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Risposta al Blog Grano duro di Sicilia Egregio Direttore, mi fa molto piacere ricevere questa richiesta ed è mia intenzione fornire tutte le risposte. Apprezzo il tono moderato delle domande (si percepisce la mano equilibrata del direttore del blog, che ha stemperato gli animi, solitamente accesi) e soprattutto la pertinenza ed il contenuto tecnico delle stesse. Ciò detto, mi sia consentita una piccola doglianza sulle circostanze che hanno determinato la comprensibile curiosità. Purtroppo occorre constatare che, per il privato cittadino, il quale istintivamente tende già ad attribuire veridicità a tutto quello che alcuni siti scrivono, senza che siano conosciute e controllate le fonti, la lettura di un articolo su una pagina, ancorché locale, del giornale “La Repubblica” possa rappresentare una sorta di sentenza di cassazione. L’esperienza mi ha insegnato che non sempre è cosi, direi quasi mai, specie quando gli argomenti trattati hanno un contenuto tecnico e/o giuridico, raramente alla portata dello stesso giornalista. Nel caso in esame, a parte le colorite parole utilizzate dalla giornalista ( “guerra del grano” o “giallo del grano” o “grano contaminato”), che tendono a creare clamore ed ingiustificato allarme nei consumatori, i fatti narrati sono frutto di un approssimativo e strumentale taglia-incolla della sentenza del Tar, teso a fare uno scoop. Ci sono certamente alcuni elementi di verità, ma anche tante inesattezze. Lascia attoniti la leggerezza e la poca responsabilità con cui si trattano argomenti, che hanno influenza sul lavoro di tante persone, che io considero serie e responsabili. Ciò che ha davvero del clamoroso, invece, è che la società Casillo Commodities, di cui io sono il presidente, da essere parte lesa che chiede ed ottiene giustizia dal Tar contro un errata interpretazione delle norme da parte di alcuni pubblici funzionari (e sottolineo alcuni, perchè tutti gli altri erano di parere opposto), si trovi sul banco degli imputati, per aver commesso qualcosa di illecito. Siamo al paradosso di voler far leva su una sentenza favorevole ad un operatore, per mettere in dubbio la liceità dei comportamenti dello stesso. Il TAR accoglierebbe il ricorso di un soggetto, in relazione ad eventi che costituirebbero un fatto illecito. Delle due l’una: o siamo nella Repubblica delle Banane, oppure più plausibilmente nella ormai incontrollata ricerca del clamore perché una giornalista e la testata che la pubblica si sono avventurati in ambiti specialistici di cui non conoscono nulla. Invece di trarre il solo ed unico messaggio che possa essere tratto da una sentenza del TAR, ovvero il danno che la burocrazia talora arreca alle imprese e gli “abusi” che alcune volte si perpetrano ai danni degli operatori economici, si ribalta la verità, facendo diventare chi è stato condannato il paladino della

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Risposta al Blog Grano duro di Sicilia

Egregio Direttore, mi fa molto piacere ricevere questa richiesta ed è mia intenzione fornire tutte le risposte.

Apprezzo il tono moderato delle domande (si percepisce la mano equilibrata del direttore del blog, che ha stemperato gli animi, solitamente accesi) e soprattutto la pertinenza ed il contenuto tecnico delle stesse.

Ciò detto, mi sia consentita una piccola doglianza sulle circostanze che hanno determinato la comprensibile curiosità.

Purtroppo occorre constatare che, per il privato cittadino, il quale istintivamente tende già ad attribuire veridicità a tutto quello che alcuni siti scrivono, senza che siano conosciute e controllate le fonti, la lettura di un articolo su una pagina, ancorché locale, del giornale “La Repubblica” possa rappresentare una sorta di sentenza di cassazione.

L’esperienza mi ha insegnato che non sempre è cosi, direi quasi mai, specie quando gli argomenti trattati hanno un contenuto tecnico e/o giuridico, raramente alla portata dello stesso giornalista. Nel caso in esame, a parte le colorite parole utilizzate dalla giornalista ( “guerra del grano” o “giallo del grano” o “grano contaminato”), che tendono a creare clamore ed ingiustificato allarme nei consumatori, i fatti narrati sono frutto di un approssimativo e strumentale taglia-incolla della sentenza del Tar, teso a fare uno scoop.Ci sono certamente alcuni elementi di verità, ma anche tante inesattezze. Lascia attoniti la leggerezza e la poca responsabilità con cui si trattano argomenti, che hanno influenza sul lavoro di tante persone, che io considero serie e responsabili.

