Zona 508 - Dicembre 2014

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  Dicembre 2014 Z n 5 0 8 T r m e s t r a l e D g l i s t t u t i d p n a B r n i   A u t o r i z z a z i o n e d e l r i b u n l e d i B r e s c i a n . 5 / 0 0 7 d 2 g i u g n o 2 0 0 Zona 508 il trimestrale DAgli Istituti di pena Bresciani L ’ar te di arrangiarsi Disegno di Paola

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Zona 508 è il giornale scritto dai detenuti delle due carceri di Brescia (Verziano e Canton Mombello). Il periodico è edito dall'associazione Carcere e territorio di Brescia che con i suoi volontari collabora alla sua realizzazione.

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  • Dicembre 2014

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    Zona 508 il trimestrale DAgli

    Istituti di pena Bresciani

    Larte di

    arrangiarsi

    Disegno di Paola

  • 2

    Autorizzazione del Tribunale di

    Brescia n.25/2007 del

    21 Giugno 2007.

    Direttore responsabile:

    Marco Toresini

    Editore:

    Act

    (Associazione Carcere e Territorio)

    Vicolo Borgondio, 29 Brescia

    Redazione amministrativa:

    c/o Act

    Vicolo Borgondio, 29Brescia

    Tipografia:

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    sca,Marta, Andrea, Virginia,

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    Editoriale 3

    Speciale: Larte di arrangiarsi

    10

    Rubrica: Storie di vita e consigli per il Non uso

    17

    Poesie e pensieri 20

    Progetto salute 22

    Auguri 24

    Rubrica musicale 27

    Ricette 30

    Oroscopo 33

    Sommario

  • 3

    L'arte di combattere la rassegnazione

    L'arte di arrangiarsi. Detto cos suona brutto, fa vita di espedienti, fa difficolt a mettere in-

    sieme il pranzo con la cena. L'arte di arrangiarsi, per, sa essere talvolta il motore che muove

    le cose, l'energia pi elementare e spontanea che riesce, con calma ma con tenacia, a scalare

    le strade pi impervie, a domare e non subire le difficolt quotidiane. L'arte di arrangiarsi,

    insomma, il motore di un'Italia perennemente in riserva, la bella sorpresa che fa delle ne-

    cessit creativit, del bisogno ingegno. Parlare di arte di arrangiarsi tra le mura di un carcere,

    come abbiamo fatto in questo numero di Zona 508, pu voler dire cercare di dare soluzioni

    semplici a problemi anche molto complessi. Del resto basta camminare per i corridoi di un

    penitenziario per comprendere quanto questa arte talvolta pu trasformarsi in un capolavoro,

    Tempo fa, ad esempio, quando sui giornali si parlava del carcere di Canton Mombello come

    della casa circondariale pi affollata d'Italia a noi giornalisti fu fatto sommessamente notare

    come tra quelle mura, sfruttando le poche risorse concesse da un corso professionale si cerc

    di dare un po' di decoro ad una struttura che mostrava tutti i suoi anni con piccoli lavori di

    risanamento e una doccia nelle celle. Piccoli segni di attenzione che non hanno vanificato la

    necessit di una nuova struttura pi funzionale, ma hanno almeno reso meno precario il vive-

    re quotidiano. Dell'arte di arrangiarsi, in un carcere, ci sono piene le celle ma non solo. Ne

    troviamo in abbondanza fra i corridoi della direzione, costretta a far quadrare conti con risor-

    se risicate, mai rassegnata all'idea di un carcere che non sia solo luogo di pena, ma palestra

    del riscatto e della rieducazione. La cogliamo quotidianamente anche nelle parole dei volon-

    tari, nel loro sforzo di combattere i luoghi comuni di una societ distratta, nel loro intento di

    far passare un messaggio chiaro: che si pu stare dalla parte di Abele anche senza dimentica-

    re e annientare Caino. Lo cogliamo anche nell'impegno e nella determinazione che sta dietro

    ad un'esperienza come quella di Zona 508, allo sforzo costante di dare continuit alla nostra

    pubblicazione. L'anno che si sta chiudendo, dopo tanti sforzi condivisi da tutti gli operatori,

    ha restituito all'ex "carcere pi affollato d'Italia" un po' di vivibilit in attesa che si torni a

    parlare seriamente (dopo le euforie dei mesi passati e qualche ipotesi forse un po' troppo fan-

    tascientifica per essere realizzabile) di una nuova struttura. L'arte di arrangiarsi ci ha riserva-

    to soluzioni incoraggianti sul fronte del lavoro, disegnando un nuovo patto tra gli istituti di

    pena bresciani e la citt all'insegna di un volontariato animato dalla volont di restituire alla

    societ ci che le stato tolto con il reato. L'arte di arrangiarsi, insomma, anche questa volta

    ci ha riservato cose sorprendenti e non poteva essere altrimenti. Perch - si sa - l'arte di ar-

    rangiarsi il miglior antidoto alla rassegnazione.

    Marco Toresini

  • 4

    DIREZIONE:

    RESPONSABILITA CONDIVISA

    Il progetto Direzione: Responsabilit Condivisa nasce nel 2013 grazie alla collaborazione delle due associa-

    zioni di volontariato penitenziario di Brescia (Vol.Ca ed ACT), con Caritas Diocesana, Associazione Mediatori

    Senza Frontiere e Pragmata Polika s.r.l.* e si sviluppa raccogliendo ladesione delle direzioni di Canton Mom-

    bello e Verziano.

    Lobiettivo del progetto quello di promuovere una cultura in termini di Giustizia Riparativa, all'interno della

    quale la comunit assuma il ruolo di parte attiva rispetto alla ricomposizione/risoluzione delle interazioni criti-

    che (e/o di "reato") che si generano al suo interno. In particolare, il progetto si focalizza sulla formazione di

    volontari penitenziari e sulla presa in carico di persone detenute, in misura alternativa o ex detenute creando dei

    percorsi che coinvolgono queste persone e il resto della comunit.

    I casi seguiti, da unequipe di 4 mediatori, tra giugno 2013 e settembre 2014 sono stati 25. Tra questi sono state

    gestite alcune mediazioni famigliari, mediazioni sociali (es. tra affittuari e proprietari, o lavoratori e datori di

    lavoro), mediazioni penali, consulenze biografiche e percorsi riparativi attraverso per esempio lo strumento del

    volontariato. Per la maggior parte dei partecipanti al progetto, lo strumento messo di volta in volta a disposizio-

    ne dai mediatori, ha favorito il processo di reinserimento nella comunit.

    Da ottobre 2014 il progetto si sostiene con il finanziamento regionale del Bando Volontariato 2014 e, pur man-

    tenendo limpostazione originaria e lo strumento della mediazione, sviluppa una nuova sezione strettamente

    connessa al progetto Ripuliamo le Cattive Strade (Zona508 settembre 2014) volta a promuovere il volonta-

    riato come possibilit a supporto del percorso di reinserimento di coloro che stanno vivendo o hanno vissuto un

    periodo di privazione della libert.

    La rete con i partners si consolida con la conferma delle precedenti collaborazioni e si amplia grazie

    alladesione al progetto delU.E.P.E. e delle associazioni Anteas (associazione nazionale Terza Et) e Cavalli

    per tutti. Ma non si ferma qui. Da ottobre si stanno sviluppando contatti con altre associazioni del territorio che

    vogliano aderire al progetto.

    Ad inizio 2015 partir il primo corso per volontari, rivolto a persone detenute in carcere, in misura alternativa

    ex detenute. I partecipanti al corso saranno impegnati in alcuni incontri riguardanti il ruolo del volontario e le

    competenze che esso richiede, la cura dellanziano, la disabilit dei bambini e lo strumento dellippoterapia,

    infine il volontariato in ambito penitenziario. Ci si aspetta, come principale ricaduta, l'aumento delle persone

    (in misura alternativa alla detenzione in carcere o che hanno scontato una pena detentiva) che partecipano sta-

    bilmente e attivamente ad attivit di volontariato a favore della comunit. Contribuire, attraverso unattivit di

    volontariato, al benessere del proprio territorio non solo pu costituire un valore aggiunto al reinserimento nella

    comunit, ma anche una buona prassi percorribile dal cittadino in unottica di responsabilit condivisa e promo-

    zione della salute della comunit stessa.

    *PRAGMATA POLITIKA S.R.L. : organismo di mediazione e laboratorio per la giustizia riparativa Padova,

    www.pragmata.eu

    MEDIAZIONE : l'attivit posta in essere da un terzo imparziale, che ha il

    fine di coadiuvare le parti nella gestione del conflitto/controversia che le

    vede interessate

    CONSULENZA BIOGRAFICA : consulenza volta a sostenere la persona

    nella gestione delle criticit che si trova ad affrontare quotidianamente, con

    il fine di renderla autonoma e responsabile rispetto ai vari ambiti della pro-

    pria esistenza

  • 5

  • 6

    "Vi racconto il mio volontariato"

    Intervista a Leo, volontario nel progetto Ripuliamo le

    Cattive Strade

    Il progetto Ripuliamo le cattive strade volto a coinvolgere detenuti, persone in misura alter-

    nativa e persone in carico allo sportello di segretariato sociale in attivit di volontariato pres-

    so associazioni ed enti di volontariato.

    Lo scopo del progetto fornire alle persone sopra indicate unopportunit per impiegare il

    proprio tempo in attivit formative utili per se stessi e per la collettivit, anche al fine di con-

    trastare il rischio di recidiva delle persone con problemi di giustizia e dipendenza da sostan-

    ze stupefacenti. Il progetto offre inoltre alle persone coinvolte la possibilit di riparare il dan-

    no causato mediante attivit a favore della societ offesa, secondo la logica della giustizia

    ripartiva.

    Il soggetto intervistato Leo, detenuto che ha preso parte al progetto svolgendo attivit di

    volontariato presso il Comune di Montisola, in collaborazione con gli Alpini, la Protezione

    Civile ed il gruppo Sub

    V. Ciao Leo, Come sei venuto a conoscenza del progetto Ripuliamo le cattive strade ?

    L. Sono venuto a conoscenza del progetto tramite la direzione dellistituto penitenziario. Gli educatori del carcere hanno illustrato il progetto che ha fin da subito catturato il mio interes-

    se.

    V. Per quale motivo hai aderito al progetto?

    L. Fin da subito ho compreso la sua utilit, loccasione di ritornare ad avere contatti con il mondo esterno, rapportandomi con le persone, dopo un periodo passato allinterno del Car-cere.

    Prima di questa esperienza non ero mai entrato in contatto con il mondo del volontariato,

    quindi mi sono messo in gioco ed il risultato stato un successo.

    V. E' stato difficile ottenere il permesso del Tribunale di Sorveglianza?

    L. No, non stato difficile, in quanto stato il Tribunale di Sorveglianza a ritenermi idoneo

    per poter svolgere questa esperienza.

