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Volume X n. 3 Periodico della Società Italiana per le Ricerche sulle Radiazioni Dicembre 2007 STUDIO PER L’APPLICAZIONE DELLA BORON NEUTRON CAPTURE THERAPY (BNCT) AL TRATTAMENTO DELLE METASTASI POLMONARI DIFFUSE CAMPI ELETTRICI E MAGNETICI A FREQUENZE ESTREMAMENTE BASSE (ELF) E SALUTE UMANA: LA MONOGRAFIA EHC 238 DELLA ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ “NOTE” TRAINING COURSE: “PROTOCOLS AND PITFALLS IN THE STUDY OF NON-TARGETED EFFECTS OF RADIATION” REPORT CONGRESSUALE: IL WORKSHOP SIRR 2007 “STATO ATTUALE E PROSPETTIVE DELL’ADRONTERAPIA: FISICA, BIOLOGIA, TECNOLOGIA E CLINICA” Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 com. 2 - DCB - Roma XIV CONVEGNO NAZIONALE SOCIETÀ ITALIANA PER LE RICERCHE SULLE RADIAZIONI S.I.R.R. Trieste 24-27 giugno 2008

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Volume X n. 3

Periodico della Società Italiana per le Ricerche sulle Radiazioni

Dicembre 2007

STUDIO PER L’APPLICAZIONE DELLA BORONNEUTRON CAPTURE THERAPY (BNCT) ALTRATTAMENTO DELLE METASTASI POLMONARI DIFFUSE

CAMPI ELETTRICI E MAGNETICI A FREQUENZEESTREMAMENTE BASSE (ELF) E SALUTE UMANA:LA MONOGRAFIA EHC 238 DELLAORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ

“NOTE” TRAINING COURSE: “PROTOCOLSAND PITFALLS IN THE STUDY OF NON-TARGETED EFFECTS OF RADIATION”

REPORT CONGRESSUALE: IL WORKSHOPSIRR 2007 “STATO ATTUALE E PROSPETTIVE DELL’ADRONTERAPIA: FISICA, BIOLOGIA,TECNOLOGIA E CLINICA”

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Trieste 24-27 giugno 2008

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RADIAZIONI Ricerca e ApplicazioniAnno X n. 3/2007

SOMMARIORadiazioni Ricerca e ApplicazioniPeriodico della Società Italianaper le Ricerche sulle RadiazioniPubblicazione Periodica QuadrimestraleDicembre 2007 - Vol. X n. 3

Direttore ResponsabileFrancesca BallariniDipartimento di Fisica Nucleare e TeoricaUniversità di Paviae-mail: [email protected]

Direttore Editoriale

Raffaele De VitaSezione Tossicologia e Scienze BiomedicheENEA Centro Ricerche Casaccia, Romae-mail: [email protected]

Capo RedattoreLorenzo MantiDipartimento di FisicaUniversità Federico II, Napolie-mail: [email protected]

Comitato di RedazioneMaurizio AmichettiAgenzia Provinciale per la ProtonTerapiaTrentoe-mail: [email protected]

Francesca AntonelliDipartimento Tecnologia e SaluteIstituto Superiore di Sanità, Romae-mail:[email protected]

Mauro BonardiUniversità degli Studi di Milanoe-mail: [email protected]

Martino GrandolfoDipartimento Tecnologie e SaluteIstituto Superiore di Sanità, Romae-mail: [email protected]

Per Informazioni e CorrispondenzaFrancesca BallariniTel. 0382 987949Tel. 02 50317399 Fax 02 50317630e-mail: [email protected]

Editrice: Società Italiana per le Ricerche sulle Radiazioni

Registrazione del Tribunale di Roma n. 406 del 6 Agosto 1998

Grafica: Renato Cafieri

Stampa:

Pubblicità:

STUDIO PER L’APPLICAZIONE DELLABORON NEUTRON CAPTURE THERAPY(BNCT) AL TRATTAMENTO DELLE METASTASI POLMONARI DIFFUSE 6Silva Bortolussi

CAMPI ELETTRICI E MAGNETICI AFREQUENZE ESTREMAMENTE BASSE (ELF)E SALUTE UMANA: LA MONOGRAFIAEHC 238 DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ 9Alessandro Polichetti

“NOTE” TRAINING COURSE: “PROTOCOLS AND PITFALLS IN THE STUDY OF NON-TARGETED EFFECTS OFRADIATION” 12Francesca Antonelli e Giuseppe Esposito

REPORT CONGRESSUALE: IL WORKSHOPSIRR 2007 “STATO ATTUALE E PROSPETTIVEDELL’ADRONTERAPIA: FISICA, BIOLOGIA, TECNOLOGIA E CLINICA” 14Maurizio Amichetti e Augusto Lombardi

Redazione EditorialeSocietà Italiana per le Ricerche sulle Radiazioni Sezione Tossicologia e Scienze BiomedicheENEA Centro Ricerche Casaccia, s.p. 016Via Anguillarese, 301 - 00123 ROMA% 06/30484671 Fax 06/30484891e-mail: [email protected]://www.sirr.unina.it

Il fantoccio Adam e i fasci simulati per l’irraggiamento del polmone.Silva Bortolussi, Dipartimento di Fisica Nucleare e Teorica dell’Università di Paviae INFN, Sez. di Pavia.

Segreteria S.I.R.R.Sezione Tossicologia e Scienze BiomedicheENEA Centro Ricerche Casaccia, s.p. 016Via Anguillarese, 301 - 00123 Roma% 06/30484442 Fax 06/30486559e-mail: [email protected]

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senza che le cellule circostanti siano danneggiate. Ladistruzione della cellula avviene quando le particelledella reazione (n,α) attraversano il nucleo e causanodanni non riparabili al DNA. Il primo requisito perchéil tumore sia effettivamente distrutto dall’irraggiamen-to neutronico è che le cellule tumorali contenganoalmeno 109 atomi di Boro [1]. Le sostanze in grado ditrasferire 10B alle cellule che sono state utilizzate finoai giorni nostri in tutti gli esperimenti di BNCT nelmondo, sono BPA (Boron Phenylalanine) e BSH(Boron dodecaborane). Il meccanismo di accumulo delBoro fa sì che anche le cellule sane ne assorbano unacerta concentrazione, e questo potrebbe essere perico-loso per l’organo irraggiato e per le strutture circostan-ti. E’ quindi fondamentale poter assicurare un alto rap-porto di concentrazione fra tessuto tumorale e sano eun valore di concentrazione di 10B nel sano sufficien-temente basso per poterlo salvaguardare da danni nonriparabili. Le applicazioni cliniche svolte fino ai giorninostri nel mondo sono state dedicate al trattamento delGlioblastoma multifome e del Melanoma [2][3], irrag-giando dall’esterno con fasci di neutroni termici o epi-termici. A partire dalla metà degli anni 80, a Pavia si èstudiata un’applicazione della BNCT per trattare lemetastasi epatiche da Adenocarcinoma del Colon. Ipazienti affetti da questa patologia hanno un’aspettati-va di vita molto bassa perché le metastasi sono multi-ple, diffuse e quindi non chirurgicamente asportabili. Ilmetodo messo a punto a Pavia prevedeva l’irraggia-mento nella colonna termica del reattore TRIGA MarkII dell’organo espiantato, precedentemente infuso conBPA, e in seguito il rempianto del fegato nel paziente[4][5]. I due casi trattati, con diversi risultati dal puntodi vista del tempo di sopravvivenza, hanno dato provache le metastasi erano state completamente distruttesenza danni al tessuto sano [6]. Partendo da questaesperienza, nel 2005 è nato un nuovo progetto, che sipropone di studiare l’applicabilità della BNCT al trat-tamento di metastasi polmonari, altrettanto difficili dacurare con i metodi standard. In questo caso si vuoleirraggiare l’organo dall’esterno, con due fasci di neu-troni epitermici e collimati, dalle dimensioni pari aquelle della zona da trattare. I neutroni epitermici sitermalizzano nei primi strati di tessuto del torace e sipuò ottenere una distribuzione del flusso neutronico

