La localizzazione territoriale degli sportelli bancari e le determinanti delle aperture

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 Rivista economica del Mezzogiorno / a. XII, 1998, n. 1 69 La localizzazione territoriale degli sportelli bancari e le determinanti delle aperture di Riccardo De Bonis, Fabio Farabullini e Fabio Fornari * 1.  Introduzione Dal marzo del 1990 l’apertura di sportelli bancari è stata libe- ralizzata 1 : tra il gennaio di quell’anno e il dicembre del 1996 ne sono stati aperti 9.000, con un incremento pari a quasi il 60% (Tab. 1). Un’espansione di analoghe dimensioni assolute era stata conseguita in passato, quando erano in vigore forti controlli am- ministrativi, nell’arco di 40 anni (dal 1950 al 1989). La prima parte del lavoro (par. 2) analizza i cambiamenti della concorrenza nei mercati bancari dopo la liberalizzazione, con par- ticolare riferimento alle aree del Mezzogiorno. L’enfasi è sugli ef- fetti sul territorio dell’espansione delle banche; sulle differenze nel grado di dotazione di servizi bancari tra Nord, Centro, Sud e Iso- le; sulle scelte strategiche perseguite dalle banche (difesa della propria area di insediamento tradizionale o attacco ai «territori di caccia» degli altri intermediari); sul grado di concentrazione dei mercati locali degli sportelli, dei depositi, dei prestiti. Un’attenzio- ne specifica è rivolta al confronto tra le diverse aree territoriali del Paese, anche alla luce delle difficoltà recenti delle banche meri- dionali 2 . L’analisi distingue tra il quadriennio 1990-93, caratterizzato da un aumento degli sportelli pari a quasi il 40% e il triennio 1994- *  Servizio Studi Banca d’Italia. Il lavoro è una versione rivista e aggiornata del Tema di discussione della Banca d’Italia del novembre 1994 (n. 235). Si ringrazia Edoardo Tagliaferri  per l’aiuto nell’elaborazio ne dei grafici e delle tavole. Le figure 1a e 1b si basano sulle coordi- nate geografiche elaborate da CNUCE – Istituto del CNR di Pisa. Le tesi dell’articolo rifletto- no le opinioni degli autori e non impegnano l’Istituto di appartenenza [N.d.A.]. 1 Sono rimasti in vigore limiti prudenziali volti a limitare fenomeni di eccessiva cresci- ta dimensionale delle banche. Per un quadro dell’evoluzione della regolamentazione, cfr. Appendice. 2 Sul sistema creditizio meridionale cfr., tra gli altri, Banca d’Italia (1990), Silipo (1996), Salvemini (1997), Butera (1997).

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Transcript of La localizzazione territoriale degli sportelli bancari e le determinanti delle aperture

  • Rivista economica del Mezzogiorno / a. XII, 1998, n. 1 69

    La localizzazione territoriale degli sportelli bancarie le determinanti delle aperture

    di Riccardo De Bonis, Fabio Farabullini e Fabio Fornari *

    1. Introduzione

    Dal marzo del 1990 lapertura di sportelli bancari stata libe-ralizzata1: tra il gennaio di quellanno e il dicembre del 1996 nesono stati aperti 9.000, con un incremento pari a quasi il 60%(Tab. 1). Unespansione di analoghe dimensioni assolute era stataconseguita in passato, quando erano in vigore forti controlli am-ministrativi, nellarco di 40 anni (dal 1950 al 1989).

    La prima parte del lavoro (par. 2) analizza i cambiamenti dellaconcorrenza nei mercati bancari dopo la liberalizzazione, con par-ticolare riferimento alle aree del Mezzogiorno. Lenfasi sugli ef-fetti sul territorio dellespansione delle banche; sulle differenze nelgrado di dotazione di servizi bancari tra Nord, Centro, Sud e Iso-le; sulle scelte strategiche perseguite dalle banche (difesa dellapropria area di insediamento tradizionale o attacco ai territori dicaccia degli altri intermediari); sul grado di concentrazione deimercati locali degli sportelli, dei depositi, dei prestiti. Unattenzio-ne specifica rivolta al confronto tra le diverse aree territoriali delPaese, anche alla luce delle difficolt recenti delle banche meri-dionali2.

    Lanalisi distingue tra il quadriennio 1990-93, caratterizzato daun aumento degli sportelli pari a quasi il 40% e il triennio 1994-

    * Servizio Studi Banca dItalia. Il lavoro una versione rivista e aggiornata del Tema didiscussione della Banca dItalia del novembre 1994 (n. 235). Si ringrazia Edoardo Tagliaferriper laiuto nellelaborazione dei grafici e delle tavole. Le figure 1a e 1b si basano sulle coordi-nate geografiche elaborate da CNUCE Istituto del CNR di Pisa. Le tesi dellarticolo rifletto-no le opinioni degli autori e non impegnano lIstituto di appartenenza [N.d.A.].

    1 Sono rimasti in vigore limiti prudenziali volti a limitare fenomeni di eccessiva cresci-ta dimensionale delle banche. Per un quadro dellevoluzione della regolamentazione, cfr.Appendice.

    2 Sul sistema creditizio meridionale cfr., tra gli altri, Banca dItalia (1990), Silipo(1996), Salvemini (1997), Butera (1997).

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    96, durante il quale la crescita proseguita a ritmi pi bassi(meno del 15%).

    La seconda parte (par. 3) presenta alcune verifiche econometri-che delle determinanti dellapertura di dipendenze negli anni1990-93. Due sono le variabili dipendenti di cui si intende spiega-re landamento: a) gli sportelli aperti dalle banche; b) le richiesteoriginarie di dipendenze che le ex aziende di credito avevano ri-volto alla Banca dItalia.

    Sono state stimate due equazioni. La prima approssima unafunzione di offerta di sportelli, vale a dire gli sportelli dei quali laBanca dItalia ha permesso lapertura una volta considerati i datiaziendali e le domande iniziali di dipendenze da parte dei singoliistituti. La seconda, invece, approssima la funzione di domandaoriginaria di dipendenze da parte delle banche. Obiettivo del-lanalisi individuare le variabili indipendenti grandezze di con-to economico e di stato patrimoniale in grado di spiegare i com-portamenti individuali delle ex aziende di credito e la funzionedi reazione della Banca dItalia.

    Il paragrafo 4 riassume le principali conclusioni dellanalisi.

    2. Lapertura di sportelli negli anni Novanta

    2.1. Le quote di mercato degli sportelli a livello nazionale elespansione territoriale degli intermediari

    Tra il dicembre del 1989 e il dicembre del 1996 gli sportellisono passati, a livello nazionale, da 15.320 a 24.390 (Tab. 1).

    TAB. 1. Evoluzione degli sportelli bancari in Italia

    Anni Numero sportelli Anni Numero sportelli

    1950 6.999 1988 15.0801955 7.430 1989 15.3201960 8.590 1990 16.4781965 9.524 1991 18.3321970 10.403 1992 19.7871975 11.504 1993 21.2661980 12.192 1994 22.4181985 13.035 1995 23.4001986 13.137 1996 24.3901987 15.020

    Fonte: Banca dItalia.

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    TAB. 2. Quota degli sportelli sul totale del sistema Italia (%)

    Banche 1989 1993 1995

    Gruppi dimensionali(a)

    Maggiori 28,1 29,4 29,4Grandi 20,6 19,4 19,5Medie 16,3 16,0 16,4Piccole 16,4 15,8 15,8Minori 18,6 19,4 18,9

    Gruppi istituzionali

    S.p.A. 71,8 71,3 71,4Popolari 18,4 17,2 18,1Credito coop. 9,3 10,9 10,1Filiali banche estere 0,4 0,5 0,3Istituti centr. di cat. 0,1 0,1 0,1

    (a) Per la definizione dei gruppi dimensionali, si veda la nota 3 del testo.

    Fonte: V. Tab. 1.

    TAB. 3. Ripartizione delle banche secondo il numero di sportelli Italia

    Numero sportelli 1989 1993 1995

    N. banche Quota % N. banche Quota % N. banche Quota %

    1 410 37,9 191 19,4 183 19,62 213 19,7 215 21,8 165 17,63 122 11,3 122 12,4 116 12,44 50 4,6 88 8,9 76 8,15 23 2,1 58 5,9 59 6,3

    6-10 73 6,8 104 10,5 135 14,411-20 48 4,4 52 5,3 54 5,821-30 34 3,1 33 3,3 28 3,031-40 28 2,6 27 2,7 16 1,741-50 18 1,7 20 2,0 26 2,8

    51-100 33 3,1 34 3,4 34 3,6101-200 13 1,2 23 2,3 17 1,8201-300 6 0,6 6 0,6 11 1,2301-400 4 0,4 4 0,4 4 0,4401-500 6 0,6 2 0,2 1 0,1

    > 500 8 0,8 10 1,1

    TOTALE 1.081 100,0 987 100,0 935 100,0

    Fonte: V. Tab. 1.

