XIXGiornatadellaSperanza - LEGA ITALIANA LOTTA CONTRO I ... · stato dell’ambiente e aumento ......

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Il progetto del Centro ILMA Prevenzione Educazione Assistenza Trasporto pazienti Sabato 4 e Domenica 5 Dicembre acquista una “Stella di Natale”. Sostieni le attività e i progetti della LILT di Lecce. Saremo presenti nelle piazze di tutti i Comuni della provincia. XIX Giornata della Speranza 4/5 Dicembre 2010

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Il progetto del Centro ILMA

Prevenzione

Educazione

Assistenza Trasporto pazienti

Sabato 4 e Domenica 5 Dicembreacquista una “Stella di Natale”.

Sostieni le attività e i progettidella LILT di Lecce.

Saremo presenti nelle piazzedi tutti i Comuni della provincia.

XIX Giornata della Speranza4/5 Dicembre 2010

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L’intera vicenda umana ètestimone del ruolo chela povertà e l’indigenza

hanno sempre avuto nel deter-minare epidemie e malattie diogni sorta.Riandando col pensiero alla

storia delle malattie infettive.emerge infatti che il rischio diammalarsi, da parte di interepopolazioni, si correla col de-grado ambientale e sociale,consistente spesso in assenzadi servizi igienici, scarsa dispo-nibilità d’acqua, e cibo, preca-rietà abitativa. L’indubbiorapporto povertà / malattia di-scende da quello ingiustizia /malattia, essendo la povertà laconseguenza diretta di sistemisociali ed economici fonda-mentalmente ingiusti e discri-minanti, talvolta anche perconsistenti fasce di popola-zione.Pure per l’insorgenza del

cancro -malattia con prevalenticonnotati di carattere ambien-tale - povertà e ingiustizia so-ciale rappresentano alti fattori

predisponenti il rischio di am-malarsi.Al crescere del sapere scien-

tifico, che tramite la ricerca in-dividua e spiega le cause deitumori e i meccanismi di can-cerogenesi (cause chimiche, vi-rali, fisiche, ecc), cresce anchela conoscenza del legame esi-stente tra stato socio-econo-mico delle persone, rischioespositivo (maggiore per i cetipoveri) e la conseguente com-parsa di malattia.Uno status socio-economico

basso vuol dire, quasi sempre,precarietà ambientale, alimen-tare, abitativa, scarsa consape-volezza dei rischi, insufficientecoscienza delle misure di pre-venzione e difficoltà di accessoalle cure, specie a quelle più in-novative perché anche più co-stose. Ne consegue quindi che,per molte persone, l’indigenzarappresenta di fatto la determi-nante unica per ammalarsi, peressere discriminate rispettoalle cure e per soccombere allamalattia.

Uno status socio-economicobasso vuol dire, quasisempre, precarietàambientale, alimentare,abitativa, scarsaconsapevolezza dei rischi,insufficiente coscienza dellemisure di prevenzione edifficoltà di accesso alle cure,specie a quelle più innovativeperché anche più costose

Dr. Giuseppe SerravezzaPresidente LILTSezione Provinciale di Lecce

Un mondo ingiustoè anche un mondo malatoUn mondo ingiustoè anche un mondo malato

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E’ evidente pertanto che, quanto più un sistema so-ciale è ingiusto, tanto più produce povertà e cancro. E’un binomio triste ma realistico: si può quindi soste-nere che sono le condizioni sociali che influenzano lasalute piuttosto che il contrario. Le differenze allora,in fatto di salute, risultano disparità evitabili perchésocialmente determinate e sono quindi ingiuste emodificabili.Alla luce di queste evidenze, occorre andare verso

un sistema sociale equo, partecipato e di garanziaper cibo, lavoro (sicuro e salubre) e dignità esisten-ziale.Insieme al giusto accesso e fruizione delle risorse

da parte di tutti, occorre pure che circoli e si diffonda,ad ampio raggio, una corretta e libera informazionescientifica, in modo da fornire alle persone un utilestrumento critico di protezione dalle malattie e daisuoi fattori di rischio, specie contro il cancro, la cuiincidenza è in forte ascesa.Ai traguardi registrati per la cura e per la difesa

della salute - che la ricerca rende disponibili - devonoaccompagnarsi anchemiglioramenti negli assetti so-ciali per rimuovere le principali cause e concause dimalattia, quali la povertà, le disuguaglianze, il de-grado ambientale, ecc.Ecco allora la necessità che la Medicina, nella sua

mission di servizio al benessere delle persone (lesane quanto le malate), ricopra un ruolo attivo, poli-tico, nel senso del diritto/dovere di prender parola,avere un peso e assumersi responsabilità nel contri-buire alle scelte importanti che sono a base dell’or-ganizzazione sociale ed economica di una comunità edel territorio su cui quella comunità insiste.Il volontariato ne è talvolta un esempio tangibile

quando, oltre agli aiuti materiali e professionali, portala sua attenzione anche sulle responsabilità scate-nanti i disagi e i bisogni.Il volontariato consapevole diviene allora azione

sociale finalizzata che, oltre all’informazione educa-tiva ed alle campagne di sensibilizzazione/denunciadei fattori di rischio e di ogni iniziativa contraria al be-nessere collettivo, si impegna in iniziative concreteche alzano i livelli di salute e di qualità di vita dellepersone.

Quanto la LILT di Lecce si è proposta di fare sin dalsuo insediamento in questa provincia, oltre 20 annifa, e che, col progetto del costruendo Centro Ilma alleporte di Gallipoli sta perfezionando.Difatti, con il contributo della comunità salentina

intera, la LILT si è posta a capofila dell’innovativa Cit-tadella dei Servizi socio-sanitari per continuare apuntare sulla prevenzione primaria legandola, oltre-tutto, alla reale conoscenza dei fattori di rischio am-bientale locale, tramite il suo Centro di Ricerca e permettere a disposizione della gente eccellenze umanee strumentali per percorsi diagnostici e riabilitativi.Il tutto per lottare con più incisività contro il cancro

nel nome della vita di tutti e affinché siano assicuratele stesse possibilità d’informazione, tutela, assi-stenza e riabilitazione a tutti. Senza discriminazionealcuna.

Sembra strano parlare di tumori in Africa, perché igrandi killer sono l’HIV, la malaria, la tubercolosi, maanche la patologia oncologica c’è, basti pensare aitumori su base virale, che, a differenza di quanto av-viene nei Paesi sviluppati, sono molto diffusi. Infatti,il 40% dei casi di cancro in Africa è legato alle infe-zioni, come il tumore al collo dell’utero, il più diffusonelle donne, provocato dal papillomavirus, il cancrodel fegato, causato dal virus dell’epatite B e C, il can-cro dello stomaco, dovuto all’ Helicobacter pylori, ediverse forme di linfomi provocati da agenti virali.L’OMS avverte che nel 2020 l’Africa dovrà far fronte a13 milioni di nuovi casi di tumore. Ad oggi, nel Con-tinente si contano 600mila morti per cancro l’anno,che, nel 2020, in assenza di programmi di preven-zione seri, rischiano di diventare un milione.E, d’altronde, tutto l’ambito sanitario sconta unagrande precarietà. Per tante malattie, ci si accon-tenta di alleviare almeno i sintomi, e neanche si pro-pone alla famiglia un viaggio verso l’ospedale,perché si sa di chiedere troppo. Ci si imbatte nellacomplessità sociale della povertà, e si capisce chese una mamma con otto figli si allontana da casa edal campo o dal mercato per dieci giorni, questo puòcompromettere il fragile equilibrio familiare. Comeanche non ci si stupisce se i familiari scappano dalreparto con unmalato terminale, perché il trasportodi un vivo costa meno di quello di un morto.

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Carissimi,come forse saprete, sono entrate in vigore dapochi mesi le nuove tariffe per la spedizionedei periodici, che di fatto hanno eliminato leagevolazioni e quasi quadruplicato i costi. E’un aggravio di spesa notevole per noi, comeper tante altre associazioni ed Enti.Stante questa situazione, spediremo i pros-simi numeri della rivista ai soci che abbianoversato almeno un’oblazione dal mese digennaio 2009.Chiediamo pertanto a tutti coloro che sonointeressati a ricevere il nostro trimestrale dieffettuare un’oblazione alla LILT di Lecce,con un versamento sul nostro conto correntepostale o bancario.

Malati dimenticati,i tumori in AfricaMalati dimenticati,i tumori in Africa

AVVISO IMPORTANTE

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Lapovertà è oggi una condizionecomposita: non solo contempladeprivazione materiale, ma

anche basse opportunità di istru-zione, di esposizione ai rischi am-bientali ed occupazionali, esoprattutto di vulnerabilità e inade-guato stato di salute. La povertà sot-trae agli esseri umani la libertà disoddisfare i bisogni primari, quali lanutrizione, l’accesso all’acqua pulitae ai servizi sanitari, i trattamenti cu-rativi, ponendoli in una condizione ditotale impotenza e marginalità. Po-vertà, salute e sviluppo economico

costituiscono un circolo vizioso.E’ comprovato che un stato di sa-

lute buono sia il prerequisito per losviluppo e che, quando assente, lecomunità povere non possono trarrepieno vantaggio dalle opportunità dicrescita. La povertà, definita comereddito, status socio-economico e li-vello di istruzione, è tra i primi de-terminanti della malattia.Vivere in stato di povertà è asso-

ciato ad un’attesa di vita più breve, adun’altamortalitàmaterna e infantile,ad aggravate patologie dell’apparatoriproduttivo, a tassi più alti di malat-

tie infettive, in particolare tuberco-losi e AIDS, a un uso più frequente ditabacco, alcol e droghe, con conse-guente incremento delle malattienon trasmissibili e mentali.Più in dettaglio, la letteratura evi-

denzia che il fattore congiunto “po-vertà e diseguaglianze” si correlacon molte delle cause di morte, conparticolare evidenza per quelle con-nesse a: stili di vita insalubri (tumoredel polmone e fumo; cirrosi ed alcol),lunghe carriere di povertà e svantag-gio (malattie respiratorie o tumoridello stomaco), problemi di sicurezza(infortuni sul lavoro tra gli adulti eincidenti stradali tra i giovani/infor-tuni domestici tra gli anziani), pro-blemi di disagio sociale (dipendenzada droghe tra i giovani, suicidio tragli anziani), problemi psicosociali distress (malattie ischemiche delcuore), problemi di emarginazione