    Il progetto si basava sulla cura dellambiente e la manutenzione delle aree verdi del Comune di Montisola. E' durato tre mesi, ogni domenica alle ore 6:30/7:00 venivano a prendermi i

    volontari allIstituto Penitenziario e mi accompagnavano a Montisola, luogo dove ho svolto la mia attivit di volontariato. Dalle ore 9:00 alle ore 13:00 svolgevo le varie mansioni in

    collaborazione con la Protezione Civile e gli Alpini e al momento del pranzo venivo rag-

    giunto da mia moglie e mia figlia, trascorrendo in loro compagnia il resto della giornata, fino

    al momento del rientro in carcere.

  • 7

    V. Quali sono secondo te i punti di forza del progetto?

    L. Ritengo il progetto molto utile alla societ, permette alle persone che, come me, hanno

    commesso un reato, di riscattarsi dimostrando le proprie capacit e, cosa pi importante, per-

    mette un riconoscimento personale tra societ e detenuto. Grazie a questo progetto ho potuto

    passare molto tempo con la mia famiglia, allinterno del carcere sono concesse due ore setti-

    manali di colloqui con i familiari: vedere mia

    moglie e mia figlia allesterno dellambiente

    penitenziario stato meraviglioso.

    V. Cosa ti ha lasciato questa esperienza?

    L. Questa esperienza la definirei magnifica, ho conosciuto persone sensibili che non si sono

    fermate allapparenza e che con il tempo mi hanno dato fiducia. E' stata una possibilit di

    rimettermi in gioco, una sfida per me stesso e

    per la societ, in quanto ho dimostrato ad en-

    trambi che possibile cambiare e migliorare.

    Ho commesso un reato e ne ho pagato le conse-

    guenze, ma io non sono il reato che ho com-

    messo e questo riconoscimento personale della societ nei miei confronti stata una bella

    soddisfazione.

    Le persone che mi hanno affiancato durante questa esperienza sono state sempre molto di-

    sponibili e fiduciose, anche a distanza di tempo, quando torno a Montisola mi accolgono ca-

    lorosamente e con alcune di queste persone si anche instaurato un rapporto che definirei

    quasi di amicizia.

    V. Cosa cambiato nellespiazione della tua pena? L. Ho ottenuto benefici e soprattutto nuove possibilit, ho potuto coltivare i miei interessi

    lavorativi, sociali e familiari.

    V. Che utilit ha avuto questo percorso per il tuo futuro? L. Questo percorso mi ha permesso di continuare ad essere vicino a mia moglie e alla mia

    bambina ed inoltre ha agevolato l'iscrizione allUniversit e il conseguimento, a breve, della laurea.

    V. Come cambiato il tuo punto di vista sulla pena dopo questa esperienza?

    L. Ho sempre visto la condanna come meritata; ho commesso un reato, uno sbaglio, ed giu-

    sto pagare le conseguenze delle mie azioni.

    Personalmente ritengo che le persone, che hanno subito una condanna e si ritrovano a scon-

    tarla allinterno di un carcere, che non hanno almeno una possibilit di dimostrare alla socie-t di essere degni di fiducia e che non godono per nessuna ragione di permessi, finiscono per

    essere solo pi arrabbiati e ci alimenta il conflitto nei confronti del mondo esterno.

    Riporto queste affermazioni perch nella mia permanenza in carcere ho potuto confrontarmi

    con molte persone e spesso le giornate venivano vissute nellozio e nella noia: ci non face-va che aumentare la disperazione e la rabbia.

    Vorrei concludere sottolineando l'importanza che ha avuto la buona volont, la costanza e

    soprattutto la famiglia durante questo cammino. Sono elementi indispensabili per la riuscita

    di un percorso che mira al miglioramento, come stata la mia esperienza.

    - Leo-

  • 8

    Aspettiamo sempre qualcosa

    Aspettiamo sempre qualcosa:che arrivi qualcuno a consolarci, che smetta di piovere, che le

    settimane passino e i nipotini crescano. Ma intanto piove e nessuno mander via per noi le

    nuvole che ci scorrono sopra la testa.

    Ogni giorno tento di bruciare il tempo, a volte anche con i minuti contati. Ogni giorno trovo

    il modo di fare quello che mi piace o almeno ci provo.

    Non possiamo sconfiggere i nemici invisibili, ma almeno quelli travestiti da scuse, frustra-

    zioni, paure, incertezze e che usano la nostra testa, questi possiamo batterli.

    Possiamo sconfiggere persino gli incubi che ci tormentano il sonno. Basta accorgerci che

    qui, adesso, solo noi possiamo fare qualcosa. Dipende solo da noi, siamo noi il nostro mi-

    gliore amico, siamo noi i primi che possiamo correre a salvarci e ancora solo noi possiamo

    sapere quello di cui abbiamo bisogno e ci che dobbiamo fare.

    Quindi smettiamola di tenerci tutto dentro, di aspettare il momento giusto o un segnale da

    qualcuno che non esiste e che non verr mai.

    Cambiamo quello che possiamo cambiare a partire da oggi. Apriamo gli occhi, cominciamo

    a volerci bene e ad ascoltarci perch la vita non aspetta!

    Giuseppe

  • 9

    Vorrei essere te

    Visto che con le parole sono poco brava tenter di scrivere: scrivere l'unico modo per esprimere ci

    che voglio dire.

    Quando mi hai chiesto come sto avrei voluto dire che mi sentivo arrabbiata, triste, frustrata, un po delu-sa e stupida.

    Non so pi come fare. S, vero, mi comporto diversamente da prima perch da quando sono tornata

    qui, il primo giorno ero nervosa, sapevo di aver deluso una persona che ha tutte le ragioni per esserlo e

    lo capisco perch al suo posto avrei reagito allo stesso modo.

    Il punto che ogni volta che cerco di essere spontanea il timore mi blocca..., non so perch ma ho paura

    della reazione delle altre persone, quindi mi trattengo nella speranza di non deludere.

    Quando sento quella parola, delusione, rivolta a me vorrei scoppiare in un pianto infinito, perch sono

    sempre stata delusa da tutti, ma soprattutto da parte di chi proprio non me lo aspettavo. Il primo a delu-

    dermi stato mio padre, la persona che ho amato e rispettato come nessun altro, poi mio fratello, che ha

    preferito una ragazza, conosciuta da poco, a me, sua sorella; poi la pi grande delle mie sorelle, che tut-

    to ci che ha fatto e mi ha confidato ancora oggi lo tengo nascosto, mentre lei ha subito raccontato a mia

    madre ci che aveva scoperto su di me. Poi, ancora, da un'altra sorella che pensavo fosse diversa dalle

    altre ma, purtroppo, mi sbagliavo; dalla mia migliore amica, almeno fino a quando lo era e che ora non

    mi degna di un saluto perch sono zingara; come se non bastasse anche dal ragazzo di cui mi sono folle-

    mente innamorata e che mi ha dimenticata come se nulla fosse successo.

    Forse per questo ora sono io quella che delude, anche se cerco di fare il possibile per evitarlo.

    Non riesco pi a parlare senza la paura, che mi uccide dentro, che qualcuno possa rispondermi: Ma cosa c...o dici?, oppure: Stai zitta che meglio.

    Non riesco pi ad essere spontanea per paura di essere giudicata male, anche quando riesco a trovare un

    argomento, un dialogo o faccio una battuta l'unico sentimento che mi inonda lamarezza per la vita. Certe volte, o meglio, quasi sempre, penso: Perch sono nata? Per quale motivo se non so fare nulla e non riesco nemmeno a parlare con qualcuno...?.

    Del resto hanno ragione quando mi dicono che preferiscono stare con qualcun altro e non con me, non li

    biasimo, anche se ci mi rende triste e mi fa sentire uno zero. Io non sono la persona con cui tutti vor-

    rebbero stare, sono noiosa, non sono simpatica, non sono molto allegra o vivace e di compagnia. Non

    sono socievole, visto che uscivo poco da casa, e quando finalmente ho iniziato a uscire e a fare amicizie

    il mondo mi crollato addosso: sono stata arrestata, poi scarcerata con obbligo di dimora e quando stava

    per finire la pena sono tornata qui... Gi, sono molto fortunata!

    Diciamo che sono una ragazzina molto emotiva: per esempio se qualcuno mi risponde male o sa dire no solo a me, ci rimango male...

    Per questo non riesco a dire no anche quando devo, me lo sono sentito dire troppe volte, di conseguenza

    io non ne ho il coraggio, non voglio far star male nessuno per un no, quindi preferisco starci male io

    piuttosto che far soffrire gli altri, anche se se lo meritano.

    Quando penso a me penso ad una ragazzina di 19 anni che nella sua vita ne ha passate tante , ne ha viste

    tante e ha sofferto tanto ma, nonostante ci, continua ad essere ingenua e ignorante, odio me stessa per-

    ch non riesco a farmi capire e non so spiegarmi come vorrei.

    Sono una che si fa influenzare da tutti, una che invece di dare un ordine preferisce eseguirlo, che non sa

    dire di no, incapace di iniziare, ma che sa amare, ascoltare, aiutare, fantasticare, immaginare, e l'unico

    posto dove si sente sicura, in cui riesce a fare tutto ci che vuole, dove sa come comportarsi senza paure

    e insicurezze, nel quale si sente felice, orgogliosa e fiera... Pensereste a casa mia... E invece no. Quel

    posto nella mia testa dove sono tutto ci che vorrei, l sono me stessa, priva di paure e molto sicura di

    me stessa.

    Forse penserete che sono pazza: ognuno libero di pensare ci che vuole, giusto?

    Ecco, io ho scritto quello che non riesco a dire a voce per tentare di essere capita almeno da te che leggi.

    Concludo scrivendo: Vivi giorno per giorno e vivi come se ogni giorno fosse l'ultimo. Cercate di non fare come me.

    PATA

  • 10

    Mi sono arrangiato

    Se quandero piccolo mi avessero permesso di studiare, avrei potuto guadagnarmi la vita in modo onesto?

    I miei genitori non pensavano ad altro che a farmi lavorare la terra.

    Uneducazione inconsistente di gente semplice che insegna quanto basta per portare a casa un pasto appe-

    na appena per vivere.

    Dovevo venir su come una pianta, senza sapere cosa succedeva al di l del campo, senza spostarsi dalla sua

    zolla.

    Io capivo.

    Quando dinverno rompevo il ghiaccio delle pozzanghere mettendoci sopra i piedi con le scarpe bucate, an-che allora, mi preparavo al mio destino: a vivere senza una casa, a sperare che al di l del campo ci fosse una

    vita pi ricca, pi bella.

    In quel periodo mi accadeva una cosa strana, imparavo facilmente le cose per gli altri pi difficili e non capi-

    vo la praticit delle piccole cose: dar da mangiare ai maiali, mungere le mucche, dissodare la terra.

    Non c dubbio che ciascuno di noi sia in questa vita per una determinata missione.

    Io facevo tutto ci che dovevo, ma non mi era chiaro quale fosse il mio scopo, non poteva essere tutto l

    Ero serio, educato nella meditazione, misuravo e soppesavo tutto prevedendo i possibili sviluppi degli eventi,

    non ero di quelli che si esaltavano delle cose piacevoli senza vederne il rovescio.

    Me ne sono andato di casa molto presto conducendo la mia vita in un disordine incantevole, tutte le mattine

    cercavo di metterla in ordine ma non facevo che aumentarne la confusione e lo scompiglio.

