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Francesco Manzoni III A L.C RELAZIONE: NICCOLO’ MACHIAVELLI Niccolò Machiavelli nasce a Firenze nel 1469. La prima notizia certa su Machiavelli risale al 1498: in una lettera esprime duri giudizi sull'operato politico di Savonarola . Nello stesso anno è nominato secondo segretario della Cancelleria della Repubblica, incarico non particolarmente importante, ma che gli permette di entrare nella vita politica attiva. Per le sue qualità d'ingegno, viene inviato fuori Firenze in missioni all'estero. Si reca più volte in Francia, alla corte di Luigi XII, è inviato presso Cesare Borgia, presso l'esercito fiorentino che assediava Pisa, presso il papa, presso l'imperatore Massimiliano in Germania. Frutto di queste missioni diplomatiche sono varie relazioni nelle quali elabora delle analisi politiche approfondite e acute, insieme ad alcuni consigli che rivolge al governo di Firenze. Il suo impegno nei confronti dello stato fiorentino fu finalizzato a dotare la città di un esercito proprio e di non avvalersi più dei mercenari, convinto che la situazione in cui versava l'Italia , richiedesse un nuovo tipo di politica, più risoluto, in cui sarebbero occorse " prudentia et armi ". Nel 1512, espulsi i francesi, alleati della repubblica fiorentina, a Firenze rientrano i Medici. Questo segna la fine della carriera politica di Machiavelli. Viene confinato per un anno nella villa dell'Albergaccio, presso San Casciano. Alla scoperta di una congiura contro i Medici, Machiavelli viene arrestato e torturato, perché sospettato di complicità. Tra il 1512 e il 1525 Machiavelli compone quasi tutte le sue opere più importanti : "Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio" , "Il Principe", "Dialoghi dell'arte della guerra" , "D iscorso sopra il riformare lo stato di Firenze" . Nel 1520 ottiene l'incarico di scrivere la storia di Firenze, "Istorie Fiorentine" , che completa

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Francesco Manzoni III A L.C

RELAZIONE: NICCOLO’ MACHIAVELLI

Niccolò Machiavelli nasce a Firenze nel 1469. La prima notizia certa su Machiavelli risale al 1498: in una lettera esprime duri giudizi sull'operato politico di Savonarola. Nello stesso anno è nominato secondo segretario della Cancelleria della Repubblica, incarico non particolarmente importante, ma che gli permette di entrare nella vita politica attiva.

Per le sue qualità d'ingegno, viene inviato fuori Firenze in missioni all'estero. Si reca più volte in Francia, alla corte di Luigi XII, è inviato presso Cesare Borgia, presso l'esercito fiorentino che assediava Pisa, presso il papa, presso l'imperatore Massimiliano in Germania. Frutto di queste missioni diplomatiche sono varie relazioni nelle quali elabora delle analisi politiche approfondite e acute, insieme ad alcuni consigli che rivolge al governo di Firenze.

Il suo impegno nei confronti dello stato fiorentino fu finalizzato a dotare la città di un esercito proprio e di non avvalersi più dei mercenari, convinto che la situazione in cui versava l'Italia, richiedesse un nuovo tipo di politica, più risoluto, in cui sarebbero occorse "prudentia et armi".

Nel 1512, espulsi i francesi, alleati della repubblica fiorentina, a Firenze rientrano i Medici. Questo segna la fine della carriera politica di Machiavelli. Viene confinato per un anno nella villa dell'Albergaccio, presso San Casciano. Alla scoperta di una congiura contro i Medici, Machiavelli viene arrestato e torturato, perché sospettato di complicità.

Tra il 1512 e il 1525 Machiavelli compone quasi tutte le sue opere più importanti: "Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio", "Il Principe", "Dialoghi dell'arte della guerra", "Discorso sopra il riformare lo stato di Firenze". Nel 1520 ottiene l'incarico di scrivere la storia di Firenze, "Istorie Fiorentine", che completa nel 1525. Viene anche utilizzato dai Medici per alcuni incarichi di poca importanza.Negli stessi anni si colloca anche l'attività più propriamente letteraria di Machiavelli: il poemetto satirico "L'asino d'oro", la commedia "La Mandragola", nel 1518, capolavoro del teatro rinascimentale, e la commedia "Clizia", nel 1525.

Nel 1527 dopo la cacciata dei Medici da Firenze, a seguito del sacco di Roma da parte delle truppe di Carlo V, Machiavelli cerca invano di mettersi al servizio della restaurata repubblica. Nello stesso anno Niccolò Machiavelli muore.