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    Le quote di mercato facenti capo ai diversi gruppi istituzionalidi banche non hanno registrato variazioni significative (Tab. 2).Anche sotto il profilo dimensionale, le quote dei diversi gruppi dibanche sono rimaste sostanzialmente stabili; si avuta una cresci-ta delle banche maggiori, la cui quota di dipendenze sul totale salita dal 28,1% del 1989 al 29,4 del 19953.

    Anche altri indicatori segnalano un incremento della quota disportelli detenuta dagli intermediari pi grandi. Le banche conpi di 100 sportelli detenevano nel 1989 il 45,5% degli sportellicomplessivi; questa quota salita al 61,6% nel 1993 e al 65% allafine del 1995. Laumento della concentrazione a livello nazionale riscontrabile anche analizzando la parte pi alta della distribu-zione delle banche per numero di sportelli: le prime cinque ban-che hanno accresciuto la loro quota sul totale di quasi 6 puntipercentuali, dal 14,9% del 1989 al 20,7% alla fine del 1995. Lebanche con pi di 100 sportelli sono passate da 29 nel 1989 a 43nel 1995; di queste ultime, dieci hanno oltre 500 sportelli, un li-vello che prima della liberalizzazione non era raggiunto da nessu-na banca (Tab. 3).

    La liberalizzazione non ha investito solo gli istituti pi grandi,ma anche quelli di minori dimensioni. Nel dicembre del 1989,una quota prossima al 40% di ex aziende di credito aveva un solosportello, mentre quasi il 70% non superava i tre sportelli (Tab.3). I dati relativi al 1995 mostrano una struttura profondamentecambiata. Le banche con un solo sportello sono scese a meno del20% del totale; quelle con non pi di tre sportelli si sono ridottea meno del 50%. La quota delle classi di aziende con quattro ocinque sportelli quasi raddoppiata. Si pertanto avuto il passag-gio di diverse banche da una classe dimensionale pi piccola aclassi pi grandi (in particolare quelle con uno o due sportelli inpi rispetto al 1989). Anche se in termini di incidenza della massaintermediata sul totale del sistema bancario questi fenomeni nonhanno avuto un impatto rilevante, il 70% delle banche italiane haradicalmente cambiato il suo modo di operare: da banche piccole,concentrate per lo pi in un unico edificio, si sono trasformate inaziende divise. Il mutamento si concentrato tra il 1989 e il1993.

    3 Si utilizzata la classificazione dei gruppi dimensionali in vigore dal 1995. In questaclassificazione le banche sono divise in cinque gruppi: maggiori, grandi, medie, piccole eminori. La dimensione delle banche misurata utilizzando i fondi intermediari. Sul tema siveda Banca dItalia (1995).

  • 73

    Lapertura di nuovi sportelli ha accresciuto la capillarit del si-stema bancario e il suo grado di diffusione sul territorio. Alla finedel 1989 risultavano serviti da almeno uno sportello bancario5.018 comuni, pari al 62% del totale nazionale (Tab. 4); in questicomuni risiedeva il 93,3% della popolazione italiana4. Nel dicem-bre del 1995 il numero dei comuni nei quali presente almenouno sportello superava le 5.600 unit, con una quota del 69% deltotale e una presenza in tali comuni di quasi il 97% della popola-zione. Si tratta di un incremento superiore a quello che si osservtra il 1979 e il 1987, in conseguenza dei tre piani sportelli dellaBanca dItalia. La liberalizzazione delle dipendenze e il venirmeno del principio autorizzativo del bisogno economico delmercato che favoriva gli insediamenti in localit non servite daintermediari non ha comportato una tendenza delle ex aziendedi credito a privilegiare esclusivamente piazze gi bancate.

    Laumento della presenza bancaria stato diffuso in tutte leregioni, ma stato pi forte nel Mezzogiorno (v. Figg. 1a e 1b).Le regioni dove la crescita dei comuni con sportelli stata mag-giore sono state la Calabria, la Campania, la Sardegna e il Pie-monte.

    Lapertura di dipendenze in comuni precedentemente non ser-viti stata una politica seguita sia dalle banche pi piccole, sia daquelle pi grandi. Fino al 1993 il flusso degli sportelli aperti innuovi comuni infatti riconducibile per circa la met a bancheche al dicembre del 1989 disponevano di una rete di sportelli su-periore alle cento unit, per circa un quarto a banche con un nu-mero di sportelli compreso tra i tre e i cento, mentre il restantequarto riguarda aziende con uno o due sportelli.

    TAB. 4. Numero dei comuni bancati Italia

    Anni N. comuni Anni N. comuni

    1979 4.650 1991 5.2351983 4.768 1992 5.3501987 5.004 1993 5.4491988 5.021 1994 5.5571989 5.018 1995 5.6131990 5.097

    Fonte: V. Tab. 1.

    4 In questo paragrafo il dato sulla popolazione si riferisce al 1991.

  • 74

    Si accresciuta la numerosit delle banche per comune. Neldicembre del 1989 erano presenti mediamente 2,1 banche per co-mune; alla fine del 1993 tale indice, nonostante il ricordato incre-mento dell8,6% dei comuni serviti da almeno una banca, era paria 2,6 (2,7 nel 1995). Anche la presenza media delle banche perprovincia aumentata5, portandosi da 25,2 istituti nel 1989 a 28,3nel 1993 e stabilizzandosi a 28,1 nel 1995. Analizzando i dati del-le singole province, si riscontra che in alcuni casi il numero di ex

    FIG. 1a. Comuni bancati e non bancati: 1989.

    5 Il calcolo considera anche le nuove otto province, che portano il totale a 103.

  • 75

    aziende di credito presenti si ridotto: tale circostanza non daricondurre a una fuga da alcune province, bens ai numerosiprocessi di fusione tra banche di piccole dimensioni, che hannoportato alla creazione di una nuova banca in luogo di due o treaziende con spiccate caratteristiche locali. Tale fenomeno ha inte-ressato il Centro-Nord in misura maggiore del Mezzogiorno.

    Nel periodo 1994-96 lapertura di sportelli ha segnato una de-celerazione. Dopo lincremento della rete del 7,6% nel 1990 (ilprimo anno di liberalizzazione) e lespansione massima osservatanel 1991 (11,2%), il tasso di crescita si portato all8% nel 1992e al 7,5% nel 1993. Nel 1994, 1995 e 1996 il saggio di incremen-

    FIG. 1b. Comuni bancati e non bancati: 1995.

  • 76

    to sceso al 5,4, 4,4 e 4,2%, rispettivamente. Il rallentamentodella crescita degli sportelli legato a una tendenza naturale allasaturazione dei mercati. Un aumento lento degli sportelli (inqualche caso una riduzione) comune ai paesi europei che hannoliberalizzato lapertura delle succursali prima dellItalia. Nel no-stro Paese, la decelerazione dellapertura di sportelli stata inoltreinfluenzata dalla recente diminuzione della redditivit delle ban-che e dalla volont di contenere i costi operativi6. Questi fattorisono stati particolarmente rilevanti per le banche meridionali.

    2.2. Il confronto tra le varie aree geografiche e le scelte di localizza-zione degli intermediari

    Un esame della concentrazione degli sportelli condotta a livellonazionale non sufficiente per approfondire due degli elementi difondo della struttura bancaria italiana: il dualismo tra Nord e Sudnella dotazione di servizi bancari e la segmentazione territorialedei mercati.

    Lincremento del numero degli sportelli ha interessato tutte lecinque macroaree nazionali, seppur in maniera difforme (Tab. 5).Nel periodo 1990-95, la quota degli sportelli nel Nord-Ovest sultotale nazionale rimasta costante intorno al 31%; si registratoun incremento nel Sud (da 14,2 a 15,1%) e nel Nord-Est (da 24,6a 25,6%). Il Centro presenta una diminuzione di 0,8 punti per-centuali, mentre per le Isole si verificata una riduzione dellaquota sul totale nazionale pari a 1,5 punti percentuali.

    Il grado di bancarizzazione del Mezzogiorno (Sud e Isole),che misura la densit degli sportelli bancari rispetto alla popo-lazione, resta inferiore a quello del Centro e del Nord dItalia(Fig. 2). La differenza si comunque attenuata: nel 1995 a ognisportello del Mezzogiorno si rivolgevano 3.900 abitanti, 5.700 nel1989; per le dipendenze settentrionali i due valori corrispondentierano 1.950 e 3.000. Nel 1991 (anno per il quale sono disponibilii dati del censimento) ogni sportello meridionale serviva in me-dia 247 imprese, contro 207 al Centro e 189 al Nord7. Anche altri

    6 Farabullini e Gobbi (1996) valutano landamento della redditivit bancaria negli ulti-mi venti anni, con attenzione particolare alla riduzione del 1994. Sul nesso tra apertura disportelli e redditivit bancaria, cfr. Ciani e Cogliati (1992), Signorini (1993), Castelli, Mar-tiny e Marullo Reedtz (1995).

