco.
• Gli strumenti previsti dalla misura B2 ci portano a privilegiare, rispetto ai voucher, il potenziamento del SAD e
la previsione nella valutazione multidimensionale del bisogno di periodi di sollievo e la presa in carico da parte
del distretto della gestione della risposta.
• La misura sulla residenzialità per minori con gravissima disabilità, prevede la presa in carico integrata del
minore non assistibile a domicilio con breve speranza di vita e della famiglia (la domanda è relativa a cosa
prevede la misura, ad esempio vitto e alloggio con il minore, supporto psicologico). La misura del voucher
giornaliero è consistente, va verificato il senso del progetto relativo, e quante famiglie nei sei mesi sarebbero
assistite (breve speranza di vita, aiuto alla relazione e elaborazione del lutto).
• Le prime azioni sui soggetti autistici non paiono declinate in termini di risorse sul territorio. L'autismo è una
patologia grave e tutta sanitaria e quindi va visto come il case management della famiglia, parte essenziale
del PDT (percorso diagnostico terapeutico) si integra con il sociale, aspetto relazionale del processo di cura.
E' importante, per il principio di uguaglianza, che vengano valutate tutte le erogazioni pubbliche ai cittadini destinatari
degli interventi sociali o socio sanitari come quelli previsti dalle dgr 740 e 856, perché l'obiettivo è quello di compensare
81
Tutti gli incontri sono unitari come la gran parte delle piattaforme presentate.
E’ in corso una riflessione di metodo e merito da parte dello Spi provinciale sulle linee guida.
E’ stato creato un gruppo di lavoro provinciale per monitorare la situazione della contrattazione sociale i soggetti
coinvolti hanno fatto percorsi formativi, (es. su lettura dei bilanci comunali), nel gruppo di lavoro vi sono compagni
delle leghe per aumentare il coinvolgimento territoriale nella definizione delle linee guida della contrattazione sociale.
Contenuti della contrattazione sociale territoriale (fonte data base Spi)
69
21 21
5
19
2
30
13
1
101
1
10
Contenuto accordi per GRUPPI
Contributi e
agevolazioni tariffe
Servizi Domiciliari Servizi Assistenzali
TerritorialI
Servizi Tempo Libero
Cultura
Servizi
Residenziali
Sicurezza Relazioni Sindacali Programmazione
Informazione Cittadini Fiscalità locale Tariffe Misure anticrisi
82
7
4
11
14
1
9
15
8
1 Contributi economici-Agevolazioni tariffarie
1
4
13
3
Altri servizi
domiciliari: consegna
certificati e analisi a
domicilio-Filo
d'argento
Pasti a domicilio Sad Telesoccorso
2 Servizi domiciliari
8
1
1
4
7
Altri servizi assistenziali territoriali-Sportello
lavoro-Servizi funerari-Carta d'argento-Cae acc.a
donne maltrattate-Immigrati
Centro diurno integrato
Politiche giovanili: disagio givanile
Politiche giovanili: nidi e scuole
Trasporto individuale
3 Servizi assistenziali territoriali
83
2
3
4 Servizi ricreativi culturali-Tempo libero
Centro diurno-Sociale
Tempo libero- Attività
motorie-Orti
1
14
4
5 Servizi residenziali
Investimenti per
servizi
Minialloggi-Residenze
anziani-Redidenze
RSA
Barriere architettoniche Vigili di quartiere-
Sicurezza stradale-
Consorzi fra comuni
0
2
6 Sicurezza
84
74
2
8 Programmazione
Piano di zona territoriale
Piano socio assistenziale comunale-Leggi di
settore-Politiche giovanili-Incidenza spesa
sociale sul bilancio
Sostegno associazionismo-Volontariato-
Servizio civile- lavoratori in mobilità
Carta dei servizi Informazione ai cittadini
0
1
9 Diritti e informazione dei cittadini
Addizionale
Irpef
IMU Patti
antievasione
Soglia
esenzione
addizionali
Tarsu
20
2625
9
21
10 Fiscalità locale
85
Relazioni
Sindacali
Tariffe Misure
anticrisi
30
1
10
7 Relazioni sindacali- 11 Tariffe- 12 Misure anticrisi
86
CDLT Lodi
In provincia di Lodi i comuni con meno di 5.000 abitanti sono circa l’87%; in quest’ambito sono residenti circa il 50%
dei cittadini (112.637 su 225.798). Tra le strutture della Cgil, Lodi è una delle più piccole, sia in termini di numero dei
comuni, di abitanti e, di conseguenza, di iscritti alla Cgil.
N° Comuni %
711,5
36
59,0
1016,4
4 6,63 4,9
1 1,6
61
100
Numero e percentuale comuni per dimensione
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
3.458
72.059
37.120
26.447
43.249
43.465
225.798
Abitanti per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
1,5
31,9
16,411,7
19,2
19,2
Percentuale abitanti per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
87
Appunti emersi nell’incontro
Dopo l’importante accordo provinciale sottoscritto negli anni scorsi in tema di sostegno ai lavoratori disoccupati che
non avevano alcun ammortizzatore sociale, attraverso la costituzione di un fondo di solidarietà provinciale, finanziato
con contributi di provincia comuni banche etc., sul territorio, non si è sviluppata una politica relativa alla
contrattazione sociale, anche perché, oltre ai limiti organizzativi nostri, è stato costituito un tavolo provinciale
“anticrisi”, composto da tutte le forze sociali e da tutte le istituzioni locali dove ci si confronta sia sulle tematiche
sociali che sulle situazioni di crisi aziendale.
Poco significativa è pure la contrattazione con l’Asl e con le Rsa; l’unico ambito di confronto rimane quello all’interno
dell’ufficio di piano, deputato a programmare gli investimenti nell’unico piano di zona (dopo aver riorganizzato i tre
prima esistenti); qui, siamo presenti come Cgil confederale in rappresentanza di tutte e tre le OO.SS. In questo ambito
esprimiamo le nostre considerazioni e valutazioni oltre che illustrare nostre proposte ma non abbiamo la forza di
definire alcun accordo.
In sostanza, non esiste sul territorio una vera e propria politica in merito alla contrattazione sociale, da un lato per le
difficoltà dei Comuni ad aprire una stagione di confronto per mancanza di cultura sindacale e per carenze di risorse
economiche, dall’altro, e per quanto ci compete, non abbiamo risorse sindacali dedicate alla contrattazione sociale e
siamo in presenza di un rapporto poco fluido tra confederazione e categorie in particolare, Funzione Pubblica e lo
Spi; inoltre lo Spi concentra il suo sforzo prevalentemente nell’ambito dei servizi.
Tutto ciò ci interroga sulla necessità di investire nel futuro su questo terreno partendo dal rilancio di una cultura della
contrattazione sociale che in questo territorio manca sia ai Sindaci che al nostro interno.
Obbiettivo per il futuro è quello di creare un circolo virtuoso con comuni, Asl, Auser e strutture sindacali in cui ognuno
mette a disposizione degli altri le proprie competenze, potenzialità e disponibilità per traguardare azioni concrete di
sviluppo della contrattazione sociale.
L’unica contrattazione che si svolge nel territorio è fatta dalla confederazione nell’ufficio di piano e al tavolo provinciale
anticrisi.
Il lavoro che si sta svolgendo prioritariamente con le risorse umane disponibile è quello relativo al piano del lavoro
territoriale per far ripartire l’economia del territorio.
Abbiamo realizzato un accordo con le parti sociali e le Banche per anticipare le quote relative alle richieste di Cassa
Integrazione, accordo scaduto il 31/12/2013.
Ultimamente si fatto un accordo con la Prefettura e la Questura per facilitare l’iter delle pratiche relative alle nostre
richieste per gli stranieri.
88
CDLT Mantova
Il 60% dei comuni della provincia mantovana ha meno di 5.000 abitanti e conta complessivamente di circa il 25% dei
cittadini residenti. Il comprensorio di Mantova ha un rapporto tra iscritti Cgil e popolazione pari al 12,91%, secondo in
regione dopo Lecco.
N° Comuni
%
2
2,9
29 41,4
11
15,7
1825,7
7
10,03
4,3
70
100Numero e percentuale comuni per dimensione
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
1.522
55.998
43.819
125.105
94.317
90.574
411.335
Abitanti per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
89
0,4
13,6
10,7
30,4
22,9
22,0
Percentuale abitanti x dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a
20.000
N° Comuni %
1 2,811
30,6
38,3
16
44,4
411,1
1 2,8
36
100
Comuni con accordo in numero e percentuale per dimensione
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
796
22.181
11.813
113.485
54.741
20.768
223.784
Abitanti con accordo per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
90
Appunti emersi nell’incontro
Il percorso negoziale avviene attraverso fasi successive ma ben definite tra loro: la proposta di Piattaforma elaborata
dalla Cgil viene discussa e integrata in appositi incontri con lo Spi; di seguito viene approvata dal direttivo confederale
e da quelli di categoria, in particolare dal direttivo Spi. Infine è sottoposta alla discussione con Cisl e Uil per divenire
ad una Piattaforma finale unitaria.
0,4
9,9
5,3
50,7
24,5
9,3
Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
36
223.784
54,40 51,43
Totale accordi e abitanti interessati + percentuale abitanti e comuni
Accordi
Cittadini
% Cittadini
% Comuni
91
“ Proposte per la negoziazione con i Comuni sul bilancio preventivo 2013
Le segreterie Cgil Cisl Uil ed i Sindacati dei Pensionati chiedono l’avvio del confronto con i Comuni sulla predisposizione
del bilancio preventivo 2013, anche in applicazione dell’accordo Anci Lombardia e Cgil, Cisl e Uil del 5 novembre 2010
che stabilisce “la formulazione dei bilanci preventivi degli EE.LL. veda il coinvolgimento del territorio” e “che vengano
aperti confronti territoriali specifici con le parti sociali”:
La drammatica crisi economica in atto ha conseguenze sociali rilevanti, che genera un processo di impoverimento
generale che colpisce e mette in forte difficoltà le famiglie, i giovani e chi non ha il lavoro.
Dinnanzi a questa emergenza è fondamentale avviare una discussione sulle risorse del bilancio che ponga forte
attenzione allo sviluppo socio economico, all'importanza e al valore del lavoro.
Il welfare locale deve rappresentare un elemento dello sviluppo del territorio e della nostra comunità, discussione a cui
devono partecipare tutti i soggetti istituzionali e le forze sociali.
La forte riduzione dei trasferimenti di risorse ai Comuni a causa delle pesanti manovre economiche non deve
automaticamente mettere a rischio i servizi e la tenuta del tessuto sociale; quello che, invece, si dovrebbe fare oggi è
rafforzare la coesione sociale con interventi equi e condivisi, recuperando il senso di aggregazione e di tutela del
welfare.
I dati statistici sulle nuove povertà, evidenziano in modo inequivocabile l’aggravarsi delle diseguaglianze sociali
determinate dalla crisi economica.
Per queste ragioni è fondamentale realizzare un confronto sul bilancio di previsione e chiediamo ai Comuni la
disponibilità al confronto, per esaminare le voci di entrata (tasse, tariffe, trasferimenti vari) e analizzare le previsioni di
spesa per i servizi.
Chiediamo di aprire una discussione sulle nostre proposte, per ricercare la condivisione degli interventi, in un momento
storico grave caratterizzato dai forti mutamenti in corso.
Le nostre proposte:
Lotta all’evasione
L'attuale contesto di difficoltà economica e occupazionale, rende ancor più dirimente la lotta all’evasione fiscale.
Le recenti disposizioni normative rispetto la lotta all’evasione possono trarre concreti e reali benefici per le casse
comunali. Chiediamo che le risorse recuperate siano destinate a favore degli interventi sociali e alla scuola.
Sugli interventi anti crisi:
• E' fondamentale in questo quadro di difficoltà economica proseguire con le misure anticrisi (borse lavoro, fondo anticrisi) per le famiglie in difficoltà (di cassaintegrati e disoccupati). Adottare uno specifico regolamento con i criteri per il calcolo dell’ISEE attualizzata.
• Aiutare le famiglie che non riescono a pagare l’affitto, anche per impedire l’aumento delle procedure celeri di sfratto.
• Favorire tutte quelle azioni coordinate di politiche attive e di indirizzo per il lavoro.
• Adottare politiche di sostegno al credito per le aziende, in particolare quelle di piccole dimensioni, aderendo al finanziamento del fondo Confidi o di altre forme di sostegno al credito.
La compartecipazione alla spesa per fare equità:
L’introduzione della compartecipazione alla spesa dei cittadini, in base alla loro effettiva condizione economica deve
essere uno strumento non solo di equità ma attraverso il quale si salvaguardano e si migliora la fruizione dei servizi, in
particolare per le persone i difficoltà al limite della soglia di povertà, ma anche per coloro i quali si sono venuti a trovare
in condizione di bisogno:
• chiediamo l’introduzione dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) al fine di tutelare i redditi medio bassi e le famiglie con persone non autosufficienti.
• Il riconoscimento della soglia di povertà a 7.500 € ISEE, con l’esenzione dal pagamento del costo dei servizi.
92
• In tema di Irpef comunale riteniamo necessario attuare una progressività con l'introduzione di scaglioni. Inoltre, si deve prevedere l'individuazione di fasce di esenzione per i redditi da lavoro dipendente e pensione e per le persone con disabilità fino a 28.000€.
• Per quanto riguarda l’IMU sulla prima casa, chiediamo di adottare regolamenti comunali che differenzino l'aliquota sulla base delle tipologie famigliari e delle loro condizioni economiche.
• Infine, l'introduzione della TARES dovrà essere applicata con equità favorendo le tariffe delle utenze domestiche.
Le Amministrazioni Locali e qualità dei servizi:
Il minore trasferimento complessivo di risorse ai Comuni non deve automaticamente mettere a rischio i servizi, né
scaricarsi in indiscriminati aumenti della fiscalità locale, bensì favorire economie di scala e di risparmio della spesa delle
amministrazioni locali attraverso forme di collaborazione, anche in forma aggregata della gestione delle principali
funzioni dei Comuni, partendo da quelle sociali. La messa in sinergia di competenze e capacità ad ambiti più ampi del
singolo Comune, è sempre più necessaria per far fronte alla riduzione dei finanziamenti senza andare a detrimento dei
servizi erogati e delle professionalità all'interno degli stessi Comuni.
Le politiche sociali e assistenziali per anziani e disabili:
� Nel rispetto dell’uguaglianza delle persone, così come è previsto dalla nostra Costituzione i regolamenti comunali non possono contenere criteri discriminatori.
� È opportuna una precisa analisi del bisogno delle persone per stabilire le priorità di intervento, oltre alla verifica della qualità e la quantità dei servizi offerti;
� Valorizzare il servizio ADI con particolare attenzione ai profili assistenziali e alle tariffe. � Per questo chiediamo:
� Di rafforzare il raccordo con il territorio attraverso il coinvolgimento del Piano di Zona. � Garantire i servizi essenziali per gli anziani (sad, trasporto protetto, pasti a domicilio, telesoccorso). � Di investire sul sistema della domiciliarietà, per ritardare il più possibile il ricovero in strutture delle
persone anziane e dei disabili. � Valorizzare e sostenere il ruolo delle residenze assistenziali per anziani e dei centri diurni, con
attenzione alle rette e la qualità dei servizi delle RSA e dei CDI.
Servizi per l’infanzia e diritto allo studio:
Chiediamo ai Comuni di garantire i servizi per l’infanzia, grazie ad un’adeguata offerta di asili nido e di contribuire a
migliorare la qualità della formazione scolastica. Riteniamo importante il ruolo delle Amministrazioni Comunali per la
conciliazione dei tempi lavorativi con i tempi della famiglia, attraverso l’attivazione dei servizi di pre e post scuola.
Inoltre si richiedono opportune risorse per l’assistenza e il sostegno nelle situazioni di disagio e handicap, nonché per
l’integrazione di disabili e stranieri.
Ai Piani di Zona:
E’ affidato un ruolo importante e strategico a livello territoriale. Devono sviluppare e favorire le condizioni di tutela e
di realizzazione dell’erogazione dei servizi sociali e sociosanitari, in modo omogeneo sul territorio, anche attraverso gli
sportelli dei Cead. La vera sfida da affrontare è che, nonostante i tagli dei fondi sociali e la cancellazione del fondo per
la non autosufficienza, si deve garantire un buon livello dei servizi con la presa in carico delle persone in difficoltà,
anziani, disabili e non autosufficienti.
La CASA:
La condizione abitativa sta sempre più divenendo, come dimostrato da recenti studi, un elemento di criticità, se non di
vera e propria emergenza sociale; per cui la politica della casa si inserisce a pieno titolo nelle politiche di welfare locale.
E' attraverso un'azione di pianificazione territoriale e di interventi sui temi urbanistici, che si realizzano processi di
qualità della vita e di integrazione e coesione sociale, oltre che di opportunità abitative per le persone in particolari
condizioni quali: anziani soli, giovani coppie, famiglie con difficoltà economica, che diversamente non troverebbero
alloggi.
93
Per questo, è necessario addivenire ad un Tavolo sulla casa, comunale o distrettuale, per orientare e intervenire sui
progetti di pianificazione territoriale in modo da uscire dall'attuale difficoltà in cui si trova il settore.
Tuttavia la questione pianificazione territoriale non attiene solo agli aspetti abitativi, ma riguarda anche il tema delle
attività produttive e dei loro insediamenti; per questo chiediamo di realizzare un confronto fra e con i Comuni fra loro
adiacenti, al fine di realizzare aree produttive confinanti, dov'è possibile offrire servizi e spazi frutto di sinergie ed
economie di scale fra i Comuni coinvolti.
Ambiente, sviluppo ed infrastrutture:
C’è bisogno di riavviare una fase di sviluppo economico a partire dal riconoscimento del valore insostituibile del lavoro
manifatturiero da riqualificare, rivalutare e rilanciare. Una condizione indispensabile è quella di offrire al sistema
produttivo esistente ed ai potenziali investitori un’adeguata rete infrastrutturale e di servizi. I Comuni promuovano la
cura dell’ambiente attraverso il risparmio energetico e dell’acqua considerata bene pubblico, lo sviluppo delle energie
alternative, la mobilità sostenibile, il controllo delle fonti inquinanti e il consumo del suolo. In tema di lavoro è possibile
giocare un ruolo efficace di controllo del territorio, reprimere, prevenire forme di lavoro nero e affrontare seriamente i
rischi di inquinamento delle mafie che proliferano quando non viene rispettata la legalità. E’ necessario diffondere la
cultura della prevenzione e della sicurezza sui luoghi di lavoro, garantire la qualità della vita e la vivibilità degli spazi
urbani con una viabilità più sicura grazie alla presenza di piste ciclo-pedonali, di attraversamenti delle strade
adeguatamente segnalati e illuminati ed all’assenza di barriere architettoniche.”
Alla fine del percorso negoziale, la firma sull’ eventuale accordo è decisa dalla segreteria confederale e dalla segreteria
Spi che a volte si coinvolgono i direttivi di Lega.
La delegazione che partecipa agli incontri, che si svolgono in quasi tutti i comuni, è composta dalla confederazione e
dallo Spi; il lavoro di contrattazione è congiunto e fatto di reciprocità.
Il confronto si sviluppa su tutti i temi presenti in Piattaforma e che in ultima analisi sono gli stessi elaborati nelle linee
guida dell’osservatorio nazionale Cgil sulla contrattazione sociale territoriale. In ogni caso, gli eventuali accordi,
affrontano solo i temi di carattere sociale, non riportando gli altri temi affrontati.
Gli incontri con i comuni non sempre si chiudono con accordi, diverse volte si fanno verbali d’incontro, altre volte non
vengono formalizzati.
Si segnala che quasi mai i Comuni producono una delibera specifica di giunta che dichiara l’avvenuto accordo con le
OO.SS. anche se vengono assunti nelle diverse delibere le decisioni contenute negli accordi sottoscritti.
Alla fine della trattativa viene consegnato ad ogni Comune una maschera tipo sulla tipologia di accordo, che viene
compilata dai comuni.
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Sintetica scheda della negoziazione sociale territoriale del 2013
COMUNE: STATO DEL CONFRONTO
1 Acquanegra bilancio approvato senza accordo
2 Asola verbale di accordo
3 Bagnolo San Vito verbale di accordo
4 Bigarello verbale di accordo
5 Borgoforte verbale di accordo
6 Bozzolo verbale di accordo
7 Canneto sull'Oglio bilancio approvato senza incontro CITTADINI COINVOLTI:
8 Casalmoro verbale di accordo 321.759 su 415.461
9 Casaloldo Bilancio approvato senza accordo
10 Castel d'Ario bilancio approvato senza incontro
11 Castel Goffredo bilancio approvato senza incontro
12 Castelbelforte bilancio approvato senza incontro
13 Castellucchio verbale di accordo
14 Castiglione delle Stiviere bilancio approvato senza accordo
15 Cavriana bilancio approvato senza incontro n.comuni coinvolti:
16 Curtatone verbale di incontro 57 su 70
17 Dosolo verbale di accordo
18 Felonica bilancio approvato senza accordo n. incontri 136
19 Gazoldo degli Ippoliti Bilancio approvato senza incontro
20 Gazzuolo verbale di accordo
21 Goito bilancio approvato senza accordo
22 Gonzaga verbale di accordo
23 Guidizzolo verbale di incontro verbali di incontro 10
24 Magnacavallo bilancio approvato senza accordo verbali di accordo 22
25 Mantova bilancio approvato senza accordo
bilancio approvato senza
incontro 11
26 Marcaria verbale di accordo
bilancio approvato senza
accordo 13
95
27 Marmirolo verbale di accordo commissario 1
28 Medole verbale di accordo
29 Moglia bilancio approvato senza incontro
30 Monzambano Bilancio approvato senza accordo
31 Motteggiana verbale di accordo
32 Ostiglia verbale di incontro
33 Pegognaga bilancio approvato senza incontro ACCORDI=
34 Piubega bilancio approvato senza accordo
verbali nei quali si
sottoscrivono
35 Poggio Rusco verbale di accordo
impegni agiuntivi rispetto al
passato
36 Porto Mantovano verbale di incontro
37 Quingentole bilancio approvato senza accordo
38 Quistello verbale di incontro
39 Revere verbale di accordo INCONTRI=
40 Rivarolo Mantovano verbale di accordo verbali che sanciscono
41 Rodigo bilancio approvato senza incontro
impegni da concretizzarsi in
futuro
42 Roncoferraro verbale di accordo
43 Roverbella verbale di accordo
44 Sabbioneta bilancio approvato senza accordo
45 San Benedetto Po verbale di accordo
46 San Giacomo delle Segnate verbale di incontro
47 San Giorgio verbale di incontro
48 San Giovanni del Dosso Bilancio approvato dal Commissario
49 San Martino dall'Argine Bilancio approvato senza accordo
50 Sermide bilancio approvato senza accordo
51 Sustinente bilancio approvato senza incontro
52 Suzzara verbale di incontro
53 Viadana verbale di incontro
54 Villa Poma verbale di accordo
55 Villimpenta Bilancio approvato senza incontro
96
56 Virgilio verbale di accordo
57 Volta Mantovana verbale di incontro
Analisi della contrattazione sociale svolta con i Comuni nel 2013
Gli accordi sono stati 26 e 10 i verbali d’incontro. Gli incontri, oltre 100, sono avvenuti tra marzo e novembre 2013,
con una partenza abbastanza accelerata per quanto riguarda i 9 Comuni terremotati che per ragioni di
programmazione avevano bisogno di avviare gli interventi di ricostruzione, in particolare il recupero degli edifici
scolastici, e questo comportava per molti, quelli che non avevano fatto variazioni nel bilancio precedente, anticipare
il più possibile l’approvazione del bilancio.
L’ultimo accordo è stato firmato il 23 novembre, ma è stato il primo anno nella storia, credo, in cui i bilanci di
previsione si potevano approvare fino al 30 novembre. E questo non ha fatto che aumentare l’incertezza da parte delle
amministrazioni, sulle decisioni da prendere.
Sono stati fatti 10 verbali d’incontro che hanno riguardato i Comuni in cui non era possibile un accordo, quasi sempre
in situazioni che prevedevano l’aumento delle tariffe o delle tasse comunali e/o il ridimensionamento dei servizi.
Dal punto di vista generale in tutti gli incontri si è manifestata la denuncia del costante calo delle entrate, dovute ai
tagli del Governo, ma anche delle entrate dai servizi, ad esempio dalla mensa scolastica, al trasporto, dando l’idea di
un sistema amministrativo locale al collasso lasciato in grande precarietà per i tagli e l’incertezza normativa.
Il nostro obiettivo principale è stato quello di adoperarsi per il mantenimento dei servizi senza aumentare tasse e
tariffe, in modo incontrollato e a discapito delle famiglie meno abbienti e degli anziani.
Per mantenere i servizi aumentando le entrate la prima cosa da fare condivisa con i sindaci è la lotta all’evasione.
Nei 26 accordi fatti solo in un accordo non è prevista la convenzione con l’Agenzia delle entrate, in questo caso è un
Comune piccolo, di circa 2000 abitanti, essenzialmente agricolo, che si è programmato da solo interventi per il
recupero della evasione, sulle tariffe comunali.
In molti casi il recupero di risorse dal mancato pagamento dell’ex Ici oggi IMU, e la tariffa rifiuti, nel 2013 Tares oggi
Tari ha permesso di mantenere servizi sociali e scolastici.
La compartecipazione alla spesa è stato un altro capitolo fortemente dibattuto, con l’applicazione dell’Isee, con fasce
di compartecipazione in base al reddito ed esenzioni totali per i redditi sotto i 7500euro .
Non siamo riusciti a cogliere il risultato sull’esenzione come chiedevamo, è stata ottenuta solo in poche realtà, ma in
tutti c’è l’utilizzo dell’Isee, con fasce di compartecipazione e esenzioni ed in più il consolidamento dell’utilizzo dell’Isee
attualizzata.
L’esenzione è stato più facile ottenerla su alcuni servizi agli anziani.
Tutti i Comuni in cui abbiamo fatto l’accordo hanno stanziato risorse per sostenere l’attività dei Piani di zona.
Pressochè tutti hanno messo a bilancio dei fondi anti-crisi e per l’acquisto di voucher per il lavoro occasionale, buoni
lavoro in particolare per i giovani e disoccupati da lungo tempo.
In un Comune importante sono state decise iniziative per contrastare le situazioni dell’emergenza nuove povertà.
Dove si è fatto l’accordo non ci sono stati aumenti dell’imu prima casa e dell’irpef comunale, in un solo Comune è stata
aumentata l’esenzione al pagamento dell’Irpef (da 10000 a 13000€).
Per quanto riguarda il diritto allo studio a parte pochi adeguamenti istat delle tariffe scolastiche, le risorse destinate a
questa funzione sono state mantenute e non ridotte.
Il capitolo sull’emergenza abitativa è stato affrontato in incontri che hanno usato il metodo di mettere insieme Comuni
diversi, intercomunale, individuando comuni ad alta intensità abitativa intorno la città capoluogo.
Il prossimo passaggio sarà l’incontro con i sindaci di questi comuni e l’Ance, l’obiettivo è trovare una strategia condivisa
che tenga insieme la domanda abitativa, e le eventuali risposte da ricercare insieme con l’Associazione dei costruttori,
utilizzando appartamenti vuoti a canoni accessibili per le famiglie.
In sintesi le caratteristiche principali del confronto avuto nel 2013 sono:
• evasione-compartecipazione delle spese esenzioni (Isee)
97
• sviluppo, crisi economica, disoccupazione politiche attive lavoro
Inoltre si è avviata una fase di confronto in qualche comune su:
• problema Badanti incontro domanda-offerta
• confronto su disabili e ingresso nel mondo del lavoro
• apertura confronto con provincia su conciliazioni tempi di vita e lavoro rivolto ad aziende con prevalenza occupazione femminile sui problemi relativi all’orario di lavoro, part-time e maternità
In questo comprensorio esiste la problematica legata ad atteggiamenti chiusi e logiche campanilistiche dei singoli
Comuni che di fatto impediscono interventi integrati e cooperativi tra più Comuni, allontanando possibili soluzioni al
bisogno di più servizi in favore dai loro cittadini, per carenza di risorse sia per la gravità della crisi economica e il
continuo taglio di fondi pubblici dal centro verso la periferia.
Per il 2014 non si sono presentate piattaforme per mancanza di certezze normative derivanti dall’approvazione della
legge di stabilità per l’anno prossimo.
Comunque per il 2014 è utile ricominciare a discutere e riattivare efficaci piani di zona che puntino a dare risposte
omogenee tra comuni, cogliendo tra l’altro l’opportunità che deriva dai tre accordi regionali appena sottoscritti come
quelli sul fondo famiglia –sul fondo nazionale per la non autosufficienza e quello sui criteri di utilizzo del fondo
nazionale politiche sociali, che destinano quasi per intero le risorse disponibili ai Comuni e alle Asl.
Sempre per il 2014, in considerazione della consistente tornata elettorale amministrativa, ad ogni candidato sindaco,
verranno presentate le nostre proposte relative alle politiche sociali.
Alcune considerazioni utili al lavoro futuro della nostra confederazione:
• superare la frammentazione al nostro interne in materia di negoziazioni sociale e territoriale;
• superare l’estemporaneità, della nostra azione,
• creare più sinergia tra livelli territoriali e regionali nella definizione delle linee d’indirizzo regionali Cgil e Spi.
Tali linee di indirizzo devono essere meno generali ed entrare più nel dettaglio della proposta e devono essere definite
e inviate ai territori entro ottobre di ogni anno per essere assunte nelle piattaforme territoriali da presentare in tempo
utile all’approvazione dei bilanci dei comuni.
Stralci da relazione SPI Provinciale su negoziazione sociale 2012
“…La negoziazione non può essere a carico esclusivo dello Spi, della Fnp, della Uilp e delle Segreterie delle
Confederazioni Cgil/Cisl e Uil, pena il soffocamento di tale materia. Le categorie dell’industria e dei servizi comprendano
che ottenere dei risultati sul versante socio economico è un fatto importante il quadro sintetico della negoziazione
svolta nel 2012. I comuni coinvolti sono stati 57 su 70 (tanti sono quelli mantovani), come vedete ne mancano 13, è
stata una scelta che abbiamo definito in anni precedenti e derivante da ragioni temporali e dal constatare che abbiamo
tralasciato i più piccoli. Ciò non significa che le comunità più piccole non siano meritevoli della nostra attenzione ma
davvero la ragione sta tutta nel tempo disponibile. Ricordiamo infatti, al quadro dirigente, che stiamo negoziando sui
bilanci di previsione che dovrebbero essere approvati entro il 31/12 di ogni anno, ma che poi per ragioni economiche e
di scelte politiche tale data viene disattesa; un esempio lampante è stato il 2012 laddove la data per l’approvazione
del bilancio di previsione 2012 da farsi entro la fine del 2011 è stata spostata al 31 agosto 2012. Gli incontri effettuati
con le amministrazioni sono stati 136, sovente per poter produrre un verbale si ha la necessità di più appuntamenti. I
cittadini coinvolti sono stati 321.759 su 415.461 (77% degli abitanti della provincia di Mantova). 22 i verbali di accordo
( per accordo si intende l’aver modificato le politiche di indirizzo comunali e l’aver sottoscritto impegni aggiuntivi
rispetto al passato); 10 i verbali di incontro ( per incontro si intende l’aver contribuito a modificare in modo non
esaustivo l’orientamento del comune e l’aver sancito degli impegni da concretizzarsi in futuro); 13 i bilanci approvati
senza accordo ( sono quei comuni dove abbiamo fatto incontri ma che non hanno spostato nulla delle loro politiche
98
amministrative ); 11 i bilanci approvati senza incontro ( nonostante avessimo portato il documento iniziale delle
organizzazioni sindacali contenenti le nostre proposte sottointendenti al confronto sulle politiche sociali e nonostante
fossero stati sollecitati, hanno ritenuto di non incontrarci ). Il bilancio del comune di San Giovanni del Dosso è stato
approvato dal commissario. Interessante approfondire l’analisi e la lettura politica, i Sindaci che non hanno voluto
incontrarci 8 su 11 reggono giunte di centro destra 3 sono di centro sinistra. I sindaci che non hanno ritenuto utile
addivenire ad un accordo 10 su 13 sono di centro destra e 3 sono di centro sinistra. In merito ai verbali di incontro cioè
sindaci che non hanno voluto fare un accordo con noi 8 su 10 sono di centro sinistra (buona parte di questi verbali di
incontro risentono dell’impossibilità di fare gli accordi in quanto le modifiche introdotte e l’evento sismico hanno
modificato alle radici le prospettive) I sindaci che hanno condiviso le politiche del bilancio di previsione con le
organizzazioni sindacali sono stati 10 su 22 di centro sinistra e 12 su 22 di centro destra. Nella lettura politica dei dati
necessita avere la dovuta accortezza (iste civiche), spesso sono collocate nel centro destra. Abbiamo aggiunto questi
dati per fare emergere nelle valutazioni che non è uguale avere di fronte una politica di centro destra rispetto ad una
di centro sinistra. Possiamo altresì affermare che durante questa tornata negoziale ci siamo trovati di fronte ad
amministrazioni considerate “amiche “con le quali non ci è stato consentito fare l’incontro (Pegognaga e Villimpenta);
amministrazioni che negano scientemente e sistematicamente il ruolo di rappresentanza delle organizzazioni sindacali,
Moglia e Castelbelforte, in quest’ultimo abbiamo fatto volantinaggio alla cittadinanza, per inciso la sindaca è della
Lega Nord. Fin qui una lettura succinta della composizione politica delle amministrazioni, ora ci inoltriamo sui
contenuti. Nel documento condiviso dai tre direttivi unitari e che abbiamo consegnato ai Sindaci nel tardo autunno
2011 emergeva come dato prevalente l’analisi del perdurare della crisi e l’intendimento di introdurre e sviluppare le
politiche di contrasto e quindi di quali strumenti utilizzare per ricavare risorse da destinare, nel segno dell’equità, al
mantenimento dei servizi in particolare per le persone più fragili ed esposte agli effetti della crisi. Abbiamo proposto
altresì alle amministrazioni di alzare la soglia di contrasto alle povertà. Ci siamo trovati di fronte ad amministratori
impauriti, a volte impreparati, molto spesso con l’angoscia di non poter essere in grado di svolgere il proprio ruolo e di
non poter rispondere ai bisogni minimi dei propri cittadini. Tre le grandi ragioni di questo spaesamento, 1) la profondità
e la durata della crisi i cui effetti sono la richiesta in aumento esponenziale di aiuto da parte delle famiglie, tale richiesta
è indistinta e trasversale, colpisce molte fasce in particolare le giovani generazioni per le considerazioni che abbiamo
fatto in premessa e che sarebbero meritevoli di ulteriori approfondimenti ; 2) le risorse economiche continuamente in
calo per il taglio dei trasferimenti, per la crisi derivante dall’assenza di lavoro ( meno Irpef e calo dei consumi ) e per
l’assenza di investimenti nel settore immobiliare ( tracollo degli oneri di urbanizzazione ) che si riverbera sulle casse
esangui dei comuni; 3) per i continui interventi dell’esecutivo spesso non chiari ed esaustivi e che di volta in volta
subivano correzioni in corso d’opera, basta volgere lo sguardo alla confusione sull’Imu; 4)infine, il permanere ossessivo
dei patti di stabilità che bloccano sistematicamente la capacità di spesa dei Comuni. Questa la fotografia in itinere che
è emersa e con la quale abbiamo dovuto confrontarci. Quali sono stati i risultati? Li elenchiamo, 1) la consapevolezza
dei soggetti trattanti, laddove siamo addivenuti a verbali di accordo e di incontro, che la negoziazione è un elemento
di arricchimento complessivo che va consolidato, strutturato e allargato dentro e fuori i periodi di crisi, con la dovuta
accortezza che tutte le cose che si acquisiscono vanno temporalmente alimentate, nulla è per sempre; 2) L’aver
esplorato il territorio senza confini di sorta, andando oltre le politiche sociali, avendo nitida la consapevolezza che ogni
comune ha le proprie peculiarità e i propri tratti distintivi; 3) Il discutere con le amministrazioni e il cercare di trovare
le soluzioni adeguate alle problematiche inerenti il lavoro nelle sue articolazioni, quali le politiche di contrasto al
fenomeno del caporalato in particolare in edilizia, il volgere lo sguardo affinchè i lavoratori stranieri stagionali possano
avere le condizioni minime per l’integrazione, l’aver fatto diventare l’Isee attualizzato uno strumento corrente, l’essere
riusciti ad introdurre soglie di esenzione o di una diversa parametrazione dell’addizionale comunale che avesse il tratto
dell’equità, l’aver posto all’attenzione una diversa percentualizzazione dell’Imu spostando il peso della tassazione sulle
2° case o sui terreni cosidetti agricoli, riteniamo che tutto ciò sia un fatto positivo. Sul tema dell’evasione in generale
che va da quella fiscale al non pagamento dei servizi abbiamo riscontrato innumerevoli difficoltà, si risente
nell’atteggiamento di alcune amministrazioni di una arretratezza culturale interessata, possiamo però rivendicare uno
spostamento significativo delle sensibilità su questa decisiva materia. L’allineamento della soglia di esenzione per i
servizi scolatici e per i servizi agli anziani a 6500 € Isee è oramai un dato che è entrato in circolo sul territorio provinciale
(persiste qualche sacca di resistenza vergognosa) mentre l’innalzamento della soglia di esenzione a 7500 € Isee, è stato
99
un obiettivo mancato se non in qualche caso. Nonostante ciò il mantenimento complessivo dei servizi a fronte della
grave crisi ci fa esprimere un giudizio positivo. Detto che siamo stati bravi dobbiamo, per onestà culturale, evidenziare
e superare talune criticità al fine di predisporci, con la necessaria consapevolezza, alla negoziazione sociale territoriale
2013. Sul metodo: le insensibilità categoriali sopra esposte che vanno rapidamente recuperate ; convincere le
amministrazioni che il coltivare le relazioni con i corpi intermedi è un arricchimento per tutta la comunità; consolidare,
con le dovute modifiche da introdursi, il percorso democratico che ci siamo dati negli anni precedenti ( la costruzione e
la raccolta delle proposte attraverso assemblee coinvolgendo le tante associazioni di volontariato che operano sul
territorio ); superare la problematicità delle verifiche dei contenuti degli accordi chiedendo alle amministrazioni le
delibere attuative; la formazione itinerante per coloro che seguono la negoziazione sociale per l’affinamento delle
competenze alfine di divenire soggetti di riferimento nei confronti delle amministrazioni ( a tale riguardo un
riconoscimento va rivolto sicuramente alle strutture regionali per la disponibilità alla formazione e alle strumentazioni
novative messe a disposizione ); infine organizzare confronti pubblici con gli amministratori per focalizzare l’attenzione
sul valore e sui contenuti della negoziazione sociale. Sul merito: va riaffermato che i servizi non vanno ridotti o
smantellati; che la situazione economica su base dell’indicatore oggi Isee ma domani Fattore Famiglia Lombardo sia lo
strumento per l’individuazione di fasce di esenzione e compartecipazione sia al costo dei servizi scolastici che al costo
dei servizi agli anziani. Che sia operante una soglia di esenzione ( povertà ) il cui ammontare perlomeno si attesti al
quanto contenuto nella piattaforma; che le fasce debbano essere proporzionali alla condizione economica degli utenti
determinata su base FFL fino a prevedere la copertura totale del costo del servizio per i redditi alti; che aumenti
l’attenzione verso il lavoro, vera emergenza nazionale; infine diviene centrale il presidio del territorio per contrastare i
fenomeni di illegalità diffusa, di infiltrazione di carattere malavitoso di stampo mafioso e camorristico e per contrastare
il fenomeno dell’evasione ed elusione fiscale e contributiva. Riconosciamo di non essere stati affatto esaustivi su di una
materia così complessa, ma riteniamo altresì che avremo molti altri appuntamenti per un ulteriore
approfondimento……”
Contenuti contrattazione sociale territoriale (fonte data base Spi)
97
3
23
1
3632
144
26 29
Contenuto accordi per GRUPPI
Contributi e
agevolazioni tariffe
Servizi Domiciliari Servizi Assistenzali
Territoriale
Servizi Tempo Libero
Cultura
Relazioni Sindacali
Programmazione Fiscalità locale Tariffe Misure anticrisi
100
13
25
1
18
3 2
35
Contributo affitto Rette RSA Reddito minimo
d'inserimento.