    Vivevo di piccoli espedienti e con la pazienza di chi non aveva problemi di tempo: imparavo guardando e

    ascoltando. Oggi, aprendo lo scrigno delle mie esperienze, lo scopro pi grande di quanto immaginassi.

    Non ho avuto la vita che volevo ma non mi sono mancate n libert n cose belle

    Una sola cosa non mi perdono: ho fatto molti stupidi errori. Ma mi sono arrangiato. Vincenzo

    L'arte di arrangiarsi

    Non credo che arrangiarsi sia un'arte, ma pi che altro una necessit dovuta all'evolversi delle casualit ed

    alla vita.

    Si ha sempre avuto tutto, trovato nelle tasche perch messo da altri, mai veramente guadagnato o quanto me-

    no, s guadagnato, ma indirizzato sempre da altri.

    Prendo esempio da questa crisi e dal Sud Italia che, s ha risentito della crisi, ma sempre meno del Nord per-

    ch il meridione sempre stato in crisi e per questo sempre stato capace di arrangiarsi.

    Arrangiarsi a provvedere per il cibo, per i dieci euro necessari a sopravvivere, arrangiarsi per lavorare, ma la

    cosa pi bella a continuare costantemente a inventare e reinventarsi.

    Questo successo anche a tanti, all'interno del carcere, in quanto abituati ad avere tutto.

    Il carcere il mondo, la vita quotidiana racchiusa in pochi metri, senza nulla e nessun mezzo per fare qualco-

    sa.

    S, posso dire che arte di arrangiarsi, ma sempre per necessit.

    C' chi pi portato a farlo e chi meno, ma anche chi proprio non riesce, piangendosi e crogiolandosi addos-

    so, o mostrando spalle grosse e gambe muscolose, per poi, al primo sasso, inciamparsi e cadere.

    Arrangiarsi un contratto a lungo termine, una necessit per stare a galla.

    Cristian

  • 11

    Cari Amici,

    larte di arrangiarsi trova una sua perfetta collocazione in questo mondo fatto di sbarre e giorni che trascorrono lenti e sempre uguali. Se non si vuol essere travolti da una forma depressiva per

    una vita che sembra sfuggirti via, bisogna sapersi inventare qualche interesse, sia esso sportivo

    che intellettuale.

    Naturalmente questo ha prevalenza sui cosiddetti soggetti recidivi, i quali hanno una certa espe-

    rienza ed una forte dose di disillusione sulle vicende processuali e perci cercano di dare un

    senso a questa parvenza di vita in sospeso, in cui le uniche variazioni a questa routine fatta di

    istanze e domandine sono i colloqui con i familiari e lavvocato.

    Io ho scelto di andare a scuola. E una scelta che oltre a permettermi di crescere culturalmente ed intellettualmente mi offre la possibilit di interagire con i docenti, il cui approccio non si

    limita solo ad un metodo di tipo accademico, ma ha anche un forte riscontro filosofico ed uma-

    no. Questo mi consente di sentirmi, nonostante questa parvenza di vita in sospeso, ancora parte

    di questa societ nella quale, un giorno, torner a reinserirmi.

    Purtroppo c un altro fattore molto importante, quello degli affetti. E qui larte di arrangiarsi trova una sua pi difficile applicazione. Vedere il dolore negli occhi dei tuoi familiari e sapere

    che tu ne sei la causa rende questa situazione molto pi difficile da gestire. Sei ben consapevole

    che da punto di riferimento ora sei diventato fonte di preoccupazione, perci estremamente

    difficile e doloroso accettare una situazione che diventa via via pi pesante. duro dover con-

    vivere con quel senso di impotenza per una situazione in sospeso, per una vita che piano piano

    sfugge via, perci tieni viva quella flebile fiammella della speranza che forse gli arresti, forse il

    processo, forse laffidamento e cos via! La speranza un convincimento che ti aiuta, aiuta i tuoi cari e ti rende migliore, perch senza speranza luomo destinato ad abbrutirsi, e con questultima riflessione vi saluto confidando che domani sar un giorno migliore.

    Bye Bye, Jo 62

  • 12

    larte di arrangiarsi

    Una frase che racchiude molti significati.

    Ci si arrangia in molti modi: nel clima in cui viviamo, credo che un modo per sapersi arran-

    giare per gli esodati ultra cinquantenni sia riprendersi in mano la loro seconda vita.

    Cinquantanni sono una vita, un correre verso la carriera, la famiglia, alla ricerca di un posto nella societ.

    Poi, cos, dambl, ti trovi senza lavoro, senza quei rapporti coltivati per anni, senza amicizia, conoscenze, rispetto; in un attimo, con una lettera o ancora meno, con semplici parole, o un e

    -mail, sei fuori dal giro lavorativo e da tutta la tua vita.

    Larte una parola che pu insegnarci cosa sia impegno, capacit, fantasia, inventiva; una parola che dolce solo nel pronunciarla, ma che bisogna avere dentro.

    Se hai fatto limpiegato, il direttore, il rappresentate, eccetera, per la prima volta non puoi andare a scuola ed imparare qualcosa di nuovo.

    Arrangiarsi: vuol dire guardarsi intorno, trovare qualcosa che ti piace, qualcosa che pu aiu-

    tarti a reinventarti per la tua seconda vita.

    Scopri sentimenti nuovi, conoscenza di verit nascoste, rapporti nuovi; scopri che la vita con-

    tinua e devi trovare larte di arrangiarti Larte che non hai avuto per mezzo secolo, e in pi devi arrangiarti perch devi sopravvivere tu, la tua famiglia, i nipoti eccetera.

    Non tutti riescono a scoprire dentro di loro la loro arte di arrangiarsi: qualcuno diventa alco-

    lizzato, qualcuno si ammazza, qualcuno (tanti) fa la fila per mangiare, pochi scoprono di ave-

    re quellarte di arrangiarsi che li fa rivivere forse con pi serenit di prima. Guardarsi dentro e chiedersi: Cosa faccio ora? Dicono: larte di arrangiarsi dietro langolo.

    Antonio

    Disegno di Loredana

  • 13

    Arte d' arrangiarsi e la mia galera A mio parere, l'arte di arrangiarsi, routine imperativa.

    Diciamo che come vivere e combattere contro numerose battaglie quotidiane, tanto per ammazzare il tempo, sincronie strane in cui spesso e volentieri, al termine di esse vivo, come se avessi , concluso una guerra, s

    una guerra contro la solita e noiosa routine o perch no contro malinconie, nostalgie e paranoie.

    La mia arte di arrangiarsi, di solito, mi fa entrare in dopamina, una sostanza chimica del nostro cervello che

    ti fa dire: "ce l'ho fatta! Fine, tutto concluso e anche oggi finita!" poi capirete perch dico questo.

    Appagamento o no anche oggi, tra ansie, tormenti in testa, si concluso.

    Il mio arrangiarmi quotidianamente qui in prigione, diciamo che lo riesco a gestire: faccio di tutto per riempi-

    re le mie giornate, cercando di arrivare il pi presto possibile all'indomani s, all' indomani, perch sar un

    altro giorno in pi da vivere ed uno in meno da scontare.

    Anche se non ho voglia di contare i giorni o le settimane, il pensiero del lieto fine, cio del fine pena si fa senti-

    re.

    Nel frattempo ti svaghi attraverso alibi e passioni; per quanto questo contesto mi possa offrire mi permette di

    affermare che tutta questa routine quotidiana, cos stravagante e mai identica non il massimo.

    Come canta il mitico e grande Vasco "vado al massimo!", ma segue anche: la sera che arriva non mai diver-

    sa dalla sera prima. Proprio per questo, faccio di tutto per rilassarmi e sognare e altro che in Messico me

    ne andrei.

    Sport, carte, radio, TV, pulire e cucinare quante cose si ha da fare. Qui ti arrangi e ti accorgi che tutte que-ste piccole cose hanno un valore immenso e sono una lotta contro il tempo. Qui tutto pi amplificato, spesso

    una gran rottura di attributi; come affrontare tutto questo? A volte con una risata a denti stretti, per amarezza

    o delusione, altre volte tiri avanti e stringi i denti, a causa sempre di dolori, soprattutto quando la testa vola

    tra le nuvole perch pensi ai tuoi cari.

    Ti ritrovi fra le stelle e sembra quasi che gli parli, con i tuoi discorsi strani, altro che esplosioni emotive, le

    mie sono come big bang, perci mi arrangio trovando sempre qualcosa da fare per evitare di pensare troppo.

    Spesso fa ancora male, con pensieri simili ad una pallina del flipper, scattano da un estremo all' altro, e quan-

    do la pallina cade, il gioco finito!

    Ho trovato, attraverso queste parole, modo per arrangiarmi; credo che arrangiarsi in prigione, include anche

    conoscere se stessi, sia i propri pregi che i propri limiti. Ritengo che migliorare i propri cinque sensi e lottare

    contro i famosi sette vizi capitali non faccia male. Arrangiarsi e nutrire il nostro quoziente intellettivo attraver-

    so letture, libri, testi non pu fare che bene.

    Ampliare il nostro vivere quotidiano, rafforzando mente e cuore importantissimo per affrontare infinite situa-

    zioni.

    In prigione non sempre si riesce ad intravedere il sole, per sta a noi farlo splendere anche nei momenti pi

    difficili e bui. Bisogna dosare forze, mente e cuore cercando di tenere duro, scacciare il dolore e il malumore.

    Altro che forma d'arte, in prigione arrangiarsi un comandamento e, senza presunzione lo dico, perch in

    questa lotta contro il tempo chi vivr vedr.

    Posso immaginare che le mie parole sicuramente non sono Vangelo, per comprendere anche una forma di

    arrangiarsi, si fa ci che si pu per allargare i propri orizzonti.

    La galera come una citt sperduta, spesso invisibile come nella nebbia. La galera simile ad un impervia

    montagna rocciosa noi siamo una scalata senza corde attento che cadi!

    In questo mondo tra cancelli, blindi e sbarre ci si deve sempre arrangiare.

    Non vedo, non sento,non parlo in galera il mio potere. Mi arrangio e faccio sempre i fatti miei. Che dire!

    Alla fine DNA criminale, niente d' aggiungere.

    Aspettando un nuovo giorno, che l'attesa finisca e che arrivi il giorno d' uscire.

    Nel frattempo ci arrangiamo, stringiamo i denti ed i pugni cercando di migliorarci.

    Da parte di un ragazzo della redazione del giornalino di Canton Mombello un augurio speciale e ad ognuno il

    suo destino.

    Tiziano Alias Crisso!

  • 14

    L'arrangiarsi

    Sono napoletano e felice di esserlo.

    Napoli una citt bella, piena di lega-

    mi, di belle arti e di cantautori.

    Per chi vive a Napoli arrangiarsi una

    cosa normalissima e se non riesci ti

    insegnano gli altri.

    Viverla di persona un'altra realt ed

    difficile da spiegare con uno scritto.

    Mentre ne scrivo, mi vengono tanti

    sorrisi sul viso, ricordi malinconici, ma

    allo stesso tempo pieni di gioia. Dopo

    tanti anni solo Napoli riesce a tenere

    vivo il suo calore nel mio cuore perch

    Napoli stato o primo amore.