Tutto il rinascimento accarezzò il desiderio di una tranquilla, gioiosa e pur seria conversazione fra buoni e saggi amici nel fresco giardino di una casa sotto gli alberi. Ideali quali: unità, sincerità, verità e naturalezza, misti al profumo dell’antichità (ripresa dei classici) non sono rari tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, questo desiderio di dialogo amichevole è una delle disposizione umaniste. Machiavelli invece appare in un suo scritto come testimone in disaccordo con i tempi: “Quanto meglio arebbono fatto quelli, sia detto con pace di tutti , a cercare di somigliare gli antichi nelle cose forti e aspre, non nelle delicate e molli, e in quelle che facevano sotto il sole, non sotto l’ombra, e pigliare i modi dell’antichità vera e perfetta, non quelli della falsa e corretta;

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perché, poi che questi studi piacquero ai miei romani, la patria rovinò” (Dell’arte della guerra, libro 1). Una vita attiva come la sua non poteva che dettargli quelle parole aspre che giudicavano la cultura di una città e di un secolo.

Lui rappresenta uno dei più acuti osservatori degli eventi e dei costumi del suo tempo ed uno dei maggior pensatori politici rinascimentali; il suo capolavoro, il Principe (di cui parleremo in seguito) fu la prima affermazione della necessità di tenere la sfera politica separata ed indipendente dalle valutazioni di tipo filosofico o etico.

Egli viene elevato a modello per creare un regime monarchico, unitario, forte, capace di respingere “ leoni e aquile dalla sua città, dalla sua patria, L’Italia. Delinea nei suoi testi diplomatici più volte, la figura del sovrano, del capo politico: Il Principe (come sintesi delle virtù morali) capace di cogliere l’occasione offerta dalla fortuna, che combinava la forza all’inganno. Fissare le leggi o regole della politica fu la sua preoccupazione principale. Leggendo il presente con gli occhi del lontano passato, (facendo quindi riferimento ai testi classici, considerati dagli intellettuali rinascimentali come modello di vita da imitare e seguire poiché in loro era insito il tema dell’esaltazione della natura e dell’uomo), Machiavelli si sforzò di comprendere con la ragione tali legge o regole della politica. Il risultato di ciò…è il Principe, drammatico ed epocale , spegne il mito papale attraversò l’ideale della finalità dello Stato.

Connesse a queste idee politiche tormentate troviamo nei “Discorsi” riflessioni e convinzioni più generali tra lo storico e il filosofico. Anzitutto il rapporto uomo-natura; Machiavelli della natura ebbe un’idea di forza resistente , la natura impone alle cose un movimento ciclico, come la politica con le sue arti militari, con i modi di pensare deve adeguarsi se vuol avere successo. L’uomo si armonizza con la natura tramite un energia spirituale e sensuale che tende a dominare su gli altri. Si può evincere da queste affermazione il tema fondamentale del Rinascimento, ovvero la valorizzazione dell’uomo e l’esaltazione della sua dignità, l’uomo è posto al centro del mondo perché considerato persona libera capace di dominare la natura ed essere protagonista della storia.

L’altra idea è quella di imitazione, citata precedentemente, riguarda la ripresa dei testi classici. Lui esalta gli antichi proponendo ai suoi ascoltatori un nuovo metodo di leggere la storia che passi dalla conoscenza a quel sapore che le storie hanno in sé per arrivare all’impulso istintivo di imitarle. La possibilità di imitarle è fondate per Machiavelli sulla convinzione che la natura sia immutabile e identica a quella che a quella che era al tempo di Tito Livio (uno dei suoi punti di riferimento). Le storie vanno poi lette anche tenendo conto dell’esperienza politica e moderna, personale o indiretta. Il pensiero di Machiavelli scaturisce dal seno stesso dell’orizzonte pubblico fiorentino, dai principi istituzionali e morali e dai modelli di comportamento in esso diffusi: il suo spirito polemico, stimolato dalle difficoltà della situazione contemporanea, lo conduce a un’analisi rivoluzionaria dei fondamenti dell’agire politico, delle contraddizioni e dei rischi che gravano su di esso. La sua non è una ‘scienza’ della politica, ma una riflessione sugli «inconvenienti» che gravano su di essa, sull’impegno di costruzione e conservazione di forme di «vivere libero», sempre minacciate dalla «ruina».

Dopo tanti secoli, nel nostro mondo tanto lontano da quello di Machiavelli, è ancora quanto mai necessaria una politica «prudente», a livello internazionale: capace di cercare e mettere in campo i rimedi sempre più urgenti e non procrastinabili, sia per

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la cura del «vivere civile» (spesso cancellato dal dominio della politica dell’apparenza), sia per la salvezza del «corpo misto della umana generazione», che i tempi in atto sottopongono nel suo insieme a minacce in passato sconosciute.

Bibliografia

Giulio Ferroni. Il Contributo italiano alla storia del Pensiero – Filosofia (2012).

La storia, volume 7. Il Cinquecento: la nascita del mondo moderno. La biblioteca di Repubblica.

Gianni Gentile, Luigi Ronga, Anna Rossi. Millenium, volume 1: dal Mille alla metà del Seicento. Editrice la scuola.