Minimo vitale
Interventi contro la
povertà estrema
Tarsu Buoni di servizio.
Assegni di cura.
Borse lavoro e di
studio. Prestiti
d'onore. Acquisto 1^
casa giovani copie.
Contributo badanti
ISEE
1 Contributi economici-Agevolazioni tariffarie
0 0 0
3
0 0
Adi Altri servizi
domiciliari:
consegna
certificati e analisi
a domicilio-Filo
d'argento
Pasti a domicilio Sad Telesoccorso Vaucher
2 Servizi domiciliari
3
3
16
1
Altri servizi assistenziali territoriali-Sportello lavoro-
Servizi funerari-Carta d'argento-Cae acc.a donne
maltrattate-Immigrati
Politiche giovanili: disagio givanile
Politiche giovanili: nidi e scuole
Trasporto individuale
3 Servizi assistenziali territoriali
101
Centro diurno-Sociale Cultura-Università
della terza età
Cure termali-
Soggiorni climatici
Tempo libero- Attività
motorie-Orti
1
0 0 0
4 Servizi ricreativi culturali-Tempo libero
31
1
8 Programmazione
Piano di zona territoriale
Piano socio assistenziale
comunale-Leggi di
settore-Politiche
giovanili-Incidenza spesa
sociale sul bilancio
27
35
27
21
34
10 Fiscalità locale
Addizionale Irpef
IMU
Patti antievasione
Soglia esenzione addizionali
Tarsu
36
2629
7 Relazioni sindacali- 11 Tariffe- 12 Misure anticrisi
Relazioni
Sindacali
Tariffe
Misure
anticrisi
102
CDLT MILANO
Diversamente dalle altre province, quella di Milano è caratterizzata per la presenza di comuni mediamente grandi;
infatti non vi sono comuni con meno di 1.000 abitanti e solo due comuni con meno di 3.000 abitanti. Anche senza la
città di Milano risulta essere il territorio con il maggior numero di abitanti. Nei 43 comuni (escluso Milano) superiori a
10.000 abitanti risultano residenti 1.120819 persone; quindi nel 52% circa di comuni risiede circa 83% della
popolazione.
N° Comuni %
2 2,4
1619,021
25,021
25,02428,6
84
100Numero e percentuale comuni per dimensione
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
4.924 63.696 163.246
318.541
2.064.379
2.614.786
Abitanti per dimensione comuni
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
103
0,2 2,4
6,2
12,2
79,0
Percentuale abitanti per dimensione comuni
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
N° Comuni %
2
66,7
1
33,3
3
100Numero e percentuale comuni con accordo per dimensioni
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
21.020
50.198
71.218
Abitanti con accordo per dimensione comuni
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
104
Appunti emersi nell’incontro
L’attività sulla contrattazione sociale e territoriale nel comprensorio della Cdlm Milano si sviluppa all’interno del
coordinamento welfare della camera del lavoro .Nel coordinamento si definiscono le linee d’indirizzo sulla
contrattazione sociale che vengono discusse e confrontate tra la segreteria della Cdlm e le categorie che compongono
il coordinamento: SPI-FP –Zone sindacali e in alcune occasioni partecipano le categorie .Si costruisce una proposta di
piattaforma per i tavoli di confronto con comuni, livelli istituzionali di riferimento come ambiti e Asl. Successivamente
si portano le proposte in tavoli unitari di confronto sia confederali che di categoria per decidere la piattaforma unitaria
da inviare agli interlocutori istituzionali per aprire tavoli di contrattazione.
Successivamente si programmano gli incontri a cui partecipano delegazioni confederali e dei pensionati. Data la ampia
gamma dei soggetti a cui si chiede di costruire accordi in alcuni casi, come per i comuni più piccoli, al tavolo si presenta
la delegazione dei pensionati con ampia delega di rappresentare tutte le istanze confederali.
Il livello di decisione delle piattaforme e degli eventuali accordi sono le segreterie. Per quanta riguarda i pensionati c’è
il coinvolgimento delle leghe territoriali.
Solo raramente e in casi di messa in campo di iniziative di mobilitazione si passa attraverso il direttivo confederale.
Le principali piattaforme presentate nell’ultimo periodo sono:
• Piattaforma per la casa.
29,5
70,5
Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
3
71.218
2,72 3,57
Totale accordi e abitanti interessati + percentuale abitanti e comuni
Accordi
Cittadini
% Cittadini
% Comuni
105
• Piattaforma sul degrado delle periferie
• Piattaforma Rom-casa, lavoro
• Piattaforma politiche attive per soggetti deboli. Recentemente è stato siglato un accordo con il comune di Milano
• Piattaforma sulla contrattazione sociale, all’interno si affrontano le ricadute degli accordi regionali: sul fondo famiglia -sul fondo nazionale non autosufficienza-sul fondo nazionale politiche sociali, che hanno decentrato ai territori la gestione delle risorse
Si sono svolti incontri con i comuni sui piani di zona per affrontare le misure a favore dei minori, disabili, vecchie e
nuove povertà.
Data la situazione esistente nel paese di crisi economica e sociale l’obbiettivo che si vuole raggiungere è la maggior
consapevolezza di tutte le categorie nel dare centralità alla contrattazione sociale e territoriale.
E’ fondamentale costruire un intreccio forte tra politiche del lavoro e politiche sociali per contrastare la marginalità e
le vecchie e nuove povertà derivanti dalla messa in cassa integrazione e perdita del posto di lavoro di migliaia di
persone.
Il bilancio dell'attività svolta dal Dipartimento Politiche Sociali: le azioni messe in atto, i successi, le difficoltà incontrate
e le possibili linee di sviluppo.
Il Dipartimento si occupa del disagio sociale nei luoghi si lavoro e sul territorio e opera per rimuovere le cause che
creano discriminazione ed emarginazione sociale, per tutelare i diritti dei soggetti in difficoltà, per favorire la creazione
di opportunità di inserimento lavorativo per i soggetti fragili, per evitare che chi ha già un lavoro venga espulso a causa
di una sua difficoltà o patologia.
Tra le tematiche affrontate dall'Ufficio rientrano: discriminazioni, mobbing, handicap, salute mentale,
tossicodipendenza, alcolismo e nuove forme di dipendenza, carcere, fragilità ed emarginazione sociale, povertà.
L'Ufficio ha saputo sviluppare su questi temi un grande dibattito sindacale, diventando punto di riferimento, oltre che
per migliaia di singoli utenti, per moltissimi delegati e funzionari e agendo in rapporto ad essi, per la trattazione di casi
singoli e collettivi, direttamente nella contrattazione aziendale.
L'attività del dipartimento si realizza mediante due linee di intervento fortemente interconnesse: quella realizzata
dallo Sportello Politiche Sociali, che rappresenta l'area dedicata alla tutela individuale, e l'area dell'azione collettiva.
Tutela individuale: lo Sportello Politiche Sociali è rivolto alla domanda di tutela individuale e rientra nel sistema servizi
della Camera del Lavoro. A seconda delle esigenze della persona presa in carico e della problematica da affrontare, si
garantisce orientamento, sostegno, consulenza normativa, assistenza sindacale, legale e psicologica. Opera in
collaborazione e a sostegno dei delegati e dei funzionari sindacali e in stretto raccordo con i servizi pubblici territoriali
e con le numerose esperienze di associazionismo e di privato sociale presenti sul territorio. Lo sportello svolge la sua
attività in collaborazione con avvocati giuslavoristi, esperti sulle tematiche riguardanti le discriminazioni e le
vessazioni, e con uno psicologo.
Nel corso del 2013 le persone che si sono rivolte allo sportello sono state circa 700, di cui 452 prese in carico. Il maggior
numero di interventi ha riguardato vertenze per comportamenti vessatori e discriminatori, azioni volte al
mantenimento del posto di lavoro per soggetti con particolare fragilità (disagio mentale, handicap fisico), consulenza
e informazioni sul tema della disabilità e non autosufficienza, con particolare riferimento alla disciplina dei permessi
per la cura e l'assistenza del portatore di handicap. Sono in aumento le richieste di intervento e aiuto di persone a
rischio povertà ed emarginazione sociale.
Progetti e azioni di natura politico-sindacale (azione collettiva).
Realizzata in stretta collaborazione con la segreteria confederale, quest'area di intervento ha, in primo luogo,
l'obiettivo di trasformare i bisogni espressi allo sportello e nel territorio in iniziative, azioni, progetti, nuove forme di
rappresentanza volti a rafforzare l'azione della CGIL diretta a combattere l'esclusione e l'emarginazione e costruire
azioni di inclusione sociale. In secondo luogo, rappresenta un importante strumento di sperimentazione di forme di
integrazione tra tutela individuale e rappresentanza collettiva.
Le azioni al momento attive sono le seguenti:
106
Il delegato sociale.
Si tratta di un percorso volto a formare delegati sindacali che siano in grado di porsi come facilitatori per i processi di
espressione del disagio e come intermediari tra l'ambiente lavorativo e i servizi sul territorio, nell'ottica di un
intervento che non assume caratteristiche sostitutive ma semmai di supporto agli interventi istituzionali, restituendo
all'impresa la funzione di agente responsabile e attivo nella costruzione del tessuto sociale. In altri termini, il ruolo di
tale delegato si deve esprimere nella capacità di sviluppare relazioni, pratiche sindacali ed esperienze contrattuali, che
consentano l'attivazione e la messa in rete di tutte le risorse disponibili nel luogo di lavoro e nel territorio al fine di
contribuire al miglioramento delle condizioni di vita concreta e quotidiana dei lavoratori e al rafforzamento dei soggetti
più deboli e degli esclusi.
Nel periodo gennaio-maggio 2013 si è svolto il corso, organizzato insieme a CISL e UIL e finanziato dalla Provincia di
Milano, a cui hanno partecipato 15 delegati della nostra organizzazione. Al termine del corso sono inoltre stati
organizzati seminari per i delegati sociali CGIL (sia quelli che hanno partecipato al percorso formativo 2013, sia a quelli
che avevano partecipato nelle edizioni precedenti) che hanno avuto ad oggetto le seguenti tematiche: la prevenzione
delle dipendenze nei contesti lavorativi; le prestazioni agli invalidi civili e le assenze dal lavoro retribuite per l'assistenza
e la cura delle persone disabili; le discriminazioni legate all'orientamento sessuale. Si è quindi iniziato a mettere in atto
una strategia che vede nella formazione del delegato sociale un percorso continuo e dinamico che, dopo un periodo
iniziale di formazione su alcuni temi fondamentali (la gestione della relazione d'aiuto e l'ascolto attivo, la creazione
della mappa sociale aziendale), sia fatto di seminari, incontri, momenti continui di confronto.
Progetti sul clima aziendale nei luoghi di lavoro.
Si tratta di iniziative promosse nelle aziende, attivate e realizzate in collaborazione con i delegati sindacali, volte a
porre al centro dell'attenzione l'importanza di un clima aziendale positivo per il miglioramento delle condizioni di
lavoro e di vita delle persone. Con questo termine indichiamo la qualità delle relazioni interne al luogo di lavoro, sia
tra i colleghi che tra i diversi livelli di responsabilità. Queste iniziative sono fortemente connesse all'attività del delegato
sociale. Il percorso parte con la somministrazione ai lavoratori di questionari volti alla misurazione del clima all'interno
del luogo di lavoro e prosegue con una serie di assemblee sul tema. Tra le aziende in cui è stato realizzato questo
percorso: Italfarmaco, STMicroelectronics, Siram, Pomellato, IQ.
I gruppi di auto aiuto lavoro.
A partire dal gennaio 2012 abbiamo attivato l'esperienza dei gruppi di auto aiuto lavoro per persone disoccupate.
Dall'osservatorio del nostro ufficio in questi ultimi anni, abbiamo visto sempre più aumentare un disagio legato alla
perdita, all’assenza e alla precarietà del lavoro. I racconti e le storie di vita delle persone che incontriamo ce lo dicono
con chiarezza: trovarsi all'improvviso senza lavoro, magari, come per alcuni, dopo una vita di occupazione più o meno
stabile, determina un trauma, una rottura, un forte disorientamento.
Il lavoro rappresenta, nonostante gli attacchi a cui è sottoposto da anni, non solo un mezzo di sussistenza, ma è
elemento essenziale per la costruzione della propria identità, personale e collettiva, dei propri percorsi di vita e anche
delle proprie relazioni ed affetti. Il lavoro è dignità e la sua assenza produce, in molti casi, frustrazione, perdita di
autostima, senso di rabbia e di vergogna.
Sempre più spesso, inoltre, è isolamento e solitudine, è difficoltà nei rapporti con la famiglia, è allontanamento dagli
amici e dalla quotidianità. La crisi che viviamo è anche una crisi delle relazioni, una crisi del tessuto sociale che sembra
sgretolarsi, parcellizzarsi e disgregarsi.
Di fronte a questa situazione, l'idea maturata è stata quella di proporre alle persone disoccupate che lo avessero
voluto, di incontrarsi, di confrontarsi, di rompere il muro dell'isolamento.
L'obiettivo del gruppo è consentire alle persone di ripartire, recuperare le energie che hanno perso, ridando
protagonismo alle loro storie di vita in una dimensione collettiva.
Se il 2012 è stato l'anno di avvio del progetto, il 2013 è stato l'anno del consolidamento e della sua espansione. In
particolare, nel marzo 2013 è stata sottoscritta una convenzione tra la nostra organizzazione e il Comune di Milano
Assessorato alle Politiche del Lavoro attraverso la quale si è costituito un gruppo di auto aiuto lavoro all'interno degli
interventi di politica attiva del lavoro dell'amministrazione comunale.
107
Nel novembre 2013 il Dipartimento ha organizzato insieme al Comune di Milano un convegno dal titolo “Ripartiamo
da noi: l'esperienza dei gruppi di auto aiuto lavoro”, che ha visto un'elevata partecipazione da parte della cittadinanza.
Contrattazione sociale e welfare territoriale.
Partendo dalla fondamentale considerazione di come la contrattazione territoriale sia una questione che investe tutta
la CGIL nel suo complesso (segreteria confederale, dipartimenti, sistema dei servizi e categorie), il ruolo giocato dal
dipartimento politiche sociali si è sviluppato nell'ultimo anno in una duplice direzione:
1. partecipazione, insieme alla segreteria confederale, al confronto con l'amministrazione comunale milanese su: bilancio Assessorato Politiche Sociali, riorganizzazione dei servizi sociali, delibera per l'inserimento lavorativo di persone svantaggiate o disabili negli affidamenti alle cooperative sociali di tipo B;
2. partecipazione al Sottocomitato disabili istituito presso l'Assessorato al Lavoro della Provincia di Milano, luogo di confronto nel territorio in tema di collocamento disabili (legge 68/99); coordinamento, insieme alla segreteria confederale, del dipartimento welfare e politiche territoriali, al momento composto da coordinatori di zona, SPI e Funzione Pubblica. Il coordinamento si pone come spazio di analisi, confronto, elaborazione e proposta su welfare, piani di zona, contrattazione territoriale, città metropolitana, povertà ed emarginazione nel territorio.
Il Dipartimento Politiche Sociali partecipa inoltre alle attività del Coordinamento welfare e sanità della CGIL Lombardia.
E' inoltre da sottolineare l'uscita, nel dicembre 2013, del volume Programmare i territori del welfare attori, meccanismi
ed effetti (Polizzi, Tajani, Vitale, edito da Carocci), frutto di una collaborazione tra gli autori e la Camera del Lavoro e
in cui il Dipartimento Politiche Sociali ha partecipato ad ogni fase di elaborazione.
Sportello psicologico per l'età evolutiva.
A partire da gennaio 2014 è attivo, in via sperimentale, lo sportello psicologico per l'età evolutiva, frutto della
collaborazione tra il Dipartimento Politiche Sociali e il Corso di Specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica dell'Età
Evolutiva della SPP. Si tratta di uno sportello di orientamento e consulenza psicologica specialistica rivolto a lavoratrici
e lavoratori, e più in generale alla cittadinanza, per il disagio derivante da problemi relazionali nella sfera famigliare.
In particolare lo sportello offre consulenza per problemi concernenti la genitorialità, le relazioni genitori-figli, i
problemi dei figli in età evolutiva.
Per la Camera del Lavoro la sperimentazione ha la finalità di verificare qualità e quantità del disagio emergente in
questo ambito tra i propri iscritti e nella cittadinanza che allo sportello si rivolgerà, per farne oggetto di contrattazione
sia ambito territoriale che aziendale.
Osservatorio Carcere e Territorio.
Il Dipartimento è parte attiva dell'Osservatorio Carcere e Territorio, che, costituito nel 1993, riunisce gli attori del
territorio che si occupano delle persone ristrette nella libertà ed ex detenuti (Comune di Milano, realtà del privato
sociale e del volontariato). L'Osservatorio si propone, tra le altre cose, di informare la pubblica opinione riguardo ai
problemi legati alla detenzione e agli istituti di pena; aprire l'istituzione carcere al territorio e alla società civile di cui
fa parte, sia attraverso progetti interni di natura formativa, educativa e risocializzante, sia attraverso l'attuazione di
misure alternative alla detenzione previste dalla legge; favorire la circolazione delle informazioni rispetto ai diversi
progetti in essere; sollecitare la presenza attiva delle Istituzioni nei progetti relativi al carcere; formulare ipotesi e
progetti volti a favorire l'inserimento lavorativo.
La Camera del Lavoro di Milano, in forma autonoma e attraverso il progetto Ekotonos, di cui fa parte, è attiva nella
progettazione e realizzazione di diversi iniziative, prevalentemente di carattere culturale, presso la sezione femminile
della Casa Circondariale di San Vittore.
Tavolo Rom.
La Camera del Lavoro di Milano, attraverso il Dipartimento Politiche Sociali, fa parte di un cartello di associazioni
milanesi impegnate nell'intervento e nella riflessione sulle politiche a favore dei gruppi rom e sinti. Il Tavolo Rom si è
costituito nel 2007 con l'obiettivo di rispondere alle esigenze di affrontare le problematiche poste dalla gestione
attuale della presenza delle famiglie rom e sinte a Milano e delle condizioni di accesso ad una piena e riconosciuta
cittadinanza.
108
Salute mentale e Stop OPG Milano
E' attiva una collaborazione con molti Centri Psico Sociali del territorio milanese che consente non solo uno scambio
continuo nelle prese in carico individuali, ma anche momenti di confronto sulle strategie da attivare al fine di favorire
l'inserimento lavorativo e il mantenimento del posto di lavoro dei lavoratori con disagio psichico o che vivono una fase
di forte fragilità, che li porta a rivolgersi ai servizi di salute mentale. In questo ambito il Dipartimento svolge anche
attività di formazione su orientamento al lavoro e diritto del lavoro in specifici progetti organizzati per gli utenti dei
CPS della Provincia.
Nel luglio 2013 la Camera del Lavoro di Milano ha dato vita, insieme a referenti del Comune, ASL, Istituti Penitenziari,
Università, magistratura, Camera Penale, Dipartimenti di Salute Mentale e associazionismo al Comitato Stop Opg
Milano, al fine di promuovere azioni volte al superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) e, più in generale,
costruire una nuova politica di salute mentale nella città, favorendo un maggiore coinvolgimento degli attori
istituzionali, dei servizi e delle associazioni, affinché si possa generare una opposizione propositiva al disegno regionale
e, nel contempo, realizzare quelle alleanze che rendano possibile un cambiamento radicale nella cultura della presa in
carico.
Nel settembre 2013 il Dipartimento ha organizzato il convegno 180 181? Le leggi per la salute mentale. Cittadini,
persone e soggetti, molto partecipato dagli attori del territorio che si occupano di salute mentale.
Il contesto in cui operiamo e le azioni per il futuro:
La quotidianità del lavoro dell'ufficio è attraversata dalla profonda crisi economica e sociale che anche nel territorio
milanese mostra quotidianamente i caratteri della sua drammaticità. La disoccupazione e la diffusa precarietà del
lavoro e della vita hanno ampliato notevolmente l'area della povertà, del disagio e dell'emarginazione sociale. Il
crescente numero di persone che si rivolgono al nostro sportello con la richiesta di informazioni, orientamento e aiuto
su inserimento lavorativo, reddito, casa ne sono una dimostrazione. La nostra attività ci dice che l'emarginazione
assume sempre di più un carattere che non ha solo una dimensione economica ma anche di carenza di relazioni,
esiguità di capitale sociale o fragilità delle condizioni di salute, ovvero una serie di fattori che unitamente a reddito e
patrimonio influenzano pesantemente la qualità della vita.
Stiamo assistendo a un peggioramento della qualità delle relazioni nei luoghi di lavoro, che producono maggiori episodi
vessatori, e una maggiore difficoltà (sia nell'inserimento lavorativo che nel mantenimento del posto di lavoro) per i
soggetti tradizionalmente più deboli come i disabili e i lavoratori con disagio psichico. Come troppo spesso è accaduto
nei momenti di crisi economica, sociale e cultuale nella storia, si assiste, in molti casi, ad un aumento del clima di odio
e di intolleranza nei confronti di persone ex detenute e rom, storicamente oggetto di una forte stigmatizzazione, e dei
loro tentativi di intraprendere percorsi di autonomia e inclusione.
All'incremento dei bisogni e delle fragilità delle persone si risponde con le politiche di austerità, di taglio alle politiche
sociali e di coesione e di smantellamento dei servizi del welfare del territorio.
In questo quadro, le nostre tracce di lavoro vanno in direzione di un proseguimento e ulteriore rafforzamento delle
azioni già in atto. La finalità della nostra attività è quella di promuovere un'azione della nostra organizzazione che vada
in direzione di:
• aumentare la nostra capacità di intervenire e contrattare nei luoghi di lavoro sui temi della salute, intesa come benessere psico-fisico, di lotta a tutte le forme di discriminazione e di emarginazione e dell'inserimento lavorativo come strumento di inclusione sociale;
• rafforzare la capacità di contrattazione sociale territoriale, promuovendo un welfare territoriale a carattere universale, riconnettendo diritti del lavoro e diritti di cittadinanza, dando voce e rappresentanza a quei bisogni e a quelle istanze sociali che giungono alla nostra organizzazione sempre più spesso in forma individuale e disarticolata.
109
Le azioni previste a partire dal 2014 sono:
• proseguimento del progetto del delegato sociale. I prossimi seminari riguarderanno la dipendenza dal gioco di azzardo; AIDS e lavoro; salute mentale e luogo di lavoro;
• consolidamento del progetto sul clima aziendale all'interno dei luoghi di lavoro. In particolare, volontà di sperimentare all'interno delle assemblee la modalità dell'auto aiuto;
• rafforzamento della collaborazione con le categorie. In particolare, organizzazione di giornate di incontro con funzionari e delegati per spiegare l'attività del nostro dipartimento; progettazione di un lavoro di ricerca che analizzi due tematiche: le normative in tema di politiche sociali e il loro recepimento o meno nei CCNL; contrattazione integrativa e politiche sociali;
• organizzazione del convegno Programmare i territori del welfare: attori, meccanismi ed effetti sui temi del welfare territoriale e del ruolo del sindacato nella contrattazione territoriale;
• coinvolgimento nel coordinamento welfare di nuove categorie (oltre e SPI e Funzione Pubblica) e del sistema dei servizi, con la progettazione dell'Osservatorio Sociale Metropolitano;
• organizzazione, in collaborazione con l'Ufficio Formazione, di un percorso formativo per funzionari e delegati sulla contrattazione sociale territoriale;
• promozione di nuovi gruppi di auto aiuto lavoro, anche per i lavoratori delle aziende in crisi, ed estensione del protocollo sottoscritto con il Comune di Milano ad altri enti e realtà del territorio milanese;
• progettazione di un gruppo di auto mutuo aiuto per lavoratori vittime di vessazioni e mobbing;
• partecipazione, insieme ad istituzioni ed altre realtà associative italiane ed europee, a un progetto dell'Unione Europea della DG Justice sulle discriminazioni.
Dal libro :Programmare i territori del Welfare
Il sindacato e la contrattazione sociale territoriale
La contrattazione sociale territoriale e le nuove frontiere della rappresentanza sindacale.
Obiettivo del presente capitolo è illuminare il ruolo che il sindacato, come associazione di rappresentanza degli interessi
e coprotagonista della regolazione a livello locale, può giocare nei processi di programmazione e contrattazione sociale
territoriale, di cui i Piani di zona sono uno specifico out come. In particolare si cercherà di esplicitare la logica, in termini
di rappresentanza e modalità di azione, che muove il sindacato all’attività di contrattazione sociale a livello locale e di
analizzarne gli esiti e le problematiche connesse. Nella seconda parte del capitolo, poi, si guarderà nello specifico al
ruolo negoziale che il sindacato milanese (a livello di confederazione e a livello di categoria dei pensionati) è riuscito a
giocare nel ciclo di programmazione sociale relativo alla definizione dei Piani di zona 2009-11, nei tredici Distretti della
Provincia di Milano considerati nella ricerca.
In primo luogo è utile inscrivere, per meglio comprenderla, l’attività negoziale a livello territoriale (della quale la
partecipazione alla definizione dei Piani di zona è una delle espressioni possibili) dentro il solco di un processo più
generale che, a partire dagli anni Settanta, ridefinisce l’arena di azione del sindacato (soprattutto confederale) e la
logica della rappresentanza.
Com’è stato più volte notato (Schmitter, Streeck, 1981; Regini, 2000; Regalia, 2003), dopo i cosiddetti “trent’anni
gloriosi”, insieme al modello di organizzazione produttiva che per brevità definiamo fordista, cambiano anche le
problematiche che il sindacato si trova a fronteggiare. Non è questo il luogo per ripercorrere le direttrici del passaggio
da un modello di accumulazione rigido a un modello di accumulazione flessibile (Harvey, 1989; Regini, 2000) e la
conseguente crisi delle forme di regolazione che, fino agli anni Settanta, avevano consentito che la crescita economica
si accompagnasse a un grado accettabile di coesione sociale (Aglietta, Lunghini, 2001; Boyer, 2007). In questa sede
basti ricordare il ruolo giocato dalle organizzazioni sindacali di massa nel garantire, all’interno dello spazio nazionale,
la stabilità dei due nessi forti su cui si basava la crescita economica in epoca fordista: il primo nesso richiedeva che
all’aumento della produzione corrispondesse un adeguato aumento dell’offerta di lavoro (quindi dell’occupazione) e il
secondo nesso legava gli aumenti della produttività agli aumenti di salario. Il sindacato ha contribuito alla stabilità di
questi meccanismi di regolazione attraverso la contrattazione collettiva. Questa ha così assolto alla duplice funzione di
garantire un’offerta di lavoro stabile e mediamente “standardizzata” (il pagamento mensile posticipato è una delle
110
forme di stabilizzazione della manodopera) e di contrattare aumenti salariali ad ogni movimento verso l’alto della
produttività in un mondo in cui i luoghi principali dell’azione sindacale erano, da un lato, la fabbrica verticalmente
integrata e, dall’altro, l’arena politica nazionale in cui si davano gli scambi di tipo concertativo (Pizzorno, 2001). In un
mondo siffatto, il sindacato svolgeva la propria funzione di rappresentanza (prevalentemente di lavoratori
dell’industria, solitamente concentrati in grandi stabilimenti produttivi) contrattando condizioni di lavoro e salari con
controparti datoriali pubbliche o private (si pensi alle grandi aziende pubbliche) o concertando il monte dei salari e
delle pensioni su tavoli politici nazionali. Ai partiti politici di massa, poi, spettava il compito di definire un patto sociale
di cui facevano parte il sistema educativo, il sistema sanitario e le diverse forme di assistenza sociale.
Con il declino di quel modello produttivo e di quel tipo di regolazione sociale, anche per il sindacato è stato necessario
modificare la propria strategia di azione non solo per quanto riguarda la logica della rappresentanza (chi si rappresenta
e in che modo) ma anche per quanto riguarda la logica dell’influenza (le forme e le modalità di azione) (Schmitter,
Streeck, 1981). È in questo duplice movimento che i sindacati confederali cominciano a cercare di rappresentare i
lavoratori anche fuori da un luogo di lavoro sempre meno concentrato e sempre più disperso sul territorio. Quando poi
i nessi che legavano l’aumento dell’occupazione all’aumento della produzione e l’aumento del salario a quello della
produttività si affievoliscono (in ragione delle crisi economiche, della saturazione e della globalizzazione dei mercati,
della moderazione salariale) i sindacati comprendono che la difesa delle condizioni economiche dei lavoratori non
passano esclusivamente dalla difesa del salario diretto, ma anche dalla qualità e dalla quantità di salario “indiretto”
cui questi possono accedere in termini di servizi e welfare1. Di pari passo a questi cambiamenti nella logica della
rappresentanza, cambia anche la logica dell’influenza: la difesa dei propri rappresentati comprende una sempre più
marcata «negoziazione dei diritti di cittadinanza» (Regalia, 2003) in termini di servizi sociali erogati a livello territoriale
e spesso da amministrazioni locali che, nel corso del tempo, sono andate acquisendo funzioni prima centralizzate a
livello nazionale. È poi negli anni Novanta che le pratiche di contrattazione sociale territoriale hanno cominciato a
diffondersi in maniera sensibile, soprattutto ad opera del sindacato dei pensionati.
L’espressione contrattazione sociale territoriale, che pure non è l’unica, come vedremo, utilizzata per indicare il tipo di
attività negoziale di cui qui trattiamo (Carrieri, 2004), indica la pratica, diffusasi soprattutto a partire dagli anni
Novanta, di contrattare, a livello territoriale e con controparti prevalentemente pubbliche (enti locali, aziende sanitarie
locali) servizi, prestazioni socio-sanitarie e livello di tariffe e tributi locali (comunali, di Distretto, provinciali o regionali
a seconda della competenza territoriale della controparte).
A ben guardare, tuttavia, tale pratica non è del tutto estranea all’orizzonte dei sindacati confederali italiani e di quelli
milanesi e lombardi in particolare. Può essere utile ricordare il coinvolgimento del sindacato nelle lotte per la casa a
cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta (Daolio, 1970; Della Pergola, 1974), sulla cui scorta sono nati poi i sindacati
degli inquilini legati alle maggiori confederazioni (SUNIA, SICET) e le cosiddette esperienze di contrattazione sociale
“dei grandi gruppi”. Come ricorda Regalia (2010), già alla metà degli anni Settanta, nel momento di massima
espansione della propria capacità rivendicativa diffusa, i sindacati avevano chiesto, e in molti casi ottenuto, che le
imprese maggiori versassero agli enti locali una contribuzione dell’1% del monte salari per la predisposizione di servizi
sociali sul territorio (per creare asili-nido, potenziare i trasporti pubblici e simili). Ancora Regalia: «L’obiettivo era molto
innovativo per la strategia sindacale tradizionale. Ma ancora più dirompente, e in grado di sconvolgere il calcolo costi-
benefici dell’azione collettiva di tipo rivendicativo, era il fatto che, in un’ottica universalistica, i sindacati richiedessero
che i contributi aziendali fossero utilizzati per predisporre servizi non per i soli dipendenti delle aziende coinvolte, ma
accessibili a tutta la popolazione locale, segnalando, così, una novità nella logica della rappresentanza, oltre che in
quella dell’influenza. Le resistenze che ne erano nate, oltre a difficoltà di attuazione da parte delle amministrazioni,
avevano ostacolato la realizzazione dei progetti, così che non tutti i fondi vennero poi utilizzati» (ivi, pp. 101-2).
Le risorse allora accantonate, e siamo alla cronaca, sono state messe a disposizione dai sindacati sul finire degli anni
Duemila per costituire, insieme a Comune di Milano, Provincia di Milano e Camera di commercio, una fondazione,
denominata Fondazione welfare ambrosiano, che riprendesse lo spirito di quella iniziativa sindacale adattandolo alle
esigenze della attuale fase di crisi economica (ibid.).
Anche l’attività negoziale che ha recentemente spinto CGIL, CISL e UIL milanesi a contrattare la nascita della
fondazione, così come diversi accordi sottoscritti a livello dei Comuni per far fronte alle emergenze della crisi
economica, può essere definita con il termine di contrattazione sociale territoriale.
111
Inoltre, il ruolo del sindacato milanese nella regolazione del sistema di welfare locale, già prima degli anni Novanta, è
ben riassunto da Polizzi e Vitale (2010) i quali ricordano come nel quadro culturale e politico della Milano degli anni
Settanta e Ottanta, alcuni attori svolgevano un ruolo fondamentale di controllo del carattere universale del sistema di
welfare, in coerenza con la costruzione delle gran di riforme sociali che proprio a cavallo di quegli anni venivano
configurandosi a livello nazionale (l’introduzione del sistema sanitario nazionale, la riforma del diritto di famiglia,
l’introduzione dell’affido e dell’adozione speciale, la legge Basaglia con la territorializzazione dei servizi per la salute
mentale). Oltre agli stessi partiti di governo e di opposizione, furono i sindacati a giocare un ruolo importante di
antenna attenta a non lasciare che l’interlocuzione fra Terzo settore e amministrazione si trasformasse in uno scambio
eccessivamente clientelistico, mantenendo costanti le pressioni per l’estensione dei diritti degli utenti e il fuoco sui
servizi collettivi (il cosiddetto salario sociale). La presenza del sindacato si esplicava attraverso il suo protagonismo
nella concertazione territoriale e nella pressione finalizzata a calmierare le tariffe (Polizzi, Vitale, 2010, p. 25).
Alcuni autori (Regalia, 2003; Carrieri, 2004) hanno visto in questi episodi contrattuali l’emergere di un nuovo
orientamento del sindacato a negoziare beni pubblici piuttosto che risorse private (Carrieri 2004). Nel corso del tempo,
dall’esperienza della contrattazione dei grandi gruppi sopra citata alle esperienze più recenti di contrattazione sociale,
si è però assistito a un cambiamento della controparte negoziale dal privato al pubblico. Dopo aver verificato, durante
gli anni Settanta, la difficoltà di negoziare beni pubblici con controparti private, nel tentativo di cercare la controparte
adeguata, il sindacato ha privilegiato l’interlocuzione con le amministrazioni pubbliche locali. Anche questa scelta,
però, non è esente da rischi. Come dimostra la difficoltà incontrata nel far decollare la Fondazione welfare ambrosiano
(Regalia, 2010), il rischio maggiore è quello di incorrere in ciò che Hirschman (1991) ha definito «inconcludenza degli
sforzi», ovvero la difficoltà di raggiungere gli obiettivi prefissati con i mezzi scelti.
Questo spostamento del baricentro contrattuale verso il territorio, però, non ha riguardato, negli ultimi due decenni,
soltanto materie di carattere sociale. Nello stesso solco, infatti, si possono inscrivere le diverse esperienze di patti
territoriali che, seppur con esiti diversi, si sono dati negli anni Novanta. Nel caso dei patti territoriali si è solitamente
parlato di concertazione locale invece che contrattazione. Come ricorda Regini (2000) la concertazione degli anni
Novanta, tuttavia, si è sviluppata, in diverse aree del paese, sulla rinnovata importanza delle politiche pubbliche come
fattore di incremento della competitività, più che come fonte di benefici di welfare ed è stata principalmente orientata
a risolvere problemi occupazionali o a trovare nuove forme di regolazione del lavoro, specificatamente connesse a
iniziative di sviluppo locale. Con alcuni anni di ritardo si tratta di una dinamica per certi versi parallela a quanto
accaduto nell’ambito dell’assistenza, ambito nel quale il decentramento di competenze e poteri dal centro alla
periferia, come visto nel cap. 2, è stato più spinto e non solo in Italia. È stato infatti osservato che lo Stato sociale, nella
sua parabola di transizione e riforma, appare su scala europea come uno dei “luoghi” della ri-localizzazione, in senso
sempre più decentrato, delle politiche (Martelli, 2007, p. 97; Kazepov, 2009).
Tuttavia è utile osservare che, sebbene favorito dai processi di decentramento legislativo in materia, per esempio, di
sanità e assistenza, l’approccio contrattuale qui considerato si presenta come una forma negoziale ancora poco
“strutturata”, che non sempre trae origine da precise fonti normative o contrattuali di livello superiore, come invece
accade, ad esempio, per la contrattazione di secondo livello che si svolge tra impresa e sindacato (IRES Emilia-Romagna,
2006).