    7 Le imprese comprendono le unit locali dellindustria, del commercio e delle altreattivit.

  • 77TAB. 5

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    1989

    4.75

    131

    ,03.

    768

    24,6

    3.13

    520

    ,52.

    175

    14,2

    1.49

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    711

    .654

    76,1

    3.66

    623

    ,919

    905.

    146

    31,2

    4.14

    225

    ,13.

    314

    20,1

    2.37

    614

    ,41.

    500

    9,1

    12.6

    0276

    ,43.

    876

    23,5

    1991

    5.68

    331

    ,04.

    697

    25,6

    3.64

    519

    ,92.

    723

    14,9

    1.58

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    614

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    1993

    6.64

    131

    ,25.

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    25,1

    4.20

    519

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    283

    15,4

    1.79

    78,

    516

    .186

    76,1

    5.08

    023

    ,919

    947.

    024

    31,3

    5.66

    625

    ,34.

    402

    19,6

    3.42

    515

    ,31.

    901

    8,5

    17.0

    9276

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    326

    23,8

    1995

    7.34

    731

    ,45.

    989

    25,6

    4.60

    519

    ,73.

    530

    15,1

    1.92

    98,

    217

    .941

    76,7

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    923

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    Font

    e: V

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    . 1.

  • 78

    19951989 1990 1991 1992 1993 19941000

    2000

    3000

    4000

    5000

    6000

    Mezzogiorno

    Centro

    Nord

    FIG. 2. Numero di abitanti per sportello.

    TAB. 6. Quota di sportelli, depositi e impieghi delle prime tre banche regionali

    Regioni Sportelli Depositi Impieghi

    1989 1993 1989 1993 1989 1993

    Piemonte 44,9 41,3 53,5 53,3 39,3 40,2Val dAosta 80,4 66,1 85,4 74,1 75,8 66,6Lombardia 22,3 27,4 25,2 22,6 17,9 17,9Liguria 40,8 40,0 41,1 46,2 36,0 37,3Trentino A.A. 23,3 22,9 35,5 30,3 36,3 30,6Veneto 32,4 28,2 36,1 35,6 33,5 31,8Friuli V.G. 34,8 30,9 31,0 30,2 30,3 28,2Emilia-Romagna 22,2 23,9 24,0 28,2 22,6 25,9Toscana 50,3 45,2 52,5 50,6 42,0 42,4Umbria 40,3 38,3 48,4 47,4 43,7 42,0Marche 33,8 28,8 31,5 31,0 27,1 27,6Lazio 37,5 44,1 43,1 50,0 29,6 44,0Abruzzo 38,5 33,2 39,0 34,1 31,8 28,3Molise 64,4 60,6 77,2 71,0 70,5 64,6Campania 36,3 48,5 35,2 41,6 36,0 43,4Puglia 33,0 32,2 30,0 31,6 28,8 31,8Basilicata 51,5 56,9 47,7 62,4 51,6 66,8Calabria 55,9 52,1 57,2 53,0 57,3 54,2Sicilia 43,2 40,1 50,2 47,7 53,7 50,4Sardegna 70,1 65,1 67,6 67,9 60,2 61,4

    Centro-Nord(a) 38,6 36,4 42,3 41,6 36,2 36,2Mezzogiorno(a) 49,1 48,6 50,5 51,2 48,7 50,1Italia 9,2 13,9 13,0 14,8 14,1 16,1

    (a) Media semplice dei dati delle singole regioni appartenenti allarea.

    Fonte: V. Tab. 1.

  • 79

    indicatori (ad esempio i chilometri quadrati serviti da una dipen-denza) confermano il minore sviluppo dei servizi bancari nel Mez-zogiorno.

    Mentre il peso delle maggiori banche del Paese si accresciutoa livello nazionale (cfr. par. 2.1), la concentrazione a livello re-gionale scesa. Rispetto al 1989, nel 1993 la quota di sportellidelle prime tre banche regionali si ridotta in 15 regioni su 20(Tab. 6)8. Un risultato che va nello stesso senso si ottiene se siconsidera il peso delle prime dieci banche regionali (Tab. 7). Si

    TAB. 7. Quota di sportelli, depositi e impieghi delle prime dieci banche regionali

    Regioni Sportelli Depositi Impieghi

    1989 1993 1989 1993 1989 1993

    Piemonte 69,5 67,8 73,0 75,6 62,0 67,9Val dAosta 100,0 94,2 99,9 96,6 100,0 96,0Lombardia 47,2 50,0 50,0 44,7 41,2 40,3Liguria 82,0 79,4 82,4 82,6 73,3 72,0Trentino A.A. 34,0 37,0 46,9 45,1 48,6 45,2Veneto 64,6 59,5 71,2 69,5 65,4 64,4Friuli V.G. 63,7 61,9 67,9 69,0 65,8 62,3Emilia-Romagna 47,8 50,9 49,0 59,8 45,8 54,5Toscana 73,4 67,8 72,6 71,6 62,1 65,2Umbria 80,1 74,6 82,2 80,7 72,0 72,3Marche 71,1 65,0 69,9 68,3 61,3 63,9Lazio 66,2 64,9 74,1 71,4 58,9 66,7Abruzzo 80,5 75,8 83,3 80,4 75,5 73,9Molise 83,1 81,7 87,1 84,7 81,3 78,5Campania 62,8 71,8 68,8 73,8 67,8 73,8Puglia 55,8 57,7 53,6 59,9 50,0 60,2Basilicata 79,3 77,6 84,6 84,7 84,2 85,4Calabria 74,4 77,2 83,2 84,6 83,3 86,7Sicilia 64,3 64,6 64,1 63,4 66,8 66,2Sardegna 98,5 97,8 98,9 97,6 97,9 96,9

    Centro-Nord(a) 66,6 64,4 69,9 69,6 63,0 64,2Mezzogiorno(a) 74,8 75,5 78,0 78,6 75,9 77,7Italia 27,2 33,7 32,9 36,5 34,2 38,0

    (a) Media semplice dei dati delle singole regioni appartenenti allarea.

    Fonte: V. Tab. 1.

    8 Nel 1993 i cinque casi di incremento sono da ricondurre a importanti fusioni (Lazioe Emilia-Romagna) e al consolidamento nella regione della sede centrale di alcune banchedi maggiore dimensione (Lombardia e Campania). Linserimento, nel 1995, dei dati degliex istituti di credito speciale nelle segnalazioni statistiche comuni alle altre banche ha resoproblematica lestensione dei dati oltre il 1993.

  • 80

    osserva quindi una diminuzione delle barriere alla mobilit tra idiversi mercati bancari9.

    Lapertura di sportelli non si riflessa sempre in unanalogadiminuzione delle quote di mercato dei depositi e degli impieghi;queste non sono state intaccate in profondit dalle banche cheper la prima volta sono entrate in nuove regioni. In 13 regioni su20 si osserva una riduzione della quota di mercato dei depositidelle prime tre banche (Tab. 6), ma essa spesso trascurabile. Pergli impieghi, scende a nove il numero delle regioni nelle quali laquota delle prime tre banche si ridotta10. Sembrerebbe che ilmercato dei prestiti che nel 70% delle regioni mostrava nel1993 un grado di concentrazione inferiore a quello dei depositi11 sia stato influenzato in minor misura dalla liberalizzazione delledipendenze.

    TAB. 8. Variazione delle quote di mercato nelle regioni italiane (1989-1993)

    depositi

    +

    + 4 1 5

    sportelli 3 12 15

    7 13 20

    impieghi

    +

    + 5 0 5

    sportelli 6 9 15

    11 9 20

    Fonte: V. Tab. 1.

    9 Sul tema, cfr. Caves e Porter (1977).10 A conferma della maggiore vischiosit delle quote di mercato dei prodotti bancari

    rispetto agli sportelli, nella maggioranza dei casi (14 volte per i depositi, 12 per gli impie-ghi), la variazione degli sportelli stata di maggiore intensit rispetto a quella delle quotedi mercato delle prime tre banche regionali. Queste ultime, inoltre, sono nella gran partedei casi le stesse nel 1989 e nel 1993.