Ciò che ha davvero del clamoroso, invece, è che la società Casillo Commodities, di cui io sono il presidente, da essere parte lesa che chiede ed ottiene giustizia dal Tar contro un errata interpretazione delle norme da parte di alcuni pubblici funzionari (e sottolineo alcuni, perchè tutti gli altri erano di parere opposto), si trovi sul banco degli imputati, per aver commesso qualcosa di illecito.

Siamo al paradosso di voler far leva su una sentenza favorevole ad un operatore, per mettere in dubbio la liceità dei comportamenti dello stesso. Il TAR accoglierebbe il ricorso di un soggetto, in relazione ad eventi che costituirebbero un fatto illecito. Delle due l’una: o siamo nella Repubblica delle Banane, oppure più plausibilmente nella ormai incontrollata ricerca del clamore perché una giornalista e la testata che la pubblica si sono avventurati in ambiti specialistici di cui non conoscono nulla.

Invece di trarre il solo ed unico messaggio che possa essere tratto da una sentenza del TAR, ovvero il danno che la burocrazia talora arreca alle imprese e gli “abusi” che alcune volte si perpetrano ai danni degli operatori economici, si ribalta la verità, facendo diventare chi è stato condannato il paladino della legalità e chi ha chiesto giustizia ottenendola, invece, la personificazione del malaffare. Mi spiace, non è affatto così e reclamo a gran voce il ristabilirsi della Verità.-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Ma veniamo ai fatti:

Nell’Aprile del 2016 abbiamo importato una partita di grano duro argentino, sbarcata al porto di Bari.All’arrivo della nave dopo gli usuali controlli, sia nostri interni sia degli organi preposti, alcune stive hanno evidenziato un valore di residuo di fitofarmaco superiore ai limiti di entrata in Comunità.

Preciso che al porto di Bari, primo porto italiano di arrivo di grano duro, i controlli sulle navi in arrivo sono molto scrupolosi, e sono, anche per merito degli importatori, espletati con professionalità ed accuratezza.Nel caso in esame, in conformità alle procedure doganali vigenti, una parte del grano sbarcato è stata inoltrata a silos interni sotto vincolo sanitario (si tratta di silos che preventivamente sono sigillati della autorità), in attesa dei risultati di analisi che richiedono alcuni giorni.Per tutto il resto del quantitativo, sempre secondo procedura, abbiamo garantito la rintracciabilità della partita.

Preciso che, per nostra procedura interna, non immettiamo in commercio l’intera partita (sia per la parte soggetta a vincolo sanitario, che per quella per cui garantiamo la rintracciabilità) prima di averne verificato la conformità ed avere ricevuto lo svincolo delle autorità, ciò onde evitare il rischio di costosi richiami in caso di accidentale non conformità ai limiti prescritti.

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Quando abbiamo accertato il valore oltre i limiti, relativamente anche ad una parte del grano non soggetta a vincolo sanitario, ma solo ad obbligo di rintracciabilità, in collaborazione con gli organi preposti abbiamo fatto sottoporre a vincolo tutto il carico e tracciato le partite di grano, che provenivano da due porti argentini diversi, procedendo poi ad un ulteriore campionamento. Tutto il grano proveniente dal porto di Bahia Blanca è risultato idoneo ed è stato quindi svincolato, mentre quello proveniente dal porto di Nechochea ha confermato valori oltre i limiti (seppur non di molto, ma questo non cambia le cose).

In seguito abbiamo accertato che presso i silos di questo porto si è verificata una cross contamination (ovvero un inquinamento accidentale del nostro lotto, già da noi analizzato presso i magazzini interni del venditore e risultato conforme).

Per questa partita di grano proveniente dal porto di Nechochea ci siamo trovati di fronte a 2 vincoli imposti sulle merci, uno originario della USMAF ed uno della Asl.