In ogni caso l’attenzione del sindacato verso la contrattazione territoriale, sia su temi sociali, sia su temi di sviluppo
locale, è fortemente aumentata negli ultimi anni, soprattutto da parte della CGIL (nella storia di questa organizzazione
la dimensione confederale ha facilitato il processo) che ha messo questo tema al centro della sua ultima conferenza di
organizzazione (2008) inaugurando anche uno specifico Osservatorio della contrattazione territoriale (CGIL, IRES, SPI,
2010, cfr. anche 2012). In realtà, se da un lato, l’enfasi sul territorio non è nuova per un’organizzazione come la CGIL,
portatrice dell’unicità dell’esperienza delle camere del lavoro, dall’altra, sembra essere il rovescio della perdita di
centralità dei luoghi di lavoro (come terreno concentrato di presenza operaia) nella strategia sindacale.
112
L’azione del sindacato pensionati e l’azione confederale di fronte alle sfide della legge 328/2000.
Come anticipato, è stato il sindacato dei pensionati unitariamente che, a partire dagli anni Novanta, si è impegnato
per primo e con maggior convinzione in diverse esperienze di contrattazione sociale territoriale, documentate e
raccolte, per quanto riguarda lo SPI CGIL, in un apposito archivio attivo a livello nazionale (CGIL, IRES,SPI, 2010). Le
controparti di quest’attività negoziale sono state da subito i Comuni e le pubbliche amministrazioni, mentre tra le
materie di negoziazione spiccano temi come tasse e tariffe locali, sostegno al reddito dei singoli o delle famiglie, servizi
di assistenza alla persona, bilanci e scelte di programmazione sociale (Regalia, 2003). Non mancano però accordi il cui
scopo è definire la cornice di successivi negoziati, ovvero accordi-quadro dentro cui normare le negoziazioni.
Durante gli anni Novanta, e in particolare dopo le riforme pensionistiche di quel decennio, l’azione di rappresentanza
e tutela dei pensionati, da parte del sindacato, si sposta dalla tutela centralizzata dei redditi da pensione (la
contrattazione dei meccanismi di adeguamento delle pensioni era stata, fino a quel momento, una delle principali
funzioni del sindacato dei pensionati) alla tutela sul territorio con l’obiettivo di rappresentare non solo i pensionati
iscritti, ma la popolazione anziana in generale, cosa che fa del sindacato pensionati un «sindacato generale specifico»
(ibid.) con forte base territoriale. Non è un caso, infatti, che lo SPI-CGIL sia spesso nominato come la più grande
“associazione” d’Europa.
Come osservato da Regalia (ibid.), il sindacato pensionati sviluppa per primo l’attività di contrattazione sociale
territoriale principalmente in funzione di due ragioni soggettive e una di tipo istituzionale. Le prime sono una di
carattere organizzativo, e ha a che fare con la capillarità e la diffusione delle leghe SPI, e l’altra di rappresentanza,
ovvero il gran numero di iscritti (sul finire del secolo scorso il numero dei pensionati iscritti ai tre sindacati confederali
ha superato quello dei lavoratori attivi) e la buona relazione che le organizzazioni sindacali, e lo SPI-CGIL in particolare,
hanno saputo instaurare con i propri iscritti.
Ma c’è anche un aspetto istituzionale che risiede nel lungo processo di decentramento delle politiche sociali e di welfare
e che è culminato nella legge 328/2000 (Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi
sociali).
Come osservato in un rapporto sulla contrattazione sociale territoriale in Emilia-Romagna (IRES Emilia-Romagna,
2006), e come confermato dallo studio già citato di Regalia sull’attività del sindacato pensionati in Lombardia (ibid.),
l’attività contrattuale territoriale ha trovato un significativo impulso, per quanto concerne il sindacato, nella
partecipazione alla costruzione dei Piani di zona previsti dalla legge 328/2000 e adottati a livello distrettuale, come
strumenti di programmazione territoriale delle risorse sociali e realizzati, per la prima volta, in forma sperimentale, per
il biennio 2002-03.
Ai fini del presente capitolo è utile ricordare che, tra le novità introdotte dalla legge 328/2000, vi è la possibilità data
alle organizzazioni della società civile (e ai sindacati tra queste) di partecipare alla programmazione delle politiche
tramite i Piani di zona, superando così la tradizionale divisione di ruoli tra amministrazioni programmatrici, da una
parte, Terzo settore erogatore, dall’altra, e associazioni di rappresentanza degli interessi, dall’altra ancora (Polizzi,
2008).
Alle novità introdotte su scala nazionale dalla legge 328/2000 vanno a sommarsi, per quanto riguarda la Lombardia, e
per quanto è di interesse in questa sede, le norme contenute nella L.R. 3/2008, che sistema l’intera materia socio-
sanitaria, dando spazio all’azione sindacale e associativa (cfr. infra, il CAP. 2). In particolare la delibera regionale
7798/2008 dice che qualsiasi delibera promulgata sull’implementazione della L.R. 3/2008, così come qualsiasi
provvedimento a livello decentrato, necessita preventiva discussione con le organizzazioni sindacali (e, grazie alla
delibera 7797/2008, anche con quelle del Terzo settore). Questi, dal canto loro, hanno facoltà di chiedere la
convocazione congiunta Tavolo ASSI (con le ASL) e del Tavolo sui Piani di zona (con i Comuni).
In altre parole, con la legge 328/2000 le organizzazioni sindacali figurano tra le diverse tipologie di attori chiamati a
partecipare al processo di programmazione dei servizi socio-assistenziali a livello locale. In Lombardia, inoltre, con la
L.R. 3/2008 il loro ruolo è individuato all’interno del più vasto processo di coinvolgimento del Terzo settore, una
definizione che comprende la variegata platea di soggetti che partecipano alla gestione di interventi e servizi
(cooperative sociali, organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, fondazioni ecc.) (Villa, Clerici,
2007). In questa varietà le organizzazioni sindacali costituiscono un’ulteriore diversità, in quanto organizzazioni di
rappresentanza che non svolgono funzioni gestionali dirette. La loro partecipazione si gioca all’incrocio fra spinte
113
diverse e contrastanti nei territori3, nella relazione con i partner istituzionali e con i propri rappresentati, e all’interno
dello stesso sindacato (ibid.).
In questo quadro normativo, quindi, la contrattazione sociale territoriale ha trovato impulso soprattutto, come già
ricordato, ad opera del sindacato pensionati il quale, per i primi due cicli di negoziazione dei Piani di zona (il biennio
2002-03 in forma sperimentale, estesi anche all’anno 2004, e poi il triennio 2005-07) è stato pressoché l’unico
interlocutore sindacale del processo. È solo a partire dalla fine del primo decennio del Duemila che, almeno per quanto
riguarda l’esperienza lombarda, come vedremo nei prossimi paragrafi, il sindacato a livello confederale ha cominciato
a partecipare al processo negoziale inerente i Piani di zona.
Tuttavia, come anticipato, quello delle materie socio-assistenziali non è l’unico terreno di contrattazione territoriale su
cui il sindacato (dei pensionati, confederale e, talora, anche quello dei settori pubblici) si è misurato nel corso degli
ultimi due decenni. Guardando agli anni più recenti, infatti, non si può far a meno di sottolineare il moltiplicarsi di
accordi cosiddetti “anti-crisi” (CGIL, IRES, SPI, 2010) sottoscritti a livello locale su tutto il territorio nazionale. Nel Primo
rapporto sulla contrattazione sociale territoriale, promosso congiuntamente da CGIL, IRES e SPI a livello nazionale, si
legge che gli accordi cosiddetti “anticrisi” (dove la dicitura “anticrisi” è sovente espressamente citata nel titolo
dell’accordo) sono stati una parte significativa della contrattazione sociale territoriale del 2009. La Provincia di Milano,
da questo punto di vista, non ha fatto eccezione con diversi accordi sottoscritti a livello di Comuni, con la Provincia e
con le associazioni datoriali territoriali. Inoltre, ampie sezioni anticrisi si trovano anche negli accordi sui bilanci
preventivi dei Comuni. Per quanto riguarda i contenuti di questi accordi, da una parte, si trovano misure tampone come
gli ammortizzatori sociali in deroga o fondi straordinari dei Comuni, dall’altra, si leggono i tentativi di rilancio o
incentivo dell’economia locale attraverso, per esempio, interventi per il sostegno di imprese in crisi, per la promozione
di reti tra imprese, per la formazione e il reinserimento lavorativo. Non sono mancati poi, anche nel territorio milanese,
specifici accordi con altri soggetti territoriali come istituti bancari – anche tramite fondazioni – per l’accesso a crediti
agevolati, confidi, anticipi cassa integrazione o finalizzati a interventi per una “nuova politica industriale locale”
attraverso la promozione della filiera corta o di produzioni verdi o ecocompatibili.
Si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di accordi unitari, così come unitaria è generalmente l’azione sindacale
relativa ai Piani di zona.
TABELLA 6.1
Possibili classificazioni della contrattazione territoriale
Contrattazione territoriale
A seconda dei firmatari Categoria/confederale
A seconda della vigenza Aziendale/comprensoriale
A seconda dei temi Sociale/sviluppo
Temi e problemi della funzione sindacale nella contrattazione sociale territoriale.
Abbiamo visto come l’attività negoziale a livello territoriale possa abbracciare diversi temi e possa avere diverse
controparti, sebbene l’attività contrattuale inerente i Piani di zona abbia assunto, nel corso del decennio, una rilevanza
tale da coinvolgere diversi livelli dell’organizzazione sindacale (il sindacato pensionati, la confederazione e, in alcuni
casi, le categorie del pubblico impiego). Questa complessità di temi e interlocutori e la poca formalizzazione
dell’esperienza contrattuale pongono sicuramente un problema definitorio: in riferimento alla stessa attività si
utilizzano spesso termini diversi: contrattazione, negoziazione, concertazione.
Come notato anche in altri contesti (IRES Emilia-Romagna, 2006), si tratta di una esperienza poco formalizzata, che
utilizza spesso linguaggi diversi per definire se stessa e i propri esiti. Come osservato da Carrieri (2004, p. 144), si tratta
di un’esperienza a cavallo tra quelle di contrattazione vera e propria e quelle di concertazione pura, non ancora così
codificata e strutturata come, ad esempio, la contrattazione aziendale che si svolge tra impresa e sindacato. Sempre
Carrieri ci fa notare che, con l’esperienza della contrattazione vera e propria, abbia in comune almeno in parte il
metodo, consistente in una certa vertenzialità basata su pacchetti rivendicativi rivolti ad amministratori pubblici, che
114
sono visti come interlocutori necessari, e in molti casi come controparti. Con le seconde invece condivide l’oggetto, che
si riferisce a beni pubblici, obiettivi di carattere sociale e che richiede l’impegno decisionale di attori pubblici, Regioni
ed enti locali, sebbene in una logica di confronto bilaterale (ibid.).
Sebbene nella differenza delle definizioni e delle esperienze, dagli studi e dalle analisi ormai esistenti, è possibile
tracciare una mappa di questioni e problemi aperti da questo tipo di contrattazione. Temi e problemi che, come
vedremo, ricorreranno anche nell’esperienza del comprensorio milanese analizzata nella seconda parte di questo
capitolo.
Le questioni che, a parere di chi scrive, vale la pena di approfondire sono schematicamente illustrate qui di seguito e
sollevano problemi di metodo e di merito.
A monte del processo negoziale c’è il nodo, non del tutto risolto, che attiene alla selezione dei bisogni e il monitoraggio
degli stessi. Come è emerso anche dall’indagine illustrata in questo volume, nella maggioranza dei casi non esiste una
fase di esplorazione dei bisogni che preceda la contrattazione. Più spesso si agisce per presunzione sia ex ante sia ex
post. Questo consegna la contrattazione alla lettura del contesto e alla valutazione arbitraria di chi la compie, il quale
si appoggerà agli strumenti culturali e analitici a sua disposizione. Non è un caso che nella ricerca condotta da Regalia
(2003) la variabile che spiega di più il contenuto degli accordi è il comprensorio sindacale di appartenenza, ovvero la
sensibilità e la tradizione del sindacato nella zona.
La seconda questione si pone, poi, a valle del processo contrattuale. Raramente, nella ricerca da noi condotta e in altre
disponibili, si osserva l’esistenza di una qualche forma di valutazione dei risultati prodotti dall’accordo. Questo non si
deve solo al disinteresse o all’incuria delle parti stipulanti, ma anche a una ragione più di fondo. La logica della
contrattazione sociale con controparti pubbliche è quella di modificare l’azione della controparte stessa. Ovvero
inserire nell’agenda e nella deliberazione della controparte temi e/o comportamenti altrimenti assenti. Tutto ciò è
difficile da valutare per l’assenza di un controfattuale: non sappiamo, infatti, se la controparte avrebbe agito
diversamente in assenza di contrattazione. Spesso forme di contrattazione sociale si danno con amministrazioni che
hanno già una sensibilità propria relativamente alle tematiche trattate e che hanno già postato, prima e
indipendentemente dalla contrattazione, risorse sui temi negoziati.
Questa considerazione, infatti, apre a un’altra questione: perché il pubblico dovrebbe avere interesse a contrattare su
dati temi? A spingere l’attore pubblico a contrattare, infatti, non è tanto una considerazione relativa al consenso sociale
(come spesso avviene nella concertazione a livello nazionale) ma può essere, e qui c’è la specificità di questo tipo di
contrattazione, la capacità del sindacato di attivare il cittadino a favore di precise scelte pubbliche, amplificandone gli
effetti, aumentandone il valore e l’efficacia (tariffe agevolate in cambio di comportamenti virtuosi ecc.) (ibid.). Inoltre
questo scambio può contare sulla rete dell’associazionismo vicino al sindacato: si pensi all’AUSER per quanto riguarda
la CGIL, e su basi di consenso e di capacità aggregativa sempre più ampia (Migliavacca, 2001; Vitale, 2009d). In altri
termini, la contrattazione territoriale si dà con successo e con reciproco profitto quando riesce a costituire un vincolo
benefico (Streeck, 1994) per l’ente pubblico.
Tanto più ciò avviene, quanto più il sindacato è in grado di apportare delle expertise, spesso anche molto tecniche e
specifiche, nella fase attuativa degli accordi4 e nel monitoraggio ex post. In alcuni casi la conoscenza dell’iniziativa
intrapresa è ancora troppo scarsa da parte del sindacato. Questo lo rende ininfluente rispetto al processo. Si pone così
un problema di adeguata formazione dei funzionari e anche dei delegati sul territorio rispetto a tematiche (per esempio
il funzionamento dei servizi territoriali) che esulano dalle competenze tradizionali del sindacalista.
Vi è poi un problema che riguarda il mandato a contrattare. Sia nell’analisi da noi condotta, sia in altri casi (CGIL, IRES,
SPI, 2010), la fase contrattuale non è sempre preceduta dalla costruzione di una specifica piattaforma. Questa
considerazione non pone solo un problema relativo ai contenuti degli accordi (abbiamo visto che la contrattazione è
raramente preceduta da un monitoraggio dei bisogni) ma pone anche il tema delle modalità con cui effettuare la
“validazione” delle piattaforme sindacali e degli accordi sottoscritti con le amministrazioni comunali da parte degli
organismi dirigenti e delle strutture di base.
Non si tratta, infatti, solo di una questione squisitamente metodologica e di democrazia, ma di un modo per prevenire
possibili contraddizioni e conflitti d’interesse all’interno dello stesso sindacato. È stato infatti notato (Villa, Clerici, 2007)
come fra i temi e problemi relativi a questo tipo di contrattazione vi sia senz’altro la questione della compatibilità di
interessi da tutelare, in quanto quelli – ad esempio – degli anziani utenti dei servizi domiciliari e quelli dei lavoratori
115
delle imprese che si occupano degli interventi a domicilio, in un contesto di scarsità di risorse, possono entrare in
conflitto, incrociando il tema dei diritti di esigibilità degli uni con quelli di tutela delle condizioni degli altri (es. cure
domiciliari in diverse fasce orarie e in diversi giorni della settimana e problema della flessibilità, ma anche problemi di
scrematura degli utenti più problematici, e ovviamente di costo del lavoro).
Il ruolo del sindacato nella costruzione dei Piani di zona 2009-11 in provincia di Milano
Scopo di questa seconda parte del capitolo è quello di indagare il ruolo che il sindacato, confederale e di categoria, è
riuscito a giocare nella fase di programmazione relativa ai Piani di zona 2009-10 in provincia di Milano. Come vedremo,
nell’esperienza milanese analizzata, ritornano molte delle criticità osservate nel paragrafo precedente, a partire
dall’attività di monitoraggio e valutazione del precedente ciclo di programmazione sociale che non è stata effettuata
in nessuno dei casi studiati in modo sistematico, né a livello istituzionale, né a livello associativo. Anche la valutazione
dei sindacati si è avvalsa solo in parte di strumenti rigorosi, affidandosi soprattutto all’osservazione e alla sensibilità
delle strutture sul territorio (Camere del lavoro territoriali, leghe del sindacato pensionati). Parimenti, in vista del nuovo
ciclo contrattuale, è mancato un monitoraggio sistematico dei bisogni sebbene, anche grazie a una sollecitazione da
parte della confederazione, si sia giunti a ridosso della programmazione 2009-11 avendo svolto numerosi incontri tra
le strutture interessate (per quanto riguarda la CGiL: Camera del lavoro metropolitana, Camere del lavoro territoriali,
SPi e Funzione pubblica) con il fine di individuare le maggiori criticità emerse nel ciclo precedente di programmazione
sociale e le linee guida da seguire nella successiva fase contrattuale. Tra i temi oggetto di discussione critica, insieme
a una valutazione complessivamente positiva da parte del sindacato pensionati unitariamente, sullo specifico tema
dello spazio aperto dalla L.R. 3/2008 al ruolo sindacale, in particolare grazie alla delibera 7798 del 30 luglio 2008, ve
ne sono almeno due che meritano particolare attenzione nell’ottica di questo capitolo. Il primo riguarda il già citato
potenziale (e a volte reale) conflitto di interessi nella rappresentanza, da una parte, dei cittadini (in particolare gli
anziani) beneficiari di taluni servizi e, dall’altra, dei lavoratori che, spesso attraverso cooperative sociali, erogano il
servizio per conto delle amministrazioni pubbliche. Si tratta di una contraddizione non facilmente componibile nel
quadro normativo dato e a causa delle risorse (scarse) a disposizione della programmazione sociale. Il secondo tema
riguarda ancora un potenziale conflitto nella distribuzione delle risorse tra la popolazione anziana (rappresentata dal
sindacato pensionati) e le restanti categorie di potenziali beneficiari delle prestazioni (bambini, immigrati, portatori di
handicap, aree del disagio sociale). Abbiamo visto come il sindacato dei pensionati, unitariamente, sia stato il primo a
muoversi nell’orizzonte della contrattazione sociale territoriale. Questo ha portato a una sostanziale identificazione tra
l’azione sindacale e quella a favore della popolazione anziana. In un quadro di risorse scarse (e in costante diminuzione)
ciò conduce ancora a un potenziale conflitto nella rappresentanza di un sindacato confederale. È proprio alla luce di
queste considerazioni che, nella contrattazione dei Piani di zona 2009-11, il livello confederale ha giocato, rispetto al
passato, un ruolo di maggior presenza e supervisione su tutto il processo con l’obiettivo di equilibrare gli interessi in
gioco, garantire equità nella distribuzione delle risorse sui vari terreni d’intervento, evitare conflitti nella stessa
rappresentanza sindacale, garantire una visione confederale dell’intervento del sindacato. La presenza di luoghi di
interlocuzione istituzionale a livello regionale ha permesso, inoltre, ai livelli regionali del sindacato di risalire in
generalità e aprire un canale di discussione interna sulla posta in gioco universalista della concertazione territoriale.
Già nei primi mesi del 2009 il sindacato confederale, unitariamente, ha provveduto a inviare delle lettere ai vari
responsabili dell’Ufficio di Piano al fine di avviare un confronto su temi e priorità della programmazione sociale.
L’obiettivo confederale, in questa fase, è stato quello di costruire una cornice in cui regolare l’apporto del sindacato
alla costruzione dei Piani di zona, possibilmente attraverso la firma di un accordo o di un’intesa a livello confederale.
Come vedremo, solo in tre Distretti su tredici si giungerà alla formalizzazione di un accordo. È importante sottolineare
che l’azione confederale non è stata preceduta dalla costruzione di una piattaforma, ma solo da un’intesa di massima
fra le tre confederazioni su temi e priorità.
Differentemente si sono mosse le organizzazioni sindacali dei pensionati le quali, nel corso del tempo, hanno elaborato
diversi documenti e piattaforme comuni sulla base delle quali approcciare il nuovo ciclo contrattuale.
Va però segnalato che il coordinamento tra azione confederale e azione di categoria è sempre stato cercato da
entrambe le parti tanto che, il 16 marzo 2009, si è giunti alla sottoscrizione di un’intesa tra ANCI (Associazione nazionale
comuni italiani) Lombardia e CGIL-CISL-UIL e le rispettive organizzazioni dei pensionati (SPI-FNP-UILP) in cui si
116
individuano priorità di intervento per la contrattazione sociale territoriale. I titoli dell’intesa riguardano la fiscalità
locale, la casa e il governo del territorio, i servizi pubblici locali, i servizi educativi per l’infanzia, il diritto allo studio, i
Piani di zona, la non autosufficienza e la condizione degli anziani, il lavoro di cura, l’accesso ai servizi, il segretariato
sociale, la sussidiarietà, la sicurezza. Si tratta di temi che ritornano anche in una ricerca sulla contrattazione territoriale
per gli anziani recentemente svolta per conto dei sindacati pensionati di CGIL CISL e UIL Lombardia (Colombo, Regalia,
2011). Nel rapporto di ricerca i temi maggiormente trattati nella contrattazione del sindacato pensionati in Lombardia
risultano essere, nell’ordine: buono socio-sanitario, buono handicap, amministratore di sostegno, telesoccorso, area
infanzia/giovani, piano socio-assistenziale, servizi di assistenza domiciliare, consultori, voucher, accompagnamento per
badanti, emergenza caldo.
Il processo negoziale e i suoi esiti nei diversi Distretti
L’azione intrapresa dal sindacato nei confronti dei responsabili degli Uffici di Piano ha avuto esiti sensibilmente
differenti da Distretto a Distretto, esiti che abbiamo misurato sulla base di tre parametri di riferimento:
1. il raggiungimento o meno di un accordo (o intesa o protocollo) a livello confederale tra i sindacati e le assemblee dei sindaci che formalizzi le prerogative del sindacato in tutto il processo;
2. la presenza del sindacato (confederale o di categoria) in uno o più tavoli tematici; 3. la presenza del sindacato (confederale o di categoria) al Tavolo (o Assemblea) del Terzo settore.
La nostra rilevazione è stata effettuata nel 2010, e sicuramente da quel momento la realtà degli accordi è evoluta
(CGIL-IRES-SPI 2012). Pur essendo impossibile dare conto di tutti i cambiamenti che si susseguono nelle interazioni fra
le parti sociali, l’interesse a riflettere sulla presenza sindacale a dieci anni dalla legge 328/2000 rimane immutato.
Vogliamo, infatti, attirare l’attenzione su come è avvenuto il processo di programmazione e il ruolo che vi hanno
assunto le organizzazioni sociali. Come è possibile osservare dalla TAB. 6.2, quello che emerge, nel complesso, è una
grande eterogeneità di orientamento per quanto riguarda l’esistenza o meno di un accordo a livello confederale. Nel
2010, solo in tre Distretti su tredici si è raggiunto un accordo tra i sindacati e i decisori politici (Assemblea dei sindaci).
Va però notato che tra l’esistenza di un accordo formale che regoli le prerogative sindacali e il suo mancato
raggiungimento esiste una gamma di forme di coinvolgimento del sindacato nelle discussioni programmatiche sancite
in maniera più o meno formale. Anche per quanto riguarda il coinvolgimento del sindacato al Tavolo del Terzo settore,
l’orientamento varia da Distretto a Distretto. Solo in due casi il sindacato fa stabilmente parte del Tavolo del Terzo
settore. In altri quattro Distretti può parteciparvi e/o vi è invitato, nei restanti casi non vi partecipa o il Tavolo ancora
non esiste. Maggiore omogeneità, invece, si riscontra alla luce del terzo parametro considerato: in tutti i Distretti il
sindacato è coinvolto in almeno un Tavolo tematico (specificatamente è il sindacato pensionati che siede, ovunque, al
Tavolo anziani).
Più nel dettaglio, i Distretti in cui si è giunti alla sottoscrizione di un accordo formale sono il Distretto 1 (con capofila
Garbagnate), afferente alla ASL 1 e i Distretti 6 e 7 (Sesto e Cinisello) afferenti entrambi alla ASL di Milano.
Nel caso di Garbagnate il protocollo di intesa è stato sottoscritto tra il Comitato intercomunale per le politiche sociali
(CIPS) e CGIL, CISL e UIL «al fine di individuare modalità per la consultazione relativa all’attuazione del Piano di zona
2009-2011». La sottoscrizione del protocollo è frutto di una esplicita iniziativa delle organizzazioni sindacali. Le finalità
dell’intesa sono quelle di assicurare momenti di consultazione e raccordo in materia di programmazione della rete delle
unità di offerta, assicurare un percorso comune di confronto, riflessione e valorizzazione delle esperienze di solidarietà
e partecipazione, elaborare proposte e garantire che le politiche sociali siano definite per mezzo anche di un confronto
con i soggetti che, direttamente e indirettamente, concorrono alla rete delle unità di offerta. È stato inoltre previsto
che il Comitato intercomunale per le politiche sociali convochi le organizzazioni sindacali almeno una volta l’anno per
l’aggiornamento annuale circa l’attuazione del Piano. Gli incontri potranno essere programmati anche su richiesta delle
organizzazioni sindacali.
Per quanto riguarda il Distretto di Sesto (Distretto 6, ASL di Milano), l’accordo prevede l’esistenza di un Tavolo di
confronto tra le stesse organizzazioni sindacali e l’Assemblea dei sindaci. È espressamente previsto dal Piano di zona
che l’Assemblea dei sindaci si confronti in tre momenti annuali indicativi (programmazione, monitoraggio intermedio
e monitoraggio finale) con un rappresentante di ogni organizzazione sindacale confederale.
Un Tavolo di confronto analogo tra Assemblea dei sindaci e sindacati esiste anche per il Distretto di Cinisello Balsamo
(Distretto 7, ASL di Milano). In questo caso l’Assemblea dei sindaci si riserva di convocare nel corso del triennio i
117
rappresentanti delle organizzazioni sindacali e altri soggetti pubblici che operano in campo sociale e socio-sanitario, su
oggetti specifici, almeno due volte l’anno, al fine di assicurare un confronto e un’effettiva integrazione tra le diverse
politiche locali.
Nei casi in cui non si è giunti alla formalizzazione di un accordo a livello confederale, fatta eccezione per il caso del
Distretto 2 con capofila Corsico6, esiste sempre una consuetudine o un accordo informale al confronto. In molti casi
(Paullo, San Donato, Pioltello, Cernusco sul Naviglio, Melzo) sono previsti incontri con cadenza almeno annuale tra i
sindacati e i decisori politici. In altri casi (Rho, Pieve, Rozzano, Trezzo sull’Adda) esistono rapporti informali o altre
modalità di confronto tra sindacati e componenti del Tavolo politico del Distretto.
Per quanto riguarda la presenza sindacale ai tavoli tematici, è indicativo della maggior consuetudine del sindacato
pensionati alla contrattazione sociale territoriale il fatto che in tutti i Distretti questo sieda almeno a un tavolo,
specificatamente quello anziani. In due casi (Paullo e Melzo), poi, il sindacato pensionati è coinvolto anche su altri tavoli
(inclusione sociale e progetto badanti), mentre la confederazione è coinvolta nel Tavolo adulti e disagio sociale nel
Distretto di Trezzo sull’Adda e a quello della disabilità a Cinisello.
In ultimo, in quasi tutti i casi in cui il Tavolo del Terzo settore esiste ed è funzionante, il sindacato, pensionati o
confederale, vi fa parte o è invitato a parteciparvi. Rispetto a quest’ultimo parametro di osservazione, l’impressione è
che alle istituzioni interessi poco se l’interlocutore al Tavolo sia la confederazione o il sindacato pensionati. Quello che
paga è piuttosto la relazione sedimentatasi sul territorio, la consuetudine, il rapporto fiduciario. Infatti la forte
variabilità degli esiti formali della contrattazione si spiega molto con le relazioni preesistenti sul territorio, con il livello
di radicamento delle organizzazioni sindacali, con la sensibilità dei singoli funzionari o dirigenti sindacali (e questo vale
soprattutto per il livello confederale) e dei funzionari e amministratori pubblici verso i temi della contrattazione sociale.
Non è forse un caso che, nel complesso, il sindacato riesca a intrattenere rapporti migliori con le amministrazioni
comunali piuttosto che con i dirigenti delle ASL nei confronti dei quali esiste minor consuetudine di relazione e un
linguaggio diverso (la relazione tra politica e sindacato è da tempo sperimentata e rodata, quella tra sindacato e
apparati tecnici della pubblica amministrazione, almeno a livello locale, lo è un po’ meno). Stesso problema comunque
incontra anche il Terzo settore.
Come abbiamo già evidenziato, non esistendo obblighi formali nella consultazione e partecipazione del sindacato alla
fase programmatoria, è possibile che i decisori politici e i dirigenti dell’Ufficio di Piano si scelgano altri interlocutori. La
sfida che il sindacato ha di fronte è quindi quella di rendere la negoziazione “conveniente”, farla diventare un “vincolo
benefico” (Streeck, 1994) per le amministrazioni, utile non solo in termini di consenso ma in termini procedurali e
operativi, un gioco in cui tutti vincono. Le organizzazioni sindacali, per esempio, potrebbero essere quel necessario
elemento di collega-mento tra l’offerta di servizi e una domanda (sia da parte della popolazione anziana, sia da parte
di cittadini ancora attivi sul mercato del lavoro) non sempre informata e consapevole non solo dei propri diritti, ma
anche di quanto il territorio offre. Questo presuppone però, da parte del sindacato, una consapevolezza esatta della
materia che si sta trattando e specifiche expertise che, solo negli ultimi anni, vanno maturando dentro le organizzazioni
sindacali.
118
TABELLA 6.2
Riepilogo degli accordi e della presenza sindacale ai tavoli per ogni Distretto (2010)
ASL e Distretto Raggiungimento accordo formale con
sindacati confederali
Presenza sindacati
(confederali o di
categoria) nei tavoli
tematici
Presenza sindacati al
Tavolo del Terzo
settore
ASL MI 1
Distretto 1
(Garbagnate
Milanese)
Protocollo di intesa tra il Comitato
intercomunale per le politiche sociali
(CIPS) e CGiL, CISL e UIL. In
applicazione di tale accordo il
sindacato pensionati in cotitolarità con
CGIL, CISL e UIL partecipa al confronto
con responsabile dell’Ufficio di Piano e
presidente dell’Assemblea dei sindaci.
Sindacato pensionati al
Tavolo anziani
Le organizzazioni
sindacali sono state
invitate a partecipare al
Tavolo (in particolare è
invitato il sindacato
pensionati).
ASL M1
Distretto 2
(Rho)
Non esiste un accordo ma è stata
contrattata la presenza di un
rappresentante unitario del sindacato
pensionati alle riunioni del Tavolo
politico.
Sindacato pensionati al
Tavolo anziani
Le organizzazioni
sindacali fanno parte
dell’Assemblea del
Terzo settore.
ASL M1
Distretto 3
(Corsico)
Non esiste un accordo. Sindacato pensionati al
Tavolo anziani
Non esiste un Tavolo
del Terzo settore
formalizzato.
ASL M2
Distretto 1
(Paullo)
Non esiste un accordo. C’è però la
disponibilità da parte della Assemblea
dei sindaci a fare incontri con i
sindacati solo se espressamente
richiesti.
Sindacato pensionati al
Tavolo anziani e a quello
dell’inclusione sociale
Non esiste un Tavolo
del Terzo settore
formalizzato.
ASL M2
Distretto 2
(San Donato)
Non esiste accordo ma i sindacati dei
pensionati hanno aderito all’accordo di
programma. Inoltre su loro richiesta si
svolgono incontri (quasi annualmente)
con il responsabile dell’Ufficio di Piano
e i sindaci dei Comuni del Distretto.
Sindacato pensionati al
Tavolo anziani
Non esiste un Tavolo
del Terzo settore
formalizzato.
ASL M2
Distretto 3
(Pioltello)
Non esiste un accordo anche se
informalmente i rapporti e le relazioni
sussistono ma solo se espressamente
richieste dal sindacato.
Sindacato pensionati al
Tavolo anziani
Possono parteciparvi e
sono comunque
ufficialmente convocati.
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ASL M2
Distretto 4
(Cernusco)
Non esiste accordo ma è previsto un
confronto periodico tra organizzazioni
sindacali e Assemblea dei sindaci.
Il sindacato pensionati
siede al Tavolo anziani.
In fase di costituzione.
ASL MI
2 Distretto 5
(Melzo)
Non esiste accordo ma è previsto un
confronto periodico tra le
organizzazioni sindacali e Assemblea
dei sindaci.
Il sindacato pensionati
siede al Tavolo anziani e
alla cabina di regia del
progetto badanti.
Tavolo costituito ma, al
momento in cui
scriviamo, non ancora
con-vocato. È prevista
una presenza del
sindacato dei
pensionati.
ASL MI 2
Distretto 6
(Pieve)
Non esiste un accordo ma rapporti
informali con l’Assemblea dei sindaci.
Il sindacato pensionati
siede al Tavolo anziani.
ASL MI 2
Distretto 7
(Rozzano)
Non esiste un accordo. È prevista la
presenza di un rappresentante unitario
del sindacato pensionati al Tavolo
politico.
Il sindacato pensionati
siede al Tavolo anziani.
Il sindacato pensionati
siede al Tavolo del Terzo
settore.
ASL MI 2
Distretto 8
(Trezzo sull’Adda)
Non esiste un accordo ma è comunque
prevista la presenza delle
organizzazioni sindacali al Tavolo di
Sistema.
Il sindacato pensionati
siede al Tavolo anziani e
a quello sul disagio. La
confederazione
partecipa ai Tavoli sul
disagio degli adulti e
sull’inclusione sociale.
ASL Milano
Distretto 6
(Sesto San Giovanni)
È previsto (da un accordo) un Tavolo di
consultazione tra organizzazioni
sindacali e l’Assemblea dei sindaci.
Il sindacato pensionati
siede al Tavolo anziani.
Le ooss partecipano se
invitate o se da loro
richiesto al Tavolo del
Terzo settore.
ASL Milano
Distretto 7
(Cinisello)
È previsto (da un accordo) un Tavolo di
consultazione tra le organizzazioni
sindacali e l’Assemblea dei sindaci.
Il sindacato pensionati
siede al Tavolo anziani.
La confederazione al
Tavolo disabilità.
Le organizzazioni
sindacali partecipano al
Tavolo del Terzo
settore.
120
Le sfide della contrattazione sociale e il rapporto con i lavoratori attivi: il delegato sociale.
L’analisi svolta in questo capitolo ci permette di fare delle riflessioni solo sugli aspetti formali della contrattazione
sociale (raggiungimento o meno di un accordo, presenza o meno del sindacato ai tavoli del Piano di zona) e sulle
problematiche emerse in fase di contrattazione. È infatti molto difficile poter valutare gli esiti dell’azione sindacale in
riferimento ai contenuti dei Piani stessi. Come anticipato, la logica della contrattazione sociale territoriale è quella di
modificare gli orientamenti e le decisioni pubbliche su taluni temi di interesse per il sindacato. Per valutare se la
contrattazione abbia raggiunto i suoi obiettivi bisognerebbe poter misurare lo scarto tra ciò che è stato deciso in
presenza di contrattazione e ciò che sarebbe stato deciso in sua assenza. Cosa che è possibile fare solo con una certa
approssimazione e solo relativamente ad alcuni temi e situazioni specifiche. Non vale nemmeno la considerazione, che
a prima vista parrebbe di buon senso, che l’azione sindacale raggiunge più facilmente gli obiettivi prefissati in presenza
di giunte di centro-sinistra. Nei casi analizzati, infatti, il raggiungimento di un accordo confederale è avvenuto in due
casi in presenza di Comuni capofila di centro-sinistra (Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo) e in un caso in presenza
di un Distretto a prevalenza di centro-destra/leghista (Cernusco sul Naviglio). In alcuni casi, nel corso del processo
contrattuale studiato in questo volume, i funzionari sindacali hanno riscontrato maggiore disponibilità, almeno in fase
di confronto, nelle giunte di centro-destra piuttosto che in quelle di centro-sinistra. Emblematico è il caso del Distretto
di Corsico, il cui Comune capofila è governato da una giunta saldamente di sinistra, così come la maggioranza dei
Comuni del Distretto, e dove l’indisponibilità verso un accordo con i sindacati è stata più netta che altrove. La non
significatività del colore della giunta rispetto all’esito formale della contrattazione (raggiungimento o meno di un
accordo) è stata, per altro, rilevata già in altri studi (Regalia, 2003). È possibile che le giunte di centro-sinistra, il cui
personale politico proviene sovente dal mondo sindacale o ritiene di esservi limitrofo, ritengano superfluo il confronto
proprio nella presunzione di poter, esse stesse, interpretare la sensibilità del mondo del lavoro. Al contrario le giunte di
centro-destra possono ritener utile il confronto e il coinvolgimento del sindacato nelle decisioni non solo per ragioni di
consenso, ma anche perché scorgono l’utilità di quel “vincolo benefico” che l’attivazione sindacale può offrire loro,
specie in presenza di specifiche expertise da parte del sindacato.
Questi temi della valutazione e della formazione di expertise sono senz’altro quelli che, a parere di chi scrive, emergono
come maggiormente problematici alla luce del processo negoziale analizzato, confermando, per altro, delle
considerazioni già svolte sulla base di altre indagini effettuate in Lombardia (ibid.). Vi è poi un altro tema meritevole di
riflessione e riguarda lo scarso coinvolgimento – in tutte le fasi del processo – delle categorie dei lavoratori attivi (IRES
Emilia-Romagna, 2006). Questa considerazione è anche alla base di quel possibile conflitto nella rappresentanza su cui
ci siamo soffermati più sopra.
