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PALAU GUELL: SINTESI TRA UNICITA’ E COMPLESSITA’

GRUPPO 9 | VACCARISI ERIKA, SCADUTO FEDERICA

Situato nel quartiere del Reval, nel pieno cuore di Barcellona, il Palau Guell è uno dei gioielli architetturali dell’Art Nouveau catalana, ovvero del Modernismo.

Il Modernismo, a Barcellona, ha inizio a partire da tre eventi importanti: nel 1859 vengono abbattute le mura che cingevano la città e fu approvato il piano d’ampliamento; si sviluppò l’industria tessile e meccanica; vi fu la creazione della Scuola provinciale di Architettura. Per cui è proprio il XIX secolo che rappresenta il momento di maggior sviluppo della città. La crescita economica determina anche un aumento demografico che rende necessario uno sviluppo extraurbano. La costruzione di una nuova città rappresenta quindi l’occasione per cui le arti e in particolare l’architettura vengono chiamate in gioco con la responsabilità di dare un nuovo volto urbano. Le tendenze artistiche locali del tempo, improntate al classicismo e all’eclettismo francese, si stanno orientando verso una corrente medievalista. Ed è proprio qui che si colloca il progetto del Palau Guell. Esso fu elaborato con gran meticolosità e l’artefice principale si avvalse della collaborazione dei migliori artigiani dell’epoca. L’opera di artigiani, ceramisti del ferro battuto e degli architetti, tra i più importanti Francisco Berenguer e Camil Oliveras Gensana, si piegò alle indicazioni del genio gaudiano. Per comprendere meglio questo edificio bisognerà partire proprio dal progettista, Antoni Gaudì (FIGURA 1).

Nacque nel 1852 e fin da piccolo ha potuto beneficiare dell’esperienza visiva e quindi didattica della lavorazione degli oggetti in rame che vengono prodotti presso il laboratorio del padre e di cui fa tesoro per i futuri lavori in ferro battuto. Il giovane Gaudì mantiene nei confronti dello studio un atteggiamento costante fondato sull’interesse verso gli insegnamenti pratici e sull’indifferenza verso quelli basati su teorie e astrazioni. All’età di circa 22 anni, Gaudì viene ammesso alla nascente Scuola di Architettura di Barcellona. Gli insegnamenti sono mirati verso una preparazione tecnica e storica, quest’ultima basata sull’analisi delle caratteristiche formali, tipologiche e costruttive dei monumenti antichi. La sua capacità di elaborazione la si può riscontrare già in alcune esercitazioni studentesche: i suoi disegni rilevano sia una forte assimilazione della lezione accademica che impone la composizione simmetrica e la distinzione tra elementi portanti e portati, sia una correttezza compositiva oltre ad un innegabile bravura tecnica di rappresentazione. Questo livello di maturazione è probabilmente legato ad un aspetto della sua vita privata: la situazione economica familiare lo porta, fin dal primo anno accademico, a lavorare presso gli studi professionali di alcuni architetti. Collabora con Juan Martorell che lo influenza nella predilezione dello stile goticheggiante, ma anche con Francisco Del Villar e con Josep Fontsere Y Mestres. Queste esperienze quindi lo spingo ad una repulsione verso le astrazioni accademiche in contrapposizione alla sua attitudine al pragmatismo. Si laurea nel 1878. I primi progetti riguardavano la costruzione di case popolari per i lavoratori con uno stabilimento industriale e servizi sociali basati su idee cooperative, influenzato, molto probabilmente, da Owens. I progetti furono esposti all’Esposizione di Parigi del 1878. Durante il periodo giovanile imparò a conoscere anche le teorie di Ruskin e Morris. Ciò che Gaudì cercava nella sua opera era il gotico in piena solarità in rapporto strutturale con la grande epoca del gotico in Catalogna.

“Il gotico è sublime ma incompleto, è soltanto un inizio troncato dal deplorevole Rinascimento. Oggi non dobbiamo imitare o riprodurre il gotico ma continuarlo, arrestandoci prima del periodo fiorito perché in questa fase il gotico aveva espresso tutta la sua ingegnosità e ora mascherava la sua impotenza". (James Johnson 1961, p. 47).

Agli inizi della sua carriera egli tentò tutti gli stili del revival; egli era un eclettico. Si interessava molto anche della decorazione: sperimentò quindi i materiali più vari. Influenze arabe dominano le opere giovanili e tutti i dettagli sono scrupolosamente elaborati, ma anche qui, sotto la decorazione, spesso ostentata, risultano evidenti elementi strutturali di grande interesse. Il Palau Guell segna una svolta nello stile giovanile di Gaudì: la sua coerenza dello spazio interno diventa più audace, il suo trattamento della loggia o il salone della musica a tre piani, con le sue gallerie e il soffitto con l'alta cupola quale centro della casa, formano l'opera più riuscita di quel

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momento. Inoltre le aperture tra le stanze erano divenute più ampie e un interesse crescente era dedicato alla continuità dello spazio interno. L'opera di Gaudì può essere quindi divisa in due periodi: il primo è quello del giovane architetto che indaga un sistema costruttivo dopo l'altro, le possibilità di ogni materiale, ogni nuova influenza, ogni nuovo revival e nutre un grande interesse per la decorazione. Nel secondo periodo, Gaudì è invece il costruttore e l'architetto che emerge dopo anni di ricerca e studio.

