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Come cambia il welfare lombardo:• Le politiche di Welfare: un quadro Nazionale
• Le politiche di Welfare in Lombardia • Le sfide della programmazione sociale territoriale oggi
24 Marzo 2012
Ugo De Ambrogio ([email protected]) Istituto per la Ricerca Sociale - LombardiaSociale.it
È un progetto dell’IRS di analisi e monitoraggio delle politiche sociali lombardeE’ lo sviluppo del lavoro di valutazione delle precedenti legislature “Politiche di centro destra” e “Come cambia il welfare lombardo”Finanziato, sostenuto e promosso dai principali soggetti privati non profit del welfare lombardoCon l’obiettivo di dare vita a uno spazio di riflessione e confronto sull’andamento del welfare lombardo a partire dalla raccolta di dati empirici
Lombardiasociale.it
Di cosa ci occupiamo
• Di ciò che realizza la nostra Regione sul tema dei servizi sociali, sociosanitari e socio educativi di competenza dell’Assessorato alla famiglia, conciliazione, integrazione e solidarietà sociale
• Guardando attraverso due lenti:
Partendo dalle scelte del decisore per vedere come si concretizzano sul territorio e quali ricadute portano con sé rispetto all’impatto sui cittadini
Partendo da iniziative o progettualità promosse da altri soggetti che agiscono sul territorio per vedere quale impatto producono e come si inseriscono nel sistema di welfare lombardo
INPUT N.1 Le politiche del welfare: un
quadro nazionale
Il termine welfare ha un senso esteso, come insieme di benessere, salute, coesione sociale
Riguarda la società nel suo insieme, e non solo le componenti più vulnerabili che richiedono specifica considerazione. Porta attenzione non solo sui problemi conclamati, ma anche su situazioni di rischio e su opportunità e risorse da valorizzare
Le politiche di welfare non hanno quindi un taglio solo assistenzialistico e riparatorio, ma anche preventivo, educativo, di animazione e promozione sociale
Benessere, salute e coesione sociale sono fattori essenziali di sviluppo umano
Quale Welfare?
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In materia di lavoro, previdenza, scuola e sanità vi sono stati ricorrenti interventi normativi di riforma che hanno individuato anche diritti e prestazioni. Sono materie di competenza esclusiva o almeno concorrente dello Stato centrale.
Naturalmente le attuali discipline non sono prive di problemi e criticità, e la cronaca politica proprio in questi mesi e giorni ci espone i processi di riforma in discussione o attuazione, stimolati o necessitati dalla crisi economica
La materia sociale o socio-assistenziale soffre invece di una particolare obsolescenza, non essendo mai stata riformata e nemmeno riconosciuta e configurata nel suo insieme, trascurando anche il dettato costituzionale che l’affida a Regioni e Comuni
A che punto siamo nel Welfare
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Esempio: Differenze fra sanità e sociale • SSN Campo definito tre riforme negli ultimi 30 anni organizzazione “a sistema”
(Aziende sanitarie) su 3 livelli di responsabilità (stato
regioni e asl o aziende h) LEA definiti e aggiornati diritti esigibili (anche se
diversamente attuati sul territorio) budget nazionale con ripartizione
fra le regioni
• SOCIALE Campo non definito nessuna riforma compiuta organizzazione variabile tra
Regioni e Comuni 3 livelli di governo con loro
autonomia (stato regioni e comuni associati e singoli)
LEPS : diritti esigibili su alcune erogazioni monetarie,
risorse non prefissate e da più fonti,
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Per la sua particolare criticità, arretratezza e marginalità politica, concentriamo mia attenzione sul campo sociole o socio-assistenziale
Esso è interessato oggi da alcuni provvedimenti governativi (delega su fisco e assistenza, Isee, social card) e dall’attuazione del federalismo fiscale di cui poco si discute, se non fra gli addetti
I vari fondi sociali sono stati quasi aboliti e il finanziamento generale a Regioni e Comuni è stato molto tagliato
Il campo sociosanitario si pone a cavallo fra questo e la sanità e sconta notevoli difficoltà di integrazione
Il campo socio assistenziale e sociosanitario
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Si allunga la vita media, rapidamente. Più anziani, molti in buona salute, ma anche più disabili e non autosufficienti (Gli ultraottantenni sono passati dal 3% del ’90 al 6% nel 2010 e saranno il 7% nel 2020: oltre 4,5 milioni.)