AbstractL’Università di Pavia e la sezione INFN di Pavia hannouna lunga tradizione nello studio della BNCT (BoronNeutron Capture Therapy) e delle sue applicazioni atumori che non possono essere trattati con la chirurgiao con le radioterapie standard. La prima grande appli-cazione realizzata a Pavia per la prima volta nel mondoè stato il trattamento di due pazienti affetti da carcino-ma del colon e del retto, con metastasi non resecabili alfegato, tramite il metodo TAOrMINA. Questo preve-deva l’espianto dell’organo dopo l’infusione consostanza borata, l’irraggiamento dell’organo isolatonella colonna termica del reattore di Pavia e il reim-pianto del fegato nel paziente. In entrambi i casi lemetastasi sono state selettivamente distrutte, con unasostanziale salvaguardia del tessuto sano. Partendo daquesta esperienza ventennale abbiamo creato a Paviauna nuova linea di ricerca per lo studio di fattibilità diuna applicazione della BNCT ai tumori del polmone,una delle principali cause di morte nel mondo, anche acausa della difficoltà di intervento chirurgico o radio-terapico. In questo caso si valuta la possibilità di irrag-giare il polmone dall’esterno con fasci collimati dineutroni epitermici. Lo studio preclinico della BNCTdei tumori del polmone è iniziato dalla verifica diassorbimento selettivo di Boro nel tumore e da calcolidi Monte Carlo per lo studio della distribuzione di dosenell’organo interessato e nelle strutture circostanti. Inquesto articolo riportiamo la descrizione delle tecnichesperimentali e di Monte Carlo usate e i risultati ottenu-ti fino ad ora in questo campo.

IntroduzioneLa BNCT (Boron Neutron Capture Therapy) è unaforma sperimentale di terapia binaria che si basa sul-l’arricchimento del tumore con 10B, e il successivoirraggiamento del target con neutroni termici. La sezio-ne d’urto di cattura dei neutroni termici in 10B è moltoelevata (3837 b), e la reazione dà luogo a due particel-le ad alto LET, che percorrono una distanza inferiore a10 µm nel tessuto: nel 96% dei casi una particella α da1473 keV e un 7Li da 840 keV eccitato che emette unγ da 478 keV. Il range di queste particelle è dell’ordinedi un diametro cellulare, e questo permette la distru-zione della cellula in cui la reazione ha avuto luogo,

STUDIO PER L’APPLICAZIONE DELLABORON NEUTRON CAPTURE

THERAPY(BNCT) AL TRATTAMENTO DELLEMETASTASI POLMONARI DIFFUSE

Silva BortolussiDipartimento di Fisica Nucleare e Teorica dell’Università di Pavia e INFN, Sez. di Pavia

e-mail: [email protected]

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termico molto uniforme nel polmone, grazie alla bassadensità di questo tessuto (circa 0.3 g/cm3). Lo studio difattibilità è iniziato con la farmacocinetica del Boro intessuti sani e tumorali di ratto, cioè con la determina-zione della curva di concentrazione di Boro misuratanei diversi tessuti in funzione del tempo trascorso dal-l’infusione del BPA. Parallelamente si stanno svolgen-do i calcoli di Monte Carlo con MCNP [5] e con il fan-toccio Adam [7][8] per studiare la distribuzione delladose assorbita.

Materiali e MetodiPer ottenere dati sulla concentrazione del Boro ottenu-ta nel polmone sano e nel tumore, abbiamo messo apunto un modello animale di ratto con metastasi pol-monari da Adenocarcinoma del colon [10]. Il tumore èindotto nel ratto tramite iniezione di 2⋅107 cellule ditipo DHD/K12/Trb via vena cava; dopo 10-12 giorni ipolmoni presentano una diffusione metastatica suffi-ciente per ottenere campioni sani e tumorali. I rattivengono in seguito trattati con BPA e sacrificati a inter-valli di tempo fissati, dopodichè i polmoni vengonoprelevati, lavati e congelati in azoto liquido. I campio-ni congelati sono tagliati in fettine sottili utilizzando uncriostato Leica. La concentrazione del Boro in tessuti biologici è misu-rata a Pavia con la tecnica di spettroscopia α. I campio-ni da irraggiare sono fettine di tessuto spesse 60 µmdepositate su dischi di mylar, posti in un portacampionirotante, provvisto di 12 posizioni per la misura di 10campioni di tessuto, uno spettro di fondo e uno spettroper la calibrazione in energia del sistema. L’irraggia-mento avviene nella colonna termica, in una posizionein cui il flusso di neutroni termici è pari a 2⋅109 cm-2s-1.Ciascun campione viene irraggiato per 15 minuti e unrivelatore al Silicio raccoglie il segnale dovuto alleparticelle cariche che escono dal campione in seguitoall’interazione dei neutroni termici con il Boro e conl’Azoto. Una catena elettronica permette di ottenere lospettro dal quale ricaviamo la concentrazione di 10Bpresente nel campione conoscendo lo stopping power(dE/dx) delle particelle α nel tessuto polmonare.Un altro mezzo che utilizziamo per la verifica dell’as-sorbimento selettivo del Boro nel tumore è l’autora-diografia neutronica [9]. I campioni di tessuto vengonodepositati su film (CN85, CR39, LR115) sensibili alleparticelle ad alto LET, ma non alla luce visibile o allaradiazione γ. I film sono irraggiati in colonna termicaper 30 minuti con un flusso termico di 2⋅109 cm-2s-1. Leparticelle cariche che escono dal tessuto lasciano trac-ce latenti, che sono rese visibili sviluppando il film inuna soluzione di NaOH. Le zone del tessuto con unaconcentrazione di Boro più alta, risultano in aree piùscure nell’immagine ottenuta dallo sviluppo del film.Confrontando tali zone con i noduli tumorali eviden-ziati dalla colorazione su un vetrino istologico, è pos-sibile visualizzare le corrispondenze tra tumore e zone

a maggior assorbimento del Boro.

