Wimbledon: l’erba che fa la di erenzactpovegliano.prenotatennis.it/660/SM-25-2016-Parte-1.pdf ·...

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GLI ALTRI CONTENUTI Prima pagina: Erba... scozzese Pag.3 - I numeri della settimana Pag.14 - Il tennis in TV Pag.16 Circuito Fit-Tpra: vacanze romane? Sì, ma con lo stage Pag.19 - La regola del gioco: non solo warning, occhio alle multe Pag.25 La terza dimensione della racchetta Perché la rivoluzione degli attrezzi moderni sta nella sezione del telaio Pag.21 Anno XII - n.25 - 29 giugno 2016 Wimbledon: l’erba che fa la di erenza Veronesi: “Vi dico chi è il Federer degli scrittori” Buon under da giovane, il grande autore italiano parla di tennis e di letteratura Pag.10 Nicolas Mahut, l’ultimo degli erbivori Storia del francese, n.2 nel doppio, che ha lasciato il segno solo sui prati Pag.6 Lisa Pigato, una stellina che va in terza media La glia più piccola dell’ex-pro Ugo Pigato già nalista in un torneo Eta under 16 Pag.17 Libera la mente dal risultato nale Impara il giusto approccio mentale prima, durante e dopo il match Pag.20 Helen Wills Moody Perfetta per Wimbledon La donna da copertina che vinse otto volte i Championships negli Anni Trenta Pag.8 Così i più forti lavorano sui dettagli per vincere Pag.4

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GLI ALTRI CONTENUTIPrima pagina: Erba... scozzese Pag.3 - I numeridella settimana Pag.14 - Il tennis in TV Pag.16 Circuito Fit-Tpra: vacanze romane? Sì, ma con lo stage Pag.19 - La regola del gioco: non solo warning, occhio alle multe Pag.25

La terza dimensionedella racchettaPerché la rivoluzione degli attrezzi moderni sta nella sezione del telaio

Pag.21

Anno XII - n.25 - 29 giugno 2016

Wimbledon: l’erba che fa la differenza

Veronesi: “Vi dico chi èil Federer degli scrittori”Buon under da giovane, il grande autoreitaliano parla di tennis e di letteratura

Pag.10

Nicolas Mahut,l’ultimo degli erbivoriStoria del francese, n.2 nel doppio,che ha lasciato il segno solo sui prati

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Lisa Pigato, una stellinache va in terza mediaLa figlia più piccola dell’ex-pro Ugo Pigato già finalista in un torneo Eta under 16

Pag.17

Libera la mentedal risultato finaleImpara il giusto approccio mentale prima, durante e dopo il match

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Helen Wills MoodyPerfetta per WimbledonLa donna da copertina che vinse otto volte i Championships negli Anni Trenta

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Così i piùforti lavorano

sui dettagliper vincere

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prima pagina

DIRETTOREAngelo Binaghi

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Erba... scozzese

DI ENZO ANDERLONI - FOTO GETTY IMAGES

È una strana coincidenza che la scioccante (o sciocca? Lo dirà la storia) decisione della (ri-sicata) maggioranza dei citta-

dini britannici di uscire dall’Unione Europea arrivi proprio alla vigilia di Wimbledon, il torneo simbolo del no-stro sport, grande patrimonio ingle-se. Primo risultato: svalutazione del montepremi. Gli organizzatori dei Championships hanno sempre tenu-to molto al fatto che oltre a essere il più ricco di tradizione il loro evento fosse anche il più ricco. Punto. Lo fanno crescere di anno in anno e per il 2016 erano arrivati alla ragguarde-vole cifra complessiva di 28,1 milio-ni di sterline, il 5% in più rispetto al 2015. Per il vincitore è pronto un assegno di 2 milioni di sterline ton-di. Peccato che dopo il voto “brexit”

la sterlina abbia perso circa l’8%, offrendo a chi ragiona in dollari o euro premi più bassi rispetto allo scorso anno.A meno che vinca lui, Andy Mur-ray l’ultimo grande eroe del tennis d’Oltremanica, capace di riconquistare titoli che sot-to l’Union Jack non si vedevano dagli Anni ‘30: proprio i Cham-pionships e la Coppa Davis. Ol-

tre a un oro olimpico. Peccato che Murray, orgoglioso di essere scoz-zese e mai timoroso di dire ciò che pensa, a suo tempo si fosse espres-so chiaramente per l’indipendenza della sua terra dal Regno Unito. Una Scozia che giovedì 23 giugno ha votato a larghissima maggio-ranza per rimanere in Europa e ora parla di tornare alle urne per stac-carsi effettivamente dalla Regina e ridiventare subito dopo europea. Ulteriore beffarda contraddizione verrebbe dal fatto che la prima edi-zione della Laver Cup, nuova sfida tennistica a squadre che dal 2017 opporrebbe l’Europa al Resto del Mondo, sulla falsariga della Ryder Cup di golf, vedrebbe Murray... extracomunitario. Andy non sarà troppo contento della nuova con-dizione. Cara vecchia Inghilterra, che doppio fallo!