Minor natalità, meno bambini, (1,2 bimbi per famiglia) Famiglie più piccole e meno stabili, Poca occupazione femminile Crescente presenza di immigrati, rapida (l’8% dei residenti è straniero): Cambiano produzione e lavoro, scarsa occupazione, soprattutto
femminile e giovanile, e soprattutto in certe are del paese, diffusa precarietà
Rimangono e aumentano diseguaglianze e povertà .
In uno scenario di trasformazioni e criticità sociali
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Sui territori (e dentro di essi) trasformazioni e domanda assumono valori diversi e specifici:
• dal nord al sud, • dalle campagne alle città• nelle singole città,
Caratterizzazioni specifiche
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La spesa sociale e’ poco redistributiva tra famiglie“povere” e “ricche”
0
5
10
15
20
25
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Famigliepiù povere
Famigliepiù ricche
Fonte: IRPET Istituto Regionale Programmazione Economica Toscana
TOTALE SPESA ASSISTENZA Distribuzione della spesa per decili di famiglie
L’impatto della spesa sociale sulla povertà
percentuale di riduzione del tasso di rischio di povertàdovuto ai trasferimenti sociali
% anziani assistiti in strutture residenziali
% anziani assistitia domicilio
Belgio 8.1 7.9
Svezia 7.5 9.3
Francia 6.3 4.4
Austria 5.5 19.3
Regno Unito 5.1 6.9
Finlandia 4.9 6.9
Danimarca 4.4 21.5
Lussemburgo 4 4.4
Spagna 4 2.1
Germania 3.9 6.2
Italia 2 4.1
Grecia 1 0.4
In Europa, un confronto sui servizi per anziani
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Povertà ed emarginazione sociale Non autosufficienza Prima infanzia
Germania (1961-2003) Germania (1995) Germania (2008)
Austria (1970 1975) Austria (1993) Austria
Francia (1988 – 2006 – 2008) Francia (1997 2001 2007) Francia (1970 - 1975)
Portogallo (1996 – 2003 – 2006) Portogallo (1999 – 2006) Portogallo (2006)
Spagna (1995 – 2000) Spagna (2006) Spagna (2005 – 2008)
Italia ….. Italia ….. Italia …..
Grecia ….. Grecia ….. Grecia …..
Le principali riforme nazionali del welfare sociale nei paesi centri meridionali dell’Europa a 15 (fonte Forum del terzo settore)
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UN SISTEMA (FINO A POCO TEMPO FA) IN EVOLUZIONE
• Carità• Beneficenza• Assistenza • Servizi sociali• Diritti ed opportunità dei soggetti fragili • Progetti ed Interventi sociali• Prevenzione• Promozione• Sistema di servizi ed interventi• Contrasto all’esclusione • Inclusione • Coesione sociale
PAROLE CHIAVEPAROLE CHIAVE
E OGGI…• Un sistema complesso• Un sistema in crisi, minacciato dai tagli alla spesa pubblica
(ai comuni, al FNPS, al FNA) ma di fronte a bisogni crescenti
• Che rischia:– di “arretrare”– di rinunciare a una programmazione strategica – di ridurre le aspettative di sviluppo di progetti ed
interventi
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va ricordato però che ..
