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RENZO PIANO- LA RESPONSABILITA DELL’ARCHITETTO

Renzo Piano nasce a Genova il 14/09/1937 ed è architetto e senatore a vita italiano. Piano è uno dei più famosi architetti italiani e nel 1998 vince il premio Pritzker, un premio annuale assegnato ad un architetto vivente che si è contraddistinto per talento visione e impegno. Nel libro, l’architetto afferma che per anni fu scomunicato da accademie e club e che tale scomunica gli ha sempre fatto molto piacere. Alle domande di Renzo Cassigoli sulla visione della città da parte di Piano, l’architetto risponde che progettare città è una grande responsabilità perché il risultato sarà visibile a chiunque, anche alle generazioni future. Come esempio porta le critiche da lui ricevute su Postdamer Platz ritenuta troppo innovativa rispetto alla pietra e alla sofferenza di Berlino. A tali critiche Piano controbatte che una città deve esse essere intensa ma non per forza triste, anzi! La città è la più grande invenzione dell’uomo ma non è una cosa che si può progettare: “Una città cresce omeopaticamente non chirurgicamente” afferma l’architetto; ed è questa la grande difficoltà! Come ad esempio quando gli fu commissionato il porto di Genova: unire il vecchio e il nuovo in soli 5 anni senza badare al “tessuto” che è l’essenza stessa della città. Secondo Piano non sono i capolavori a rendere una città tale ma le connessioni, gli incontri la socialità stessa. Proprio per questo l’architetto è convinto che la città resisterà all’invasione delle nuove megalopoli: perché è reale, ci sono personalità, perché la città si fa da sola. Alla domanda su come vorrebbe la città del futuro, Piano risponde” come quella del passato .“

In‘’Giornale di Bordo’’ Renzo Piano scrive: ’Se rispetto dell’ ambiente significa mettersi le ciabatte per camminare su un prato, allora non mi interessa. […] E’ giusto, invece, parlare di sostenibilità dell’ architettura, che è tutt’altra cosa: significa capire la natura, rispettare la fauna e la flora. Collocare correttamente edifici e impianti, sfruttare la luce e il vento’’. Ma come si arriva a concepire un’ architettura sostenibile?

Piano descrive il suo approccio con l’architettura sostenibile come un ”gioco”. Una delle cose che sottolinea è che ‘’le parole modernità e progresso sono due trappole infernali e che nel loro nome continuano a fregarti. Così come continuano a fregarti con un’altra parola che è stata fondamentale in questo paese e in Europa: Crescita. Queste parole sono definite da Piano una trappola perché, da sempre, cercano di convincerci che siano cose buone in assoluto, ma ci siamo mai chiesti ‘’cos’è veramente moderno?

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Facciamo spesso l’errore di pensare solo in termini di attualità e così’, essere moderni è come cambiare un vestito, seguire la moda. Come se dovessimo considerare il cemento armato più odierno del legno o dei mattoni solo perché esistono i pannelli prefabbricati in cemento.

Piano chiude il discorso sull’architettura sostenibile ponendo l’accento su come gli anni Duemila siano stati una chimera e che nulla sia andato come negli anni Quaranta e Cinquanta ci si augurava andasse.

Zanoni Marco

Vona Stefano