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circuito mondiale

Quel filo (d’erba)di differenzaSulle panchine dei favoriti ci sono sempre più grandi ex: McEnroe consiglia Raonic, Lendl torna con Murray, Wawrinka ingaggia Krajicek. Tutti hanno un altro coach, ma vogliono lavorare sui dettagli. Gli ex-campioni servono?

DI ENZO ANDERLONI - FOTO GETTY IMAGES

Grandi nomi per piccoli detta-gli che fanno grandi differen-ze. Questa potrebbe essere in sintesi la spiegazione del ve-

ro e proprio boom del fenomeno degli ex-campioni sulla panchina dei grandi protagonisti del circuito, culminato alla vigilia di Wimbledon con l’ingag-gio di John McEnroe da parte del team Raonic (che già aveva coinvolto Carlos Moya), il ritorno di Ivan Lendl a capo della squadra di Andy Murray e l’ap-parizione di Richard Krajicek nell’an-golo di Stan Wawrinka. Si aggiungono al consolidato sodalizio tra Novak Djokovic e Boris Becker, alla collabora-zione cominciata a fine 2015 tra Roger Federer e Ivan Ljubicic, al lavoro che Michael Chang sta facendo da un paio di stagioni con Kei Nishikori.

Opportunità straordinariaÈ una moda o servono davvero que-sti supercoach? A quanto pare nella maggior parte dei casi sì. È quello che sostiene anche Riccardo Piatti, da due stagioni allenatore di Milos Raonic che adesso, come dicevamo, si trova in squadra (oltre al preparatore fisico Da-libor Sirola e al fisioterapeista Claudio Zimaglia) ben due ex n.1 del mondo.“Per me è il massimo - spiega Piatti - anche perché io seguo Milos 30 setti-mane all’anno e mi occupo di tutta la preparazione. Nel periodo restante c’è Carlos. Ora che Raonic si sta avvicinan-do alla vetta bisogna lavorare su det-tagli sempre più fini del gioco e della strategia della partita. E il confronto con un personaggio come John McEn-roe è un’opportunità straordinaria. È sempre super appassionato di tennis, gioca ancora, guarda tutte le partite oltre a commentarle per la tv. E ha un carisma eccezionale. La differenza che

i personaggi come lui - continua Piatti - fanno nei confronti dei giocatori come Raonic è la possibilità di far prendere loro coscienza più velocemente delle modifiche che devono apportare al lo-ro gioco per crescere ancora. Io e McEn-roe parliamo molto, Condividiamo le analisi e siamo in grado di arrivare a far capire certe cose al giocatore più fa-cilmente. Adesso stiamo lavorando sul fatto che Milos colleghi sempre meglio le situazioni di punteggio al modo in cui impostare la giocata, la scelta giu-sta da fare. Per uno come lui ci sono momenti in cui è giusto cercare l’ace e altri, per esempio, in cui è meglio sce-gliere di fare serve & volley giocando un servizio ‘in pancia” all’avversario”.

Analisi tattico-statisticaÈ l’ultimo grido dell’analisi tattico-statistica, ben illustrato in un recente articolo di Craig O’Shannessy, lo sta-tistico di strategia dell’Atp, apparso sul sito dell’Associazione dei Tennisti Professionisti. O’Shannessy ha analiz-zato tutte le situazioni di punteggio delle partite dei primi 10 giocatori del mondo negli ultimi 18 mesi. Chiaren-do innanzitutto che se per vincere un game possono bastare 4 punti, sono ben 18 le situazioni di punteggio che si possono verificare. A ciascuna di queste ha associato un parametro di rischio espresso da un numero che è la differenza tra le probabilità che il giocatore avrà di vincere il game se si

John McEnroe sull’erba, in campo conMilos Raonic (sullo sfondo): la sua esperienza

può aiutare l’evoluzione offensiva del canadese

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circuito mondiale

Roger Federer, di spalle, e Novak Djokovic, a fondocampo: lo svizzero dopo un periodo con Stefan Edberg si allena con Ivan Ljubicic; Nole ha da tempo accolto nel suo staff anche Boris Becker

aggiudicherà quel punto e quelle che gli resterebbero in caso di perdita di quel “quindici”.