Un sistema di servizi sociali che non pone in equilibrio intervento
assistenziale, curativo e riparativo con prevenzione e
promozione è votato al suicidio
Rischi a causa di tagli e disinvestimenti nelle politiche di welfare
Disadat-tamento
Cronicizza-zione
Condizioni di rischio
Condizioni normali
(evolutive)
Rischi a causa di tagli e disinvestimenti nelle politiche di welfare
Disadat-tamento
Cronicizza-zione
Condizioni di rischio
Condizioni di
benessere
Fro
nte
ggia
mento
delle e
merg
enze
Rischi a causa di tagli e disinvestimenti nelle politiche di welfare
Disadat-tamento
Cronicizza-zione
Condizioni di rischio
Condizioni di
benessere
Fro
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ggia
mento
delle e
merg
enze
Aumento espo-
nenziale dei costi
Il disinvestimento da politiche di welfare frutto di una programmazione strategica
produce : aggravarsi di situazioni a rischio,
aumento di casi di bisogno conclamato, maggior danno sociale, aumento dei costi
di riparazione
“Il rischio è che al sistema degli interventi e servizi alla persona sia attribuita esclusivamente una
funzione assistenziale, sostenuta da risorse scarse, una funzione marginale, di gestione passiva delle
condizioni più drammatiche in termii di povertà, di non autosufficienza o di disabilità grave, che
affianca e integra le politiche del lavoro, ma con una differente logica, senza alcuna illusione di
recuperare e integrare realmente queste aree di popolazione” (Siza 2012)
Le politiche sociali scivolano verso l’assistenza?
Come i diversi paesi europei hanno reagito alla crisi?
alcuni hanno rafforzato il welfare per contrastare l’impoverimento delle famiglie,
altri hanno privilegiato il contenimento della spesa pubblica. Così l’Italia
Crisi e riduzione del Welfare
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La spesa per la protezione sociale allargata nel 2010
Classificazione tipo Commissione Onofri
milioni in %Pil
1. Pensioni in senso stretto e Tfr 244840 15,8
2. Assicurazioni del mercato del lavoro 37978 2,5
3. Sanità 105451 6,8
4. Assistenza sociale 61900 4,0
5. Totale prestazioni per la protezione sociale 450169 29,1
ALCUNI ELEMENTI DI CONTESTO NAZIONALE
0,0
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
Pensioni insenso stretto e
Tfr
Assicurazioni del mercato del
lavoro
Assistenzasociale
Sanità Totale
1997 2010
Spesa per la protezione sociale in % del PilClassificazione Commissione Onofri
•l’assistenza, utilizza, nella definizione allargata qui proposta, circa 62 miliardi, il 4% del Pil, un
ammontare di risorse non trascurabile ma mal distribuito
Risorse non trascurabili …
milioni in %Pil
Spesa per Assistenza sociale nel 2010 61900 4,0
Sostegno delle responsabilità familiari 16863 1,1
Assegni familiari 6347 0,4
Detrazioni fiscali per familiari 10516 0,7
Contrasto povertà 16801 1,1
Assegno per famiglie con tre figli, social card 800 0,1
Pensioni sociali 4001 0,3
Integrazioni pensioni al minimo (stima) 12000 0,8
Non autosufficienza e handicap 16394 1,1
Indennità di accompagnamento 12600 0,8
- di cui per anziani non autosufficienti 8800 0,6
Pensioni ai ciechi e sordomuti 1338 0,1
Altre pensioni agli invalidi civili 2456 0,2
Offerta di servizi locali 8605 0,6
Assistenza sociale (servizi) 8605 0,6
Altre spese 3237 0,2
Spesa delle famiglie per assistenti familiari (stima) 9200 0,6
Compartecipazione ai servizi offerti dai comuni 933 0,1
milioni in %Pil
Spesa per Assistenza sociale nel 2010 61900 4,0
Sostegno delle responsabilità familiari 16863 1,1
Assegni familiari 6347 0,4
Detrazioni fiscali per familiari 10516 0,7
Contrasto povertà 16801 1,1
Assegno per famiglie con tre figli, social card 800 0,1
Pensioni sociali 4001 0,3
Integrazioni pensioni al minimo (stima) 12000 0,8
Non autosufficienza e handicap 16394 1,1
Indennità di accompagnamento 12600 0,8
- di cui per anziani non autosufficienti 8800 0,6
Pensioni ai ciechi e sordomuti 1338 0,1
Altre pensioni agli invalidi civili 2456 0,2
Offerta di servizi locali 8605 0,6
Assistenza sociale (servizi) 8605 0,6
Altre spese 3237 0,2
Spesa delle famiglie per assistenti familiari (stima) 9200 0,6