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Le differenze in fatto di salute sono disparità evitabili,perché socialmente determinate e sono quindi in parteingiuste e modificabili. La scienza concorda nel direche sono le condizioni sociali che influenzano la salute,piuttosto che il contrario

Povertà, il killer più spietatoPovertà, il killer più spietato

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dei malati (malattie mentali), pro-blemi di accesso all’assistenza sani-taria (morti evitabili).Globalmente, si definisce la po-

vertà come il killer più spietato e lamaggiore causa di sofferenza. Dallafine degli anni ‘90, nei 18 Paesi del-l’Europa centrale e orientale e neinuovi stati indipendenti dell’exUnione Sovietica, più di 165milioni dipersone vivono con una somma cheequivale a meno di 4 dollari algiorno. Nello stesso periodo, i datidella Commissione Europea rivelanoche nell’Unione Europea circa 60mi-lioni di persone, pari al 18% del to-tale, sono a rischio di povertà e diesclusione sociale.In Italia, nel 2008, le famiglie che

si trovavano in condizioni di povertàrelativa erano stimate in 2 milioni737 mila e rappresentavano l’11,3%delle famiglie residenti. Nel com-plesso, erano 8milioni 78mila gli in-dividui poveri, il 13,6% dell’interapopolazione.Il fenomeno continua ad essere

maggiormente diffuso nel Mezzo-giorno (23,8%), dove l’incidenza dipovertà relativa è quasi cinque voltesuperiore a quella osservata nelresto del Paese (4,9% nel Nord e6,7% nel Centro), e tra le famiglie piùampie. Si tratta per lo più di coppiecon tre o più figli e di famiglie conmembri aggregati (l’incidenza ri-spettivamente del 25,2% e del 19,6%). La situazione è più grave se i figlihanno meno di diciotto anni: l’inci-denza di povertà tra le famiglie con

tre o più figli minori sale, infatti, inmedia, al 27,2% e, nel Mezzogiorno,addirittura al 38,8%.Viviamo in una società stratificata,

dove le persone più ricche di risorsestannomeglio, si ammalano di menoe vivono più a lungo. Queste diffe-renze sono socialmente determi-nate, e sono in parte ingiuste emodificabili; pertanto sono disparitàevitabili. La scienza concorda neldire che sono le condizioni socialiche influenzano la salute piuttostoche il contrario. In particolare, sonole disparità nella distribuzione dellerisorse materiali, di status e diquelle di aiuto che fanno nascere di-sparità nei principali fattori di rischioper la salute.A parità d’età, i lavoratori manuali

maschi, a confronto con quelli nonmanuali, presentano eccessi di mor-talità di intensità variabile tra il 30%e il 60% negli anni Ottanta e tra il40% e il 90% negli anni Novanta, edunque crescente nel tempo.Tra le donne, le diseguaglianze

sono dello stesso segno, anch’essecrescenti nel tempo, ma di intensitàpiù moderata, a causa del ruolo pro-minente che il tumore della mam-mella ha nella mortalità adulta e delfatto che i suoi principali determi-nanti, la posticipazione dell’età delprimo figlio e la riduzione del nu-mero dei figli e della durata dell’al-lattamento, sono più frequenti nelledonne di alta posizione socialePer rimanere su questa patologia,

così diffusa tra le donne, una recente

ricerca dell’Università di Dundee(Regno Unito), pubblicata sul BritishJournal of Cancer, ha riscontrato chevivere in zone povere e in uno statodi deprivazione può innescare unamutazione della “proteina chiave”p53 , legata allo sviluppo delle neo-plasie.I ricercatori hanno analizzato i dati

di 246 pazienti trattate tra il 1997 e il2001 e hanno poi incrociato i risultatiottenuti con i loro dati socioecono-mici, rilevando che le prognosi dicancro al seno erano tanto più graviquanto più le donne vivevano in zonepovere e in uno stato di deprivazione:“E’ anche una questione sociale. To-gliere le donne dall’indigenza signi-fica fare anche in modo che siammalino di meno di cancro alseno”, concludevano i ricercatori.Le malattie correlate con le dise-

guaglianze variano in ragione del di-verso profilo epidemiologico deidiversi Paesi: le malattie cardiova-scolari sono più frequenti nell’Eu-ropa del Nord e rappresentano lacausa più rilevante su cui si espri-mono le diseguagliaze, mentre neiPaesi dell’Europa Latina i tumori e lealtre malattie, soprattutto quelledell’apparato digerente, giocano unruolo più importante.Negli anni Duemila, si sono confer-

mate le diseguaglianze nella morta-lità dei Paesi dell’Europa, di intensitàparagonabile tra loro, mentre si sonoevidenziate diseguaglianze di inten-sità anche raddoppiata tra i paesi del-l’ex blocco sovietico.

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Già dal vertice di Rio de Ja-neiro del 1992, la comunitàinternazionale sa che a pa-

gare prezzi umani e sociali più altiper il degrado ambientale sono iPaesi poveri e, da allora ad oggi,l’intreccio tra peggioramento dellostato dell’ambiente e aumentodella povertà e delle malattie èemerso in tutta la sua evidenza,imponendo alla coscienza socialecollettiva la ricerca di sostanziosiinterventi correttivi.Il luogo ove il circolo vizioso tra

degrado dell’ambiente e aumentodella povertà si manifesta dram-maticamente è l’Africa : qui il pro-blema tocca diverse aree e interecomunità, dalle popolazioni rurali,chemeglio di qualsiasi studio o ri-cerca costatano quanto sia strettoe diretto il rapporto tra fenomeniambientali come “el Niño” e la de-sertificazione e l’aumento del nu-mero di malati di malariacerebrale, fino ai responsabili delParco del Monte Kenya – uno degliecosistemi più preziosi del pianeta– che registrano l’incremento con-tinuo della pressione antropicacausata dall’arrivo di migliaia diprofughi ambientali in fuga dalleterre inaridite del nord.

Secondo il Programma Am-biente delle Nazioni Unite, già ogginel Sud del mondo il numero deiprofughi ambientali ha superatoquello delle vittime di guerra.Il Rapporto dell’Intergover-

nmental Panel on Climate Change(Ipcc) amplia ulteriormente l’ana-lisi del problema, dichiarandoapertamente che esiste un nessodiretto tra mutamenti climatici emodello energetico e che, per-tanto, è possibile fermare le nefa-

ste dinamiche già in atto solo conmodificazioni dei comportamentiindividuali, collettivi e delle politi-che pubbliche, a partire dall’usodelle risorse energetiche.Il consistente aumento dei

consumi energetici ha portato auna crescente competizione sulleenergie fossili e, al di là dei limitifisici di queste risorse, la dispo-nibilità e la garanzia degli ap-provvigionamenti stanno giàdeterminando forti tensioni eaperti conflitti.Rispetto al 1990, le emissioni

clima-alteranti registrano un au-mento del 20%. I Paesi sviluppati

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L’intreccio trapeggioramento dello statodell’ambiente e aumentodi povertà e malattie

Il prezzo del degrado

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devono tagliare di almeno il20% le emissioni entro il2015, e del 30-35% entro il2020, per arrivare all’80%entro la metà del secolo.Nel contempo, i Paesi co-siddetti in via di sviluppodevono attuare un radicaledisaccoppiamento tra itassi di crescita economicae i trend delle emissioni diCO2.Diviene dunque impre-

scindibile porsi e applicareobiettivi che prevedano unuso sostenibile di suolo,energia, acqua, biodiversitàe qualità dell’aria. Tutti beniambientali primari, mai datrattarsi alla stregua dimerci economiche per pro-fitti e tornaconti che pena-lizzano e depauperano ilpianeta e la collettività.Abbattere cospicua-

mente le emissioni mettel’Occidente industrializzatodi fronte a una responsabi-lità etica e di fronte alla ne-cessità di cambiare i modidi produzione e di consumodi energia: spingendo sul-l’efficienza energetica,spingendo sulle fonti rinno-vabili, spingendo per favo-rire uno sviluppo a bassaintensità di materie prime edi energia anche nei Paesiche diventano i nuovigrandi attori dell’economiamondiale.

I numeridella vergogna1,2 miliardi di persone vive con meno di undollaro al giorno. 3 vittime della fame su 4vivono in ambiente rurale dei Paesi in via disviluppo.Tra il 2006 e il 2008, l’ambiente agricolo ealimentare globale è cambiato rapida-mente: il prezzo dei prodotti alimentari èsalito ai livelli più alti degli ultimi decenni,e gli agricoltori, che rappresentano circa il50% della forza lavoro del pianeta, sonostati costretti ad invadere le foreste, le pra-terie e i terreni paludosi, creando un circolovizioso di ulteriore povertà e di degradoambientale.

100 milioni di persone si sono aggiunte loscorso anno alla lista di coloro che soffronola mancanza di cibo (FAO, giugno 2009).L’ulteriore incremento dei prezzi avrà con-seguenze irreversibili sulla salute e sullaproduttività, in particolare delle donne e deibambini.

