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> SPEZIE Non solo gusto ma una vera e propria medicina Anno 1 // Bimestrale // Abbonamento // Copia Omaggio > YOGA Il perfetto equilibrio tra corpo e spirito 0 numero > TISANE Curarsi secondo natura il benessere a portata di mano Well n essere I segreti dell’ayurveda > MASSAGGI > AMBRATERAPIA Il massaggio secondo gli zar > OLIO D’ARGAN Secolare alleato della bellezza

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la rivista per il benessere fisico e psichico

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> SPEZIENon solo gusto ma una vera e propria medicina

Anno 1 // Bimestrale // Abbonamento // Copia Omaggio

> YOGAIl perfetto equilibrio tra corpo e spirito

0numero

> TISANECurarsi secondo natura

il benessere a portata di manoWellnessere

I segreti dell’ayurveda> MASSAGGI

> AMBRATERAPIAIl massaggio secondo gli zar

> OLIO D’ARGANSecolare alleato della bellezza

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EditorialeChi: WELLNessereCosa: la rivista per chi cerca il vero benessereDove: direttamente a casa, su abbonamento, e nei migliori centri WellnessQuando: ogni due mesiPerché: per leggere i consigli dei più autorevoli professioni-sti del settore

WELLNessere è una rivista essenziale, che mira al cuo-re dell’informazione, senza concessioni al superfluo. Il suo obiettivo non è fare numero ma informazione, per mano di alcune delle firme più autorevoli negli specifici settori di appartenenza. Come quella del dottor Luciano Zambotti, medico-chirurgo, specialista dell’alimentazione e psicote-rapeuta, che in questo numero ci fa riscoprire il piacere di bere una buona tisana, che preparata con metodo e i giu-sti ingredienti è a tutti gli effetti uno strumento curativo; al pari delle spezie, da lui trattate in un secondo interessante articolo, molto utilizzate dalle popolazioni orientali proprio in virtù delle potenti sostanze antiossidanti, curative e pro-tettive in esse contenute… e noi che le utilizziamo solo pen-sando d’insaporire le pietanze! Dopo un percorso di benes-sere, composto da bagno turco e sauna cosa c’è di meglio di un buon massaggio? Un massaggio Ayurvedico, natural-mente, i cui benefici ci sono illustrati dalla dottoressa Oriet-ta Benatti, massoterapista e consulente ayurvedico. Oppu-re perché non concedersene uno stesi su un letto d’ambra, antica usanza degli zar di Russia che Nicoletta Chatrova, titolare di Ambra & Health, ha proposto, quasi dieci anni or sono, creando una “camera d’ambra” per deliziare anche noi comuni mortali. Daniela Gnocchi, insegnante di yoga, esamina infine le differenti tipologie di questa secolare pra-tica per ristabilire la perfetta armonia tra corpo e mente.

Buona lettura.

Editoriale

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Colophon

Colophon

Direttore Editoriale

Enzo Liaci

Editore

HORIZONTS S.r.l.

V.le Necchi, 4 - 27100 PAVIA

Tel. 0382.538131 - Fax 0382.304211

Ideazione e realizzazione

Inedit Pro S.r.l.

Via Savona, 69 - 20144 MILANO

Tel. 02.30316650 - Fax 02.30316651

www.ineditpro.com - [email protected]

Capo Redattore:

Filippo Bocca

Redazione:

Dott. Luciano Zambotti

Daniela Gnocchi

Dott.sa Orietta Benatti

Fotografie e illustrazioni

Shutterstock

Ingimage

Responsabile commerciale

Giorgio Camporeale

Responsabile spedizioni

Melissa Liaci

Responsabile personalizzazioni

Silvia Milione

Hanno collaborato

Simone Zavatta

Anno I° - Numero 0Aprile - Maggio 2012

Rivista in attesa di registrazione presso il Tribunale di Pavia

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Sommario

6YOGAIl perfetto equilibrio tra corpo e spirito

12TISANECurarsi secondo natura

24AmBrATErAPIAIl benessere secondo gli zar

26OLIO D’ArGANSecolare alleato della bellezza

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Sommario

18SPEZIENon solo gusto ma una vera e propria medicina

32mASSAGGIIl massaggio ayurvedico

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Yoga: il benessere fisico è solo il primo passo

>

a cura di Daniela Gnocchi

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splorare gli itinerari del corpo, ascoltare le svolte improvvise delle emozioni e dei pensieri, sentirsi bene con se stessi e con gli altri: a questo porta la via pratica dello

yoga. Il termine yoga, uno dei più conosciuti del grande patrimonio culturale indiano, è ormai usato, e spesso abusato, in tutto l’Occidente. Deriva da una radice sanscrita yuj (unire, ag-giogare) e indica un insieme di pratiche psico-fisiche mirate a ristabilire una relazione armoni-ca tra le diverse componenti della personalità umana (corpo fisico, emotivo, mentale) e a raggiungere l’unificazione interiore, spirituale, alla riscoperta della dimensione eterna del Sé, dell’Essere. Partendo dal corpo attraverso spe-cifiche posture (asana), si riconosce che esiste una relazione continua fra lo stato del corpo, del respiro e della condizione interiore in cui ci troviamo. Una volta che si è riconosciuta questa esperienza diviene inevitabile portarla nei fatti e nei gesti della vita quotidiana, gene-rando un benessere completo. Le origini dello Yoga non sono del tutto certe. Secondo le opi-nioni più accreditate nasce in India tra il III e il II millennio a.C. A quell’epoca risalgono infatti i reperti archeologici di Harappa e Mohenjo Daro, siti archeologici della valle dell’Indo (at-tuale Pakistan), che raffigurano divinità e figu-re ascetiche sedute in posizioni non dissimili da quelle praticate nello yoga. I primi riferimenti scritti sono quelli riportati in alcuni testi del VII secolo a.C., le “Upanishad”, che descrivono esperienze di stati di concentrazione e medi-tazione. All’inizio dell’era cristiana risale il testo considerato fondamentale dello “yoga classi-co” gli “Aforismi sullo yoga” o “Yogasutra” ,pri-ma elaborazione scritta sistematica giunta fino a noi di questa pratica iniziatica tramandata fino a quel momento per via orale. Se con il termine intendiamo la meta che l’insieme del-le pratiche (sadhana) dello yoga propone di raggiungere, lo stato di “unione”, lo yoga non può essere che uno. Se, come più spesso ac-cade intendiamo con lo stesso termine questo

insieme di pratiche come una via, un percorso che porti l’individuo verso la meta, possiamo dire che esistono molte strade per raggiungere lo stesso luogo. Per la tradizione indiana esisto-no tre vie fondamentali per consentire all’es-sere umano il superamento della sua condizio-ne: Jnana, Bhakti, Karma, rispettivamente la via della conoscenza, quella della devozione amorosa e dell’abbandono al divino e quella dell’azione disinteressata. Il Raja yoga tende in parte a operare una sintesi con un particolare accento posto sulla ricerca di uno stato medi-tativo. Un discorso a parte meritano le correnti di derivazione tantrica (Hatha Yoga, Kundalini Yoga, LayaYoga ecc.) improntate a una con-cezione simbolica ed esoterica del mondo e dell’essere umano. L’accento viene posto sul-la rappresentazione dell’essere umano come omologo dell’universo manifestato: operando sul corpo umano, visto come microcosmo in cui operano tutte le forze presenti nell’univer-so, prevede di realizzare un risveglio dell’ener-gia vitale che porti l’individuo a una comple-ta trasformazione fisica e psichica, all’unione con l’Assoluto indifferenziato, alla non-dualità. Da queste correnti prende origine tutta la simbologia energetica (chakra, nadi ecc.) proposta spesso anche ai giorni nostri nella maggior parte dei corsi di yoga. Sintetizzando, possiamo distinguere uno Yoga “materiale”, alla cui base c’è l’unione con tutti gli oggetti materiali attraverso i nostri canali sensoriali, e uno Yoga “spirituale” che mira all’unione con se stessi. Traducendo questo concetto in ter-mini medici, ci si riferisce ad un contatto con se stessi attraverso una stimolazione interiore che può essere propriocettivo, viscerocettiva o vestibolare. Il problema è che, generalmen-te, non si è stati educati a utilizzare o indirizza-re questi stimoli interni, per cui li si percepisce solo quando danno sensazioni di squilibrio o disagio e per star meglio spesso ci si rivolge al medico. Lo yoga in tal senso lavora in ambi-to preventivo per la salute, proponendo pra-

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la qualità della vita.Raja Yoga, lo “Yoga Regale” o “Yoga classico” negli Yoga Sutra di PatanjaliLo yoga, la via della conoscenza, della realizza-zione e della trasformazione di sé, si articola negli Yoga Sutra in 8 “membra” il cosiddetto Ashtanga Yoga, indispensabili allo yogin (praticante yoga) per raggiungere l’affrancamento dalla sofferen-za insita nella condizione umana. Yama e niya-ma, le prime due, sono indicazioni, suggerimenti di comportamento etico e morale che prevedo-no, per esempio, il rispetto di principi come quel-lo della non violenza, della verità e della libertà altrui, ma anche di uno stile di vita improntato a generosità e moderazione. Asana sono le po-sture, necessarie per raggiungere una maggiore consapevolezza del proprio corpo. Pranayama sono gli esercizi che permettono di controllare la respirazione e attivare attraverso di essa l’ener-gia vitale. Pratyahara,”la ritrazione dei sensi”, è

la capacità di non essere costantemente proiet-tati e dispersi verso l’ambiente esterno, sapersi interiorizzare. Dharana è la concentrazione, il sa-persi focalizzare sull’Essenziale. Dhyana è la me-ditazione, la contemplazione, stato d’essere che consente una percezione differente di se stessi, degli altri e dell’ambiente e, infine, samadhi, è l’esperienza mistica di unificazione, “enstasi”, come è stato tradotto da uno dei massimi stu-diosi di storia delle religioni, Mircea Eliade, con un neologismo che indica uno stato di “estasi in-teriore”, di “autorivelazione del Sé”. Jnana Yoga lo “Yoga della conoscenza” Trova la sua origine nella dottrina del Samkhya e nelle Upanishad. Il termina jnana, che in questi testi indica la co-noscenza metafisica, deriva dalla stessa radice che in italiano ha prodotto gnosi, gnosticismo. La conoscenza è in questo caso intesa non come erudizione, accumulo di informazioni, ma come consapevolezza, comprensione intuitiva che sor-

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tiche dirette alla consapevolezza del corpo, del respiro, dello stato della mente e della qualità dei pensieri. Il movimento lento e consapevole e la tenuta delle posture yogiche (asana) favorisce e mantiene una buona mobilità delle articolazioni, la tonicità muscolare e sviluppa l’attenzione e la memoria del corpo. Questo atteggiamento fisico e mentale consente di scoprire dove si scaricano le tensioni emotive e di agire immediatamente per scioglierle. Ancora, gli asana portano nomi che richiamano simboli potenti e antichi, tratti dal mondo animale, vegetale e mitologico. Questi simboli lavorano dentro il praticante, arrestando il flusso incontrollato dei pensieri ed evocando una risposta emotiva. Le tecniche di pranayama (il controllo del respiro, nelle sue fasi alternate di inspirazione ed espirazione) consentono poi una migliore ossigenazione, a beneficio di tutti i sistemi di regolazione dell’organismo e del sistema ner-voso simpatico e parasimpatico. Tra le pratiche

più amate dello yoga, il rilassamento (yoga nidra) conduce poi ad uno stato di coscienza non or-dinario, tra il sonno e la veglia, inducendo ad un contatto tra subconscio e inconscio che ha effet-ti molto potenti sull’equilibrio psicofisico generale della persona. Il corpo (e la mente, che è anco-ra corpo) spesso sentito come un ostacolo, nello yoga viene riconosciuto come un meraviglioso strumento di conoscenza, un potente alleato per il ben-essere, una possibilità di sperimentare più livelli esistenziali. Il fatto di fare la posizione della montagna, dell’albero o del serpente, al di là dell’indubbio risultato di armonia psicofisica che può dare, può essere anche un recupero della nostra memoria filogenetica, dell’essere minera-le, vegetale, animale e divino che sono in ogni es-sere umano. E questo dà anche un altro modo di rapportarsi con queste realtà di esistenza. Quan-do cambia il modo con cui si agisce, si modifica la qualità dell’azione e le sue ricadute. E cambia

Uno yoga o molti yoga?

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ge nello stato meditativo, Karma Yoga lo “Yoga dell’azione. È for-se l’insegnamento fondamenta-le della Bhagavad Gita, il “Canto del Signore”, libro fondamen-tale per la spiritualità indiana. Il protagonista, Arjuna, si trova a vivere il conflitto di dover com-battere in guerra contro amici e parenti schierati sul fronte oppo-sto, e riceve l’insegnamento del dio Krishna che assume il ruolo del suo cocchiere. L’azione è in questo caso azione disinte-ressata, compimento dei doveri inerenti al proprio stato, con to-tale distacco rispetto ai risultati, al frutto dell’azione. Bhakti Yoga lo “Yoga della devozione amo-rosa al divino”. Prevede il totale abbandono alla propria “divi-nità d’elezione” (ista-devata), l’unione mistica nel cuore che ritroviamo anche nei mistici cri-stiani medievali o nelle correnti mistiche dell’Islam (Sufi). L’unio-ne col principio trascendente viene ricercata attraverso l’a-more incondizionato e il ricono-scimento del divino nel mondo. Hatha Yoga lo “Yoga dello sfor-zo” o “dell’unione delle polarità contrapposte”. Il termine hatha vuol dire “violento, con forza”, ma indica anche le polarità: ha viene spesso interpretato come “sole” e tha come “luna”. Lega-to alla figura di Gorakshanatha, personaggio avvolto nel mistero vissuto forse intorno al XII secolo nel Nord-Ovest dellIndia, trova la sua definizione in alcuni testi che vengono fatti risalire al XIV-XV secolo: Hatha Yoga Pradipika

e Gheranda Samhita. Propone una pratica particolarmente in-centrata sul corpo: satkarman (i sei atti purificatori), asana (posture corporee non solo me-ditative ma con forti contenuti simbolici); pranayama, bandha e mudra (controllo dell’energia vitale attraverso la respirazione, specifiche contrazioni musco-lari e gesti simbolici); pratyaha-ra (ritiro dei sensi dagli oggetti esterni); dhyana (stato di medi-tazione); samadhi (stato di uni-ficazione completa). Secondo la visione tantrica con il corpo fisico coesiste un corpo “sottile” sul quale l’hatha-yoga opera. Questo corpo “sottile” è fatto da innumerevoli canali energe-tici nei quali scorre l’energia vi-tale. I canali più importanti sono quello connesso con la polarità femminile ida e quello collegato alla polarità maschile pingala. Quando queste correnti fluisco-no unite nel canale centrale sushumna, lungo la colonna ver-tebrale, permettono l’apertura e l’attivazione dei chakra, centri energetici collocati lungo l’as-se vertebrale. Il raggiungimento dello stato di “unione” è visto come il simbolico risveglio dell’e-nergia sopita – Kundalini -, rap-presentata come un serpente addormentato alla base della colonna vertebrale. Sicuramen-te il più diffuso nel mondo mo-derno, è spesso ridotto a una semplice ginnastica dolce in cui si propongono posture e esercizi respiratori svuotati del loro au-tentico contenuto.

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Il movimento lento e consapevole e la tenuta delle posture yogiche (asana) favorisce e mantiene una buona mobilita’ delle articolazioni, la tonicita’ muscolare e sviluppa l’attenzione e la memoria del corpo.

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Tisane: la fonte del benessere

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a cura del Dott. Luciano Zambotti

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na volta usciti dall’hammam siamo abituati a berci una buona tisana. E questa è una buona regola, poi-ché aiuta a reintegrare i sali minerali

perduti con il sudore. Ma questa abitudi-ne dovrebbe essere mantenuta e protrat-ta nel corso del tempo, anche tra le mura domestiche. Le tisane, infatti, sono le “pre-parazioni terapeutiche” più facilmente re-alizzabili e (sotto forma di infusi e decotti) sono da secoli utilizzate per curare diverse affezioni. Una tisana terapeutica non è la semplice unione di alcune piante medici-nali ma, al contrario, si tratta di una misce-la ben dosata e mirata di poche droghe, non più di quattro/cinque, al massimo sei, piante medicinali, ad azione sinergica in modo tale che l’azione di ciascuna in-fluenzi le altre.

Troppe droghe fanno un minestrone, non una tisana e se non si conoscono bene i principi attivi delle piante medicinali si corre il rischio di mettere insieme tannini, mucil-lagini e steroli e quindi di inattivare il tutto. Fanno eccezione a questa regola le tisane espettoranti e le tisane depurative, in cui si possono mettere diverse droghe, anche dieci o venti. Fondamentale non è il nume-ro delle piante medicinali utilizzate, quanto la scelta, il sinergismo d’azione e l’equilibrio fra le varie droghe nella sua totalità. Per dro-ga s’intende la parte della pianta utilizza-ta. Non sempre si prende la pianta in toto, spesso si utilizza solo una sua parte, quella più ricca di principi attivi: così per esempio si usano i fiori di lavanda, arancio, arnica, tiglio, calendola; le foglie di rosmarino, al-loro, salvia, eucalipto, carciofo; le radici di valeriana, tarassaco, liquirizia, rabarbaro; i semi di finocchio, anice, cumino, cardo mariano; le gemme di pino ecc. È buona norma frantumare, triturare o polverizzare le droghe prima del loro impiego, allo sco-

po di agevolare l’acqua nella sua opera di estrazione dei principi attivi. Il rapporto me-dio droga/acqua in una tisana è di circa 3-5 grammi di droga ogni 100 ml d’acqua. Preparare una tisana terapeutica è un’ar-te simile alla composizione di un mosaico in cui ogni sassolino e ogni pietruzza acqui-stano un senso nella raffigurazione gene-rale; così ogni droga, nella tisana, svolge una sua precisa funzione terapeutica. Solo una persona che conosce bene le pian-te medicinali, con le loro azioni primarie e secondarie e con le loro controindicazioni, potrà approntare una tisana terapeutica efficace, in cui gli effetti terapeutici delle droghe siano complementari e sinergici e non si annullino vicendevolmente.

La preparazione di una tisana terapeutica deve seguire alcune regole ben precise ed essere formulata secondo un principio or-ganizzativo e strutturante tale che le singole droghe siano associate in maniera ottimale.

Nella composizione di una tisana terapeuti-ca le droghe devono rispettare queste ca-ratteristiche:

> omogeneità morfologica (droghe uniformi dal punto di vista morfologico);

> omogeneità farmacologica (associare droghe dotate di azione farmacologica dello stesso tipo);

> sinergismo dei principi attivi delle droghe, affinché l’effetto terapeutico sia potenziato;

> complementarietà (associare droghe che allarghino lo spettro d’azione della tisana e curino il maggior numero di sin-tomi del paziente senza esercitare azioni contrastanti).

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Le tisane terapeutiche, se vengono prepa-rate e utilizzate nel giusto modo, offrono una buona efficacia terapeutica e questo è il motivo per il quale compaiono in molte far-macopee. Il prof. Rovesti, padre della fitote-rapia italiana, sosteneva che le tisane erano un ottimo modo di somministrare i principi at-tivi di una pianta medicinale. «L’utilizzazione delle piante medicinali, attraverso prepara-zioni semplici e facili come tisane terapeu-tiche, infusi, decotti che ricalcano quasi in-tegralmente, in forma solubile, il complesso delle sostanze contenute nella pianta è un ottimo metodo per curarsi con le piante per-ché queste preparazioni non sfruttano un’u-nica sostanza attiva, ma un vero e proprio cocktail di principi attivi che comprendono, oltre quelli precipuamente attivi, numerosi al-tri che sono contemporaneamente presenti nella pianta. Essi agiscono come fattori coa-diuvanti rendendo i principi attivi più disponi-bili, più benefici e più bioaffini all’organismo».

Le tisane terapeutiche presentano i seguenti vantaggi rispetto ad altre forme officinali:

> facile assorbimento dei principi attivi;

> rapidità di azione dei principi attivi assorbiti;

> assecondare le esigenze dei pazienti.

Presentano invece i seguenti svantaggi, in particolare modo i decotti:

> un maggiore tempo dedicato alla prepa-razione;

> odore e gusto spesso sgradevole che talo-ra il decotto può assumere.

L’efficacia di una tisana (infuso o decotto) dipende molto dalle modalità di prepara-zione, dal rispetto delle dosi, dal tempo di

infusione o decozione e dalla posologia. È molto importante che la preparazione di una tisana terapeutica venga eseguita se-condo precise regole codificate da millenni per esaltarne efficacia e l’azione terapeu-tica delle piante. L’azione terapeutica di una tisana può cambiare a seconda il tipo di preparazione (infusione o decozione); ad esempio se una tisana con un infuso d’equi-seto è diuretica, il decotto d’equiseto è rimi-neralizzante.

Ricordiamo che l’infuso si prepara versando sulle droghe, ridotte ad un grado convenien-te di suddivisione, l’acqua alla temperatura di ebollizione e lasciandole poi a contatto con l’acqua stessa per un tempo più o meno lungo. Generalmente gli infusi si praticano sulle droghe a tessuto delicato come fiori, gemme, foglie. Il tempo medio di infusione delle varie droghe è di 7-10 minuti, ma lo si può protrarre anche a 15-20 minuti a secon-da del tipo di droghe utilizzate e dei principi attivi che si vogliono estrarre.

Il decotto si ottiene facendo bollire in acqua più droghe da cui si vogliono estrarre i princi-pi attivi. La decozione si addice alle droghe compatte e lignificate o comunque coria-cee come: cortecce, radici, semi, foglie… La loro decozione comporta un tempo di ebollizione da 6 a 30 minuti, a seconda della durezza della droga e un successivo periodo di infusione non inferiore ai 5-10 minuti per fa-vorire la fuoriuscita dei principi attivi dalle cel-lule vegetali ed il loro passaggio nell’acqua. Subito dopo si filtra e si comprime il residuo.

È bene rammentare al paziente che le tisane (infusi o decotti) sono preparazioni fatte sul momento prive di conservanti, quindi van-no consumate subito dopo la preparazione La posologia di un infuso è sempre di una tazza 2-3 volte al giorno, ripartite secondo

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convenienza, da bere a piccoli sorsi. Per ottenere un buon ri-sultato in una cura con piante medicinali è importante assu-mere le tisane terapeutiche per un certo periodo di tempo (2 o 3 mesi). In genere, salvo alcune eccezioni, la cura si articola in cicli di alcuni mesi, intervallati da periodi più brevi in cui si as-sumono tinture o altre tisane a base di droghe analoghe allo scopo di evitare l’assuefazione. Di solito si interrompe la sommi-nistrazione di tisane terapeu-tiche una settimana ogni 4/6 settimane di trattamento, se la prescrizione è prescritta per un lungo tempo. Le tisane possono ancora oggi essere utilizzate ef-ficacemente nella cura di mol-te affezioni morbose o piccoli mali quotidiani quali stipsi, diar-ree, bronchiti, tossi catarrose, digestioni difficili, spasmi addo-minali, coliti, dismenorree, ame-norree e come disintossicanti e coadiuvanti anche nella cura di malattie più complesse come il diabete, le ipertensioni, le epa-titi, le prostatiti, l’insufficienza renale, epatica, le tonsilliti, la gotta, le litiasi renale, epatica ecc., che peraltro necessitano di più incisive terapie farma-cologiche. Nei Paesi del nord Europa, ma anche in Polonia, ex-Jugoslavia, Ungheria, Russia, Austria, Germania, Svizzera, Ce-coslovacchia è consuetudine bere tisane di piante medicinali per uso terapeutico. In Italia, in-vece, le pianti medicinali ven-gono considerate un retaggio

della nonna, di scarsa efficacia terapeutica, nonostante gli invi-ti e gli appelli dell’OMS ad usar-le. Certamente non bisogna aspettarsi risultati immediati e miracolosi da una cura con ti-sane come se queste costituis-sero la panacea per tutti i mali, ma un loro effetto terapeutico ce l’hanno di sicuro e aiutano l’uomo moderno a combatte-re molti malesseri e a prevenire diversi disturbi legati alla vita moderna. È bene regolare le dosi in modo da ottenere un effetto terapeutico non rigo-roso ed immediato, ma dolce e prolungato. È buon criterio prudenziale iniziare con prepa-razioni diluite, impiegando per esempio la metà delle quan-tità indicate di droga, aumen-tandone poi gradatamente la concentrazione via via che si riscontrano gli effetti positivi e l’assenza di reazioni collaterali senza mai superare tuttavia le quantità indicate. Le prepara-zioni diluite sono molto spesso più gradevoli. Per misurare la necessaria quantità d’acqua possono servire, oltre a cilindri di vetro o plastica graduati, già in uso per misurare latte, olio, vino, farine, anche piccoli contenito-ri come una tazzina da caffè o una tazza da tè. Per orientarci possiamo servirci, con buona approssimazione, delle misure riprodotte nel quadro A per le droghe secche e nel quadro B per le quantità d’acqua.

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Spezie?Salute e benessere!

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a cura del Dott. Luciano Zambotti

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L’ Ayurveda mette in primo piano l’a-limentazione sia nel prevenire sia nel curare le malattie. Il cibo, se-condo questa antica scienza me-

dica, è considerato medicina ai pari dei farmaci. Chi è avanti negli anni ha certa-mente tra i ricordi dell’infanzia quelli del medico di famiglia che dopo averlo ben bene visitato raccomandava non solo le medicine da somministrare ma anche la dieta più adeguata. Chi, invece, si acco-sta agli insegnamenti della medicina Ayur-vedica scoprirà che la nutrizione ha il suo giusto posto nel risanamento dell’organi-smo malato e soprattutto per conservarlo in buona salute. Dare importanza all’ali-mentazione significa avere rispetto per il nostro sistema immunitario perché nei tre-cento metri quadrati della mucosa dell’apparato digerente ci sono tre chili di linfociti, praticamente la parte preponde-rante del sistema immunitario. Quindi un intestino ben trattato comporta un poten-ziamento del sistema immunitario che, partendo dalla mucosa intestinale, rag-giunge tutte le mucose e i connettivi e si pone a difesa della salute del nostro cor-po. Un’equilibrata alimentazione però non è sufficiente ad assicurarci una buona sa-lute perché il valore nutrizionale d’ogni ali-mento è anzitutto funzione delle capacità del corpo di accedere alle energie che si trovano in potenza nelle sostanze alimen-tari e che possiamo captare solo se gli ali-menti saranno correttamente metaboliz-zati. Al processo di metabolizzazione contribuiscono gli enzimi digestivi e parti-colari piante che da tempo, usate in cuci-na, aromatizzano i nostri cibi, spezie utili a rafforzare il metabolismo digestivo, che l’Ayurvedica, con il termine sanscrito Agni, chiama “fuoco digestivo”. Le spezie occu-pano un posto importante nella cucina ayurvedica. L’arte di usare le spezie e la conoscenza del loro potere curativo sono aspetti fondamentali della cucina indiana.

La medicina ayurvedica considera le spe-zie alimenti dotati di proprietà in grado di rafforzare e stimolare gli organi e le ghian-dole del sistema digerente. Con l’utilizzo dei cosiddetti “aromi”, si aggiungono ai cibi preziosi elementi prebiotici e utilissime sostanze disinfettanti, antiputrefattive, anti-fermentative. Il “fuoco” si mantiene così vivo e di conseguenza il sistema immunita-rio rinforzato, tanto più che il cibo imbandi-to sulle nostre tavole è troppo spesso pre-parato con prodotti già impoveriti di elementi vitali perché provenienti da colti-vazioni intensive, largamente cosparse di concimi chimici e pesticidi, e poi conserva-ti con altre sostanze ben poco raccoman-dabili per la salute. L’arte di insaporire i cibi con erbe aromatiche e spezie è antichissi-ma e ogni popolo aveva le sue spezie e i suoi piatti tipici. Le spezie sono piante me-dicinali che hanno un odore e un gusto particolari che trasmettono ai cibi quando vengono associate ad essi. Vengono utiliz-zate per modificare le qualità degli alimen-ti, per renderli più digeribili e ridurne gli ef-fetti negativi. Sono usate generalmente in piccolissima quantità, poiché le loro carat-teristiche organolettiche, il loro aroma, di-pende da componenti aromatici di alta intensità che stimolano i recettori gustativi delle papille linguali. Al fattore nutrizionale ci si può e ci si deve accostare anche forse di più per prevenire malattie e disordini metabolici ed evitare di mettersi nella con-dizione di dover ricorrere ai farmaci. Que-sto obiettivo lo si può raggiungere seguen-do le regole di una corretta e sana alimentazione come l’adattare l’alimenta-zione ai i ritmi giornalieri, ai ritmi stagionali e alla propria costituzione.

Le spezie apportano ai cibi valori aggiunti molto importanti:

> conferiscono ai cibi maggiore appetibilità;

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> esaltano il gusto e il sapore dei cibi;

> stimolano l’appetito;

> attivano Agni, il fuoco digestivo;

> rendono i cibi più digeribili;

> favoriscono la conservazione dei cibi;

> trasmettono ai cibi le loro proprietà tera-peutiche;

> riducono gli effetti negativi di alcuni alimenti;

> agiscono sui dosha Vata Pitta, Kapha

> possono alleviare e curare diversi disturbi grazie alle loro proprietà terapeutiche.

Secondo la concezione ayurvedica, le spe-zie vanno sempre utilizzate in maniera equi-librata in conformità sia alla propria costitu-zione, alla forza di Agni, il fuoco digestivo, sia al clima e alle stagioni, e sia con la com-binazione individuale dei tre dosha Vata-Pitta-Kapha e al gusto personale. L’impor-tanza delle spezie, in ayurvedica, è, quindi, non solo legata alla loro azione di insaporire i cibi e rendere le pietanze più digeribili, ma anche e soprattutto alla loro azione su Agni, il fuoco digestivo, e la loro capacità di rie-quilibrare o stimolare i tre dosha Vata, Pitta, Kapha, ristabilendo la salute. La costituzione o Prakruti del singolo individuo viene distinta in base all’energia sottile (Dosha) che do-mina in lui: i Dosha Vata (energia di Etere e Aria), Pitta (energia del Fuoco) e Kapha (energia di Acqua e Terra). Ogni persona ha presenti in sé le tre energie in quantità differente, e un eccesso o una carenza di una di una o più provoca disturbi che poi generano le malattie. Grazie a trattamenti personalizzati che si basano sulla costituzio-ne individuale, l’Ayurveda riesce a “riequili-

brare” i tre Dosha e a prevenire o curare tut-ti i disturbi per mantenere una buona salute. Una persona con uno squilibrio di Vata do-vrà assumere soprattutto cibi dolci speziati con erbe aromatiche riscaldanti; una perso-na con uno squilibrio di Pitta dovrà preferire cibi o preparazioni rinfrescanti dal sapore astringente, amaro o dolci; mentre una per-sona che soffre di un eccesso di Kapha avrà bisogno di cibi o preparazioni amare e de-purative. Per compensare i dosha in manie-ra semplice ed equilibrata l’ayurveda pre-scrive speciali miscele di erbe aromatiche e spezie denominate “churna” che prendono il nome proprio del dosha che pacificano e normalizzano. (es. il churna Vata riduce e pacifica l’eccesso di Vata). Le spezie per la maggiore parte, sono piante medicinali che non solo donano il loro aroma ai cibi ma intervengono anche nella cura di diversi di-sturbi, da quelli digestivi alle dispepsie, atonie gastriche, flatulenze, coliti, distensioni e gon-fiori addominali. Sono rimedi in molte affezio-ni come ad esempio dopo un’influenza, con inappetenza e astenia, ove si sente il bisogno di alimenti acidi che riattivino Pitta e sviluppi-no Kapha, che ci permettono di riacquistare velocemente la salute. Grazie alla loro pre-senza ogni piatto può diventare un rimedio terapeutico e gratificare il gusto di ogni per-sona. Le spezie vanno utilizzate con ocula-tezza, in modo da esaltare i sapori, arroton-darli o completarli, senza coprirli. Quest’arte consiste proprio nel saper scegliere quelle più indicate per ogni cibo, costituzione, squi-librio dei tre dosha, miscelandole nella giusta quantità e nella maniera migliore. La sapien-te combinazione di spezie che si rinforzino e si compensino a vicenda consente al cuoco ayurvedico di poter creare innumerevoli va-riazione che meglio si adattano alla persona. Lo stesso piatto può così acquistare di volta in volta un gusto nuovo e unico che meglio si adatta alla stagione, al clima, alla costituzio-ne e allo squilibrio dei tre dosha.

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Ceci al curry Ingredienti: > 300 g di ceci secchi (tenuti a bagno per una notte in acqua addizionata a un pizzico di bicar-bonato e un mazzetto di erbe aro-matiche)> 200 g di pomodoro> 1 cucchiaino di assafetida> 1 carota> 1 costola di sedanomezza bustina di zafferano> 2 cucchiaini di curry> un mazzetto di erbe aromati-che (timo, maggiorana, basilico, menta) fresche o un cucchiaio es-siccate, ghee o olio extravergine d’olivo> un pezzetto di peperoncino pic-cantesale.

Scolate i ceci, sciacquateli sotto l’acqua corrente quindi metteteli in una casseruola ricoperti di acqua. Portate a ebollizione e cuoceteli a fuoco basso per 90 minuti circa. Dopodiché scolateli e tenete da parte una tazza della loro acqua di cottura. Mondate, lavate e tritate il sedano, la carota e la cipolla. Met-tete il trito in una casseruola con 4 cucchiaiate di olio, fatelo legger-mente dorare quindi unitevi i ceci. Rigirate bene e spolverizzate con il curry mescolato allo zafferano. Sa-late, unite il peperoncino sbriciola-to, bagnate con la tazza di acqua di cottura dei ceci tenuta da parte e cuocete a fuoco moderato per

una ventina di minuti. Nel frattem-po, lavate i pomodori, tuffateli per qualche istante in acqua bollente poi scolateli, pelateli e tagliateli a filetti. Mondate lavate e tritate le erbe aromatiche (se sono fresche) e poco prima del termine di cottu-ra uniteli ai ceci assieme ai filetti di pomodoro. Regolate di sale, me-scolate e servite anche tiepido.

Crema di carote con zenze-ro e cumino

Ingredienti per 4 persone > 500 g di carote> 2 spicchi d’aglio schiacciati> 2 cucchiai di semi di cumino in polvere> 3 cucchiai di aceto di mele> 4 cucchiai d’olio d’oliva extra vergine> 15-30 olive nere, > 1 cucchiaino di peperoncino rosso in polvere> 1 cucchiaio di cannella> ½ cucchiaino di zenzero in pol-vere> fette di pane.

Pulite, lavate le carote e lasciate-le cuocere nell’acqua bollente e salata finché risultano cotte, poi sgocciolatele e schiacciatele in una teglia; incorporate gli altri ele-menti poco alla volta, mescolan-do accuratamente con un cuc-chiaio di legno. Servite tiepido o freddo secondo i gusti, guarnen-do con le olive nere e accompa-gnando con fette di pane tostato.

Le spezie in tavola

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Sommario

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AmbraterapiaIl benessere secondo gli zar

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a cura della redazione

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L a ditta Ambra & Health è stata fondata da Natalia Chatrova nel 1995. Dalla semplice distribuzione all’ingrosso di gioielli in ambra, realizzati da abili artigiani russi, in breve tem-

po Natalia decide di dare maggiore risalto alle virtù terapeutiche (ampiamente studiate in Rus-sia) racchiuse nella nobile resina fossile. È il 2002. Sulla scia dei positivi riscontri ottenuti, l’anno suc-cessivo presenta la prima camera d’ambra, una cabina per massaggi che, oltre a sfruttare le pro-prietà benefiche dell’ambra grezza, presente tutt’intorno al suo interno, crea un’atmosfera rilas-sante e suggestiva simile ai lussureggianti am-bienti dell’800. La camera d’ambra, infatti, era considerata l’ottava meraviglia del mondo, il preziosissimo tesoro degli zar. Donata nel 1716 dal re di Prussia, Federico Guglielmo I, a Pietro Il Gran-de e composta da ben sei tonnellate di preziosis-sima resina, era situata nel palazzo imperiale d’e-state di Tsarskoye Selo nei pressi di San Pietroburgo. Lo zar amava sottoporsi a questo percorso tera-peutico dopo ogni giornata trascorsa a cavallo e secondo la tradizione non vi rinunciava neanche nel corso delle estenuanti campagne militari cui prendeva parte. A tale proposito si racconta che si fosse fatto costruire una camera d’ambra tra-sportabile, fissata su pannelli smontabili, in cui tra-scorreva in assoluto relax il proprio tempo libero. Molto più rivolto al benessere psico-fisico, invece, il protocollo del massaggio della zarina, il cui stato mentale veniva riequilibrato dalla positiva influen-za provocata da sacchetti di resina riscaldata applicati nei punti bioenergetici del corpo.

L’ambra indicata negli stati di affaticamento e stress quotidiani. Aiuta inoltre il miglioramento della tonicit muscolare e del circolo periferico

Oggi come alloraIl trattamento che viene proposto oggi è fedele a quello dell’epoca e ripercorre le fasi messe a punto dagli addetti personali alla salute dei due regnanti. Le indicazioni terapeutiche principali riguardano gli stati di affaticamento e stress quo-tidiani, il miglioramento della tonicità muscolare

e del circolo periferico. Nella Camera D’ambra le luci sono spente. Un delicato e rilassante chia-rore, in ossequio alla tradizione, è offerto dal lume delle candele che col loro riflesso accendono le diverse tonalità della resina. Le pareti sono deco-rate da pannelli curativi, realizzati con particolari tipi d’ambra, capaci di ionizzare l’ambiente.

Le caratteristiche di questa nobile resina, di neutralizzare l’effetto statico, permettono di rinnovare il sistema energetico dell’individuo e di conseguenza si incrementa il beneficio di qualsiasi massaggio effettuato in questo tipo di ambiente

Come funziona?Pima ci si distende sul letto di confetti d’ambra grezza, che fin dal primo momento risvegliano e stimolano le parti del corpo con cui vengono a contatto. Quindi si passa ai massaggi plantari e corporei, con apposita attrezzatura compo-sta da rulli e pepite d’ambra. Tale attrezzatura è in grado di influire sulla bioelettricità del corpo, per semplice contatto, eliminando la tensione elettrostatica, e permette di creare il massimo contatto tra la pepita e il corpo incrementando l’efficacia del trattamento, in cui si utilizza esclu-sivamente olio essenziale d’ambra. Le caratte-ristiche di questa nobile resina, di neutralizzare l’effetto statico, permettono di rinnovare il siste-ma energetico dell’individuo e di conseguenza d’incrementare il beneficio di qualsiasi massag-gio effettuato in questo tipo di ambiente. È però indispensabile che l’ambra utilizzata per scopi terapeutici sia di elevata qualità, in quanto solo quest’ultima possiede le giuste quantità di so-stanze curative e rilassanti che consentono un trattamento efficace.

Per maggiori info: 80078 Lacco Ameno, Ischia (Napoli) tel: +39.393.0390081 - +39.392.9743692 [email protected] www.ambrahealth.com

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Secolare alleato: l’argan in “Pillole”

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a cura della redazione

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e pillole che vi offriamo non sono da in-gerire, ma da leggere per saperne di più su un preziosissimo alleato per la cura del corpo. Lo trattiamo dal punto di vista

cosmetico anche se esso è un valido alleato anche in tavola. Ma di questo avremo modo di approfondire nelle prossime puntate…

L’olio di argan si ricava dall’albero di argania spinosa, caratterizzato da rami spinosi, alto fino a 8 /10 metri e da una resistenza degna di nota, che gli permette di vivere anche 150-200 anni. Questa pianta si è adattata perfet-tamente all’aridità del sudovest del Marocco e presenta una sagoma molto caratteristica, con chioma ampia e arrotondata, tronco nodoso, tortuoso e abbastanza corto, forma-

to spesso da più parti intrecciate tra loro. Da essa si ricava il prezioso olio che le popolazioni berbere hanno sempre utilizzato per le prezio-se virtù alimentari e cosmetiche. È ideale per idratare la pelle, grazie agli acidi insaturi e alla vitamina E, che agisce da antiossidante e aiu-ta nel mantenimento delle funzioni del sistema nervoso e muscolare. Altre sostanze contenu-te, anche se in percentuale minore, sono: vi-tamina A, vitamina F, acidi linoleici Omega 3 ed Omega 6. Aiuta inoltre nei disturbi reumatici e cardiovascolari, proteggendo i tessuti con-nettivi. Utilizzato in maniera costante, l’olio di Argan ridona vitalità alle cellule, migliora la to-nicità del viso, limita la comparsa delle rughe, liscia la pelle, nasconde le occhiaie e riduce l’irritabilità della pelle.

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A seconda che i noccioli vengano o meno tostati si ottengono due tipi di olio: uno alimentare e uno cosmetico. Quest’ ultimo, quello di nostro interesse, appa-re più chiaro, e viene utilizzato su pelle e capelli. Efficace nella lotta contro gli eczemi, la disidratazione e l’invecchia-mento della cute, nel primo caso, come anticaduta nel secondo.

PELLEContenendo sostanze antiossidanti e aci-di grassi essenziali l’olio di argan è uno dei migliori rimedi esistenti contro l’in-vecchiamento della pelle. La protegge contro gli aggressori esterni (sole, metalli pesanti, smog, vento, inquinanti vari tra cui sostanze tossiche inalate, ingerite o assorbite attraverso la cute):

> stimola la rigenerazione e l’ossigenazio-ne della pelle. Dona elasticità e svolge un’importante azione antiage. L’olio di Argan penetra rapidamente nella pelle lasciandola idratata e non unta;

> con l’olio di Argan è possibile prepara-re uno scrub per il corpo aggiungendovi un po’ di sale da cucina. Con l’aggiunta di zucchero è invece ottimo per la pelle delle labbra. Le rende morbide e prive di pellicine;

> può essere utilizzato per le smagliature prodotte dalla gravidanza;

> poche gocce di olio applicate diret-tamente sulla pelle donano luminosità e morbidezza alla cute. Dopo la doccia bastano 6 o 7 gocce di olio sulla pelle ancora umida facendola assorbire con un delicato messaggio;

> aggiungere 6/7 gocce di olio di argan

nell’acqua della vasca da bagno contri-buisce alla detersione rendendo la pelle morbida e priva di impurità;

> l’olio può essere utilizzato anche per la pelle del seno. Massaggiando delicata-mente qualche goccia di olio si preserva l’elasticità della pelle, fragile e delicata, del seno.

VISOGrazie alla considerevole presenza di Vi-tamina E:

> bastano una goccia al mattino e una alla sera per combattere efficacemente la formazione di rughe ed ostacolare i processi di invecchiamento cellulare;

> poche gocce di olio di argan, prima e dopo la rasatura, lasciano la pelle idrata-ta e preservano dalle irritazioni.

CAPELLIL’olio di Argan è indicato nel trattamento per capelli fragili, secchi, sfibrati e privi di lucentezza poiché dona loro forza e idratazione. Alimentando le fibre capillari conferisce ai capelli brillantezza, flessibi-lità e combatte le doppie punte e l’ina-ridimento:

> per rendere i capelli nutriti e setosi si può scaldare qualche goccia d’olio tra le mani, strofinandolo delicatamente sui capelli ciocca per ciocca. Si deve la-sciare in posa per un’ora e poi procede-re con il lavaggio.

mASSAGGIL’olio di argan, ampiamente usato per i massaggi, è un ottimo decontratturante muscolare

CoSmeSI

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CuLTurA

Nell’antichissima civiltà berbera, i grandi alberi di argan hanno la valenza di simboli della vita. A Tassila, presso Tamanar, vi è quello che viene considerato il più vecchio, chiamato “Targante Nchick”, o albero saggio, festeggiato ogni anno con un raduno popolare fatto di pranzi, balli e canti tradizionali. Un modo per ricordare il pas-sato e un auspicio di speranza per il futuro.

FIorI e FruTTI

I fiori, il cui colore varia da bianco a giallo-verdastro, compaiono tra maggio e giugno. Il frutto è una bacca ovale lunga circa 3 cen-timetri, che una volta giunta a maturazione diventa giallo-bruna, contenente una noce estremamente dura al cui interno vi sono tre “noccioli”. Un albero di medie dimensio-ni produce circa 8 chilogrammi di noccioli all’anno. Le foglie, verde scuro e coriacee, servono di nutrimento a cammelli e capre..

In TAvoLA..

Nonostante l’argomento sia stato trattato dal punto di vista prettamente cosmetico, una “pillola” d’informazione gastronomica non potevamo esimerci dal fornirla. I marocchini as-sumono un cucchiaio d’olio di argan già alla mattina, a stomaco vuoto, mescolandolo con un cucchiaio di miele. In tal modo sono pronti per affrontare la giornata con la giusta energia. Recenti studi hanno dimostrato che, anche assumendo una quantità 1000 volte superiore alla dose consigliata, non si sono riscontrati effetti tossici. Alimento interessante per giovani ed anziani:

> è molto digeribile e non comporta effetti collaterali.> è adatto per i bambini> è ricco di acidi grassi insaturi, molto consigliato per una sana cucina.> importante non solo dal punto di vista nutrizionale ma anche per il suo gusto delizioso alla noce.

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> Il massaggio ayurvedico

a cura della Dott.ssaOrietta Benatti

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I l massaggio con l’uso di olii dalla speci-fica attività terapeutica è una tecnica indiana di antica tradizione e tuttora in uso: fa parte del vasto campo della

Medicina Ayurvedica (la medicina tradi-zionale dell’India ) nella quale riveste un ruolo primario, accanto alla dieta e ai ri-medi fitoterapici. I bambini vengono mas-saggiati dalla nascita sino al sesto anno di vita, momento in cui possono svolgere tale pratica in autonomia. Le madri dopo il parto seguono una purificazione della du-rata di 40 giorni nella quale rientra anche il massaggio quotidiano. Nelle famiglie in-diane il massaggio è una forma di scam-bio amorevole tra uomo e donna, è una pratica rituale che precede il matrimonio e nelle zone rurali rimane uno dei primi ap-

procci alla guarigione, tra i più semplici e più economici. In India il Massaggio è quin-di una pratica famigliare e il massaggiato-re è come un amico che porta gioia, rilas-samento e benessere.

BENEFICI CUrATIVI DEL mASSAGGIO AYUrVEDICOLe proprietà del massaggio che andremo a illustrare sono le più semplici. Tralasceremo il massaggio quale tecnica terapeutica inseri-ta in un programma di cura con approccio Ayurvedico, programma essenziale nel pro-cesso di guarigione o contenimento di una malattia. Non può esserci infatti un corretto Panchakarma* (Le 5 azioni purificatrici) sen-za il massaggio che in tal caso deve essere svolto terapista esperto.

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IN LINEA GENErALE QUINDI I BENEFICI SONO ESTETICI: la pelle con una frizione leggera o pesante si ossigena, le impurità vengo-no corrette dalla dilatazione dei pori nei quali penetra l’olio arricchito di specifiche sostanze benefiche, ad esempio estratti di Sandalo. La specificità di questi olii è an-che quella di veicolare verso la superficie della pelle le tossine. Una sauna o un bagno caldo fatti a posteriori, prima della chiusura dei pori, completa l’effetto detossificante.

FISICI: sostiene tutti i sistemi del corpo (im-munitario, respiratorio, nervoso, endocrino, circolatorio, muscolare, scheletrico, digesti-vo e linfatico). Ad esempio un massaggio regolare apporta benefici in caso di emi-crania, insonnia, obesità, artrite,artrosi, irre-golarità della pressione sanguigna. Aumen-ta la produzione di anticorpi e di globuli bianchi. Aumenta la capacità di adatta-mento del corpo alle variazioni climatiche. Con esso viene facilitata l’eliminazione di gas di rifiuto e tossine.

mENTALI: facilita il rilassamento, migliora la concentrazione, ferma il vagare della men-te, l’irritabilità e l‘ipereccitabilità. Dà stabi-lità.

E in fine ma non per ultimo, il massaggio ayurvedico fatto in modo regolare, aiuta a mantenere in equilibrio i tre umori corporei, le tre forze o sostanze bioenergetiche co-nosciute in Ayurveda come Dosha*: VATA (vento), PITTA (fuoco ), KAPHA (terra). Man-tiene inoltre in equilibrio i tre principi fonda-mentali *SATTWA, RAJAS E TAMAS.

I TrIDOSHA E IL mASSAGGIOAddentriamoci brevemente nella descrizio-ne dei Dosha al fine di fare una breve carel-lata delle varie applicazioni/massaggi che si possono effettuare per ottenere notevoli miglioramenti dello stato di salute.

DOSHA in sanscrito (lingua asiatica antica)

ha il significato di colui che “uscendo può far danno”. È infatti compito del massag-gio e delle altre pratiche ayurvediche far rientrare nella normalità propria dell’indi-viduo queste forze che se alterate posso-no recar danno a organi, sistemi e tessuti. Condizioni sfavorevoli quali alimentazione scorretta, ritmi di vita non idonei alla pro-pria costituzione(PRAKRiTI*), l’età o la sta-gione possono alterare l’equilibrio di queste forze ( Vata,Pitta,Kapha), che lasciando le loro sedi a causa di un aumento eccessi-vo e causano impurità. Ciascuno di noi na-sce con proporzioni diverse di questi Dosha che ne determinano la propria costituzione Prakriti. Conoscerla ci permette di presu-mere a quali malattie potremmo andare soggetti e promuovere le giuste strategie di prevenzione; tra queste il massaggio Ayurvedico.

Vata (vento) comprende tutte le forze che inducono il corpo a muoversi (esempio: battito cardiaco, movimento della peristalsi intestinale, il deglutire ecc.)

Pitta (fuoco) comprende tutte le forze ne-cessarie alla digestione, responsabile quindi di tutte le trasformazioni chimiche del cor-po, cosi come della produzione di calore

Kapha (terra) è ciò che consolida, che tie-ne le cose assieme. Comprende il liquido sinoviale, il muco la saliva e altri lubrificanti.

Nei nostri corpi tali forze si muovono in si-nergia, come un’orchestra. Facciamo un esempio: quando ingeriamo cibo Vata si occupa del movimento nel tratto gastro-intestinale, Pitta della secrezione dei succhi gastrici, Kapha del muco che ne lubrifica il passaggio.

ma perché tutto questo preambolo per arri-vare a parlare un po’ di massaggio?La risposta è che non può esserci un vero massaggio Ayurvedico senza prima una at-

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tenta valutazione della costituzione dell’in-dividuo o Prakriti (sono: Vata-Pitta-Kapha/vata della condizione del momento del pe-riodo stagionale del momento della giorna-ta. Il Massaggiatore specializzato è in ge-nere colui o colei che come prima cosa si accerta della costituzione della persona al fine di orientare la scelta delle manualità, delle applicazioni e dell’olio più appropria-to. Verrà presa in esame la struttura corpo-rea, l’impalcatura ossea , le proporzioni e lo stato dei tessuti. L’operatore valuterà l’a-spetto di peli,capelli e unghie. Ispezionerà la pelle e attraverso un colloquio prende-rà in esame i diversi aspetti del quotidiano. Esaminerà la fisiologia della persona secon-do una visione ayurvedica.

Molto importante è che il paziente o il clien-te si apra con fiducia all’accudimento dell’operatore, così come importante è che l’operatore tenga presente che in primis egli toccherà l’anima dell’individuo, solo dopo la sua energia e in fine la struttura.

Molto operatori chiedono al cliente la com-pilazione di un questionario che permette l’individuazione dello stato di salute. Al seguito un breve esempio

TIPO DI CAPELLI

DmENSIONE DEL COrPO

APPETITO

STATO D’ANImO

PELLE

SECCHI

SOTTILE E MAGRO

IRREGOLARE

CAMBIA FACILMENTE

RUVIDA E SECCA

SOTTILI INCAUTISCONO FACILMENTE

CORPORATURA MEDIA

BUON APPETITO

LENTO AL CAMBIAMENTO, DETERMINATO

SOFFICE

VATA PITTA

SPESSI E UNTI

PESANTE

PUÒ TOLLERARE IL DIGIUNO

STABILE, NON CAMBIA

UNTA UMIDA

KAPHA

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Questa mia mano e’ potenzaLa piu’ grande potenzaContiene in se’ ogni medicinaE puo’ risanare con un tocco leggero

Rigveda (veda degli inni).1000 a.C. circa

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ll massaggio qualcosa che puo’ iniziarema mai finire una delle arti sottili non solo una questione di esperienza una questione d’amore Kabir, poeta mistico indiano vissuto nel 1400

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Con il calcolo finale si vedrà il Dosha che ha accumulato più punteggio, quello sarà da riequilibrare. Se due Dosha ripor-tano lo stesso punteggio, vanno riequi-librati entrambe. Diversamente se vi è uno stato di equilibrio tra tutti e tre i Do-sha si procederà ad aiutare l’organismo in base alla stagionalità .

A tal punto in un ambiente ben riscalda-to e preferibilmente silenzioso o con mu-sica classica, si procede alla valutazione del polso ai soli fini della scelta definitiva dell’olio appropriato o delle applicazioni più idonee.Le tecniche di massaggio ayurvedico si avvalgono di: manipolazioni, applicazio-ni, massaggi, stimolazioni .

I trattamenti hanno 20 tecniche di mas-saggi. Le applicazioni si avvalgono dell’utilizzo di sacchetti contenenti pian-te medicinali e riscaldati con olio. Le sti-molazioni si effettuano sui punti MARMA “(centri di energia vitale punti “segreti”, dotati di “potere segreto” nascosto in al-cuni siti anatomici vitali).

Gli olii potranno essere quelli apposita-mente preparati per la riduzione del DO-SHA in eccessoOppure potranno essere semplici olii di mandorle, oliva, sesamo, cocco, ricino e senape come al seguito indicato:

Al termine del trattamento è consigliata la terapia Swedana* fatta con vapori, un po’ di riposo e alcuni minuti per per-cepire i cambiamenti che il massaggio ha saputo donare. Si ritorna in questo modo a recepire interpretare e modifi-care parte dei messaggi che provengo-no dal corpo e dalla mente aiutandoli a ritrovare serenità una buona salute e consapevolezza .

Swedana Tecniche per indurre sudorazione

Panchakarma 5 tecniche di purificazione tra le quali rientra un tipo particolare di massaggio

Marmapunti di pressione del sistema di massaggio ayurvedico

mANDOrLE

OLIVA

rICINO

SENAPE

SESAmO

COCCO

PACIFICA KAPHA E VATA

PACIFICAKAPHA E VATA

ALLEVIA VATA, AUMENTA PITTA E KAPHA

PACIFICA KAPHA E VATA

PACIFICA VATA

PACIFICA PITTA

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