Compartecipazione ai servizi offerti dai comuni 933 0,1
Cosa succede oggi?…in un contesto nazionale…
1. Si taglia la spesa sociale
2008 2010 2011 2012
FNPS 929 435 274 45
FNA 300 400 0 0
Altri Fondi 793 323 120 99
Totale 2022 1158 394 144
Fondo Nazionale Politiche Sociali 2001-2012
0
200
400
600
800
1000
1200
2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
Anni
Euro
Regioni Comuni Ministeri Non ripartito Volont. e Onlus
Il FNPS è diminuito drasticamente e ammonta a € 179 mln nel 2001 e nel 2012 a 69,9 mln, cifra che siridurrà a soli 44,6 mln € nel 2013-14
Il Fondo Nazionale Politiche Sociali (fonte forum del III settore)
Limiti e criticità dell’attuale sistema socio assistenziale
è privo di un approccio universalistico alla popolazione e ai suoi bisogni, tratta condizioni analoghe in modi differenti, con vuoti di protezione
è settoriale, categoriale, parcellizzato, è gestito al 86% centralmente, in contrasto con la Costituzione
eroga prevalentemente prestazioni monetarie (90%) non controllandone l’utilizzo, offre pochi servizi, non accompagna l’emersione del bisogno
è fortemente sperequato fra i territori Realizza mediocri effetti distributivi, È caratterizzato da frammentazione, Tende a concentrare gli interventi dei servizi su casi
conclamati È in progressiva contrazione
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Limiti e criticità dell’attuale sistema socio assistenziale
Il Welfare italiano presenta gravi problemi di appropriatezza,
efficacia ed equità
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• Se le risorse per le politiche sociali sono poche, anzi sempre meno, proprio quando i problemi e fragilità nel sociale crescono e si drammatizzano, diviene imperativo usarle al meglio, assumendo i rischi del caso.
• La crisi non è un passaggio contingente, dopo di che tutto tornerà come prima. Non ci si può quindi affrontarla solo con espedienti occasionali.
• Bisogna raccogliere tutte le risorse possibili, riconoscerle nelle loro specificità, coinvolgerle con modalità relazionali e di orientamento adeguate
• Le risorse pubbliche rimangono comunque la voce dominante e insostituibile, e l’impegno di farle rendere al meglio è inderogabile rispetto ai problemi ed è anche condizione di credibilità delle istituzioni e di riconoscimento del loro ruolo nel contesto sociale
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Dove può andare il welfare di domani (proposta Irs - Disegnamo il welfare di domani - Prospettive sociali e
sanitarie n.20-22 2011)
Come Prospettive Sociali e Sanitarie abbiamo preso l’iniziativa in coerenza con il ruolo storico della rivista. Con esperti di varie discipline e di comune sentire, abbiamo elaborato una proposta di riforma dell’assistenza “vera, attuale, fattibile”.
Essa mira a conseguire più efficacia ed equità, e assume come vicolo finanziario quello delle attuali risorse (“fare le nozze con i fichi secchi”), per potere essere avviata anche in questo tempo di crisi andando nella direzione dell’Universalismo selettivo
Il testo integrale è pubblicato su Prospettive Sociali e Sanitarie, 2011, n.20/22.
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DOVE PUÒ ANDARE IL WELFARE DI DOMANI (PROPOSTA IRS - DISEGNAMO IL WELFARE DI DOMANI - PROSPETTIVE SOCIALI E SANITARIE N.20-22 2011)
1. efficacia.
2. Universalismo selettivo
3. Meno distribuzioni monetarie e più servizi
4. Decentramento territoriale
DOVE PUÒ ANDARE IL WELFARE DI DOMANI (PROPOSTA IRS - DISEGNAMO IL WELFARE DI DOMANI - PROSPETTIVE SOCIALI E SANITARIE N.20-22 2011)
Non è questa la sede per approfondire la proposta Irs, mi limito a precisarne i criteri adottati:
INPUT N.2 Le politiche di Welfare in
Lombardia
Due temi chiave del welfare lombardo in questo quadro nazionale
a. Il finanziamento pubblico e il secondo welfare
b. La spinta verso la libertà di scelta
a) Il finanziamento pubblico e il secondo welfare
REGIONE LOMBARDIA
ASLAMBITI
TERRITORIALI
COMUNI
UTENTI GESTORI – TERZO SETTORE
PROVINCE
GLI ATTORI
REGIONE LOMBARDIA
ASL
AMBITI TERRITORIALI
COMUNI
UTENTI GESTORI – TERZO SETTORE
PROVINCE
Le risorse SOCIOSANITARIE
F.SOCIO
SANITARI
O
TITOLI
SOCIOSAN.