    La mia infanzia, la mia giovent, i miei

    figli sono stati l; come dire....ci sono le

    mie radici.

    E cosa affascinante, ci sta una grande

    terrazza da dove Napoli sembra un

    presepe di notte.

    Nei quartieri spagnoli si vive in una

    dimensione straordinaria.

    E' bello vedere tutti i bassi con i tavoli

    fuori per mangiare. Se non ti conoscono

    ti invitano (il napoletano doc) a sederti

    insieme a loro. Sto precisando che c'

    una grande differenza tra il napoletano

    verace cio del centro di Napoli e quel-

    lo di periferia.

    Nel mio percorso di vita ero sempre

    circondato da tanta gente e sorridere era

    la normalit.

    Per ogni piccola stupidaggine si crea

    subito una battuta e poi la solidariet.

    La cosa che mi stupisce di pi del mio

    quartiere sono tutti quegli scugnizzielli

    con indosso le mutande e le ciabatte.

    Escono dalla loro abitazione e mangia-

    no dove si trovano.

    I

    l tempo a Napoli non viene valutato, c'

    sempre una sorpresa, bella o brutta, ma

    il napoletano non ci fa caso al caso.

    A Napoli si gira in moto senza caschi,

    con quattro persone sopra.

    Se ci sono i vigili, i ragazzi li prendono

    in giro e scappano e le forze dell'ordine

    non vengono nel nostro quartiere per-

    ch le persone aiutano chi inseguito

    buttando tutto dai balconi.

    Ci sono i palazzi con due portoni quan-

    do ci sono cose pi serie.

    C' un clima fisso di venti gradi.

    Dovete visitare Napoli e vi innamorere-

    te del calore dei napoletani; inoltre ci

    sono persone molto intelligenti.

    E' una citt invasa da molto traffico, qui

    nasce l'alba e l finisce il tramonto che

    porta con s milioni di colori.

    Napoli ha la vita che gira a 360 e nes-

    suno la pu fermare.

    Giuseppe

    LARTE DI ARRANGIARSI

    Larte di arrangiarsi tutto un universo, cos stra-

    no, ha modi e modi di fare e di vedere le cose. Ad

    esempio, tanti ti dicono di farti i cavoli tuoi in tutti i

    sensi, anche se li vuoi aiutare.

    La vita arte di arrangiarsi, ma cosa faccio se vedo

    qualcosa che non va bene o non mi piace? Se, ad

    esempio, vedo uno che maltratta una persona an-

    ziana dovrei continuare a camminare e, come dico-

    no, arrangiarmi e farmi i cazzi miei o fare

    qualcosaltro?

    Mi auguro che ogni creatura di questo mondo sap-

    pia arrangiarsi, per il troppo ignorare certe cose

    per poi dire io mi arrangio da vigliacchi.

    Forse il mio modo di pensare sbagliato, ma ne

    approfitto per richiamare la vostra attenzione ri-

    guardo alla solidariet verso gli altri e smetterla di

    dire curati che io mi arrangio. Possiamo essere pi

    comprensivi con il prossimo e forse questo pallonci-

    no in cui viviamo smette di girare e da fermo le cose

    cambiano e possiamo tutti dirci ciao fratello e

    trattarci come esseri umani. Non so per voi, ma per

    me questo il miglior modo di arrangiarsi. CARLOS

  • 15

    TIRANA

    Tirana, questa bella citt, fu scelta ottant'anni fa come capitale dell'Albania.

    Non si conosce esattamente l'etimologia di questo nome: forse proviene da un piccolo paese, poi divenuto citt,

    o forse da una parola greca, "Tiranija", che significa sofferenza.

    Come qualsiasi altro popolo al mondo, noi albanesi abbiamo avuto i nostri alti e i nostri bassi.

    Il nostro momento d'oro stato il periodo degli Iliri. Gli Iliri, successori dei Pellazge, hanno regnato fino al

    periodo romano, quando regina era Teuta. Ancora oggi questo il nome della squadra di calcio del Durazzo.

    Dopo un complotto lei morta vicino a Ulgin, oggi parte del Montenegro. Cos Iliria fu invasa da Roma.

    Ogni cosa negativa pass nella vita degli Albanesi.

    Gli Ottomani per cinquecento anni hanno guidato, calpestato e invaso la maggior parte dell'Albania ad eccezio-

    ne di Mirdite, che si trova a nord del paese. Questo il posto dove sono nato e dove alcune famiglie si sono

    riunite ed hanno resistito. Mirdite in quel periodo ebbe rapporti con gli austro-ungheresi.

    Nel 1912 l'Albania ottenne l'indipendenza e cos fu riunificata e tra le citt vennero comprese Kosovo, Came-

    ria, Dibra Grande, Tetovo, Ulgin, Tuz e Playa di Gui.

    Questi paesi poi vennero divisi e dati ingiustamente dal Congresso di Londra rispettivamente alla Grecia, al

    Montenegro, alla Macedonia e alla Serbia.

    L'Albania venne anche invasa dall'Italia che voleva una via di passaggio per la Grecia che, a sua volta, come

    l'Albania, era appena uscita dall'invasione Ottomana.

    Con l'arrivo degli Italiani, il nostro re scapp verso la Grecia con tutto l'oro del Paese.

    Gli Italiani contribuirono allo sviluppo del Paese, Mussolini fece notevoli investimenti e cre tante infrastruttu-

    re.

    Nel 1944 l'Albania divenne un Paese libero ed i comunisti presero il potere.

    Fu un regime molto feroce. Enve Hoxha, il diavolo travestito da angelo, isol e terrorizz il Paese mettendolo

    in ginocchio. Negli ultimi anni l'Albania ha vissuto la fame.

    La rottura con l'Unione Sovietica e poi con la Cina hanno portato un grande caos.

    Anzich investire nelle infrastrutture si costruivano bunker e tunnel da riempire con armi e munizioni.

    Non c'era il diritto alla propriet, ma un posto di lavoro in cooperativa o in enti pubblici.

    Con la caduta del comunismo e l'arrivo della democrazia inizi la libert.

    Il passaggio dalla dittatura alla democrazia avvenne con la forza e il popolo devast ogni cosa legata al comuni-

    smo. Il popolo in quel periodo moriva di fame e non aveva un dirigente.

    L'ignoranza era alle stelle, il popolo non sapeva cosa accadeva al di l delle frontiere.

  • 16

    Cominci la migrazione verso la Grecia e l'Italia da parte di molte persone, ma chi veniva preso mentre passava

    attraverso le montagne subiva l'inferno. Veniva picchiato, massacrato, derubato e infine rispedito in patria.

    Questo and avanti per circa sei anni fino a che accadde un fatto pi grave chiamato "Scherna piramidale".

    Gli albanesi investirono i loro beni in queste banche pensando di ricavarne una ricchezza immediata, ma si sba-

    gliarono perch quei beni vennero loro rubati e mai restituiti.

    Le rivolte invasero il Paese. Dopo dieci giorni l'Albania entr in una guerra civile, una guerra senza soldati e

    senza invasori. Erano tutti contro tutti, omicidi senza fine, rapimenti, furti, immigrazioni di massa verso l'Italia.

    Tante vite si persero nell'Adriatico e nel Canale di Otranto.

    La pace venne poi raggiunta con l'aiuto delle Nazioni unite.

    In quel periodo Tirana inizi ad essere invasa dai montanini: famiglie provenienti da lontano si trapiantarono a

    Tirana per costruirsi un futuro migliore.

    Tirana divenne un caos perch si cominci a costruire senza una planimetria e senza permessi.

    La politica anche in questo caso gioc un ruolo negativo.

    La democrazia continuava ad essere gracile perch anche negli ultimi anni governavano i neo-comunisti.

    Rosso e nero cos come il simbolo della nostra bandiera.

    Sulle montagne di Tirana un tempo si nascondeva il tesoro che doveva servire per la conquista dello Stato.

    Ancora oggi la gente continua ad andare in altri paesi e l'Albania, che offre ogni bene, non riesce ad avere una

    vera e propria stabilit.

    Perch questa perla dei Balcani deve vivere in miseria?

    Perch viene venduta ogni giorno?

    Oggi Tirana piena di vita e di sviluppo, ma se vivi all'interno di essa riesci a renderti conto che tutto artifi-

    ciale.

    Gli investimenti sono per lo pi un riciclaggio di denaro dei politici e delle persone al potere.

    A Tirana, come in Albania, la popolazione divisa tra ricchi e poveri. Il denaro nelle mani dei neo-comunisti,

    al potere da ben ventiquattro anni.

    L'Albania avrebbe dovuto svilupparsi in appena cinque anni e non in venticinque. E' un vero peccato nascere in

    un paese santo e passare tutta la vita all'inferno.

    Lulzim Jhini traduttore: Qoli Emilfano

    Ciao, Roby, Francesca, Marta, Andrea

    Ho scritto queste parole per ringraziarvi per tutto ci che fate per noi detenuti e soprattutto, sottolineo, soprattutto, per

    avermi sopportato durante questa esperienza con voi.

    Penso che durante questo tempo passato con voi avrete capito che non mi piace molto scrivere come altri membri di que-

    sto gruppo.

    A essere sincero, la prima volta che sono entrato a far parte del giornalino, ho subito pensato di non tornarci pi, ma nella

    vita ho imparato che se si inizia qualcosa bisogna portarlo fino in fondo.

    Grazie a questo ho visto che brave persone siete , primo perch non vi interessa ci che abbiamo fatto, ma vi interessiamo

    per le persone che siamo e secondo perch nonostante abbiate fuori di qui le vostre vite e i vostri lavori cercate ogni volta

    che potete di essere qui per noi anche a costo di uscire dal lavoro e correre in queste quattro mura a portarci la vostra sim-

    patia e spontaneit.

    Per questo spero che possiate continuare quello che fate perch grazie a voi alcuni tirano fuori le proprie doti di scrittori e

    altri imparano che in questo posto buio non siamo soli.

    Per questo grazie di tutto.

    P.S. Questa l'ultima cosa che ho scritto anche se l'ho scritto con molta voglia.

    Sheik

  • 17

    RUBRICA Storie di vita e consigli per il NON uso

    L'ALCOL, INCUBO A PORTATA DI TUTTI

    A 11 anni ho avuto il mio primo coma etilico: da l in poi comparsa la

    droga, ma questa unaltra storia. Sono cresciuto in una famiglia in cui il

    mio patrigno era alcolizzato e lo era anche la nonna materna. Personal-

    mente definivo casa mia un manicomio: fu per questo che io stesso trovai

    coraggio e rifugio negli alcolici. Pare strano, lo so, ma in questo modo

    credevo di trovar la forza di non pensare, mi sentivo molto pi forte, pi

    furbo e capace di stare in mezzo ai pi grandi. Naturalmente il peggio

    avveniva passata la sbornia! Dovevo bere, bere e poi ancora bere per

    scappare dall'incubo che mi ero costruito.

