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UNA CRESCITA POSSIBILEUNA CRESCITA POSSIBILE

Adriano MaestriAdriano MaestriDirettore Regionale Intesa SanpaoloDirettore Regionale Intesa Sanpaolo

Emilia Romagna Marche Abruzzo e MoliseEmilia Romagna Marche Abruzzo e Molise

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Proviamo a tornare a scuola e mettiamo alla lavagna la colonna delle buone pratiche e quella delle

pratiche da cambiare

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buone pratiche

- Siamo in Italia, paese pieno di vincoli, con costo del lavoro molto elevato per le imprese, costi energetici ai massimi livelli europei, costi fiscali idem, burocrazia pesante e costosa, infrastrutture non sufficienti, regole, regole,

regole……………………….ma il sistema produttivo registra elevati livelli di innovazione, ha sistemi produttivi elastici basati su subforniture, sa mixare adeguatamente vendita e servizio post vendita, si lavora molto compensando così anche inefficienze endemiche, c’è spesso una consanguineità fra impresa e imprenditore che consente tempi decisionali veloci.

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buone pratiche

- Accrescere la dimensione aziendale attraverso aggregazioni, contratti di rete e filiera, acquisizioni. Solo imprese di dimensioni maggiori potranno affrontare gli investimenti necessari per una internazionalizzazione redditizia, e per la realizzazione di adeguate reti distributive nonchè per imporre marchi sul mercato.- Aver il coraggio (e la forza finanziaria) per affrontare continue innovazione nella produzione, migliorando qualità e efficienza

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buone pratiche -Facilitare la nascita di nuove imprese, affiancandole nella loro crescita in una sorta di tutoraggio, possono essere le fucine dell’innovazione senza necessariamente intervenire sulla struttura della impresa prima di aver sperimentato nuove vie-Avere il coraggio di tagliare rami non produttivi a scarsa redditività, concentrandosi maggiormente sul Core Business-Ricorso costante a sistemi di incassi e pagamenti basati sulla fattorizzazione, finora si è ricorso troppo spesso al mancato pagamento di debiti o al loro rinvio come leva per sopravvivere o anche solo per migliorare la propria redditività

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Pratiche da cambiare-Vanno riequilibrate le risorse aziendali, occorrono più capitali privati, riportando il ricorso al credito su livelli più equilibrati (oggi il credito supera il 60% delle risorse aziendali, le banche sono troppo spesso il maggior azionista delle imprese, in Europa si supera di poco il 40%)-Ogni impresa pensa troppo spesso di farcela da sola e tratta troppi fornitori come occasionali e sostituibili, mentre la forza di un sistema basato sulle PMI come l’Italia è forte e cresce solo se cresce tutto il sistema con i sub fornitori a fianco delle imprese fornitrici e delle banche

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Pratiche da cambiare-Le imprese più strutturate devono facilitare le imprese subfornitrici con contratti più stabili e riconoscendo i loro debiti verso di esse, facilitando così l’accesso al credito delle imprese minori che di fatto sono il loro «polmone» di elasticità organizzativa e produttiva-Occorre investire maggiormente nella formazione, il livello di scolarizzazione delle maestranze e dei quadri dirigenti della imprese italiane è inferiore al livello medio delle imprese appartenenti ai sistemi produttivi più virtuosi-Non basta saper produrre, occorre anche saper vendere e incrementare la riconoscibilità dei prodotti italiani all’estero evitandone la clonazione.

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Pratiche da cambiare-Vanno realizzate reti di vendita più penetrate nei paesi a maggior crescita e occorre investire di più in marchi e brevetti-L’EXPORT è un facilitatore della crescita ma troppe imprese hanno affrontato il mercato estero principalmente perché il mercato italiano è in difficoltà, non perché è un mercato straordinario.-Non usare mai il metodo «mors tua vita mea» che funziona solo per periodi brevi, meglio pensare ad un mondo di relazioni forti e di concorrenza vivace che stimolino il miglioramento continuo (caso distretto ceramico di Sassuolo e in genere di molti distretti italiani)

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Casi Clamorosi di successo

-Il marchio Made in Italy, se fosse usato commercialmente sarebbe il terzo marchio mondiale più noto e apprezzato dopo Coca Cola e Ferrari!!!

-Il cibo italiano, i prodotti alimentari italiani e i sistemi di cottura italiani sono ormai un benchmark in tutto il mondo

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Casi Clamorosi di INsuccesso-Il marchio Made in Italy, è il più copiato nel mondo e ormai molti prodotti falsi, copiati dall’Italia, hanno invaso il mondo e sono diventati il prodotto tipico: un esempio?? L’aceto balsamico-Il nostro know how nell’alimentazione l’abbiamo regalato al mondo e nessuno è riuscito a imporsi a livello planetario dall’Italia come invece lo sono diventati nel mondo produttori stranieri (Pizza Hut, Starbucks, Nespresso) che vendono prodotti tipicamente nostrani

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