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Molti anni fa ho posseduto, di seconda mano, un “ CD transport” Wadia 2000, cioèuna meccanica di sola lettura derivata dall’allora modello top di Teac Esoteric. Eraun monumento a due telai, con alimentatore separato, che testimoniava con lasua opulenza esteriore l’eccellenza progettuale e costruttiva di cui il marchio ame-ricano era, nei tardi anni 80 e primi 90, un portabandiera. Lo utilizzavo con un con-vertitore best buy dell’epoca, il PS Audio UltraLink, ma il suo partner naturalesarebbe stato il supercostoso convertitore top della stessa Wadia che – vuoi pervezzo di distinguersi vuoi per sottolinearne la oggettiva complessità tecnica – eradenominato “decoding computer”.

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di Paolo Fontana

AD ALTAEFFICIENZA,MA NON UNDIFFUSORE

AMPLIFICATORE STEREO

WADIA A 315

In effetti Wadia rappresentava aquei tempi, con Meridian e po-chissimi altri, il pinnacolo mon-

diale dell’audio digitale e i suoi ap-parecchi rendevano realistiche, pal-pabili e godibili persino le spessomediocri registrazioni numeriche del-l’epoca. Da allora molta acqua è pas-sata sotto i ponti e oggi altri si con-tendono il primato dell’high-end di-gitale. Tuttavia Wadia, per quantopassata di mano come società (fa oggiparte del gruppo italiano Fine Soundsche possiede anche ARC e Sonus Fa-ber), è tuttora sulla breccia e proponeagli appassionati prodotti sempred’avanguardia ma più accessibili di untempo. Nel catalogo troviamo ancorai “decoding computer”, ovviamente,ma anche l’ormai immancabile musicserver e, assoluta novità, alcune am-plificazioni. Anche queste si fregianodell’aggettivo “digitale”, però bisognaintendersi. Non è che in questo tipo diamplificatore il segnale venga ampli-ficato interamente nel dominio digi-tale; ci troviamo piuttosto nell’ambi-to della cosiddetta “classe D”, o T, det-ta anche PWM, ossia a modulazionedi larghezza di impulso. Nella classeD il digitale ha il ruolo di trasforma-re il segnale analogico in un trenod’impulsi a 1 bit, che pilotano i di-spositivi di potenza (MOSFET o tran-sistor); questi a loro volta pilotano unfiltro-passa basso passivo, a valle delquale ritroviamo il segnale analogico,amplificato e pronto per i diffusori. Lachiave di tutto sta nel fatto che questasequenza di impulsi digitali può pro-durre, in un dato istante, solo un se-gnale “zero” (transistor completa-

mente spento) oppure un segnale“uno” (transistor completamente ac-ceso) ed è ciò che avvicina l’efficien-za del sistema al 100%, senza produ-zione e dispersione di energia termi-ca. Si possono così sviluppare poten-ze anche molto elevate con dimen-sioni, peso e costi contenuti grazie allainutilità di alimentazioni poderose esofisticate e di estese superfici dissi-panti. La classe D divenne popolare una de-cina d’anni fa quando il mondo au-diofilo fu scompigliato dal fenomenoT-amp, uno scatolino piccolo e leg-gero, del costo di poche decine di euro,che non solo si permetteva di suona-re decentemente, ma secondo i suoipiù fanatici sostenitori poteva umiliarei più rinomati prodotti high-end. Na-turalmente era un’esagerazione bellae buona, che il tempo e il buon sensopresto si incaricarono di ridimensio-nare. Il T-amp e i suoi numerosi imi-tatori (che costavano un po’ di più, manon oltre i 100 - 150 euro) erano cer-to stupefacenti per rapporto presta-zioni / prezzo ma non convinsero pro-prio nessuno a buttar via i propri Krell, Pass Labs, Conrad-Johnson, Gryphone così via.La classe D si è diffusa a macchiad’olio nel mondo “Pro”, dove servo-no potenze molto elevate, e d’altrocanto anche nelle applicazioni con-sumer a bassa potenza (tablet, alto-parlanti per PC, sistemi di musica por-tatile, TV, telefoni cellulari, etc.) in cuicontano la miniaturizzazione e i bas-si costi. Per anni invece è stata relativamentetrascurata dall’ hi-fi di alta qualità, an-