Un altro aspetto dello studio di fattibilità della BNCTdel polmone è la simulazione dell’irraggiamento condue fasci epitermici contrapposti (antero-posteriore epostero-anteriore), utilizzando il codice Monte CarloMCNP e il modello antropomorfico Adam, gentilmen-te fornito dall’ENEA di Bologna [11]. Il primo stadiodi questo studio è rappresentato dalla caratterizzazionedell’energia della sorgente, dalla verifica che si possaottenere un flusso termico sufficientemente intenso euniforme nel polmone, e dallo studio della distribuzio-ne della dose nelle strutture interessate.

Fig. 1 Il fantoccio Adam e i fasci simulati per l’irrag-giamento del polmone.

RisultatiFino ad ora sono stati trattati circa 20 ratti, sani e tumo-rali, ciascuno dei quali trattato con BPA e sacrificato adiversi intervalli di tempo per determinare il tempo otti-male di attesa tra l’infusione e l’irraggiamento. Taleintervallo dovrebbe garantire il massimo rapporto CT/CH

tra la concentrazione nel tumore e nel sano. I risultatipreliminari che abbiamo ottenuto, mostrano che a 4 oredall’infusione si ottiene un rapporto pari a 4 ± 0.5, simi-le ai valori ottenuti nel fegato che avevano permesso iltrattamento dei pazienti.Riportiamo inoltre un esempio di neutronigrafia di uncampione tumorale. Il confronto con la preparazioneistologica di una sezione contigua, ha dimostrato che lezone più scure corrispondono ai noduli tumorali.Le simulazioni hanno dato risultati incoraggianti dalpunto di vista dell’omogeneità del flusso termico entroil polmone; in fig.3 riportiamo un confronto tra flussoneutronico termico ottenuto nel polomone per due diver-se energie del fascio incidente. Come si vede utilizzan-do neutroni da 1 keV la distribuzione è molto uniformeentro i limiti del polmone. Riportiamo anche la distribu-zione della dose assorbita ipotizzando un rapporto 5 traconcentrazione del Boro nei tessuti sani e tumorali, rife-rendoci solo al contributo delle particelle cariche alladose totale. Come si vede in fig.4, il rapporto tra le dosiassorbite dal sano e dal tumorale è superiore a 3.5, con-fermando la selettività del trattamento.

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[5] T.Pinelli, A.Zonta, S.Altieri, S.Barni, A.Braghieri, P.Pedroni,P.Bruschi, P.Chiari, C.Ferrari, F.Fossati, R.Nano, S.NgnitejeuTata, U.Prati, G.Ricevuti, L.Roveda and C.Zonta “TAORMI-NA: From the first Idea to the Application to the HumanLiver” in Research and Development in Neutron CaptureTherapy, edited by W.Sauerwein,R.Moss,A.Wittig, Monduz-zi Editore (2002) pp 1065-1072

[6] A.Zonta, U.Prati, L.Roveda, C.Ferrari, S.Zonta, A.M.Clerici,C.Zonta, T.Pinelli, F.Fossati, S.Altieri, S.Bortolussi, P.Bru-schi, R.Nano, S.Barni, P.Chiari and G.Mazzini “Clinical les-sons from the first applications of BNCT on unresectableliver metastases”, Journal of Physics: Conference Series 41(2006) 484-495

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[9] S.Bortolussi, S.Altieri, P.Bruschi, P.Chiari, F.Fossati,R.Nano, A.Clerici, C.Ferrari, A.Zonta, C.Zonta, A.Mar-chetti, E.Solcia, J.Jbakeine, O.Salvucci “Boron Uptake mea-surements in metastatic tumours in rat lung” in Advances inneutron Capture Therapy, proceedings of the 12th Internatio-nal Conference on Neutron Capture Therapy, Oct 9-13 2006Takamatsu, Japan

[10] S.Altieri, S.Bortolussi, P.Bruschi, F.Fossati,K.Vittor,R.Nano, A.Facoetti, P.Chiari, J.Bakeine, A.Clerici,C.Ferra-ri,O.Salvucci “Boron absorption imaging in rat lung adeno-carcinoma metastases”, Journal of Physics: conf series 41(2006) 123-126

[11] S.Altieri, S.Bortolussi, P.Bruschi,P.Chiari,F.Fossati,R.Nano,A.Clerici, C.Ferrari, A.Zonta, C.Zonta, A.Marchetti, E.Sol-cia, J.Jbakeine, O.Salvucci “Monte Carlo dose calculationsfor BNCT treatment of diffuse human lung tumours” inAdvances in neutron Capture Therapy, proceedings of the12th International Conference on Neutron Capture Therapy,Oct 9-13 2006 Takamatsu, Japan

Fig. 2 Neutronigrafia di una sezione di polmone invaso dallemetastasi. Le strutture circolari riproducono perfettamente laforma dei noduli tumorali, dimostrando l’assorbimento selet-tivo nel tumore.

Fig.3 Distribuzione del flusso termico partendo da fasciesterni termici (quadrati blu, E=0.0253 eV) o epitermici(quadrati neri, 1 keV).

Fig.4 Distribuzione della dose assorbita (contributo delleparticelle cariche) nelle strutture circostanti il polmone. I cer-chi vuoti rappresentano tessuto sano, con una concentrazionedi 8 ppm, i cerchi pieni rappresentano il tumore con una con-centrazione di 40 ppm. La dose assorbita dal tumore è 3.5volte più alta di quella assorbita dal sano.

NoteS.Altieri1, S.Stella1, P.Bruschi1, P.Chiari1, J.Bakeine1, C.Fer-rari2, A.Clerici2, C.Zonta2, A.Marchetti3, E.Solcia3, K.Burn4,R. Nano5, A.Zonta2

1Dipartimento di Fisica Nucleare e Teorica, Università diPavia e INFN sezione di Pavia; 2Dipartimento di Chirurgia,Università di Pavia; 3Policlinico S.Matteo, Pavia; 4ENEABologna, Dipartimento di Biologia Animale, Università diPavia.