    11 Il grado di concorrenza relativo dei mercati dei depositi e degli impieghi un temaoggetto di numerose analisi. In favore di una maggiore competizione nel mercato dei de-positi si esprimono, ad esempio, Biscaini, Carosio e Padoa-Schioppa (1972). Una maggioreconcentrazione del mercato dei depositi, misurata attraverso lutilizzo dellindice di con-centrazione di Linda, si rinviene invece in De Bonis e Luberti (1987).

  • 81

    Il mercato dei depositi mostra inoltre una maggiore correlazio-ne, rispetto a quello dei prestiti, con la variazione del grado diconcentrazione degli sportelli (Tab. 8)12. In 12 casi entrambe levariazioni hanno segno negativo (una minore concentrazione delmercato degli sportelli accompagnata da una minore concentra-zione di quello dei depositi), a fronte di 9 casi nel mercato degliimpieghi.

    Lerogazione degli impieghi appare dunque meno legata allalocalizzazione degli sportelli rispetto allofferta di depositi, un ri-sultato che in parte pu dirsi scontato. Permane soprattutto lim-magine di un sistema creditizio con forti banche locali: nel 1993,in nessuna regione le prime tre banche detenevano una quota disportelli inferiore al 20%; in 11 regioni, ne controllavano pi del40%13. Il grado di concentrazione ancora pi elevato (pur risul-tando in riduzione tra il 1989 e il 1993) se si considerano i merca-ti dei depositi e degli impieghi. Il Mezzogiorno caratterizzato dalivelli di concentrazione dei depositi e dei prestiti pi elevati diquelli prevalenti nelle regioni centro-settentrionali.

    Per analizzare le scelte effettuate dalle banche su dove aprirenuovi sportelli, si fatto ricorso a un indicatore che pu esseredefinito di aggressivit, costituito dalla quota degli sportelliaperti nella provincia di insediamento della direzione generale sultotale degli sportelli aziendali. Lo scopo principale dellindicatore

    TAB. 9. Indicatore di aggressivit Italia

    1989 1993

    BANCHE AGGRESSIVE (163)Percentuale di sportelli nella provincia della sede 49,2 43,1Percentuale di depositi nella provincia della sede 51,2 49,2Quota di mercato dei depositi 75,2 76,3

    BANCHE DIFENSIVE (49)Percentuale di sportelli nella provincia della sede 34,5 36,5Percentuale di depositi nella provincia della sede 42,2 43,5Quota di mercato dei depositi 22,4 21,5

    Fonte: V. Tab. 1.

    12 I numeri nella tavola si riferiscono alle regioni: in 4 regioni, ad esempio, si avutoun aumento contemporaneo della concentrazione nei mercati dei depositi e degli sportelli.

    13 Per alcune considerazioni sugli istituti definiti piccoli giganti, cfr. Padoa-Schiop-pa (1993). Sulle strategie di localizzazione degli sportelli, cfr. DallOsso (1992).

  • 82

    verificare se le ex aziende di credito hanno ridotto (banche di-fensive) o accresciuto (banche aggressive) la loro presenza sumercati a loro meno familiari, identificabili come quelli al difuori della loro provincia di provenienza14.

    Lanalisi conduce alla conclusione che lespansione territorialenon stata improntata al mero mantenimento della presenza nellezone tradizionali di insediamento; vi stato, invece, un tentativodiffuso di penetrare in nuovi mercati (Tab. 9). Le banche chehanno attuato una politica aggressiva sono 163, oltre i tre quar-ti delle 212 esaminate: per queste aziende lindicatore passatodal 49,2% del 1989 al 43,1% del 1993. Per le banche difensive,lindicatore si portato dal 34,5% al 36,5%15. da rilevare la di-versa entit delle due variazioni: la riduzione delle aggressive di 6 punti percentuali, lincremento delle difensive di soli 2punti. Considerando tutto il territorio nazionale, le banche ag-gressive sono quelle che hanno guadagnato, sia pure marginal-mente, quote di mercato.

    Questi risultati sono stati sottoposti a un approfondimento ul-teriore. Si verificato se la specializzazione territoriale degli spor-telli di ogni singola banca misurata dallindice di Williams16 sia in linea con il risultato ottenuto attraverso lindicatore di ag-gressivit. Lindice di Williams cresce se unimpresa (una banca)aumenta la concentrazione della sua operativit in poche aree diinsediamento; diminuisce se essa persegue una strategia di ingres-so in nuove zone geografiche.

    I risultati ottenuti confermano che le banche che hanno perse-guito una strategia di despecializzazione territoriale sono prevalen-ti (187 contro 25). Per le 163 banche sopra definite aggressive,la riduzione dellindice di Williams, da 0,31 nel 1989 a 0,23 nel

    14 Per il calcolo dellindicatore sono state considerate, tra le banche appartenenti alcampione del Servizio Studi, quelle che alla data iniziale (dicembre 1989) o a quella finale(dicembre 1993) risultano presenti in pi di una provincia (per gli intermediari che opera-no in una sola provincia, ovviamente, lindicatore ha scarsa significativit); il gruppo cosindividuato risulta composto da 212 banche che rappresentano, in termini di depositi daclientela ordinaria, oltre il 90 per cento dellintero sistema creditizio.

    15 Le banche in discorso sono, eccetto cinque casi, aziende di medie o piccole dimen-sioni con un forte radicamento nella zona di insediamento. Le strategie dei due gruppi dibanche (aggressive e difensive) potrebbero essere state influenzate dalle condizioni dipartenza dei mercati. Ad esempio, nel 1989 le banche aggressive detenevano nelle pro-vince della sede legale quote di mercato pi elevate di quelle delle banche difensive.

    16 Per le modalit di costruzione dellindice, cfr. Ferri e Gobbi (1992). Lindicatorevaria tra 0 e 1. Il valore unitario caratterizza la situazione di unimpresa attiva in un solomercato (la provincia nel nostro caso); lo zero identifica unimpresa presente in egual mi-sura in tutti i mercati.

  • 83TAB. 1

    0.R

    ipar

    tizi

    one

    degl

    i sp

    orte

    lli p

    er s

    ede

    amm

    inis

    trat

    iva

    e lo

    caliz

    zazi

    one

    geog

    rafic

    a

    Sede

    am

    min

    istr

    ativ

    a de

    lle b

    anch

    eN

    ord

    Cen

    tro

    Sud

    Tot

    ale

    Num

    ero

    Quo

    ta %

    Num

    ero

    Quo

    ta %

    Num

    ero

    Quo

    ta %

    Num

    ero

    Quo

    ta %

    1989

    Nor

    d7.

    838

    92,0

    383

    12,2

    393

    10,7

    8.61

    456

    ,2C

    entr

    o57

    16,

    72.

    652

    84,6

    443

    12,1

    3.66

    623

    ,9M

    ezzo

    gior

    no11

    01,

    310

    03,

    22.

    830

    77,2

    3.04

    019

    ,8T

    otal

    e8.

    519

    100,

    03.

    135

    100,

    03.

    666

    100,

    015

    .320

    100,

    0

    1995

    Nor

    d12

    .241

    91,8

    820

    17,8

    1.04

    119

    ,114

    .102

    60,3

    Cen

    tro

    966

    7,2

    3.65

    979

    ,584

    615

    ,55.

    471

    23,4

    Mez

    zogi

    orno

    129

    1,0

    126

    2,7

    3.57

    265

    ,43.

    827

    16,3

    Tot

    ale

    13.3

    3610

    0,0

    4.60

    510

    0,0

    5.45

    910

    0,0

    23.4

    0010

    0,0

    Font

    e: V

    . Tab

    . 1.

  • 84

    1993, rafforza la conclusione che lapertura di nuovi sportelli hadiminuito il loro grado di specializzazione territoriale. Evidenzeopposte si traggono per le 49 aziende difensive: per queste, trail 1989 e il 1993, lindicatore di Williams registra un incrementoda 0,20 a 0,22.

    Lanalisi degli sportelli detenuti dalle banche, distinti per sedeamministrativa, segnala laumento delle dipendenze detenute nelMezzogiorno da parte delle banche del Centro e del Nord (dal22,8% del 1989 al 34,6% del 1995; Tab. 10); le banche meridio-nali hanno inoltre visto scendere dall1,3% all1,0% la loro quotadi sportelli al Nord, dal 3,2 al 2,7 al Centro. Si tratta di tendenzegi sottolineate in altri lavori17, ma che si sono rafforzate in segui-to alla liberalizzazione degli sportelli. In linea con quanto segnala-to dagli indicatori di aggressivit e di despecializzazione, anche lebanche del Centro e, in misura contenuta, quelle del Nord hannoperduto quote di mercato nel territorio della sede amministrativa:appare significativo, in particolare, laumento della presenza dibanche settentrionali nelle regioni centrali, la cui quota sale dal12,2% al 17,8%. Alla fine del 1995, le banche con sede legale nelNord detenevano oltre il 60% degli sportelli nazionali (56% allafine del 1989). La perdita di quote di mercato da parte delle ban-che meridionali in tutte le macroaree nazionali una confermadelle difficolt del sistema finanziario del Mezzogiorno.