    Una svolta ci fu a 27 anni, quando divenni padre di una meravigliosa

    bambina: mia figlia Andrea la cosa pi bella e meravigliosa che mi sia mai capitata nella vita. Con

    lei ho trascorso i dieci anni pi belli ed intensi, anni in cui riuscii a ritrovare me stesso, in un percorso

    di cambiamento interiore, tra alti e bassi e nonostante l'alcol fosse sempre l, in agguato, nei momenti

    di debolezza e disperazione. Conscio di avere un dono meraviglioso, una figlia brava, dolce e intelli-

    gente, di cui vado orgoglioso e fiero, mi ritrovo oggi a 47 anni in carcere perch ho sbagliato ed ho

    continuato a cercar forza e conforto nel bere, il mio nemi-

    co.

    Certamente la mia storia comune a quella di tanti altri.

    L'alcol, il fulcro di tanti miei fallimenti, e cos pure la

    droga, che rende euforici, e mi ha pi volte fatto ritrovare

    con il "culo" per terra, non solo non mi hanno mai aiuta-

    to, ma han peggiorato tutto!! Han danneggiato e ferito chi

    credeva in me, i miei affetti, i miei cari e soprattutto me

    stesso.

    Mi rendo conto che la vita dura, ma sia per tutti voi un

    monito: fermatevi, parlate e chiedete aiuto!!! La vita un

    bene prezioso, non calpestatelo, nascondendovi.

    ADRIANO

    Le ragazze e i ragazzi di Verziano e Canton Mombello vogliono presentare ai

    lettori di Zona 508 le loro esperienze di vita, perch le cose narrate diretta-

    mente da chi le ha vissute, e ne ha vissuto le conseguenze, sono sempre degne di nota.

  • 18

    LA TRUFFA DELLE SLOT MACHINES

    Un giorno, cos, per passare il tempo mentre aspettavo un'amica per andare al mare, entrai in

    un bar ed infilai per la mia prima volta due euro in una slot machine. Devo premettere che

    quelle macchinette avevano sempre avuto su di me un effetto di attrazione; tutte quelle mac-

    chinette allegre, con mille colori, mille forme, tutte diverse. E come era bello quando vedevi

    tutti quei soldi scendere!!!

    Quel giorno non andai pi al mare con la mia amica... ma lo passai in quel bar e vinsi pure!

    Per un mesetto non ci pensai, ma poi... divenne il mio secondo lavoro: a volte mi prendevo

    un giorno di ferie dal mio impiego effettivo, a volte mi mettevo in malattia pur di correre a

    giocare con quelle macchinette che avevano sconvolto la mia vita, i miei orari, le mie abitu-

    dini.

    Avevo iniziato a trascurare mio figlio, il mio compagno, la casa, ma era pi forte di me, era

    come una droga.

    All'inizio erano pi i soldi che perdevo, e parlo anche di duemila euro al giorno.

    Poi col tempo iniziai a fare come i cinesi che ti stavano a guardare per poi vincere i soldi che

    io mi perdevo ed imparai da loro tanti trucchetti che mai al mondo pensavo potessero esiste-

    re per truffare.

    Dal suono che facevano i soldi che infilavo, riuscivo a capire se quella slot era in procinto di

    farmi vincere o aveva gi pagato qualcuno prima di me.

    La chiavetta che moldavi e rumeni ti vendevano a cinque euro si infilava nella slot e ti appa-

    riva sullo schermo quanti soldi ti avrebbe pagato o se aveva gi pagato.

    Quante notti passate nei bar o nelle sale gioco! E non mi interessava se mio figlio o il mio

    compagno avevano bisogno di me o rimanevano senza mangiare. Non mi importava se c'era-

    no i panni da lavare e stirare, se la casa faceva schifo... No, in quel momento vivevo solo per

    le slot machine.

    Truffando lo stato per manomissione a queste ultime, per non farmi scoprire dai gestori ave-

    vo iniziato a cambiare le citt. Mi ero fatta un calendario mensile di quale citt, bar o sala

    giochi dovevo andare.

    Le slot erano diventate la mia droga e mi sentivo bene perch non pensavo pi a nulla: i pro-

    blemi, le paure, le ansie, i pensieri di tutti i giorni svanivano al dolce suono ammaliante di

    quelle musichette fatte di mille colori e disegni diversi.

    Non avevo pi regole, principi, valori e neppure una famiglia, visto che trascorrevo la mag-

    gior parte del tempo fuori casa.

    Una malattia che ha rischiato di rovinare la mia vita per sempre! Sono riuscita a salvarmi in

    tempo solo perch un bel giorno, e dopo molto tempo, ho visto mio figlio piangere, abbrac-

    ciarmi forte e dirmi singhiozzando: "Ho bisogno della mia mamma, ritorna, ti prego".

    Allora ho sentito male, tanto male, ho sentito il mio sbriciolarsi in mille pezzi e mi sono chiesta: "Ma che cosa sono diventata?".

    Da quel giorno non ho mai pi messo un solo euro in quelle macchinette che rovinano solo

    la vita e riducono sul lastrico molte famiglie che non sanno che se non sei in grado di truf-

    farle, saranno loro a truffare te.

    Ragazzi, uomini, donne che ora state leggendo questo mio pezzetto di vita archiviato, ascol-

    tatemi, vi prego! Non infilate mai un solo euro in quelle dannate macchinette perch anche

    un solo euro vi pu rovinare la vita e distruggere le vostre famiglie.

    Credetemi, non c' nulla di pi importante nella vita di ognuno di noi dell'amore e del calore

    di una famiglia. Non c' felicit pi immensa del sorriso dei vostri figli e dell'uomo o donna

    che amate e da cui siete amati.

    By Lory

  • 19

    C ari ragazzi, quello che scrivo sullargomento

    alcol una testimonianza dettatami da Marco,

    un ex-alcoldipendente e mio compagno di cella.

    Ho cominciato a bere e a fumare spinelli quan-

    do ero giovane come voi, di et tra i 12 e i 13 anni. Ricordo

    che pian piano lalcol e la droga diventavano una cosa scon-

    tata nelle mie giornate e con il passare degli anni la loro in-

    fluenza aumentava in modo considerevole, a tal punto da

    dare posto alla cocaina. E questultima sostanza, assunta con

    alcolici, ha condizionato la mia vita, sia quella affettiva che

    lavorativa. Oggi ho 48 anni, ed da dieci anni che ho scoper-

    to di essere alcoldipendente e da allora ho avuto molti rico-

    veri per disintossicarmi; cinque anni fa ho fatto un percorso comunitario che mi ha permesso di restare astinen-

    te, ma nove mesi fa bastato un bicchierino per farmi ricadere nel baratro alcol-droga, portandomi qui in carce-

    re. In questi nove mesi di carcerazione ho meditato tanto e mi ripeto tuttora di continuo che non voglio delude-

    re me, in primis, e nemmeno i miei cari che ancora mi seguono e vengono al colloquio.

    Sono 10 anni che Marco frequenta lAssociazione Club Alcolisti Territoriali (ACAT) che al pari degli Alcolisti

    Anonimi (A.A) si occupa a livello nazionale di questi due problemi correlati. Questo servizio, tramite incontri

    settimanali (una volta alla settimana) permette di conoscere altre famiglie con questo problema. Marco vice

    presidente dellACAT e ha fatto corsi gratuiti per raccontare ai ragazzi di prima e seconda superiore delle scuo-

    le Itis, Pia Marta, Gambara gli effetti devastanti che lalcol provoca, questo con la collaborazione

    dellassessorato alle politiche giovanili del Comune di Brescia negli anni scolastici 2010/2014. In questi incon-

    tri sono stati coinvolti circa 800 studenti proponendo loro un questionario anonimo con 4 domande e il 25% di

    loro ha risposto che consuma alcol e il 15% dichiara di pensare allalcol, appena sveglio. Come vedete, non c

    limite det al problema e alla gravit del consumo costante: il 3% della popolazione occidentale dedita

    allalcoldipendenza.

    Noi purtroppo viviamo in una nazione dove il consumo di alcol consentito e, purtroppo, fa parte della nostra

    cultura. Pensate che gli introiti annuali sono di 8/9 milioni di euro, mentre i danni sono circa 80 milioni di inci-

    denti (il 30% stradali), di morti sul lavoro, di ricoveri ecc.

    Leffetto iniziale che lalcol ha su di noi quello di farci stare bene, disinibisce e ti fa sentire pi forte, ma col

    passare del tempo ti causa debilitazione fisica, egoismo e falsit. Il primo organo del corpo ad essere colpito il

    fegato ed in seguito vengono danneggiati anche gli altri provocando anche cirrosi e neuropatia cronica agli arti

    inferiori, come successo a Marco che rischiava la paralisi e di finire sulla sedia a rotelle; nelle donne si ri-

    scontra perfino un aumento del 15% del tumore al seno (dato pubblicato dallOrganizzazione Mondiale della

    Sanit) .

    Ragazzi, quando vi accorgete che state entrando nel baratro alcol non tenete nascosto il problema: se non volete

    parlarne con i vostri genitori e professori, rivolgetevi alle istituzioni come lASL, NOA (Nucleo Operativo Al-

    cologia), ACAT o AA che svolgono gratuitamente un servizio garantendo anche lanonimato. Non sottovaluta-

    te questa dipendenza, non giustificatevi con la frase tanto smetto quando voglio perch non cos. Purtroppo

    nella nostra nazione non si fa molto per ridurre il fenomeno, a differenza dei nostri cugini oltralpi che da 15

    anni vietano qualsiasi forma pubblicitaria e stampano sulle bottiglie etichette con scritto lalcol fa male e cau-

    sa patologie indelebili e gravi.

    Concludo con il detto NO MARTINI NO PARTY, senza alcol non c festa ma non serve lalcol per divertirsi.

    Vi ringrazio per una vostra riflessione,

    Franco

  • 20

    LETTERA AL PADRE

    Ciao dolcissimo pap mio Sta arrivando il Natale e lo passeremo ancora lontani anche se vicini col pensiero, mi manchi tantissimo vec-chio mio. So che sei stato male, che lo stai ancora ma per fortuna ora sei a casa, vicino al tuo amico insepara-bile, Musch, che nome bizzarro per un cagnolino adorabile come te.

    Musch = mosca, mi ricordo ancora la faccia che hai fatto quando te lho regalato per lultimo Natale passato assieme tu esterrefatto, io che ridevo a crepa pelle e Musch che ha iniziato a leccarti la faccia fin da subito, e anche tu hai iniziato a ridere felice; ed ora il tuo migliore amico. Ho una foto appesa sul muro della mia cella e siete bellissimi.

    So che hai fatto i capricci quando hai avuto linfarto, che urlavi il mio nome e mi volevi l accanto a te come mi hai fatto soffrire papi, ore giorni notti passate nella disperazione pi buia totale, a pregare, piangere, a chiedere aiuto alla mamma dal cielo.