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CAMPI ELETTRICI E MAGNETICI AFREQUENZE ESTREMAMENTE BASSE (ELF)

E SALUTE UMANA: LA MONOGRAFIA EHC 238

DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALEDELLA SANITÀ

Alessandro PolichettiDipartimento di Tecnologie e Salute, Istituto Superiore di Sanità, Roma

e-mail: [email protected]

IntroduzioneLa possibilità di effetti a lungo termine dei campimagnetici a frequenze estremamente basse (ELF,Extremely Low Frequencies, fino a 300 Hz) è stataoggetto di numerose ricerche, sia epidemiologiche siasperimentali, oltre ad essere causa di diffuse preoccu-pazioni nel pubblico, da quando, nel 1979, l’epidemio-loga Nancy Wertheimer ed il fisico Ed Leeper riporta-rono un eccesso di mortalità per leucemia e tumoricerebrali in bambini residenti nei pressi di linee elettri-che le cui configurazioni erano tali da permettere il tra-sporto di elevate correnti elettriche, suggerendo così lapresenza, all’interno delle abitazioni dei bambini, dielevati campi magnetici a 60 Hz (la frequenza di retenegli Stati Uniti, dove venne condotto lo studio) gene-rati dalle linee stesse [1].L’evoluzione delle conoscenze scientifiche relative airischi per la salute connessi alle esposizioni ai campielettrici, magnetici ed elettromagnetici, di frequenzanon superiore a 300 GHz, è stata costantemente segui-ta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).Nell’ambito del suo Environmental Health CriteriaProgramme, in corso dal 1973, finalizzato alla valuta-zione delle informazioni disponibili sulla relazione tragli inquinanti ambientali e la salute umana (anche alloscopo di fornire linee guida per la limitazione delleesposizioni) e all’identificazione delle lacune scientifi-che ancora da colmare, l’OMS ha pubblicato nel corsodegli anni diverse monografie sull’argomento, ultimadelle quali la monografia EHC 238 Extremely low fre-quency fields [2], pubblicata nel giugno del 2007, il cuioggetto principale sono i rischi per la salute umanaconnessi alle esposizioni ai campi elettrici e magneticiELF (sono prese in considerazione anche le cosiddette“frequenze intermedie” da 300 Hz a 100 kHz).In precedenza erano state pubblicate altre cinque mono-grafie EHC relative ai rischi per la salute connessi alleesposizioni ai campi elettrici, magnetici ed elettroma-gnetici di frequenza non superiore a 300 GHz [3-7]. Laprima di esse è stata pubblicata nel 1981 in relazione aicampi elettromagnetici a radiofrequenze e microonde(tra 100 kHz e 300 GHz) [3], mentre, per quanto riguar-da i campi elettrici e magnetici ELF, sono state pubbli-

cate una prima monografia nel 1984 principalmenteincentrata sui campi elettrici [4] e una seconda nel 1987relativa ai campi magnetici (compresi quelli statici) [5].Le monografie EHC sono redatte sulla base di rassegnecritiche approfondite delle conoscenze scientifichecondotte da gruppi scientifici indipendenti di esperti, equando passa abbastanza tempo dalla loro pubblicazio-ne può essere necessario procedere a degli aggiorna-menti. Nel 1993 è stata perciò pubblicata una nuovamonografia sui campi elettromagnetici a frequenze da300 Hz a 300 GHz (comprese quindi le frequenzeintermedie non trattate in precedenza) [6], e nel 2006 èstata pubblicata una monografia sui campi statici(compresi quelli elettrici) [7].

La monografia EHC 238Nei venti anni successivi alla pubblicazione della EHC69 Magnetic Fields [5] sono intervenuti sviluppi di note-vole importanza nelle conoscenze scientifiche relative airischi per la salute umana connessi alle esposizioni acampi elettrici e magnetici variabili nel tempo a fre-quenze ELF. In relazione ai rischi di tipo cancerogeno, aseguito di una valutazione complessiva delle evidenzescientifiche effettuata nel 2001, l’Agenzia Internaziona-le per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato icampi magnetici ELF come “possibilmente canceroge-ni” per l’uomo, essenzialmente sulla base di un’associa-zione statistica tra la leucemia infantile e le esposizioniresidenziali a livelli di induzione magnetica superiori a0,3 – 0,4 µT [8]. La nuova monografia dell’OMS suicampi ELF era quindi attesa sia in relazione agli ulterio-ri sviluppi delle conoscenze in merito alla cancerogeni-cità dell’uomo negli ultimi 5-6 anni, sia in relazione alleproblematiche sanitarie non riconducibili alle patologietumorali, e per questo non esaminate dalla IARC.Dopo un preambolo in cui sono descritte le modalità dilavoro seguite per arrivare alla stesura finale del volume,il primo capitolo è costituito da un riassunto della mono-grafia e si conclude con raccomandazioni per successivericerche volte a colmare le lacune nelle conoscenzescientifiche. Queste raccomandazioni, relative esclusi-vamente ai campi magnetici in quanto non sono emerseparticolari problematiche sanitarie in relazione ai campi

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elettrici ai livelli generalmente incontrati dai membridella popolazione, sono anche pubblicate come docu-mento distinto sul sito web dell’OMS [9].Il secondo e il terzo capitolo sono dedicati ad unacaratterizzazione “fisica” del problema, dalle sorgentidi campi elettrici e magnetici alla valutazione delleesposizioni, dalla valutazione dosimetrica dei campielettrici e magnetici indotti all’interno del corpoumano esposto alla dosimetria microscopia a livellocellulare e sub-cellulare.Nel quarto capitolo si esaminano i meccanismi biofisi-ci che, a partire dall’interazione dei campi esterni conle cariche elettriche che compongono il corpo umano,possono essere alla base di eventuali effetti per la salu-te, con particolare riguardo al concetto di “plausibi-lità”. Viene concluso che i meccanismi considerati nonsembrano operanti ai livelli di campo cui sono comu-nemente esposti gli individui della popolazione, e se lamancata identificazione di un meccanismo plausibilenon esclude la possibilità di effetti avversi alla salutenon di meno rende necessaria un’evidenza più forteproveniente dagli studi biologici ed epidemiologici.

Patologie non tumoraliI capitoli dal quinto al decimo del volume esaminano leevidenze relative alle patologie non tumorali: effettineurocomportamentali (compresa la cosiddetta “iper-sensibilità elettrica”), effetti sul sistema neuroendocrino,patologie neurodegenerative, patologie cardiovascolari,effetti immunologici ed ematologici, effetti sulla ripro-duzione e lo sviluppo. Di seguito si riportano alcunedelle conclusioni più significative di questi capitoli.Effetti neurocomportamentali. Sussiste una certa eviden-za, supportata anche dai risultati di studi sull’attività elet-trica cerebrale, di effetti dei campi ELF sui tempi di rea-zione e su una diminuita accuratezza nell’effettuare alcu-ni compiti cognitivi. Studi relativi a modificazioni indot-te dai campi ELF sulla qualità del sonno hanno riportatorisultati non consistenti. L’evidenza da studi sperimentalisu volontari (studi di provocazione in doppio cieco) sug-gerisce che i sintomi riportati dai soggetti “ipersensibili”non siano in realtà correlati all’esposizione. L’evidenza diun ruolo causale dei campi ELF nei sintomi depressivi enel suicidio è inconsistente e non conclusiva.Effetti sul sistema neuroendocrino. Sono stati effettuatinumerosi studi principalmente al fine di verificare l’ipo-tesi di una riduzione della secrezione della melatoninadovuta all’esposizione ai campi ELF, con un possibileconseguente aumento del rischio di tumore della mam-mella. Nel complesso, tuttavia, non emergono indicazio-ni consistenti di effetti dei campi ELF sul sistema neu-roendocrino che possano avere un impatto avverso allasalute umana, e l’evidenza è considerata inadeguata.Patologie neurodegenerative. Tra queste patologie, le evi-denze più consistenti di un ruolo dei campi ELF si riferi-scono alla malattia di Alzheimer e alla sclerosi lateraleamiotrofica (SLA). Si tratta di evidenze considerate ina-deguate ma comunque meritevoli di ulteriori approfondi-menti, considerato che nel primo capitolo della monogra-