che se non sono mancati prodotti inquesta fascia: basta ricordare l’AudioResearch 150.2, che fu in produzionedal 2003 al 2006 benché con scarso suc-cesso commerciale.E’ ora il turno di Wadia di applicarela classe D a prodotto di gamma me-dio-alta. L’A 315 qui in prova è basa-to su un circuito proprietario adatta-tivo detto Frequency Switching Tran-smission (FST) che assicura la pienapotenza di uscita con bassa distorsionesull’intero spettro di frequenza audio(anzi paradossalmente la distorsionediminuisce con l’aumentare dei Watterogati). C’è anche un sistema di mo-nitoraggio del segnale, detto SignalSurveyor, che protegge gli altoparlantida pericolosi livelli di voltaggio DC.Anche se tutto ciò ricorda superfi-cialmente le famigerate “protezioni”dei vecchi ampli giapponesi - checerto non facevano bene al suono – quinon ci si dovrebbe preoccupare perchéil processo ha luogo nel dominio di-gitale, quindi senza inficiare il se-gnale vero e proprio.L’ A 315 è un finale stereo (esiste an-che l’omologo mono) che eroga 150watt per canale su 8 ohm o 250 wattsu 4 ohm. Condivide il medesimo lookdel “321 decoding computer”, effet-tivamente raccomandato dalla Casacome miglior abbinamento (il con-vertitore è provvisto di controllo di-gitale del volume e quindi fa anche leveci di un preamplificatore). L’apparecchio è provvisto di ingressiselezionabili single ended oppure bi-lanciati. I connettori per i cavi dei dif-fusori sono eseguiti in modo praticoe solido e possono essere stretti con

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Il look del finale Wadia è semplice ed elegante. Il pulsante di accensione è visibile sulla destra.

precisione e comodità grazie a unaspecie di chiavetta dinamometricafornita nell’imballaggio. Il telaio, inmetallo color argento, ha una lineamolto bassa, pianta quasi quadrata,angoli smussati; è sormontato da untop in cristallo nero che si illuminasuggestivamente con la scritta Wadia,così come il logo del marchio posto inun’elegante svasatura del pannellofrontale, dove troviamo anche il pul-sante on / off.Come tutti gli amplificatori in classeD, l’A 315 eroga la sua notevole po-tenza praticamente senza dissipare ca-lore, con un risparmio energetico chesarà debitamente apprezzato dagliaudiofili più ambientalisti. Di conse-guenza, non esistono né alette di raf-freddamento né tanto meno ventila-tori interni come quelli utilizzati in al-cuni ampli valvolari. Per il mio vec-chio e fidato Audio Research VT130,che non ha ventole ma scalda comeuna stufa, ho provveduto io posizio-nando una EBM-Papst esterna, fissa-ta in posizione strategica dietro l’ap-parecchio.

Per chi volesse saperlo, il rapportoS/N del Wadia è buono ma non stra-tosferico (90 dB in bilanciato e 88 dBin sbilanciato) e nemmeno l’impe-denza di ingresso è da record (10kOhm) il che potrebbe tradursi in unaccoppiamento elettrico men che idea-le con alcuni preamplificatori a val-vole. Il peso dell’oggetto è di 12 Kg,quindi relativamente ridotto graziealla mancanza di massivi trasforma-tori che sono invece necessari nei finaliconvenzionali di pari potenza.

ASCOLTOIl Wadia A 315 è stato inserito nel miosolito impianto di casa (vedi riquadro)dove ha sostituito il già citato ARCVT130. Essendo tutti e due bilanciati,ho potuto mantenere i soliti cavi Kim-ber KCAG con connettori XLR comecollegamento col pre Sonic FrontiersSFL-2. I cavi di potenza erano Kimber8TC mentre per il cavo di alimenta-zione mi sono accontentato di quellostandard in dotazione.Posizionato in sala d’ascolto l’appa-recchio fa bella figura senza essere in-

