Download - [NAZIONALE - 17] GIORN/INTERNI/PAG25 25/01/09

Transcript

17 CRONACHEil GiornaleDomenica 25 gennaio 2009

Immagini di sal-me.Visteda lon-tano sembranofotografie, tantoappaionoperfet-

te. Poi ti avvicini e sco-pri che sono pitture aolio su tela. E vedi det-taglicheprimanonave-vi notato: scimmie ur-lanti attorno ai catafal-

chidiGiovanniPaolo II,MadreTeresadiCalcut-ta e padre Pio; l’oblò dell’Apollo 11 trasformatoindiaframmadavantialvoltosfiguratodiMusso-lini; un annoiato Totò nella camera ardente diMao Tse-tung; l’astrofisico Stephen Hawkingche veglia Che Guevara dalla sedia a rotelle sucui l’ha inchiodato la sclerosi laterale amiotrofi-ca; quattro teschi accanto ad Aldo Moro irrigidi-to sul tavolo autoptico dell’istituto di medicinalegale;elettrodichespuntanodallachiomaarruf-fata di Albert Einstein; una lepre appesa al gan-cio sospesa sulla bara aperta di Salvador Dalí.

«Lancinato, drammatico, pittore classico dal-l’inclinazione quasi iperrealista, fine ritrattista eprofondo indagatore del mondo animale, casoisolato nel panorama italiano» (la definizione èdi Vittorio Sgarbi), Luca Del Baldo ha per il cor-poumanolostessointeressedeglianatomopato-logi, degli investigatori del Ris, dei criminologi,dei telespettatori di Crime scene investigation eGrey’s anatomy. Ma spaventa i benpensantiperché trasforma i defunti in opere d’arte e limostra «in luoghi stranianti rispetto al contestoambientale che ci sembrerebbe più appropria-to» (sempre Sgarbi). Lui le chiama, con un neo-logismo tedesco che s’è coniato da solo, to-dkammer, camere della morte, e preferiscenonesporle in Italia,pernonurtare la sensibili-tà del pubblico. Diciamo che le dipinge per sé,e infattinonnehamaivendutauna. Incompen-so sta ultimando una serie di normali ritratti amezzo busto di grandi attori - Marilyn Monroe,JohnWayne, JeanGabin,BetteDavis,BurtLan-caster, Clint Eastwood, Jack Nicholson - al cuiconfrontoletavolediNormanRockwell,oquel-lediAchilleBeltrameapparse finoal1945 sullaDomenica del Corriere, sbiadiscono.

«Curt del geni» è scolpito all’ingresso delladimessa corte di Villa Guardia dove DelBosco,nato 40 anni fa nella vicina Como, occupa unbilocale bohémien, insieme casa e atelier, geli-do quanto basta per accendere la creatività.«Mailgeniononsono io, ignorochiabbiamura-to quella lapide», si chiama fuori, nonostante sisia diplomato con 60/60 al liceo artistico e con110 e lode all’Accademia di Brera. Varcare lasua porta equivale a entraresubito in argomento: sul ca-valletto riposa frescadi colo-re la testa insanguinata diuna donna, «una delle vitti-meestratte dalle macerie do-po l’attentato alle Torri ge-melle», mostra la foto sul pa-ginone di Newsweek al quales’è ispirato, «alla fine pensoche ne ricaverò un trittico».

NotedelRequiemdiOrlan-dodiLasso insottofondo.Fo-to di cadaveri eccellenti allepareti. Sei ferri chirurgici ap-pesidavantialcomputer.Ma-nuali di patologiaedermato-logia sugli scaffali. L’occhiocade sul dorso di un volumepubblicato da Masson, casaeditrice specializzata in testiperstudentiuniversitari:Lacinematicadelsui-cidio e dell’omicidio per arma da fuoco. «Lohascritto il professor Paolo Picciocchi, all’epocatitolare della cattedra di medicina legale allaFederico II di Napoli. L’ho pagato 187.000 lirenel 1992, in libreria non volevano darmelo». Virisparmioladescrizionedelmateriale iconogra-ficocontenutonel tomo. «Eppure legga ladedi-ca, “A Kitty, mia moglie”. Le pare normale chel’autore dedichi un’opera simile alla propriaconsorte?».