fia (si veda anche [9]) si assegna un’alta priorità a futurericerche sul rischio di SLA e malattia di Alzheimer.Patologie cardiovascolari. Al di là degli effetti acuti,accertati ormai da molti anni, connessi ad elevati livel-li di esposizione, si ritiene che altri effetti cardiovasco-lari dei campi ELF siano improbabili ai livelli ambien-tali od occupazionali comunemente incontrati. Effetti immunologici ed ematologici. Sono stati osser-vati alcuni cambiamenti nei parametri immunitari edematologici negli adulti, ma l’evidenza di questi effet-ti non è in generale consistente. L’assenza di dati rela-tivi ai bambini suggerisce di effettuare ulteriori studisugli effetti dell’esposizione ai campi ELF sullo svi-luppo dei sistemi immunitario ed ematopoietico in ani-mali in età evolutiva (cfr. [9]).Effetti sulla riproduzione e lo sviluppo. Nel complessogli studi epidemiologici non hanno mostrato associa-zioni tra esiti riproduttivi avversi e l’esposizionematerna o paterna ai campi ELF, a parte un’evidenza,giudicata inadeguata, di un aumentato rischio di abor-to spontaneo associato all’esposizione materna aicampi ELF. L’evidenza complessiva proveniente dastudi epidemiologici e sperimentali relativi ad effettiriproduttivi e sullo sviluppo è inadeguata.

Patologie tumoraliL’undicesimo capitolo è dedicato alle evidenze di can-cerogenicità dei campi elettrici e magnetici ELF. Dopouna descrizione della valutazione della IARC [8], vienedescritto se e come i risultati degli studi epidemiologicie sperimentali pubblicati successivamente possanomodificare questa valutazione. Due nuovi studi epide-miologici sulla leucemia infantile non cambiano il giu-dizio di evidenza limitata dato dalla IARC ai risultati diquesto tipo di studi (che da soli giustificano l’allocazio-ne dei campi magnetici ELF nel gruppo 2B dei possi-bilmente cancerogeni), mentre alcuni nuovi studi relati-vi al cancro della mammella femminile negli adultiindeboliscono considerevolmente le già deboli eviden-ze precedenti. Nel caso di altre patologie tumorali leevidenze rimangono inadeguate. I più recenti studi dicancerogenesi sperimentale su animali non hanno for-nito evidenze che le esposizioni ai soli campi ELF cau-sino i tumori, e l’evidenza che le esposizioni ai campiELF in combinazione con cancerogeni noti possanoaccentuare lo sviluppo dei tumori è inadeguata. Dopoaver discusso anche i più recenti studi in vitro, il capi-tolo si chiude con la conclusione che gli studi speri-mentali ed epidemiologici pubblicati successivamentealla monografia della IARC del 2002 non cambiano laclassificazione complessiva dei campi magnetici ELFcome possibili cancerogeni per l’uomo. Sulla base diquanto discusso in questo capitolo sono state espressenel primo capitolo (e in [9]) le relative priorità per laricerca, la più alta delle quali è assegnata alla risoluzio-ne del conflitto tra i dati epidemiologici (che mostranoun’associazione tra campi ELF e aumentato rischio dileucemia infantile) e i dati sperimentali e sui meccani-smi (che non supportano questa associazione), con la

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lontarie rispetto a quelle volontarie, e il peso dato alleincertezze nel processo di formazione delle decisioni.Vengono quindi presentate diverse opzioni, con i loropro e i loro contro, tra cui i decisori possono sceglierele più appropriate da adottare nel proprio Paese, chevanno dal semplice “non fare nulla” all’estremo oppo-sto del fissare limiti di esposizione, con una serie dimisure intermedie ritenute più ragionevoli (per esem-pio, tenere conto dell’esigenza di ridurre le esposizionial momento di progettare nuove installazioni). Il capi-tolo si conclude comunque con delle raccomandazioniper i decisori nelle quali un peso particolare viene datoall’esigenza che misure precauzionali di riduzionedelle esposizioni vengano prese a un costo moltobasso, ciò in ragione sia della debole evidenza di unarelazione causale tra l’esposizione ai campi magneticiELF e la leucemia infantile sia del limitato impattopotenziale sulla salute pubblica, che rendono pocochiari i benefici connessi alle riduzioni delle esposizio-ni. Mentre sull’esistenza molto incerta di un nesso cau-sale l’autore di queste note non ha nulla da eccepire,potrebbe invece valere la pena di ragionare sul fattoche il basso impatto sanitario può essere dovuto più aduna bassa prevalenza delle esposizioni che ad un bassorischio individuale, e mentre un basso rischio potrebbequanto meno tranquillizzare chi è esposto, una bassaprevalenza delle esposizioni potrebbe al contrario farsorgere nei pochi esposti la convinzione di far parte diuna minoranza la cui salute non venga a sufficienzatutelata. Non sembrerebbe quindi del tutto irragionevo-le ipotizzare strategie di riduzione dell’esposizione chesiano limitate ai gruppi maggiormente esposti. Si segnala, infine, che il volume si chiude con la tra-duzione in francese, russo e spagnolo del primo capi-tolo, mentre sul sito web dell’OMS è disponibile anchela traduzione in italiano del preambolo e dei capitoli 1,12 e 13 effettuata a cura dell’Istituto Superiore diSanità nell’ambito del Progetto “Salute e campi elet-tromagnetici” del Ministero della Salute - Centro Con-trollo delle Malattie (CCM) [10].

raccomandazione di una collaborazione tra epidemiolo-gi e ricercatori sperimentali.