Questo nodo problematico è presente al sindacato, il quale, sia a livello nazionale che a livello locale ha provato a
investire sul riconoscimento e sulla formazione di una figura di raccordo tra le aziende (o il luoghi di lavoro), i lavoratori
e le lavoratrici e i servizi sul territorio: il delegato sociale.
Si tratta di una figura in grado di ricomporre il potenziale conflitto nella rappresentanza degli utilizzatori dei servizi e
dei lavoratori, riconoscendo che spesso sono la stessa persona o che è comune a molti lavoratori il farsi carico di
problematiche sociali riguardanti congiunti anziani o minori. A questo sforzo di ricomposizione la CGIL milanese ha
molto lavorato in questi anni, raggiungendo anche un’intesa formale tra CGIL, CISL e UIL e l’amministrazione
provinciale al fine di promuovere un percorso di formazione specificatamente dedicato a questa figura particolare di
delegato. Così viene definito nel progetto formativo: «Il delegato sociale si pone come facilitatore per i processi di
espressione del disagio e come intermediario tra l’ambiente lavorativo e i servizi sul territorio, nell’ottica di un
intervento che non assuma caratteristiche sostitutive ma di supporto agli interventi istituzionali, restituendo anche
all’impresa la funzione di agente responsabile e attivo nella costruzione del tessuto sociale».
Nello stesso progetto, tuttavia, si riconosce che questa figura deve avere la formazione e le competenze per individuare
percorsi funzionali all’interno della rete dei servizi sul territorio (torna quindi la questione delle expertise) e per fare da
tramite tra i servizi e il luogo di lavoro (inteso, quindi, come luogo dell’inserimento sociale). A tal fine nel percorso
formativo è prevista anche la visita ai servizi territoriali per capirne meglio il funzionamento e le potenzialità.
121
L’esperienza del delegato sociale, quindi, testimonia della consapevolezza delle organizzazioni sindacali milanesi, e
della CGIL in particolare che ha fatto da capofila del progetto, delle sfide aperte dalla contrattazione sociale territoriale
nei termini di ricomposizione della rappresentanza e di acquisizione di nuove expertise.
PIANI DI ZONA 2012 – 2014 nel territorio Milanese
ASL MILANO
Comune di Milano: Il giorno 17 luglio 2012 c’è stata la presentazione da parte del Comune a CGIL CISL UIL e alle
rispettive categorie dei pensionati, dell’indice per “la costruzione del piano di sviluppo del welfare della città di Milano”
cioè delle linee guida su cui sviluppare il Piano di Zona 2012/14. Questo incontro è avvenuto dopo due incontri che si
sono succeduti nei mesi precedenti e che ci avevano consentito come Sindacati Pensionati di presentare unitariamente
un documento, nel quale avevamo avanzato proposte di metodo e di merito sui temi che riguardano in particolare le
persone anziane. Ci sono stati anche comunicati le fasi successive di confronto che prevedono entro il 27 luglio la
presentazione di una prima bozza del Piano di Zona in modo che nei successivi confronti ci sia la possibilità a noi e a
tutti i soggetti interessati del terzo settore e del volontariato di avanzare proposte e/o integrazioni a quanto contenuto
nel documento.
Nel mese di settembre i contenuti del Piano di Zona diverranno parte integrante nella discussione che avverrà al tavolo
del piano di sviluppo con tutte le parti sociali, per arrivare successivamente all’approvazione nel consiglio comunale
entro il 30 settembre 2012.
Per la complessità dei temi trattati, per la necessità di procedere a fasi successive nell’implementazione dei progetti,
per una verifica dei risultati prodotti ci è stata prospettata la necessità di mantenere anche dopo l’approvazione del
PdZ momenti di confronto con il Sindacato e con tutti i soggetti sociali interessati.
Di fronte ad un contesto di drastica riduzione delle risorse pubbliche, secondo l’impostazione assunta dall’assessorato
politiche sociali, il PdZ può essere l’occasione per costruire politiche di sviluppo del welfare nella città, modificando il
piano di interventi in modo tale che possa essere più rispondente alle diverse esigenze che si evidenzieranno nella città.
In un processo così complesso è determinante, però, il coinvolgimento di tutta la città: dell’Amministrazione comunale
che dovrà coordinare il lavoro tra i diversi assessorati interessati ai progetti, del terzo settore e del volontariato, delle
organizzazioni sindacali ed imprenditoriali; quindi un vero e proprio piano di sviluppo che deve saper coinvolgere la
città nel suo complesso e non il singolo individuo che si avvicina ai servizi del Comune perché spinto dalla necessità di
risolvere il proprio problema.
Pur condividendo l’impostazione generale, come Sindacato dei Pensionati abbiamo chiesto che la data del 27 luglio
per la presentazione della bozza venga rispettata per avere i tempi necessari per verificare i contenuti sui temi che
abbiamo posto all’ attenzione dell’assessorato nella riunione del 22 novembre 2011 e sui quali abbiamo avanzato
proposte: politiche socio-assistenziali (punti unici di accesso/segretariato, misurazione della qualità delle prestazioni
sociali e sanitarie a partire dalle RSA, fondo comunale sulla non autosufficienza, albo badanti, povertà/ISEE, ecc) e
politiche di prevenzione (centri anziani, custodi sociali, ecc.). Inoltre abbiamo chiesto all’assessorato di sostenere la
richiesta avanzata da CGIL CISL UIL e dalle rispettive categorie dei pensionati e dei dipendenti pubblici, nella
piattaforma presentata ad ASL città di Milano di avere un tavolo triangolare ASL/Comune/Organizzazioni Sindacali per
avere un ulteriore strumento per la costruzione di politiche integrate del sanitario e del socio-sanitario nel territorio di
competenza.
Distretto di Sesto San Giovanni (Sesto San Giovanni, Cologno Monzese): il 16 febbraio 2012 SPI, FNP e UILP, in base
alla loro rappresentatività con oltre 15.000 associate/i tra la popolazione anziana residente nel territorio di questo
distretto, hanno inviato una lettera ai Sindaci, ai responsabili dell’Ufficio di Piano e al Direttore del Distretto Sanitario
n. 6 ASL Milano contenente proposte di metodo e di merito per il rinnovo del Piano di Zona con la richiesta di aprire
confronti oltre al tavolo tematico sugli anziani e ai tavoli plenari, di cui ne facciamo parte, anche con un incontro con i
diversi rappresentanti delle istituzioni locali e territoriali. Il 1 marzo 2012 si è tenuto un incontro con gli assessori
politiche sociali di Sesto e di Cologno, i responsabili dell’Ufficio di Piano e il Direttore del Distretto Sanitario in cui si è
avviato un serrato confronto nel merito delle nostre proposte e si è condivisa l’esigenza, di fronte alla diminuzione delle
122
risorse e a delle politiche regionali non pienamente condivise, di cimentarsi in una programmazione dei servizi sociali e
socio-sanitari che ne evitino il loro arretramento, la possibilità di rispondere ad una domanda crescente in modo
esponenziale soprattutto a fronte del crescere delle tante e diverse fragilità indotte anche dalle ricadute dell’attuale
grave crisi economica e finanziaria. Il tutto in un’ottica di ripresa e di rilancio della gestione associata dei servizi
attraverso l’avvio di un percorso teso alla definizione di un unico regolamento distrettuale rispetto ai criteri di accesso
e di compartecipazione alla spesa dei servizi. Questa era ed è la premessa per poter poi affrontare il tema di quali
politiche e di quali servizi affrontare per rendere più efficace ed appropriato la risposta ai bisogni assistenziali, sociali
e socio-sanitari delle diverse fragilità ed in particolare quella degli anziani e delle persone non autosufficienti. In questo
quadro lo sviluppo della domiciliarità e l’assegnare alla residenzialità compiti e funzioni maggiormente collegata alla
rete dei servizi territoriali. Compito questo facilitato dalla presenza in questo territorio di esperienze non nuove in
questa direzione.
Temi e problemi che sono stati poi ripetutamente discussi e affrontati anche nel tavolo tematico di area anziani e al
tavolo del terzo settore.
A fine maggio, ai primi di giugno, viene sottoscritto l’accordo di programma con l’ASL Milano e approvato
dall’assemblea dei Sindaci e dai loro rispettivi Consigli Comunali il nuovo Piano di Zona 2012 – 2014.
Si tratta di un buon documento rispetto al quale è percepibile il contributo da noi dato, in quanto molte delle nostre
proposte sono state raccolte ed inserite. Segnaliamo che in questo documento si parla, oltre che di politiche e di servizi
rivolti alle fragilità e agli anziani, anche di politiche rivolte ai giovani e alla definizione di un protocollo sulla rete di
conciliazione che coinvolge anche il Distretto di Cinisello.
Nell’immediato futuro si tratterà di capire come il nuovo Piano di Zona interfaccierà con un quadro economico, sociale
e politico di maggiori difficoltà ad iniziare dal nuovo patto territoriale per approdare alla definizione di un nuovo
Welfare in Lombardia.
Inoltre occorrerà verificare i percorsi per giungere ad un nuovo impulso sulla gestione associata e sulla dimensione
territoriale di ambito distrettuale.
In questo distretto tre anni fa era stato raggiunto un protocollo d’intesa sulle relazioni e il monitoraggio dell’andamento
del Piano di Zona con CGIL CISL UIL di Milano.
Distretto di Cinisello (Bresso, Cormano, Cusano Milanino, Cinisello Balsamo): il 2 marzo 2012 le scriventi Organizzazioni
sindacali dei Pensionati in rappresentanza di oltre 10.000 associate/i fra la popolazione anziana residente in questo
Distretto ha fatto pervenire una lettera in cui si sono evidenziate le loro osservazioni e proposte di metodo e di merito
sulle quali attivare un confronto sia nell’ambito del tavolo tematico area anziani sia attraverso un confronto con
l’assemblea dei Sindaci, i responsabili dell’Ufficio di Piano e il Direttore del Distretto Sanitario n. 7 dell’ASL Milano. Il 20
marzo si è tenuto l’incontro con il Presidente dell’Assemblea dei Sindaci, i responsabili Ufficio di Piano e il Direttore del
Distretto sanitario in cui si è avviata una discussione sul merito della nostra lettera e si è convenuto di condividere una
buona parte delle nostre osservazioni e proposte pur permanendo alcune differenze in merito alla recente definizione
della nuova società speciale consortile “insieme sociale” e ai compiti che ad essa si vogliono attribuire e alla maggiore
determinazione a realizzare una reale dimensione di ambito territoriale distrettuale propedeutica alla realizzazione di
una maggiore gestione associata dei servizi e delle politiche.
A fine maggio, dopo la sottoscrizione dell’accordo di programma con l’ASL, si giunge alla definitiva approvazione del
nuovo Piano di Zona 2012 – 2014.
Si tratta di un documento in cui molte delle nostre proposte sono state recepite ma permangono ambiguità e reticenze
sulle reali volontà di realizzare una gestione associata dei servizi e delle politiche in ambito distrettuale anche se sono
da apprezzare alcuni sforzi che però andranno approfonditi e verificati nell’immediato futuro ad iniziare dalla
costituenda Azienda Speciale Consortile “insieme sociale”.
Inoltre andrà anche chiarito, con il coinvolgimento delle confederazioni CGIL CISL UIL, il nostro ruolo e la funzione e il
ruolo del terzo settore in questo distretto.
In questo distretto tre anni fa era stato sottoscritto un accordo di monitoraggio e di verifica sull’attuazione del Piano
di Zona con CGIL CISL UIL di Milano.
123
ASL MILANO: Siamo in attesa di riprendere un confronto che si è nuovamente interrotto per il perdurare di un
atteggiamento da parte della Direzione Generale che considera il confronto con il sindacato più un obbligo che una
opportunità. Recentemente si è definita una piattaforma unitaria CGIL CISL UIL e le rispettive categorie della funzione
pubblica e dei pensionati. Piattaforma che è stata puntualmente inviata e sulla quale si sta avviando un confronto che
speriamo sia costruttivo.
In questa piattaforma è inserita anche l’esigenza di comprendere meglio il ruolo e la funzione dell’ASL in rapporto alla
funzione e ruolo dei suoi distretti sanitari anche in rapporto ai nuovi Piani di Zona.
ASL MILANO 1
Distretto di Garbagnate (Baranzate, Paderno Dugnano, Senago, Bollate, Cesate, Novate Milanese, Garbagnate
Milanese): il 15 marzo 2012 lo SPI, FNP e UILP operanti da anni nei comuni di questo distretto e in rappresentanza di
oltre 15.000 associate/i fra la popolazione anziana residente in questo territorio ha inviato una lettera per evidenziare
alcune loro osservazioni e proposte di metodo e di merito sulle quali attivare un confronto sia nell’ambito del tavolo
tematico area anziani sia attraverso uno specifico incontro con l’Assemblea dei Sindaci, i responsabili dell’Ufficio di
piano e il Direttore del Distretto sanitario n. 1 dell’ASL Milano. Il 10 aprile si tiene al comune di Cesate un incontro con
il Presidente Assemblea dei Sindaci, i responsabili Ufficio di Piano e il Direttore del Distretto sanitario in cui si è
convenuto sul merito delle nostre osservazioni e proposte pur permanendo alcune difformità sulle modalità con cui, al
di là del merito delle proposte fatte, attivare un reale e credibile percorso di democrazia partecipata così come è
previsto dalla Legge 328 e dalla Legge Regionale 3 del 2008.
Verso la metà del mese di maggio, dopo la stipula dell’accordo di programma con l’ASL, si procede alla definitiva
approvazione del nuovo Piano di Zona 2012 – 2014.
Si tratta di un documento apprezzabile e condivisibile in cui le nostre proposte sono state in linea di massima recepite.
Permangono problemi ed interrogativi rispetto alla reale volontà di realizzare nei fatti una gestione associata dei
servizi. E’ evidente l’intreccio e il collegamento con il distretto di Rho soprattutto sotto il profilo progettuale. C’è e
permane qualche difficoltà ad avere un riconoscimento effettivo del ruolo e funzione nostra e delle nostre
confederazioni e questo nonostante tre anni fa fu sottoscritto un accordo sulla “governance” del Piano di Zona con
CGIL, CISL e UIL di Milano. Con l’uscita dal commissariamento e con il recentissimo voto politico amministrativo del
comune di Garbagnate (comune capofila del distretto) può determinare, forse e auspicabilmente, una stagione
maggiormente proficua e positiva.
Distretto di Rho (Arese, Cornaredo, Lainate, Pero, Pogliano Milanese, Pregnana, Settimo Milanese, Vanzago, Rho):
tenuto conto della significativa rappresentatività che lo SPI, FNP e UILP hanno fra la popolazione anziana in questo
territorio distrettuale (oltre i 14 mila associate/i), al solo fine di dare un contributo nei lavori del tavolo d’area anziani
e nei diversi tavoli plenari, il 10 gennaio 2012 hanno inviato una lettera ai Sindaci, ai responsabili dell’Ufficio di Piano,
al direttore dell’Azienda Speciale Consortile SERCOP e al Direttore del Distretto Sanitario n. 2 ASL Milano 2. Il …………. si
è tenuto un incontro con il Presidente Assemblea dei Sindaci, i responsabili Ufficio di Piano, il direttore di SERCOP e il
Direttore del Distretto Sanitario in cui si è convenuto che molte delle nostre proposte erano condivise e che erano state
riprese all’interno del testo del nuovo Piano di Zona. Verso la fine del mese di maggio, dopo la sottoscrizione
dell’accordo di programma con l’ASL, si è approvato definitivamente il nuovo Piano di Zona 2012 – 2014.
Si tratta di un buon documento in cui effettivamente le nostre proposte sono state puntualmente recepite, recepita
anche la volontà di procedere meglio e in modo più efficace sul terreno della gestione associata sperimentando forme
di programmazione sovra distrettuali con il Distretto di Garbagnate. Positivi ed apprezzabili gli sforzi per dare
continuità di risposte ai bisogni vecchi e nuovi derivati dall’accrescere dei fenomeni di fragilità e a quello della non
autosufficienza. Percorsi e progetti che andranno comunque accompagnati e verificati nel loro divenire. Permane un
po di timidezza, non sempre giustificata, nel riconoscere appieno il nostro ruolo e funzione ed in particolare di quello
delle confederazioni, nonostante tre anni fa fosse stato a proposito di questo sottoscritto un protocollo con CGI, CISL e
UIL di Milano. Eppure nel nuovo PdZ si parla di progetti sulla casa, sulla promozione giovanile, sulla coesione sociale e
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lo sviluppo della comunità locale, sul sostegno e formazione del lavoro privato di cura (conciliazione tempo di lavoro e
di cura…), sull’integrazione con gli stranieri e sull’EXPO 2015.
Questi progetti si aggiungono a quelli delle “aree tradizionali” (minori e famiglie, anziani, disabili, salute mentale).
Positivo, fino ad ora, è stato il ruolo assunto e svolto dalla nuova Amministrazione comunale di Rho, vedremo se questo
proseguirà anche nel proseguo e nel divenire del nuovo Piano di Zona.
Distretto di Corsico (Assago, Buccinasco, Cesano Boscone, Cusago, Trezzano sul Naviglio, Corsico): il 16 marzo 2012
SPI, FNP e UILP in funzione di oltre 10.000 associate/i fra la popolazione anziana residente in questo Distretto ha inviato
una lettera contenente proposte di metodo e di merito ai Sindaci dei comuni interessati, ai responsabili dell’Ufficio di
Piano e al Direttore del Distretto sanitario n.3 dell’ASL Milano 1. Tale lettera partiva dalla constatazione della fase
caratterizzata da una drastica riduzione di risorse, dall’azzeramento del fondo nazionale sulla non autosufficienza e da
politiche regionali non sempre e pienamente condivisibili per delineare nostre osservazioni e proposte sulle quali
incentrare il nuovo Piano di Zona. Ed è proprio per raggiungere tale obiettivo che si poneva che oltre ai tavoli di area
anziani e di tipo plenario si potesse avere un incontro con i responsabili delle istituzioni locali e territoriali. Tale incontro
ufficiale non si è mai svolto anche se non sono mancati momenti di approfondimento ai diversi tavoli convocati per
avviare quel percorso di democrazia partecipata finalizzata alla ricerca di contenuti e proposte condivisibili da tutti o
quasi tutti i soggetti del terzo settore e dei rappresentanti di interessi come il nostro sindacato.
Verso il 20 maggio, dopo la sottoscrizione dell’accordo di programma con l’ASL, si arriva alla approvazione definitiva
del Piano di zona 2012 – 2014.
Nel merito di tale documento segnaliamo che nonostante i limiti e le carenze registrate molte delle cose da noi proposte
sono state recepite permangono però grossi problemi e difficoltà. Non si registrano passi in avanti rispetto ad una
maggiore e reale gestione associata delle politiche e dei servizi, si riscontrano difficoltà ad avviare percorsi possibili di
programmazione sovra distrettuale. Nessun contatto con gli altri due Distretti Milanesi del territorio di competenza di
ASL Milano 1.
Si registra il permanere di difficoltà, spesso incomprensibili, a riconoscere il nostro ruolo e funzione così come è previsto
sia dalla Legge 328 sia dalla stessa Legge regionale n.3 del 2008.
Si tratterà di seguire con attenzione l’applicazione del nuovo PdZ verificando nell’immediato futuro quali saranno le
scelte che i Sindaci, in particolare quello di Corsico (comune capofila) realizzerà nell’individuazione del nuovo
responsabile dell’Ufficio di Piano.
ASL MILANO 1: Le relazioni con la Direzione Generale e i responsabili del Dipartimento Sociale ed ASSI sono altalenanti
e non prive di qualche futura perplessità. Infatti, in occasione del confronto all’inizio dell’anno sul DPCS 2012 si era
partiti con l’assunzione, anche in prossimità del rinnovo dei Piani di Zona, di impegni e di compartimenti che lasciavano
sperare ad un ruolo più incisivo dell’ASL sui capitoli dell’integrazione, della gestione associata, della possibile
programmazione sovra distrettuale che erano e rimangano comunque centrali per la definizione dei suddetti Piani di
Zona. Purtroppo a queste premesse non vi è stata continuità così come non vi è stata continuità sul resto. Non è un
caso che il 17 luglio si è ripreso quel confronto per riavviare i tavoli che a gennaio si erano previsti e definiti e per
riprendere quei confronti con noi, con il sindacato confederale e con le categorie del pubblico impiego che si è interrotto
anche a causa di problemi e difficoltà oggettive della DG di questa ASL.
Quello che possiamo affermare che nei Distretti coinvolti da questa ASL il loro ruolo e funzione è apparsa saltuaria e
poco incisiva speriamo di recuperarla in futuro anche alla luce delle nuove e impegnative sfide.
ASL MILANO 2
Distretto di Peschiera (Paullo, Mediglia, Pantigliate, Tribiano, Peschiera Borromeo): il 29 febbraio 2012 SPI, FNP e UILP
in rappresentanza di oltre 12 mila associate/i fra la popolazione anziana residente in questo territorio hanno ritenuto
opportuno evidenziare, con l’invio di una lettera ai Sindaci, ai responsabili dell’Ufficio di Piano e al Direttore del Distretto
sanitario n. 1 dell’ASL Milano 2, le nostre osservazioni e proposte di metodo e di merito. Proposte e osservazioni sulle
quali attivare confronti sia nell’ambito del tavolo tematico d’area anziani sia attraverso un incontro con i livelli
istituzionali locali destinatari di tale lettera. Si sono i tavoli d’area anziani e quelli plenari previsti dal Piano di Zona non
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c’è stata però nessun incontro con l’Assemblea dei Sindaci, l’Ufficio di Piano e il Distretto sanitario. Nonostante questo
però è stato possibile illustrare le nostre proposte e abbiamo riscontrato alcune significative condivisioni anche da parte
dei rappresentanti istituzionali. Sottolineiamo però che durante tutto il percorso di confronto e di attivazione del
percorso di democrazia partecipata abbiamo subito registrato il permanere di alcune difficoltà e contraddizioni.
Infatti, dopo l’approvazione dell’accordo di programma e la definitiva approvazione del nuovo Piano di Zona 2012 –
2014 si sono chiaramente evidenziate molte lacune e alcune contraddizioni.
Non siamo nemmeno citati né nel capitolo della “governance” né tanto meno in tutti gli altri passaggi a partire da ciò
che rappresenta il sindacato dei pensionati nelle politiche destinate agli anziani e alla non autosufficienza per non
parlare del ruolo e funzione del sindacato confederale ad iniziare da dove si parla di inclusione e di conciliazione dei
tempi di lavoro e di cura. Scarsa e poco credibile tutta la parte inerente alla progettualità in quanto non è chiaro quali
progetti si intende realizzare e con chi li si vuole costruire. Nessun impegno, nemmeno formale, per arrivare alla
definizione di un unico regolamento distrettuale sui criteri di accesso e di compartecipazione alla spesa dei servizi sociali
e socio-sanitari per non parlare del possibile e auspicabile impegno per realizzare la carta dei servizi di ambito
territoriale.
In una parola sembra essere presenti ad un documento che pur avendo compiuto alcuni passi in avanti rispetto al
recente passato appare ancora meritevole di una nostra particolare attenzione e di un nostro lavoro continuativo per
superare le lacune, i limiti e le contraddizioni.
Infine, ma non è cosa secondaria, hanno allegato al documento una convenzione sui servizi che non è stata mai discussa
né tanto meno illustrata eppure non è cosa ininfluente rispetto allo sviluppo della gestione associata dei servizi e delle
politiche sociali e al suo rapporto con l’Ufficio di Piano e alla stessa Assemblea dei Sindaci. Si tratterà anche su questo
di verificarne il merito e le sue inevitabili ricadute.
Non si tratta di negare i passi in avanti comunque fatti ma al contrario partire da questi per proseguire nel nostro
lavoro e nella nostra azione di negoziazione sociale territoriale.
Distretto di San Donato (Carpiano, Cerro al Lambro, Colturano, Dresano, Melegnano, San Giuliano Milanese, San
Zenone, Vizzolo Predabissi, San Donato): il 16 febbraio 2012 SPI, FNP e UILP in rappresentanza degli oltre 15 mila
associate/i fra la popolazione anziana residente in questo Distretto hanno inviato una lettera ai Sindaci, ai responsabili
dell’Ufficio di Piano, alla Azienda Consortile ASSEMI e al Direttore del Distretto sanitario n. 2 dell’ASL Milano 2
contenente proposte di metodo e di merito sul rinnovo del Piano di Zona. Si chiedeva, inoltre, sulla base di tali proposte
l’apertura e l’avvio di confronti sia nei tavoli plenari e di area tematica anziani sia nei confronti dei destinatari
istituzionali di questo distretto. Mentre come è consuetudine in questo Distretto si è avviato con continuità un confronto
serrato nei tavoli d’area e plenari sul rinnovo del PdZ non siamo riusciti ad avere un incontro di tipo istituzionale anche
se abbiamo avuto la possibilità di scambiare qualche opinione con i Sindaci di alcuni dei comuni interessati. Dopo tale
percorso di democrazia partecipati e immediatamente dopo la stipula dell’accordo di programma con l’ASL si è giunti
verso gli ultimi giorni di maggio all’approvazione definitiva in tutti i Consigli comunali del nuovo Piano di Zona 2012 –
2014. Un corposo e abbondante documento dove però al di là delle sue dimensioni ha raccolto molte delle nostre
sollecitazioni e proposte e delinea un quadro ed una cornice condivisibile e positiva. Anche qui ci sono alcune importanti
novità sia rispetto allo sviluppo della programmazione sia rispetto ad una maggiore gestione associata dei servizi.
Appare chiara, per esempio in merito alla non autosufficienza e agli anziani, la scelta volta a favorire la scelta della
domiciliarità rispetto a quella di tipo residenziale. Ancora più importante è quello di aver previsto la costituzione di un
gruppo di lavoro, in grado di coinvolgere i soggetti del terzo settore, sulle risorse per poter meglio intercettare le risorse
pubbliche originate dai bandi delle Leggi Nazionali di settore (per esempio la Legge 23) o dei bandi comunitari Europei
(Equal e non solo).
Permangono alcuni nostri dubbi e interrogativi rispetto al ruolo dell’Assemblea dei Sindaci, di ASSEMI e dell’Ufficio di
Piano che andranno in futuro chiariti e verificati.
Un nuovo PdZ che andrà seguito e monitorato anche alla luce del recente risultato politico elettorale che ha portato
l’Amministrazione comunale di San Donato dal centrodestra al centrosinistra.
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Distretto di Pioltello (Rodano, Segrate, Vimodrone, Pioltello): Il 24 febbraio 2012 SPI FNP e UILP in rappresentanza di
oltre 15 mila associate/i fra la popolazione anziana di questo territorio hanno inviato una lettera contenente
osservazioni e proposte di metodo e di merito ai Sindaci, ai responsabili dell’Ufficio di Piano e al Direttore del Distretto
sanitario n. 3 dell’ASL Milano 2 con l’obiettivo di aprire e avviare confronti sia nell’ambito del tavolo tematico dell’area
anziani sia attraverso un vero e proprio confronto con i destinatari della lettera in oggetto. Puntualmente si sono avviati
i tavoli plenari e di area anziani in cui è stato possibile illustrare le nostre proposte ed osservazioni. Nel mese di aprile
si è tenuto anche un confronto con il Presidente dell’Assemblea dei Sindaci, i responsabili dell’Ufficio di Piano e il
Direttore del Distretto sanitario. In tutti questi confronti abbiamo registrato molte condivisioni che si sono tradotte in
un loro recepimento all’interno del nuovo PdZ.
Si è però evidenziato qualche limite e qualche difficoltà, per la precisione non nuova, rispetto al potenziamento della
gestione associata e di una reale visione di ambito territoriale in modo da far divenire il Piano di Zona uno strumento
di programmazione e di gestione sovra comunale.
Dopo l’accordo di programma stipulato con l’ASL si è proceduto alla definitiva approvazione del nuovo Piano di Zona
2012 – 2014.
Un buon documento con molte cose e progetti positivi in cui, come già detto in precedenza, sono state recuperate
molte delle nostre proposte ma che andrà verificato e monitorato nel suo divenire.
Distretto di Cernusco sul Naviglio (Bellinzago, Bussero, Cambiago, Carugate, Gessate, Cassina de Pecchi, Gorgonzola,
Pessano con Bornago, Cernusco sul Naviglio): il 20 febbraio 2012 SPI, FNP e UILP hanno inviato una lettera ai Sindaci,
ai responsabili Ufficio di Piano e al Direttore del Distretto sanitario n. 4 di ASL Milano 2 contenente le nostre osservazioni
e proposte di metodo e di merito. Si evidenziava i passi in avanti realizzati nella precedente triennalità e si evidenziava
che occorreva partire da questi per progettare e definire un nuovo Piano di Zona capace di proseguire il cammino
intrapreso ed introdurre quelle innovazioni necessarie per rispondere positivamente ad un quadro nazionale e regionale
caratterizzato da una drastica riduzione di risorse e da politiche non sempre condivisibili. La lettera si concludeva con
la richiesta dell’apertura e dell’avvio di un percorso di confronto sia al tavolo d’area anziani sia attraverso un confronto
con i destinatari istituzionali coinvolti. Tali confronti vengono puntualmente tenuti nei mesi di marzo e aprile. In tali
confronti si registra un certo consenso, anche da parte dei soggetti del terzo settore, alle nostre osservazioni e proposte
anche quando evidenziano la necessità di procedere meglio e con maggiore incisività sul terreno della programmazione
e della gestione associata delle politiche e dei servizi.
Attorno alla metà del mese di maggio, dopo la sottoscrizione dell’accordo di programma con l’ASL, si procede alla
definitiva approvazione in tutti i Consigli comunali del nuovo Piano di Zona 2012 – 2014.
Un buon documento in cui molte delle nostre proposte e indicazioni sono stati puntualmente raccolti anche se risulta
un po in ombra l’avvio di una programmazione fondata maggiormente sul terreno dell’innovazione e su quella
dell’inevitabile cambiamento. Ci pare a riguardo maggiore lo sforzo che si era prodotto tre anni fa quando si era passati
da Gorgonzola a Cernusco come comuni capofila di questo Distretto.
Comunque al di là di questi limiti i presupposti per un buon lavoro sussistono e il documento è ben articolato si tratterà
nel suo divenire di prestare una nostra presenza e azione negoziale tesa al superamento dei limiti registrati e ad una
gestione del PdZ che possa produrre quelle risposte ai bisogni crescenti in quel territorio.
Distretto di Melzo (Cassano d’Adda, Inzago, Liscate, Pozzuolo Martesana, Settala, Trucazzano, Vignate, Melzo): il 14
marzo 2012 SPI, FNP e UILP hanno inviato una lettera ai Sindaci, ai responsabili Ufficio di Piano e al Direttore del
Distretto sanitario n. 5 di ASL Milano 2 contenente le nostre proposte di metodo e di merito con l’obiettivo di aprire
confronti con noi sia nei tavoli tematici d’area anziani sia con un confronto con i destinatari di tale lettera. Si partiva
da un giudizio e da una valutazione della triennalità appena conclusa e si indicava come e in che modo tentare di
realizzare un nuovo Piano di Zona capace di rispondere ad una sfida impegnativa come quella indotta dall’attuale fase
economica, sociale e politica sia a livello nazionale sia a livello regionale. Evidenziavamo i limiti che avevamo colto
rispetto ad una non sempre lineare gestione politica da parte dell’Assemblea dei Sindaci, emergevano lacune,
contraddizioni e scarsa linearità nelle decisioni e nei comportamenti, così come era accaduto quando unilateralmente
si è deciso di sospendere e cancellare il progetto di lavoro sulle “badanti” nonostante questo Distretto fosse stato uno
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dei primi ad occuparsene in tutto il territorio Milanese. Sia pure a fatica ed in ritardo si è avviato un percorso di
democrazia partecipata con la convocazione di tavoli tematici e plenari. Non c’è stato invece nessun confronto con le
istituzioni locali coinvolte nel processo di definizione del nuovo PdZ.
Dopo la stipula dell’accordo di programma con l’ASL si è proceduto alla definitiva approvazione in tutti i Consigli
comunali del nuovo Piano di Zona 2012 – 2014.
È un documento che raccoglie parte delle nostre sollecitazioni e proposte, pare essere in continuità con il precedente
anche se permangano limiti e difficoltà ad iniziare dal fatto che si avverte una mancanza rispetto alla direzione politica
in parte probabilmente dovuta al ruolo del comune capofila, in parte dal permanere di una certa conflittualità fra i
comuni di questo ambito territoriale.
Consapevoli che questo Distretto è confinante e attiguo al Distretto di Trezzo Sull’Adda e che potrebbe essere coinvolto
in una diversa soluzione per questo Distretto diviene da parte nostra un maggior impegno affinchè sia possibile con la
nostra presenza ed azione negoziale superare tali limiti e rilanciare l’attività e i servizi di questo Piano di Zona.
Distretto di Pieve Emanuele (Binasco, Casarile, Lacchiarella, Noviglio, Vernate, Zibido San Giacomo, Pieve Emanuele):
il 2 febbraio 2012 i sindacati unitari dei pensionati in rappresentanza dei loro 13 mila associate/i fra la popolazione
anziana residente in questo territorio ha inviato una lettera ai Sindaci, ai responsabili dell’Ufficio di Piano e al Direttore
del Distretto sanitario n. 6 di ASL Milano 2. In tale lettera, partendo da un nostro giudizio sulla triennnalità appena
conclusa, si indicavano osservazioni e proposte di metodo e di merito per avviare un percorso di confronti con noi sia
all’interno dei tavoli d’area previsti dal PdZ sia attraverso l’apertura di uno specifico confronto con le istituzioni locali
coinvolti in questo percorso. Si evidenziavano limiti, lacune e difficoltà non più tollerabili e che si erano però
puntualmente registrati negli ultimi tre anni, si evidenziavano proposte e indicazioni sulle quali avviare la nuova
triennalità. Dobbiamo registrare che molti e diversi sono stati i momenti di confronto e di vera e propria discussione
che si è avviata in questo Distretto con il coinvolgimento, oltre dei diversi livelli istituzionali, anche dei soggetti del terzo
settore. Molte sono state alla fine le cose che hanno visto una comune e convinta condivisione e già in questa fase è
emerso con chiarezza e linearità il tentativo e la volontà di superare i limiti passati ed avviare una nuova stagione
capace di rispondere, almeno sulla carta, alle sfide che ci attendono e che ci attenderanno già a partire dal prossimo e
immediato futuro.
Infine, dopo la sottoscrizione dell’accordo di programma, si è proceduto all’approvazione definitiva in tutti i Consigli
comunali del nuovo Piano di Zona 2012 – 2014.
Si tratta di un buono e positivo documento che rappresenta un salto di qualità rispetto al recente passato e che può
lasciar presupporre una nuova e più avanzata programmazione e attuazione degli obiettivi e dei progetti indicati nel
documento del nuovo PdZ.
C’è ancora qualche timidezza a parlare di noi e del nostro ruolo, cosa questa che contrasta con il fatto che quasi tutte
le nostre proposte sono state non solo condivise ma assunte.
Occorrerà lavorarci sopra tenendo presente che accanto ai tradizionali tavoli d’area tematici (anziani, disabili, minori
e famiglie, ecc) vengono costituiti cinque gruppi di lavoro che dovranno vedere anche il coinvolgimento del sindacato
confederale: giovani, volontariato, risorse, minori e genitorialità.
Distretto di Rozzano (Basiglio, Locate Triulzi, Opera, Rozzano): il 12 marzo 2012 i sindacati unitari dei pensionati in
funzione dei 14 mila associate/i fra la popolazione anziana residente in questo territorio hanno inviato una lettera ai
Sindaci, ai responsabili dell’Ufficio di Piano e al Direttore del Distretto sanitario n. 7 di ASL Milano 2 in cui erano indicate
le nostre osservazioni e proposte di metodo e di merito. In tale lettera si partiva dall’esprimere un nostro giudizio sulla
triennalità appena conclusa e si indicava la necessità che si aprissero con noi confronti sia a livello dei diversi tavoli
previsti dal PdZ (tavolo d’area anziani, tavoli plenari, tavolo di consultazione del terzo settore) sia di un tavolo di
confronto istituzionale specifico con le organizzazioni sindacali dei pensionati. Diversi e articolati sono stati i confronti
realizzati sia all’interno dei tavoli previsti dal PdZ sia quelli di tipo istituzionale e politico l’ultimo in ordine di tempo è
stato quello tenuto a conclusione di tutto il percorso di definizione del nuovo PdZ il 26 giugno a Rozzano.
Infatti, dopo l’approvazione dell’accordo di programma con l’ASL si è proceduto alla definitiva approvazione del nuovo
Piano di Zona 2012 – 2014 avvenuta attorno al 20 maggio.
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È un buono e positivo documento, probabilmente uno dei migliori, anche perché oltre ad aver recepito tutte le nostre
osservazioni e proposte ha tentato di raccogliere in positivo le sfide poste dalla mancanza di risorse e da politiche
regionali non sempre condivisibili e in alcuni casi foriere di ulteriori preoccupazioni.
Buono e costruttivo è anche il rapporto con il sindacato compreso quello che dovrà essere consolidato con le nostre
confederazioni.
Anche qui occorrerà seguirne l’evoluzione e la sua futura applicazione.
Distretto di Trezzo sull’Adda (Basiano, Grezzago, Masate, Pozzo d’Adda, Trezzano Rosa, Vaprio d’Adda, Trezzo
sull’Adda): il 15 marzo 2012 SPI, FNP e UILP di Milano e della Brianza e le sue Leghe di quel territorio hanno scritto e
inviato una lettera ai Sindaci, all’Ufficio di piano e al Direttore del Distretto sanitario n. 8 di ASL Milano 2. Una lettera
che partiva dall’esprimere giudizi e valutazioni sulla triennalità appena conclusa e partendo da questo indicava percorsi
e contenuti sui quali avviare quei necessari e utili confronti sia all’interno del tavolo d’area anziani sia di tipo
istituzionale ad iniziare da quello della “cabina di regia” Distrettuale. Eravamo e siamo consapevoli delle enormi
problematiche che tale Distretto solleva: la sua piccola dimensione ulteriormente ridotta con il recente passaggio di
altri quattro comuni dalla Provincia di Milano a quella di Monza e Brianza; la sua elevata dipendenza dal Distretto di
Vimercate e dall’Azienda Speciale Consortile OFFERTA SOCIALE; da una scarsa e insufficiente presenza di soggetti del
terzo settore e del volontariato. Tutto questo, accanto ai noti problemi che investono tutti i Distretti (mancanza di
risorse, politiche regionali poco condivisibili, aumento dei bisogni e delle aspettative), delineano un ulteriore
preoccupazione in merito al suo futuro e alla sua prospettiva. Ecco perché diviene per noi importante ed esiziale riuscire
a delineare e a realizzare un Piano di Zona capace di evidenziare le sue autonome specificità.