ACQUISTO PRESTAZIONI
F.SOCIO
SANITARI
O
REGIONE LOMBARDIA
ASL
AMBITI TERRITORIALI
COMUNI
UTENTI GESTORI – TERZO SETTORE
PROVINCE
Le risorse per il SOCIALE: da Regione a Budget Pdz
FONDI NAZIONALI
F.SOCIALE REG
Titoli
REGIONE LOMBARDIA
ASL
AMBITI DISTRETTUALI
COMUNI
UTENTI GESTORI – TERZO SETTORE
PROVINCE
Le risorse per il SOCIALE: altri fondi extra Pdz
ALTRI FONDI REGIONALI
REGIONE LOMBARDIA
ASL
AMBITI TERITORIALI
COMUNI
UTENTI GESTORI – TERZO SETTORE
PROVINCE
LE RISORSE COMPLESSIVE PER IL SOCIALE
FONDI NAZIONALI
ALTRI FONDI REGIONALI
F.SOCIALE REG
Trasferimenti al capofila
Riparto Fondi
Titoli
Prestazioni-contributi
Compartecipaz.
REGIONE LOMBARDIA
ASL
AMBITI TERRITORIALI
COMUNI
UTENTI GESTORI – TERZO SETTORE
PROVINCE
LE RISORSE COMPLESSIVE PER IL WELFARE
FONDI SOC. NAZIONALI
ALTRI FONDI REGIONALI
F.SOCIALE REG
Trasferimenti al capofila
Riparto Fondi
Titoli
Prestazioni-contributi
F.SOCIOSAN
Tito
li so
cios
an.
Acquisto prestaz.Assi
Compartecipaz.
Nell’ultimo decennio
• In Regione Lombardia le risorse hanno avuto un costante incremento, sia sul sociale sia sul sociosanitario (circa il 20% tra il 2000 e il 2010)
• Con una tendenza sempre più evidente a favore del socio-sanitario rispetto al sociale
Anche sul fronte delle risorse comunali
• Veniamo da anni di progressivo aumento della spesa per il welfare + 38,6% spesa sociale comuni della Lombardia (Istat 2003-2008)
+ 26% fondi trasferiti dal livello centrale (FNPS, FNNA,Intesa Fam., FSR) (2005-2008)
• Ultimo biennio di stabilizzazione
Le voci di finanziamento e di spesa del welfare regionale
sanità (senza sociosanitario)*
67,5%
altri settori**25,4%
Fondi per servizi e interventi sociali*
0,5%
f. sociosanitario *6,6%
Politiche sociali7,1%
Suddivisione (%) della spesa corrente autonoma Regione Lombardia, 2009
2009
La nuova legislatura
Potenziamento socio-sanitario (2009-2011)
2009 2010 2011
Socio-sanitario
1.455 1.500 1.553
La nuova legislatura
Indebolimento generale delle risorse destinate al sociale
2009 2010 2011 Variazioni 2009-2011
FSR 88 85 70 -20%
FNPS 39 44 25 -36%
FNA 42,8 47 0 -100%
Fondo Famiglia
11,2 0 0 -100%
La nuova legislatura
1) Il potenziamento del sociosanitario è andato a favore della domiciliarità
2) Le azioni dirette Regione-Asl hanno rafforzato l’area della famiglia/sostegno alla maternità
3) Ai tagli nazionali si è affiancato il decremento del FSR della Regione
Previsioni per il 2012
Tenuta del socio-sanitario
2011 Previsionale 2012
Variazione 2011-2012
Budget socio-sanitario complessivo
1.553 1.623 +4,5*
Previsioni per il 2012
Ulteriori difficoltà per il sociale
2011 Previsionale 2012
Variazione 2011-2012
Fondo sociale regionale
70 40 -43%
FNPS 25 Stima 10
-60%
Previsioni 2012
1) Si spera nella tenuta del sociosanitario, anche se il rallentamento della crescita sul sanitario potrà porre qualche problema
2) Continua a calare il Fondo Sociale Regionale anche nel 2012 e si aggiungono, oltre ai tagli dei fondi nazionali, anche il taglio agli enti locali
Si sta tenendo sul sociosanitario ma non nel socio assistenziale!