    Le diverse metodologie utilizzate segnalano concordementeuna tendenza verso una despecializzazione territoriale dellattivitbancaria e una maggiore concorrenza tra gli intermediari. Si trattadi indicazioni opposte seppur ancora parziali a quelle emersenel dopoguerra, contraddistinto da un ridimensionamento dellebanche pi grandi e da un rafforzamento degli oligopoli locali inseguito allaffermarsi di forti banche regionali e provinciali18. Neimercati locali, in particolare in quelli del Sud e delle Isole, riman-gono fattori di inerzia, legati alla specificit del prodotto bancarioe allimportanza delle relazioni di clientela gi esistenti: le quotedi mercato dei depositi e dei prestiti si muovono con lentezza.

    17 Cfr. Faini, Galli e Giannini (1992), Banca dItalia (1990, 1992).18 Su questo punto, cfr., tra gli altri, Cassese (1983), Dini (1985).

  • 85

    2.3. Sportelli, concentrazione e politiche di prezzo nelle aree territo-riali

    Le scelte di insediamento degli sportelli hanno provocato inprevalenza, come analizzato nel precedente paragrafo, una dimi-nuzione del grado di concentrazione dei mercati bancari locali.

    In questa sezione si discutono due temi collegati: il nesso tra ilgrado di concentrazione degli sportelli e quello dei depositi, misu-rati attraverso lindice di Herfindahl19; la dispersione dei tassi diinteresse passivi in rapporto alle variazioni della concentrazionedei mercati e le politiche di prezzo praticate dalle banche.

    Come gi illustrato nelle Tabb. 6 e 7, la diminuzione del gradodi concentrazione dei depositi stata inferiore a quella osservataper gli sportelli. Solo in 49 province (su 95) lindice di Herfindahlmisurato sulle quote di mercato dei depositi pi basso nel 1993rispetto al 1989 (Tab. 11). Si ha la conferma che una maggioresovrapposizione territoriale delle banche si accompagna a un ruo-lo ancora marginale dei nuovi entrati in un mercato. La dimi-nuzione del grado di concentrazione degli sportelli seguita dauna riduzione della concentrazione dei depositi solo in 42 delle95 province. In 45 casi la concentrazione dei depositi varia in sen-so opposto a quella misurata in termini di sportelli.

    Lesame delle variazioni della concentrazione dei mercati puessere integrato da unanalisi dei suoi effetti sulla dispersione deitassi di interesse passivi sui conti correnti; ci allo scopo di racco-gliere elementi sulla relazione tra concorrenza dei mercati e con-dizioni di prezzo praticate dalle banche.

    In 78 province la dispersione tra le banche dei tassi sui deposi-

    19 Lindicatore dato dalla somma dei quadrati delle quote di mercato di ogni singolaimpresa.

    TAB. 11. Variazione dellindice di Herfindahl nelle province (1989-1993)

    depositi

    +

    + 7 8 15

    sportelli 42 38 80

    49 46 95

    Fonte: V. Tab. 1.

  • 86

    ti, misurata dal coefficiente di variazione, pi alta nel 1993 ri-spetto al 1989 (Fig. 3; le 95 province sono riportate partendo daquelle settentrionali e arrivando a quelle meridionali)20. Levidenzafornita potrebbe segnalare che le banche presenti in nuovi mercatihanno attuato una strategia di maggiore remunerazione della prov-vista o che tale strategia stata perseguita dalle vecchie banchepresenti in quelle aree al fine di respingere i nuovi concorrenti21.Le province meridionali sono quelle nelle quali la dispersione deitassi pi marcata.

    20 Lidea di fondo che la concorrenza di prezzo aumenti nelle prime fasi di sovrap-posizione territoriale delle banche, per poi ridursi nel lungo periodo a mano a mano che ilmercato raggiunge un nuovo equilibrio. Il coefficiente di variazione pari al rapporto tradeviazione standard e media.

    21 Losservazione di un aumento della dispersione dei tassi non offre informazioni sul-la direzione prevalente dei loro movimenti (in ascesa o in riduzione); questo esame pu es-sere condotto sulla base della variazione nellasimmetria della distribuzione dei tassi. Il co-efficiente di asimmetria della distribuzione dei tassi passivi, calcolato su base provinciale, si accresciuto in 42 casi, indicando per essi uno spostamento della distribuzione verso valo-ri pi elevati.

    Centro

    0,0

    0,1

    0,2

    0,4

    0,3

    10 20 30 40 50 60 70 80 90

    Nord Sud Isolede

    viaz

    ione

    sta

    ndar

    d /

    med

    ia

    19931989

    Province

    FIG. 3. Dispersione dei tassi di interesse passivi sui conti correnti per provincia.

  • 87

    Per ottenere altre misure del grado di concorrenza dei mercati,sono state calcolate le variazioni dei depositi e dei tassi passivi a li-vello provinciale, tra il 1989 e il 1993, e il loro coefficiente di corre-lazione: valori pi elevati di questultimo evidenziano un grado pielevato di concorrenza del mercato. Nelle Figg. 4 e 5 sono riportati,per i periodi 1989-1991 e 1989-1993, i coefficienti di correlazioneper provincia. Viene anche riportato il numero delle banche pre-senti in ogni provincia, allo scopo di fornire unindicazione dellospessore del mercato: le province meridionali hanno in media unnumero di banche inferiore a quello delle aree centro-settentrionali.

    Nel periodo 1989-1991 non sembra esistere una decisa correla-zione positiva tra variazione dei tassi e variazione dei depositi: ilcoefficiente in media pari a 0,1, assumendo spesso valori negati-vi, con una deviazione standard pari a 0,38. Al contrario, la corre-lazione sale in media a 0,4 se si considera lintero periodo 1989-1993 (scompaiono i valori negativi del coefficiente e la deviazionestandard scende a 0,28); la correlazione appare particolarmenteforte nelle isole (0,62) e nelle province meridionali (0,46), pi bas-

    FIG. 4. Correlazione tra variazione dei depositi e dei tassi passivi per provincia (1989-91).

    Centro

    0

    10

    20

    50

    40

    10 20 30 40 50 60 70 80 90

    Nord Sud Isolenu

    mer

    o di

    ban

    che

    30

    1,5correlazione

    1,0

    0,5

    0,0

    0,5

    1,0

    1,5

    Province

    Coefficiente di correlazione

    Numero banche nella provincia (scala di sinistra)

  • 88

    Centro

    0

    10

    20

    50

    40

    10 20 30 40 50 60 70 80 90

    Nord Sud Isolenu

    mer

    o di

    ban

    che

    30

    1,0correlazione

    0,8

    0,5

    0,3

    0,0

    Province

    Coefficiente di correlazione

    Numero banche nella provincia (scala di sinistra)

    FIG. 5. Correlazione tra variazione dei depositi e dei tassi passivi per provincia (1989-93).

    sa (0,27) al Centro e al Nord. La correlazione tra variazione deitassi e variazione dei depositi assume dunque valori chiaramentepositivi solo se si considera anche il biennio 1992-93: in questianni presumibile che i nuovi sportelli abbiano raggiunto unaoperativit sufficiente e le politiche di prezzo siano divenute signi-ficative. I segnali di concorrenza pi elevata nelle regioni meridio-nali sono importanti, perch in esse si avuto lingresso maggioredi banche esterne, pur rimanendo inferiore, rispetto al Centro-Nord, il numero medio di banche presenti.

    Sulla base dellindice di Herfindahl, in 81 province su 95 laconcentrazione degli sportelli nel 1995 pi bassa rispetto a quel-la del 1989 (Figg. 6a, 6b, 6c, 6d; le due linee di ogni grafico uni-scono i valori della concentrazione relativi alle province ordinateper valori decrescenti della concentrazione nel 1989)22. Le 14 pro-

    22 Coerentemente con landamento delle aperture di nuovi sportelli pi intenso neiprimi anni di liberalizzazione la diminuzione della concentrazione stata pi diffusa nel1990 e nel 1991, quando il valore di Herfindahl sceso, rispettivamente, in 81 e 79 pro-

  • 89

    0,00

    0,05

    0,20

    0,30

    1 41

    Her

    finda

    hl

    0,25

    Province

    0,10

    0,15

    0,35

    0,40

    1989 1995

    FIG. 6a. Grado di concentrazione degli sportelli nelle province del Nord (misurato dallin-dice di Herfindahl).