Sia pure con qualche colpevole ritardo si sono avviati quei confronti da noi richiesti e si è riusciti, almeno sulla carta, ad
ottenere un nuovo Piano di Zona (approvato definitivamente il 22 maggio) che tenta di gettare le basi per l’avvio di
questo percorso. La stessa nomina di una nuova responsabile dell’Ufficio di Piano sembra andare, per competenze e
precedenti suoi incarichi, in questa direzione.
Molto è il lavoro da fare ma ci sembra di poter affermare che le premesse per poter tentare di realizzarlo sembrano
esserci spetterà a noi verificarlo nel prossimo futuro.
ASL MILANO 2: Le relazioni sindacali con l’attuale DG dell’ASL sono recentemente improntate ad un giudizio positivo
sia rispetto ad una sua continuità sia rispetto al merito dei problemi affrontati. In particolare sulle questioni sociali e
socio-sanitarie inerenti all’attività e alla nuova programmazione dei Piani di Zona ha registrato negli ultimi mesi
ulteriori e positivi passi avanti. Infatti, al di là delle linee indicate dalla Regione Lombardia si è sviluppata una presenza
ed un sostegno all’attività dei diversi Piani di Zona e indirettamente anche alle diverse Assemblee dei Sindaci che non
solo è evidente ma palpabile. Tutti gli otto Piani di Zona hanno ripreso al loro interno i programmi indicati dall’ASL
rispetto alla possibile e auspicabile programmazione sovra distrettuale e a come e in che modo potenziare
l’integrazione fra sociale e sanitario in un’ottica tesa a privilegiare la prevenzione di alcuni fenomeni degenerativi e
legati alla crescita e allo sviluppo della non autosufficienza. Lo stesso sviluppo dei progetti individuali di assistenza e
delle cure a domicilio vanno in questa direzione. Tutto questo non significa e non può significare che allora tutto va
bene e che non ci siano appunti da muovere anche nei confronti di questa ASL però è corretto, in questa fase,
sottolineare gli sforzi e i passi in avanti compiuti per lo meno in occasione del rinnovo dei Piani di Zona 2012 – 2014.
129
Alcune considerazioni
La fase di negoziazione sociale territoriale che si era aperta all’inizio del 2012 era tutt’altro che incoraggiante anche
alla luce delle crescenti difficoltà dei Bilanci dei Comuni.
In particolare sui Piani di Zona:
a) Per effetto delle finanziarie del Governo Berlusconi, non modificate da Monti, le risorse del fondo nazionale per le politiche sociali è stato ridotto del 76% (dagli 929 milioni di euro nel 2009 ai 273 per il 2012), ridotti ancora di più i fondi nazionali da quella per la famiglia a quello per le politiche giovanili. Azzerato del tutto il fondo nazionale per la non autosufficienza. Lo stesso finanziamento delle risorse per i servizi e le politiche sociali stanziato dalla Regione Lombardia veniva inizialmente ridotto passando dai 70 milioni di euro per il 2011 ai 40 per il 2012, solo recentemente, si stia procedendo da parte della Giunta regionale a rimpinguare tale fondo superando, sia pure di poco, le risorse messe a disposizione per il 2011.
b) La Giunta regionale della Lombardia a novembre 2011 ha deliberato le linee di indirizzo per il rinnovo dei Piani di Zona 2012 – 2014 per realizzare un welfare della sostenibilità e della conoscenza. Da una attenta analisi di questo testo emergeva già allora che accanto a scelte condivisibili e positive come quelle tese a valorizzare la gestione associata, la definizione di possibili sperimentazioni di programmazione sovra distrettuale, la scelta di favorire interventi tesi a favorire la prevenzione anche in ambito sociale e socio-sanitario (domiciliarità, integrazione, territorialità) si evidenziavano vere e proprie criticità. Rispetto alla successiva erogazioni di risorse tese a superare quel mix, per noi importante, fra quote capitarie (sulla base del numero dei cittadini residenti in ciascun Distretto) e quote storiche fondate invece sui reali problemi e bisogni di ogni Distretto. Rispetto a politiche tese ad evidenziare una sempre maggiore accertamento regionale a scapito della autonomia progettuale e di gestione di ogni singola specificità territoriale. Tutto questo può determinare il pericolo di un superamento in Lombardia dei principi ispiratori e di fondo della Legge 328/00 e della stessa Legge regionale n.3 del 2008. Tale impostazione da parte di Regione Lombardia trova alimento da ciò che era stato già scritto nel Piano Socio Sanitario 2010 – 2014 e recentemente anche nella Delibera sul Patto Territoriale per un nuovo Welfare in Lombardia.
c) La crescita, anche per le pesanti ricadute sociali ed economiche dell’attuale crisi, dei bisogni e delle aspettative della popolazione. In particolare l’aumento delle aspettative di vita ha determinato una crescita esponenziale dei bisogni legati al fenomeno delle malattie cronico degenerative e a quello della non autosufficienza.
Rispondere a tali problemi e a queste evidenti contraddizioni, da una parte la drastica riduzioni di risorse accanto a
politiche non sempre condivisibili e dall’altra ad una crescita dei bisogni e delle aspettative fra la popolazione non era
e non è tuttora semplice o scontato.
Infatti, inizialmente l’atteggiamento di alcune Amministrazioni comunali, anche di quelle di centrosinistra, era per
considerare chiusa l’esperienza dei Piani di Zona.
Per nostra fortuna, grazie anche alla nostra iniziativa unitaria, questo atteggiamento è stato superato e dovunque sia
pure con delle inevitabili differenze si è realizzata una definizione dei nuovi Piani di Zona 2012 – 2014 che ha al suo
interno elementi di indubbia positività.
Nel merito ci pare di sottolineare che quasi dovunque si è ripreso il tema dello sviluppo della gestione associata e della
definizione di regolamenti sui criteri di accesso e di compartecipazione di ambito territoriale distrettuale.
Si è sviluppata la tendenza ad intervenire sul terreno della prevenzione che per gli anziani e le persone non
autosufficienti significa riconsiderare e sviluppare il tema della domiciliarità e della sua integrazione.
A fronte di questo si è riconsiderata la residenzialità tentandola di riportare all’interno della rete dei servizi territoriali.
Sia pure in mezzo a tante difficoltà si è quasi ovunque ragionato sulla possibilità di intrecciare di più le risorse umane e
quelle materiale attingendo anche dal privato sociale rappresentato dal terzo settore e cercando di attivarsi per
presentare progetti e partecipare ai bandi pubblici delle Leggi nazionali di settore e dei bandi comunitari.
Quindi non solo si è, per il momento, evitato un ripiegamento su se stessi degli Uffici di Piano e delle diverse Assemblee
dei Sindaci ma si sono determinate, almeno sulla carta, le condizioni per un proseguo di una esperienza, quella dei Piani
di Zona, difficilmente oggi cancellabile e capace anche per l’immediato futuro di dare delle risposte ai bisogni vecchi e
nuovi che si manifestano nei diversi territori.
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Sul ruolo e funzione delle ASL registriamo significative differenze. L’ASL Milano 2 ha realizzato e sostenuto la
costituzione di un coordinamento dei suoi otto Distretti rispetto a politiche che per loro natura vanno ben oltre la sola
dimensione distrettuale (amministratori di sostegno, regolamenti sui criteri di compartecipazione fra Fattore Famiglia
Lombardia e riforma nazionale dell’ISEE, protocolli di conciliazione). Inoltre, sempre ASL Milano 2 ha definito un
documento su come e su dove sviluppare l’integrazione fra sociale e sanitario, documento che tutti i nuovi Piani di Zona
hanno, non a caso, ripreso e allegato. Tali comportamenti non sono stati verificati nelle due altre ASL (ASL Milano e
ASL Milano 1). Questo lascia aperto delle perplessità e delle valutazioni che andranno riprese con forza anche nei
confronti delle rispettive Direzioni Generali in contitolarità con CGIL CISL UIL e con le categorie confederali del pubblico
impiego.
Ci pare di poter comunque affermare che complessivamente, come prima abbiamo scritto, abbiamo ottenuto e
registrato importanti e positivi risultati pur con la consapevolezza che la strada che ci aspetta non sarà tutta in discesa.
Dovremo vigilare affinché, superando anche alcuni contraddizioni, il percorso non si interrompa ed invece prosegua
con maggior forza e determinazione.
Fondamentale a riguardo sarà la nostra presenza ai tavoli d’area anziani e ai tavoli plenari dei Piani di Zona così come
occorrerà proseguire la nostra azione negoziale consapevoli che su questi aspetti diviene importante anche il rapporto
e il coinvolgimento delle nostre confederazioni.
Occorrerà poi rilanciare e riprendere con forza il tema della non autosufficienza che pur non essendo solo un fenomeno
che riguarda gli anziani è per loro certamente uno dei più importanti.
Si segnalano gli accordi sulla contrattazione sociale territoriale fatti a partire dal 2012.
- 2 marzo 2012 Protocollo di relazioni tra CGIL CISL e UIL e Comune di San Giuliano Milanese
Le parti, riconoscendo il valore sociale di relazioni sindacali fondate sul reciproco riconoscimento e rispetto,
convengono un piano di sviluppo locale che abbia ad oggetto o seguenti contenuti: politiche di sviluppo economico e
politiche attive del lavoro, welfare municipale, vivibilità e ambiente, bilancio annuale e sue variazioni.
- 7 giugno 2012: Protocollo di intesa di relazioni tra Comune di Rho CGIL CISL UIL
Con l'obiettivo di definire un Patto di Sviluppo Locale attraverso la realizzazione di politiche del welfare e di politiche
sociali territoriali partecipate ed innovative finalizzate al perseguimento di un'efficace politica anti crisi.
Ad essere oggetto dell'accordo sempre politiche di sviluppo economico e politiche attive del lavoro, welfare
municipale, vivibilità e ambiente, bilancio annuale e le sue variazioni.
- 5 luglio 2012: Protocollo di intesa sull'istituzione del cd "Isee Istantaneo" per le prestazioni sociali erogate dal
Comune di Sesto San Giovanni.
- 13 febbraio 2012: Protocollo di legalità per Expo 2015 tra Prefettura di Milano e Società Expo 2015 Spa. Per
adesione Assolombarda e Assimprendil, per gli impegni di cui all'art 11 del protocollo CGIL CISL UIL Milano
- 18 dicembre 2012: Accordo tra ASL Milano e CGIL CISL UIL Milano in merito alla rete consultoriale della ASL Milano
- 11 marzo 2013 Protocollo di intesa tra Assessorato alle Politiche per il Lavoro del Comune di Milano e Camera del
Lavoro di Milano per la realizzazione di percorsi di Auto Mutuo Aiuto denominati Auto Aiuto Lavoro per persone
disoccupate, inoccupate o in cassa integrazione.
- 17 gennaio 2013 Protocollo d'Intesa tra L'amministrazione comunale di Inzago e CGIL CISL UIL di Milano. Il
protocollo ha ad oggetto il sistema di politiche attive del lavoro, politiche fiscali e politiche sociali.
131
Contenuti contrattazione sociale territoriale (fonte data base Spi)
23
1
3
1
10
Contenuto accordi per GRUPPI
Servizi Domiciliari Servizi Assistenzali
Territoriale
Servizi Tempo Libero
Cultura
Relazioni Sindacali Programmazione Fiscalità locale
Adi Altri servizi
domiciliari:
consegna
certificati e
analisi a
domicilio-Filo
d'argento
Pasti a domicilio Sad Telesoccorso Vaucher
0 0
1 1
0 0
2 Servizi domiciliari
Altri servizi assistenziali
territoriali-Sportello
lavoro-Servizi funerari-
Carta d'argento-Cae acc.a
donne maltrattate-
Immigrati
Politiche giovanili: nidi e
scuole
Segretario sociale-
Patronati-Servizio fiscale
1 1 1
3 Servizi assistenziali territoriali
132
Centro diurno-
Sociale
Cultura-Università
della terza età
Cure termali-
Soggiorni climatici
Tempo libero-
Attività motorie-
Orti
1
0 0 0
4 Servizi ricreativi culturali-Tempo libero
0 0 0
1
0
8 Programmazione
2
2
2
2
2
10 Fiscalità locale
Addizionale Irpef
IMU
Patti antievasione
Soglia esenzione
addizionaliTarsu
133
3
0 0
7 Relazioni sindacali- 11 Tariffe- 12 Misure anticrisi
Relazioni Sindacali
Tariffe
Misure anticrisi
134
Monza-Brianza
Dopo il Ticino Olona (50), Monza-Brianza è il comprensorio con meno comuni, 55. Non vi sono comuni con meno di
1.000 abitanti e circa l’80% degli stessi (44) si colloca nella fascia con oltre 5.000 abitanti, interessando quindi il 95%
circa dei residenti.
N° Comuni
%
3
5,5
8
14,5
18 32,713
23,613
23,6
55
100
Numero e percentuale comuni per dimensione
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
6.937
33.672
129.676
183.292
497.107
850.684
Abitanti per dimensione comuni
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
0,8 4,0
15,2
21,558,4
Percentuale abitanti per dimensione comuni
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
135
N° Comuni %
15,34
21,1
4
21,1
10
52,6
19
100
Comuni con accordo in numero e percentuale per dimensione
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
4.861
33.544
51.263
381.795
471.463
Abitanti con accordo per dimensione comuni
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
1,0
7,110,9
81,0
Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni
da 3.001 a
5.000
da 5.001 a
10.000
da 10.001 a
20.000
Oltre 20.000
136
Appunti emersi nell’incontro
In questo comprensorio la contrattazione sociale territoriale si sviluppa attraverso una struttura unitaria che si chiama
GUT (gruppo unitario territoriale) composto dalle strutture sindacali confederali provinciali di Cgil-Cisl-Uil, delle
categorie unitarie dei pensionati, dalle categorie unitarie del pubblico impiego e occasionalmente in riferimento ad
argomenti specifici da altre categorie unitarie dei servizi e manifatturiere del territorio
Questa struttura è nata da circa 15 anni e si confronta sulle materie sociali e sanitarie con i livelli istituzionali di
riferimento (Provincia, Comuni, Asl, etc).
Il GUT definisce una piattaforma unitaria generale omnicomprensiva raccogliendo le proposte dei vari ambiti sindacali
confederali e di categoria confrontandosi anche con assemblee dei delegati e con le leghe dei pensionati per arrivare
alla definizione della piattaforma annuale da presentare nei tempi giusti prima delle definizione dei bilanci annuali ai
vari livelli istituzionali di riferimento.
Una volta definita la piattaforma unitaria generale si estrapola la parte specifica che riguarda le competenze del singolo
livello istituzionale e la si invia con richiesta d’incontro per avviare il confronto negoziale.
I rapporti ufficiali con le singole Istituzioni sono di competenza della direzione del GUT. Agli incontri con le Istituzioni
chiunque partecipi per la Cgil rappresenta l’intera confederazione ed è tenuto ad osservare le linee e le indicazioni
delle piattaforme unitarie elaborate dal GUT.
Il confronto negoziale con Enti Locali di piccole e medie dimensioni spesso è demandato alle strutture dei Pensionati
che sono titolati a firmare protocolli d’intesa in rappresentanza di tutte le OO.SS. territoriali.
Periodicamente nel GUT si svolgono confronti sui nodi politici e sindacali incontrati nei vari tavoli di confronto, e si
sviluppa un analisi complessiva con l’elaborazione di una relazione annuale sulla contrattazione sociale territoriale.
Il lavoro nel GUT è positivo e si struttura su un rapporto di reciproca fiducia nei rapporti unitari tra le confederazioni e
le federazioni di categoria, nella consapevolezza che per svolgere un diffusa contrattazione sociale sul territorio serve
una ampia e oculata gestione delle risorse umane a disposizione.
La contrattazione sociale del 2013.
Nel 2013 si sono registrate delle difficoltà per quanto attiene al numero di accordi e di verbali d’incontro sottoscritti
con gli enti locali, in rapporto con gli anni precedenti; la ragione principale, anche se non esaustiva, è stata
l’indeterminatezza delle risorse a disposizione dei Comuni (risorse scarse e incerte) e l’incertezza dei tempi nella
definizione dei bilanci amministrativi.
La causa principali di questa situazione è da collegare alla crisi economica e alle ricadute sociali conseguenti, prima fra
tutte l’aumento della disoccupazione e della cassa integrazione con le chiusure o ristrutturazioni aziendali. Ecco perché
nelle piattaforme presentate sono comparse nuove voci d’intervento sociale prima non esistenti.
19
471.463
55,42 34,55
Totale accordi e abitanti interessati + percentuale abitanti e comuni
Accordi
Cittadini
% Cittadini
% Comuni
137
Si segnala la grande assenza della Provincia di Monza-Brianza che non ha risposto né per iscritto né aprendo un
confronto formale con il GUT dopo l’invio della Piattaforma e la richiesta di incontro.
- Si segnala l’accordo quadro con Confindustria sui migranti del 2012 /2014 e un accordo sottoscritto con il forum del
3 settore “patto x welfare territoriale” di notevole rilevanza che definisce linee di comportamento virtuoso da
sottoporre alle aziende locali propedeutico per un accordo con le amministrazioni comunali soprattutto di fronte al
fenomeno di appalti al massimo ribasso. Alla fine del documento c’è allegato il patto per il welfare territoriale
Sul versante sanitario
Si è sviluppato un importante progetto nato nel territorio denominato “Salute in piazza” che ha prodotto una ricerca
“UNA SANITA' PER I CITTADINI” del territorio della Brianza che troverete su: www.lasaluteinpiazza.it
Stralcio dal documento “Una salute per i cittadini”
“……Per cercare di comprendere quali sono realmente le risposte del sistema sanitario e socio sanitario locale ai bisogni
ed alle richieste espresse dai cittadini e quali possono essere le proposte di miglioramento, CGIL CISL UIL della Brianza,
unitamente a operatori sanitari, associazioni e terzo settore hanno costituito un gruppo di lavoro.
La complessità della situazione ha richiesto un approccio nuovo, che coinvolgesse direttamente operatori e utenza,
indagasse punti di vista ed esigenze della popolazione locale su alcuni temi di particolare rilievo.
Dalla progettazione del percorso è passato un anno. E' ora possibile tirare le fila delle attività intraprese attraverso
questo documento di sintesi che contiamo possa essere d'aiuto a chi si occupa di sanità e non solo.
Il gruppo di lavoro, costituito su iniziativa delle Organizzazioni Sindacali, ha coinvolto i diversi soggetti che in Brianza si
occupano e/o si interessano di servizi sanitari e socio-sanitari (professionisti del settore pubblico, del terzo settore,
associazioni di volontariato, medici e pediatri di famiglia).
Il campo di indagine è stato circoscritto a quattro settori ritenuti strategici e di rilevanza nel quadro complessivo del
sistema sanitario e socio-sanitario brianteo:
• Cure Primarie (medici di medicina generale, pediatri di famiglia, distretti sanitari).
• Fragilità (anziani, dipendenze, salute mentale, disabilità, immigrazione).
• Salute delle donne
Indicazioni e proposte
Ripensare all'organizzazione delle cure primarie significa rileggere il ruolo della medicina generale e della pediatria di
famiglia nell'ambito della rete di offerta sanitaria, salvaguardando e valorizzando la relazione di fiducia
medico/cittadino, fondata sul rapporto di libera scelta, quale punto di riferimento per i percorsi di diagnosi e cura.
Sul piano culturale e organizzativo si tratta di superare una sanità frammentata in servizi orientati a specifiche
patologie, e riconoscere nella medicina di famiglia la base su cui costruire percorsi di presa in carico e di continuità
assistenziale delle persone, in particolare di quelle portatrici di situazioni di fragilità.
I medici di famiglia (di medicina generale e pediatri) devono essere messi nelle condizioni organizzative per affrontare
la complessità dei bisogni di salute dei cittadini, impostando i percorsi di diagnosi e cura e assicurando ai propri assistiti
la continuità della presa in carico, in collaborazione con i servizi specialistici e socio-assistenziali. Disponibilità di figure
amministrative e infermieristiche, piena integrazione del servizio di continuità assistenziale nella medicina di famiglia,
riconoscimento della responsabilità clinica nelle cure domiciliari integrate, potenziamento della diagnostica e
specialistica di primo livello gestita direttamente dai medici, percorsi condivisi con gli specialisti di riferimento per le
principali patologie e condizioni di fragilità, procedure condivise di collaborazione con i servizi socio assistenziali sono
gli ingredienti di una medicina di famiglia al passo con i bisogni di salute degli assistiti.
Per realizzare tali condizioni l'impegno deve essere quello di sostenere lo sviluppo delle forme associative della medicina
di famiglia e portare a sistema le esperienze positive realizzate, in diversi contesti, sullo sviluppo organizzativo e il
governo clinico dei percorsi di diagnosi e cura (PDT condivisi, Audit clinico...), ripensando anche all'organizzazione della
diagnostica e specialistica di primo livello.
138
Investire sulle politiche di sostegno alle fragilità
Le politiche di sostegno alla fragilità devono puntare alla qualificazione di servizi specifici, nella consapevolezza
dell'importanza, da una parte, di un ruolo di collaborazione/consulenza con i medici di famiglia, dall'altra, di un ruolo
di presa in carico dei casi più impegnativi, assicurando un'unicità di risposta ai bisogni dell'assistito, mantenendo uno
sguardo sulla complessità della persona e ricomponendo le diverse tipologie di intervento.
Per tali pazienti l'intervento sanitario non è separabile da quello sociale; occorre quindi potenziare tutti i fattori
integrativi che riguardano la composizione della rete di cura, l'offerta dei percorsi terapeutico/riabilitativi, le diverse
competenze professionali, l'attenzione alle reti di relazione e lo sviluppo delle opportunità di inclusione sociale.
I modelli clinico organizzativi e i percorsi di cura devono essere differenziati in funzione della gravita e intensità dei
bisogni degli assistiti.
La cura specialistica non può e non deve esaurire la più generale cura della salute della persona affidata al medico di
famiglia. Assicurare una continuità di cura è possibile laddove si consolidano i rapporti tra medico di fiducia e servizio
specialistico, a partire dalla collaborazione/consulenza per gli assistiti che non necessitano di cure specialistiche
continuative. Se da una parte la presa in carico specialistica resta un'opzione per i casi più impegnativi, dall'altra il
rapporto tra la persona e il suo medico di fiducia si inscrive in una relazione che diventa storia, "biografia" della sua
salute, nella quale sono inclusi gli eventi di criticità e i tempi della cronicità. Complessivamente dovrebbe esserci uno
spostamento di risorse dal ricovero/residenzialità al territorio prevedendo forme di finanziamento per i percorsi di cura
e assistenza a livello territoriale.
Per la salute mentale
alcune indicazioni specifiche sono:
• l'aumento dell'offerta di residenzialità a bassa protezione;
• riqualificare e ridistribuire le risorse tra residenzialità ad alta e media protezione a favore degli interventi territoriali,
Potenziare strumenti di lavoro specifici per la tutela della salute nei luoghi di lavoro (A)
Per la tutela della salute dei lavoratori, al fine di orientare sforzi e sinergie in atto nella direzione della diminuzione del
disagio lavorativo, emergono le seguenti proposte:
1. Istituzione di un Osservatorio Epidemiologico sulle patologie da stress lavoro-correlato, con la finalità di monitorare un fenomeno che si prevede in costante aumento.
2. Consolidamento e validazione istituzionale delle attuali esperienze di presidio nel territorio (Ambulatorio Stress AO San Gerardo e Medicina del lavoro di Desio).
3. Costituzione di flussi e reti collaborative tra tutti gli attori che incidono su queste tematiche (Ospedali, Psichiatria, Sindacato, SERT, ASL, medici di base, medici competenti, etc.).
4. Formazione, qualificazione ed aggiornamento dei medici del lavoro sulle tematiche del disagio lavorativo al fine di assicurare il turn-over professionale con le future generazioni di medici.
Potenziare strumenti di lavoro specifici per la salute delle donne (B)
Per una migliore presa in carico dei bisogni delle donne le indicazioni sono:
• Monitorare in itinere l'attività dei Consultori e verificarne la rispondenza alle necessità della popolazione.
• Evitare che la sperimentazione sposti il piano dell'intervento dal socio sanitario al sociale psicologico, diminuendo le risorse per la tutela e la cura della salute femminile.
• Modulare gli orari di apertura dei servizi alle possibili esigenze delle donne lavoratrici, estendendo l'apertura nel tardo pomeriggio o in altra fascia (politiche temporali urbane).
• Aumentare la presa in carico dell'assistenza alla gravidanza a livello territoriale (attualmente il 30%).
• Adottare modelli e interventi che dalla cura del paziente si occupino della cura delle sue reti di relazione.
Per le dipendenze
l'indicazione è di investire nella rete di offerta territoriale prevedendo:
139
• la ridefinizione della rete di trattamento-cura e riabilitazione in ragione dei mutamenti nelle dipendenze, con centri diurni, inserimenti lavorativi, housing;
• lo svecchiamento delle sedi SERT/NOA rendendole meno periferiche e ambulatoriali, adeguandole con spazi destinati alla socializzazione, con caratteristiche differenziate rispetto all'utenza;
• un progetto di riqualificazione di uno spazio urbano per creare un luogo multifunzionale dove ospitare servizi ambulatoriali, servizi per attività diurne, sale ricreative, spazi festa, palestre, ecc.
Per gli anziani non autosufficienti
L'obiettivo è di disporre di una rete di servizi che facilitino la loro permanenza al domicilio e di assicurare la qualità
dell'assistenza nelle RSA, contenendo i costi a carico delle famiglie.
Le indicazioni specifiche sono:
• una migliore gestione delle dimissioni protette con attenzione agli aspetti sociali;
• il potenziamento di posti letto per ricoveri temporanei e di strutture intermedie;
• l'accompagnamento per le prestazioni sanitarie territoriali;
• le iniziative di supporto ai care giver;
• un'offerta formativa per le assistenti familiari;
• l'attenzione alla qualità e ai costi delle RSA.
Per le persone con disabilità
Le indicazioni specifiche sono:
• promuovere piani attuativi locali sulla disabilità che garantiscano alle persone disabili l'accesso ai servizi rivolti a tutta la cittadinanza e di godere, nei limiti concessi, tutte le situazioni della vita;
• promuovere servizi di formazione, orientamento, assistenza ed accompagnamento verso una vita il più possibile autonoma o quantomeno dignitosa, superando la monetizzazione del bisogno;
• promuovere il ruolo del case-manager, indispensabile non solo per garantire l'appropriatezza della scelta di servizi e prestazioni, ma anche per accompagnare la definizione di un progetto ed un percorso di vita quanto più autonomo ed autodeterminato possibile;
• promuovere collaborazione tra i medici operanti nelle strutture residenziali e semi-residenziali e i medici di famiglia, che dovrebbero assistere i loro pazienti disabili anche presso le strutture che li ospitano, al pari di quanto avviene nelle strutture residenziali per gli anziani.
Per i cittadini immigrati non europei
Le indicazioni specifiche sono:
• armonizzare l'applicazione della normativa sul rilascio dei codici STP;
• promuovere lo sviluppo di un progetto sanitario territoriale rivolto a tutti i cittadini che, trovandosi in situazione di grave marginalità, con difficoltà accedono alle cure (es.: senza tetto, senza fissa dimora, stranieri irregolari, etc.)……….”
Ogni anno il GUT prende visione del documento di programmazione in bozza predisposto dall’Asl e, anche in
considerazione del lavoro di ricerca ha prodotto una propria elaborazione rivendicativa, con proposte in tema di
servizi sanitari e sociosanitari.
Successivamente il GUT, in base a quanto della propria elaborazione è stato recepito nel documento dell’Asl, esprime
un suo giudizio definitivo attraverso un documento politico, consegnato all’Asl e predisposto unitariamente.
Ultimamente il lavoro di ricerca ha portato alla realizzazione di una serie di confronti con ASL Monza Brianza e alla
sottoscrizione del documento di programmazione per l’anno 2014.
Nel documento sono state inoltre recepite la gran parte delle proposte emerse dall’indagine territoriale “Salute in
piazza”.
Per quanto riguarda le aziende ospedaliere vengono richiesti incontri su argomenti specifici e sull’impianto
complessivo dell’attività dell’azienda ospedaliera.
140
Sintesi analisi negoziazione 2012
Gruppo Unitario Territoriale
Contrattazione sociale anno 2012. Sintesi conclusiva degli esiti degli incontri
Obiettivo di partenza In una situazione di crisi perdurante e con gli Enti locali assillati dai tagli ai trasferimenti, il compito che il sindacato si
è assegnato è stato quello di preservare la spesa sociale, salvaguardando servizi e agevolazioni verso le famiglie. Gli
obiettivi sono stati anche quelli di verificare com’è applicata l’imposizione fiscale, il costo dei servizi pubblici, e la
compartecipazione a carico del cittadino per assicurare condizioni di vita a lavoratori e pensionati in un momento non
facile.
Dati statistici
IMU Prima casa:
• n. 27 comuni -– aliquota 0,40% (nazionale)
• n. 16 comuni (aliquota maggiorata: da 0,40% a 0,55%)
• n.1 comune (aliquota inferiore: 0,38% Cogliate)
Seconda casa:
• n. 9 comuni aliquota 0,76 % (nazionale)
• n. 10 comuni – aliquota 1,00%
• tutti gli altri oltre 0,76% fino 1,6%
Detrazione: Monza e Limbiate 300 euro; gli altri comuni 200 euro
RSA: solo Besana la considera 2°casa (per i dati conosciuti)
TARSU I valori oscillano da un minimo di 1,05 euro al mq. (Besana B.) ad un massimo di 1,89 euro al mq. (Monza)
ADDIZIONALE COMUNALE IRPEF Soglia di esenzione: attuata in 32 comuni, oscilla tra 8.000 euro (2 comuni) e 15.000 euro (8 comuni).
Progressività: sono 13 i comuni che applicano la tassa sul reddito imponibile con aliquote differenziate per scaglioni di
reddito.
Il 2012, ha visto un confronto sui bilanci di 29 amministrazioni su 55 comuni della provincia Monza e Brianza. La
consistenza della popolazione che è stata in qualche modo interessata alla contrattazione sociale ammonta a 535.000
persone in rapporto ai circa 850.000 abitanti della Brianza (63%).
Occorre ricordare che in alcuni comuni il mancato confronto è stato causato, in parte, per le incertezze nell’applicazione
dei nuovi ordinamenti, vedi IMU, ma anche per le elezioni amministrative del maggio scorso che hanno comportato un
ritardo nell'insediamento delle nuove Giunte (vedi in particolare Cesano
Maderno). Altre sono state commissariate a causa della crisi intervenuta nei rapporti politici (Brugherio) o hanno
vissuto in uno stato di pre-crisi (Seveso, giunta al commissariamento in questi giorni). Mancano all'appello, come gli
altri anni, gran parte dei comuni governati dalla Lega (molti di piccole dimensioni, ma anche Seregno). Fra quelli sopra
i 20.000 abitanti non hanno risposto Muggiò e Giussano ai quali, per dimensione, si avvicina Besana Brianza. Non sono
stati raggiunti alcuni comuni con i quali negli anni precedenti c'era sempre stato un costante rapporto come Briosco,
Burago M., Macherio, Mezzago, Ronco Briantino, Vedano al Lambro.
141
L'introduzione anticipata dell'IMU ha lasciato i comuni nell'incertezza circa la reale quantificazione delle entrate che,
assieme alla necessità di rispettare il patto di stabilità, ha condizionato la redazione dei bilanci di previsione tanto che
si è spesso giunti all'approvazione degli stessi in autunno.
Argomenti trattati negli incontri con i Comuni.
L'analisi di accordi e verbali sottoscritti nell'anno in corso dimostra l'impegno dei comuni a non ridurre i servizi in essere,
razionalizzando la spesa ed anche intervenendo sui possibili sprechi. Tredici comuni hanno modificato l’Addizionale
Irpef, introducendo la progressività per scaglioni di reddito, come accade per l’Irpef statale, mentre in 32 enti è prevista
una fascia esente, da 8.000 euro a 15.000 euro.
L’applicazione di questa tassa per scaglioni di reddito cosi come la soglia di esenzione per redditi modesti è uno dei
punti di forza della piattaforma sindacale, perché tutela i lavoratori a basso reddito ed i pensionati.
Riguardo all'IMU, il sindacato nel confronto con gli amministratori ha puntato l'attenzione sulla prima casa: il 51% delle
Amministrazioni ha mantenuto l’aliquota allo 0,4%, cosi come prevista dal decreto Monti.
Mentre è stata recepita da oltre il 65% dei comuni la normativa, facoltativa, che salvaguarda gli anziani o i disabili che
posseggono unità immobiliari a titolo di proprietà o di usufrutto, che acquisiscono la residenza in istituti di ricovero o
sanitari e hanno spostato la residenza anagrafica nella struttura questa viene assimilata come prima casa.
Da segnalare inoltre regolamenti che agevolano proprietari di alloggi assegnati con affitto concordato o a canone
sociale.
In merito alle seconde case solo il 15% ha mantenuto l’aliquota nazionale, per gli altri sono state introdotte aliquote
maggiorate.
Problemi
Certamente la necessità di rispettare il patto di stabilità è ciò che blocca maggiormente la capacità di azione degli Enti
locali. Tra l'altro, un riflesso ormai noto ma alquanto deleterio è il fatto che risulta spesso impossibile erogare i
pagamenti di opere realizzate, mettendo in gravi difficoltà finanziarie le imprese.
Un'altra questione che si prospetta piuttosto pesantemente è il fatto che, quando i servizi vengono demandati a
cooperative o altri soggetti del terzo settore, i comuni esercitano autonomamente riduzioni dei costi, mantenendo
inalterati i servizi, così da mettere in condizione gli erogatori di tagliare gli emolumenti degli operatori.
Quando non succede questo, è accaduto, e in prospettiva accadrà ancora, che interi servizi con il relativo personale si
sia cercato di dismetterli integralmente a favore di imprese private.
Per quanto riguarda la tassa rifiuti, rimasta invariata, sono tutti in attesa della normativa che scatterà dal 1 gennaio
2013 che vedrà il calcolo non solo sulla quantità e qualità dei rifiuti prodotti, ma anche sui servizi indivisibili dei comuni
(es. pulizia delle strade, illuminazione pubblica e altri). Anche qui aspettiamoci altri aumenti.
Prospettive
Nel momento in cui ci si appresta a rilanciare la discussione per i bilanci del prossimo anno, diventa sempre più
indispensabile affinare gli strumenti necessari ad interpretare come verranno utilizzate le risorse rispetto alla capacità
di spesa delle amministrazioni comunali.
Certamente si dovrà tenere sotto osservazione l'applicazione dell'Isee, tenendo conto anche del fatto che il comune
capoluogo è impegnato nella sperimentazione del Fattore famiglia lombardo.
Considerato il fatto che difficilmente nel 2013 migliorerà la situazione occupazionale, continuano ad essere essenziali
tutte le iniziative dirette a sostenere il reddito.
Nel nostro territorio non ci sono molti comuni al di sotto dei 5000 abitanti, ma quei pochi dovranno attivare consistenti
gestioni associate dei servizi. Occorrerà prestare attenzione a ciò che accade.
142
Estratto dal documento del GRUPPO UNITARIO TERRITORIALE
LINEE PER LA CONTRATTAZIONE CON GLI ENTI LOCALI 2013
Tre punti per iniziare
1. Salvaguardare e riqualificare i servizi sul territorio: a tal fine occorre poter avere elementi di comparazione, all'interno di ogni singolo ente, circa la spesa sociale nel corso degli ultimi anni. Questo serve per conoscere l'effettivo mantenimento, all'interno dei bilanci, della misura di spesa in tale direzione e quale quota parte è indirizzata ai Piani di Zona. Qualora poi si dovesse riscontrare una tendenza in diminuzione, poter analizzare le ragioni e gli eventuali correttivi da porre in atto. A tale scopo si dovrà verificare il grado di attuazione dell'Osservatorio delle politiche sociali gestito dalla Provincia.
2. Implementare interventi di contrasto alla povertà: devono essere individuate risorse per intervenire nelle situazioni di emergenza realizzando servizi (es. distribuzione pasti) o trasferimenti in denaro (contributi economici a integrazione del reddito familiare) facendo così fronte alle nuove domande che si manifestano. Sarà opportuno, a tale scopo, l'avvio di coordinamenti fra le principali realtà che operano in tale direzione.
3. Favorire la partecipazione dei cittadini alla vita delle comunità: il modello partecipativo, democratico e di solidarietà collettiva, è l’elemento peculiare e caratterizzante la storia e il senso più profondo del movimento sindacale. Oggi, le pesanti conseguenze sociali delle crisi economiche e finanziarie insieme ad una visione pessimistica sul futuro, stanno rimettendo in movimento bisogni di una diversa socialità e di forme partecipative magari confuse, ma importanti, che vanno raccolte e valorizzate, anche attraverso momenti assembleari di confronto con le amministrazioni locali.