Èquesto che sorprendedell’artista comasco:pur occupandosi di argomenti estremi, nellasuapersonalitànoncogli alcun trattovisibiledieccentricità. È un onesto travet della morte, al

pari degli impresari di pompe funebri, colto,misurato nel linguaggio, cordiale. «Non sonoun necrofilo, ho messo piede negli obitori sol-tanto due volte in occasione di funerali».

All’estero stravedono per Del Baldo. JamesGraham Ballard, l’autore del romanzo L’impe-ro del sole dal quale Steven Spielberg trassel’omonimo film, ha ingiunto prima a Bompianie poi a Baldini & Castoldi di affidare a lui lecopertine delle edizioni italiane di Crash e Co-caine nights. DavidCronenberg, ilmaestrodel«body horror» (La mosca, Inseparabili, Il pastonudo), lo aspettava in Canada come assistentesul set di Crash, «ma io non avevo i soldi per ilbiglietto aereo». Peter Greenaway, altro visio-nario che ha firmato film su cannibali e malati

terminali, ha voluto cono-scerlo a Lugano. Leni Riefen-stahl, l’inquietante registaprediletta da Hitler, lo accol-se a Pocking, affiancata daunamante alto, biondoe congliocchi azzurri cheaveva40anni meno di lei.

Come si definirebbe?«Banalmente, un pittore.

Altrettanto banalmente, unesteta. Il mio organo erettileè l’occhio. I quadri li vendosolo all’estero, soprattuttoSpagna e Germania. In Italiaho dovuto arrangiarmi con iritrattidi imprenditorie leco-pertine per Mondadori e Riz-zoli».

Mi descriva il suo lavoro.«Una cartografia del con-

temporaneo. Mi sento ceronettiano (da GuidoCeronetti,poeta, saggista, traduttoredi testibi-blici, marionettista, ndr). Il male prevale sulbene».

Triste.«L’uomoè irredimibile. Unessere chenonmi

piace. L’unica cosa che salvo di lui è il corpo.Questo non significa che non creda nel bene.Labontàdelmissionarioe l’innocenzadell’idio-tadostoevskianomi lascianodisarmato,mi an-nichiliscono».

Perché questa è l’epoca del piercing e dei ta-tuaggi?«Codici tribali. Nell’era dell’individualismo

sfrenato, ci s’intruppa per paura dell’altro».

Del lifting che cosa pensa?«Amo la vecchiaia. È la forza del carattere,

come sostiene lo psicoanalista James Hillman.Lafacciadiunanzianoè lacosapiùsublimechepossa esistere».

Il suo scopo, leggo, è «documentare le mutazio-ni del corpo, il passaggio tra ciò che eravamo eciò che saremo». Che mutazioni vede?«Ha presente Orlan?».

No.«È un’artista francese che sta rimodellando il

propriocorpo condiverseoperazioni chirurgi-che affinché corrisponda a un’immagine mito-logica. S’è fatta aggiungereduecorna in fronte,sembra uscita dalla traumatologia».

Quando le è venuta la fissa per i morti?«A 12 anni. Mia madre mi portò a vedere un

vicino di casa defunto, Adolfo, un omone. Melo sognai per molto tempo. Di notte veniva asedersi sul bordo del mio letto. Io mi svegliavodi soprassalto credendo d’aver visto il diavolo.Non s’è mai capito perché il mio dobermann,chedormivanella stessa stanza, ringhiasse, co-me se avvertisse anch’esso una presenza. Poiho fatto il chierichetto.Nella culturacattolica lamorte è sempre presente».

È religioso?«No, sono ateo. Ma la chiesa, parlo dell’edifi-

cio, è il luogo più bello in assoluto, libera latesta da tutte le preoccupazioni. Fra le navate,specie se gotiche, si avverte il mistero. Provoun’attrazione-repulsione per le alte gerarchie.Mi piacerebbe ritrarre da vivo Papa Ratzinger.Lo vedo come l’Innocenzo X dipinto dalVelázquez, che sono andato a rimirarmi varievolteallagalleriaDoriaPamphilj diRoma.Ave-va ragione Francis Bacon: è il più grande ritrat-to nella storia dell’arte».

