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2 » PRIMO PIANO | IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 3 Marzo 2016

L’OPERAZIONE Come anticipato dal “F at t o ”, Fca annuncia l’uscita dall’informazione: passaLa Stampa e Secolo XIX al Gruppo Espresso e si libera della sua quota del 16,7% in Rcs

» STEFANO FELTRIE CARLO TECCE

In un giorno finisce il se-colo lungo della stampa i-taliana e la Fiat lascia l’e-ditoria: i l Gruppo E-

spresso annuncia l’i ncor po-razione di ItEdi, la holdingche controlla La Stampa eSe-colo XIX. Fca (Fiat Chrysler)subito dopo comunica chedistribuirà ai soci la sua par-tecipazione nell’Rcs-Corrie-re della Sera, il 16 per cento.La holding di famiglia Exor,presieduta sempre da JohnElkann, venderà sul mercatoquel 5 per cento circa che lespetterà. Tutto come annun-ciato ieri dal Fatto Quotidia-no. La scelta della Fiat è coe-rente “con la decisione diconcentrarsi nelle attivitàautomobilistiche”. Elkann èandato nella redazione de LaStam pa, collegato con il Se-colo a Genova, per spiegare lasvolta anticipata dal passag-gio di Mario Calabresi dalladirezione de La Stampa aquella di Repubblica.

DAL LATO del Gruppo E-spresso lo schema è chiaro:entro l’inizio del 2017, l’Exordi Elkann avrà il 5 per centocirca del Gruppo Espresso, laCir di Rodolfo De Benedetti il40. Tenuto coperto finoall ’ultimo minuto, si scopreora che ci sarà anche un pattodi sindacato a legare le due fa-miglie (decisioni concorda-te). Su entrambi i fronti si sot-tolinea il passaggio genera-zionale e la sintonia tra i dueeredi delle dinastie, ma l’e-quilibrio sarà comunque de-licato: in base alle quote so-cietarie comanda di gran lun-ga la Cir di Rodolfo De Bene-detti, che però in questi anni èsempre stato un passo dietroil padre Carlo nelle scelte e-ditoriali, assorbito da altribusiness del gruppo come lasfortunata Sorgenia (ener-gia). Mentre John arrivane ll ’alleanza da editore glo-bale: siede nel board della Ne -ws Corp di Rupert Murdoch,è azionista di peso del setti-manale The Economist. DeBenedetti ci mette i soldi, El-kann le idee, ma ci sarà tempoper capire se può funzionareperché, dicono tutti, l’allean -za è “di lungo periodo”.

Dal lato del Corriere dellaSera , invece, tutto è più incer-to. Dopo aver incassato 127,5milioni da Mondadori per lacessione del ramo libri, la Rcssta trattando con le bancheper rendere più sostenibile ildebito da 350 milioni, mentrecontinua a cedere pezzi delgruppo non strategici (le ra-dio, la spagnola Veo Tv). C’èun ambizioso piano indu-striale per evitare un altro au-mento di capitale da 200 mi-lioni nel 2017. Ma l’as se tt o

A p p ro va t o Il ddl prevede un Fondo unico per giornali e tv su cui deciderà Palazzo Chigi

E la Camera regala l’editoria al governoORA IN SENATO

» MARCO FRANCHI

La Camera ha detto sì. Man-ca ancora il via libera del

Senato e poi il governo potràridisegnare su delega del Par-lamento l’intera legislazionesui contributi all’editoria, vol-garmente detti “soldi ai gior-n al i ”. A garanzia del plurali-smo, per carità, ma comunqueuna discreta leva di condizio-namento per la stampa.

IL DDL APPROVATO a Monte-citorio, proposto dal Pd, pre-vede l’istituzione di un Fondounico sul tema che raggruppi idiversi finanziamenti esisten-ti e ne aggiunga di nuovi: saràpoi la Presidenza del Consi-glio a decidere come ripartirei fondi con un decreto tenendoconto di alcune caratteristi-che (esclusi, per dire, i giornalidi partiti o sindacati).

Facendo un po’ di conti,parliamo di una cifra non pic-cola. Il fondo dei contributi di-

retti che vanno a quotidiani(Avvenire, Italia Oggi, Il Fo-glio, il manifesto, etc) e perio-dici l’anno scorso valeva pocomeno di 50 milioni, cui almenoper quest’anno vanno aggiuntii fondi per l’innovazione (40milioni l’anno), che poi sonoserviti in tre anni a pagare i

prepensionamenti dei grandigruppi editoriali (C orrie re,Repubblica, Sole, Messaggero,etc). C’è poi l’ultimo aggiorna-mento una tantum: 6,5 milionideliberati a gennaio per paga-re contratti di solidarietà, cas-sa integrazione, sgravi per leassunzioni e nuovi investi-menti nel digitale del 2015.