Valutazione e gestione del rischioNel dodicesimo capitolo è descritta la valutazione delrischio sanitario dei campi ELF nei suoi quattro passi fon-damentali: l’identificazione del potenziale danno(hazard), la valutazione dell’esposizione, la valutazionedella relazione esposizione-risposta e la caratterizzazionedel rischio intesa come prodotto finale di questo processoda fornire a chi ha la responsabilità della gestione delrischio. Di particolare interesse nell’ambito della caratte-rizzazione del rischio è la stima (più dettagliatamentedescritta in appendice) di impatto sanitario effettuataassumendo come dimostrata una relazione causale tra icampi magnetici ELF e la leucemia infantile. Su scalamondiale, tenendo presente le varie cause di incertezzanelle stime, i casi di leucemia infantile che potrebberoessere attribuibili alle esposizioni a campi magnetici ELFvariano da 100 a 2400 all’anno, cioè dallo 0,2 al 4,9 % deicirca 49.000 casi annuali stimati per l’anno 2000.Le conclusioni del dodicesimo capitolo sono che pergli unici effetti accertati, quelli acuti, sono state defini-te a livello internazionale delle limitazioni per le espo-sizioni che forniscono un’adeguata protezione, mentrenon si raccomandano limiti di esposizione basati sul-l’evidenza epidemiologica, nonostante il fatto che que-sta suggerisca consistentemente che le esposizioni cro-niche ai campi magnetici ELF di bassa intensità sonoassociate ad un aumentato rischio di leucemia infanti-le: essendo l’evidenza per una relazione causale limi-tata, sono tutt’al più giustificate alcune misure precau-zionali. Quest’ultimo punto viene ampiamente discus-so nel tredicesimo capitolo dedicato alle misure protet-tive, nel quale vengono descritte le politiche ispirate alprincipio di precauzione già adottate in vari Paesi ebasate anche su considerazioni culturali, sociali e lega-li, quali l’importanza che viene assegnata all’evitarel’insorgere di una patologia che coinvolge principal-mente i bambini, l’accettabilità delle esposizioni invo-

Referenze1. N. Wertheimer and E. Leeper (1979), Electrical wiring configurations and childhood cancer. Am. J. Epidemiol. 109, 273-284.2. WHO (2007), Extremely low frequency fields. Environmental Health Criteria 238. Geneva, World Health Organization.

http://www.who.int/peh-emf/publications/Complet_DEC_2007.pdf3. WHO (1981), Radiofrequency and microwaves. Environmental Health Criteria 16. Geneva, World Health Organization.

http://www.inchem.org/documents/ehc/ehc/ehc016.htm4. WHO (1984), Extremely low frequency (ELF) fields. Environmental Health Criteria 35. Geneva, World Health Organization.

http://www.inchem.org/documents/ehc/ehc/ehc35.htm5. WHO (1987), Magnetic fields. Environmental Health Criteria 69. Geneva, World Health Organization.

http://www.inchem.org/documents/ehc/ehc/ehc69.htm6. WHO (1993), Electromagnetic fields (300 Hz to 300 GHz). Environmental Health Criteria 137. Geneva, World Health Organization.

http://www.inchem.org/documents/ehc/ehc/ehc137.htm7. WHO (2006), Static fields. Environmental Health Criteria 232. Geneva, World Health Organization.

http://www.who.int/peh-emf/publications/EHC_232_Static_Fields_full_document.pdf8. IARC Working Group on the Evaluation of Carcinogenic Risks to Humans (2002), Non-Ionizing Radiation, Part 1: Static and Extre-

mely Low-Frequency (ELF) Electric and Magnetic Fields. Monographs on the Evaluation of Carcinogenic Risks to Humans 80.Lyon, International Agency for Research on Cancer.

9. WHO (2007), 2007 WHO Research Agenda for Extremely Low Frequency Fields. http://www.who.int/peh-emf/research/elf_research_agenda_2007.pdf

10. WHO, CCM, ISS (2007). Campi a frequenza estremamente bassa. Criteri di Sanità Ambientale, n. 238.http://www.who.int/peh-emf/publications/EHC238_ITALIAN_translation.pdf

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Durante lo scorso settembre, la deliziosa isola di Cretaha ospitato il primo “NOTE training course”, organiz-zato nell’ambito del Progetto NOTE (NOn-TargetedEffects of ionizing radiation) della Comunità Europeanei giorni immediatamente antecedenti al 1st NOTEAnnual Meeting.Il corso è stato rivolto principalmente a studenti e“post-doc” impegnati nello studio degli effetti non-tar-geted delle radiazioni ionizzanti, allo scopo di descri-vere la variabilità delle tecniche, i risultati e gli approc-ci utilizzati e raggiunti nei vari laboratori. Il corso haquindi avuto l’obiettivo principale di presentare le tec-niche utilizzate nei vari laboratori (che spesso sono“laboratorio-specifiche” e caratterizzate da una bassa“trasferibilità” verso altri laboratori), con particolareattenzione alla risoluzione di problemi pratici,all’“experimental design” e all’interpretazione deirisultati. Al termine di ogni sessione, il programma delcorso prevedeva un ampio spazio dedicato alla discus-sione e allo scambio di informazioni tra i partecipanti– relatori e studenti – al corso.I lavori si sono aperti la mattina del 15 settembre e,dopo l’introduzione al corso tenuta da Carmel Mother-sill (McMaster University, Canada), a tutti i parteci-panti (circa 40 persone, inclusi i relatori) è stato chie-sto di presentarsi e di dire poche parole sulla propriaattività di ricerca. Il corso ha avuto inizio con la pre-sentazione da parte di Kevin Prise (Queen’s Universityof Belfast, UK) dei principi essenziali sui quali si basala radiobiologia, nonché dello sviluppo di nuoviapprocci nello studio degli effetti biologici delle radia-zioni. Ha seguito la presentazione di William Morgan(University of Maryland, USA), il quale ha introdottogli effetti non-targeted delle radiazioni e descritto pos-sibili tecniche sperimentali, applicabili sia in vitro siain vivo, riportate in letteratura. Christian Streffer (Uni-versity of Duisburg-Essen, Germania) ha poi fatto unainteressante presentazione sulla protezione in radiobio-logia, mentre Sisko Salomaa (Radiation and NuclearSafety Institute, Helsinki, Finlandia) ha introdotto iprincipi che regolamentano l’assicurazione di qualitànell’ambito della ricerca.Nella sessione successiva tre relatori hanno esposto i

principi alla base, rispettivamente, della instabilitàgenomica (Eric Wright, University of Dundee, UK),della ipersensibilità alle basse dosi (Carmel Mothersill)e della risposta adattativa (Christian Streffer), presen-tando una panoramica delle ricerche compiute e attual-mente in atto sulle varie tematiche presentate.La prima sessione pomeridiana si è aperta con un inter-vento di Yuri Dubrova (University of Leicester, UK)riguardante l’instabilità transgenerazionale. Il secondointervento del pomeriggio, da parte di Andrea Ottolen-ghi e Angelica Facoetti (Università di Pavia, Italia), èstato il primo e l’unico ad affrontare un tema impor-tante come quello dell’interazione tra modellisti e spe-rimentali. Nella discussione successiva è stata posta inrilievo la necessità di utilizzare i dati ottenuti speri-mentalmente per sviluppare e perfezionare modelli ingrado di prevedere gli effetti, a livello biologico, delleradiazioni. Si è evidenziata la necessità di trasmettereagli studenti e ai giovani ricercatori il concetto di inte-razione sperimentale-modellista, al fine di potere, nelfuturo prossimo, intraprendere collaborazioni anche intale direzione. Mirela Hasu (University of OttawaHeart Institute, Canada) ha concluso la sessione descri-vendo le malattie diverse dal cancro associate alleradiazioni.La seconda sessione pomeridiana ha visto, come unicointervento, quello presentato da Eric Wright e CarmelMothersill, i quali hanno stimolato la discussione sullapossibilità e la legittimità di una estrapolazione dei datiottenuti in vitro a situazioni in vivo, mettendo in evi-denza le notevoli differenze tra i due sistemi in terminidi complessità cellulare e interazioni molecolari. L’ul-tima parte del pomeriggio è stata dedicata alla discus-sione, tra studenti e relatori, dei vari argomenti affron-tati durante la giornata.Il secondo giorno di corso ha avuto inizio con una ses-sione dedicata all’utilizzazione di culture cellulari bi- etri-dimensionali nell’ambito degli studi sugli effettinon targeted delle radiazioni. Il primo intervento, rea-lizzato da Gèza Sàfràny (National Research Institutefor Radiobiology and Radiohygiene, Budapest, Unghe-ria), ha descritto i vari tipi di culture cellulari utilizzaticlassicamente in biologia cellulare, ossia le culture cel-