Non conosco pittori che abbiano come testo sa-cro «L’atlante di medicina legale» di Weimann eProkop con le sue foto agghiaccianti.«Però Léon Cogniet nell’Ottocento dipinge il

Tintorettomentre ritrae la figlia morta: è alMu-seodi belle arti diBordeaux. Stesso soggetto inuna teladi EleuterioPaglianoallaGalleriad’ar-te moderna di Milano. Comunque L’atlantel’ho prestato a un amico che non me l’ha piùrestituito».

Come mai la sua arte ha bisogno dei tavoli ana-tomici delle morgue?«La salma di Che Guevara è magnifica, mi ri-

corda il Cristo morto del Mantegna custodito

nella Pinacoteca di Brera. Appaga gli occhi».Ha dipinto anche Mussolini e la Petacci appesia piazzale Loreto.«Mostro la tela capovolta: sembra una danza

dei balletti russi di Sergej Djagilev. Non lo fac-cioper stupire.Noncredonellapitturaengagé,non m’interessano le provocazioni, tipoquellediMaurizioCattelan,per capirci, o ilBenedettoXVI in autoreggenti che Paolo Schmidlin vole-vaesporreaMilano.Pensoche la storia italianasia stata divisa in due parti dalle uccisioni diMussoliniediMoro.DuecorpidiStatochehan-no segnato un prima e un dopo. Gli artisti sonouna massa di paraculi: lavorano per chi gli dà iquattrini. Ma il genio va oltre il committente».

Anche lei ha tentato di far rumore esponendoal Miart di Milano un tritticosull’autopsia di John Fitzge-rald Kennedy e un Pier Pao-lo Pasolini deturpato.«Nanni Moretti e Oliviero

Toscani li hanno digeriti.Dolce & Gabbana e Sgarbino, li hanno giudicati troppoforti. Però la tela su Moro misono sempre rifiutato diesporla, per non offendere ifamiliari».

Al Padiglione di arte con-temporanea il dipinto dellasalma di padre Pio è statocontestato.«S’èpure fulminato il faret-

to che lo illuminava, l’unicosu 142. Prima mi chiamanoalla rassegna Nuovi pittoridella realtà, poi mi tolgonodal catalogo. Io che colpa ne ho? Per me, pernoi italiani, per noi cattolici, padre Pio è unafigura importantissima».

Ha detto «noi cattolici»?«Anche se sei ateo, non puoi non dichiararti

cattolico. Non m’interessa sapere se padre Pioeraunsantooppureunimpostore,comesostie-neSergio Luzzatto nel suo libro.Nonho il dirit-to d’entrare nella fede delle persone. Dico soloche il fratediPietrelcinamiossessionanonme-no del Duce e del Che».

Perché accanto ai papi e agli statisti ritratti sulletto di morte mette sempre babbuini e oran-ghi che strillano?«La scimmia è un animale ambiguo, il più

prossimoall’essereumano,ma dai tratti demo-niaci.Ciò chem’inquieta, m’affascina.Nel qua-dro di Madre Teresa le scimmie piangono, co-me in una deposizione. Alcuni ci vedranno ildolore, altri la morte che irride alla vita. L’arti-sta si misura inevitabilmente col trascendente,col tempo, con la materialità delle cose. Ancheuna bottiglia di Giorgio Morandi ha a che farecolsacro,senonaltroperviadella luce.Lagran-de arte s’interroga su chi siamo noi uomini».

Perché la salma di Mao è vegliata da Totò?«Inserisco elementi grotteschi per smorzare

la repulsione. Come fece Federico Fellini nelCasanova,unfilmlugubremariccod’invenzio-ni che ne attenuano la cupezza».

Che cosa pensa del corpo umano?«Quantodi più bello la natura abbia fatto. Ho

questo limite: non riesco a vedere il fascino deitramonti, dei paesaggi».

Circonda il suo di cure particolari?«Fumo tanto, mangio tanto, non mi drogo,

mai preso farmaci».So che cerca come modelli uomini e donne gras-si oltre i 55 anni. Che cosa la attira dell’obesi-tà?«È tanta, riempie la tela.Ma imodelli scarseg-

giano.Gliuominicredonochesiagay, ledonneche ci voglia provare. Va’ a spiegarglielo chem’interessa solo dipingerli».

Quando incontra una persona, qual è la primacosa che osserva?«La faccia».

E l’altro che cosa osserverà in lei, ha provato achiederselo?«Mai. Sono molto autoreferenziale».