TUTTO QUELche si muoverà intema di editoria cartacea con-fluirà nel nuovo Fondo unico,che avrà però anche altri af-fluenti visto che dovrà occu-parsi pure di radio e tv locali,settore sostenuto dal governonel 2015 con 45 milioni di euro.Al Fondo andranno pure, tra il2016 e il 2018, quota parte (finoa un massimo di 100 milioni)delle eventuali maggiori en-trate derivanti dal canone Raiin bolletta e una tassa dello0,1% sul reddito complessivodelle concessionarie di pub-blicità. Queste ultime due en-trate straordinarie - spiegano

fonti del settore - saranno pro-babilmente funzionali al pro-lungamento dei prepensiona-menti straordinari: in pratica igrandi gruppicontinueranno aristrutturarsi aspese dei contri-buenti.

Anche questamateria, peral-tro, è delegata algoverno: sarà Pa-lazzo Chigi a “ri -definire i requisi-ti di anzianità a-nagrafica e con-tributiva per l’ac -cesso ai tratta-m e n t i d i v e c-chiaia anticipata e delle proce-dure per il riconoscimentodello stato di crisi delle impre-se editrici ai fini dell’accesso aiprepensionamenti”. Previsio-ne inutile se finissero nel2016.

Il disegno di legge si occupaanche di molto altro, persino

della parità di trattamento inedicola, delegando anche quial governo, e pure della rifor-ma delle competenze e della

c om po si z i on ed e l C o n s i g l i od el l’Ordine deigiornalisti (chepasserà da oltrecento membri a36 consiglieri).

Qu est ’u lti maprevisione, inparticolare, stafacendo litigaregli interessati. Ilpresidente na-zionale Enzo Ia-copino la toccapiano: “Gli edito-

ri possono brindare assieme ailoro complici di mille misfat-ti”. Il no pasaran di Iacopino,però, si trova a dover fare i con-ti con una nota ufficiale in cuiben 12 presidenti degli Ordiniregionali applaudono la rifor-ma del governo.

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proprietario nel dopo-Fiat èancora tutto da definire.

È circolata l’ipotesi di unafusione Corriere-Sole 24 Ore:l’idea era stata lanciata unpaio di anni fa dal presidentedi Techint Gianfelice Rocca,a capo della potente Asso-lombarda. Ma nel frattempole condizioni dei due gruppisono cambiate: sempre piùcomplessa quella del Corrie -re , in ripresa quella del So leche nelle prossime settimanedovrebbe annunciare il ritor-no in positivo del margine o-perativo lordo, cioè crea cas-sa invece di bruciarla, grazieal l’aggressiva strategia dicrescita sul digitale sostenutadal direttore Roberto Napo-letano. L’idea della fusione,smentita ufficialmente daTechint il 19 febbraio, vienefatta circolare ora dai nemicidi Rocca nella campagna elet-torale per la presidenza diConfindustria allo scopo dispaventare gli industriali cheappoggiano Alberto Vacchi,il candidato di Rocca. Il con-trollo del Sole è rimasto unadelle poche declinazioni con-crete del potere del presiden-te, la fusione col Corriere fi -nirebbe per diluire l’influen -za (e la presa sugli eventualidividendi). Rocca è stato son-dato nei mesi scorsi anche co-

me “cavaliere bianco”per co-struire un nuovo equilibrio inRcs. Ma in Techint Rocca èpresidente, non può delibe-rare in autonomia e il restodella famiglia, a cominciaredal fratello Paolo, è poco en-tusiasta di impegnarsi in R-cs.

L’uscita di John Elkann la-scia campo libero ai suoi sto-rici oppositori in Rcs: l’edito -re di La7 Urbano Cairo e l’im -prenditore Diego Della Valleche è tornato di gran fretta inItalia, a Milano. In passato,

entrambi non hanno mai avu-to forza e voglia di svenarsiper comandare davvero su R-cs, ma senza la Fiat lo scena-rio è più fluido. Per Cairo eDella Valle l’investimento fi-nanziario potrebbe essere al-leggerito con la cessione dellaGazzetta dello Sport a Infronto alla sua controllante Wan-da, il gigante della gestionedei diritti sportivi. I dossiersull ’operazione sono giàpronti.

L’U LTIM O protagonista chepotrebbe intervenire è Lo-renzo Pellicioli, che gestiscel’impero della famiglia De A-gostini-Drago: in asse conMediobanca, avrebbe le ri-sorse per riempire il vuoto la-sciato da Fcs nel capitale. I-potesi estrema. Ma già smen-tisce. Tutti fermi: cosa succe-de? Rcs avrà quasi la strutturadi una public company, privadi un socio di riferimento, perla prima volta. Se Laura Cioli,l’amministratore delegato,non riuscisse a rispettare ilpiano industriale di rilancio,prima o poi toccherà alle ban-che convertire in azioni i pro-pri crediti milionari. Timori.Speranze. Per adesso, c’è tan-ta solitudine in via Solferi-no.