trusivo, grazie al design basso e lineareche mimetizza le dimensioni (co-munque non eccessive) e conferiscequell’ elevato “Wife Acceptance Fac-tor” (= fattore di accettazione mulie-bre) apprezzato dagli audiofili co-niugati che tengono l’impianto insoggiorno.Completati in cinque minuti installa-zione e collegamenti ho acceso il Wa-dia, constatando che è silenziosissimoe davvero non scalda, anzi resta fred-do come il marmo anche dopo ore eore di funzionamento (cosa quasi in-quietante..).Ma ovviamente quello che importa ve-ramente è come suona.Proprio adesso mentre scrivo questerighe, l’A 315 sta riproducendo unpaio di DVD audio (un supporto in-giustamente abortito, con doti musi-cali ottime e forse migliori del SACD):uno è Vivaldi, Dixit Dominus RV 595,Gloria RV588, Nulla in mundo pax sin-cera, Archibald – Krause, Naxos; l’altroChanticleer / Magnificat , Jennings, Tel-dec, una raccolta di canto gregoriano.Beh, non sono concentrato sull’ascol-to e siedo al PC voltato di 90 gradi ri-spetto ai diffusori; eppure non possofare a meno di restare estasiato per levoci dei cori e delle soprano, estesis-sime, dettagliate, cristalline, con unoswing dinamico incredibile, soprat-tutto levigate e quasi “cremose” taleè la fluidità e completezza armonica.Si tratta di una gamma alta mai reti-cente e anzi entusiasmante per la fa-cilità con cui si libra alle massime al-tezze, ma “as-so-lu-ta-mente” esenteda rischi di vetrosità o aggressività. Ovviamente ero giunto a simili con-clusioni nei tre mesi in cui il Wadia miha fatto compagnia in approfonditesessioni d’ascolto serali e domenica-li, però ora ne sono convinto più chemai. Posso attestare che una similetimbrica in gamma alta non è facile audirsi nei tradizionali finaloni a statosolido in classe AB (magari con quel-li in pura classe A la partita sarebbepiù dura) e già da sola rappresente-rebbe un’ottima ragione per distin-guere questo amplificatore tra molti al-tri concorrenti. Se le doti sull’acuto sono particolar-mente degne di nota, la sensazione dipienezza e di grande respiro timbriconon viene certo meno alle frequenzemedie e medio-basse, evidenziandouna totale coerenza sonica. Con Bach,Brandenburgische Konzerte, RinaldoAlessandrini, Naive il dispiegarsi del-la musica è ampio e generoso, poggiasulle robuste fondamenta di un bas-

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Il logo dell’azienda (sia sul frontale che sul top di cristallo) si illuminascenograficamente durante il funzionamento dell’apparecchio.

so vigoroso e solido ma non inva-dente, passa attraverso una gammamedia limpida e morbida , e si fondesenza soluzione di continuità con le

già lodate alte frequenze. Equilibrio eneutralità sono rigorosamente rispet-tati anche se a tutta prima l’A 315 sem-bra appena più “scuro” di quanto miattendevo; diciamo che la cromatici-tà che pervade il soundstage tende albeige – crema, pur senza mancare,quando occorra, della giusta dose dilucentezza (vedi, di nuovo, la gammaalta); quale che sia, il tutto dona allamusica un accenno di morbidezzasenza mai velarla. Morbidezza che, at-tenzione, non è mai ottenuta concompromessi in termini di smussatura“sottrattiva” del segnale, perché ilWadia è davvero un componente adalta risoluzione. Lo ha dimostratocon lo splendido CD di cui sopra, ri-conosciuto da Gramophone come unadelle due o tre migliori interpretazionidiscografiche esistenti dei Brandebur-ghesi. Da esso il Wadia riesce a estrar-re il fine dettaglio ma contestualiz-zandolo nel dominio dello spazio e deltempo. Raggiunge così una globalecredibilità della riproduzione, che èanche dinamicamente e spazialmen-te grande, autorevole, ritmica. La trama musicale mette insieme de-licatezza e spessore, accuratezza ecorpo anche all’ascolto di un altropunto di riferimento artistico e sono-ro, cioè Beethoven, integrale dei concer-ti per pianoforte e orchestra, Perahia, SonyClassical. Magari la gamma media emedio bassa non sarà altrettanto li-quida, magica, coloristicamente riccadi quella dei più esclusivi amplifica-tori monotriodo. Però è davvero mol-to buona, di grana fine, mai proietta-