    0,00

    0,05

    0,20

    0,30

    42 61

    Her

    finda

    hl

    0,25

    Province

    0,10

    0,15

    0,35

    0,40

    1989 1995

    FIG. 6b. Grado di concentrzaione degli sportelli nelle province del Centro (misurato dal-lindice di Herfindahl).

    vince (nel 1992 e nel 1993 solo in 70 province). Laumento delle fusioni dopo la legge 218del 1990 (legge Amato) e il manifestarsi dei loro effetti verso la fine del quadriennioconsiderato contribuiscono a spiegare il fenomeno.

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    0,00

    0,05

    0,20

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    62 81

    Her

    finda

    hl 0,25

    Province

    0,10

    0,15

    0,35

    1989 1995

    FIG. 6c. Grado di concentrazione degli sportelli nelle province del Mezzogiorno continen-tale (misurato dallindice di Herfindahl).

    0,00

    0,05

    0,20

    0,30

    82 95

    Her

    finda

    hl

    0,25

    Province

    0,10

    0,15

    0,35

    1989 1995

    FIG. 6d. Grado di concentrazione degli sportelli nelle province delle Isole (misurato dallin-dice di Herfindahl).

  • 91

    vince che hanno un andamento in controtendenza sono cos di-stribuite: 3 al Nord, 3 al Centro, 6 al Sud, 2 nelle Isole. Il gradodi concentrazione medio degli sportelli nelle varie aree geografi-che simile.

    3. Le determinanti dellapertura di dipendenze nel periodo 1989-1993

    3.1. La metodologia adottata

    Questa sezione fornisce alcuni riscontri empirici delle determi-nanti dellapertura di sportelli. Le difficolt di verificare le moti-vazioni dellespansione territoriale delle banche sono riconducibiliallassenza in letteratura di un quadro prevalente di riferimentoteorico da sottoporre a test23. Lo schema adottato di seguito uti-lizza variabili di conto economico e di stato patrimoniale nel ten-tativo di riprodurre il processo decisionale che porta, da un lato,il management bancario a formulare un certo numero di richiestedi aperture e, dallaltro, la Banca dItalia a concedere le autorizza-zioni.

    In particolare, si sottopone a verifica lipotesi che lapertura disportelli sia stata influenzata dallincidenza dei costi del personale e del peso dei dipendenti delle singole banche, o da indicatoridi produttivit. Tra il 1989 e il 1993, la liberalizzazione deglisportelli stata accompagnata da un aumento dell1,9% dei di-pendenti bancari e da una crescita della quota del personale im-piegato presso gli sportelli (Fig. 7). Si sono avuti andamenti diffe-renziati per i diversi gruppi dimensionali di banche. Gli addettidelle banche grandi e medie si sono ridotti, mentre si sono accre-sciuti del 3,6% quelli delle aziende maggiori24. Il peso dei costidel personale e degli addetti di una banca pu influenzare laper-tura di sportelli in due sensi opposti: in senso negativo, limitando

    23 Non esiste un filone teorico unitario in materia di sportelli. Il tema stato affronta-to con approcci diversi: modelli di concorrenza spaziale, interazione strategica tra le impre-se basata sulla teoria dei giochi, applicazione della teoria della contendibilit ai mercatibancari, ruolo degli sportelli nella misurazione delle economie di scala. Cfr., tra gli altri,Hotelling (1929), Salop (1979), Chan e Wong (1993), Schmid (1993), Encaoua, Geroski eJacquemin (1986), Baumol, Panzar e Willig (1982), Di Battista e Grillo (1988), Cerasi(1994), Conigliani, De Bonis, Motta e Parigi (1991).

    24 Si fa riferimento alla vecchia classificazione della Banca dItalia, valida fino al 1994,dei gruppi dimensionali di banche, che si differenzia dalla nuova per la composizione deigruppi e per le classi di grandezza.

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    0

    1995

    10

    20

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    40

    50

    60

    70

    19941993199219901989

    Presso la Direzione Presso Sportelli

    FIG. 7. Distribuzione dei dipendenti bancari (quote percentuali; dati di fine periodo).

    la disponibilit di risorse per lespansione territoriale; in senso po-sitivo, incentivando linstallazione di nuovi sportelli, qualora i di-pendenti occupati presso le direzioni generali siano considerati ec-cessivi e risulti quindi opportuno redistribuirli sul territorio.

    Lindagine stata condotta su un campione di 107 banche perle quali, fra il 1989 e il 1993, sono state rilevate variabili di statopatrimoniale e di conto economico, quali, tra le altre, i depositi,gli impieghi, il patrimonio, le sofferenze, il risultato di gestione, icosti operativi. Alla base di questa scelta lidea che le variabiliaziendali giochino un ruolo primario nelle decisioni delle banchecirca lapertura di nuove dipendenze. I dati sono espressi comemedie annue. La rappresentativit delle 107 ex aziende di credito elevata; pur costituendo il 10% delle banche presenti nel siste-

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    ma nel 1989, esse detengono circa i tre quarti del totale deglisportelli; analoga percentuale loro attribuibile in termini di de-positi e impieghi. Il campione comprende le principali banche delNord, del Centro e del Mezzogiorno.

    Per tener conto dellevoluzione temporale delle variabili rileva-te per le singole banche stata utilizzata la tecnica panel. Le 107informazioni di ogni cross-section rappresentano le potenziali va-riabili esplicative per la variazione assoluta degli sportelli, in cia-scuno degli anni compresi tra il 1990 e il 1993. Le variabili espli-cative sono considerate in termini di livello o variazione interve-nuta nellanno precedente. Si pu ritenere che le scelte delle ban-che dipendano sia dal livello delle variabili (ad esempio il patri-monio), sia dalla variazione da esse subita (ad esempio landamen-to del rapporto tra depositi e impieghi) da un anno allaltro.

    Un problema preliminare la scelta della struttura del modellopanel. Lalternativa costituita dalle specificazioni cosiddette fixedo random effects. La specificazione con effetti fissi pu essereespressa come:

    yit = i + xit + uit, i = 1, ..., 107; t = 1, ..., 4

    dove un vettore di dimensione 1xk di coefficienti, i linter-cetta relativa alli-mo individuo e uit un termine di errore a me-dia nulla e varianza costante. Date le condizioni di regolarit diquestultimo, il metodo dei minimi quadrati ordinari fornir stimecon le note propriet di correttezza ed efficienza. Nel caso di sti-ma con effetti casuali, si suppone che leffetto individuale (i), re-lativo alli-ma osservazione, non sia fisso, ma realizzazione di unprocesso stocastico a media nulla e varianza omoschedastica. Inquesta situazione, il modello pu essere scritto come:

    yit = xit + vit

    dove vit = ai + lt +uit.Le tre componenti sono realizzazioni di processi stocastici a

    media nulla e varianza costante, tra loro non correlate; esse espri-mono effetti specifici legati rispettivamente ai singoli individui e altempo, oltre a comprendere un vero e proprio termine di errore.In questo caso, gli effetti di variabili omesse si riversano sul termi-ne di errore che potrebbe risultare correlato con le variabili indi-pendenti, alterando cos lottimalit delle stime. La stima del mo-dello con effetti casuali viene effettuata con il metodo GLS (gene-

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    ralized least squares). Per decidere quale dei due metodi sia prefe-ribile impiegare, si fa generalmente ricorso al test di Hausman(1978)25, stimando il modello sia con gli OLS (ordinary least squa-res), sia con il metodo GLS, testando poi la restrizione:

    V = (bOLS bGLS) (VOLS VGLS)1 (bOLS bGLS)

    (dove bOLS e bGLS sono i vettori dei parametri stimati con gli OLSe i GLS rispettivamente e VOLS e VGLS le loro matrici di varianze ecovarianze). Il test si distribuisce come un chi-quadro con k gradidi libert, dove k rappresenta il numero dei regressori.

    Per lequazione (1) riportata pi avanti, limpiego del modelloa effetti casuali rifiutabile a qualsiasi livello di confidenza, evi-denziando lesistenza di probabili variabili omesse e di una conse-guente correlazione tra i regressori e il termine di errore; si trattadi problemi tipici che emergono nel caso di specificazioni panel.

    Nel modello con effetti fissi, tutte le variabili sono espresse intermini di deviazioni dalle rispettive medie individuali, nellarco ditempo considerato (nel nostro caso, quattro anni). Lequazione(1) approssima una scheda di offerta di sportelli da parte dellaBanca dItalia, vale a dire il numero di dipendenze ottimale datala situazione economica dei singoli istituti e le richieste di sportellida loro avanzate.