La crescita della non autosufficienza e il sostegno alla domiciliarità
Di fronte alla forte e crescente presenza della popolazione anziana e all’incidenza delle disabilità collegate all’età, la
realizzazione e lo sviluppo delle politiche di prevenzione e cura in favore dei cittadini anziani diventa una necessità. E’
utile individuare alcune linee d’intervento:
a) favorire il più a lungo possibile una idonea permanenza della persona anziana fragile o non autosufficiente presso il proprio domicilio, fornendo i mezzi integrativi alle perdite funzionali e intervenendo a sostegno delle famiglie;
b) garantire un’assistenza domiciliare SAD che si deve integrare sempre più con altri interventi, dell’ASL, per una
completa e più opportuna risposta al domicilio dell’anziano superando le difformità di accesso presenti nei rispettivi
comuni. Il servizio pasti a domicilio, è infatti un valido sostegno per quelle persone anziane o disabili, che non sono
in grado di provvedere autonomamente alla preparazione dei pasti;
c) il telesoccorso è uno strumento indispensabile per le persone che vivono sole e che temono per la sicurezza della
propria salute. Per i comuni dove il servizio non è presente è interessante considerare il progetto già in uso e gestito
dalla Provincia M B;
d) i CeAD, dove sono operativi, si dimostrano funzionali. Bisogna pertanto garantire la piena attivazione sui cinque
distretti della Provincia. Devono comunque essere migliorati i livelli di integrazione tra la nuova ADI e i comuni, che
con l’apporto professionale delle assistenti sociali provvedono alla definizione del PAI, tenendo conto anche del
fattore assistenziale oltre a quello sanitario;
e) occorre inoltre incrementare i Centri Diurni Integrati, sostenendo le famiglie al pagamento delle rette, cosi come
la realizzazione dei centri ricreativi per anziani: è una prima risposta al grave problema della solitudine. Quello
della solitudine dell’anziano è a volte la principale causa di depressione favorita da un’urbanizzazione che
impedisce l’aggregazione sociale, ma anche da un tendenziale comportamento all’isolamento in atto;
143
f) Si devono promuovere azioni rivolte ad ottimizzare tutte le risorse territoriali, con particolare attenzione
all’inserimento nella rete dei servizi del Terzo Settore;
g) La programmazione dei servizi per la popolazione anziana in condizione di maggior disagio sanitario ma anche
economico, dovrà essere potenziata e finalizzata, come già detto, a sostenere la permanenza a domicilio di questi
anziani ma anche a riconoscere l’impegno diretto delle reti familiari o di solidarietà nell’assistenza continua. Si
potrebbe anche ipotizzare la realizzazione di un'anagrafe dei circa 5000 anziani fragili rilevati sul territorio. Quanto
alle RSA, il comune dovrebbe essere punto di riferimento ai familiari per l’indicazione dei tempi e dei modi di
accesso, segnalando anche percorsi alternativi, sia pure temporanei. Si segnala il fatto che stanno sorgendo in
provincia Case Famiglie, o strutture analoghe, che possono essere più leggere e più economiche. Esse svolgono
trattamenti socio assistenziali e sanitari di base a persone anziane parzialmente o totalmente non autosufficienti,
non assistibili nel proprio ambito familiare. Simili iniziative vanno promosse e sostenute per affermare soluzioni di
cura più leggere, sia nell'aspetto gestionale che per economicità.
Ampliare le esperienze dei coordinamenti femminili (anche per il contrasto alla violenza contro le donne)
Si rende sempre più necessario realizzare nelle città:
� piani ed azioni di contrasto alla violenza sulle donne � politiche di integrazione per le donne immigrate � politiche di tutela per donne capofamiglia a basso reddito e/o con problemi di solitudine.
Le azioni previste devono essere basate su un monitoraggio delle situazioni potenzialmente a rischio, con particolare
riferimento alle donne anziane e alle famiglie monoparentali. La crisi economica penalizza soprattutto le donne. Per
consentire l’occupazione femminile si deve tener conto delle necessità di conciliazione dei tempi di lavoro con i tempi
della famiglia nella programmazione dei servizi pubblici. Potrebbe essere utile una verifica dei tempi della città
(apertura uffici pubblici, orari trasporti, scuole e asili nido etc.) e una valutazione di interventi sociali ad hoc per
facilitare l’inserimento o il rientro nel circuito produttivo.
Definire linee guida per l’accesso ai servizi sanitari e socio-sanitari
Alla luce dell’accordo stato regione riguardante le “indicazioni per la corretta applicazione della normativa per
l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera da parte delle Regioni e delle Province Autonome” e in attesa delle
eventuali disposizioni regionali, è opportuno definire linee guida per l’accesso ai servizi sanitari e socio sanitari in
accordo con gli ambiti dei piani di zona.
Mantenere le funzioni e i servizi alla cittadinanza
Al fine di consentire una riforma organica della rappresentanza delle province ed in attesa del loro riordino, viene
garantita la certezza delle funzioni provinciali sino al 31.12. 2013. In questa fase di incertezza istituzionale, appare di
straordinaria importanza che i Comuni di MB tendano alla costruzione di un sistema di integrazione, in particolare per
quanto riguarda i servizi pubblici alla cittadinanza, permettendone il mantenimento o la migliore fruizione, con
particolare riguardo per l’utenza fragile o svantaggiata.
Estendere e potenziare i fondi crisi
Il protrarsi e l’inasprimento della crisi economica rende indispensabile mantenere (e, se possibile, potenziare) i
provvedimenti attuati con i “fondi crisi” a sostegno dei cittadini in difficoltà.
Nell’auspicare che la loro costituzione e gestione risponda a criteri omogenei sul territorio provinciale, in modo da
ridurre le diversità di accesso e di trattamento tra i comuni, evidenziamo sinteticamente le casistiche più utili:
� agevolazioni su servizi pubblici a domanda individuale nel settore educativo (asili nido, refezione ,pre-scuola, trasporto pubblico);
� agevolazioni su tariffe comunali e aliquote di tributi e tasse; � intese con istituti di credito a sostegno dell’accesso al credito e dei mutui per lavoratori e famiglie;
144
� costituzione di fondi per progetti di micro credito; Mettere in atto politiche anti crisi, peraltro già adottate negli scorsi anni in molti Comuni del territorio, contribuisce
alla sicurezza e alla coesione sociale. Parallelamente a queste misure è necessario incrementare il raccordo con
politiche attive per la riqualificazione e il reinserimento nelle attività produttive.
Politica abitativa
Di fronte al consistente incremento dell'emergenza sfratti, in assenza d'interventi strutturali dello Stato e della Regione,
occorre individuare azioni in grado di prevenire situazioni di grave disagio.
La questione abitativa in Brianza ha assunto le caratteristiche tipiche di altre grandi aree urbane: la presenza di
un’offerta abitativa rilevante non elimina le situazioni emergenziali e di disagio.
La disponibilità di locazioni a canoni sopportabili è il tema che sta emergendo negli ultimi anni.
Alla delicata situazione dell’edilizia popolare, oggi si somma la diffusa precarietà nel lavoro. I numerosi casi di famiglie
che non sono in grado di sostenere i canoni di locazione o di pagare la rata del mutuo diventano sempre più numerosi.
Fra queste ricordiamo in particolare la situazione delle famiglie immigrate che con la perdita dell’abitazione vedono a
rischio non solo l’integrità del proprio nucleo familiare ma anche il mantenimento dei diritti di permanenza sul
territorio.
Si impongono pertanto diverse soluzioni nell’ambito di una nuova politica abitativa: innanzi tutto investire in modo
significativo sulla disponibilità di locazioni a canone sopportabile ed inoltre rifinanziare forme di supporto concreto alle
famiglie di pensionati e lavoratori (quali ad esempio il Fondo Sostegno Affitti.) Andranno inoltre sperimentate soluzioni
nell’ambito dell’housing sociale.
Si dovrebbero costruire progetti per facilitare:
• la risoluzione del problema abitativo per chi è in situazione di svantaggio economico e sociale;
• il miglioramento della propria condizione attraverso l’inserimento in un contesto abitativo dignitoso;
• le occasioni e condizioni di incontro e di comunicazione tra persone di culture e provenienze diverse;
• Le opportunità abitative per agevolare l’accesso alla prima casa (bandi di edilizia convenzionata, ad es.) per giovani under 35.
Politiche di sostegno all’occupazione giovanile
� Potenziare i servizi pubblici per l’impiego. I Centri per l’impiego sono sempre meno efficaci, anche a causa dell’indebolimento subito negli ultimi anni (i dati nazionali dicono che solo il 3% dei disoccupati trova un nuovo lavoro attraverso il servizio pubblico di collocamento), ma, nonostante ciò, restano il primo punto di riferimento per chi ha appena perso il posto di lavoro. Pur essendo di competenza provinciale, suggeriamo che i Comuni possano dare un contributo al potenziamento di questi servizi, per esempio, attraverso l’attività di orientamento già svolta dai CAG (Centro di aggregazione giovanile), in sinergia con i servizi di orientamento lavoro presenti sul territorio
� Favorire il potenziamento dei servizi di orientamento nelle scuole pubbliche (secondaria inferiore e superiore). Attualmente l’attività di orientamento rivolta agli studenti di terza media e di quinta superiore è lasciata alla buona volontà degli insegnanti o degli studenti stessi (attività di orientamento durante le autogestioni). I Comuni potrebbero mettere a disposizione risorse interne (settore scuola e servizi sociali) per potenziare il servizio o comunque favorire questa attività con convenzioni ad hoc.
� Sostenere lo stanziamento di fondi per incentivare le imprese ad assumere giovani under 35 (con contratti di lavoro subordinato di almeno 6 mesi)
Facilitazioni per il rinnovo dei titoli di soggiorno
• Con l'adozione dei PDZ 2012-14, preceduti da scelte di riduzione delle risorse dedicate alla popolazione immigrata, i comuni hanno notevolmente ridotto gli sportelli informativi. Si chiede il ripristino delle risorse
145
(comunali o di ambito) per il rafforzamento di una rete di punti informativi per sostenere e orientare la popolazione straniera negli adempimenti per il rilascio e il mantenimento dei titoli di soggiorno soggetti alle nuove condizioni indicate dall'Accordo di Integrazione.
• Adozione da parte dei comuni di procedure agevolate nei confronti dei minori di anni 14 attraverso la legalizzazione della foto presso le anagrafi.
• Stipula di accordi tra comuni e questura per l'accesso ai dati anagrafici ai fini della convalida delle autocertificazioni presentate dai cittadini immigrati per il rilascio e rinnovo dei titoli di soggiorno.
Servizi di mediazione culturale e linguistica nelle scuole dell'obbligo
� Il loro mantenimento è fondamentale per favorire l'inserimento dei minori migranti che giungono nel territorio, spesso con un'esperienza migratoria molto difficile. Pur in presenza di difficoltà economiche i comuni devono assicurare questi servizi, in accordo con il sistema scolastico.
Mobilità e ambiente
Vi sono ancora comuni che non si sono dotati del PGT, divenendo così inadempienti nei confronti della legge regionale. Resta comunque da capire quanto sia consolidata la volontà di non procedere a un ulteriore sfruttamento (cementificazione) del territorio.
Per incentivare l’uso del trasporto pubblico e per sostenere le famiglie in difficoltà, è necessario istituire dei contributi alle spese di trasporto di studenti e lavoratori disoccupati, in mobilità o cassa integrazione.
E' in atto una lenta e progressiva riduzione delle quantità chilometriche assegnate alle diverse linee di autotrasporto che collegano i comuni della Brianza. Coi sindaci si dovranno trovare forme di collaborazione per verificare quanto ciò incida sulla mobilità delle persone.
I disagi che sono quotidianamente affrontati dai pedoni, dalle persone con disabilità, dalle mamme con i figli in carrozzina sono moltissimi. Marciapiedi rovinati, scivoli inesistenti o non transitabili, confusione tra piste ciclabili e marciapiedi, rappresentano solo alcune delle difficoltà più consuete, cui si aggiunge il pericolo crescente per il traffico automobilistico. Vi sono transiti pedonali che sono un vero e proprio attentato all’incolumità di pedoni e ciclisti. Serve quindi un piano per la rimozione delle barriere architettoniche, con particolare riguardo alla città di Monza.
Monza e la Brianza sono un territorio di elezione per lo spostamento urbano, ma non solo, tramite le biciclette. A penalizzare il territorio sono l’assenza di una pianificazione per la mobilità sostenibile, la scarsità della rete di piste ciclabili e una manutenzione insufficiente, l’insicurezza collegata al traffico e l’assenza di bike sharing. Il piano provinciale per le piste ciclabili può essere una risposta a queste criticità.
Il trasporto sociale
Il trasporto sociale è un importante sostegno alla mobilità (molto sentito anche da chi non deambula), necessario per
cure e altri interventi d’assistenza. Le numerose segnalazioni di carenze del trasporto sociale, unitamente all’aumento
delle condizioni di bisogno di parte della popolazione rendono questo tema prioritario e non differibile. Vi è nella nostra
provincia una polverizzazione di associazioni con tariffe diverse, esito di una grave assenza di coordinamento, fondata
spesso su singoli rapporti delle associazioni stesse con l’ente locale. Riaffermiamo, quindi, le nostre sollecitazioni a
Provincia e Comuni affinché venga perseguito l’obiettivo di realizzare una integrazione delle attività già esistenti
coordinandole centralmente. A tal fine può essere utile il tavolo Inter -Ambiti che è stato ipotizzato dal nuovo modello
di governance del sistema dei PdZ 2012 - 14
Il reperimento delle risorse
Il patto di stabilità interno dispone annualmente gli obiettivi e le procedure con le quali i comuni devono mantenere il
loro equilibrio di bilancio. Molte delle risorse disponibili per gli investimenti, a causa del patto di stabilità, non possono
essere utilizzate e rimangono congelate nelle casse comunali. Per alleviare questo problema serve una migliore e
razionale politica finanziaria comunale che richiede un continuo monitoraggio.
E' un dato di fatto che, nel corso dell'ultimo anno, la tassazione locale, con l'introduzione anticipata dell'IMU e con il
parziale sblocco delle aliquote IRPEF si è ulteriormente appesantita.
146
L'impegno del sindacato è valso ad attenuare parzialmente l'impatto di tali misure. Positivo è stato il risultato
nell’introduzione di modalità di applicazione progressiva nell'imposizione alle persone fisiche oltre che nella
realizzazione di fasce di esenzione che si avvicinano all'obiettivo dei 15.000 euro. Anche per quanto riguarda l'IMU sono
stati molto incisivi gli interventi volti a impedire che l'abitazione di coloro che sono ospitati nelle RSA fosse considerata
alla stregua della seconda casa.
Il 2013 vedrà l'esordio della Tares che ricomprenderà gli attuali prelievi sui rifiuti (TIA o TARSU), ma oltre a coprire
integralmente la raccolta e smaltimento dei rifiuti, dovrà anche pagare altri servizi comunali “indivisibili” come
l'illuminazione pubblica e la manutenzione delle strade. E' dunque prevedibile un incremento dell'esborso complessivo
che, per una famiglia, si calcola possa aggirarsi tra i 30 e gli 80 €, che si aggiungono ai circa 380 precedenti. Con
apposito regolamento, le Amministrazioni potranno concedere benefici fiscali non solo sulla tassa stessa ma anche in
relazione alla maggiorazione dovuta dai contribuenti sui servizi indivisibili. Tali benefici potranno essere motivati anche
da “ragioni meritevoli di considerazione, anche non collegate alle capacità di produzione dei rifiuti”. Chiederemo
pertanto che per lavoratori e pensionati non vi siano aggravi rispetto alle tariffe degli anni precedenti. Da tenere sotto
controllo anche le scadenze per i versamenti di questo tributo (in un primo momento era prevista una rata già dal mese
di gennaio).
Ma non basta: a modificare il panorama provvederanno alcuni interventi ancora in via di perfezionamento come il fatto
che l'IMU, perdendo il carattere “emergenziale”, diventerà il pilastro portante della tassazione locale.
Appare quindi necessario valutare l’applicazione di alcune differenziazioni delle aliquote IMU in ragione di variabili
quali:
� la classificazione catastale (applicazione di maggiorazioni per alcune categorie catastali–abitazioni signorili A/1,villle A/8 etc. .e diminuzione per altre (abitazioni di tipo popolare A/4 o ultrapopolare A/5 );
� l’assimilazione a prima casa degli alloggi inutilizzati degli anziani e disabili ricoverati in strutture di assistenza; � gli scaglioni di reddito; � particolari condizioni legate al nucleo familiare (disabili, invalidi civili, disoccupati/cassaintegrati etc).
L’agevolazione per alcune condizioni potrà essere compensata da una maggiorazione di aliquota per chi possiede altri
immobili oltre la prima casa.
Appare quindi necessario che nel rapporto con i comuni si cerchi di costruire una visione globale dei vari tributi,
salvaguardando quanto finora sostenuto sulla necessità di introdurre una progressività nell’applicazione della
addizionale IRPEF comunale, partendo da una soglia di esenzione. Come negli scorsi anni ,si propone che si attesti
almeno a 15.000 euro.
Rimane indispensabile estendere l'applicazione dell'Isee che è strumento essenziale per la compartecipazione alla spesa
e per l'equità. Ciò a maggior ragione qualora diventasse operativa la nuova versione attualmente in discussione. Non
va dimenticato, fra l'altro, che il Comune capoluogo è coinvolto nella sperimentazione del Fattore Famiglia Lombardo,
su cui deve essere mantenuto un alto livello di attenzione e vigilanza.
Rimane ovviamente fermo tutto quanto sin qui proposto in merito alla lotta all'evasione fiscale e alla necessità che si
costruisca un Patto Territoriale contro l’evasione fiscale e contributiva, calibrando strategie di controllo condivise in
funzione delle diverse specificità dei singoli Comuni, partendo dalla creazione e condivisione di banche dati ad hoc.
Le risorse recuperate debbono essere destinate in via prioritaria alla spesa sociale.
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Gruppo Unitario Territoriale
Report contrattazione territoriale 2013
COMUNI
Comuni dove si
paga l'IMU
(> 4.00)
VARIAZIONE ADD. Comun. Irpef
Somme
recup x
contrasto
evas. Fisc.
DATA
INCONTRO Note
Agrate Brianza INVARIATA 18-apr Verbale d'incontro
Aicurzio INVARIATA
Albiate 5,20 INVARIATA
Arcore da progressiva a aliquota unica
0,8%
Barlassina INVARIATA
Bellusco scaglione da 15.000 a 28.000
aliquota da 0,4 a 0,5
Bernareggio scaglione da 55.000 a 75.000
aliquota da 0,6 a 0,7 28-lug Protoc. Intesa
Besana in Brianza aliquota unica da 0,5 a 0,7
Biassono 4,60 da progressiva a aliquota unica
0,8%
Bovisio Masciago N.P.
Briosco 4,75 da progressiva a aliquota unica
0,8%
Brugherio 5,50 INVARIATA €50 24-apr Protoc. Intesa
Burago di Molgora 4,80 INVARIATA
Busnago INVARIATA
Camparada INVARIATA
Caponago INVARIATA
Carate Brianza INVARIATA
Carnate 4,80 INVARIATA 13-feb Verbale d'incontro
Cavenago Brianza 4,50 INVARIATA €300
Ceriano Laghetto INVARIATA
Cesano Maderno 5,30 INVARIATA
Cogliate aliquota unica da 0,4 a 0,6
Concorezzo INVARIATA €32.745 08-feb Verbale d'incontro
Cornate d'Adda INVARIATA 28-mar Verbale d'incontro
Correzzana 4,50 aliquota unica da 0,55 a 0,75
Desio INVARIATA 22-feb Verbale d'incontro
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COMUNI
Comuni dove si
paga l'IMU
(> 4.00)
VARIAZIONE ADD. Comun. Irpef
Somme
recup x
contrasto
evas. Fisc.
DATA
INCONTRO Note
Giussano 6,00 aliquota unica da 0,2 a 0,33 24-giu Protoc. Intesa
Lazzate 5,00 INVARIATA
Lentate sul Seveso INVARIATA 25-lug Verbale d'incontro
Lesmo INVARIATA
Limbiate 4,50
da aliquota unica 0,6% x tutti a progressiva da 0,55 a 0,8%
Lissone INVARIATA 25-giu Protoc. Intesa
Macherio 4,80 aliquota unica da 0,1 a 0,2 €1.376
Meda aliquote progressive aument.
tutte dello 0,05% 09-set Protoc. Intesa
Mezzago 5,00 INVARIATA
Misinto INVARIATA
Monza INVARIATA €52.598 03-lug Protoc. Intesa
Muggio' INVARIATA 28-gen Verbale d'incontro
Nova Milanese da progressiva a aliquota unica
0,75% 25-set Verbale d'incontro
Ornago aliq.unica 0,4 a progressiva da
0,4 a 0,75 10-lug Verbale d'incontro
Renate 5,00 INVARIATA
Roncello INVARIATA
Ronco Briantino aliquota unica da 0,4 a 0,5
Seregno aliquota unica da 0,6 a 0,8
Seveso 5,00 aliq. unica da 0,64 a 0,8 soglia
inv. 06-set Protoc. Intesa
Sovico 4,50 da aliquota unica a progressiva 13-giu Verbale d'incontro
Sulbiate aliquota unica da 0,3 a 0,45 02-lug Verbale d'incontro
Triuggio 5,70 INVARIATA 09-set Protoc. Intesa
Usmate Velate INVARIATA 03-ago Protoc. Intesa
Varedo INVARIATA
Vedano al Lambro 4,80 aliq.unica 0,55 a progressiva da
0,5 a 0,8
Veduggio con Colzano 5,50 INVARIATA
Verano Brianza 5,30 aliq.unica 0,2 a progressiva da
0,42 a 0,8 02-lug Protoc. Intesa
Villasanta INVARIATA
Vimercate 5,00 INVARIATA 07-mar Verbale d'incontro
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Alcune idee guida per il 2014.
In relazione all’indeterminatezza della Provincia e di fronte al superamento della stessa, si è aperto un ragionamento
di interlocuzione sovra comunale mettendo in comune tematiche di politica sociale da affrontare in un ambito di
coordinamento tra più comuni a tale proposito è stata inviata una lettera unitaria ai sindaci con alcune proposte.
Estratto dalla lettera inviata ai sindaci.
……Riteniamo, sia venuto il momento, anche considerati i tempi che stiamo attraversando, di mettere meglio a fuoco,
sulla base delle esperienze maturate, quanto fin qui realizzato. Ci siamo posti, in particolare, alcune domande che, ci
sembra, meritino una riflessione per comprendere se vi siano le condizioni per tracciare delle linee comuni di azione.
Proviamo qui a sintetizzarle:
• Di fronte all'imperversare della crisi, le amministrazioni hanno posto in atto una notevole gamma di misure per rispondere alle situazioni di bisogno più urgenti. Non sarebbe possibile fare tesoro delle esperienze più positive per una maggiore efficacia di intervento?
• Anche per quanto riguarda la lotta all'evasione fiscale abbiamo assistito a comportamenti molto diversificati. Riteniamo che questo tema, sul nostro territorio, abbia bisogno di essere affrontato con maggiore decisione di quanto si sia fatto finora.
• Le politiche dell'abitare stanno diventando sempre più una emergenza ed affrontarle comune per comune rischia di essere insufficiente. Potrebbe essere necessario un più ampio raggio di intervento.
Da ultimo, ma non per importanza, c'è la questione del rapporto col terzo settore. Noi abbiamo sempre ritenuto che
un più ampio coinvolgimento dell'associazionismo e del volontariato sociale sia un valore. Abbiamo cercato di
rappresentare tale assunto con una proposta di "patto" che è stata recepita in tutti i piani di zona. Crediamo sia venuto
il momento di concretizzare le proposte in esso contenute.
Come si vede da questi brevi cenni, la nostra proposta vorrebbe mettere in campo un tentativo di maggiore
coordinamento in una fase in cui la Provincia sembra perdere prospettive per la sua esistenza……
150
Patto per il welfare territoriale tra
CGIL CISL UIL Monza e Brianza
e
Forum Terzo Settore Monza e Brianza
e
gli Enti Locali sottoscrittori (Comuni, Provincia MB, ASL MB)
Visto:
� Il dispositivo della Regione Lombardia "Linee guida per la semplificazione amministrativa e la valorizzazione degli enti del terzo settore nell'ambito dei servizi alla persona e alla comunità" (DGR n. 1353 del 25/02/2011)
� Il Decreto Dirigenziale RL n. 12884, del 3/1/2012, recante "indicazioni in ordine alla procedura di co-progettazione fra comune e soggetti del terzo settore per attivita' e interventi innovativi e sperimentali nel settore dei servizi sociali".
� Il documento "Analisi e valutazione dei mutamenti del welfare locale" stilato nel Novembre 2011 dalle OO.SS. e dal Forum del Terzo Settore della Brianza, che hanno sentito l'esigenza di confrontarsi sui mutamenti del welfare locale originati da spinte normative nazionali e regionali che hanno definito i nuovi capisaldi del sistema di protezione sociale;
Preso atto:
� delle minori risorse destinate agli enti locali gestori dei servizi e dell'aumento dei trasferimenti diretti all'utenza da parte delle pubbliche amministrazioni;
� che la crisi economica in atto, non solo produce un aumento della domanda di aiuto e di sostegno, ma colpisce il sistema di protezione sociale impoverendolo di risorse, con rischi di chiusura di parte dei servizi e trasferimento dei suoi costi sul Terzo Settore e sull'utenza
Considerato:
� che si avvertono segnali di chiusura dei progetti/interventi finanziariamente legati ai Fondi nazionali e regionali;
� che i primi segnali di trasferimento dei costi della crisi verso la cooperazione sociale sono già evidenti con il ricorso agli ammortizzatori sociali da parte di quest'ultima;
� che i rapporti di lavoro nelle realtà cosiddette "spurie" di cooperazione sociale sono sottopagati e precari e perciò generano una cattiva competizione e comportamenti illegali sotto il profilo dei diritti contrattuali, inficiando cosi il rapporto tra Enti Locàli e Terzo Settore;
� che vi sono segnali di risposte inadeguate alla crescente domanda di aiuto, da parte di servizi pubblici e privati si ritiene strategico
1. provare, pur nelle difficoltà evidenziate, ad affrontare la crisi anche come un'opportunità, verso un sistema migliore di welfare, anche con una revisione e riorganizzazione della spesa pubblica e con un impegno comune alla innovazione nelle prestazioni e nei servizi;
2. promuovere l'Interesse pubblico a tutela dei diritti universali, attraverso la collaborazione tra i settori del pubblico e del privato sociale;
3. favorire 11 Tifando economico e produttivo del territorio, investendo nel sistema sociale.
Occorre quindi definire tra le parti il presente Patto per il Welfare Territoriale, finalizzato ai seguenti obblettivi:
� potenziare la PROGRAMMAZIONE PARTECIPATA, investendo nel miglioramento della rappresentanza per gli Enti del Terzo Settore e dei Sindacati, nel quadro dì una SUSSIDIARIETA' e di una convergente funzione pubblica che si è cercato di realizzare In questi anni nei diversi ambiti: sanitario, socio-sanitario, socio-assistenziale, educativo, formativo, del mercato del lavoro;
� valorizzare l'apporto del VOLONTARIATO, nelle sue diverse articolazioni, quale attore complementare nel sistema di protezione sociale;
� promuovere BENESSERE NELLA COMUNITA, favorendo legami solidali tra le persone, rapporti di vicinato, di prossimità e di scambio, per ravvivare una matrice solidale verso le condizioni di fragilità sociale e bisogno, tipiche dell'area urbana e metropolitana;
151
� investire sulle NUOVE SOGGETTIVITA con interventi, azioni e progetti indirizzati a famiglie, giovani, migranti, soggetti deboli;
� innovare PRATICHE E MODELLI di intervento e di lavoro nel sociale.
Considerato e riconosciuto quanto riportato nelle premesse richiamate, le parti
CONCORDANO
quanto segue:
1. procedure di affidamento al Terzo Settore che escludano gare al massimo ribasso, ma al contrario che tutelino la qualità dei servizi affidati e i diritti dei lavoratori nel rispetto dei Contratti Nazionali di Lavoro, sottoscritti dai sindacati maggiormente rappresentativi;
2. impegno ad attenersi ai rispettivi termini di pagamento concordati; 3. il mantenimento dei livelli di assistenza fino ad ora assicurati, con risorse economiche sufficienti; 4. gestione pubblica dei servizi nell'area delle alte fragilità e dei servizi di base (Segretariato Sodale e
Professionale, Tutele); il concorso e l'apporto del Terzo Settore, sia attuato precisando le deleghe e le rispettive responsabilità, attraverso il riconoscimento delle competenze tecnico-gestionali apportate;
5. investimento nella sperimentazione/innovazione nell'ambito dei servizi alla persona, senza le quali il welfare non si rinnova;
6. l'individuazione condivisa e partecipata dei Livelli Essenziali di Assistenza su scala territoriale; 7. impegno comune nell'individuazione di risorse aggiuntive, finalizzate a innovazioni, sperimentazioni e ricerca
nel sistema di protezione sociale e di elaborazione di adeguate politiche sociali; 8. impegno comune alla cura della crescita professionale dei lavoratori e della motivazione a! lavoro sociale, a
sostegno della qualità del lavoro e della sua sicurezza; 9. disponibilità a sviluppare relazioni e azioni di rete all'interno della comunità locale per la crescita di una cultura
solidale e per il miglioramento della qualità della vita e dei percorsi di accesso al welfare; 10. apporto al sistema di protezione sociale attraverso la messa a disposizione gratuita di servizi e tutele.
Piano di Zona 2012-2014 dell'Ambito Territoriale di Desio
Si tratta, tuttavia, di un percorso che va continuamente implementato e monitorato: le alleanze ed i gruppi di lavoro
devono essere sempre più dinamici e flessibili, i network vanno continuamente rivalutati ed adattati agli obiettivi.
Anche tale obiettivo è coerente con le indicazioni regionali che auspicano che l'ufficio di piano diventi "imprenditore di
rete".
7.2 .11 Patto territoriale per il welfare
A seguito di quanto detto sopra ed a partire dalle analisi delle risultanze della ricerca effettuata dal Forum del Terzo Settore, questo organismo con le organizzazioni sindacali ha proposto alle Pubbliche Amministrazioni del Territorio di Monza e Brianza un "Patto per il welfare territoriale" nel quale, in 10 punti sintetici, si sono declinati i "desiderata" che il Terzo Settore e le organizzazioni sindacali esplicitavano alle Pubbliche Amministrazioni per il rilancio di una partecipazione condivisa.
Questo sforzo può essere valorizzato nell'ottica di migliorare le alleanze, strategiche per il settore sociale, tra Terzo
Settore e Comuni.
I 10 punti che caratterizzano e sintetizzano il patto sono i seguenti:
152
1) procedure di affidamento al Terzo Settore che escludano gare al massimo ribasso, ma al contrario che tutelino la qualità dei servizi affidati e i diritti dei lavoratori nel rispetto dei Contratti Nazionali di Lavoro, sottoscritti dai sindacati maggiormente rappresentativi;
2) impegno ad attenersi ai rispettivi termini di pagamento concordati (intesi Pubblica Amministrazione verso Terzo Settore e Terzo Settore verso propri dipendenti). Il Tavolo di Sistema (quale strumento operativo del Tavolo di consultazione) potrà svolgere azione di osservatorio sulle tematiche dei punti 1 e 2 nel prossimo triennio.
3) il mantenimento dei livelli di assistenza fino ad ora assicurati, con risorse economiche sufficienti; Come visto nell'analisi di contesto è indubbio che i Comuni si trovino in una situazione di riduzione di risorse a disposizione. Pur con questa avvertenza, potranno essere intraprese azioni per verificare l'appropriatezza delle spese rispetto ai bisogni rilevati e all'individuazione di strumenti per mantenere una base adeguata dell'utenza servita.
4) gestione pubblica dei servizi nell'area delle alte fragilità e dei servizi di base (Segretariato Sociale e Professionale, Tutele); il concorso e l'apporto del Terzo Settore siano attuati precisando le deleghe e le
rispettive responsabilità, attraverso il riconoscimento delle competenze tecnico-gesti on ali apportate. Anche in questo aspetto si ribadisce il ruolo di monitoraggio che potrà essere svolto dal Tavolo di Sistema.
5) investimento nella sperimentazione/innovazione nell'ambito dei servizi alla persona, senza le quali il welfare non si rinnova. L'Ufficio di Piano è stato specificamente investito dalla Regione affinché operi in questa direzione. Occorre anche ricordare che i finanziamenti nei prossimi anni sembrano concentrarsi su quei territori che più degli altri sapranno produrre sperimentazioni ed innovazioni nel welfare locale;
6) l'individuazione condivisa e partecipata dei Livelli Essenziali di Assistenza su scala territoriale; L'individuazione dei Livelli sociali di Ambito garantiti nel 2012 (sul modello dei Liveas nazionali) potrà essere un buon punto di partenza per questo complesso lavoro.
7) impegno comune nell'individuazione di risorse aggiuntive, finalizzate a innovazioni, sperimentazioni e
ricerca nel sistema di protezione sociale e di elaborazione di adeguate politiche sociali; E' interesse condiviso quello di cercare di percorrere tutte le altre possibili soluzioni che possano essere condivise e che possano essere ideate nei prossimi anni;
8) impegno comune alla cura della crescita professionale dei lavoratori e della motivazione al lavoro sociale, a sostegno della qualità del lavoro e della sua sicurezza;
9) disponibilità a sviluppare relazioni e azioni di rete all'interno della comunità locale per la crescita di una cultura solidale e per il miglioramento della qualità della vita e dei percorsi dí accesso al welfare; Si ritiene importante continuare ad interrogarsi sui modi migliori per conseguire questo risultato,
10) apporto al sistema di protezione sociale attraverso la messa a disposizione gratuita di servizi e tutele.
Gli Ambiti territoriali, condividendo le finalità generali del Patto, declineranno le modalità di collaborazione e di
partecipazione degli organismi del terzo settore e delle organizzazioni sindacali.
7.3 Le "Linee guida per la semplificazione amministrativa e la valorizzazione degli Enti del III settore nell'ambito dei
servizi alla persona ed alla comunità" (DGR 1353 del 25.2.2011)
La Regione Lombardia, all'interno del percorso già iniziato con la Legge 328/00 in Italia e con alcuni accordi che
riconoscono la specificità del lavoro in campo sociale a livello Europeo, ha elaborato la DGR di cui all'oggetto per
delineare alcune buone prassi di collaborazione tra settore pubblico e privato sociale che servano per declinare in
concreto le potenzialità insite al principio di sussidiarietà orizzontale e alla costituzione delle reti territoriali.
Le Linee Guida dopo aver collocato all'interno del contesto normativo comunitario, nazionale e regionale il proprio
apporto entrano nel merito delle possibili modalità di rapporto nei rapporti di collaborazione tra pubblica
Amministrazione e Terzo Settore sottraendolo, in alcuni aspetti, dalla rigida osservanza del codice dei contratti.
In particolare, rispetto alle modalità di esercizio dei rapporti di collaborazione tra Pubblica Amministrazione e Terzo
Settore vengono ipotizzate strade percorribili relative a:
− le procedure di selezione pubblica; − le procedure di accreditamento;
153
− le procedure per addivenire a convenzioni o ad accordi procedimentali; − le procedure per attivare specifiche attività di collaborazione all'interno dei Piani di Zona.
A seguito della DGR sono stati emanati singoli atti attuativi:
� Decreto 6459 del 13.7.2011 "Indirizzi in materia di affidamento e convenzioni tra Enti Pubblici e Cooperative Sociali in attuazione della DGR 1353"
� Decreto 5591 del 20.6.2011 "Determinazioni in ordine agli schemi di convenzione tra Pubblica Amministrazione e soggetti del III settore in attuazione della DGR 1353"
E' anche stato creato un organismo tecnico di monitoraggio e valutazione delle collaborazioni a livello regionale per
monitorare l'applicazione delle linee guida.
Nei mesi scorsi gli Uffici di Piano, l'ASL ed il Terzo Settore hanno promosso dei seminari per diffondere le indicazioni
della Regione.
Gli Ambiti stanno iniziando a sperimentarsi nell'utilizzo di quanto proposto in materia di co-progettazione.
7.4 L'implementazione di strumenti organizzativi per favorire la partecipazione alla realizzazione degli obiettivi
programmati
Un sistema di programmazione e realizzazione di azioni e interventi in forma partecipata e condivisa tra una pluralità di soggetti, per raggiungere risultati significativi, presuppone l'implementazione di strumenti organizzativi che, in una fase manna del processo, non possono essere lasciati alla spontaneità e all'improvvisazione.
Contenuti contrattazione sociale territoriale (fonte data base Spi)
14
2
8
3
18
1
38
9
Contenuto accordi per GRUPPI
Contributi economici-
Agevolazioni tariffarrie
Servizi Domiciliari Servizi Assistenzali
Territoriali
Servizi
residenziali
Relazioni Sindacali Programmazione Fiscalità locale Misure anticrisi
154
Contributo affitto Interventi contro la
povertà estrema
Tarsu ISEE
5
3
1
5
1 Contributi economici-Agevolazioni tariffarie
0 0 0
2
0 0
2 Servizi domiciliari
Altri servizi
assistenziali
territoriali-Sportello
lavoro-Servizi
funerari-Carta
d'argento-Cae acc.a
donne maltrattate-
Immigrati
Centro diurno
integrato
Politiche giovanili:
nidi e scuole
Trasporto individuale
1 1
4
2
3 Servizi assistenziali territoriali
155
0 0
2
0 0
1
5 Servizi residenziali
Osservatorio- Consulta-Analisi dei bisogni-Prevenzione-626-…
Piano di zona territoriale
Piano di zona unione comunali
Piano socio assistenziale comunale-Leggi di settore-Politiche…
Sostegno associazionismo-Volontariato-Servizio civile-…
0
1
0
0
0
8 Programmazione
7
8
9
7
7
10 Fiscalità locale
Addizionale Irpef
IMU
Patti antievasione
Soglia esenzione
addizionali
Tarsu
156
Relazioni Sindacali Tariffe Misure anticrisi
18
0
9
7 Relazioni sindacali- 11 Tariffe- 12 Misure anticrisi
157
158
CDLT di Pavia
La provincia di Pavia è composta per circa 87% di comuni con meno di 5.000 abitanti (166 su 190); inoltre quasi il 44%
di questi hanno meno di 1.000 abitanti (83). Risiedono nei 166 comuni il 40% del totale della popolazione della
provincia (217.069).
N° Comuni %
83
43,7
67
35,3
168,4
1910,0
2 1,13 1,6
190
100
Numero e percentuale comuni per dimensione
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
44.149 112.451
60.469
127.497
27.174
167.829
539.569
Abitanti per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
8,2
20,8
11,2
23,6
5,0
31,1
Percentuale abitanti per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
159
N° Comuni %
14
45,2
6
19,4
9
29,0
1 3,21 3,2
31
100
Numero e percentuale comuni con accordo per dimensione
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
27.08222.825
63.225
11.679
68.313
193.124
Abitanti con accordo per dimensione comuni
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a
20.000Oltre 20.000
Totale
14,0
11,8
32,76,0
35,4
Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a
20.000Oltre 20.000
160
Appunti emersi nell’incontro
Le linee guide per la contrattazione sociale territoriale vengono definite ogni anno attraverso un percorso di confronto
tra la confederazione, lo Spi e le categorie territoriali, successivamente le linee vengono portate al confronto unitario
con Cisl e Uil comprensoriali, per la definitiva stesura.