ta in avanti né tantomeno arida, pro-sciugata, meccanica.Un altro CD molto ben registrato, laversione rimasterizzata di Wagner,Die Walkure, Solti, Decca, è particolar-mente esemplificativo della capacitàdel Wadia di ricreare davanti e attor-no all’ascoltatore un soundstage in-solitamente voluminoso, particola-reggiato nelle 3D, completamentesvincolato dai diffusori. La scena ècome delimitata da due alti pilastri im-maginari posti ad almeno due metrie mezzo lateralmente ai diffusori, e perestensione orizzontale e altezza è per-lomeno pari al riferimento Audio Re-search; per quanto riguarda la pro-fondità, è persino un poco superiore.Le varie sezioni di strumenti e i can-tanti sono precisamente individuabi-li, stratificandosi nei vari piani sono-ri e materializzando nel complesso unquadro musicale olografico, agile evivo. La stabilità di questo palcosce-nico immaginario, poi, è granitica enon fa una piega neppure nei passaggipiù impegnativi. Wagner è un test impegnativo ancheper il basso: quello dell’A 315 – comegià accennato - dimostra un discretoslam, ottima precisione e una certa tat-tilità. Un basso potente, piuttosto ro-tondo e plastico, che scende bene re-stando ottimamente controllato, maitroppo corto e asciutto né troppo lun-go e ridondante. Insomma anche i pri-mi sessanta hertz sono corretti, equi-librati, musicalmente emozionanti epoco importa se, a memoria, altri finalia stato solido passati negli anni nella

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CARATTERISTICHE TECNICHE

Tipologia: finale di potenza stereo-fonicoPotenza nominale: 150 W/ch su 8Ohm e 250 W/ch su 4 OhmStadio di amplificazione con tecno-logia Frequency Switching Tran-smission (FST) e circuito Signal Sur-veyor destinato al controllo dell’uscita del segnale e la prevenzione dicorrente continua in uscitaFattore di smorzamento: superiore a320 su 8 Ohm e 160 su 4 Ohm Distorsione massima (THD): 0,1 %da 250 mW a metà potenza, 0,5% dametà a potenza massimaRisposta in frequenza: +0 -3 dB da10 a 70.000 Hz.Sensibilità di ingresso: 2,4 V (bi-lanciato) e 1,2 B (sbilanciato)Guadagno: 29 dBDimensioni: 454 x 86 x 508 mmPeso: 12,2 kg. Finitura: alluminio satinato e cri-stallo nero

Prezzo (IVA inclusa): Euro 5.500,00

Distributore:MPI ElectronicTel. 02 9361101Web: www.mpielectronic.com

Sul pannello posteriore, oltre ai robusti “binding posts” per i cavi dei diffusori, si notano gli ingressi sia RCAche XLR bilanciati, la cui selezione avviene mediante apposito interruttore.

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mia stanza hanno dato sensazioni diimpatto più viscerali in questa estre-ma gamma di frequenze.Questo discorso ci conduce al CDMussorgsky, Quadri di un’esposizione eCiajkowski, Sinfonia n. 4, Sokhiev, Or-chestra di Tolosa, Naive, contenente al-cuni celebri brani che mettono alla fru-sta l’impianto sotto l’aspetto dellacapacità dinamica. In breve, le doti”atletiche” del Wadia mi sono sem-brate gagliarde e perfettamente in li-nea con i 150 watt nominali, anche sein termini puramente energetici nonha surclassato clamorosamente – comeavrei immaginato - il mio vetustoARC a valvole da 130 W . Piuttostodevo lodare la facilità e l’apparente na-turalezza di erogazione, priva di sca-lini o di scatti improvvisi, che confe-risce agilità e naturalezza al fluire mu-sicale, e l’ assoluta assenza di perce-pibile distorsione timbrica o ondeg-giamento scenico ai volumi più ele-vati. Una caratteristica dell’ A 315 è cheanche le più fulminee ed ampie escur-sioni di livello si accompagnano a unlieve arrotondamento dei transienti,evitando di nuovo ogni spigolosità edurezza, senza che ciò d’altra parteporti con sé un’eccessiva attenuazio-ne del giusto “mordente” che nondeve mancare in certi momenti.Solo raramente, in qualche passaggioin cui si devono sostenere a lungo fra-gorosi pieni orchestrali a livelli ma-crodinamici esasperati, ho notato unaccenno appena percettibile di genti-le compressione o di limatura deipicchi. All’estremo opposto, il Wadiadimostra in genere di saper gestire conla dovuta finezza le gradazioni mi-crodinamiche, tuttavia a tratti i segnalia bassissimo livello mi sono sembra-ti un filino meno chiari e intellegibilidel solito, come se emergessero da un“nero” meno assoluto. Si tratta disensazioni soggettive e occasionali(forse anche ascrivibili a pecche di al-cune registrazioni) che cito per com-pletezza, sottolineando però che il