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In manovraCairo e Della Vallepotrebbero tentarel’assalto, in alternativaDe Agostini o Rocca

Dopo “la Stampubblica”si cerca di salvare il Corriere

John Elkann e Diego Della Valle La Pre ss e /A n s a

Soldi e potereCirca 100 milionil’anno, a cuisi aggiungonoquelli perpre p e n s ion a rei giornalisti

Nuove norme per l’editoria Ansa

11 MARZO LO SCIOPERO

Codice appalti oggiin Cdm. I sindacati:“2.000 posti a rischio”

q A L L’ESAME del Consiglio dei mini-stri di oggi saranno le modifiche al Co-

dice degli appalti. L’obiettivo sarà sfoltire gliattuali 1.500 commi in 220 articoli al fine divelocizzare le procedure. Il punto chiave delprovvedimento è la fine del criterio del mas-simo ribasso (resterà solo per gli affidamentidi importo basso) nelle gare, che lascerà in-vece spazio a quello dell’offerta economica-

mente più vantaggiosa come regola genera-le: un metodo che permette di valutare ancheaspetti qualitativi. Alcune novità contenutenella bozza del testo, però, preoccupano leparti sociali. I sindacati hanno indetto unosciopero per l’11 marzo per contestare la nor-ma che limita al 20% gli affidamenti in houseper le concessioni autostradali poiché riten-gono che così si rischia di perdere fino a

2.000 posti di lavoro. Non mancano criticheanche da parte delle associazioni di categoriapreoccupate per le ricadute della nuova nor-mativa sul settore. Il provvedimento affida unruolo centrale all’Anac di Raffaele Cantone:l’autorità avrà poteri di controllo e attivitàsanzionatorie. La fase di progettazione si ar-ticolerà in tre livelli: progetto di fattibilità,progetto definitivo e progetto esecutivo.

I numeri

1 5,9 %la volata delgruppoEspresso inBorsa (0,98euro). Rcs èsalita del7,21% (0,61)

7 50milioni:i ricavi delnuovo gruppoche, secondoi dati 2015,conterà 5,8milionidi lettori

4 3%la quota cheavrà Cir nelgruppoE s p re ss o.Oggi detieneil 54%

Giovedì 3 Marzo 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | PRIMO PIANO » 3

De Benedetti firma la resa,le notizie possono attendere» GIORGIO MELETTI

Qualità del prodottogiornalistico? Auto-nomia delle testate?Tranquilli ragazzi. Il

sindacato dei giornalisti hadetto che “pretenderà garan-z ie ” (testuale). Sembra unoscherzo. Non solo perché damolti anni il sindacato deigiornalisti non ha il fisico perpretendere alcunché. Ma so-prattutto perché suona tuttoun po’ falso. L’in dipend enzadei giornalisti de La Stampanon è in discussione sotto lapiena proprietà Agnelli, ma èminacciata dalla comproprie-tà Agnelli-De Benedetti? ERepubblica, con John Elkannal 5 per cento del capitale, di-venta il giornale padronaleche non era mai stata?

È UNO SCHERZO ma fino a uncerto punto. Nell’Italia decli-nante dei giornali padronali edegli editori impuri che pre-miano i direttori per le notizienascoste anziché per quellepubblicate, per molti anni larivalità tra Carlo De Benedettie casa Agnelli ci ha regalato sa-pide pagine di giornalismo. Sec’era da fare un dispetto allaFiat i giornalisti di Repubblicaavevano la licenza di uccidere,cioè di scrivere la verità. E sec’era da sputtanare l’Ingegne -re a La Stampa e al Corriere sisospendeva la regola aurea“cane non morde cane”.

È la degna conclusione del-la parabola di De Benedetti,per una vita uomo controcor-rente, scheggia impazzitadell’establishment. È lui chepoco più che quarantenne, nel1976 viene chiamato dall’av -vocato Gianni Agnelli alla te-sta della Fiat e riesce a litigarecon quasi tutti e a farsi caccia-re dopo cento giorni. È lui chea fine anni ’80 prende il con-

trollo del quotidiano fondatoda Eugenio Scalfari subito do-po lo storico sorpasso in edi-cola sul Corriere, diventato nelfrattempo un gioiello della co-rona di casa Agnelli. È lui chenel 2005 – nel momento peg-giore della Fiat, dopo la mortedi Gianni e Umberto Agnelli –spaventa i dignitari sopravvis-suti (Gianluigi Gabetti, Fran-zo Grande Stevens) con la mi-naccia di una scalata che li co-stringe a un’acrobazia difensi-va così spericolata (il famoso

equity-swap Ifil-Exor) da tra-scinare i due anziani managerin tribunale per anni.