A tutti i comuni viene richiesto un incontro per aprire un tavolo di confronto.
Agli incontri di norma partecipa sia la confederazione che lo Spi, comunque chiunque partecipa rappresenta la Cgil
comprensoriale.
Il comprensorio di Pavia è suddiviso in tre zone:
1. Pavese: 2. Lomellina - Vigevano 3. Oltrepò- Voghera
Nella zona pavese sono presenti i comuni più grandi, ed esprimono maggior sensibilità sulle questioni sociali, come il
comune di Pavia in cui si sono fatti accordi in tema di esenzione dalle imposte per chi guadagna meno di 16.000 euro
anno; accordi in merito alla partecipazione dei comuni contro l’evasione fiscale e relativi contributi a favore dei
comuni; si sono aperti tavoli specifici sulla crisi, in particolare per quanto riguarda il lavoro.
Nella zona della Lomellina e Oltrepò non si sono sottoscritti accordi per indisponibilità dei Comuni: indisponibilità
motivata, in parte con ragione ma a volte strumentale, con le difficoltà recepimento delle risorse: Inoltre, in questa
zona continuano a perseguire politiche discriminatorie nei confronti dei cittadini stranieri extracomunitari.
Nel 2013 si sono sottoscritti più accordi con i comuni rispetto al 2012 grazie soprattutto alla capacità e costanza dello
Spi di intervenire e incalzare tutti i comuni indicando, al proprio quadro attivo, la priorità verso la contrattazione
sociale.
Lo Spi ha sperimentato nella contrattazione interventi in materie nuove come quelle della regolarizzazione delle
badanti anche se ad oggi non si vedono significativi risultati sul fronte delle regolarizzazioni.
Si segnala una persistente difficoltà ad aprire confronti con la provincia di Pavia per una forte carenza nella giunta
provinciale di una cultura del confronto con le OOSS, anche se ultimamente con la stessa si è firmato un accordo sulla
vendemmia con l’obbiettivo di contrastare il lavoro nero e irregolare nell’utilizzo della manodopera. Purtroppo le
associazioni imprenditoriali non hanno applicato l’accordo ed i risultati nel contrasto al lavoro nero e irregolare è stato
pessimo.
Con quasi tutti i comuni si è aperto un tavolo in tema di lavoro e appalti, per provare a sensibilizzarli e di conseguenza
favorire interventi di rilancio dell’occupazione.
Abbiamo incontrato forte difficoltà nella contrattazione con ASL e Distretti.
Non abbiamo fatto accordi su piani di zona ma solo incontri formali senza alcuna disponibilità a sottoscrivere intese, a
differenza del triennio precedente quando avevamo stipulato diversi accordi. Non siamo ancora riusciti ad aprire tavoli
di confronto sull’applicazione dei 3 accordi regionali appena sottoscritti sulle risorse per fondo Famiglia, fondo non
autosufficienza, fondo politiche sociali che sono stati decentrati ai comuni e alle Asl. La responsabilità è anche
31
193.124
35,79 16,32
Totale accordi e abitanti + percentuale abitanti e comuni
Accordi
Cittadini
% Cittadini
% Comuni
161
riconducibile alla mancata apertura di questi tavoli di confronto di fronte all’azione della Cisl che sembra avere una
corsia preferenziali con le istituzioni preposte.
Abbiamo forti difficoltà ad avere un confronto con il Polo Sanitario di Pavia, polo di eccellenza come numero di addetti
tra i più alti nelle imprese della provincia Pavese.
Nel 2011 è stata fatta una analisi sulla contrattazione sociale nella nostra provincia a cura dell’università di Milano e
dell’Ires.
In conseguenza dei risultati della ricerca abbiamo tra l’altro indicato i limiti che la contrattazione con i singoli comuni
stava incontrando e abbiamo proposte idee nuove di sperimentazione di tavoli integrati di contrattazione sociale con
le unione comuni, le risposte avuto fino ad oggi sono state deboli e scarse.
Estratto dal documento conclusivo unitario dei pensionati sulla ricerca del 2011 elaborata dall’università degli
studi di Milano
Una provincia di 190 Comuni e suddivisa in tre macro aree strutturalmente diverse: Il Pavese, la Lomellina e l’Oltrepò.
La disaggregazione, nella popolazione, la vede composta da: tre Comuni da 40.000 a 70.000 abitanti; cinque Comuni
da 10.000 a 20.000 abitanti; trentadue Comuni da 3.000 a 10.000 abitanti; 66 Comuni da 1.000 a 3.000 abitanti; 84
Comuni sotto i 1.000 abitanti.
La popolazione anziana rappresenta il 30% della popolazione totale e la percentuale è superiore rispetto alle altre
province della nostra Regione. Nei comuni ove in questi anni si è svolta la negoziazione, la popolazione anziana
rappresenta il 60% del totale della Provincia di Pavia.
Già questo dato, di per sé, dimostra l’importanza e l’efficacia dell’attività svolta e, pur non nascondendo la criticità per
quanto riguarda il risultato quantitativo dei Comuni con i quali si è negoziato, riteniamo che la scelta fatta nel 1999
debba assolutamente continuare con modalità e scelte in alcuni casi diverse dal passato.
L’analisi evidenza che le tematiche affrontate, frutto di accordi e che per necessità di sintesi abbiamo inserito in dieci
gruppi (relazioni sindacali, contributi economici, agevolazioni tariffarie, fiscalità locale, servizi domiciliari, servizi
assistenziali sul territorio, cultura e tempo libero, sicurezza, programmazione, diritti e informazione) hanno contribuito
al miglioramento delle condizioni sociali e al miglioramento del potere d’acquisto di pensioni e retribuzioni.
Abbiamo voluto confrontare questi risultati con le Amministrazioni Locali e le Istituzioni della nostra Provincia per
cercare di ragionare e proporre soluzioni innovative per il futuro in un contesto legislativo in movimento (ad esempio
tutta la partita del federalismo municipale) e ad una ulteriore decisione già presa a livello governativo, circa la pesante
riduzione dei trasferimenti di risorse agli Enti locali. Vicenda che dovremo affrontare subito a partire dal prossimo
anno.
Pertanto riteniamo che:
• il nostro impegno nella negoziazione, assieme alle Confederazioni, deve assolutamente continuare,
indipendentemente dagli assetti della politica locale, nella convinzione che si debba estendere ad un maggior
numero di Comuni per una maggiore estensione dei benefici;
• la negoziazione deve assumere caratteristiche innovative supportata, se necessario anche da momenti
sindacali di rivendicazione del confronto;
162
• pur ribadendo la necessità e l’importanza del confronto con il singolo Comune, si dovrà, per alcune tematiche,
indicare la strategia con la quale avere la possibilità di ottenere migliori risultati negoziali. Inoltre dove i
Comuni affrontino in forma consortile, di unione, di ambito, concordare risposte adeguate soprattutto per
quanto riguarda, ad esempio la partita in senso generale dei servizi ai cittadini e quella fiscale;
• la necessita di un rinnovato ruolo della Amministrazione Provinciale, dal nostro punto di vista, si dovrà
concretizzare in un non più rinviabile confronto sulle materie di sua competenza quali: la scuola, il trasporto,
la politica abitativa e, per quanto ci riguarda, una particolare attenzione alla popolazione anziana. La
necessita che la Provincia stessa, assuma un ruolo di coordinamento e di indirizzo su materie per la soluzione
di problematiche di interesse comune, indipendentemente dal luogo di residenza delle persone e delle famiglie
della nostra Provincia. Per far questo occorre costruire una rete provinciale dialogante; un luogo nel quale
tutti i soggetti interessati a partire dalla Provincia stessa, ai Comuni, alla Comunità Montana, all’ASL, ai
Distretti, agli Ambiti, alle Organizzazione Sindacali, possano attingere informazioni per la conoscenza
dell’intero territorio;
• la necessità di definire un progetto condiviso di “Welfare sociale provinciale” per costruire una risposta
omogenea per l’intera popolazione provinciale;
• infine, momenti di confronto come questi vanno ripetuti, tentando di calendarizzare incontri sistematici nei
quali si approfondiscano e si possano decidere assieme aggiustamenti ed eventuali modifiche tese ad
attualizzare, nell’interesse del risultato, una politica negoziale sempre più rispondente ai bisogni di chi
rappresentiamo, fermo restando la piena e reciproca autonomia dei ruoli.
Il rapporto di collaborazione tra confederazione e Spi è positivo ma per rafforzare l’azione della contrattazione nel
nostro comprensorio abbiamo anche bisogno di avere strumenti che rafforzino la nostra capacità di analizzare i bilanci
dei comuni e dati di conoscenza dettagliati dei singoli comuni (es parametri irpef, isee dei cittadini dei comuni etc.).
Avere una nostra banca dati per ogni singolo comune costantemente aggiornata, potrebbe essere un fattore decisivo
all’azione negoziale, come territorio non abbiamo competenze e risorse per poterlo fare.
Chiediamo di valutare a livello regionale la possibilità di costruire tale strumentazione, insieme al supporto formativo
necessario per chi si occupa di contrattazione.
163
Contenuti contrattazione sociale territoriale (fonte data base Spi)
95
32
52
12 12
2
2933
1
85
17 19
Contenuto accordi per GRUPPI
Contributi economici-
Agevolazioni tariffarie
Servizi Domiciliari
Servizi assistenzali
territoriali
Servizi ricreativi culturali-Tempo Libero
Servizi
residenziali
Sicurezza
Relazioni Sindacali Programmazione
Diritti e informazione dei cittadini Fiscalità locale
Tariffe Misure anticrisi
1
28
2
96
12
3 3
25
1 Contributi economici-Agevolazioni tariffarie
Pasti a
domicilio
Sad Telesoccorso
1019
3
2 Servizi domiciliari
164
3 3
75
20
2
12
3 Servizi assistenziali territoriali
3
1
4
4
4 Servizi ricreativi culturali-Tempo libero
Centro diurno-Sociale
Cultura-Università della
terza età
Cure termali- Soggiorni
climatici
Tempo libero- Attività
motorie-Orti
1
7
4
5 Servizi residenziali
Investimenti per
servizi
Minialloggi-
Residenze anziani-
RedidenzeRSA
165
Barriere architettoniche Vigili di quartiere-Sicurezza
stradale-Consorzi fra comuni
0
2
6 Sicurezza
16
5
1
11
8 Programmazione
Osservatorio- Consulta-Analisi dei
bisogni-Prevenzione-626-Formazione
badanti
Piano di zona territoriale
Piano socio assistenziale comunale-
Leggi di settore-Politiche giovanili-
Incidenza spesa sociale sul bilancio
Sostegno associazionismo-
Volontariato-Servizio civile-
lavoratori in mobilità
Carta dei servizi Informazione ai
cittadini
0
1
9 Diritti e informazione dei cittadini
166
25
205
20
15
10 Fiscalità locale
Addizionale Irpef
IMU
Patti antievasione
Soglia esenzione addizionali
Tarsu
Relazioni Sindacali Tariffe Misure anticrisi
29
17
19
7 Relazioni sindacali- 11 Tariffe- 12 Misure anticrisi
167
168
CDLT di Sondrio
Territorio caratterizzato dalla presenza di piccoli comuni, 59 su 78 (circa il 76%) hanno meno di 3.000 abitanti; in questo
contesto si colloca circa il 38% della popolazione. Un solo comune ha più di 20.000 abitanti, il capoluogo Sondrio.
N° Comuni%
3038,5
2937,2
13 16,7
45,11
1,31
1,3
78
100
Numero e percentuale comuni per dimensione
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
15.099
54.160
50.471
27.853
11.982
21.536
181.101
Abitanti per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
8,3
29,9
27,9
15,4
6,6
11,9
Percentuale abitanti per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
169
4
30,8
5
38,5
1
7,71
7,71
7,71
7,7
13
100Comuni con accordo in numero e percentuale per dimensione
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
1.562
9.231
4.042
7.342
11.982
21.536
55.695
Abitanti con accordo per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
2,8
16,6
7,3
13,2
21,5
38,7
Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
170
Appunti emersi nell’incontro
Mettere a sistema il lavoro svolto dai vari territori sulla contrattazione sociale e territoriale è molto importante serve
a valorizzare le buone pratiche e a far conoscere a tutta la Cgil, oltre che agli addetti ai lavori, l’azione sindacale e
sociale che si realizza, facendo emergere quegli accordi qualificanti che implementano e sviluppano il sistema dei
servizi di welfare territoriale.
Nel nostro comprensorio il traino rispetto alla contrattazione sociale è dello Spi, all’interno di un azione e ottica di
coinvolgimento confederale.
Le linee d’indirizzo sono definite in armonia con la confederazione; si definisce una piattaforma unitaria CGIL-CISL-UIL
sulla base di proposte unitarie dei sindacati pensionati territoriali. Ai tavoli del confronto con i comuni chiunque vada
rappresenta tutta la Cgil.
L’azione del sindacato pensionati oltre che ad essere frutto di una tradizione storica iniziata, in particolare, dalla
contrattazione con le amministrazioni pubbliche, in merito alle condizioni della persona anziana, alla quale, i seguito,
si è aggiunto un più efficace e strutturato rapporto unitario che ha permesso di allargare il campo di intervento
contrattuale, affrontando il tema delle condizioni sociali di tutta la popolazione più debole ed esposta ai venti della
crisi.
Di fronte agli effetti della crisi e alle negative ricadute sui cittadini, emerge la necessità che la confederazione assuma
la contrattazione sociale nei territori come una nuova priorità e centralità, impegnando tutte le proprie strutture e
non solo lo Spi in quanto, negli accordi sottoscritti con le Amministrazioni pubbliche, la popolazione coinvolta dagli
interventi sociali di sostegno non più solo quella anziana, ma spesso anche lavoratori e lavoratrici.
Gli ultimi accordi fatti sul territorio attengono alle problematiche relative alle Rsa; accordi sottoscritti, tra le
organizzazioni unitarie dei pensionati e le associazioni che in Provincia di Sondrio rappresentano le Case di Riposo.
Con i Comuni si sono riscontrate delle notevoli difficoltà relative alla assoluta incertezza delle risorse disponibili, il
continuo cambio delle normative di riferimento, in particolare per quanto attiene alla definizione dei bilanci: quelli del
2013 sono stai approvati da poco tempo. Tutto ciò produce forti difficoltà dei comuni ad aprire tavoli di confronto ed
assumersi impegni concreti.
Lotta all’evasione fiscale: 22 comuni hanno sottoscritto accordi con l’Agenzia delle Entrate ma ad oggi i risultati sono
pessimi.
Si è svolto a Sondrio un convegno, organizzato da noi, per fare il punto sulla situazione relativa alla lotta all’evasione,
cercando di introdurre miglioramenti nell’azione di contrasto a questo fenomeno, considerando che, secondo dati
dell’Agenzia dell’Entrate la provincia di Sondrio, con quella di Brescia, ha il più alto tasso di evasione fiscale.
Importante è l’azione svolta a livello intercomunale. Si è sottoscritto accordi per la riorganizzazione dei servizi in forma
associata con l’obbiettivo dell’accorpamento tra comuni piccoli; si sono fatti due accordi confederali insieme al
sindacato dei pensionati con i sindaci dell’area della Valchiavenna e per la zona dell’alto Tiranese. Gli accordi
prevedono il mantenimento e lo sviluppo dei servizi, la riduzione del peso della tassazione locale, la valorizzazione e
qualificazione del personale pubblico. Ogni accordo ha coinvolto 5 comuni ma purtroppo non ha avuto risultati positivi
nell’azioni di accorpamento dei comuni
13
44.051
24,32 16,67
Totale accordi e abitanti interessati + percentuale abitanti e comuni
Accordi
Cittadini
% Cittadini
% Comuni
171
Abbiamo inoltrato la richiesta d’incontro con Asl e 5 sindaci capoluogo mandamento su applicazione dei 3 accordi
sottoscritti con la regione sui fondi famiglia, non autosufficienza, politiche sociali, siamo in attesa di riscontri;
Sono stati fatti incontri con i sindaci sui piani di zona e si sono prodotti verbali d'incontri relativi alle risorse derivanti
dagli ultimi accordi fatti con la Regione Lombardia sui fondi, famiglia, non autosufficienza, politiche sociali che sono
stati decentrati a livello locale.
Si è svolto un incontro con comune di Sondrio sulla Tares individuando esenzioni a categorie di cittadini più deboli.
Infine, si aperto un confronto con l’Asl in merito alla campagna “Prevenzione salute, alimentazione salubre e stili di
vita”, investendo nel progetto anche le nostre associazioni di volontariato come l’Auser etc, contribuendo con
proposte concrete a cercare una soluzione al problema della solitudine degli anziani.
Su questi temi entro fino gennaio firmeremo un accordo.
Contenuti contrattazione sociale territoriale (fonte data base Spi)
2
7
2
1312
2
Contenuto accordi per GRUPPI
Contributi e
agevolazioni tariffe
Servizi Assistenzali
Territoriale
Servizi Soc.Sanit.
Residenziali
Relazioni Sindacali Programmazione Fiscalità locale
Contributo affitto Tarsu
1 1
1 Contributi economici-Agevolazioni tariffarie
172
Altri servizi
assistenziali
territoriali-Sportello
lavoro-Servizi
funerari-Carta
d'argento-Cae acc.a
donne maltrattate-
Immigrati
Politiche giovanili:
disagio givanile
Politiche giovanili:
handicap
Presa in carico
soggetti deboli
Trasporto
individuale
1
2
1
2
1
3 Servizi assistenziali territoriali
Investimenti per
servizi
RSA
1 1
5 Servizi residenziali
Osservatorio- Consulta-Analisi dei bisogni-
Prevenzione-626-Formazione badanti
Piano di zona territoriale Sostegno associazionismo-Volontariato-
Servizio civile- lavoratori in mobilità
1
10
1
8 Programmazione
173
Patti antievasione Tarsu
1 1
10 Fiscalità locale
Relazioni Sindacali Tariffe Misure anticrisi
13
0 0
7 Relazioni sindacali- 11 Tariffe- 12 Misure anticrisi
174
CDLT Varese
E’ uno dei territori con più di 100 comuni, distribuito in maniera abbastanza omogenea (in comparazione
con gli altri comprensori) per tutte le classi dimensionali: da 1.000 a 3.000 abitanti sono 64 pari al 45,4%
(interessano 88.008 abitanti, circa il 10%); da 3.001 a 10.000 sono 56 pari al 39,8% (per 301.656 abitanti,
circa il 35% ); oltre 10.000 sono 21 pari al 14,8% (487.296 abitanti, circa il 55%).
N° Comuni %
2316,3
4129,128
19,928
19,916 11,35 3,5
141
100
Numero e percentuale comuni per dimensione
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
13.506 74.502
111.146
190.510
216.972
270.324
876.960
Abitanti per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
175
1,5
8,5
12,7
21,7
24,7
30,8
Percentuale abitanti per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
N° Comuni %
37,5
17
42,5
6
15,0
6
15,0
7
17,5
1 2,5
40
100
Comuni con accordo in numero e percentuale per dimensione
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
1.770
31.151
23.440
39.096
90.834
38.902
225.193
Abitanti con accordo per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
176
Appunti emersi nell’incontro
La contrattazione sociale e territoriale si è sviluppata su due binari distinti e separati: uno sociale, che si è caratterizzata
con la contrattazione sociale prioritariamente nei confronti dei comuni; l’altra nel rapporto e confronto con gli altri
interlocutori istituzionali e le associazioni imprenditoriali del territorio.
Uno degli obbiettivi futuri è quello di unire questi ambiti d’intervento sindacale in una azione integrata e coordinata
di tutta la CGIL Confederale coinvolgendo, oltre allo SPI alla FP, tutte le altre categorie.
Nel 2013 la contrattazione sociale è stata fatta in 141 comuni del territorio, per 129 i tavoli di confronto e gli accordi
fatti sono stati delegati allo SPI dalla confederazione in rappresentanza di tutta la CGIL.
Nei 12 Comuni più grandi e nella discussione sui piani di zona la contrattazione è stata affrontata congiuntamente da
CDLT e SPI.
0,8
13,8
10,4
17,4
40,3
17,3
Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
40
225.193
25,68 28,37
Totale accordi e abitanti interessati + percentuale abitanti e comuni
Accordi
Cittadini
% Cittadini
% Comuni
177
ELENCO DETTAGLIATO COMUNI
COMUNE Lettere
inviate
Incontri
sollecitati
Incontri
fatti
Protocolli
firmati In data Distretto
Agra 1 1 1 1 07/10/2013 Luino
Albizzate 1 1 Gallarate
Angera 1 1 Sesto Calende
Arcisate 1 1 1 Valceresio
Arsago Seprio 1 1 1 Somma Lombardo
Azzate 1 1 Azzate
Azzio 1 Besozzo
Barasso 1 1 1 Varese
Bardello 1 1 Besozzo
Bedero Valcuvia 1 Luino
Besano 1 1 Valceresio
Besnate 1 1 Gallarate
Besozzo 1 1 1 Besozzo
Biandronno 1 1 Besozzo
Bisuschio 1 1 1 1 26/10/2013 Valceresio
Bodio Lomnago 1 1 1 1 08/05/2013 Varese
Brebbia 1 1 Besozzo
Bregano 1 Besozzo
Brenta 1 1 Besozzo
Brezzo di Bedero 1 1 1 1 10/10/2013 Luino
Brinzio 1 Varese
Brissago Valtravaglia 1 1 1 1 01/10/2013 Luino
Brunello 1 1 Azzate
Brusimpiano 1 1 Valceresio
Buguggiate 1 1 Azzate
Busto Arsizio 1 1 Busto Arsizio
Cadegliano Vicon. 1 1 1 1 12/07/2013 Luino
Cadrezzate 1 Sesto Calende
Cairate 1 1 Gallarate
Cantello 1 1 Valceresio
Caravate 1 1 1 Besozzo
Cardano al Campo 1 1 1 Somma Lombardo
Carnago 1 1 Azzate
Caronno Pertusella 1 1 1 1 04/06/2013 Saronno
Caronno Varesino 1 1 1 1 22/10/2013 Azzate
Casale Litta 1 1 Azzate
Casalzuigno 1 Besozzo
Casciago 1 1 1 1 09/09/2013 Varese
Casorate Sempione 1 1 1 1 16/03/2013 Somma Lombardo
Cassano Magnago 1 1 Gallarate
Cassano Valcuvia 1 Besozzo
178
COMUNE Lettere
inviate
Incontri
sollecitati
Incontri
fatti
Protocolli
firmati In data Distretto
Castel Cabiaglio 1 Besozzo
Castellanza 1 1 1 Castellanza
Castelseprio 1 1 Tradate
Castelveccana 1 1 1 1 08/10/2013 Luino
Castiglione Olona 1 1 Tradate
Castronno 1 1 1 1 24/10/2013 Azzate
Cavaria 1 1 Gallarate
Cazzago Brabbia 1 Varese
Cislago 1 1 1 1 10/07/2013 Saronno
Cittiglio 1 1 Besozzo
Clivio 1 1 Valceresio
Cocquio Trevisago 1 Besozzo
Comabbio 1 Sesto Calende
Comerio 1 1 2 1 16/07/2013 Varese
Cremenaga 1 1 1 1 21/11/2013 Luino
Crosio della Valle 1 1 1 1 21/10/2013 Azzate
Cuasso al Monte 1 1 Valceresio
Cugliate Fabiasco 1 Luino
Cunardo 1 1 1 1 16/07/2013 Luino
Curiglia 1 Luino
Cuveglio 1 Besozzo
Cuvio 1 Besozzo
Daverio 1 1 1 Azzate
Dumenza 1 1 1 1 02/05/2013 Luino
Duno 1 Besozzo
Fagnano Olona 1 1 Castellanza
Ferno 1 1 Somma Lombardo
Ferrera di Varese 1 Besozzo
Gallarate 1 1 Gallarate
Galliate Lombardo 1 1 1 Varese
Gavirate 1 1 Besozzo
Gazzada Schianno 1 1 Azzate
Gemonio 1 Besozzo
Gerenzano 1 1 1 1 02/12/2013 Saronno
Germignaga 1 1 1 1 28/10/2013 Luino
Golasecca 1 Somma Lombardo
Gorla Maggiore 1 Castellanza
Gorla Minore 1 1 2 1 15/10/2013 Castellanza
Gornate Olona 1 Tradate
Grantola 1 1 1 1 19/11/2013 Luino
Inarzo 1 Varese
Induno Olona 1 1 1 Valceresio
Ispra 1 1 1 1 24/05/2013 Sesto Calende
Jerago con Orago 1 Gallarate
Lavena Ponte Tresa 1 1 1 1 21/05/2013 Luino
Laveno Mombello 1 1 Besozzo
Leggiuno 1 1 Besozzo
Lonate Ceppino 1 Tradate
Lonate Pozzolo 1 1 1 1 16/10/2013 Somma Lombardo
179
COMUNE Lettere
inviate
Incontri
sollecitati
Incontri
fatti
Protocolli
firmati In data Distretto
Lozza 1 1 1 Varese
Luino 1 1 1 1 19/11/2013 Luino
Luvinate 1 1 1 1 02/08/2013 Varese
Maccagno 1 1 1 1 15/11/2013 Luino
Malgesso 1 Besozzo
Malnate 1 1 1 1 25/09/2013 Varese
Marchirolo 1 1 1 1 26/10/2013 Luino
Marnate 1 1 Castellanza
Marzio 1 Luino
Masciago Primo 1 Besozzo
Mercallo 1 1 1 1 31/07/2013 Sesto Calende
Mesenzana 1 1 1 1 24/10/2013 Luino
Montegrino Valtrav. 1 Luino
Monvalle 1 Besozzo
Morazzone 1 1 Azzate
Mornago 1 1 Azzate
Oggiona S. Stefano 1 Gallarate
Olgiate Olona 1 1 1 Castellanza
Origgio 1 1 1 Saronno
Orino 1 Besozzo
Osmate 1 Sesto Calende
Pino Lago Maggiore 1 Luino
Porto Ceresio 1 1 1 1 16/11/2013 Valceresio
Portovaltravaglia 1 1 1 1 14/06/2013 Luino
Rancio Valcuvia 1 Besozzo
Ranco 1 1 1 1 24/06/2013 Sesto Calende
Saltrio 1 1 Valceresio
Samarate 1 1 Gallarate
Sangiano 1 Besozzo
Saronno 1 1 1 1 20/06/2013 Saronno
Sesto Calende 1 1 Sesto Calende
Solbiate Arno 1 Gallarate
Solbiate Olona 1 Castellanza
Somma Lombardo 1 1 Somma Lombardo
Sumirago 1 1 1 Azzate
Taino 1 Sesto Calende
Ternate 1 Sesto Calende
Tradate 1 1 Tradate
Travedona Monate 1 Sesto Calende
Tronzano Lago Mag. 1 Luino
Uboldo 1 1 1 1 15/04/2013 Saronno
Valganna 1 1 1 1 26/112013 Luino
Varano Borghi 1 1 1 1 31/07/2013 Sesto Calende
Varese 1 1 Varese
Vedano Olona 1 1 Tradate
Veddasca 1 Luino
Venegono Inferiore 1 Tradate
Venegono Superiore 1 Tradate
Vergiate 1 1 1 1 25/06/2013 Sesto Calende
Viggiù 1 1 Valceresio
Vizzola Ticino 1 1 1 Somma Lombardo
180
Nell’ultimo anno abbiamo consolidato e migliorato la contrattazione sociale anche in presenza di difficoltà dei comuni
derivanti da mancanza di risorse.
Un limite della nostra azione è quello di non aver fatto vivere compiutamente e consapevolmente all’intera
confederazione e tantomeno ai lavoratori il valore della contrattazione sociale, non riuscendo a trasmettere e
valorizzare i risultati ottenuti sul versante del sostegno sociale verso i lavoratori e cittadini. Gli unici che hanno
coinvolto i loro rappresentati sono stati i pensionati attraverso gli attivi di lega dove sono state presentate le
piattaforme e i risultati degli accordi sottoscritti.
A livello territoriale opera un dipartimento confederale per la contrattazione sociale composto prioritariamente da
CDLT e SPI.
Esiste un dipartimento unitario territoriale sulla contrattazione sociale dove si costruisce una piattaforma unitaria da
presentare ai livelli istituzionali di riferimento per aprire i tavoli di confronto.
La piattaforma contiene le richieste delle OO.SS.; è flessibile ed elastica per permettere di presentare ai vari livelli
istituzionali richieste adeguate alle loro dimensioni e competenze.
Questa piattaforma è uno strumento essenziale nel confronto sui piani di zona ed ha contribuito ad evitare scelte
differenti di servizi ed interventi sociali tra distretti.
Estratto da documento unitario CGIL-CISL-UIL e SPI-FNP-UILP
VALUTAZIONI SULLA NEGOZIAZIONE SOCIALE 2012
La negoziazione sociale in provincia di Varese ha avuto nel 2012 un forte incremento, sia per quanto riguarda i dati
numerici (86 incontri e 64 verbali di incontro/accordo sottoscritti), sia per il quadro complesso e articolato che emerge
dalla verifica dei contenuti dell’attività negoziale. La diminuzione dei trasferimenti, la consistente riduzione dei vari
fondi sociali e, più in generale, la minore assegnazione di risorse da parte dello Stato, sono stati elementi di forte
criticità dei bilanci comunali e di conseguente difficoltà di negoziazione delle proposte sindacali in tema di welfare
locale.
Le priorità nei servizi sociali, evidenziate nella quasi totalità dei Comuni contattati, sono individuate nei servizi educativi
per l’infanzia, negli interventi per il diritto allo studio e per i servizi nell’area anziani, pur gestiti con soluzioni diverse.
Positive le risposte degli Amministratori locali alle proposte di ricerca di soluzioni per il sostegno al reddito delle famiglie
colpite dalla crisi occupazionale. Registrate soluzioni differenziate: fondi di solidarietà per l’erogazione di contributi
economici, progetti per il sostegno al reddito con convenzioni con cooperative sociali, progetti di micro credito, borse
lavoro attraverso il SIL.
Condivisa, dalla maggioranza degli Amministratori contattati, la proposta di interventi di recupero dell’evasione fiscale
e contributiva. Differenti i progetti attivati, con supporti informatici e gestiti con personale interno. L’incertezza degli
introiti e i tempi lunghi per la definizione dei benefici per i bilanci comunali, hanno determinato una scarsa adesione
alla proposta di vincolo di utilizzo per il settore sociale delle risorse recuperate.
Articolata la risposta degli Amministratori alle proposte relative agli interventi sulla fiscalità locale: l’incertezza delle
entrate tributarie ha determinato prudenza nell’introduzione della progressività, nella definizione della soglia di
esenzione comunale e nell’introduzione di tariffe differenziate per i servizi. Il timore di disequilibri di bilancio e i vincoli
del patto di stabilità hanno penalizzato anche gli Amministratori che, in linea di principio, hanno espresso condivisione
per le proposte sindacali.
Affermative la maggioranza delle risposte relative all’applicazione della normativa regionale sull’emergenza abitativa.
In una buona percentuale dei Comuni è stato approvato lo stanziamento di fondi integrativi comunali per compensare
il pesante abbassamento della soglia di accesso al fondo sostegno affitti, effettuato dalla Regione per il 2012, rispetto
agli anni precedenti.
Differenziate le forme di sostegno alle associazioni di volontariato operanti sul territorio a favore delle categorie fragili,
ma condivisa da un’alta percentuale di Amministratori la valutazione di un ritorno positivo per la comunità.
181
Scarsa l’adesione alla proposta di realizzazione della carta dei servizi. La giustificazione legata ai costi di stampa e
distribuzione, in alcuni casi è stata superata con la pubblicazione sul sito del Comune di informazioni sui servizi erogati.
ORIENTAMENTI PER LA NEGOZIAZIONE SOCIALE 2013
Negoziazione per una fiscalità locale equa e sostenibile.
Le proposte del Sindacato sono orientate al sostegno alla legalità e alla lotta all’evasione fiscale per il recupero di
risorse da destinare alla promozione del welfare territoriale:
� adesione al protocollo regionale ANCI/Agenzia delle Entrate per il contrasto all’evasione fiscale; � richiesta di verifica procedure e di esito per i Comuni che hanno confermato l’adesione all’attività di
accertamento dei tributi erariali; � sollecita riscossione dei tributi locali; � progressività nella fiscalità locale (esenzione e agevolazioni a favore dei redditi da lavoro dipendente e
assimilato e da pensioni); � progressività nell’imposizione tariffaria, con particolare attenzione all’applicazione della Tares; il nuovo tributo
comunale richiederà una regolamentazione che preveda forme di agevolazione, basate sull’indicatore ISEE, per redditi bassi e situazioni sociali fragili, ma anche contenimento dei costi, correttivi e incentivi alla raccolta differenziata;
� monitoraggio sulla pressione fiscale e tariffaria a livello locale, gestione di agevolazioni e differenziazione delle aliquote IMU in ragione di classificazione catastale dell’immobile, regime d’uso e delle eventuali destinazioni contrattuali in locazione; agevolazioni per persone ricoverate in strutture residenziali;
� lotta a sprechi attraverso gestioni associate dei servizi ( mense scolastiche, servizi domiciliari, SAD, trasporti, rifiuti, ecc.) e economie di scala, responsabilità, trasparenza e snellimento dell’amministrazione generale;
� programmazione di interventi a livello comunale per emergenza abitativa, in mancanza di rifinanziamento del Fondo Sostegno Affitto nazionale e regionale;
� razionalizzazione della spesa pubblica impostata attraverso una politica finanziaria comunale che, pur tenendo conto dei vincoli del patto di stabilità, non penalizzi i servizi territoriali con ricadute negative sui cittadini, in un quadro socio economico non favorevole.
Negoziazione per prevenzione e sviluppo sostenibile.
Nell’ottica dell’integrazione delle politiche socio sanitarie, è auspicabile che si utilizzino le risorse straordinarie (UE,
altre) per migliorare la qualità della vita dei cittadini attraverso:
• iniziative di medicina attiva finalizzate alla promozione di corretti stili di vita e alla prevenzione della cronicità (educazione alla corretta alimentazione e corsi di ginnastica di mantenimento) con il coinvolgimento di medici di base e ASL;
• rafforzamento della coesione sociale, anche attraverso il sostegno di centri di aggregazione e di associazioni indirizzate a questo scopo; valorizzazione di politiche di integrazione dei nuovi cittadini;
• governo del territorio: abbattimento di barriere architettoniche (adeguamento alle norme vigenti in materia), creazione di aree e percorsi pedonali/ciclabili, luoghi di sosta e panchine; tutela ambientale e paesaggistica; recuperi edilizi dei centri storici degradati e interventi di recupero delle aree industriali dismesse, con progetti anche a carattere intercomunale;
• promozione della cultura, anche attraverso il sostegno di associazioni territoriali indirizzate a questo scopo; promozione del turismo sostenibile;
• valorizzazione dell’uso di fonti energetiche alternative e promozione della razionalizzazione dei consumi.
Negoziazione sociale partecipata
Uno strumento volto alla promozione dei diritti di cittadinanza, quale la negoziazione sociale, deve necessariamente
essere utilizzato con il coinvolgimento dei beneficiari, individuati nella generalità di cittadini e famiglie.
182
La costruzione del bilancio sociale dovrebbe realizzarsi attraverso un percorso nell’ambito di politiche della
partecipazione con:
• rendicontazione sociale e bilancio partecipativo;
• governance allargata e coinvolgimento dei cittadini;
• applicazione del principio di sussidiarietà orizzontale attraverso la partecipazione di organizzazioni con finalità sociale;
• sviluppo degli interventi di domiciliarità (nei confronti di anziani, disabili e minori) attraverso il potenziamento dei servizi alla persona che veda coinvolti tutti gli attori istituzionali (ASL, PdZ, medici di base, ospedali) producendo protocolli condivisi per il governo del sistema ( monitoraggio regolamenti RSA, controllo delle rette e qualità dell'assistenza, formazione assistenti familiari a livello distrettuale e servizi di sollievo per il lavoro informale dei familiari);
• creazione di una rete di trasporto sociale, in associazione tra più comuni e con la collaborazione di associazioni no profit, per favorire l'accesso ai servizi da parte di anziani e disabili;
• verifica della qualità dei servizi erogati attraverso la somministrazione sistematica di questionari di gradimento all’utente.
Al fine di rendere concreto il diritto di cittadinanza si evidenzia la necessità di un riorientamento verso politiche
integrate che associano obiettivi sociali e culturali con argomenti economici a favore dell’istruzione e della formazione
permanente:
progettare interventi per favorire la formazione permanente per dare dignità e protagonismo sociale ai cittadini di
tutte le età, influendo anche sulle possibilità di migliorare la qualità della vita e della coesione sociale.
<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<
VERBALE D’INTESA
• A seguito del confronto tra le parti, si procederà alla stesura di un verbale d’intesa, relativo agli accordi sottoscritti e agli interventi migliorativi concordati, definendo anche modalità e tempi per la verifica da attuare in corso d’anno.
• Al fine di realizzare al meglio gli obiettivi relativi a informazione e partecipazione richiamati nel presente documento, si richiede la diffusione e la pubblicizzazione a livello locale delle intese convenute e degli accordi e/o verbali sottoscritti.
E’ stato predisposto un modello tipo di verbale d’intesa e o verbale d’incontro
Il lavoro in prospettiva è quello di ragionare politicamente su come implementare la contrattazione sociale e
territoriale a partire dai contenuti. Analizzare la situazione esistente allo scopo di rafforzare l’azione sindacale su
questo versante allargando il confronto e il coinvolgimento diretto delle categorie a partire dalla FP. La grave crisi
economico sociale fa emergere con forza la necessità e l’utilità della contrattazione sociale e territoriale come
strumento per rispondere alle condizioni economiche e sociali che vivono i cittadini e i lavoratori.
E’ fondamentale consolidare la direzione in capo alla confederazione che deve assumere sempre più centralità nella
contrattazione sociale e territoriale vivendo questo ambito d’intervento sindacale come una priorità della sua azione.
Spetta alla confederazione guidare il confronto di merito su questi temi portando a sintesi ed ad unità d’azione i vari
ambiti d’intervento in merito a ragionamenti specifici sviluppati dalle categorie.