È uscito da Brera con una tesi sulla fotografaDiane Arbus. Come mai è attratto dall’autricedei raggelanti primi piani di reietti e minorati?«I normali fotografati dalla Arbus sembrano

anormali, e viceversa. Un acondroplasico (na-no, ndr) ritratto dalla Arbus diventa un re introno. Ho il massimo rispetto per la deformità,perché è più autentica del reale. I cosiddettimostri sono esseri epifanici, rivelano una veri-tà chealtri nonhanno. Lo stessodicasi deimor-ti: il lorovolto si nobilita, comese avessero rag-giuntouna conoscenza che anoi vivi è negata».

Quanto c’è di vero nel film «Fur» in cui la Arbus èinterpretata da Nicole Kidman?«Nulla.LaArbusdellaKidmanèoscenaeinve-

rosimile».Potrebbe anche lei innamorarsi di una donnabarbuta, come càpita alla Arbus con Lionel, l’in-felice essere somigliante allo yeti?«Sì, perché no?».

L’inclinazione al macabro ostacola o facilita icontatti con l’altro sesso?«Facilita. La gente è curiosa. Donatella, una

ragioniera con cui sono fidanzato da sei anni,all’inizioeraunpo’ scossa.Molte cosenonglie-le mostro, né lei vuole vederle. Preferisce i car-toni animati di Madagascar».

Che cos’è per lei la normalità?«Conformismo».

Quando le ho telefonato per un appuntamento,mi ha detto che era meglio se venivo a trovarladi sera e ha subito soggiunto: «Per via del traffi-co, non perché io celebri qualche sabba». È que-sto che pensano di lei a Villa Guardia?«Pensano che sia un po’ strano. Ma io non mi

sentopiù stranodi altri. Insegnavodisegno dalvero all’istituto d’arte di Como. Il rapporto congli studenti era splendido. Ho smesso di miainiziativa: la scuola mi impegnava tanto e mipagava poco. Secondo i miei genitori sono un

barbone fuori di testa perchénon ho fatto i soldi».

Pochi si occupano di ciò dacui lei sembra attratto. Dun-que siamo nell’anormalità,non crede?«Tantinesonoattrattiquan-

to me, solo che si vergogna-no a confessarlo. Altrimentimi deve spiegare il successodi serial come Csi e di Foxcrime,canalesatellitare riser-vato ai delitti e al noir».

Che differenza c’è fra lei eun voyeur?«Nessuna. Solo che il mio

unico fine è ricavarci un qua-droanzichésoddisfacimentosessuale».

Non è angosciante occupar-si sempre di defunti?

«Sì, parecchio. Mi svago dipingendo i vivi. Letodkammer non rappresentano che un terzodella mia produzione».

Ha paura della morte?«No».

Che cosa pensa che ci sia dopo?«Nulla. Siamo cadaveri. Ma qualcosa lascia-

mo: quadri, figli... Nel mio caso solo quadri.Sonotroppoegoistaperaveredei figli, rubereb-bero tempo all’arte».

C’è qualcosa di fronte alla quale si ferma?«La mia vita è tutta un rischio».

(438. Continua)

[email protected]

“ “

Leni Riefenstahl volleconoscerlo. Scrittori e registi

come Ballard, Cronenberge Greenaway stravedonoper lui. Ma i suoi quadrisu Mussolini, padre Pio

o Moro suscitano scandalo

È irredimibile. Un essere

che non mi piace. L’unica

cosa che salvo di lui è

il corpo. Non mi sento

più strano di tanti altri

Ha a che fare col sacro.

Sono ateo, ma non posso

non dirmi cattolico.

Gli esseri deformi hanno

una verità a noi ignota

di Stefano Lorenzetto

tipi italiani

L’UOMO

LUCA DEL BALDO

L’ARTE

TINTE FORTI Luca Del Baldo davanti ad alcuni suoi quadri: le salme di Che Guevara e Papa Wojtyla, Totò che veglia Mao, John Wayne, Marilyn Monroe

Il pittore che dipinge i Vipnelle camere ardenti«Solo la morte ci fa belli...»«Da bambino ogni notte vedevo sul mio letto un vicino di casa defuntoAmo la vecchiaia: è la forza del carattere. Cerco modelli oltre i 55 anni»