    Ma perch, mi chiedo io, e, come sempre, ti chiedi tu ridendo: non ho usato lo stesso stampino che ho usato per te, per fare le tue sorelle? non lo so papi magari tu lo avessi fatto, ora non me ne starei qui in angoscia per te, per la tua sorte, a pregare di riuscire ad uscire in tempo per ritrovarti come ti ho lasciato, ma non tutte le ciambelle escono con il buco e tu lhai capito e provato sulla tua pelle, come io sulla mia ma noi papi siamo superiori a tutto il marcio ed il male che ci circonda e con loro, o senza di loro, noi ce la faremo! Mi viene da ridere ripensando a quando ho chiesto ad una persona in alto, qui dentro, che documenti dovevo avere per poterti venire a trovare subito, quando hai avuto linfarto e si temeva il peggio; risposta? Ironica, molto ironica del tipo tanto cosa ci vai a fare? Tre ore accompagnata dalla scorta, e uguale se succede il peggio, come se anche tu, essendo mio pap, fossi diventato un numero mi sono messa a ridere davanti a questa persona perch ti immaginavo un numero in paradiso, un bel 7 (il mio numero preferito), con le ali e

    tutto vestito di bianco, accanto alla mamma ed alla mia sorellona, finalmente sorridente. Sicuramente non si

    aspettava una risata felice e cristallina, come ho fatto davanti alla sua provocazione, ma sai papi, non ho pi voglia di scendere a compromessi con il diavolo qui dentro Cercano di farti incattivire con il loro sistema carcerario, ma io sono una mosca bianca, papi, come tu mi hai insegnato ad essere, ed i puri di cuore mai potranno diventare cattivi neanche allinferno e neppure se tutti i secondi provo e sento il male sulla mia pelle Certo, casco spesso, sono fragile come te, ma ho sempre la forza per rialzarmi e ridere. Come mi dicevi quando a casa mi arrabbiavo ed urlavo, ricordi? Canta che ti passa! e cos faccio, te lo giuro pap, mi metto le cuffie nelle orecchie e canto a squarciagola, mi urlano tutte dietro ma io me ne frego e continuo, finch non mi passata di rispetto ne ho avuto fin troppo per chi non mi ha mai portato rispetto, ed ora penso solo a me stessa, al mio benessere fisico, ad uscire da qui con tutti i miei neuro-ni intatti.

    Tuo nipote (mio figlio) mi dice che devo smettere di scriverti tutto ci che penso e vivo, perch poi tu piangi e ci soffri ma perch nasconderti la verit quando tu per primo mi hai insegnato a non mentire mai? Natale pap chiss se anche questanno ce lavresti fatta, se ero a casa, a travestirti da pap Natale per do-narmi il tuo regalo? Ti ricordi papi? Ci voleva lalbero pi bello per la tua casina, i lumini pi strani, pi bizzarri, pi colorati, come piacevano a me e tu, e mio figlio accanto, ad imparare come costruire artigianalmente le palle per ornare il nostro alberello il forno che mi avevi costruito abusivamente fuori in cortile per cuocere la mia ceramica per poi colorarla tutta secondo la nostra fantasia, e quella a noi non mai mancata, e per fortuna che esiste quella per evadere. E poi il presepe con il muschio fresco raccolto nei campi, la messa della vigilia e se nevicava? Uh,

    era tutto un grido felice, un gioire come bambini! Ed io ringrazio te caro il mio Babbo Natale, per avermi dona-to tutte le emozioni, i sentimenti puri e limpidi, i valori che io, con orgoglio, ho trasmesso poi a mio figlio e come

    lo far con i miei nipotini. Verr Natale con le sue feste e la sua allegria ma tu ora papi fammi un bel sorriso, di quelli che solo tu sai farmi e fammi il regalo pi bello che tu puoi regalarmi qui dentro non chiuderti pi in casa come fai tutti gli anni, ma fai come facevi con me piglia su le altre tue figlie e nipoti e vai con loro a man-giare al ristorante come facevi con me, perdona! E per me sar il pi bel Natale che passer in carcere, perch so che non sarai da solo, a soffrire per i miei

    sbagli, ok papi? E metti un bel regalino sotto lalbero per me: Natale 2016 arriver in fretta basta crederci! Ciao Pap Natale. Grazie di esistere e di essere come sei il mio pap bellissimo!

    LOREDANA

  • 21

    AL MIO NIPOTINO

    Ciao Francesco (perch

    questo sar il tuo nome)

    per volere del tuo pap

    mi inorgoglisce sapere che

    sarai il futuro di me.

    Ti ho visto in fotografia

    ancora nel grembo di tua

    madre

    e gi ti voglio bene.

    Quando verrai alla luce

    sono certo di amarti.

    Cercher di trasmetterti

    sani princpi

    e di vederti crescere sano

    nel fisico e nello spirito.

    Io, fino a che sar in vita ci

    sar in qualsiasi situazione

    sar il tuo nonno

    a presto Francesco

    nonno Franco

    I tuoi occhi

    I tuoi occhi parlano

    stranamente la mia lingua...!

    Nei tuoi passi sento

    i battiti del cuore in solitudine.

    La mia mano distesa tra le ringhiere fredde,

    aprendosi congelato...

    un tuo sorriso...

    Lo scontro degli sguardi...nessuno li scongela!

    SEMPRE I TUOI OCCHI PARLANO,

    QUALVOLTA IN OGNI INCONTRO.

    A VOLTE MI SALVANO E A VOLTE MI UCCIDONO...

    SENZA ARMI E SENZA GIUDIZIO...!

    Lulzim Gjini

    Quartieri spagnoli

    Allora si sente che qualcosa cambiato, il sole non sembra pi immobile, ma si sposta rapidamente.

    Non si fa a tempo a fissarloche gi precipita verso il confine dell'orizzonte,

    ci si accorge che le nubi non ristagnano pi nei golfi azzurri del cielo, ma fuggono accavallandosi l'una

    sull'altra.

    Tanto il loro affanno, si capisce che il tempo passa e che la strada un giorno dovr pur finire.

    Un altro inverno della mia vita...

    Giuseppe

  • 22

    PROGETTO SALUTE

    Progetto sanit a Verziano: incontro salute e fumetto

    Alla casa circondariale di Verziano nel corso di quest'anno si tenuto un corso di educazione alla

    salute con alcuni carcerati. Esso stato organizzato dalla dottoressa Francesca Castelvedere con l'aiu-

    to di alcune ragazze laureate in medicina. Il progetto ha affrontato varie tematiche dalle norme d'igie-

    ne tipiche del nostro quotidiano all'esercizio fisico e alla dieta mediterranea. Il messaggio pi impor-

    tante che i ragazzi hanno tenuto a sottolinearmi quando sono entrata io stato, per, il diritto di tutti

    alla salute, a volte, forse, troppo trascurato.

    Ma cosa c'entra il nostro giornalino in tutto questo? Alcuni dei partecipanti a questo progetto sono

    anche nostri redattori e hanno deciso di coinvolgere anche me, volontaria di Zona508, per il lavoro

    finale di presentazione del progetto. L'idea era quella di realizzare un cartellone sfruttando la tecnica

    del fumetto di cui abbiamo parlato quest'estate durante il corso di Scrittura Creativa. Dunque negli

    ultimi tre incontri abbiamo ideato e poi disegnato una storia a fumetti nella quale venivano toccati gli

    argomenti chiave delle loro discussioni. Essa verr stampata in pi copie per essere esposta sia a Ver-

    ziano sia in altri carceri, ma non solo, per sensibilizzare il pi possibile altre persone a queste proble-

    matiche.

    Il lavoro stato molto coinvolgente e stimolante e spero che raggiunga il maggior numero di persone

    possibili perch spesso si danno per scontate troppe cose in questo ambito.

    Lucia Regazzoli

    Progetto salute

    Dopo dodici anni trascorsi nelle patrie galere la prima volta che mi trovo coinvolto in un progetto

    che riguarda qualcosa di importante sotto tutti i punti di vista.

    L'incontro con tre bellissime persone: Francesca, responsabile coordinatrice dell'ambulatorio sanita-

    rio della casa circondariale Canton Mombello e della casa circondariale di Verziano dell'ospedale

    civile di Brescia, Jessica e Jennifer, infermiere laureande presso lo stesso ospedale che promotore

    di questo progetto in collaborazione con il Ministero della salute.

    Noi reclusi abbiamo coinvolto anche una ragazza che fa volontariato (Lucia) laureanda in filosofia e

    al terzo anno all'accademia del fumetto scuola internazionale Comix.

    Il progetto volto all'educazione della salute, alimentazione e sport.

    Tutti i partecipanti reclusi (tre uomini e tre donne) si sono sentiti coinvolti in prima persona dalle

    finalit del progetto, rivolto soprattutto ai giovani, ma non di meno alle persone della terza et, per-

    ch lo sport e l'alimentazione sono alla base di un benessere quotidiano.

    Noi partecipanti abbiamo provato sensazioni assopite per quello che le ragazze ci hanno insegnato

    con i loro gesti e delucidazioni. Solitamente le finalit sono sempre le solite (trarne profitto), mentre

    qui abbiamo trovato solidariet verso un mondo che rigettiamo, mentre invece nostro, ci appartiene,

    fa parte del nostro quotidiano.

    Speriamo di dare continuit a progetti del

    genere perch l'educazione in generale

    fondamentale in tutto e per tutto nella nostra

    vita.

    Antonio

  • 23

    Brescia, 18 aprile 2014 Canton Mombello

    SOLO CONTRO TUTTI

    Solo contro tutti, lingiustizia, la pigrizia di persone senza cuore e voglia di verit ti chiudo-no senza piet. Non guardano i fatti ma ascoltano gli strafatti infami che per una dose si vendono lanima ed il cuore. Solo contro tutti, non c pi famiglia, madre e figli sono solo appigli, non vengono a trovar-ti: n una telefonata o uno scritto per quel povero derelitto.

    Solo contro tutti, lanima svanisce, la mente sbiadisce. Ricordi lontani di giorni sereni senza pensieri, i miei figli in braccio, crescono e giuoco a calcio insieme a loro, e spingo la bambi-

    na sullaltalena. E di colpo passano gli anni e me ne ritrovo cinquanta, solo contro tutti. Le persone ricordano solo il male fatto, anche se hai fatto tanto bene, per loro esiste solo il ma-

    le, la legge della vita: il passato si dimentica come ogni domenica trascorsa in famiglia sen-

    za parlare, ascoltare, in cui pensavi solo a mangiare.

    Solo contro tutti, la mia innocenza non ha sentenza. Giudici e Dottori coi loro mantelli neri

    giuocano con la tua sorte e tu speri, forse ci

    credi in questa giustizia che non ti guarda ne-

    gli occhi ma emette la sentenza.

    Solo contro tutti, e tutti contro di me. Se ho

    sbagliato commettendo un reato giusto pa-

    gare il malfatto, lho fatto in passato scontan-do tre anni senza battere ciglio, chiuso per

    venti ore al giorno con sei cristiani in una cel-

    la con una padella, un bicchiere e il mangiare

    ma sempre con la speranza che finisse questa

    tortura contro natura.

    Oggi non cos, GRIDO la mia innocenza, mi

    dispero perch non posso esprimere il mio

    pensiero. Non ho fatto nulla se non lerrore di frequentare conoscenti senza sentimenti che

    parlano del sottoscritto senza averne diritto. Non provo odio per loro, balordi di strada, che

    aprono la bocca come aprire il culo per defecare. Il mio risentimento per quella Giustizia

    che ascolta e d credibilit a persone senza dignit. Quella giustizia che ascolta conversazio-

    ni senza spiegazioni. Ero un uomo libero che lavorava otto ore al giorno, avevo voltato pagi-

    na ed ero sereno, vedevo un futuro e voi avete cancellato la mia vita senza timore di sbaglia-

    re nel giudicare, forse perch sono un pregiudicato. Ho sbagliato una volta ed ora per voi

    automaticamente sbaglio per sempre.