Il sostegno regionale alla rete dei servizi territoriali, milioni di eur
Tutto questo
In un momento in cui la crisi economico-finanziaria sta portando all’esplosione della questione sociale e al manifestarsi nei territori di nuove emergenze sociali
- Nuove povertà - Lavoro- Questione giovanile (disoccupazione, neet…)- Abitare (housing sociale)- …
Rischio che prevalga la logica del risparmio
Quello che si fa
Quanto si fa
Come lo si fa
Risparmi su servizi di tipo promozionale Servizi che non implicano personale proprio (convenzioni, consulenze..)
Riduzione del volume dei beneficiari o delle prestazioni erogate (voucher/sil…)
Riduzione della qualificazione della rete di risposte (formazione supervisione ecc…)
Dove sembra puntare la Regione?
La sfida regionale dichiarata è nel welfare della responsabilità:fare network e connettere le diverse risorse oltre a quelle pubbliche
La sfida è nel secondo welfare?
Secondo Welfare: 1.“In un contesto sociale che vede il progressivo e costante aumento
della popolazione anziana o non autosufficiente, è necessario elaborare strategie di welfare alternative. Tra queste, la più
auspicabile appare quella di affiancare al “primo” un “secondo welfare” non finanziato da risorse pubbliche: il dibattito, quanto
mai attuale e stimolante, è in corso.”(M. Ferrera, F. Maino)
Secondo Welfare: 2.”sistema di welfare complementare a quello pubblico, in grado di
dare risposta alle domande crescenti a fronte di vincoli di bilancio
sempre più stringenti”(M. Ferrera, F. Maino)
Secondo Welfare: 3.” un welfare finanziato attraverso assicurazioni stipulate dalle famiglie contro i nuovi rischi, fondi di categoria, fondazioni bancarie
e altri soggetti filantropici, il sistema delle imprese e gli stessi
sindacati, le associazioni”(Siza 2012)
E’ la direzione?
Spesa sociale non pubblica in ITALIA 2,1% del PIL
Olanda 8,3%UK 7,1%Belgio 4,5%Francia 3,0%Germania 3,0%
(fonte data base OCSE)
Un fenomeno In crescita
Esempio delle fondazioni di origine bancaria (FOB)
o Patrimonio di oltre 50 miliardi di euro
o 1.336,6 milioni di euro investiti nel 2010 (XVI° rapporto ACRI)
o 174,8 milioni all’assistenza sociale
o che come settore passa dal 6° al 2° posto
Una strada in evoluzione…
2008 2009 2010 Variazione 2008-2010
Risorse stanziate dalle FOB (mln di euro) 1.676,70 1.386,00 1.366,60 - 18,5%
Assistenza sociale 151,1 140,5 174,8 + 16%
Educazione, istruzione formazione 216,9 162 148,2
Volontariato 170,4 140,7 130,7
% investimento sul settore assistenza sociale 9% 10,1% 12,8%
L’esempio delle Fondazioni:
In calo le risorse complessiva, in crescita quelle destinate al socio assistenziale.
Fonte: Elaborazioni IRS su dati rapporti annuali ACRI
A rischio di illusione?
- Le Fondazioni possono svolgere utile ruolo integrativo alle politiche pubbliche, non sostitutivo
- Le domande rivolte alle Fondazioni crescono e le loro risorse diminuiscono
- Le più avanzate riflessioni all’interno delle Fondazioni riguardano il loro ruolo di spinta all’innovazione e al miglioramento delle politiche pubbliche, non quello di nuovo (secondo) welfare
A rischio di illusione?