Circa 1,1 miliardi di persone non ha accessoall’acqua potabile. 2,5 miliardi di personevive senza impianti fognari adeguati. Nellearee rurali, in particolare, 7 persone su 10non hanno accesso agli impianti igienici(Report WHO-UNICEF 2008).Nei Paesi in via di sviluppo, più di 2,2milionidi persone, in maggioranza bambini, muo-iono ogni anno per delle malattie, la cui in-sorgenza è associabile alla mancanza diacqua potabile, a degli impianti fognari ina-deguati e a un’igiene scadente.E una larga percentuale delle persone sof-fre di malattie causate direttamente o indi-rettamente dal consumo di acqua o cibocontaminati o da organismi infettivi che siriproducono nell’acqua.

Sono più di 25 milioni le persone costrettead abbandonare il proprio habitat di vita, acausa di gravi problemi ambientali, comela siccità, l’erosione del suolo, la desertifi-cazione e la deforestazione, problemi cau-sati dall’estrema povertà, dai mutamenticlimatici e da interventi infrastrutturali di-sastrosi, che compromettono la loro stessaesistenza o qualità di vita. Tali personesono chiamate a tutti gli effetti “rifugiatiambientali” e, secondo le previsioni, sonodestinate a decuplicarsi tra il 2007 e il 2050.

Il 53% della mortalità per disastri ambien-tali degli ultimi 30 anni è concentrata nellezone povere del pianeta, quando solo l’11%delle persone esposte ai rischi di disastrorisiede in quelle zone, secondo il Report ondisaster risk reduction (ONU 2009). I Paesipoveri hanno un tasso di mortalità e di per-dite economiche sproporzionalmente piùalto, a dimostrazione del legame tra po-vertà e degrado ambientale.

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Credo che il problema cen-trale della nostra società siail problema etico. Il cuore

della nostra crisi è la mancanza diun’etica sia personale che so-ciale. In chiave personale duesono i fattori che hanno giocatoun grande ruolo: l’egoismo, comemotore della nostra società, e lamercificazione degli esseriumani.La penso come John Kava-

naugh, padre gesuita, quando af-ferma che “la costrizione alconsumo è diventata per noi tantoprofonda quanto il bisogno di so-pravvivere, perché il modello con-sumistico rivela che il nostrostesso essere e scopo sono calco-labili unicamente in termini di ciòche possediamo, sono misurabili

soltanto secondo quanto abbiamoe prendiamo. Noi siamo solo fin-ché possediamo. Siamo ciò chepossediamo, prodotti dai nostri

prodotti. Rifatti a immagine e so-miglianza della nostra stessamerce. Ci riveliamo essere beni diconsumo. L’idolatria esige da noi

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Per un’etica dell’utopiaPer un’etica dell’utopiaRiportiamo il pensiero di Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano,da anni impegnato a difendere i diritti fondamentali dell’uomo,per lui profondamente collegati al rispetto dell’ambiente

PPaaddrree AAlleexx ZZaannootteellllii

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il suo pieno prezzo, siamo deru-bati della nostra stessa umanità”.E’ così radicato questo mecca-

nismo che, addirittura, arriviamoa sacrificare anche lo stesso Pia-neta, visti i rovinosi danni arrecatie l’incombente crisi ecologica.Siamo giunti a un punto della sto-ria umana in cui l’uomo deve de-cidere quale strada imbocca, cosìnon possiamo più proseguire,avremmo bisogno di quattro Pia-neti da sfruttare per garantirci lenostre abitudini e comodità, piùaltri quattro Pianeti ove smaltirei rifiuti che produciamo.Credo abbia ragione padre Er-

nesto Balducci, quando affermache, come nell’evoluzione umanal’uomo ha dovuto fare un salto diqualità per diventare Homo sa-piens, così oggi deve fare un altrosalto di qualità per diventareHomo planetarius. In questo stala scelta utopica, è questo ilmondo altro, l’altro mondo possi-bile.Perché questo avvenga, ogni

uomo e ogni donna devono fareun grande salto di qualità in uma-nità e di totale apertura all’altro.Deve nascere un nuovo soggetto.Questo individuo nuovo deve

imparare a tradurre tutta questaricchezza personale in campo so-ciale, politico, economico e am-bientale. Questo individuo nuovonon deve aspettarsi più nulla dal-l’alto, dacché tutto è nelle manidei potentati economico- finan-ziari che comandano più dei poli-tici; l’uomo/donna nuovo devericercare e darsi più informa-zione, perché la verità non vienedetta, non c’è democrazia.E’ tempo di non accettare più

come unica legge di vita il mer-cato e il profitto, tanto che la si-tuazione societaria attuale è laconseguenza di questo sistema edi questa cultura: non importanoil benessere e la salute dei citta-dini, importa fare soldi.Le vite umane perse, come i la-

voratori morti a causa del-l’amianto, ne sono un esempio,come recita la scritta sul monu-mento di Monfalcone a loro dedi-cato: “Li uccise il profitto”. Ilproblema è globale, il profitto staportando il pianeta alla morte.Ciononostante, il surriscalda-

mento terrestre continua e i go-verni non prendono seriamente inmano la questione: la situazioneè grave, in ballo c’è il futuro delpianeta e della razza umana.Per tutto questo, mi sento di

parlare di biocidio, perché si stauccidendo la vita, e di geocidio,perché si sta uccidendo la terra,senza principi morali.La prima Bibbia è la natura, il

creato così bello. Bisogna recu-perare la sacralità degli alberi, laterra è viva; il primo tradimento èla mercificazione di tutto e lostiamo pagando con la morte.Pensiamo all’emergenza rifiuti,un problema enorme per la Terrae per il nostro Paese.Dobbiamo arrivare pian piano a

rifiuti zero, puntare alla raccoltadifferenziata: l’umido deve diven-tare compost per la campagna, ilresto va riciclato. Dobbiamo tro-vare altri sistemi per ridurre i ri-fiuti, l’attuale sistema èinsostenibile.E soprattutto ci vuole sobrietà,

eliminare gli imballaggi e i sac-chetti di plastica, avere responsa-bilità verso i nostri figli e nipoti.Le ceneri pesanti sono molto pe-ricolose, non devono esseremesse nel cemento per fare lenostre case. Sotto tutto questo cisono guadagni pazzeschi. Dob-biamo porci la domanda: i governisono lì per fare arricchire di più igià ricchi o per salvaguardare lanostra salute?

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In Puglia, si sta realizzando unavera e propria “cavalcata” degliimprenditori delle energie rinno-

vabili, che lascia davvero sconcer-tati, dal momento che sono incostruzione o approvazione progettiper migliaia di ettari nelle nostrearee agricole o paesaggistiche, conespianto di uliveti e vigneti, abbat-timento di muretti a secco e cosìvia: un vero tentativo di “desertifi-cazione” eolico-fotovoltaica di unterritorio che dovrebbe puntaretutto sulla vocazione turistica.Purtroppo, il tentativo rischia di

andare in porto, perché la legisla-zione regionale ha le maglie moltolarghe e non prevede una pianifica-zione provinciale o regionale. Tuttoè demandato ai Comuni, il cui stru-

mento principale per opporsi alladesertificazione è l’approvazione divarianti al piano regolatore: cosanon semplicissima. Le cose stanno così: un impren-

ditore che abbia oggi a disposizioneun buon capitale da investire e de-cide di installare impianti eolici ofotovoltaici vedrà immediatamenteripagato il suo investimento graziealla riscossione dei contributi ero-gati dallo Stato (e pagati dai citta-dini con una maggiorazione del 7%di ogni bolletta ENEL) e che conti-nuerà a riscuotere grazie alla ven-dita dell’energia elettrica. Lo stessoaccade per chi installa pale eoliche.Quindi di un ottimo affare.Addirittura, fino a pochi mesi fa,

l’imprenditore riscuoteva pagamenti

La corsa sfrenataall’installazione di impiantifotovoltaici, eolicie a biomasserischia diprodurre danniirreparabiliall’ambiente ed allepopolazionisalentine. Né si prevede di ridurre lacombustione di carbone epetrolio. In questo articolo,i primi risultatidei ricercatori del nascenteCentro Ilma sulle leucemie e linfomi nelnostro territorio

Nel Salento, salute e ambiente a rischio

Dr. Prisco PiscitelliEpidemiologo, Istituto Scientifico Bio-Medico Euro-Mediterraneo, Brindisi

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dalla rete elettrica nazionale (TernaS.p.a.) anche se l’energia prodottanon poteva essere immessa in rete acausa della ridotta capacità di rice-zione elettrica dell’Italia meridionale(Puglia compresa) e anche se le suepale eoliche erano ferme o i pannellifotovoltaici guasti: si trattava del co-siddetto “eccesso di offerta” che do-veva essere comunque pagato e chesolo l’ultima finanziaria ha cancel-lato.Il tutto è condito da semplifica-

zioni burocratiche da brividi: regoladel “silenzio assenso”, nessuna va-lutazione di impatto ambientale,domande in carta semplice adoscuri funzionari senza passare peri Consigli Comunali. In questo quadro va letto quel

che sta accadendo in Salento, dovesi stanno per realizzare immensedistese di fotovoltaico dove unavolta c’era aperta campagna, men-tre sono state ben 49 le richieste diapertura di centrali a biodiesel (nonchiamiamole biomasse, visto chegli stessi proponenti si affrettano achiarire che non hanno l’obbligo dipuntare sulla “filiera corta” dei re-sidui agricoli locali).Immaginiamo solo come cam-

bierebbe il Salento se tutti questiprogetti (oltre 16), di cui le Helian-tos 1 e 2 di Lecce e Casarano e lacentrale di Cavallino sono le puntedi diamante, vedessero la luce. Ci

deve essere qualcosa che non va,se è vero che la produzione di ener-gia che deriverebbe dalla realizza-zione di tutti questi impiantisalentini sarebbe pari all’interaproduzione mondiale che si ricavadai biodiesel (biomasse) in tutto ilmondo!Come se non bastasse, a fronte di

tutta questa “vivacità” imprendito-riale favorita da quella che possiamodefinire un’allegra semplificazionenormativa, non si prevede minima-mente la riduzione di emissioni diCO2 e delle altre sostanze emessedalla combustione di carbone fossilebruciato nella più grande centraled’Europa, a Cerano. Nel 2010, la più grande centrale

elettrica d’Europa va a carbone(non siamo in Cina, ma in Salento!).E se chiedete il motivo all’ENEL,ovviamente vi risponderà che “ilcarbone costa meno”. Si tratta diuna risposta insostenibile, perchénon tiene conto delle potenziali ri-cadute in termini di inquinamentoambientale e salute pubblica.Nessuno ha ancora dimostrato

che ci sia una correlazione, ma inprovincia di Brindisi le prime ana-lisi a disposizione del gruppo di ri-cerca del nascente Centro ILMA, incollaborazione con l’ISBEM, sullamortalità per leucemie e linfomi hadato risultati preoccupanti: la per-centuale di mortalità per linfoma di