Ad esempio l’azione della contrattazione aziendale di welfare integrativo potrebbe essere portata all’interno di una
quadro d’interventi sul welfare territoriale a beneficio allargato dei cittadini etc..
L’azione che si vuole sviluppare in questa CDLT è quella del consolidamento e ampliamento del dipartimento sulla
contrattazione sociale e territoriale allargando la partecipazione alle categorie tutte, all’AUSER, e al sistema dei servizi
sindacali.
183
Obbiettivo è rafforzare l’azione e la centralità del dipartimento contrattazione sociale, sviluppando analisi di merito
sul lavoro svolto e arricchendo di contenuti nuovi, adeguando alla nuova situazione sociale, la nostra azione
rivendicativa.
Fondamentale è il raccordo con la struttura regionale per un azione integrata e più sinergica soprattutto in relazione
alle ricadute territoriali degli accordi con la regione Lombardia che devono trovare i territori preparati a gestire.
Importante sviluppare corsi di formazione unitari rivolti agli operatori che svolgono contrattazione sociale così come
è avvenuto con i pensionati negli ultimi tempi. La platea dei soggetti da coinvolgere per l’azione di contrattazione deve
essere allargate a risorse umane provenienti dalla confederazione e dalle categorie.
Contenuti contrattazione sociale territoriale (fonte data base Spi)
32 35
72
10 9
38
14 17
129
1 4
Contento accordi per GRUPPI
Contributi economici-
Agevolazioni tariffarie
Servizi domiciliari
Servizi assistenzali
territoriali
Servizi ricreativi culturali- Tempo libero
Servizi
residenziali
Relazioni Sindacali
Programmazione Diritti e informazione dei cittadini
Fiscalità locale Tariffe
Misure anticrisi
1
9
4
6
2
3
7
Acqua potabile Contributo affitto Rette RSA Interventi contro la
povertà estrema
Tarsu Buoni di servizio.
Assegni di cura. Borse
lavoro e di studio.
Prestiti d'onore.
Acquisto 1^ casa
giovani copie.
Contributo badanti
ISEE
1 Contributi economici- Agevolazioni tariffarie
184
Adi Pasti a domicilio Sad
14
30
2 Servizi domiciliari
8
1
8
1
25
4
25
Altri servizi assistenziali territoriali-Sportello lavoro-Servizi
funerari-Carta d'argento-Cae acc.a donne maltrattate-…
Centro diurno integrato
Politiche giovanili: disagio givanile
Politiche giovanili: handicap
Politiche giovanili: nidi e scuole
Segretario sociale-Patronati-Servizio fiscale
Trasporto individuale
3 Servizi assistenziali territoriali
5
4
1
4 Servizi ricreativi culturali- Tempo libero
Centro diurno-
Sociale
Cultura-
Università della
terza età
Tempo libero-
Attività
motorie-Orti
185
2
1
6
5 Servizi residenziali
Minialloggi-
Residenze
anziani-
RedidenzeRicoveri di
sollievo
RSA
8
2
4
8 Programmazione
Piano di zona territoriale
Piano socio assistenziale comunale-
Leggi di settore-Politiche giovanili-
Incidenza spesa sociale sul bilancio
Sostegno associazionismo-
Volontariato-Servizio civile-
lavoratori in mobilità
Carta dei servizi Informazione ai cittadini
5
12
9 Diritti e informazione dei cittadini
186
25
33
29
12
30
10 Fiscalità locale
Addizionale Irpef
IMU
Patti antievasione
Soglia esenzione
addizionali
Tarsu
Relazioni Sindacali Tariffe Misure anticrisi
38
14
7 Relazioni sindacali- 11 Tariffe- 12 Misure anticrisi
187
188
CDLT Ticino–Olona
E’ il territorio con il minor numero di comuni (50) distribuiti nella fascia media, da 3.000 a 20.0000 abitanti; in
quest’ambito si collocano 37 comuni sui 50 (74%), interessando circa il 66% della popolazione del comprensorio.
N° Comuni %
1 2,08
16,010
20,017
34,0
10
20,0
48,0
50
100
Numero e percentuale comuni per dimensione
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
703
13.465
43.062
121.788
141.973
139.306
460.297
Abitanti per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
0,2 2,9
9,4
26,5
30,8
30,3
Percentuale abitanti per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
189
N° Comuni %
2
20,0
3
30,0
3
30,0
2
20,0
10
100
Comuni con accordo in numero e percentuale per dimensione
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
7.249
23.659
44.502
54.255
129.665
Abitanti con accordo per dimensione comuni
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
Totale
5,6
18,2
34,3
41,8
Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Oltre 20.000
190
Appunti emersi nell’incontro
La contrattazione sociale nel territorio della Camera della Lavoro del Ticino Olona risente prima di tutto della mancanza
di propri riferimenti istituzionali territoriali, essendo questo territorio nell’ambito della provincia di Milano, soggetto
all’influenza delle associazioni datoriali e/o istituzionali milanesi e della centralità e priorità dell’area Metropolitana
Milanese.
A ciò si aggiunge un comportamento frammentario e individuale dei singoli comuni della zona dove prevale un
atteggiamento di chiusura, anziché di collaborazione tra comuni come una crisi economica e finanziaria strutturale
avrebbe bisogno.
E’ necessario creare una nuova sinergia e collaborazione tra enti locali soprattutto nella gestione dei servizi; condizione
questa per realizzare efficienti e integrati interventi sociali, in un territorio, che in questi ultimi anni ha vissuto una
fase di trasformato dal manifatturiero-industriale a prevalenza servizi.
Per il 2014 è utile ricominciare a discutere e riattivare efficaci piani di zona che puntino a dare risposte omogenee tra
comuni, cogliendo tra l’altro l’opportunità che deriva dai tre accordi regionali appena sottoscritti come quelli sul fondo
famiglia –sul fondo nazionale per la non autosufficienza e quello sui criteri di utilizzo del fondo nazionale politiche
sociali, che destinano le intere risorse disponibili ai Comuni e alle Asl.
Per noi e fondamentale attivare momenti di confronto sia con l’ASL, che con l’Azienda Ospedaliera, con l’obbiettivo di
realizzare il decentramento territoriale dei servizi contribuendo a superare la centralità ospedaliera, dando così
maggiori risposte, più puntuali ed efficaci, all’esigenza di interventi socio-sanitari con servizi di assistenza e sostegno
anche post ospedaliero.
Tra i diversi interventi sociali necessari al territorio è importante inserire nella discussione la centralità dei servizi di
trasporto pubblico locale orizzontale tra comuni oggi inesistente se non per qualche estemporaneo servizio di un
singolo comune. Migliorando i collegamenti dei cittadini con servizi essenziali quali quelli verso ospedali, Asl, istituzioni
varie, scuole etc.
E' sempre più necessario aprire una riflessione dentro la confederazione per provare a costruire sinergie e ambiti
d’intervento tra CDLT e SPI e F.P. Comprensoriale attraverso la costituzione di un coordinamento.
La contrattazione sociale, nata dall’azione prioritaria dello Spi, attraverso l’esperienza della costituzione dei fondi si
solidarietà dei singoli comuni, per garantire, prioritariamente gli anziani, fondi autonomi delle singole amministrazioni
comunali rispetto ai fondi regionali e/o nazionali. I ruoli che vede oggi ampliato il suo campo d’azione, in quanto la
crisi, i fondi si sono prosciugati, la scarsità di risorse e le incertezze normative, sta assumendo sempre più una valenza
generale, divenendo, giustamente, l’asse politico strategico prioritario dell’intera CGIL.
10
129.665
28,17 20,00
Totale accordi e abitanti interessati + percentuale abitanti e comuni
Accordi
Cittadini
% Cittadini
% Comuni
191
Ovviamente queste politiche trovano riscontro e ottengono risultati concreti nei confronti con i comuni se si
sviluppano in un rapporto unitario con Cisl e Uil inviando a tutti i comuni piattaforme unitarie.
Per il valore che la Cgil dà alla contrattazione territoriale l'impegno risulta essere prevalente.
La presenza del confederale nella contrattazione sul territorio ha ampliato la visione del ruolo della contrattazione
territoriale, inserendo e coinvolgendo i comuni su argomenti non solo di servizi alla persona ma la generalità dei
problemi, (trasporti-sociali-sanitari-giovani-lavoro-pari opportunità-tempi lavoro tempi vita familiare-etc.) decisa dalla
confederazione insieme alle categorie, lo Spi risulta essere importante per la presenza e conoscenza del territorio.
Gli incontri si svolgono in quasi tutti i comuni, il nostro territorio ne comprende 50, nel 2013 ne abbiamo incontrati 30
con delegazioni composte da Cgil e Spi. E ovviamente anche Cisl Uil.
Il rapporto nel comprensorio tra CGIL E SPI è positivo e in questi ultimi anni è migliorato al fine che possiamo anche
essere interscambiabili sia negli incontri che per la firma.
L’anno in corso, la crisi ci ha messo nelle condizioni di svolgere incontri ma non in tutti ci sono state le condizioni per
fare accordi, in molti casi si sono fatti solo verbali d’incontro.
Contenuti contrattazione sociale territoriale (fonte data base Spi)
13
56
2
7
2
20
1
6
Contenuto accordi per GRUPPI
Contributi economici-
Agevolazioni tariffarie
Servizi domiciliari Servizi Assistenzali
territoriali
Sicurezza Relazioni Sindacali Programmazione
Fiscalità locale Tariffe Misure anticrisi
Contributo affitto Rette RSA Tarsu Buoni di servizio.
Assegni di cura.
Borse lavoro e di
studio. Prestiti
d'onore. Acquisto 1^
casa giovani copie.
Contributo badanti
ISEE
3 3
1 1
5
1 Contributi economici- Agevolazioni tariffarie
192
Pasti a domicilio Sad
2
3
2 Servizi domiciliari
Centro diurno
integrato
Politiche
giovanili: disagio
givanile
Politiche
giovanili:
handicap
Politiche
giovanili: nidi e
scuole
Trasporto
individuale
1 1 1
2
1
3 Servizi assistenziali territoriali
Barriere architettoniche Vigili di quartiere-Sicurezza
stradale-Consorzi fra comuni
0
2
6 Sicurezza
193
0
2
0 0 0
8 Programmazione
Osservatorio- Consulta-Analisi dei
bisogni-Prevenzione-626-Formazione
badantiPiano di zona territoriale
Piano di zona unione comunali
Piano socio assistenziale comunale-
Leggi di settore-Politiche giovanili-
Incidenza spesa sociale sul bilancioSostegno associazionismo-
Volontariato-Servizio civile-
lavoratori in mobilità
5
7
4
410 Fiscalità locale
Addizionale Irpef
IMU
Patti antievasione
Soglia esenzione addizionali
Relazioni Sindacali Tariffe Misure anticrisi
7
1
6
7 Relazioni sindacali- 11 Tariffe- 12 Misure anticrisi
194
CDLT Vallecamonica
Il comprensorio si colloca sul territorio di due province, Bergamo (22 comuni), Brescia (55 comuni); dei 77 comuni ben
65 hanno meno di 5.000 abitanti (circa 84,4%); non ha comuni superiori ai 20.000 abitanti. Circa il 57,6% della
popolazione è residente nei 65 comuni di cui sopra.
N° Comuni %
2026,0
29
37,7
1620,8
1114,3
1 1,3
77
100
Numero e percentuale comuni per dimensione
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Totale
12.944
52.685
62.318
78.307
15.603
221.857
Abitanti per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
Totale
195
5,8
23,7
28,1
35,3
7,0
Percentuale abitanti per dimensione comuni
da 0 a 1.000
da 1.001 a 3.000
da 3.001 a 5.000
da 5.001 a 10.000
da 10.001 a 20.000
N° Comuni %
1
11,18
88,9
9
100
Comuni con accordo in numero e percentuale per dimensione
da 1.001 a 3.000
da 5.001 a 10.000
Totale
1.400
57.121
58.521
Abitanti con accordo per dimensione comuni
da 1.001 a 3.000
da 5.001 a
10.000
Totale
196
Appunti emersi nell’incontro
Il comprensorio Vallecamonica Sebino è dislocato su un territorio così suddiviso:
• Vallecamonica � Prov. Di BS; ASL di Vallecamonica; C.M. di Vallecamonica: unico distretto
• Sebino Bresciano � Prov. BS; ASL di BS; distretto sanitario 5: C.M. Sebino Bresciano che comprende solo alcuni
comuni della zona
• Sebino Bergamasco � Prov. Di BG; ASL di BG; distretto alto Sebino; distretto Basso sebino; C.M. dei laghi
bergamaschi comprende alto e basso sebino e la val Cavallina
Questa situazione mette in evidenza la necessità di coordinamento tra i diversi interlocutori istituzionali che
determinano le scelte e la disponibilità di risorse per i comuni, gli ambiti e i distretti sociosanitari, del
comprensorio del Sebino.
Una necessità di coordinamento è utile anche tra le diverse organizzazioni sindacali che operano nei
confronti delle due provincie di riferimento Bergamo e Brescia.
Per la Cgil sarebbe utile e opportuno sviluppare al massimo le sinergie tra le tre Camere del Lavoro (Brescia,
Bergamo e Valcamonica) sul terreno della contrattazione sociale per costruire linee di indirizzo non in
contrasto tra aree confinanti e con interlocutori istituzionali comuni.
La contrattazione sociale nel territorio si svolge da oltre 11 anni; lo SPI è uno dei principali protagonisti
insieme alla Cgil.
La condizione imprescindibile nello sviluppo della contrattazione è l’azione unitaria con Cisl e Uil.
2,4
97,6
Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni
da 1.001 a 3.000
da 5.001 a 10.000
9
58.521
26,38 11,69
Totale accordi e abitanti interessati + percentuale abitanti e comuni
Accordi
Cittadini
% Cittadini
% Comuni
197
In Cgil è da tempo costituita una commissione sulla contrattazione sociale che ha il compito di coordinare e
sviluppare il confronto tra confederazione, Spi, Fp, categorie degli attivi e Servizi Cgil, in particolare, il servizio
migranti.
Si ritiene di rafforzare e rilanciare per il futuro il lavoro della commissione camerale ricercando una più attiva
partecipazione delle categorie dei lavoratori attivi per dare al lavoro della commissione maggiore incisività
e centralità nell’azione di contrattazione sociale sul territorio.
La commissione elabora un documento in merito alle linee di indirizzo della contrattazione sociale da
sottoporre al confronto con Cisl e Uil territoriale, per divenire ad una piattaforma unitaria da presentare ai
comuni, alle Asl, ai distretti e alle Comunità montane.
Linee indirizzo decise da Cgil-Cisl-Uil della Valcamonica per gli anni 2012 e 2013
A causa della grave crisi economica e sociale in atto, è sempre più diffusa la impossibilità di far fronte
singolarmente anche a necessità di vita fondamentali per se stessi e per la famiglia, e che pertanto sempre
più frequentemente i cittadini sono costretti a rivolgersi al Comune quale livello istituzionale più prossimo e
adeguato per ottenere aiuto a risolvere concretamente problemi individuali e collettivi.
A tutela ed a sostegno di queste situazione si rende quindi necessaria da parte del sindacato una azione che
generi una coerente ed il più possibile efficace attività di negoziazione-collaborazione con gli enti locali a
tutela delle condizioni di vita delle fasce più deboli ed esposte alla gravità della crisi.
L’azione sindacale deve quindi orientarsi a contrastare decisioni volte a ridimensionare il già insufficiente
livello di servizi dedicati alla protezione socio assistenziale in essere e a tutela dei diritti e della dignità delle
persone.
In particolare ci dobbiamo impegnare:
• al mantenimento delle risorse destinate dagli Enti locali al settore socio assistenziale;
• alla razionalizzazione e al miglioramento della qualità dei servizi;
• all’allargamento della possibilità di accesso ai servizi;
• al contenimento e omogeneizzazione della partecipazione alla spesa.
È quindi indispensabile ricercare un coerente ed costruttivo rapporto negoziale e di partecipazione con tutti
gli enti, a cominciare di Comuni, ai quali, ai sensi della legge 328/2000, è assegnata la competenza per la
programmazione e la erogazione dei servizi.
A questo proposito la nostra azione negoziale è indirizzata a:
1. mantenere e continuare le attività di negoziazione in essere; 2. estendere la negoziazione a tutti gli enti titolari della programmazione e erogazione dei servizi; 3. mantenere, migliorare, razionalizzare il livello e la qualità dei servizi e la destinazione finanziaria per
attuarli.
Al fine di uniformare l‘azione negoziale sul territorio si definiscono i seguenti orientamenti per la
contrattazione 2012:
A) Le priorità di interventi sociali sulla base dei seguenti criteri
• analisi delle situazioni di maggiore fragilità (reddito, non autosufficienza ... ) e collegamento degli interventi ai bisogni concreti;
• mantenimento di prestazioni e servizi sociali in termini di quantità e qualità, con particolare attenzione ai servizi alla persona, valutazione di spazi per l'adeguamento a nuovi o maggiori bisogni;
198
• contenimento dei costi di compartecipazione, con particolare attenzione alle condizioni di reddito di anziani e famiglie di lavoratori colpiti dalla crisi;
• prevenzione delle situazioni di disagio estremo (es. sfratti) con la costituzione di fondi (distretto) e programmi di sostegno per i casi di perdita improvvisa di reddito;
B) le iniziative utili al reperimento di risorse per la spesa sociale
• interventi all'interno del bilancio con recupero di eventuali sprechi, riduzione/rinvio spese non necessarie, sollecita riscossione tributi locali;
• adesione al protocollo regionale ANCI/Agenzia delle Entrate per il contrasto all'evasione fiscale con l'impegno di finalizzare alla spesa sociale parte degli introiti derivanti dalla partecipazione all'attività di accertamento dei tributi erariali (33% delle maggiori somme riscosse al termine dell'accertamento tributario) stipulazione accordo con Agenzia delle Entrate;
• realizzazione di economie di scala con la programmazione di servizi in forma associata tra comuni - impegno a rafforzare l'iniziativa nei distretti anche con la destinazione di fondi.
Argomenti di merito del confronto con le Amministrazioni
� servizi socio assistenziali - integrazione socio sanitaria
assistenza domiciliare: rafforzamento domiciliarità - salvaguardia di tempi e qualità delle prestazioni - sostenibilità ed equità della spesa a carico degli utenti;
assistenza residenziale (RSA): controllo delle rette e monitoraggio dei regolamenti per la copertura delle rette;
assistenti familiari: servizi di sollievo per il lavoro informale dei familiari – formazione e albi "badanti" a livello distrettuale, sostegno alla regolarizzazione del rapporto di lavoro;
anagrafe delle persone fragili sole, promozione di relazioni di buon vicinato, coinvolgimento dell'associazionismo locale, spesa a domicilio;
integrazione servizi sociali e sanitari: il distretto socio-sanitario è il soggetto dell'accordo ASL/Comuni per l'integrazione, peraltro penalizzata dai tagli di risorse a tutti i livelli - la coesione e l'impegno dei Comuni nell'ambito distrettuale sono il presupposto indispensabile per il funzionamento dei servizi.
� sostegno al reddito
contributi per spese sanitarie ed utenze domestiche: caratterizzano la maggior parte degli accordi vigenti - la funzione di tali interventi, nel contrasto all'esclusione da diritti e beni fondamentali, è tuttora di attualità compatibilmente con la tenuta dei servizi socio-assistenziali più necessari;
fondo di solidarietà anti-crisi; politiche di controllo e contenimento dei prezzi per i generi di prima necessità (convenzioni,
promozione di vendite dirette dei produttori ... ) equità e sostenibilità di tributi, tariffe, rette e compartecipazione al costo dei servizi - sospensione
e/o adeguamenti per famiglie colpite da crisi occupazionale e di reddito; addizionale Irpef: è da considerare una misura iniqua perché colpisce quasi esclusivamente
lavoratori dipendenti e pensionati; ove istituita, è necessario puntare ad una soglia di esenzione almeno fino a 15.000 € e ad una progressività con aliquote minime per gli scaglioni di reddito nei quali ricadono maggiormente lavoratori e pensionati - utile valutare le conseguenze sui redditi, l'effettiva utilità dell'impatto sulle entrate e relativa destinazione.
199
� politiche abitative
valorizzazione del "Fondo Sostegno Affitto": informazione, assistenza, incremento della quota di contributo comunale (il fondo nazionale è stato pesantemente tagliato, importante condividere richiesta di reintegro) - iniziative specifiche verso i Comuni che non aderiscono al bando regionale, in collaborazione con sindacati inquilini;
soluzioni per l'emergenza sfratti in caso di "morosità incolpevole": alloggi di emergenza, fondi intercomunali di distretto, mediazione con la proprietà immobiliare;
edilizia residenziale: vincolo di quote per edilizia sociale/convenzionata e per alloggi da destinare alla locazione sociale/sostenibile.
� socializzazione, condizioni di vivibilità ambientale
valorizzazione dei centri sociali, attività culturali, di informazione, attività di mantenimento fisico, orti;
politiche di integrazione nuovi cittadini; trasporti sociali verso luoghi di cura e di socializzazione-reti sovracomunali; aree e percorsi pedonali/ciclabili, luoghi di sosta, panchine; abbattimento barriere architettoniche; tutela ambientale, paesaggistica-no alla cementificazione e lottizzazione aree di pregio per fare
cassa.
� sostegno allo sviluppo
politiche di sostegno allo sviluppo con particolare attenzione alla occupazione, al superamento del lavoro precario al lavoro femminile.
METODOLOGIA E PERCORSI
• l'analisi dei bilanci e dei piani socio assistenziali comunali è propedeutica alla fase di negoziazione;
• i tempi di definizione degli accordi devono essere compatibili con quelli dei bilanci comunali per incidere sulle decisioni di spesa;
• la titolarità della negoziazione è dei capi lega e dei referenti comunali in accordo con le confederazioni e li responsabili comprensoriali dello SPI, soprattutto nelle situazioni di difficoltà;
• obiettivi e piattaforme – sono definiti assieme ai referenti territoriali in collaborazione con responsabili di lega e confederali prodotti in forma scritta e illustrati in assemblee pubbliche o almeno nei direttivi di lega unitari;
• non possono essere accettati criteri discriminatori fondati sulla cittadinanza e/o sull'anzianità di residenza per l'accesso a benefici, agevolazioni, prestazioni socio-assistenziali;
• l'ISEE, quale strumento generale per la misurazione della condizione economica del nucleo familiare, deve avere modalità di applicazione omogenee, almeno a livello di distretto, con adeguamento al rialzo delle soglie più basse e livelli minimi non inferiori a 11-12 mila euro;
• attivazione di un collegamento dell'iniziativa sindacale tra negoziazione comunale e tavolo Anziani del Piano di Zona (rinnovo nel 2012);
• l'atto di sottoscrizione degli accordi richiede l'attenta verifica dei testi in merito alla chiarezza dei criteri di accesso e alla conseguente esigibilità delle prestazioni con particolare riguardo alla coerenza del contrasto alle discriminazioni;
• assemblee di presentazione pubblica degli accordi, valutazione di iniziative in caso di esito negativo del confronto o negazione del confronto.
200
La contrattazione non finisce con la definizione dell'accordo, bisogna monitorare l'effettivo utilizzo degli
interventi e raccogliere i dati di consuntivo per conoscere il valore economico e sociale di ogni accordo.
Linee indirizzo unitarie per la NEGOZIAZIONE SOCIALE ANNO 2013
Richiamandoci all’accordo stipulato per gli anni 2011-2012 riteniamo opportuna la riconferma degli argomenti concordati e una puntuale verifica e valutazione relativamente all’accesso agli stessi da parte dei cittadini, procedendo se necessario ad appropriati adeguamenti.
� SUPPORTO SPESE FARMACEUTICHE E RIABILITATIVE � SUPPORTO SPESE PER UTENZE DOMESTICHE � TELEFONO D’ARGENTO � SERVIZI A DOMICILIO (ASSISTENZA DOMICILIARE, PASTI A DOMICILIO, TELESOCCORSO) � CONVENZIONI SOCIALI CON COMMERCIANTI ED ARTIGIANI � SUPPORTO ALLE FAMIGLIE IN DIFFICOLTA’ ECONOMICHE CON VAUCHER O PICCOLI PRESTITI � METODO DI CALCOLO ISEEE E RISPETTIVE TABELLE � COORDINAMENTO DEL VOLONTARIATO SOCIALE � POLITICHE ABITATIVE PER FAMIGLIE BISOGNOSE
Oltre a quanto esposto vorremmo poter discutere in merito ad altri argomenti che, in base al principio della perequazione, potrebbero dare più respiro a chi è in difficoltà: APPLICAZIONE ADDIZIONALE COMUNALE IRPEF Si chiede di stabilire un’esenzione totale per redditi inferiori a 12.000 euro lordi Per il resto si ritiene opportuno praticare aliquote progressive in base al reddito partendo da un minimo di aliquota da comprendere fra il 2% ed il 4% raggiungendo l’aliquota massima consentita per redditi molto alti i modo da mantenere invariato il gettito complessivo. CONTRASTO ALL’EVASIONE FISCALE Siamo convinti che il mezzo più efficace per far fronte e mantenere gli impegni sociali sia un efficace contrasto all’evasione fiscale nel rispetto delle normative vigenti. PIANO DI ZONA COMPRENSORIALE Le leggi di stabilità impongono alle regioni tagli sostanziali sui trasferimenti ai comuni in materia di spese socio-assistenziali. E’ pertanto opportuno che tutti i comuni componenti il piano di zona condividano convintamente progetti comuni per accedere a finanziamenti specifici e per rendere omogenei i servizi in tutti i comuni e migliorare la fruizione e l’accessibilità. APPLICAZIONE ALIQUOTE IMU Verifica della possibilità, con invarianza del gettito per il comune, di diversa modulazione delle aliquote e detrazioni IMU in maniera da:
1. Favorire a. La residenza stabile (case di abitazione, comodato gratuito) b. Alloggi concessi in affitto ad equo canone o concordato c. Alloggi appartenenti da persone ricoverate
201
2. Contrastare: a. Fenomeno degli alloggi sfitti (ad eccezione di quelli appartenenti a cittadini domiciliati o residenti
altrove per motivi di lavoro e proprietari del solo alloggio ubicato nel comune. b. Fenomeno delle seconde case c. Aree fabbricabili (a fini meramente speculativi)
Ai tavoli di confronto la delegazione è confederale e dello Spi.
La firma degli accordo e o verbali d’incontro è sia della cdl che dello Spi.
L’accordo più rilevante è quello che si e realizzato in Valcamonica che ha visto la sottoscrizione di un
Protocollo di Animazione Sociale tra L’A- la Comunità Montana – la Conferenza dei sindaci-L’ATSP le OOSS e
il terzo settore per sviluppare i servizi di domiciliarità in favore delle persone fragili e anziane facendo leva
sull’apertura delle RSA al Territorio con il coinvolgimento attivo del volontariato. Questo accordo ha
coinvolto le 14 case di riposo attraverso un azione capillare d’incontri con le singole case di riposo,
successivamente, abbiamo incontrato L’ASL, la Comunità Montana i sindaci dei comuni, l’ATSP e la
rappresentanza del Terzo settore.
L’accordo agisce nel tentativo di sviluppare i servizi di domiciliarità e nel contempo puntare a fare assumere
alle RSA una maggiore competenza e appropriatezza su alcune competenze di ordine socio-sanitario che se
remunerate maggiormente, rispetto a quanto percepiscono sulla residenzialità, possono permettere di
sostenere in termini strutturali i servizi di domiciliarità che si realizzano con la loro disponibilità ad aprirsi al
territorio. Siamo anche in presenza di una crisi che fa emergere il fenomeno del ritiro degli anziani dalle Rsa;
l’eccessivo costo delle rette e la pesante crisi economica, con la conseguente perdita di lavoro, impone alle
famiglie coinvolte, di riportare l’anziano sotto le proprie cure. L’obbiettivo a cui si sta lavorando è la
costruzione di un unico organismo che raccoglie le 14 case di riposo per ridare efficienza e efficacia a questo
servizio producendo economie di scale che permettano di non fare lievitare le rette senza abbassare la
qualità del servizio offerto.
Con Asl e comunità montana è maturata la consapevolezza che gli interventi economici nei piani di zona non
sono da considerare un semplice costo dei servizi ma bensì un investimento sociale di crescita del territorio.
Questa nostra attività è stata sottoposta all’attenzione della Regione Lombardia per chiedere un diretto
coinvolgimento. Abbiamo avuto un accoglienza favorevole da parte della regione che prevede interventi di
sostegno finanziario propri su progetti specifici dedicati nel nostro territorio. (RSA/CDI APERTI ) In particolare
lo sforzo di elaborazione è finalizzato a potenziare la domiciliarità e l’assistenza domiciliare per gli anziani e
le persone fragili per limitare il fenomeno dei ricoveri impropri preso le strutture ospedaliere e per
scongiurare l’istituzionalizzazzione del ricovero presso le RSA .inoltre si punta a realizzare una forte
integrazione tra gli interventi sociali e assistenziali con le attività di ordine socio sanitarie al fine di meglio
definire una azione di sistema che veda operare in modo sinergico tutte le strutture e seppure nelle diverse
competenze gli operatori e le strutture ( Assistenti Sociali –ASL e ATSP) si stanno impegnando
comunemente a realizzare e rafforzare l’integrazione e l’azione a livello territoriale
Nel Sebino bresciano, la contrattazione iniziata 11 anni fa si è estesa su tutto il territorio. Gli incontri si
tengono con tutti gli undici comuni della zona anche se non tutti si concretizzano con accordi e si svolgono
unitariamente con CISL e UIL.
Gli accordi contengono l’esplicito riconoscimento delle OO.SS. quali interlocutori attendibili e come soggetti
fondamentali per le attività grande interesse sociale e di volontariato che svolgono.
Gli argomenti preventivamente concordati con CISL e UIL, vengono nei confronti con gli enti e tendono a
mantenere o migliorare servizi sociali in essere, a conseguire omogeneità di erogazione, di accesso ai servizi
e di partecipazione alla spesa, nonché a favorire sinergie e razionalizzazione. Tra gli argomenti affrontati
sono presenti anche temi di carattere generale come tributi locali, lotta all’evasione fiscale, aiuti ai più
202
disagiati, gestione del territorio. Agli incontri è sempre presente un attivista CGIL del comune che sottoscrive
l’accordo.
In questi ultimi tempi si sta cercando a livello unitario di realizzare un maggiore coinvolgimento dei cittadini
sia nella definizione delle piattaforme che sugli accordi che si vanno a sottoscrivere.
Nelle delegazioni trattanti con i singoli comuni c’è sempre un rappresentante dei pensionati del comune.
Un risultato ottenuto nei nostri comuni è stato quello di non avere riduzioni di risorse a bilancio sui servizi
sociali nonostante i tagli centrali.
Non c’è periodicità temporale fissa nel sviluppare l’azione di contrattazione ma a seconda della disponibilità
dei comuni si aprono tavoli e si fanno accordo finalizzati a conseguire risultai concreti in sostegno ai cittadini,
alle famiglie di pensionati e dei lavoratori.
Diversi comuni firmano gli accordi ma non danno seguito alla loro realizzazione, altri producono delibere
applicative concrete.
In questi anni con il costante sviluppo della contrattazione sociale si è ottenuto il riconoscimento pieno della
nostra azione di rappresentanza sociale territoriale.
In attuazione agli accordi regionali sulle risorse decentrate agli ambiti territoriali, del fondo non
autosufficienza, fondo famiglie e fondo politiche sociali, si è inviata una lettera all’ assemblea dei sindaci con
le nostre proposte da recepire in un accordo applicativo sull’utilizzo dei fondi decentrati con l’obbiettivo di
predisporre interventi integrati mirati.
Nell’azione della contrattazione rileviamo la necessità di costruire una maggior integrazione e
coordinamento tra i vari livelli istituzionali a partire dai comuni per riuscire a sviluppare un azione di indirizzo
e di razionalizzazione degli interventi meno dispersiva e poco incisiva rispetto alle problematiche sociali che
si vivono nel nostro territorio.
Alcuni spunti e idee per la definizione delle linee di indirizzo regionali sulla contrattazione sociale.
Prioritariamente sarebbe utile avere un vademecum di merito per contribuire alla costruzione delle
piattaforme territoriali.
Le linee devono essere definite entro il mese di giugno di ogni anno per dare modo ai territori di integrarle
con le specificità proprie.
Per quanto riguarda la non autosufficienza, perché non dare vita ad un fondo aggiuntivo di solidarietà in cui
i cittadini versano i loro contributi oltre agli enti morali e alle aziende con gli accordi di welfare integrativo?
Servo uno strumento di sostegno per l’esigibilità degli accordi a partire da quelli regionali che vengono
disattesi a livello territoriale dalle istituzioni locali.
203
Contenuti contrattazione sociale territoriale (fonte data base Spi)
21
12
21
31
9 10
3
24
3
Contenuto accordi per GRUPPI
Contributi economici-
Agevolazioni tariffarie
Servizi domiciliari Servizi assistenzali
territorialiServizi residenziali Sicurezza Relazioni sindacali
Programmazione Diritti e informazione dei cittadini Fiscalità locale
Misure anticrisi
2
1 1
2
3
1
4
2
4
1
1 Contributi economici- Agevolazioni tariffarie
204
3
2
3
4
2 Servizi domiciliari
Altri servizi domiciliari:
consegna certificati e analisi
a domicilio-Filo d'argentoPasti a domicilio
Sad
Telesoccorso
4
1
2
1
5
1
4
3
3 Servizi assistenziali territoriali
0 0 0
2
0
1
5 Servizi residenziali
205
Barriere
architettoniche
Vigili di quartiere-
Sicurezza stradale-
Consorzi fra comuni
0
1
6 Sicurezza
0
5
0 0
5
8 Programmazione
Carta dei servizi Informazione ai cittadini
0
3
9 Diritti e informazione dei cittadini
206
6
65
4
3
10 Fiscalità locale
Addizionale Irpef
IMU
Patti antievasione
Soglia esenzione
addizionali
Tarsu
Relazioni Sindacali Tariffe Misure anticrisi
9
0
3
7 Relazioni sindacali-11 Tariffe-12 Misure anticrisi
207
208
Indice e note
Struttura da pagina a pagina
LOMBARDIA 1 21
BERGAMO 23 31
BRESCIA 33 50
COMO 51 60
CREMONA 61 73
LECCO 75 84
LODI 85 86
MANTOVA 87 100
MILANO 101 132
MONZA BRIANZA 133 155
PAVIA 157 165
SONDRIO 167 172
VARESE 173 185
TICINO OLONA 187 192
VALLECAMONICA 193 205
INDICE E NOTE 207 210
209
Alcune brevi note per semplificare la lettura del documento:
1. Per quanto attiene alla parte scritta, quella con carattere normale è il resoconto degli incontri con i responsabili territoriali; mentre la parte in corsivo è presa direttamente da documenti elaborati nei singoli comprensori.
2. Le fonti dei dati utilizzati per l’elaborazione dei grafici sono: � i dati relativi alla composizione numerica (comuni e abitanti) sono tratti dal sito
www.comuniitaliani.it
� i dati relativi ai due grafici di pagina 11 (tab. 1 e tab. 2) sono tratti dal sito dell’Osservatorio Nazionale Contrattazione Sociale (Ires-Cgil)
� il resto dei dati relativi alla contrattazione territoriale sono tratti dal data base SPI-FNP-UILP Lombardia
Per aiutare la lettura dei grafici di seguito riportiamo lo schema di classificazione degli accordi, tratti dal data base
Spi-Fnp-Uilp, in quanto i titoli molto lunghi a volte vengono tagliati.
1. Contributi economici – Agevolazioni tariffarie
• Acqua potabile
• Buoni servizio-Assegni di cura-Borse lavoro e di studio-Prestiti d’onore-Acquisto 1^ casa per giovani
copie-Contributo badanti
• Contributo sull’affitto
• Energia elettrica
• Interventi contro la povertà estrema
• Isee
• Reddito minimo d’inserimento-Minimo vitale
• Rette Rsa
• Rimborso ticket sanitari e farmaceutici
• Riscaldamento
• Sostegno al reddito
• Tariffe servizi alla persona-Minori-Scuola-Mense
• Tarsu
• Trasporti
2. Servizi domiciliari
• Adi
• Altri servizi domiciliari-Consegna certificati e analisi a domicilio-Filo d’argento
• Pasti a domicilio
• Sad
• Telesoccorso
• Voucher
210
3. Servizi assistenziali territoriali
• Altri servizi assistenziali territoriali-Sportello lavoro-Servizi funerari-Carta d’argento-Case accoglienza
donne maltrattate-Immigrati
• Centro diurno integrato
• Politiche giovanili: disagio giovanile
• Politiche giovanili: handicap
• Politiche giovanili: nidi e scuola
• Presa in carico soggetti deboli
• Segretario sociale-Patronati-Servizio fiscale
• Trasporto individuale
4. Servizi ricreativi culturali tempo libero
• Centro diurno/sociale
• Cultura-Università della terza età
• Cure termali-Soggiorni climatici
• Tempo libero-Attività motorie-Orti
5. Servizi residenziali
• Case protette-CSE
• Comunità alloggio
• Investimenti per servizi
• Minialloggi-Residenze anziani-Residenza
• Ricoveri di sollievo
• Rsa
•
6. Sicurezza
• Barriere architettoniche
• Vigili di quartiere-Sicurezza stradale-Consorzi fra comuni
7. Relazioni sindacali
• Attuazione dell’accordo-Verifica-Informazione
8. Programmazione
• Osservatorio, consulta-Analisi dei bisogni-Prevenzione-626-Formazione badanti
• Piani di zona territoriali
• Piani di zona unione comunali
• Piano socio assistenziale locale-Leggi di settore-Politiche giovanili-Incidenza spesa sociale sul bilancio
• Sostegno associazionismo-Volontariato-Servizio civile-Lavoratori in mobilità
9. Diritti e informazione dei cittadini
• Carta dei servizi
• Informazione ai cittadini
211
10. Fiscalità locale
• Addizionale Irpef
• Ici aliquote
• Ici detrazioni
• Imu
• Patti anti evasione
• Soglia esenzione addizionali
• Tarsu
11. Tariffe
• Blocco tasse e tariffe
12. Misure anticrisi
• Interventi di sostegno al reddito