Un evento fondamentale nella vita di Gaudì fu l'incontro con l'industriale, e futuro committente delle sue opere più famose, Eusebi Guell (FIGURA 2). Gaudì definisce con parole di stima il suo mecenate: "è un gran signore; possiede uno spirito principesco simile a quello dei Medici di Firenze e dei Doria di Genova". Il conte Guell si fa riconoscere soprattutto per la sua personalità: egli è un amatore delle arti e delle scienze e si dedica spesso all'architettura e al disegno. La sua grandezza non si riconosce tanto nelle sue imprese o nei suoi scritti, quanto nelle opere da lui commissionate. In quegli anni, infatti, per le famiglie più distinte, si richiedono abitazioni comode soprattutto basate su ampi spazi. Il Palau Guell è il luogo di ciò che è inestimabile. In esso si ostenta un tipo di possesso inalienabile, possesso non delle cose ma del lavoro in esse contenute. Guell si era proposto infatti di costruire il luogo della distinzione più radicale, quella conferita dal fatto di situarsi al di fuori di regole secondo le quali si regge la società. Pur essendo un’opera ricca di estro fantastico, il Palau Guell è concepito in stretta relazione con i desideri e il carattere, appunto, del suo committente. Una vera e propria affinità elettiva legava infatti l’artista al mecenate, sempre disposto a favorire una novità anche se audace e per nulla preoccupato del costo delle opere.

Gaudì impiegò circa quattro anni per la costruzione di questo edificio: dal 1886 al 1890. Ci sono vari aspetti strutturali da analizzare in questo edificio: innanzitutto la facciata (FIGURA 3). Gaudì realizzò circa otto studi della facciata, i quali, con le loro varianti, costituirono una serie di venticinque disegni con soluzioni diverse: parte da una visione goticizzante per giungere ad una configurazione moderna. In essa il rapporto tra i pieni e i vuoti si svolge simmetrico rispetto all'asse mediano tra i due portali ad arco ribassato e fra essi assume eccezionale rilievo l'enorme stemma della Catalogna in ferro battuto. Le finestre sono tutte architravate. Lo stemma sporge in altorilievo come se fosse sostenuto dai rami che escono dalla sottoposta inferriata. La composizione segue uno svolgimento in diagonale che imprime il senso del movimento ma allo stesso tempo abolisce ogni simmetria. La ferratura dei cancelli principali si compone di due parti: quella del cancello vero e proprio che si apre interamente e quella che parte da terra e contiene in alto un fastigio di ferro battuto con uno scudo araldico. Infine i capitelli e gli archi rivelano l'impronta di Gaudì, e qui si può constatare che essi non sono veramente tali poiché li unisce quell'inconsueto rapporto di reciproca compenetrazione. Ciò che all'interno del palazzo merita maggiore attenzione è la coerenza con cui i materiali sono impiegati senza intaccare la verità strutturale: ad esempio le molte travi in ferro, disposte sia in orizzontale che in verticale, ad incroci e raccordi angolari realizzati con grossi bulloni. Per quanto riguarda invece la facciata posteriore l'unico risalto della composizione è la grande veranda: essa corrisponde ad una sala centrale e si svolge per tutta l'altezza di essa secondo tre piani rientranti.

Elemento di grande interesse è la cupola (FIGURA 4): essa è paraboloide, sostenuta da archi parabolici e sormontata da un'altra cupola che emerge a cuspide sulla terrazza. La cupola e la terrazza compongono un coerente organismo in cui interno ed esterno sono legati in un rapporto di funzione e di struttura oltre che di forma e colore. La terrazza si presenta nel modo più vario: i camini hanno forma di coni e possono essere monocromi, rivestiti di stucco, o colorati a smalto, o in pietra rustica o in mattoni. Gli aspetti più graditi, a parte quelli del colore, sono quelli delle pietre sia in alcuni camini che nel grande cono centrale, già di per sé un'architettura, nel quale si raccordano in curva piccole finestre ad alveare, finestre paraboliche e fori protetti da brevi ciglia arrotondate, il tutto eseguito con pietre le cui dimensioni variano di volta in volta. (FIGURA 5).