La proposta di un “secondo welfare” appare incapace di affrontare un
problema di fondo che è quello di avere una società civile vitale, in sinergia con
istituzioni pubbliche che operino secondo il principio della sussidiarietà
(Colozzi 2012)
INPUT N.3 Le sfide della
programmazione sociale oggi
a) La programmazione sociale in Lombardia e i piani zonali
Piani di zona a inizio 2005
Piani di zona a inizio 2007
Piani di zona a fine 2007
Il PDZ e le sue innovazioni 1. Razionalizzazione del sistema di welfare 2. locale
2. Programmazione e gestione associata a livello di zona
3. Sussidiarietà orizzontale e governance
4. Promozione dell’integrazione socio-sanitaria
Piani di zona in Lombardia (98): I tornata - 2002 / 2005II tornata - 2006 / 2008
III tornata – 2009 / 2011 IV tornata – 2012 / 2014
Da strategia “modesta” a strumento cruciale della
programmazione
La specificità del modello lombardo
L’ultimo decennio
• Attuazione della 328 e costruzione di una cultura programmatoria che ha migliorato il disegno della risposta pubblica ai bisogni delle comunità locali (ascolto, conoscenza, integrazione)
• E’ cambiato il ruolo del terzo settore- rafforzato la presenza nella gestione dei servizi- profilato un ruolo di partner nella programmazione
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La zona come luogo di programmazione sociale: “all’incrocio dei venti”
Sussidiarietà verticale
Programmazione operativa
Sussidiarietà orizz. Governance, Partecipazione
Valutazione del piano
Implementazione delle azioni del piano
Accreditamento e promozione forme gestionali
Promozione dell’integrazione
Analisi dei bisogni
Complessivamente pare opportuno sottolineare che il piano di zona risulta l’esperienza programmatoria che maggiormente ha coinvolto il terzo settore (impresa sociale) nel nostro paese negli
ultimi anni 56%
48,4%
42,8%
35%
14,4%
7,3%
7,3%
6,8%
3,6%
0 10 20 30 40 50 60
Altro
Progetto Urban
Contratto di quartiere
Piano 40/98
Patto territoriale
Progetto equal
Piano 45/99
Piano 285/97
Piano di zona
L’architettura del Pdz
Tavolo politico istituzionale
Tavolo tecnico istituzionale
Ufficio di Piano
Tavolo tematico Minori
Tavolo tematico anziani
Tavolo tematico disabili
Tavolo tematico Marginalità
- La partecipazione alla programmazione ha avuto luci ed ombre
- Si sono spesso confuse funzione di rappresentanza e di competenza
- Si sono spesso confuse partecipazione decisionale e consultiva
- Il tentativo regionale di precisare il contesto della partecipazione differenziando tra tavoli di rappresentanza e tavoli locali non ha sempre funzionato
Le Linee di indirizzo regionali per la programmazione
locale 2012 /2014
Un welfare della sostenibilità e della
conoscenza
Nuove linee guida per la programmazione sociale a livello locale
Rivedono ruolo PdZ quale Imprenditore di reteParole nuove- Imprenditività- Network - Innovazione- RicomposizioneRitroviamo- Gestione associata- Integrazione tra politiche
Oggi cosa cambia
- Collante delle risorse viene meno - Cambia il ruolo: si rafforza il ruolo
imprenditivo del piano di zona chiamato a mettere insieme e attivare altre e nuove risorse
- Ritorna l’indirizzo alla coprogettazione con il terzo settore per promuovere interventi sperimentali ed innovativi
“l’ampliarsi della forbice tra esigenze e possibilità di intervento non permette di
sostenere un sistema di welfare che insegua i bisogni con le risorse date,
senza modificare l’impostazione complessiva del proprio intervento”
“aprire una fase esplorativa che generi
nuove conoscenze e capacità decisionali per gli operatori locali e apra verso un welfare che …. si orienta verso
scelte sostenibili”
Il contributo degli enti locali va verso la connessione delle reti oltre la storica
offerta di prestazioni
Attori della programmazione come
Imprenditori di rete.