Tasso di rischioEcco qualche esempio considerando un giocatore al servizio: sul 30-40 (pal-la break) i dati relativi ai primi 10 del mondo dicono che quando hanno con-quistato il punto (annullando il break point), si sono poi aggiudicati il game nel 79% dei casi. Considerando che in-vece punto perso corrisponde a game perso (quindi 0% di possibilità), il para-metro di rischio di quella situazione è 79. Sul 15-30 invece, il battitore che si è aggiudicato il punto andando 30-30 ha poi vinto il game nell’80% dei casi. Finendo invece sul 15-40 lo ha perso solo nel 35% dei casi. Ecco dunque che il parametro di rischio scende a 35 (80 meno 35). E ancora: se prendiamo il punteggio di 15-15, i dati dei top 10 negli ultimi 18 mesi ci dicono che sa-lendo 30-15 hanno tenuto la battuta nel 93% dei casi, perdendo il punto e finendo sotto 15-30 hanno perso il ga-me nel 65% dei casi. Dunque in questo caso il tasso di rischio è uguale a 28.

Tennis... percentualeSulla base di questi ragionamenti è stata costruita una sorta di tabella di riferimento che divide le 18 situazioni di punteggio su tre livelli: alto rischio (parametro oltre 50), medio (tra 25 e 50) e basso (meno di 25). E la logica che ci sta dietro, sempre parlando di un giocatore al servizio, è che nelle si-tuazioni con rischio maggiore chi bat-te dovrebbe scegliere sempre schemi che padroneggia con sicurezza e che hanno insiti maggiori margini di sicu-rezza. Per esempio, i punteggi ad alto rischio sono 3 su 18: 30-40, vantaggio esterno, 15-40. Due di questi il battito-re li gioca dal lato sinistro del campo e le statistiche dicono che nella mag-gioranza dei casi i top 10 hanno scelto di non cercare un ace ma di piazzare una prima palla in sicurezza sul colpo meno potente dell’avversario (quasi sempre nell’angolo del rovescio par-lando di destrorsi), sperando in un er-rore diretto alla risposta o preparando un colpo successivo da spingere forte sempre nello stesso angolo cercando il vincente o l’errore avversario.Ripensando alla considerazione di Piatti, si capisce l’importanza che rive-ste la capacità di fare sempre le scelte giuste nei momenti importanti avendo chiaro un certo ordine di gioco, le pro-

prie peculiarità e quelle dell’avversa-rio. Situazioni che quando parliamo di scontri al vertice, cioè tra i primi della classe, nei turni decisivi di uno Slam, si caricano di mille sfumature psico-fisiche, complicandosi all’infinito.

Le persone giusteFinchè non ci si costruisce una solida esperienza a quel livello, venirne fuo-ri da vincenti è molto difficile. Così si lavora per non lasciare nulla al caso. E si ritiene che condividere il momento con qualcuno che l’ha vissuto prima di te (uscendone vincitore) possa aiutare a raggiungere l’obbiettivo. “Per esem-pio, Boris Becker - sostiene Piatti - era un giocatore formidabile quando era in vantaggio. Se lo lasciavi prendere il comando ti passava sopra. Sa meglio di altri come si gestisce una posizione di leadership. Per questo è la perso-na giusta in questo momento accanto a Djokovic. Ivan Lendl invece è uno che ha dovuto lavorare tantissimo per

scrollarsi di dosso l’immagine di quel-lo che perdeva in finale, che arrivava secondo. Ed è diventato formidabile nell’ingaggiare la sfida con l’avversa-rio per superarlo, scavalcarlo. Andy Murray vuole battere Nole e diventa-re il n.1? Penso sia per questo che ha fatto in modo di convincere Lendl a tornare alla guida del suo team. Que-sti sono personaggi, come è anche il caso di McEnroe, che possono infon-derti qualcosa che è difficile prendere da altri, persone che non hanno la lo-ro qualità né i loro vissuti. Poi non è detto che tutti quelli che hanno vinto a Wimbledon possano fare la differen-za - conclude il tecnico comasco -. Per esempio non so che cosa un giocatore come Krajicek possa dare a Wawrinka più di quello che normalmente riceve dal suo coach Magnus Norman, che è stato n.2 del mondo”.Però tutti ci provano, a lavorare sul dettaglio. In fondo il trionfo a Wimble-don è appeso a un filo. D’erba.