Alla Asl abbiamo fatto istanza per poterci avvalere della possibilità di un trattamento consentito dai regolamenti dell’Unione Europea. Il trattamento è stato espletato con successo, il grano è stato campionato ed analizzato nuovamente ed all’esito delle analisi il vincolo è stato rimosso. Analoga istanza è stata fatta alla USMAF di Bari e qui è nato il caso, poi giunto fino al TAR. Tra uffici locali e uffici centrali di Roma è iniziato un vorticoso scambio di comunicazioni ed alla fine, lo stesso trattamento autorizzato sulla stessa partita dalla Asl (la quale nei suoi provvedimenti aveva messo in copia le stesse autorità sanitarie consultate dall’USMAF, che non avevano avuto niente da eccepire), è stato, dagli uffici romani non autorizzato, con argomentazioni in dispregio non solo di proprio precedente parere, fornito in un caso analogo verificatori tre anni prima, ma anche della posizione dell’Istituto superiore di Sanità. Ma forse, vi sarete già persi in questo groviglio inestricabile di istanze, pareri, provvedimenti. Il tutto nell’arco di quasi un anno.

Sta di fatto che su una parte della partita è stato consentito il trattamento concordato (il trattamento consiste in una forte ventilazione, che permette allo specifico principio attivo molto volatile di dissolversi, di evaporare) e su un'altra non è stato assentito, perché un altro organo di controllo ha interpretato in maniera erronea la norma. Da qui il ricorso al TAR, che ha stabilito non solo la fondatezza delle nostre istanze, ma anche la correttezza dell’operato degli organi pubblici, l’ASL, che avevano ritenuto il trattamento conforme alla normativa.-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------A questo punto ci sono le vostre domande alle quali, in questa sede, non posso rispondere al momento in maniera dettagliata per due ordini di motivi:

1- Sul tema abbiamo una poderosa documentazione, costituita da verbali redatti dagli organi di controllo, elazioni tecniche, memorie depositate dai consulenti tecnici e legali, corrispondenza con gli uffici competenti della Comunità Europea, i cui contenuti sono stati solo riassunti in questa sede. Non è il Blog l’ambito più adeguato per condividerne i contenuti.

2- La vicenda non è ancora giudizialmente definita. Ci sono rilevanti tematiche in ordine al risarcimento del rilevantissimo danno che abbiamo subito e quindi, anche per ragioni di opportunità, i legali mi consigliano di aspettare la conclusione del procedimento per poter soddisfare la vostra voglia di conoscenza.

Tuttavia, per non lasciare inevasa alcuna delle vostre richieste e per non perdere una occasione come questa per fare definitivamente chiarezza su temi rilevanti come quelli in questione, spesso motivo di incomprensione e conflitto tra la parte industriale e quella agricola della filiera, propongo di attendere la fine della storia, almeno per quanto riguarda gli aspetti connessi al ricorso amministrativo per poi invitare tutti gli autori delle domande, nonché i followers del blog Grano duro, sostenendo le relative spese, da un incontro presso la nostra sede di Corato, nel quale poter rispondere, insieme ai nostri tecnici, in maniera esaustiva e dettagliata a ciascun interrogativo.

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Sarà stimolante e chiarificatore poter discutere guardandosi negli occhi, come si fa tra persone che non hanno niente da nascondere.

Sarà opportuno invitare anche la giornalista della Repubblica, la quale potrà in prima persona spiegare il senso di una serie di affermazioni, che giudichiamo insensate ed irresponsabili.

Non crediate che con questo invito, voglia comprare la vostra benevolenza. Anzi mi attendo che siate più grintosi del solito, come anche io sarò, ma sempre con il rispetto che hanno tra loro le persone civili.

L’iniziativa riveste grande interesse, perché auspico l’avvio di un proficuo dialogo con il mondo agricolo.

Aggiungo che, non essendo illimitate le possibilità di ospitalità, ove le adesioni dovessero superare un certo numero, potremmo prevedere una diretta streaming sul blog, con possibilità di intervento telefonico.La mia aspettativa è che tutti i partecipanti intervengano attivamente al dibattito.

La data di tale incontro dovrebbe presumibilmente cadere nella prima metà del mese di maggio. Attendo dal direttore un cenno di adesione a nome dei followers del blog.

Ringrazio e saluto tutti

Francesco Casillo