“NOTE” TRAINING COURSE:“PROTOCOLS AND PITFALLS IN THE STUDY OF NON-TARGETED EFFECTS

OF RADIATION” Francesca Antonelli e Giuseppe Esposito

Dipartimento di Tecnologie e Salute, Istituto Superiore di Sanità, Roma

e-mail: [email protected]

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lulari primarie e quelle stabilizzate, normali e tumora-li. Sàfràny ha inoltre illustrato uno dei più comunisistemi cellulari tridimensionali: gli sferoidi. CarmelMothersill ha successivamente descritto gli esperimen-ti di trasferimento del terreno nello studio degli effettinon-targeted, mentre Oleg Belyakov (Radiation andNuclear Safety Institute, Helsinki, Finlandia) ha ripor-tato interessanti informazioni sui sistemi cellulari tridi-mensionali artificiali. Questa prima sessione della mat-tina si è conclusa con una interessante discussioneincentrata principalmente sugli effetti della presenzadel siero nei terreni di cultura utilizzati per far cresce-re le cellule.La seconda sessione della mattina è stata dedicata adescrivere le applicazioni dei “microbeam” e gli studicompiuti utilizzando tale tecnologia. Marianne Sowa(Pacific Northwest National Laboratory, USA) haaperto la sessione descrivendo i principi di funzional-mento e la fisica del microbeam. Ha seguito GiuseppeSchettino (Queen’s University of Belfast, UK), il qualeha descritto l’utilizzo dei saggi clonogenici nell’ambi-to dello studio degli effetti non-targeted mediantemicrobeam. La sessione ha avuto termine con un inter-vento da parte di Kevin Prise sugli studi biologici cheutilizzano il microbeam.La terza sessione della giornata si è aperta con un inter-vento di Munira Kadhim (MRC Radiation and Geno-me Stability Unit, Harwell, UK), la quale ha descrittogli studi di citogenetica effettuati sia in vitro sia in vivonell’ambito degli effetti non-targeted, con particolareriferimento alle varie colorazioni utilizzate per la valu-tazione delle aberrazioni cromosomiche e delle possi-

bili alternative, quali l’uso della PCC (Premature Chro-mosome Condensation). È seguito un secondo inter-vento da parte di Gèza Sàfràny sulle applicazioni dellatecnica dei micronuclei nello studio degli effetti non-targeted e un intervento di Yuri Dubrova sui microsa-telliti di DNA.La quarta e ultima sessione della giornata è stata sud-divisa in una parte dedicata alla proteomica e una partededicata alla genomica. Della prima si è occupataReetta Nylund (Radiation and Nuclear Safety Institute,Finlandia), la quale ha descritto i vari approcci utiliz-zati in proteomica (gel-based proteomics, spettrome-tria di massa e protein assays) nello studio degli effettinon-targeted, mentre la seconda parte è stata illustratada Rafi Benotmane (Belgian Nuclear Research Centre,Belgio), il quale si è concentrato sull’utilizzo dei com-plessi programmi di analisi dei dati ricavati daimicroarrays.Il corso si è chiuso ufficialmente nella serata del 16 set-tembre, con i saluti e gli auguri da parte di Kevin Prisee Carmel Mothersill all’audience. Il corso si è rivelatointeressante, in particolare per quanti si sono avvicina-ti di recente al campo degli effetti delle basse dosi diradiazioni. Gli interventi, che sono stati chiari e sem-plici, hanno descritto le tecniche e affrontato i proble-mi incontrati nello studio degli effetti non-targeteddelle radiazioni. Il clima rilassato e informale del corsoha contribuito a renderlo piacevole per tutta la suadurata, e un ampio spazio è stato dedicato alla discus-sione tra i partecipanti.

QUOTA ASSOCIATIVA S.I.R.R. 2008...E QUELLE ARRETRATE!

Carissimo Socio,come sai, la quota sociale, oltre ad essere la principale fonte di finanziamento per il funzionamento dellanostra Società, è anche un segno annuale di adesione e partecipazione.La quota sociale, attualmente ad un livello minimo, è un dovere che ogni Socio deve assolvere entroil 31 marzo di ogni anno, onde evitare che la gestione delle quote con relativi solleciti e verifiche abbiaun costo superiore alla stessa quota. La quota per il 2008 è di € 30,00 e potrà essere versata tramite assegno circolare o bancario, non tra-sferibile, intestato a S.I.R.R. oppure tramite versamento in contanti alla Segreteria oppure mediantebonifico bancario: c/c n. 14688 c/o Banca Nazionale del Lavoro 6385 Roma Nord Casaccia Via Anguil-larese 301 - 00123 Roma. Coordinate: IBAN: IT 19T0100503385000000014688Con l'intento di favorire i cosidetti "non strutturati" (studenti, borsisti, etc.) la quota sociale è ridotta a€ 15,00, chi si trova in questa condizione dovrà esplicitamente dichiararlo mediante autocertificazionecontestualmente all'invio della quota annuale.Fiduciosi della tua collaborazione e partecipazione, cogliamo l'occasione per inviarti i nostri più carisaluti. LA SEGRETERIA