Hodgkin in provincia di Brindisi su-pera sia la media nazionale, sia ivalori medi dell’Italia Meridionaleriportata dai registri tumori (1,2ogni 100.000 maschi residenti,contro una media dei registri tu-mori pari a 0,7 ogni 100.000 resi-denti).Si tratta di un aumento di morta-

lità per linfoma di Hodgkin del 71%nei maschi e del 33% nelle donne!Aumenti significativi rispetto allamedia nazionale si registranoanche in termini di mortalità perleucemia mieloide, mentre la mor-talità per leucemia linfatica, mie-loma e linfoma non Hodgkin risultasuperiore ai dati di riferimento deiregistri tumori del Sud Italia. Au-menti di mortalità si registranoanche a Taranto e Lecce.Si tratta di primi dati che meri-

tano un approfondimento con i tec-nici delle istituzioni preposte e conle autorità competenti, ma sicura-mente non si può non tener contodi questi elementi nella pianifica-zione delle politiche di produzioneenergetica di un territorio che in-vece vede aumentare la corsa agliinsediamenti di impianti di produ-zione (cioè di combustione) di ener-gia, tra i quali il nuovo impiantoENEL nell’area già martoriata diTaranto. La scienza faccia chiarezzae la politica rifletta prima di deci-dere. 11

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Taranto Brindisi Lecce Registro Tumori Ragusa

Media Registri Tumori

Linfoma NH 6,9 4,9 6,1 4,9 6,8Linfoma Hodgkin 0,2 1,2 0,4 0,8 0,7

Mieloma 3,5 3,1 3,6 3,0 3,3Leucemia linfatica 2,2 2,7 2,7 1,7 2,6Leucemia mieloide 1,9 3,2 2,8 2,3 3,4Leucemia monocitica 0,0 0,1 0,1 0,0 0,1

Altre leucemie 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0Leucemie n.a.s. 1,2 0,7 0,8 2,3 1,7

Taranto Brindisi Lecce Registro Tumori Ragusa

Media Registri Tumori

Linfoma NH 4,8 3,3 3,9 2,9 5,8Linfoma Hodgkin 0,2 0,8 0,6 0,5 0,6

Mieloma 3,7 4,6 4,0 3,0 3,3Leucemia linfatica 3,0 0,6 1,7 1,9 2,0Leucemia mieloide 2,3 4,9 2,9 2,1 2,8Leucemia monocitica 0,1 0,0 0,0 0,0 0,1

Altre leucemie 0,1 0,0 0,0 0,0 0,0Leucemie n.a.s. 1,7 0,5 1,2 1,3 1,3

Confronto dei tassi standardizzati di mortalità per 100.000 residenti – 1999-2001 (Maschi).

Confronto dei tassi standardizzati di mortalità per 100.000 residenti – 1999-2001 (Femmine).

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Il Registro Tumori di Lecce, consede presso il polo oncologicodell’ospedale “Vito Fazzi” di

Lecce, è operativo dal 2006, sotto laguida del dirigente medico, dott.ssaAnna Melcarne.In questi quattro anni di lavoro,

l’unità operativa ha effettuato undettagliato monitoraggio e studiodelle neoplasie pre-senti sul territorio dicompetenza, contri-buendo, insieme aglialtri registri provincialinazionali, ad appro-fondire lo studio dellerelazioni causa-effettotra insorgenza dei tu-mori e possibili fattorideterminanti la pato-logia. L’attività del Regi-

stro ha, inoltre, appro-fondito le possibilità disopravvivenza legatealle neoplasie che in-sorgono in ogni di-stretto corporeo.Nell’ultimo anno di at-tività, infatti, l’attivitàdel registro ha affian-cato all’analisi deitassi di incidenza e

mortalità lo studio della sopravvi-venza dei pazienti.Un lavoro che ha visto protagoni-

sta il Registro Tumori di Lecce inun’attività di coordinamento con lealtre aziende sanitarie, al fine dipromuovere un’intesa volta a fornireagli utenti un’adeguata informa-zione sull’insorgenza di determi-

nate patologie.Inoltre, lo scopo dell’attività non

si è concretizzato solo nel sensibi-lizzare l’opinione pubblica sull’im-portanza dei metodi preventivi maanche nell’orientare l’attenzionedei pazienti verso i trattamenti ne-cessari per la cura di ogni neopla-sia.

SSttoorriiaa ee rruuoolloo ddeell RReeggiissttrroo TTuummoorrii ddii LLeeccccee

Dr.ssa Anna MelcarneResponsabile Registro Tumori di Lecce

Operativo da quattro anni, ha effettuato un dettagliato monitoraggio e studio delle neoplasie presenti sul territorio salentino

IIll RReeggiissttrroo TTuummoorrii ddii LLeeccccee hhaa sseeddee pprreessssoo ll’’OOssppeeddaallee ““VV.. FFaazzzzii”” ddeell ccaappoolluuooggoo ssaalleennttiinnoo..

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Dati sull’area di studio

L’area della provincia di Lecce èstata accuratamente studiata in re-lazione alla presenza di tumori sulsuo territorio. In particolare, nelbiennio 2003 - 2004 sono stati dia-gnosticati 9.018 nuovi tumori nellapopolazione residente. A seguito dell’analisi di questi

casi, effettuata dal Registro Tumoridi Lecce, e paragonata alle medienazionali ed europee, è emersoche nella provincia di Lecce il ri-schio di ammalarsi per tumore ècomplessivamente più basso ri-spetto alle altre province e regionid’Italia.L’unica eccezione sem-

bra, però, essere rappre-sentata dai tumoripolmonari la cui inci-denza, nei pazienti disesso maschile, è statasuperiore (nel biennio2003 – 2004) sia allamedia delle altre regionimeridionali che allamedia nazionale.Incidenza, questa, che

risultava superiore allanorma anche negli anniprecedenti. Diverso, in-vece, il tasso di incidenzadelle neoplasie polmonarinel sesso femminile nellaprovincia di Lecce che, alcontrario di quello ma-schile, è risultato piùbasso rispetto alle medienazionali.Per quanto riguarda,

invece, l’età media dei pa-zienti a cui sono stati dia-

gnosticati dei tumori, risulta esseredi 68 anni per gli uomini e di 64 anniper le donne.La maggior parte dei casi stu-

diati (72%) sono stati diagnosticatiin soggetti con più di 60 anni, men-tre nel 19% dei casi i soggetti col-piti avevano un’età compresa tra i45 e i 60 anni. Solo lo 0.57 % dei tu-mori, invece, è stato diagnosticatoin soggetti in età infantile (0 - 14anni).Non vi sono significative diffe-

renze tra sessi, invece, per quantoriguarda i decessi per tumore mali-gno (3.992 decessi nel biennio 2003– 2004), il 60% dei quali è rappre-sentato da pazienti di sesso ma-schile, mentre il 40% dei decessi ha

riguardato pazienti di sesso femmi-nile (vedi tabella). Anche l’etàmedia per i decessi (circa 72 anni)sembra essere all’incirca ugualetra i due sessi.Negli uomini affetti da patologie

tumorali, in provincia di Lecce, lacausa principale di decesso è rap-presentata dai tumori polmonari(20% del totale), seguiti da quellialla prostata e alla vescica (rispet-tivamente coll’ 11% ed il 7% dei de-cessi totali).I tumori che hanno, invece, cau-

sato il maggior numero di decessinella popolazione femminile sono iltumore alla mammella (20% deidecessi per tumore) e quello delcolon e retto (12% dei decessi).

TTaassssii ddii iinncciiddeennzzaa ee mmoorrttaalliittàà ppeerr ttuummoorree nneellllaa pprroovviinncciiaa ddii LLeeccccee ppeerr iill bbiieennnniioo 22000033 ––22000044,, ddiivviissii ppeerr sseessssoo ee ppeerr eettàà..

LL’’iinncciiddeennzzaa ee llaa mmoorrttaalliittàà ppeerr ttuummoorree ddeell ppoollmmoonnee iinn pprroovviinncciiaa ddii LLeeccccee ssoonnoo,, ddaa tteemmppoo,, ssuuppeerriioorrii aallllaa mmeeddiiaa ddeellllee aallttrree rreeggiioonnii mmeerriiddiioonnaallii eedd aanncchhee aa qquueellllaa nnaazziioonnaallee..