Immaginando di visitare il palazzo, attraversati i cancelli d'ingresso, in fondo al piano terra si trova un vestibolo dal quale si discende alle scuderie e che corrisponde all'esterno all'altezza di due piani. Sopra di esso tre piani si svolgono attorno ad una alta sala centrale coperta a cupola. Il seminterrato è destinato alle scuderie ed agli alloggi relativi ed è anche una delle parti più pregevoli dell'opera, grazie alla sua struttura in laterizio. Ciò che qui è in forte risalto è l'articolazione in mattoni dei pilastri, delle colonne e dei muri perimetrali che reggono tutta la

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casa. I fusti delle colonne ed i pilastri si allargano in coni e tronchi di piramidi rovesciate in modo da ridurre al minimo l'intervallo da coprire a volta (FIGURA 6). Sul vestibolo, inoltre, si aprono da un lato la scala di servizio, e dall'altro la casa del portiere. In asse con il pilastro che separa i due portali, in modo da consentire l'entrata o l'uscita dei veicoli, si trova la scala principale fiancheggiata da colonne e marmo di Garraf e che porta ad un ripiano corrispondente ad un ammezzato con alcuni ambienti di ufficio, archivio e biblioteca (FIGURA 7). La scala d'onore porta successivamente ad un vestibolo dal quale si passa ad una sala di disimpegno, direttamente comunicante con il salone centrale e con la sala di ricevimento. Questi tre ambienti si svolgono frontalmente alla strada ma senza affacciarsi in quanto sono chiusi da una lunga e stretta veranda corrispondente alle mensole sulla facciata: essa si presenta infatti, con le sue venti finestre, come un filtro tra l'esterno e l'interno. La sala da pranzo, da biliardo e da trattenimento si affacciano tutte sulla terrazza posteriore che era sistemata a verde per la mancanza di un giardino. Essa è sospesa al solaio di copertura per mezzo di ferri verticali che insieme reggono i travetti a L e doppio T e formano i montanti delle balaustre. Intorno al quadrato centrale si succedono anche la scala di servizio e gli ambienti corrispondenti. Direttamente aperti sulla sala centrale sono il banco dell'organo, l'oratorio e la scala che porta al piano superiore e cioè al quarto: qui ci sono il soggiorno, la sala studio, sette camere da letto e un gruppo di bagni e di accessori. All'ultimo piano, oltre alla cucina e alle camere per il personale, sono installate le canne dell'organo il cui suono giunge un po’ smorzato nella sala centrale.

Un articolo del 3 agosto 1890 pubblicato su "La vanguardia", di cui ne era autore Frederic Rahola, definisce la posizione che il palazzo vuole occupare nel suo ambiente: riferendosi a Gaudì dice che le sue costruzioni sono in lotta con la consuetudine e con la moda. Per cui il Palau Guell si colloca contro il tempo piatto, costante e mediocre della consuetudine, ma anche contro il tempo mutevole e continuamente diverso dalla moda. Basti pensare al carattere tutto speciale delle cose che contiene per avvertire in che modo esso pretende di risolversi in se stesso: tutto nel palazzo sembra essere pervaso dall'idea dell'immobile. Il lavoro si concentra tutto sulla lavorazione del ferro e dei marmi: in particolare il primo si dirama in tutta la casa come edera aggrappandosi alle pareti e alle colonne che cambiano sempre forma (FIGURA 8). Ma anche il mobilio della casa, paradossalmente, è caratterizzato dalla sua immobilità: si tratta di pezzi di antiquariato o di mobili disegnati direttamente da Gaudì per occupare uno spazio ben preciso (FIGURA 9). Questo si manifesta maggiormente nella posizione che occupano le opere d'arte: ai quadri è riservata una galleria particolare, ovvero un corridoio che mette in comunicazione il palazzo con la vecchia casa di Joan Guell, mentre le sale del palazzo sono tutte occupate da pezzi antichi come trittici, mosaici, vetrate o affreschi. Si fa quindi una distinzione tra opere mobili e l'arte immobile che fa parte della casa stessa. Le pitture di Aleix Clapés per le pareti del salone principale sono significative: il loro carattere, integrato all'architettura, si manifesta persino nello spazio che esse coprono; non il centro delle pareti ma gli angoli, curvandosi con essi.

Il Palau Guell viene dichiarato Patrimonio dell’UNESCO nel 1984 ed ancora oggi viene analizzato e studiato per la sua complessità, oltre che visitato da moltissime persone.

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1.Antoni Gaudì 2.Eusebi Guell

Claudio Renato Fantone, Il mondo organico di Gaudì, Firenze: Claudio Renato Fantone, Il mondo organico di Gaudì, Firenze:

Alinea, 1999. Alinea, 1999.

3.Facciata principale. 4.Cupola.

Lara Vinca Masini, Antoni Gaudì, Firenze: i Maestri del Novecento, 1969 James Johnson, Sweeney, Josep Lluis Sert, Antoni Gaudì,

Germania: Il Saggiatore Milano, 1961

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5.Terrazza con camini e cuspide. 6.Sotterraneo

Roberto Pane, Antoni Gaudì, Milano: Edizioni di Comunità, 1984 Juan Jose Lahuerta, Antoni Gaudì 1852-1926

Architettura, ideologia e politica, Milano: Electa 1992

7.Scala d’onore. 8.Uso del ferro in tutta la casa.

Giralt-Miracle Daniel (a cura di Crippa M. A.), Gaudì. La ricerca della forma: Claudio Renato Fantone, Il mondo organico di

Jaca book, 2003. Gaudì, Firenze: Alinea 1999

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9.Mobilio. Roberto Pane, Antoni Gaudì, Milano: Edizioni di Comunità, 1984