LA RIVALITÀ alle volte fa an-che gioco. Quando Cesare Ro-miti riesce a cacciare dalla Fiatil padre della Uno e della The-ma Vittorio Ghidella – assicu -randosi così che la Fiat nonfaccia più un auto decente peranni – fa uscire la notizia suRepubblica, perché allora co-me oggi il galateo vieta ai gior-nali della casa notizie così sca-

PAX GIORNALISTICA Finisce il lungo duello con l’establishment

Re pu b bl icaM a r ioCalabresi Ansa

brose. La guerra ci ha regalatonotizie non sempre di primagrandezza, ma notizie. Comelo scoop del Corrieresu De Be-nedetti accusato di contrab-bando per aver comprato aSankt Moritz un regalo per lamoglie dichiarando di volerloesportare in Italia, il tutto perottenere uno sconto dal gioiel-liere svizzero. Notizia cosìmalinconica che a-vremmo prefe-rito non legger-la. E che adessoperò saremmosicuri di non do-ver leggere, dopola grande pace instile fusion.

E c o m e d i-menticare le sa-porite rivelazio-ni di R epub bli casulla guerra perl’eredità dell’Av -vocato tra Mar-gherita Agnelli,sua madre Ma-rella Caraccioloe suo figlio JohnElkann? Difficiledire se mettessepiù tristezza l’In -gegnere che fro-da il fisco per risparmiare sulgioiello regalato alla signora ola figlia dell’Avvocato intentaad aizzare i magistrati controla memoria del padre, accusa-to di aver derubato i soci di mi-noranza e il fisco italiano per1,4 miliardi.

Ma è certo che adesso che lapace è firmata difficilmentevedremo un cane morderel’altro cane, neppure per sba-glio. Da anni De Benedetti a-

veva fissato il timone sulla rot-ta del ritorno a casa, più o me-no dall’inizio della grande cri-si finanziaria mondiale. Hafatto affari anche con Berlu-sconi.

VENT’ANNI FA, quando in pie-no boom dell’i n f or m a ti c amondiale era riuscito a radereal suolo l’Olivetti, l’Ingegnere

fresco sessantenne a-veva deciso di rilan-

ciare, come sem-pre, facendo le-va sull’im pe rodei quotidianinazionali e lo-

cali che si eranotrasformati da ar-ma contundentein b us i n e s s prin -cipale.

Ma negli ulti-mi tempi, finita lafesta dei profittifacili, archiviaticon fatica gli in-successi impren-ditoriali più re-c e n t i – c o m equello delle cen-trali elettricheSorgenia, sognoindustriale del

primogenito Rodolfo finito inuna montagna di debiti mol-lati alle banche – l’ot t a n t u-nenne ingegnere deve essersireso conto che non c’è più unestablishment degno di guer-riglia, e neppure di blanda op-posizione. E che le nuove ge-nerazioni di padroni non sonofatte per la concorrenza. Pre-feriscono l’oligopolio.

Twitter@giorgiomeletti© RIPRODUZIONE RISERVATA

C’era una voltaDa l l’accusa dicontrabbando perl’Ingegnere allaguerra sull’e re d it àAgnelli: nonle leggeremo più

A l l’e p o ca Carlo De Benedetti e l’avvocato Gianni Agnelli in uno scatto del 1975 Fo to g ra m m a

La StampaMaurizio Moli-nari La Pre ss e

IL RECORD IN EUROPA

Arpa Puglia: “I picchidi diossina sonocausati dall’I l va ”

q "LA CONCENTRAZIONE di dios-sine ha raggiunto livelli così elevati da

essere confrontabile solo con materiali pol-verulenti contaminati in misura estrema-mente alta, quali le polveri di abbattimentodell’impianto di sinterizzazione dello stabi-limento siderurgico" Ilva di Taranto. È quan-to contenuto in un documento che Arpa Pu-glia ha inviato la scorsa settimana al gover-

natore Michele Emiliano, e da questi giratoal governo, sui livelli di diossina registratinel novembre 2014 e nel febbraio 2015nell’area siderurgica di Taranto. Valutazioniche il direttore dell’Arpa, Giorgio Assenna-to, ha ribadito a Bari durante la presenta-zione del sistema previsionale sulla qualitàdell’aria. Sistema che produrrà ogni giornole mappe di concentrazione al suolo degli

inquinanti. Assennato ha parlato delle ana-lisi commissionate da Ilva al Politecnico diTorino che hanno fatto emergere picchi didiossina (791 picogrammi per metro qua-dro nel novembre 2014 e 212 pg/mq nel feb-braio 2015) al rione Tamburi (a ridossodell’Ilva), il livello più alto mai registrato inEuropa, secondo solo all’incidente di Seve-s o.