    La forma finale dellequazione stimata :

    (1) Spi, t = 1Spi, t 1 + 2(RIGE/CEFO)i, t 1 +3((PAT/CEFO)i, t 1 + 4IMPi, t 1 +

    5DEPi, t 1 + 6DIPi, t 1 + 7ICNi, t 1 +8Y1t + 9Y2t + ui, t

    dove: SPit esprime il numero di sportelli delli-ma banca al tempo t, RIGEit il risultato di gestione, PATit il patrimonio, CEFOit i fondi intermediati, IMPit gli impieghi, DEPit i depositi, DIPit i dipendenti delle prime nove banche del campione con-siderato,

    25 Il test valuta se lefficienza di stime ottenute con due diverse procedure differisce inmisura rilevante.

  • 95

    ICNit la posizione netta sullintercreditizio, Y1t e Y2t due variabili dummy che differenziano lintensit del-la relazione nel 1990 e nel 1991 (per cogliere eventuali effetti pre-senti negli anni iniziali della liberalizzazione), loperatore differenza prima.

    I valori dei coefficienti sono riportati nella Tab. 12.Il coefficiente di determinazione della regressione pari al

    20% circa. Tale misura deve essere valutata alla luce della minoreimportanza che essa assume quando si utilizza la metodologia pa-nel e della specificazione in termini di scarti dalla media. Una sti-ma realizzata considerando i livelli delle variabili (stima pooled) hafornito un R2 prossimo all80%.

    3.2. Un commento dei risultati ottenuti

    Sulla base dei coefficienti stimati, si pu affermare che glisportelli aperti in ciascun anno da una banca sono influenzati a)dal numero di dipendenze gi detenute dallazienda, b) dallincre-mento del patrimonio, c) dal risultato di gestione nellanno prece-dente, d) dallandamento del rapporto tra impieghi e depositi, e)dalla posizione netta sullinterbancario.

    a) Gli sportelli gi detenuti da una banca giocano il ruolo divariabile di scala: la Banca dItalia ha teso a evitare eccessivi saltidimensionali nellarticolazione territoriale. La rilevanza della varia-bile dipendenze pu essere testimoniata dalla coincidenza, nel1989 e nel 1993, delle prime venti banche classificate secondo ilnumero di sportelli detenuti.

    b) I mezzi patrimoniali costituiscono un vincolo allespansioneterritoriale; il patrimonio di una banca la grandezza chiave nei

    TAB. 12. Parametri del modello panel

    Coefficiente Valore stimato t di Student

    SP a1 0,021 2,10RIGE/CEFO a2 17,11 1,52Delta(PAT/CEFO) a3 28,37 2,55Delta(IMP) a4 4,06E-3 2,86Delta(DEP) a5 3,83E-3 2,14Delta(DIP) a6 0,17 5,58ICN a7 3,89E-3 2,15Dummy 1990 a8 1,80 2,21Dummy 1991 a9 2,54 3,11

  • 96

    controlli prudenziali alla quale rapportare la scala di attivit degliintermediari.

    c) Per il risultato di gestione si pu osservare che the higherare the profits from price competition, the higher will be the incen-tive to increase the number of branches26. La redditivit di ogniistituto appare un parametro determinante per la sostenibilit eco-nomica degli sportelli.

    d) La variazione nellanno precedente dei depositi e degli im-pieghi influenza le scelte di localizzazione. Si tratta di una relazio-ne diretta nel caso dei crediti, inversa nel caso dei depositi. Il se-gno negativo del coefficiente dei depositi segnala che a un aumen-to di questi ultimi corrisponde una minore apertura di sportelli.

    e) La variabile che misura la dipendenza dal mercato interban-cario risultata significativa. La variabile ICN stata posta pari azero per quelle aziende che sono creditrici nette sul mercato; larelazione stimata, pertanto, valida con riferimento alle sole ban-che prenditrici nette, per le quali emerge una strategia di riduzio-ne dei costi della raccolta. Questo comportamento non propriodelle banche meridionali, che sono in gran parte creditrici nettesul mercato interbancario.

    La variazione del numero dei dipendenti appare influenzare leaperture di nuove dipendenze solo per le prime nove banche delcampione; per le banche rimanenti la relazione sembrerebbe nonsussistere. Le maggiori banche del paese avrebbero dato luogo adassunzioni di personale tradottesi in una corrispondente aperturadi sportelli. Probabilmente lassunzione degli addetti precedelapertura di dipendenze per la necessit di un periodo di forma-zione del nuovo personale. Il fenomeno individuato econometrica-mente trova conferma nei dati relativi ai dipendenti bancari; comes visto nel paragrafo 3.1, nel periodo 1990-93 le banche maggio-ri hanno fatto registrare una dinamica del numero degli addettipi sostenuta rispetto al resto del sistema bancario.

    Infine, lintensit generale della relazione stimata appare infe-riore alla media del quadriennio nel primo anno di stima (1990) esuperiore a questa nel secondo (1991), come indicato dai valoriassunti dalle due dummies.

    interessante soffermarsi sulle variabili che non sono risultatesignificative (e i cui coefficienti non vengono riportati).

    Il rapporto tra le sofferenze e gli impieghi non influenzalapertura di sportelli. Una maggiore rischiosit dei prestiti non

    26 Cerasi (1994), p. 3.

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    sembra costituire un disincentivo allapertura di sportelli27. Trannela relazione fra dipendenti e sportelli trovata per le prime novebanche, non significative sono apparse le variabili di produttivito di efficienza come determinanti dellapertura di dipendenze.Una maggiore incidenza del costo del personale rispetto ai costioperativi o un maggior peso del numero degli addetti rispetto amisure di operativit (quali i depositi o i fondi intermediati) nonappaiono influenzare in senso positivo o negativo linstallazione didipendenze.

    3.3. Le richieste originarie delle banche

    A fronte dei 6.000 sportelli aperti dalle ex aziende di creditonel periodo 1990-93, le richieste avanzate dagli istituti alla BancadItalia sono state circa 9.000. Si cercato di fornire una spiega-zione microeconomica di questo differenziale stimando una nuovaequazione, la (2). Essa impiega una differente variabile dipenden-te, rappresentata dalle richieste di nuove dipendenze avanzate dal-le ex aziende di credito alla Banca dItalia.

    Il rapporto tra le due serie, gli sportelli concessi e quelli richie-sti, pari a circa il 65 per cento, per la media del sistema. Questadifferenza fa s che le variabili esplicative selezionate nellequazio-ne (1) avranno peso diverso nella spiegazione della relazione (2):alcune delle variabili che influenzano le aperture di nuovi sportellinon condizionano, presumibilmente, le richieste effettuate dallebanche.

    Lequazione (2) approssima la funzione di domanda delle exaziende di credito. Si trovato che solo due delle originarie varia-bili significative della relazione (1) conservano il loro potere espli-cativo: il numero degli sportelli detenuti da ogni banca e, con ri-ferimento solo alle prime nove banche del campione, la variazionedel numero dei dipendenti; mantengono un ruolo esplicativo an-che le dummies riferite al 1990 e al 1991. La forma finale del-lequazione :

    (2) Spi, t = 1SPi, t 1 + 2DIPi, t 1 + 3Y1t + 4Y2t + ui, t

    I coefficienti stimati che sono risultati significativi sono riporta-

    27 Lespansione di un numero ristretto di aziende stata comunque limitata a finiprudenziali.

  • 98

    ti nella Tab. 13. I risultati segnalano che le richieste delle exaziende di credito non sono determinate dal livello dei mezzi pro-pri o della redditivit, n dalle altre variabili significative indivi-duate nella relazione (1). Le elevate richieste potrebbero esserestate influenzate dalla conoscenza di limiti allespansione stabilitidalla Banca dItalia e dalla volont di difendere e allargare le pro-prie quote di mercato. Il risultato in linea con i modelli di eco-nomia industriale che sottolineano la possibilit di decisioni dioverinvestment delle imprese come strategia per impedire lentratadi nuovi concorrenti in un mercato28. Al tempo stesso, i vincoliquantitativi introdotti a scopo prudenziale sembrano aver avutouna loro giustificazione nel ricondurre le banche a unapertura disportelli coerente con le variabili operative di ogni azienda.

    4. Conclusioni

    La liberalizzazione degli sportelli ha dato luogo a un aumentodel numero dei comuni dove presente almeno una banca e auna crescita degli intermediari presenti in ogni comune e in ogniprovincia. I comuni con presenza bancaria sono saliti in particola-re nel Mezzogiorno. La concentrazione dei mercati locali deglisportelli, dei depositi e degli impieghi si ridotta nella maggio-ranza dei casi. Indicatori di specializzazione dellattivit bancariasul territorio segnalano che le banche hanno perseguito in preva-lenza strategie di espansione al di fuori delle aree di insediamentooriginario. La variazione delle quote di mercato dei depositi e deiprestiti tra il 1989 e il 1993 stata comunque inferiore a quelladegli sportelli, confermando alcuni elementi di rigidit della strut-tura creditizia. Anche se nei mercati locali si osservano ingressi dinuovi concorrenti, le posizioni relative tra gli istituti tendono a

    TAB. 13. Parametri del modello panel

    Coefficiente Valore stimato t di Student

    SP a1 0,0414 2,16Delta(DIP) a2 0,0151 4,98Dummy 1990 a3 1,3280 1,54Dummy 1991 a4 2,8190 3,43

    28 Pu trattarsi sia del tradizionale mercato dellimpresa, sia di un mercato preceden-temente non coperto. Sul tema delloverinvestment, cfr. Dixit (1992).