INCIDENZA MORTALITÀ

Numero casi 4288 3419 2388 1604% sul totale casi 55,6 44,4 59,8 40,2Tasso grezzo1 559,9 406,8 311,8 190,8Tasso std (EUR)1 430,2 300,2 229,2 113Tasso std (MON)1 297,5 223,1 147,4 75,2Rischio cum. (0-74) 30,41% 21,52% 14,95% 7,73%

Età mediana 70 66 74 75Età media 67,6 63,8 72 72,7

SIR/SMR (POOL)2 0,86* 0,82* 0,99 0,89*SIR/SMR (Nord)2 0,8* 0,78* 0,96 0,86*SIR/SMR (Centro)2 0,91* 0,85* 1,04 0,94*SIR/SMR (Sud)2 1,04* 1 1,08* 0,98

1 tassi per 100.000 abitanti2 esclusi i tumori con morfologia M9950-9989* SIR/SMR statisticamente significativo (I.C. 95%)

FFeemmmmiinneeMMaasscchhii FFeemmmmiinneeMMaasscchhii

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“Cancro come malattia dellerelazioni”: è una defini-zione tecnica che riflette

una realtà diffusa. Quando arriva lanotizia di un tumore, non è solo lapersona che ha dentro di sé la pa-tologia ad ammalarsi, spesso chista accanto al malato, giorno dopogiorno, perde un po’ della sua vita-lità e rischia di ammalarsi emotiva-mente. La sofferenza per l’eventotoccato al proprio caro (coniuge, fi-glio, genitore, ecc.), da condivisioneed empatia per l’altro, ad un certopunto, arriva a minare il propriostato psicologico, con una serie didisagi e malesseri che da transitoripossono divenire più importanti eduraturi.La situazione non è da prendere

sotto gamba; senza allarmismi maneppure senza frettolosi ridimen-sionamenti, può essere il caso dicercare un aiuto per sé. Le possibi-lità sono tante, da quelle informali aquelle professionali.Il primo passo è di fermarsi un

attimo e prender fiato. Spesso,senza neppure accorgersene, ilpercorso dalla diagnosi al mo-mento in cui ci si rende conto diaver bisogno di rallentare, è stato

tutto una corsa, sia in senso fisico(correre di qua e di là, per centri eospedali, ambulatori per visite,consulti, terapie, controlli) che insenso mentale (correre da un pen-siero all’altro, da un sentimento al-l’altro, tra paure e coraggio, tratimori e speranza).Molto spesso tutto è avvenuto in

solitudine, assumendo in primapersona il carico materiale e affet-tivo: non poter parlare con nessuno– meno che mai con il familiare ma-

lato per non gravare ulteriormente-, non potersi confidare con altri,non poter confrontare la propriaesperienza né tantomeno comuni-care il personale disagio, sentitotalvolta con colpevolezza rispetto al“vero e legittimato” sofferente, ilpaziente.Eppure, sempre più si discute e

si conoscono i rischi psicologici chele persone vivono stando accanto,lungamente, alle malattie e allepersone malate. Se la sindrome del

La sofferenza per la malattia che ha toccato un proprio caro, ad un certo punto, arriva a minare il proprio stato psicologico, con una serie di disagi e malesseri che da transitori possonodivenire più importanti e duraturi

Malati in due

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burn out è oramai riconosciuta alpersonale curante, non così accadeper i caregivers o i proches, terminiche le lingue inglese e franceseusano per designare coloro che af-fiancano il malato.Caregiver, letteralmente “colui

che dà cura” e proche “vicino, pros-simo”, fanno trasparire l’intensitàaffettiva di dedizione, presenza, re-ciprocità che si dispensano per ilbene del malato. Si sa che non c’èefficacia di cura se non in una cor-nice di amore, attenzione, rispettoe valore. Tutto questo il caregi-ver/proche lo somministra insiemeal tempo che dedica al suo caro peraccompagnarlo, per aiutarlo, persostenerlo, per le mille necessità ei mille bisogni che cadenzano ilquotidiano.Momenti che durano anche anni,

non solo settimane o mesi, e dun-que tempi lunghi che mettono adura prova la soglia di tollerabilitàallo stress e al dolore. Per questo,anche il familiare può avere periodicritici, emotivamente, e rischiareper la propria integrità psichica.Come il paziente può avere oscil-

lazioni d’umore, vedere alterarsi iritmi sia del sonno-veglia che del-l’appetito, perdere in vitalità, per-dere interessi, abbassarsi la libido.Un’auto-riflessione è il primo passoutile; parlarne con il familiare si ri-vela poi un’occasione preziosa einaspettata in quanto proprio dalmalato possono venire spunti e so-luzioni (anche per superare la tantodiffusa congiura del silenzio!Tutti sanno, ma nessuno parla

per auto proteggersi in un circolaresilenzio che ostacola la comunica-zione). Se ancora permangono in-quietudini di difficile gestione,allora è rilevante entrare in ungruppo di mutuo aiuto, dove per-sone accomunate dalla stessaesperienza si incontrano periodica-mente e si sostengono vicendevol-mente.I gruppi possono essere misti

(pazienti e familiari) o specifici (solopazienti, solo congiunti) ed esseresia aperti che chiusi, cioè la com-posizione dei partecipanti può va-riare nel tempo ammettendo nuoviarrivi oppure no.L’esperienza dei gruppi è solita-

mente molto forte e dagli effetti du-revoli, perché promuove le risorseindividuali e consolida pattern com-portamentali e schemi di pensieroadattivi rispetto ai carichi emozio-nali provati.La condivisione e il rispecchia-

mento sono poi i meccanismi che siritrovano pure nelle associazioni divolontariato: la prossimità della

malattia e le vicissitudini personaliaccomunano e uniscono le per-sone, motivandole verso comuniobiettivi.In tutti i casi, quello di poter

esprimere i sentimenti che accom-pagnano i pensieri e le azioni di-viene lo strumento principale persostenere chi, a sua volta, sostienei malati.L’espressività di quanto si prova

può avvenire attraverso vie diverse,immediate o differite, verbali op-pure tramite altri canali. C’è chitrova sollievo nel dipingere, com-porre poesie, scrivere o dedicarsiad attività di svago e ricreative.

Le medesime occasioni talvoltapraticate, e professionalmente con-sigliate, ai malati stessi, compati-bilmente con le condizioni dimalattia. Anche tenere un diario,con i risvolti salienti dell’esperienzache via via si esperisce, diventa unformidabile compagno di viaggio,cui affidare le ombre e le luci di unpercorso impegnativo e faticoso.Non è un caso che personaggi

famosi (attori, artisti, sportivi) ab-biano raccontato la loro storia dicancro, mettendola in un libro dadivulgare e diffondere: è un modoper aiutare sé e, allo stesso tempo,aiutare gli altri.

La LILT di Lecce indice il Concorso “Vicino al Malato: racconto dime, racconto di te”, aperto alla partecipazione di caregiver che vo-gliono raccontare, in un breve scritto (max 2 cartelle formato A4),la loro esperienza di accompagnamento di un congiunto durantela malattia cancro.La finalità è quella di sottolineare l’importanza “terapeutica” dellascrittura, che sempre aiuta a oggettivare la propria esperienza, permeglio comprenderla e offrirla all’altro, in un rimando di specchie immedesimazioni.Una giuria, formata da professionisti e cultori della Scrittura (nar-ratore, docente di lettere, giornalista e membri del Direttivo LILTLecce), valuterà i racconti brevi giunti esclusivamente in formatopdf a: [email protected] , entro il 28 gennaio 2011.Il racconto primo classificato verrà premiato in una manifesta-zione pubblica LILT con consegna di una Targa a testimonianzadel riconoscimento ottenuto (vitto e alloggio a carico dell’ente or-ganizzatore, spese di viaggio escluse).Si può partecipare con un solo racconto firmato da un solo autore.

1º CONCORSO NAZIONALE

Vicino al malatoracconto di me, racconto di te

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Con l’ausilio di Roche S.p.A., laPuglia è la seconda Regionead accorciare le distanze tra

l’ospedale e l’utenza femminile chenecessita di cure e controlli nel-l’esperienza di malattia oncologicaal seno.

Il Polo Oncologico Sud Salento,situato negli Ospedali di Casaranoe Gallipoli (due Day Hospital e unreparto di degenza) intende dialo-gare con le donne che scelgono dicurarsi in queste strutture sanita-rie.

I trust you

Il Polo Oncologic

o

Sud Salento,

situato negli

ospedali di

Casarano

e Gallipoli, dialog

a

con le donne che

scelgono di

curarsi in queste

strutture

sanitarie. Tra le

varie iniziative,

dépliant

informativi

ed un Convegno

ad hoc in

programma nella

Sala Conferenze

dell’ospedale di

Gallipoli il

prossimo 16

ottobre

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Attraverso appositi dépliant, cor-redati dai nomi e dai recapiti tele-fonici/posta elettronica del teamsanitario (medici specialisti, psico-loga, caposala e infermieri, volon-tari LILT), le donne potrannoindividualizzare le loro visite, con-sulenze e controlli, entrando astretto contatto con gli operatori e iluoghi di cura.L’intento è di rendere più acces-

sibili alle donne i percorsi di curaandando loro incontro con mes-saggi diretti, chiari e corretti percontenuti, linguaggio e approccio.Difatti, oltre ai materiali divulga-

tivi dedicati (caratteristiche dellamalattia, servizi offerti e davverofruibili), agli ingressi degli ospedali

e nei reparti oncologici, saranno al-lestiti i totem “I Trust You” con no-tizie sempre aggiornate (orari,riferimenti sanitari, indirizzi). Inoltre, come lancio dell’inizia-

tiva, è in programma un convegnodi alto livello scientifico. La manifestazione sarà prece-

duta da una conferenza stampadi presentazione in programmail 15 ottobre presso la Sala Con-ferenze della Provincia diLecce, a Palazzo Adorno.Il 16 ottobre, poi, nella Sala

Conferenze dell’Ospedale“Sacro Cuore di Gesù” di Gal-lipoli, si terrà il convegno,con l’intervento di medicidella “Breast Unit” degliospedali di Casarano e Gal-lipoli, nonché di altri auto-revoli esperti. Perl’occasione, sarà distri-buito al pubblico moltomateriale divulgativo sulprogetto “I Trust You”. Questa iniziativa, for-

temente voluta da tutto il per-

sonale del Polo Oncologico Sud Sa-lento, si affianca alla professiona-lità e all’impegno che da semprecaratterizzano gli operatori di que-st’area sanitaria.E’ un ulteriore servizio in rispo-

sta alla crescente incidenza dellamalattia e al giusto bisogno che ledonne hanno di accedere e di di-sporre di attendibili fonti d’infor-mazione.La qualità della relazione tra la

donna e i curanti resta il cardine diogni intervento e di ogni presta-zione e di certo nessun dépliant,brochure o iniziativa pubblica pos-sono sostituire il rapporto diretto.Tuttavia, l’iniziativa vuole pro-

porsi come un ulteriore tramite eoccasione di avvicinamento per sfa-tare timori e superare incertezzeverso le migliori e più aggiornateopzioni terapeutiche e di preven-zione.I Trust You è davvero un servizio

all’insegna dell’umanizzazione edel dialogo, per affrontare le luci ele ombre del tumore al seno.