    Solo contro tutti non mi resta che combattere per la mia dignit, il mio onore di uomo vero e

    sincero. La galera non mi fa paura ma chi mi condanna deve essere imparziale, senza pregiu-

    dizi e preconcetti gi confezionati e cuciti addosso come un vestito largo con tre sarti che te

    lo stringono addosso affinch non possa pi muoverti e puoi solo aspettar e pensare che solo

    Dio ti pu giudicare.

  • 24

    Noi ragazzi di Canton Mombello partecipanti al giornalino Zona 508 in occasione della

    festivit natalizia mandiamo a voi della redazione esterna i nostri auguri di Buon Natale e

    l'augurio di un 2015 pi fruttifero.

    Con stima e simpatia noi di Canton Mombello

    Non ci sono in carcere Natali dove si possa manifestare gioia per

    l'evento natalizio.

    Ognuno evade con il pensiero verso i propri cari con malinconia.

    In questi giorni di gioia dove tutto perdonato, dove si pensa che

    domani tutto cambier. Non

    cos perch in questo luogo tutto uguale, i giorni gli stessi e

    non vedi l'ora che passino.

    Ma per me questo Natale sar di gioia perch diventer nonno e

    cercher di non essere malinconico.

    La malinconia non risieder nel mio cuore, sar gioia pura per la

    nascita di una vita che parte di me.

    Franco

  • 25

    IL LIBRO

    Il libro lamore che puoi avere, tenerlo e custodirlo, senza la paura che cada in peccato!

    Il libro la tua libert. per te il mondo senza confini!

    Il libro il tuo riempimento spirituale

    qualsiasi cosa al suo interno!

    La tua vita puoi viverla come ti pare

    nei libri puoi far vivere quello che vuoi!

    Il libro come le quattro stagioni

    la terra ed il cielo,

    luniverso che tu non puoi conoscere senza di esso.

    Il libro la sapienza, lespressione, la parola labbraccio ed il bacio che non pu mancare mai.

    Il libro la campanella, la melodia che ti accompagna

    in ogni sentiero della tua vita!

    Il libro la luce nelle tenebre della tua anima

    la ricchezza nella povert della tua mente.

    A leggere impari, a imparare dirigi, a dirigere guidi allora guida la tua vita attraverso di esso

    tra la ricchezza e lamore chiamato LIBRO.

    LULZIM GJINI

    Canton Monbello, Brescia 2014

    Traduttore: QOLI EMILIANO

  • 26

    Angoli di cielo

    La galera fa soffrire sai?!? Ma non ci pu impedire di sognare...

    Il sole si lamenta, perch fa troppo caldo,

    e il vento l'accontenta, a colpi di ventaglio,

    io penso e sono in fissa, per non batto ciglio,

    rinchiuso in una gabbia... s! Ma non come un coniglio,

    cosciente e malfidente che, in questa casa di metallo,

    nulla stupefacente mai, e non esiste un vero sballo.

    Qui il buio della notte ha un ritmo sconvolgente,

    ti soffia nell'udito sai... penetrandoti la mente,

    e con luci, ombre e muri, anche l'umore altalenante,

    e fra tecno, sogni e sbarre, l'acciaio in clima prevalente.

    La luna tiene il broncio sai... perch il vento non l'accarezza,

    e lass nel buio... anche le stelle fanno sciopero, perch il cielo sempre si incazza!

    L'autunno permaloso, noioso e prepotente ed alquanto dispettoso, si diverte follemente.

    Natura da paura s! In questo spazio temporale, anche le nuvole son nere e pu piovere per ore,

    hanno un'anima ribelle sai... perch invidiano le stelle,

    son odiose e vanitose, come un tatuaggio sulla pelle,

    ma alla fine ci che resta, e che te lo dico a fare...

    solo un cielo a pecorelle, in cerca d'amore, nel gelido inferno dell'inverno,

    si sfogano in tempeste, o con pioggia a catinelle, ma sai...

    La pura verit che piangono le stelle,

    e fra sogni e desideri, o pensieri virtuali,

    in questi angoli di cielo, chiaro! Sar forever un domani.

    Sorge e tramonta il sole, sai... e perplesso titubante,

    sembra che ha perso le parole, perch ha smarrito il suo splendore,

    ma non pu piovere per sempre, e di ci lui ne cosciente,

    attende il cambio di stagione e con essa, l'opinione con la sua forma d'espressione,

    sar oasi e paradiso yesss e gli torner il sorriso,

    per ora tenta la fortuna, innamorato della luna,

    insiste e la corteggia, la vorrebbe con s, s! In eclissi nella sua reggia,

    comunque panico in altura, e con un'eco da paura.

    Ma torniamo sulla terra, ovviamente son in cella,

    non c' molto qui da fare, cielo a scacchi e notte fonda sai...

    Resto solo ad osservare, un'amnesia che mi circonda,

    e l'insonnia scorre come un'onda, nell'immensit del mare,

    sicuro il sonno non affonda, e ad occhi aperti... non mi resta che sognare.

    Fra valori da leoni, coglioni stolti e criminali, qui si tira la giornata, attendendo il domani,

    perch a noi anime ribelli ed in fondo sempre quelli, non ne va mai bene una, e non gira la fortuna,

    qui zero quadrifogli, amuleti, o sacrilegi, siamo soli con la luna,

    con i suoi difetti e pregi, e tra sbadigli e notti insonni, insieme ricordiamo i migliori anni,

    anche lei vive nel tempo, e ci somiglia pure tanto,

    si alza e sorge con un sorriso, ma pu calare con un pianto,

    e prevede i nostri sogni sai... quasi come per incanto,

    luna per te paradise city, un'atmosfera in cui si spera

    ed sempre valso, in ogni era.

    Parole e imposizioni, privazioni, incomprensioni, le solite menate, le solite canzoni,

    portano ad accusare, le nostalgie del cuore, come segmenti di dolore,

    arrivando a pensare che se li potessi trasformare, vorresti fossero in matita,

    cos riusciresti a cancellare e lo sai, ogni tua singola ferita,

    finch si scioglier anche il gelo, spesso e alto come un muro,

    o come un velo sulle spalle, che scivoler sulla tua pelle,

    piano piano e goccia a goccia sai... come rugiada sulle foglie

    cala fitta la mia insonnia, e con s, pure la nebbia,

    sorellina mia, qui lo scrivo e all'infinito, sei un arcobaleno

    e solo tu riesci a farmi toccare questi angoli di cielo con un dito,

    vorrei che questa mia poesia ti regali pi armonia, ti regali pi allegria,

    sei il mio sangue nelle vene, sei come linfa per le mie rime

    ti voglio tanto tanto bene, sei la mia vita, sei una favola infinita

    e col cuore te lo dico, I love you forever e kiss fes! Tuo alias chico

  • 27

    JAMES MARSHALL HENDRIX

    James Marshall Hendrix stato un chitarrista e cantautore statunitense.

    Nato a Seattle il 27 novembre 1942 dallunione tra Allen (Al) Hendrix e Lucille Jeter. Linfanzia di Jimi non fu delle migliori: il padre assente perch in servizio militare nella Seconda Guerra Mondiale e la madre che lo abbandonava spesso dai parenti per andare a divertirsi causa la

    giovane et. Finch la nonna decide di affidarlo ad una famiglia meno povera.

    Il padre dopo il congedo recuper il figlio e tent di salvare il matrimonio: per tre anni vissero un

    illusorio periodo di serenit nel quale la famiglia si allarg con la nascita di altri due figli, Leon e

    Joseph. I coniugi finirono comunque con il separarsi il 17 dicembre del 1951. Jimi, 9 anni, fu affidato

    insieme a Leon al padre, mentre Joseph fu dato in adozione.

    Fondamentale per la sua carriera musicale fu lascolto della collezione di dischi del padre e gli inni sacri imparati durante la frequentazione della chiesa pentecostale. Il 2 febbraio 1958 la madre mor

    dopo essere giunta allo stadio terminale della cirrosi epatica, effetto della sua condizione di alcolista.

    Alcuni mesi dopo suo padre gli regal il suo primo strumento musicale: un vecchio ukulele con una

    sola corda superstite. Jimi cominci subito a cercare di imparare i primi brani. Per cinque dollari il

    padre gli compr successivamente una vera chitarra che per era per destri. Jimi, mancino, impar a

    suonarla rovesciandola e questa abitudine caratterizz lintera sua carriera artistica. I suoi punti di riferimento furono i chitarristi dello scenario blues di Chicago: Elmor James, Maddy Waters, Buddy

    Gay, Albert King nonch leggende del delta blues come Robert Johnson e Lead Belly e del rock and

    roll come Chuck Berry e Bo Diddley. Conservava per anche una passione per i classici: B.B. King,

    John Lee Hooker, Jimmy Reed oltre che per Elvis Presley.

    Nella seconda met del 1959 suo padre gli regal una chitarra elettrica di colore bianco. Nel 1961

    conobbe il bassista Billy Cok con il quale fond i King Kasuale nella quale suonarono Gary Fergu-son (percussioni) e Charles Washington (Sax). Fino al 1963 Hendrix fece vita errabonda girando tutti

    gli Stati Uniti inserendosi nel giro del cosidetto Chitlin Circuit facendo una interminabile serie di esibizioni in gruppi di supporto per musicisti blues. Lanno successivo Jimi si trasfer ad Harlem (New York) dove conobbe i gemelli Arthur e Albert Allen e con i quali strinse una amicizia destinata

    a durare nel tempo. Altrettanto fondamentale fu il rapporto con quella destinata a diventare la sua

    ragazza: Lithofayne Fayne Pridgeon. Fayne si premur di fornire a Jimi ogni tipo di supporto uma-no e logistico e si rivel essenziale per il suo inserimento nella vita musicale di Harlem.

    Sempre nel 1964 venne reclutato nel gruppo Isley Brothers Band come chitarista. Poco dopo conobbe

    il celebre Steve Cropper, arrangiatore e compositore. Questi lo introdusse negli studi della casa di-

    scografica Stax dove ebbe modo di incontrare due suoi miti: Albert King e B.B. King.

    Ma Jimi era un anticonformista nato e quindi diventava sempre pi forte in lui lidea di puntare ad una carriera da solista. Dunque nel 1965 si separ da Fayne e segu colui che da quel momento di-

    venne uno dei suoi fari artistici ed esistenziali: Bob Dylan.

    Nel 1966 lallora fidanzata di Jimi (Karol Kim Shiroki) gli don il denaro grazie al quale pot ac-quistare la prima delle sue chitarre preferite, la Fender Stratocaster. Sempre quellanno fond il suo primo gruppo, The Rainflowers. In quel periodo conobbe anche Frank Zappa che lo istru su un nuo-vo effetto per chitarra destinato a diventare famoso: il Wah Wah. Il 1966 fu lanno decisivo per Hendrix. Durante una serata al Cheatah Club (sulla West 21 street di

    New York) fece la conoscenza di Linda Keith, a quel tempo fidanzata con Keith Richards (Rolling

    Stones). Linda lo present a Chas Chandler (bassista degli Animals) che assistette poi ad un concerto

    di Jimi al Caf Wah durante il quale si convinse di aver trovato un grande musicista da lanciare.