b
Uffici di piano come strumento privilegiato per sostenere i comuni
“amplificando la portata degli interventi dal livello di ente al livello di ambito.. :
luogo di relazioni degli attori e di raccordo delle reti, funzionale al
rafforzamento dell’integrazione fra
diversi ambiti di policy” Per ricomporre e integrare:
conoscenze, risorse finanziarie, decisioni
Ruolo dell’Asl
Visione spiccatamente territoriale al fine di: 1. razionalizzare semplificare e rendere
trasparenti i percorsi di accesso2. integrare gli interventi della rete
sociosanitaria e sociale 3. coordinare gli interventi in materia di
conciliazione, famiglia e lavoro, in raccordo con la programmazione
territoriale
Ruolo del terzo settore
1. la coprogettazione 2. la sperimentazione di nuovi servizi, prevedendo anche la partecipazione
economica tra tali soggetti 3. La sperimentazione di nuove modalità
gestionali
Il ruolo della Regione
Impegni nella direzione della conoscenza e sostenibilità :
. accompagnamento del processo di programmazione locale del welfare (anche
formativo). Promozione e sostegno di sperimentazioni
locali . Promozione della conoscenza fra ambiti
territoriali . accompagnamento ai processi
di valutazione
Criticità .
1. Imprenditività cercare risorse altre anche nel profit
- Contrazione delle risorse coinvolge anche il non profit
- Strada 2 ° welfare non può essere sostitutiva del 1°
Criticità
2. Network Attivare e connettere risorse esistenti
- Non è stato assegnato un ruolo di regia ai piani di zona su partite rilevanti (es. conciliazione)
- Tendenza al governo diretto di alcuni temi (es. natalità)- e all’attribuzione di una funzione esecutiva
Criticità
3. Gestione associata promuovere la gestione associata
- altre regioni hanno posto vincoli sin dal primo pdz- in un momento di forte rischio di disinvestimento
(logica della difesa) forse si pone la necessità almeno di un incentivo
Criticità
4. Sperimentazione e innovazione
- Regione ha spesso agito e promosso riforme attraverso sperimentazioni (voucher sociosanitari, progetti sperimentali, conciliazione, adi, consultori…)
- Non sempre scaturiti indirizzi generali- La proposta attuale non ha contenuti ma solo metodo
(integrazione altre risorse)-
Per evitare pericolose derive l’attenzione e l’investimento non può che essere nella
programmazione.
Una programmazione rigorosa, che massimizzi le risorse esistenti e che riesca,
dove possibile, a trasformare i vincoli in opportunità (per es. un potenziamento della associazione fra comuni per gestire servizi, utile per fronteggiare la frammentazione)
Le sfide della prossima programmazione
1. La dimensione territoriale2. Un sistema di accesso integrato sociale e sociosanitario 3. Più teste pensanti (del pubblico e del terzo
settore insieme) che si occupano di programmazione
4. Un processo di programmazione basato su raccolta di dati, istruttorie e valutazioni
5. Forme organizzative per la gestione dei servizi efficienti e professionali
Programmazione sociale in Lombardia Non si può tornare indietro su:
1.Non concorrere ma contra-stare la Riduzione delle risorse 2. Rilanciare e potenziare la gestione associata 3. mantenere un’ottica strategica con sguardi su
consolidamento, sviluppo, sperimentazione 4. Integrazione socio-sanitaria come
indirizzo “reciproco”
Programmazione sociale in Lombardia:
Strade da percorrere con il nuovo pdz per fronteggiare i rischi :
Il ruolo del nuovo PDZ in questo quadro
1. Mantiene una funzione di programmazionedi servizi preservando da rassegnazione e impotenza
2. Persegue l’idea del sistema integrato di servizi privilegiando il territorio e integrando le risorse esistenti e disponibili
3. Mantiene l’idea di programmazione Integrata fra più politiche, in una visione di welfare allargato
“fra le condizioni per fare un buon lavoro … c’è lo shining .. Il brillio che poggia solidamente sulla nostra curiosità e passione. Esso si declina nella
sequenza: spinta a cercare al di là di ciò che è dovuto, capacità di formulare ipotesi, capacità di liberare ed
educare l’intuizione” (Fareri 2009)
Grazie dell’attenzione
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