Qui sopra, l’olandese Richard Krajiceknelle vesti di coach di Stanislas Wawrinkaper la stagione sull’erba; a destra, Murrayha scelto di riaffidarsi a Ivan Lendl

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focus

Nicolas Mahut,l’ultimo degli erbivoriÈ entrato nella storia del tennis a Wimbledon 2010, per aver giocato(e perso) il match più lungo di sempre. Lo hanno soprannominato “Marathon Man”, ma è un vero interprete del gioco su erba. E del doppio...

DI ALESSANDRO NIZEGORODCEW

FOTO GETTY IMAGES

Qualsiasi cosa accada, qua-lunque risultato raggiunga, Nicolas Mahut verrà sempre ricordato per quella partita a

Wimbledon 2010 contro John Isner. Il match dei record, la targa sul campo 18, le emozioni di una grande sfida e la sconfitta finale 70 a 68 al quinto set dopo tre infiniti giorni. Ma “Mara-thon Man”, come lo ha soprannomina-to Brad Gilbert, è molto di più. Classe ’84, numero 1 del mondo in doppio (la scorsa settimana) e 50 in singolare, Mahut è giocatore dal sublime talento tennistico, uno degli ultimi erbivori doc, maestro del serve and volley e dei colpi impossibili. Il “verde” è la sua superficie, sulla quale ha conquistato quattro titoli, tre dei quali a s’Herto-genbosch (l’ultimo poche settimane fa), e raggiunto due finali. Assistere a un match del nativo di Angers, su qualsiasi terreno veloce, non è mai banale e il suo gioco di volo dovrebbe essere inserito dall’UNESCO nella lista del patrimonio sportivo dell’umanità.

La storia - Nicolas Mahut nasce ad Angers, nella valle della Loira, il 21 gen-naio del 1982. Inizia a giocare a tennis a 5 anni e un match, pochi giorni dopo,

gli cambia la vita. È il 1989 e in televi-sione viene trasmessa la semifinale del Roland Garros tra Michael Chang e Ste-fan Edberg. Lo svedese viene sconfitto in cinque set e il piccolo Nicolas assiste con tristezza alla caduta di un giocato-re che, per tutta la carriera, proverà a imitare sul campo a suon di serve and volley e gioco d’attacco. A livello gio-vanile Mahut è un portento: a 14 anni vince il suo primo (di innumerevoli) titoli under 18 in doppio, mentre due anni più tardi conquista Wimbledon Junior in finale su Mario Ancic. Giunto nel 2014 al best ranking di n.37 Atp in singolare, è appena salito sul tetto del

19 titoli Atp,15 in doppioNome: Nicolas MahutNato a: Angers, il 21 gennaio 1982Altezza: 191 cm, peso: 80 kg;Ranking singolare: 50;Best Ranking: 37 (05/05/2014); Ranking Doppio: 2;Best Ranking Doppio: 1(6 giugno 2016);Titoli Atp: 4 (Newport 2013, s’Hertogenbosch 2013, 2015, 2016); Titoli Challenger: 12;Titoli Atp Doppio: 15.

Mahut e quel doppio misto vestito da... donnaNicolas Mahut è noto agli appassionati anche per alcune scene surreali, recitate sia dentro che fuori dal campo. La più ap-pariscente fu interpretata dal tennista francese alla Hopman Cup 2011, quando, in un incontro non valido per il torneo au-straliano, scese in campo vestito da donna accanto alla compa-gna di doppio e connazionale Kristina Mladenovic (insieme in foto). I due indossavano lo stesso abitino, con la stessa gonna e la stessa... scollatura (al.ni.)

mondo in doppio, grazie a una serie di grandi vittorie conquistate con il ben più giovane connazionale Pierre-Hu-gues Herbert, tra cui lo Us Open 2015.

Il match della vita - Sono passa-ti anni dalla sfida con Isner, ma Nico-las ha impiegato parecchio tempo per assimilare, accettare e apprezzare “la partita più lunga della storia del ten-nis”. “Dovunque fossi, tutti mi poneva-no domande su quella partita - ha rac-contato - ed era diventato sempre più un incubo”. Tanto è vero che Mahut ha dovuto scrivere il libro “Le Match de Ma Vie” per superare definitivamente quella delusione sportiva. Oggi ne par-la con serenità, definendolo “il più bel momento vissuto su un campo da ten-nis”. Nonostante l’erba sia il suo terre-no ideale, Mahut non ha mai superato il terzo turno a Wimbledon, vantando però un record sul “verde” di 103 vit-torie a fronte di 43 sconfitte. Che vinca o che perda, Mahut rappresenta uno degli ultimi “romantici”, il panda del circuito Atp, un tennista old style che sa abbagliare gli appassionati con gio-cate uniche e sopraffine.