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OOssppeeddaallee ““FF.. FFeerrrraarrii”” -- CCaassaarraannoo

OOssppeeddaallee ““SSaaccrroo CCuuoorree ddii GGeessùù”” -- GGaalllliippoollii

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Nel mese di ottobre, si cele-brerà in tutto il mondo la 17aedizione della Campagna

Nastro Rosa, dedicata alla preven-zione del tumore al seno. La LILTtornerà in prima linea nella lottacontro questa grave patologia, cheregistra annualmente un’incidenzasempre maggiore.

La Campagna Nastro Rosa,ideata nel 1989 negli Stati Uniti daEvelyn Lauder e promossa in tutto ilmondo, ha come obiettivo quello disensibilizzare un numero semprepiù ampio di donne sull’importanzavitale della prevenzione e della dia-gnosi precoce dei tumori dellamammella, informando il pubblicofemminile anche sugli stili di vitacorrettamente sani da adottare esui controlli diagnostici da effet-tuare.

In tutto il mondo occidentale, iltumore al seno è il primo tumorefemminile per numero di casi e lasua incidenza è in costante au-mento, tanto da essere considerato

alla stregua di una vera e propriamalattia sociale. In Italia si calcolache nel 2010 i nuovi casi di tumorealla mammella saliranno a circa42mila.

La LILT di Lecce, come di con-sueto, aderisce alla Campagna,mediante numerose iniziative. Met-terà a disposizione delle donne pertutto il mese di ottobre i propri 19ambulatori presenti in provincia diLecce per visite senologiche e con-trolli gratuiti.

Molte poi saranno le manifesta-zioni pubbliche ed i convegni pro-grammati. Come simbolo dellaCampagna, nel corso di questieventi, verranno illuminati di rosamonumenti e piazze dei centri delSalento. Ci si unirà con questo ide-almente al resto della nostra Peni-

sola, dal Nord al Sud, che vedràtanti monumenti ed edifici illumi-nati, per testimoniare che, grazie aun’efficace e corretta prevenzione,questa malattia tumorale si può, esi deve, vincere! E come in Italia,anche in tutto il resto del mondo siaccenderanno di luce rosa famosis-simi monumenti e luoghi, qualil’Empire State Building (New York,USA), le Cascate del Niagara (Onta-rio, Canada), Opera House (Sidney,Australia), la Torre 101 (Taiwan), ilPonte di Nan Pu (Shangai, Cina), laTorre di Tokyo (Giappone), l’Arena diAmsterdam (Olanda).

Nel corso delle manifestazioni,verrà distribuita la guida pocketalla prevenzione e l’ormai incon-fondibile nastrino rosa, simbolodella Campagna.

A ottobre la campagnaNastro Rosa

Invitiamo Associazioni e singoli cittadini ad organizzare nelmese di ottobre, in occasione della Campagna “Nastro Rosa”,eventi per sensibilizzare la popolazione femminile sull’impor-tanza della prevenzione nella lotta al tumore del seno.

Tante le iniziative LILT in programma

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ALLARME BISFENOLO AUltime novità sulla sostanza reputata essere coinvolta nell’insor-

genza di malattie tumorali (seno e prostata), obesità e diabete: bandiree sostituire sono le parole d’ordine per tutelare la salute di tuttiDa più Paesi il bisfenolo A ha le ore contate: in Francia è partita il 23

giugno scorso una petizione per togliere dal mercato questo compo-nente, negli Stati Uniti le sei maggiori ditte di biberon lo hanno tolto dailoro prodotti per l’infanzia e molti Stati USA (Connecticut, Maryland,California) lo hanno vietato in qualsiasi plastica destinata agli usi ali-mentari.Sempre più, dunque, la tendenza è quella di togliere dal mercato il bi-

sfenolo A e, quando non sono le leggi a decretarne il divieto, le asso-ciazioni di consumatori e i gruppi impegnati sul fronte salute eprevenzione mettono a conoscenza dei rischi e dei problemi che l’espo-sizione alla sostanza comporta.Il bisfenolo A è la materia prima di policarbonati e di resine epossi-

diche. Tali sostanze si ritrovano in: biberon, bollitori, pellicole per ali-menti, rivestimenti di lattine e barattoli, al fine di evitare che i cibiassumano il sapore metallico dei contenitori.A lungo andare o per le temperature elevate (cattivo trasporto, ina-

deguata conservazione, inidonee giacenze dei prodotti), le molecole dibisfenolo A passano negli alimenti, come spesso controlli a campioneda parte di organismi deputati alla sicurezza dei cibi verificano.Il fatto è molto grave, perché il bisfenolo A, interferente endocrino

che incide negativamente sugli ormoni sessuali e tiroidei, è coinvolto di-rettamente nei casi di tumori (seno e prostata), nei casi di diabete e nel-l’obesità.In più, oltre al danno sul singolo individuo, la contaminazione ha ef-

fetti di lunga durata, arrivando a nuocere anche alle generazioni suc-cessive, sino alla quarta.Per questo, il mercato deve azzerare la presenza di bisfenolo A e abo-

lirlo in tutti i prodotti. Non basta toglierlo dalla gamma delle merci de-stinate alla prima infanzia, perché la contaminazione può avvenire giàdurante la gestazione, tramite il circolo materno-fetale o, comunque,per il permanere a distanza degli effetti patogeni.La gente e le industrie sono ora consapevoli dei rischi e delle conse-

guenze che derivano dall’uso quotidiano di sostanze a base di bisfenoloA.L’alternativa esiste, basta ricorrere ad altri componenti. Privilegiare

prima di tutto, il vetro, e oggi si producono bottiglie a basso impatto dismaltimento (bottiglie più leggere, con meno vetro, come quella birraconosciuta ma riproposta ora nella nuova veste), oppure ricorrere alpolietilene, al polipropilene e all’oleoresina.

Per un look salutareAncora massima attenzione e mas-sima diffusione dell’informazione,tra le donne soprattutto, della listadegli ingredienti altamente nocivi,perché cancerogeni e neurotossici,contenuti nei cosmetici. Prodotti percapelli, per la pelle e per il truccodelle marche più conosciute risul-tano dannosi e interferenti con l’atti-vità endocrina in chi li usa, con graverischio per la salute. Attenzionequindi a sostanze quali: solfati econservanti come i parabeni, la for-maldeide, il mercurio, il catrame dicarbone, l’ 1,4-diossano, l’antiossi-dante BHA o E320 e l’oxybenzone.La cosmesi naturale (anche quellafatta in casa) è la soluzione da pre-ferire perché più protettiva e saluti-sta oltre ad essere più efficaceperché i principi attivi delle sostanzesono presenti in misura maggiore.Via libera dunque a tutti gli oli natu-rali, a partire dall’olio extravergined’oliva, per assicurare un’ottima esicura protezione alla pelle, anchequella dei bambini; scegliere pro-dotti contenenti bicarbonato di soda(o prepararli da soli) per la puliziadei capelli; prediligere infine co-smetici per il trucco degli occhi abase di carbone attivo, ad esempioper il mascara.

Per maggiori informazioni:http://technorati.com/lifestyle/green/article/unmasking-the-toxic-ingredients-in-mainstream/#ixzz0vQcjzANs

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Sulla scorta del successo ottenutodalle precedenti iniziative, la LILT diLecce ha programmato, il 7-8-9

Settembre 2010, la quarta edizione delCorso di Aggiornamento “Ambiente e Sa-lute”, che si terrà a Lecce, presso l’Uni-versità del Salento (Centro Ecotekne -Aula D10 - Via per Monteroni).Il Corso, che si varrà dell’apporto di

autorevoli personalità, si rivolge a diri-genti, docenti e referenti di Educazionealla Salute delle scuole di ogni ordine egrado della provincia, nonché ad educa-tori in genere ed a cittadini sensibili.Vuole costituire un fattivo contributo

alla conoscenza delle tematiche legatealla salvaguardia dell’ambiente ed al-l’impatto che determinati squilibri pos-sono avere sulla salute di ognuno di noi,potendo causare patologie anche gravi,come i tumori. L’auspicio che ci proponiamo è che,

grazie alla nostra iniziativa, soprattuttochi lavora nel mondo della scuola, abbiala possibilità di acquisire ulteriori stru-menti per farsi promotore di salute.Questo il programma dell’evento, che

si avvale della collaborazione dell’Uni-versità del Salento e dell’Ufficio Scola-stico Provinciale:Giovedì 7 Ottobre, ore 16-19: Introdu-zione (Prof. Giovanni INVITTO – Univer-sità del Salento) Modelli di sviluppo esostenibilità ambientale (Prof. AlbertoBASSET - Università del Salento) - Legi-slazione europea, nazionale e regionalesulle fonti rinnovabili di energia. Il temadella Responsabilità Sociale per la Sa-lute (Dr. Roberto TANISI - Magistrato) -

L’ARPA di fronte alle emergenze ambien-tali in Puglia (Prof. Giorgio ASSENNATO -Direttore ARPA Puglia).Venerdì 8 Ottobre, ore 16-19: Questionebiomasse: sostenibilità giuridica e scien-tifica a confronto (Dr. Salvatore COSEN-TINO – Magistrato) - Fonti rinnovabili dienergia : aspetti tecnico-economici (Ing.Antonio DE GIORGI - Energy Manager) -Fonti rinnovabili di energia : aspetti pae-saggistico – culturali (Prof. MarcelloSECLÌ - Presidente Italia Nostra - Se-zione Sud Salento).Sabato 9 Ottobre, ore 9-13: Saluti Auto-rità (Prof. Domenico LAFORGIA - RettoreUniversità del Salento; Dr. Paolo PER-RONE - Sindaco di Lecce; Dr. Lorenzo NI-CASTRO - Assessore all’AmbienteRegione Puglia; Dr. Giovanni STEFÀNO -Assessore alle Politiche EnergeticheProvincia di Lecce) - L’epidemiologia deitumori in Puglia e nel Salento (Dr.ssaAnna MELCARNE - Registro Tumori Pro-vincia di Lecce) - Il ruolo della preven-zione primaria nella lotta ai tumori (Dr.Giuseppe SERRAVEZZA - PresidenteLILT Lecce) - Percorsi formativi ed edu-cazionali in tema di Responsabilità So-ciale per la Salute: l’impegno della LILTdi Lecce (Dr.ssa Laura BISCONTI - Psi-cologa, LILT Lecce - Prof.ssa GabriellaMARTINA - Insegnante Scuola Primaria).