comportamento dinamico del Wadianel 99% delle situazioni è stato im-peccabile e musicalmente gratifican-te.

CONCLUSIONISono rimasto piacevolmente sorpresodalla prestazione di questo amplifi-catore, nei cui confronti confesso di es-sere partito un po’ prevenuto a causadella tipologia progettuale. Mi chie-devo addirittura che senso avesserealizzare un ampli, tutto sommatonon economicissimo, con la classe D– un’idea geniale ma nata e sviluppataper conseguire vantaggi pratici assailontani dalla filosofia del “suono as-soluto”.Mi sono dovuto ricredere e una vol-ta di più l’esperienza d’ascolto ha di-mostrato che non conta tanto la tec-nologia che sta dietro a un compo-nente hi-fi (sia essa a valvole, a tran-sistor, analogica o digitale) quanto lasapienza con cui è implementata, in-somma il famoso “manico” del pro-gettista.Che in questo caso a mio parere nonmanca di certo. Il Wadia A 315 non è solo un amplifi-catore superaffidabile, dal look raffi-nato e capace di pilotare con disin-voltura la gran maggioranza dei dif-fusori in commercio.E’ a pieno diritto un componente di“vera” alta fedeltà, che porge una fo-tografia in grande formato e moltoprecisa del messaggio sonoro, senzamai scadere nell’asettico e nel distac-cato. Coniuga poi due doti molto ap-prezzate ma difficili da far andared’accordo, ossia un’ottima definizio-ne e una pressoché totale assenza difatica d’ascolto.Last but not least, il prezzo di listinodell’apparecchio, attorno ai 5000 euro,se consideriamo la reputazione delmarchio e l’import dagli USA, può es-sere giudicato interessante in rap-porto alle qualità tecniche e musica-li.

IMPIANTO USATO NELLA PROVA:

Sorgente analogica: Giradischi dr.Feickert Blackbird con inertia plat-ter. Braccio SME IV. Fonorivelatore:Benz Cardas Special LP-S. Stadiophono: Klyne 6PE. Filtro infrasoni-co passivo custom. Sorgenti digitali:Meccanica CD Sony XA5ES, Master-clock Apogee Big Ben, Convertito-re Apogee Rosetta 200. LettoreSACD-DVD-A Onkyo DV-SP1000E.Amplificazione di confronto: Pre-amplificatore: Sonic Frontiers SFL-2. Amplificatore finale: Audio Re-search VT130. Diffusori: ProAc Re-sponse 3 o Acoustic Energy AE-1.Cavi: Segnale: XLO signature 3.1 ,XLO Signature 1.1 , XLO Referencephono, Kimber KCAG, VdH the Se-cond, Nordost Blue Heaven. Digi-tali: VdH the First, Illuminati D-60,Gotham GAC-2, Belden. Potenza:Tara Labs RSC Master Gen 2 o Kim-ber 8TC. Alimentazione: Eupen,Electrocompaniet, Oyaide, Lapp,Furutech, Phonosophie, Groneberg,Synergistic Research. Condiziona-mento di rete: 2 Trasformatori d’iso-lamento FAT (700 + 500 VA), stabi-lizzatore di tensione TPW(2500 VA)

DISCHI UTILIZZATI: