Welfare e Ben-essere: il ruolo delle imprese nello sviluppo della comunità
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Welfare e Ben-essere: il ruolo delle imprese nello sviluppo della comunità
Paolo Venturi, Direttore AICCON
Indice
1. Contesto, motivazione e quadro teorico della ricerca
2. Ambito di indagine e approccio metodologico
3. Analisi dei casi studio, evidenze emerse e conclusioni
1. Contesto, motivazione e quadro teorico della ricerca
2. Ambito di indagine e approccio metodologico
3. Analisi dei casi studio, evidenze emerse e conclusioni
Introduzione
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avvio del percorso sul tema dell’innovazione e dello sviluppo del welfare della Regione Emilia-Romagna con la ricerca «Un altro welfare. Esperienze generative».
FOCUS: modalità di sviluppo del nuovo welfare a partire dal contributo in termini di valore aggiunto generato dal Terzo Settore attraverso la produzione di attività e servizi volti ad alimentare il grado di benessere delle collettività.
La nuova ricerca «Welfare e Ben-essere: il ruolo delle imprese nello sviluppo di comunità» si pone l’obiettivo di valorizzare l’apporto anche di altre categorie di soggetti (imprese for profit) presenti sul territorio che contribuiscono alla creazione di servizi di welfare.
20112011
20142014
1. Contesto (1)
5
Scarsità di relazioni e di legami sociali
Welfare capacitantein grado di valorizzare e le capacità dei cittadini e di rigenerare le comunità
attraverso il contributo di una pluralità di attori.
Invecchiamento, non autosufficienza,
precarizzazione del lavoro, impoverimento, emarginazione
e disagio
Nuovi modelli di sviluppo e rilettura del concetto di ben-essereNuovi modelli di sviluppo e rilettura del concetto di ben-essere
1. Contesto (2)
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• 25.116 istituzioni non profit (8,3% del totale nazionale) che occupano 64 mila addetti (9,5% del totale nazionale e +68,3% rispetto al 2001)
• le cooperative sociali (2,8% delle ONP) occupano il 67,9% degli addetti ..
• gli addetti aumentano di 26 mila unità (+68,3%) di cui 24 mila nelle cooperative sociali
L’Economia Sociale in Emilia-Romagna (1)43 mila addetti in più, ma 19 mila lavoratori esterni o temporanei in meno
26 mila addetti in più, a cui si aggiungono 14 mila lavoratori esterni o temporanei
Fonte: Istat
-5,0
5,0
15,0
25,0
35,0
45,0
55,0
65,0
75,0
RE +93,6%
BO +86,0%
FC +84,5%
MO +80,6%
• 14 mila lavoratori esterni in più, di cui 8 mila nelle associazioni non riconosciute
• 119 mila volontari in più, di cui 72 mila nelle associazioni non riconosciute e 22 mila in quelle riconosciute
1. Contesto (3)
7
• le cooperative (1% delle imprese) occupano il 10% degli addetti
L’Economia Sociale in Emilia-Romagna (2)
Complessivamente, l’Economia Sociale emiliano-romagnola(intesa come insieme delle istituzioni non profit e delle imprese cooperative)
pesa per l’8,2% in termini di unità e per il 14,6% degli addetti sul totale nazionale
Complessivamente, l’Economia Sociale emiliano-romagnola(intesa come insieme delle istituzioni non profit e delle imprese cooperative)
pesa per l’8,2% in termini di unità e per il 14,6% degli addetti sul totale nazionale
CAPITALE UMANO
Territorio Numero di unità attive
Numero di addetti
Numero di lavoratori
esterni
Numero di lavoratori
temporanei
Numero di volontari Totale
Emilia-Romagna 28.947 216.490 26.863 2.711 428.550 674.614Italia 351.325 1.484.105 297.246 11.352 4.758.622 6.551.325
% ER su IT 8,2% 14,6% 9,0% 23,9% 9,0% 10,3%
Fonte: elaborazione AICCON Ricerca su dati Istat
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1. Contesto (2)• Popolazione: + 400 mila persone negli ultimi 10 anni (soprattutto
stranieri), tassi di mortalità bassi, diminuzione della classe di età 15-39 • Apparato produttivo: forte caratterizzazione manifatturiera ma calo
del peso dell’industria in termini di addetti rispetto alle dinamiche in atto nel settore terziario («terziarizzazione dell’economia»)
• Rischio povertà ed esclusione sociale: bassi livelli (15,7%) sia rispetto al nazionale (29,9%) che EU (24,7%) ma aumento delle persone che vivono in condizione di deprivazione materiale (13%).
• Tasso di occupazione: nel 2013 sceso a 70,6% (inferiore anche al 2004)
• Disoccupazione: nel 2013 oltre 179 mila unità (8,5% contro il 5,3% del 2011). Disoccupazione giovanile (under 25 anni) superiore al 33%
• NEET (Not in Education, Employment or Training) tra i 15 e i 29 anni: tra il 2007 e il 2013, +98,1% (112 mila unità)
Crescente domanda di
bisogni sociali(nuovi e
personalizzati)
Evoluzione del concetto di
vulnerabilità
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1. Motivazione della ricerca
Innovazione sociale
«una soluzione innovativa ad un problema sociale, più efficace, efficiente, sostenibile e giusta di
quelle esistenti, che produce valore per la
società nel suo complesso piuttosto che per i singoli
individui» (Stanford University)
Soggetti dell’Economia SocialeSoggetti dell’Economia Sociale
Imprese for profitcd. Corporate Social InnovationImprese for profitcd. Corporate Social Innovation
Pubblica AmministrazioneRuolo qualificante e messa in pratica di nuovi processi partecipativi facilitatori di innovazione sociale
(Social Innovation Guide, EU Commission, 2013)
Pubblica AmministrazioneRuolo qualificante e messa in pratica di nuovi processi partecipativi facilitatori di innovazione sociale
(Social Innovation Guide, EU Commission, 2013)
Costruzione di un modello di welfare di comunitàattraverso nuove modalità di produzione del Valore
Costruzione di un modello di welfare di comunitàattraverso nuove modalità di produzione del Valore
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1. Quadro teorico della ricerca (1)Cambiamento delle modalità di produzione del valore aggiunto
Un diverso modo di produrre valore determina diversi modelli di produzione delle istituzioni economiche e sociali: •Impresa For Profit Shared Value
•Non Profit Marketization
•Impresa Sociale Hybridization
•Stato Co-Production /Impact Investing (Social Impact Bond); Private-Public Partnership (PPP)
All’interno di questo scenario in mutamento, il valore aggiunto (sociale, economico, istituzionale)
è la risultante dell’interazione di una pluralità di soggetti.
Modalità di azione delle imprese in ambito sociale:1.Filantropia di impresa: creazione di esternalità sociali positive attraverso azioni che si sviluppano unilateralmente.2.Welfare aziendale: servizi «non obbligatori» offerti dall’azienda ai propri stakeholder in una logica contrattualistica.3.Responsabilità sociale d’impresa: azioni attuate dalle imprese che integrano questioni sociali, ambientali, etiche, relative ai diritti umani e alle sollecitazioni da parte dei consumatori nelle loro operazioni commerciali e nella loro strategia.
4.Governance e patti territoriali: costruzione di un welfare territoriale >> passaggio dal governo alla governance condivisa delle politiche sociali.
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1. Quadro teorico della ricerca (2)Il nuovo ruolo dell’impresa: la costruzione di valore condiviso
Le imprese for profit contribuiscono alla costruzione di un welfare di comunità attraverso la creazione di valore condiviso
(Porter & Kramer, Creating Shared Value, Harvard Business Review, 2011).
Le policy e le pratiche operative che migliorano la competitività di un’azienda migliorano, al contempo, le condizioni economiche e sociali delle comunità in cui opera.
1. Contesto, motivazione e quadro teorico della ricerca
2. Ambito di indagine e approccio metodologico
3. Analisi dei casi studio, evidenze emerse e conclusioni
2. Ambito di indagine e approccio metodologico (1)
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Domande di indagineCome conoscere e valorizzare l’apporto di soggetti altri rispetto alla Pubblica Amministrazione presenti sul territorio che contribuiscono alla creazione di servizi di welfare, soprattutto in riferimento al mondo delle imprese for profit?
Quali sono le modalità prevalenti di intervento?
È possibile identificare le reti di relazioni messe in atto a livello territoriale tra i soggetti del mondo for profit e non profit e la capacità di risposta che tale integrazione riesce ad offrire?
Quali sono le caratteristiche dei servizi forniti e i modi di accesso agli stessi? E le modalità di relazione con il territorio?
2. Ambito di indagine e approccio metodologico (2)
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- Criteri guida per la selezione del campione
- Individuazione del campione della ricerca:>> 25 progetti inizialmente individuati
>> 12 progetti su cui è stata realizzata una prima fase di indagine
>> 7 casi studio finali oggetto di ulteriori approfondimenti
- Metodologia di indagine: >> analisi di documenti e pubblicazioni relative ai progetti >> indagine sul campo realizzata attraverso interviste semi-strutturate condotte face-to-face
(2 fasi).
Il campione della ricerca
2. Ambito di indagine e approccio metodologico (3)
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La griglia di analisi delle esperienze
Il Valore Condiviso è stato «osservato» tenendo in considerazione 3 dimensioni (pp. 47-48):1.Valore sociale comunitario: produzione di risposte innovative a bisogni emergenti attraverso la creazione di relazioni (dimensione relazionale interna) e di capitale sociale (dimensione relazionale esterna);
2.Valore istituzionale: apporto in termini di rafforzamento della sussidiarietà orizzontale, dei rapporti intra-istituzionali e inter-istituzionali;
3.Valore economico: apporto in termini di aumento (o non consumo) di ricchezza materiale, economica e finanziaria (investimento, risparmio) che una o più organizzazioni producono nella creazione di risposte verso la comunità.
VALORE CONDIVISO
1. Contesto, motivazione e quadro teorico della ricerca
2. Ambito di indagine e approccio metodologico
3. Analisi dei casi studio, evidenze emerse e conclusioni
3. Analisi dei casi studio (1)
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3. Analisi dei casi studio (2)
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3. Analisi dei casi studio (3)
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3. Analisi dei casi studio (4)
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3. Evidenze emerse dai casi studio (1)
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La creazione di valore condiviso può assumere 2 connotati, a seconda che esso sia prodotto per gli stakeholder primari (dipendenti) o secondari (comunità).
La ricerca ha voluto esplorare in particolar modo il valore condiviso non contrattualizzato.
Nell’analisi dei casi studio si sono individuati 4 cluster nei quali è stato prodotto valore condiviso:
3. Evidenze emerse dai casi studio (2)
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La generazione di valore condiviso non contrattualizzato attraverso la realizzazione di attività sociali comunitarie ha ricadute sia interne sia esterne all’impresa.
Fonte: Venturi, Rago (2013)
3. Evidenze emerse dai casi studio (3)
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3. Evidenze emerse dai casi studio (4)
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La performance delle imprese coesive rispetto a quelle non coesive
Fonte: «Coesione è Competizione» (2014), Fondazione Symbola, Unioncamere, Aaster, AICCON
La presenza di imprese coesive riduce il livello di disuguaglianza dei territori
Fonte: Rapporto Unioncamere 2014
3. Conclusioni (1)
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Le evidenze emerse dalla ricerca confermano le indicazioni di policy dettate a livello europeo e che rientrano nel concetto di Responsabilità sociale condivisa.
Nel 2014 il Consiglio di Europa ha adottato la Carta per la Responsabilità sociale condivisa allo scopo di promuovere l’accordo tra una molteplicità di attori affinché si possa sistematizzare una mutua assunzione di impegni e doveri reciproci tra loro in materia di politiche pubbliche.
Tra le tipologie di soggetti menzionati nella Carta vi sono le imprese for profit che «sono incoraggiate ad adattare i propri modelli di governance e management ai principi della responsabilità sociale condivisa».
3. Conclusioni (2)
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• Welfare come asset: il welfare diventa infrastruttura fondamentale per costruire un nuovo modello di sviluppo.
• Il valore condiviso nasce da percorsi di co-produzione per individuare nuove soluzioni a bisogni sociali (innovazione sociale).
• Sussidiarietà circolare come meccanismo generativo di percorsi di produzione di valore condiviso volti a contribuire ad un miglioramento sia in termini di welfare che di competitività delle imprese.
grazie! [email protected]