Martignano, 24 luglio. L’Associa-zione Culturale e Sportiva “Libe-ramente”, presieduta da AlfredoChironi ha organizzato una mo-stra-mercato dal titolo “Arte&Ar-tigianaMente”, per valorizzare imaestri artigiani locali ed i loroprodotti in pietra leccese, cera-mica, cartapesta e legno d’ulivo.Con grande sensibilità, i proventiraccolti nel corso della manife-stazione, che ha registrato ungrande successo, sono stati de-stinati alla LILT di Lecce, cui dasempre gli amici di “Libera-mente” sono vicini. A loro, il piùsentito ringraziamento. Scorrano, 25 luglio. Nona edi-zione di un appuntamento che stadiventando un classico (“Note

contro il cancro”), organizzatodalla Delegazione LILT di Scor-rano, su iniziativa di FrancescoTimo, in Piazza Vittorio Ema-nuele, col patrocinio del Comunee con la collaborazione della Pro-tezione Civile di Scorrano. Tantis-simi si sono ritrovati ad ascoltaregli allievi dell’Associazione “Eu-terpe”, che hanno guidato il pub-blico ad un viaggio nella storia

Lecce, Università del Sale

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7-8-9 Ottobre 2010

4° Corso di aggiornamento

“Ambiente e Salute”Scorrano

Montesano

Per iscrizioni ed informazioni, contattare la LILT

(Tel e Fax: 0833/512777 [email protected]).

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del rock, ed il gruppodi Pavia “The Band”,che ha intrattenuto ipresenti con un reper-torio Soul Blues anni’70. Allestiti anchestand gastronomiciper gustare le specia-lità tipiche salentine.Inoltre uno stand èstato dedicato ai pro-blemi dell’inquina-mento ambientale,con un’iniziative diraccolta firme contro iprogetti di centrali abiomasse che si vor-rebbero impiantare

nel territorio. I fondi raccolti nel corsodella serata sono stati destinati a so-stenere il Centro “Ilma”. Alezio, 29 luglio. Una serata di“Estate in musica”, con degustazionedi prodotti tipici locali, presso il ParcoDon Tonino Bello, ad Alezio, organiz-zata dalla dinamica Delegazione LILTdi Alezio, guidata da Pinuccio Manta.Hanno allietato la manifestazione ilgruppo 50 Special Band, il cabaretti-sta Andrea Baccassino ed il duo Giu-lia tedesco ed Eleonora Pascarelli. Lasomma raccolta è stata destinata alCentro “Ilma”.Montesano Salentino, 29-31 luglio, 2agosto. Tre giornate di iniziative aMontesano, promosse dalla localeDelegazione LILT, guidata da Maria

Antonietta Bortone. Il 29 luglio pressol’Anfiteatro è andata in scena la com-media dialettale “Nu tutti li pacci supacci” di Corrado Musio, a curaGruppo Teatrale del Centro CulturaleRicreativo Sportivo lucugnanese. Il 31luglio, in occasione delle “CortiNosce”, Sagra dei Sapori Antichi eTeatrino dei Burattini, offerto dall’As-sociazione “Spazio Libero” di Sana-rica, co allestimento di uno stand

della LILT. Il 2 agosto, infine, pressol’Anfiteatro, galà di danza del Labo-ratorio di Danza “Giselle” di Loreta eM. Luisa Indino, karaoke, con la par-tecipazione straordinaria del dott.Minnella, medico volontario dell’am-bulatorio LILT di Montesano. Negli in-tervalli, una tombolata con ricchipremi. Tutto il ricavato è andato in be-

neficenza a favore del Centro “Ilma”. Collemeto, 30-31 luglio, 1° agosto. Inoccasione della Festa Patronale inonore della Madonna di Costantino-poli, la Delegazione LILT di Colle-meto, guidata da Michele Perrone, haorganizzato uno stand per dare visi-bilità alla nostra Associazione, dalungo tempo attiva, anche con un am-bulatorio, nella cittadina. Tanto èstato il materiale divulgativo ed i gad-gets diffusi dai volontari. Ci si è valsianche della vicinanza alla LILT diun’attivissima associazione di Colle-meto, denominata “Mamme in primafila”.Scorrano, 1° agosto. Serata di ka-raoke in Piazza Vittorio Emanuele, or-ganizzata dalla LILT, guidata dallareferente, Ivana Crocetti. Una manife-stazione speciale in memo-ria di Massimo Maraschio,un giovane di Scorrano,prematuramente scom-parso lo scorso anno acausa di un cancro. I volon-tari hanno così voluto ono-rarne la memoria,devolvendo il ricavato del-l’iniziativa a sostegno delCentro “Ilma”. San Donato di Lecce, 7agosto. L’attivissima Dele-

gazione LILT di San Donato/Galu-gnano, guidata da Carmelo Catalano,è stata presente in piazza, in occa-sione della locale Festa in onore diSan Donato, patrono della cittadina. Ivolontari e le volontarie hanno alle-stito uno stand, per diffondere notiziesull’attività della Delegazione e suiservizi offerti. Molto è stato anche il

materiale diffuso tra la popolazione.Gallipoli, 1° settembre. Nuova edi-zione (la nona) presso la rinomataPaninoteca “da Ferruccio e Claudio”,sul lungomare gallipolino, della se-rata di solidarietà “pro Centro Ilma”,divenuta ormai un classico delle ini-ziative di beneficenza a favore dellaLILT di Lecce. Tante persone si sonoritrovate ai tavoli all’aperto, per gu-stare le specialità del locale e darecosì una mano al progetto “Ilma”, delquale il proprietario della Paninoteca,il sig. Ferruccio, è un convinto soste-nitore.Hanno animato la serata il gruppo diclownterapia “Sensazioni” e, a sor-presa, il personale sanitario (a co-minciare dal direttore, dr. GiuseppeSerravezza) dei reparti di Oncologia diCasarano e Gallipoli, nonché alcunivolontari LILT.

Alezio

Collemeto

Iniziative d’estate

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DDaa qquuaannddoo eessiissttee qquueessttaa sseeddee??“Nove anni fa, molti dei presenti dioggi, io stessa e mio marito apri-vamo questa Delegazione che, daallora, svolge una funzione di rife-rimento importante per il territorioe i paesi limitrofi nel settore dellaprevenzione, dell’informazione edell’educazione alla salute”.PPeerr qquuaallii mmoottiivvii aavveettee sscceellttoo ddii iissttii--ttuuiirree pprroopprriioo uunnaa sseeddee LLIILLTT ?? “Mar-tano è una realtà vivace e ricca diassociazioni. Dieci anni fa, ci sem-brava necessario pensare anchealla prevenzione e far sorgere uncentro che avesse questa mission –precisa sempre la referente”. Intale decisione pesò pure una vi-cenda dolorosa per noi tutti, perl’intera comunità, quella dellascomparsa per linfoma di un nostrocompaesano, Andrea Antonaci, mi-litare, cui intitolammo la sede, peronorarne la memoria”.DDuunnqquuee llaa pprreevveennzziioonnee èè iill vvoossttrroopprriimmoo iimmppeeggnnoo ?? ““Senza dubbio. In-nanzitutto, c’è il calendario dellecampagne LILT di prevenzione, congli appuntamenti tradizionali a mag-gio (contro il tabagismo), a ottobre(Nastro Rosa contro il tumore alseno) e a dicembre (la Stella di Na-tale, per sostenere i progetti LILT).In tutte queste occasioni, diffon-diamo informazioni e sollecitiamo lepersone a corrette abitudini e stili divita. Per quanto riguarda l’attività

interna, invece, i volontari vienesvolgono un quotidiano lavoro disegretariato sociale (la sede èaperta i pomeriggi da lunedì a ve-nerdì) e coadiuvano il lavoro deglispecialisti nei giorni delle visite”.EE’’ qquuiinnddii ppoossssiibbiillee uunniirree aallllee iinnffoorr--mmaazziioonnii aanncchhee uunn ppaarreerree mmeeddiiccoo eeuunn ccoonnttrroolllloo nneellllaa vvoossttrraa sseeddee ?? “Sì,previa prenotazione, anche telefo-nica al numero 0836 575222, è pos-sibile fissare un appuntamentogratuito e usufruire del ginecologo,del senologo, del dermatologo edello psicologo. Noi, come volontari,diamo informazioni e indicazioni se-condo le linee guida riportate nellepubblicazioni LILT, ma invitiamopure le donne e gli uomini a visiteperiodiche dirette, nell’interessedella massima tutela e delle mi-gliore opportunità di preservare lasalute”.CCoommee rriiuusscciittee aadd aavvvviicciinnaarree llaaggeennttee ee aa sseennssiibbiilliizzzzaarrllaa aallllaa pprree--vveennzziioonnee ?? “Un nostro punto diforza è il Pranzo Sociale che orga-nizziamo annualmente coinvol-gendo tutte le associazioni presentinel territorio - riprende la parola lareferente. Dicevo all’inizio della vi-vacità di gruppi e organismi checontano molti soci e simpatizzanti:il Pranzo Sociale diviene l’occa-sione per conoscerci e presentarele finalità e i servizi LILT che of-friamo. In questo modo si crea pure