    Chas divenne presto produttore e manager di Jimi. Il singolo di lancio fu Hey Joe, un blues di Billy

    Roberts rivisto e rielaborato da Hendrix. Il risultato entusiasm Chandler, il quale trascin Jimi a

    Londra per metterlo sotto contratto con Michael Jeffery, manager degli Animals. Hendrix accett di

    buon grado, non tanto per le prospettive di successo quanto

  • 28

    Il fatto che avrebbe potuto fare la conoscenza del maggiore dei suoi idoli: Eric Clapton.

    Venerd 23 Settembre 1966 Hendrix si imbarc all aeroporto J.F.K. con un volo Pan-Am di prima

    classe per Londra. Il passo successivo fu quello di affiancare a Jimi dei musicisti per formare un trio.

    Furono scelti Noel Redding(basso) e Mitch Mitchell (batteria): era nata la Jimi Hendrix experien-ce. La pasta sonora del trio si rivel una novit assoluta e diede vita ad un passa parola senza prece-denti tra gli artisti e i gruppi che animavano la scena musicale di quel periodo. La selvaggia attitudine

    live di Hendrix lasci allibiti strumentisti affermati come Eric Clapton e Jeff Beek e addirittura gli Who si adoperarono affinch Hendrix accettasse una proposta della loro casa discografica : la Truck

    Records. Il primo brano fu inciso su un 45 giri nel Dicembre 1966. Sul lato a hey joe e sul sul lato b stone free. La vendita fu notevole e venne confermata dai due singoli che seguirono: purple hare e the wind cris mary, in seguito il brano are you experienced? ottenne il secondo posto nella classifica britannica . L'occasione di sfondare negli states arriv nel giugno del 1967 quando fu invi-

    tato a partecipare al monterey international pop festival dietro intercessione di Paul Mc Cartney. Nei

    40 minuti dell'esibizione Hendrix sollecit la sua stratocaster in un modo, fino allora, inaudito arri-vando a mimare rapporti sessuali,suonandola con i denti,dietro la schiena, contro l'asta del microfono

    e contro l'amplificatore. Al termine dell'esibizione diede fuoco

    alla chitarra e la distrusse contro palco e amplificatori. I resti

    della chitarra sono attualmente esposti all'experience music pro-

    ject di Seattle. La selvaggia performance ebbe grandissimo eco

    in tutti gli Stati Uniti e questo prepar il terreno al successo del-

    le future esibizioni del chitarrista. Nello stesso anno gli

    esperience incisero l' lp bold as love e nel 1968 electric ladyland ma Chas Chandler (produttore della band)li abbandon

    perch letteralmente esasperato dai numerosi contrasti sorti con

    Hendrix sul modo di concepire i brani. A provocare il logora-

    mento degli equilibri fu anche il perfezionismo di Hendrix che,

    oltre a esigere quantitativi enormi di sovra incisioni nei bra-

    ni,sollecitava i musicisti e i tecnici a registrare un numero im-

    precisato di volte in attesa di trovare l'alchimia che riteneva ade-

    guata: il brano gipsy yes fu registrato in 43 versioni differenti prima che Jimi ne trovasse una di suo gradimento. L'ultima esibizione del gruppo, in Inghilterra, ebbe luogo il 24 Febbraio 1969 alla

    Royal Albert Hall di Londra, mentre l'ultima loro esibizione in assoluto fu il 29 Giugno del 1969 al

    Bob Fey's Denver pop festival. La rottura con Redding venne ufficializzata il giorno dopo ed il grup-

    po si sciolse. Nel 1969 ebbe luogo il festival di Woodstock,l'esempio pi rappresentativo per l'intero

    collettivo della musica anni 60. In tale contesto la performance di Jimi Hendrix divenne un vero e

    proprio simbolo del festival stesso, oltre che del pensiero pacifista di quegli anni. Si esib di fronte a

    200.000 spettatori circa a fronte dei 500.000 paganti pi che dimezzati a causa di un violento tempo-rale. Hendrx si accan sul tema dell'inno nazionale degli Stati Uniti d'America in maniera selvaggia,

    intervallando con feroci simulazioni sonore dei bombardamenti e dei mitragliamenti sui villaggi del

    Vietnam, sirene di contraerea ed altri rumori di battaglia, il tutto avvalendosi solo della sua chitarra.

    In un intervista post festival rispose candidamente:penso che sia meraviglioso suonare cos. Alla fine del 1969 nacque il gruppo: band of gypsys comprendente oltre a Jimi il bassista Billy Coc e il batterista Buddy Miles. La testimonianza del brevissimo corso della band l'omonimo lp prodotto

    nel 1970, anno nel quale era il 28 Gennaio, il gruppo si sciolse. Il 30 Agosto del 1970 Jimi si esib

    allo storico festival dell'isola di Wight. Il 6 Settembre 1970 Jimi si esib per l'ultima volta in Germa-

    nia, dal vivo dove venne contestato duramente. Si ritir a Londra e la mattina del 18 Settembre 1970

    venne ritrovato morto in un appartamento del Samarkanda Hotel. Tuttora non vi una versione chia-

    ra riguardo le cause della sua morte, le sue spoglie vennero riportate negli Stati Uniti e fu sepolto nel

    Memorial Park di Renton, a sud di Seattle. Jimi Hendrix ritenuto il pi grande chitarrista di tutti i

    tempi, dotato delle maggiori competenze nel campo della musica leggera.

    Carlo

  • 29

    Brescia, 23 maggio, 2014

    Il gabbio

    Gli ospedali sono bianchi, le scuole sono colorate, le case han forme variegate; indefinito il colore

    delle carceri diroccate.

    Un colore spento, senza sentimento, misto all'odore acre del piscio e alla puzza della casanza: broda-

    glia e qualche pezzo di carne malcotta.

    Tu cerchi di non vedere, di non sentire, ma il tanfo ti entra dentro.

    Da subito tutto uno schifo, poi labitudine incombe: non ti meravigli di nulla, perch tu stesso senti di esser una nullit.

    Lozio fa da padrone, e tu come un cane rabbioso, rinchiuso, provi a gridare, a urlare il tuo malessere e nessuno ti ascolta.

    C tanta sordit, tanta arroganza e molta ignoranza da parte dei nostri politici, che sono incapaci di governare questo paese, mentre noi qui, a soffrire, etichettati come mostri, malati, drogati, poveri

    cristi ed emarginati, quasi estinti.

    Celle sovraffollate da tredici persone, in coda sempre, per una padella, per andare in bagno e ogni

    volta rissa al momento della doccia!

    Rimanere soli con se stessi, sperare in un po di intimit praticamente impossibile. Eppure, paradossalmente soli lo siamo: soli senza speranza, soli senza coscienza.

    Per noi cattivi, senza cuore, non ci sono cure, parole di sostegno, ma solo illusioni, che fan pi ma-le del resto.

    Spesso ci torturano, ci trasformano in cavie umane, ci imbottiscono di farmaci, tranquillanti, bombe

    in testa che stordiscono e ti fan dormire, impedendoti di reagire; si mangia e si dorme, come fossimo

    delle bestie; e se qualcuno per sbaglio prova a ribellarsi, ecco che alzan la dose e il poveretto fini-sce in branda come un vegetale, senza pi pensare, aspettando solo di morire.

    La realt non la verit, son due cose distinte.

    La realt effimera, contingente, mutevole, mentre la verit assoluta, immutabile e compiuta.

    Non chiediamo piet, ma un briciolo di dignit personale; in fondo siamo esseri umani, con una testa

    e un cuore da cui sgorga sangue rosso e vivo, proprio come voi, persone perbene.

    Marco

    IL SILENZIO E LATTESA

    Silenzio zitto

    Intorno non si muove una foglia

    Sono solo nella stanza

    Si vede solamente la luce che chiude la porta del bagno tutto scuro intorno a me

    Nella mente scorrono idee, pensieri, sensazioni

    Mi rintano ancora di pi nel calduccio della coperta e penso a te, che sei lontana.

    Quando ritorni amore mio?

    Vieni presto a placare le mie angosce

    tutto buio intorno a me

    Tu scandisci il mio amore

    Non sei ancora arrivata ed il tempo passa lento

    Dovr solamente aspettare che torni quella luce che riscalda di nuovo la mia vita

    Amore unico.

    Per la mia Ingrid, la donna che oggi d un vero senso alla mia esistenza

    Giuseppe

  • 30

    Brioches di prugne

    INGREDIENTI:

    100 g. di burro

    150 g. di zucchero,

    3 uova,

    225 g. di farina,

    3 cucchiaini di lievito dolce,

    1 cucchiaio di scorza d'arancia tritata e succo d'arancia,

    24 prugne

    PREPARAZIONE: si mischia il burro con lo zucchero. Si amalgamano le uova con un cucchiaio di farina.

    Si aggiunge farina, lievito, scorza e succo d'arancia. Con mezza pasta si preparano 12 forme di brioches e si ungono con

    l'olio. Nell'altra met di pasta si mettono i pezzi di prugna e si chiude tutto. Si Mettono le brioches nel forno a 170 per 15

    minuti. Prima di servire si sparge sulle brioches un cucchiaio di zucchero.

    Crostata di mirtilli

    INGREDIENTI:

    180 g. di confettura di mirtilli,

    150 g. di farina,

    70 g. di zucchero,

    80 g. di burro freddo a pezzettini,

    uovo,

    tuorlo,

    sale.

    PREPARAZIONE: setacciate la farina in una ciotola, unite il sale, lo zucchero e il burro.

    Incorporate burro e farina fino ad ottenere un composto di briciole.

    Formate al centro la fontana, unite l'uovo e due cucchiai di acqua fredda.

    Con l'impasto omogeneo formate una sfera, avvolgetela nella pellicola e mettetela in frigo per 20 minuti.

    Stendete la pasta di tre mm di spessore e foderate uno stampo di 22-24 cm.

    Stendete la pasta in eccesso e ritagliatela in 8 larghe strisce.

    Distribuite la confettura di mirtilli e disponete sopra le strisce di pasta a gabbia.

    Pennellate la pasta con il tuorlo sbattuto.

    Fate cuocere la crostata in forno a 180 per 45 minuti.

    Sfornate, lasciate raffreddare e servite.

    Paloschi e Catalin

  • 31

    VORREI DIFENDERE IL MONDO

    Vorrei fare il volontario. Dopo anni di carcere mi sento come se dovessi restituire qualcosa al mondo,

    prima di oggi non lavrei mai pensato, forse sar let che ti porta a pensare le cose giuste della vita.

    Il mio parere, realizzando un pensiero simile, che in tutto questo devi ritrovare in fondo a te stesso

    nostalgie, ricordi, speranze e rivelare confessioni appena delineate.

    Solo il pensiero mi avvolge, lampi dallegria e momenti di grande tenerezza.

    Sto creando un diario personale che faccia breccia nellimmaginario e, nello stesso tesso tempo, c