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Il convegno monotematico che la SIRR organizza adanni alterni, quest’anno è stato dedicato al tema del-l’Adronterapia, ovvero il trattamento oncologico confasci di particelle pesanti (protoni, ioni, neutroni) acce-lerate. Questo tema sta assumendo nel mondo e in Ita-lia un crescente interesse con la creazione di numerosicentri di tipo ospedaliero, ed è parso quindi utileaffrontare questo tema di sempre maggiore attualitàclinica e non solo di ricerca. Il convegno, intitolato“Stato attuale e prospettive della adronterapia: fisica,biologia, tecnologia e clinica”, si è tenuto a Trentonelle giornate del 30 novembre e 1 dicembre scorsi. Lascelta di Trento quale sede del workshop è stata dovu-ta alla futura costruzione (ora in fase progettuale) di uncentro di protonterapia in questa città. Il workshop,organizzato in collaborazione con l’ATreP (AgenziaProvinciale per la Protonterapia di Trento), è statosostenuto dalle associazioni scientifiche e di volonta-riato locali (Fondazione Pezcoller, LILT - Lega Italia-na per la lotta contro i tumori, Fondazione Trentina perla ricerca sui tumori).Ci si riprometteva di fare il punto della situazione inquesto campo con un taglio tipicamente multidiscipli-nare, proprio della SIRR, andando a coprire temi spe-cifici di radiobiologia, fisica, ingegneria e medicina,cercando di dare agli intervenuti una veduta panorami-ca d’insieme. Il convegno ha attirato professionisti nel campo dellafisica sanitaria e della radioterapia oncologica prove-nienti da tutta Italia con 130 iscritti, grazie anche allapresenza di riconosciuti esperti della materia nellevarie discipline di provenienza nazionale ed interna-zionale invitati quali qualificati relatori e moderatori.Il convegno è stato brillantemente aperto, dopo i salutidi rito e l’introduzione del presidente SIRR Sapora, daun intervento del Prof. Amaldi (Ginevra) che ha rievo-cato con dovizia di particolari e stimolando la platea lastoria dell’adronterapia dagli albori ai giorni nostri,mostrando tutta la propria esperienza di scienziato cheha vissuto questa evoluzione direttamente. Il Dott.Amichetti (Trento) e il Prof. Orecchia (Milano) hanno

aperto una finestra sull’attualità mostrando rispettiva-mente lo stato dei numerosi progetti in corso di evolu-zione nel mondo e le indicazioni all’adronterapia chehanno permesso di formulare un programma di attivitànazionale sostenuto dall’AIRO e fatto proprio dalMinistero della salute. A seguire e nel pomeriggio si sono dispiegate due ses-sioni “tecniche” che hanno affrontato i temi delle basiscientifiche e tecnologiche dell’adronterapia. A partiredalle basi fisiche (Cherubini – Legnaro) e biologiche(Belli - Roma) si sono affrontati i temi della tecnologiadegli acceleratori (Cuttone – Catania), della dosimetria(Raffaele – Catania) e della radioprotezione (Benassi –Roma). Un tema di particolare attualità è stato affron-tato dall’Ing. Hermann (Erlangen), che ha evidenziatocome il ruolo della robotica sia sempre più ampio nellapreparazione e ripetizione dei trattamenti radianti.Prima della assemblea SIRR, nella quale si sonodiscussi temi statutari, l’Ing. Pullia (Pavia) ha raggua-gliato l’uditorio sullo stato del progetto nazionaleCNAO di adronterapia, che sta giungendo alle battutefinali in quanto si pensa di poter iniziare i trattamentientro la fine del prossimo anno.La parte conclusiva, la seconda giornata congressuale,è stata dedicata alle conoscenze consolidate ed alleprospettive in campo terapeutico, con un consistentenumero di letture. Dopo le rassegne estremamente par-ticolareggiate sull’uso clinico dei protoni e degli ionicarbonio effettuate rispettivamente dal Prof. Krengli(Novara) e dal Prof. Herfarth (Heidelberg), particolareattenzione è stata dedicata al paziente pediatrico. Larelazione del Prof. Hug (Zurigo-Villigen) ha spaziatoin questo campo mostrando i possibili vantaggi che laprotonterapia può avere in oncologia pediatrica graziealla capacità di risparmio dei tessuti sani, che nel bam-bino in fase di crescita sono particolarmente vulnerabi-li. Lo stesso relatore e il Dott. Spatola (Catania) hannorelazionato su un tema di forte impatto per la protonte-rapia ovverosia il trattamento dei tumori oculari, dovei risultati consolidati in anni di esperienza evidenzianol’efficacia dei protoni. La grande casistica del PSI è

REPORT CONGRESSUALE: IL WORKSHOP SIRR 2007

“STATO ATTUALE E PROSPETTIVE DELL’ADRONTERAPIA: FISICA,

BIOLOGIA, TECNOLOGIA E CLINICA”Maurizio Amichetti e Augusto Lombardi

Agenzia provinciale per la Protonterapia, Trento

e-mail: [email protected]

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stata analizzata in dettaglio così come la giovane espe-rienza italiana dell’unico centro di adronterapia attual-mente esistente in Italia, ai Laboratori Nazionali delSud – INFN di Catania. Ha chiuso il convegno la let-tura magistrale del Prof. Michael Goitein (Boston,Harvard), uno dei massimi esperti mondiali della pro-tonterapia, con una stimolante discussione sulle pro-

spettive dell’ adronterapia, contenente numerosi edinteressanti spunti critici soprattutto sulla reale efficacia e convenienza dell’impiego degli ioni carbo-nio in radioterapia, e presentando una serie di scenari,basati su predizioni personali, sui futuri “rapporti diforza” fra protoni e ioni riguardo il loro impiego terapeutico.

ISTRUZIONI PER GLI AUTORI

La rivista pubblica articoli scientifici, sia originali sia di rassegna, e reports di congressi inerenti alleradiazioni (ionizzanti e non), dal punto di vista sia fisico-chimico, sia medico-biologico. I contributi,redatti in Times 12 interlinea singola, devono avere lunghezza pari a circa 3 pagine, incluse eventualitabelle e/o figure. Le tabelle vanno inserite nello stesso documento Word contenente il testo, mentre cia-scuna figura va sottomessa come singolo file jpg ad alta risoluzione. Al titolo, scritto in grassetto maiuscolo, devono seguire i nomi degli autori (in grassetto), le loro affilia-zioni e l’indirizzo di posta elettronica dell’autore principale. Il testo va organizzato in paragrafi nonnumerati, con titolo in grassetto. Le referenze, elencate alla fine in ordine di citazione, vanno incluse neltesto mediante numeri progressivi inseriti tra parentesi quadre come nell’esempio riportato sotto [1].Onde evitare eccessivo lavoro alla redazione, si raccomanda di fare uso del correttore ortografico; siaccettano anche contributi in inglese. La sottomissione iniziale va effettuata mediante posta elettronica aFrancesca Ballarini ([email protected]) ed eventualmente anche agli altri componenti dellaredazione, i quali riceveranno comunque il manoscritto successivamente per commenti e/o correzioni.

1. A. Aaaaaa, B.bbbbb and C.ccccc (2006), Titolo. Nome della rivista abbreviato Vol, 123-456.

X INTERNATIONAL CONFERENCE ON ENVIRONMENTAL MUTAGENS

The Renaissance of Environmental Mutagenesis

Palazzo dei Congressi Firenze, 20-25 Agosto 2009

Per informazioniconsultare il sito: www.icem2009.org

Segreteria Congressuale: OIC srl, e-mail:[email protected]

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