una rete di collaborazione, tra leassociazioni, e di partecipazionecondivisa alle iniziative che nel-l’anno vengono avviate”.IInn cchhee mmooddoo rriiuusscciittee aa ggaarraannttiirree llaavvoossttrraa aattttiivviittàà ?? CChhii vvii ssoossttiieennee ??“Moralmente, è la motivazione asvolgere il volontariato che ci so-stiene e che permette la turnazionein sede. Siamo, stabilmente, ungruppo di 25 persone che mandaavanti la Delegazione. L’ambulato-rio è, anch’esso, reso possibiledalla gratuità e dalla solidarietàcon cui gli specialisti donano il lorooperato e la loro professionalità.Quello che facciamo è da più partiriconosciuto e apprezzato visto chele persone ci sostengono e, con iloro contributi, ci permettono dicontinuare e di migliorare quelloche offriamo”.CCoommee vvii tteessttiimmoonniiaannoo llee ppeerrssoonnee iilllloorroo ccoonnsseennssoo?? “La gente senteche è importante quello che fac-ciamo e scegliendo, ad esempio,le bomboniere LILT per comunionio matrimoni, comunica il suo ap-prezzamento e la sua vicinanzaalla nostra associazione. Ci sonopoi le donazioni di privati o di pro-venienze organizzate, come è ac-caduto il 24 luglio scorso conl’iniziativa “Martano corre”.GGrraazziiee ee ttuuttttii ee bbuuoonn llaavvoorroo!!

Il giro degli incontri delle sedi LILT ci porta nel cuore della Grecìa Salentina, a Martano, dove ci accoglie la referente, la dott.ssa Maria Rosa Murgia, insieme a un nutrito gruppo di volontari

LLaa DDeelleeggaazziioonnee LLiilltt ddii MMaarrttaannoo

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L’OMS (Organizzazione Mon-diale della Sanità) affermache le donne non solo si am-

malano di più degli uomini di de-pressione e di altri disturbipsichici, ma quando si ammalanohanno più ricadute e più cronicitàdegli uomini. In altre parole,quando le donne entrano nel cir-cuito della depressione ne esconocon maggiori difficoltà e con piùdanni.Una prova indiretta proviene dal

ricorso agli psicofarmaci, di granlunga più elevato tra le donne. Gra-zie agli studi e ai dati epidemiolo-gici conosciamo i fattori di rischiodelle malattie fisiche e psicologi-che e, sappiamo pure, che agendo

I quesiti e i dubbi insieme alla voglia di raccontarsi. Di questo e d’altro hanno desiderio i ma-lati oncologici e i loro familiari ma non c’è mai tempo sufficiente per farlo, perché ci sonoaltre priorità, altre urgenze o manca l’occasione per fermarsi un attimo e dialogare.L’intento di queste pagine è proprio questo, offrire spunti e considerazioni e trattare argo-menti partendo dalle richieste o proposte che arrivano in redazione. Sarà una conversa-zione a più voci, d’incontro e di scambio, sarà uno spazio per trovare insieme “le parole perdirlo”, per dire, ricordare, immaginare o chiedere quello che attraversa i pensieri e si faesperienza. I recapiti sono: Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori - “Le parole per dirlo”- via Alpestre, 4 - 73042 Casarano (Lecce) o per posta elettronica: [email protected]

Le parole per dirlo

Rubrica a cura dellaDr.ssa Marianna BurlandoEsperta in Psico-oncologia

Responsabili di sé...la malattia cancro ha più volte toccato la mia famiglia e quella di mio marito, daultimo ha colpito mia sorella più piccola. Per fortuna le cure, in tutti i casi, hannoavuto la meglio e il male è sempre stato sconfitto, ma non così per il ritorno alla vitanel senso pieno della parola. Mi sembra – almeno nella ristretta cerchia dei mieiparenti - che le donne più degli uomini risentono e soffrono della brutta esperienzapassata, come sta accadendo a mia sorella che da molti mesi è triste e disperatanonostante i medici la rassicurano dicendole che è guarita. E’ davvero così? Noidonne ci abbattiamo di più ed è per noi più difficile tornare a vivere come primadella malattia? (...)Aspetto un suo parere, grazie. (S.F., Monopoli – BARI)

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preventivamente su di essi possiamo tenere lontanomolte patologie del corpo e proteggere il benesserepsichico. Le evidenze difatti non mancanoE’ verificato che, per quanto attiene la salute fisica,

abitudini corrette e consoni stili di vita riducono sensi-bilmente il rischio di malattie d’organo (cuore, pol-moni, fegato, seno, ecc.); per quanto attiene la salutepsicologica, fiducia di base, determinati stili di pen-siero, autostima, qualità relazionale e altri fattori, fa-voriscono un migliore sviluppo e un più adeguatoadattamento alle criticità evolutive ed esistenziali.Per comprendere le differenze esistenti tra uomini

e donne a riguardo della depressione (incidenza, in-sorgenza, progressione, cronicità), è necessaria unalettura di genere che contempli aspetti socio-culturalispecifici (ruolo, tradizioni, educazione). Nell’attualestrutturazione societaria non esiste una patologia chenon sia in qualche modo connessa con l’ambiente, conil lavoro e con le relazioni sociali, familiari e occupa-zionali; tutto questo va tenuto in conto per inquadrarel’evento malattia e per porre indicazione di tratta-mento, sapendo che la variabile uomo/donna ha signi-ficati sia eziologici che strumentali (perché, come,cosa).Dell’intreccio “ambiente e relazioni”, che deve gui-

dare tanto la paziente che il clinico nella comprensionedelle caratteristiche del disagio psichico (sia lieve,transitorio, che grave e stabile), circoscrivo il campod’analisi e scelgo di soffermarmi sul ruolo giocato dalmodello tipicamente femminile della cura, intesocome modello di servizio per gli altri ma negatoriodella cura di sé. Questo modello, centrato sull’accudi-mento su cui molte donne poggiano la propria essenzaidentitaria, diventa un boomerang quando, come nelcaso di una patologia oncologica, non è più esprimi-bile per le evidenti nuove esigenze e per i forti cam-biamenti che la persona malata viene a esperire. Iruoli cambiano: da dispensatrice di cure, la donna di-viene bisognosa di accudimento.

Accade che la stessa debba improvvisamente inter-rompere, tralasciare o abbandonare i suoi molteplici ac-cudimenti di madre, moglie e figlia che sempre corre eche tutti soccorre. E’ uno scossone che scardina l’impal-catura personologica dalla base, con inevitabili sovverti-menti e possibili devastanti ripercussioni.Alla consultazione psicologica è frequente ascoltare

e raccogliere gli smarrimenti e i disorientamenti didonne che, smessi i panni del dovere e dell’efficienzaverso i bisogni altrui, si sentono svuotate, spoglie, in-significanti, inutili e prive di valore. Quindi depresse.Se analizziamo le caratteristiche psicologiche com-

prese nel modello della cura totale al servizio deglialtri, troviamo comportamenti e tratti che ci fannocomprendere il problema (dal Manuale di prevenzionedi E. Reale):- fare per gli altri come fare per sé: sovrapporre e

fondere (e dunque confondere) gli interessi, i biso-gni, i desideri altrui con i propri;

- attendere il giudizio degli altri per valutare il pro-prio operato: solo gli altri sono giudici del compor-tamento femminile rivolto alla soddisfazione deiloro bisogni;

- non riconoscere stanchezza e noia, essere semprepronte a farsi carico di tutto;

- restringere i propri spazi, silenziare i propri biso-gni, per non essere intralciata nell’ascolto e nel-l’attenzione ai bisogni altrui;

- sviluppare atteggiamenti e comportamenti confa-centi alla cura degli altri ma negativi per la curadella propria salute: accogliere, attendere, tolle-rare, essere passive, controllare le reazioni ag-gressive, comprimere gli atteggiamenti di rabbia edi diniego, rimuovere e negare i sentimenti ostili ei desideri di fuga e di evitamento, rimuovere l’inte-resse e il piacere personale.Al corpo medicalmente guarito non corrisponde

un’interiorità emozionale di pari tono, anzi, echi indi-stinti e nebulosi fanno rifrangere contro malinconia estati d’animo a bassissima vitalità.L’organismo manda segnali e avvisaglie per dire che

l’equilibrio è rotto e che tornare semplicemente al pree-sistente l’esperienza di malattia è impossibile. In mezzoc’è una fetta biografica di caratura consistente che chiededi essere assunta in tutte le sue sfaccettature.Se la donna riesce a volgere finalmente a sé quelle

premure e quelle attenzioni prioritariamente ed esclu-sivamente rivolte agli altri, allora la ripresa psicolo-gica ha possibilità di iniziarsi, in un percorso soggettivograduale all’insegna della conoscenza di sé.Vale la pena concludere con le parole di Etty Hille-

sum quando nel suo diario annotava ““Sono affidata ame stessa e dovrò cavarmela da sola. L’unica normache hai sei tu stessa, lo ripeto sempre. E l’unica re-sponsabilità che puoi assumerti nella vita è la tua. Madevi assumerla pienamente“, parole che sottolineanola cura e l’affidamento che ognuna deve a sé prima didedicarle agli altri.

La Dr.ssa Marianna Burlando opera come psicologa presso il Servizio di Oncologia Medica dell’Ospedale “F. Ferrari” di Casarano.

Per contattarla, telefonare al seguente numero: 0833 508353