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    mutare con lentezza. Il grado di concentrazione dei mercati pielevato (ma in riduzione tra il 1989 e il 1993) per i depositi e gliimpieghi che per gli sportelli.

    Nel Mezzogiorno cresciuta la quota di mercato degli sportellidi banche del Centro-Nord, mentre le banche meridionali hannoperduto quote in tutte le macro-aree italiane. Pur avendo ridottoil divario con le altre zone del paese, il Meridione resta contraddi-stinto da indicatori di bancarizzazione pi bassi e da una con-centrazione pi elevata dei mercati creditizi. Nelle regioni meri-dionali le prime tre banche controllano sempre pi del 30% deglisportelli. Allinizio degli anni novanta, i mercati bancari meridio-nali sono comunque stati interessati da fenomeni di concorrenzadi prezzo pi elevati rispetto a quelli osservati al Centro e alNord. Nei mercati creditizi meridionali, laccresciuta concorrenzadi banche centro-settentrionali contribuir a una migliore assisten-za finanziaria alle imprese locali e a un miglioramento nellalloca-zione delle risorse; costituir un incentivo allaumento delleffi-cienza delle banche del Mezzogiorno.

    Le stime econometriche indicano che il numero di sportelliche una banca gi detiene, il grado di patrimonializzazione e laredditivit influenzano in maniera diretta le nuove aperture. Il mi-nor grado di patrimonializzazione e di redditivit delle banchemeridionali ha contribuito alla loro perdita relativa di quote dimercato degli sportelli. C una relazione di segno inverso tra laposizione delle aziende sul mercato interbancario e lapertura disportelli, limitatamente a quelle banche che sono debitrici nettesul mercato stesso (non le banche meridionali che sono in granparte creditrici nette). Esiste pertanto la volont di emanciparsidalla provvista intercreditizia, attraverso una maggiore raccoltadalla clientela. Si osserva una relazione inversa tra landamentodei depositi e lapertura di nuovi sportelli nellanno successivo:una provvista insoddisfacente incentiva una maggiore apertura disportelli nellanno seguente.

    Considerando come variabile dipendente gli sportelli origina-riamente richiesti dalle ex aziende di credito alla Banca dItalianel periodo 1990-93, le variabili precedentemente significativeperdono di validit (con leccezione degli sportelli gi detenuti daogni istituto). Le richieste di nuove aperture sembrano guidatedalla semplice volont di massimizzare le dimensioni aziendali, ri-specchiando una strategia di innalzamento di barriere allentrataverso concorrenti potenziali.

    Nel periodo 1990-93, gli indicatori di efficienza (ad esempio, i

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    rapporti costi operativi/fondi intermediati, costi del personale/fondi intermediati) e di produttivit (dipendenti o fondi interme-diati per sportello) non influenzano lapertura di dipendenze.Non appare che le banche abbiano aperto pi sportelli per redi-stribuire personale. Pur essendo cresciuta la quota del personalebancario impiegata presso le sedi periferiche, non sembra che talecomportamento sia stato tenuto in misura pi intensa dalle ban-che con un maggior peso del costo del lavoro o del numero deidipendenti (solo per le prime nove aziende del sistema si osservache una crescita dei dipendenti seguita da un aumento dei puntidi vendita nellanno seguente). Al tempo stesso, un onere pi ele-vato dei costi del personale o un maggior peso degli addetti, ri-spetto a variabili che misurano la scala dellintermediazione ban-caria, non costituiscono un freno allapertura di dipendenze. Que-sto risultato confermerebbe la tesi secondo la quale nei primi anninovanta le banche hanno aperto sportelli in misura eccessiva ri-spetto alla struttura dei costi.

    Nel triennio 1994-96, lapertura di sportelli registra un rallenta-mento. Il fenomeno legato, in primo luogo, agli alti tassi di cre-scita realizzati nella fase 1990-93 e al livello crescente di saturazio-ne dei mercati creditizi. In secondo luogo, la decelerazione deglisportelli stata influenzata dalla diminuzione della redditivit ban-caria, con conseguente maggiore attenzione al contenimento deicosti operativi. Negli ultimi anni, le banche meridionali hanno fre-nato le aperture di nuovi sportelli in maggior misura rispetto allealtre banche italiane. Le recenti acquisizioni di banche del Mezzo-giorno da parte di banche centro-settentrionali rafforzer lingressodi nuovi intermediari al Sud e nelle Isole. Il cambiamento di pro-priet delle grandi banche meridionali, motivato dal persistere digravi situazioni di crisi, conferma la classica previsione che lingres-so nei mercati da parte di nuovi concorrenti pi facile attraversoacquisizioni che per il tramite di aperture dirette di sportelli.

    Appendice

    La regolamentazione degli sportelli

    1926. Introduzione dei primi controlli allentrata: obbligo diautorizzazione del Ministero delle Finanze per lapertura di ban-che e filiali (nel 1919 era stata sottoposta ai controlli del Ministrodel Tesoro solo lapertura di sedi di banche estere).

  • 101

    1936. Assegnazione allIspettorato per la difesa del risparmio eper lesercizio del credito presieduto dal Governatore della Ban-ca dItalia dei poteri, tra laltro, in materia di sportelli bancari(art. 28 della legge bancaria).

    1944. Soppressione dellIspettorato per la difesa del risparmioe per lesercizio del credito e attribuzione dei poteri al Ministerodel Tesoro, con delega della vigilanza sulle aziende di credito allaBanca dItalia.

    1947. Creazione del Comitato interministeriale per il credito eil risparmio (CICR) e attribuzione dei poteri dellIspettorato allaBanca dItalia.

    Dopoguerra. Politica cauta delle autorit creditizie in materia diconcessione di sportelli. Non vengono utilizzate procedure siste-matiche per la valutazione delle richieste delle banche.

    1977. Viene approvata la prima direttiva comunitaria di coor-dinamento bancario (n. 780/77). Essa prevede che la costituzione(e lespansione territoriale) delle banche non possa essere esami-nata in funzione delle esigenze economiche del mercato. Ai paesi(come lItalia) che per difficolt tecniche o strutturali del sistemabancario non possono abbandonare tale criterio, viene concessoun periodo transitorio per uniformarsi al nuovo principio.

    1978. Primo piano sportelli della Banca dItalia. Vengono au-torizzati 375 sportelli. Uno degli obiettivi dei piani era quello diaumentare la concorrenza tra le aziende, autorizzando laperturadi sportelli nelle aree pi concentrate. Una delibera del CICRabolisce il divieto di coesistenza nelle piazze di dimensione mino-re di banche appartenenti alla stessa categoria istituzionale.

    1982. Secondo piano sportelli. Viene autorizzata lapertura di643 sportelli.

    1985. LItalia recepisce la direttiva CEE 780/77. Sono liberaliz-zati i trasferimenti di sportelli nello stesso comune.

    1986. Terzo piano sportelli. Vengono aperti 504 sportelli.1987. Viene introdotta la possibilit di cessione di sportelli,

    prevista dalla legge bancaria ma mai attivata in precedenza; vieneliberalizzato il trasferimento di dipendenze; si consente la trasfor-mazione degli sportelli a operativit limitata in sportelli a operati-vit piena.

    1989 (dicembre). Scade il periodo transitorio, previsto dalla di-rettiva CEE 780/77, durante il quale la Banca dItalia ha potutotener conto, nel valutare le domande di apertura di sportelli, delcriterio del bisogno economico del mercato.

    1990 (marzo). Liberalizzazione guidata degli sportelli: laper-

  • 102

    tura di dipendenze regolata dalla procedura autorizzativa del si-lenzio-assenso di 60 giorni. La Banca dItalia interviene quando iprogrammi di ampliamento territoriale delle banche non sonocompatibili con le condizioni tecniche aziendali.

    1993 (settembre). Secondo larticolo 15 del Testo unico delleleggi in materia bancaria e creditizia, La Banca dItalia pu vie-tare lo stabilimento di una nuova succursale per motivi attinentialladeguatezza delle strutture organizzative o della situazione fi-nanziaria, economica e patrimoniale della banca.

    1996 (febbraio). Viene disciplinata, a tutela del risparmiatore,lattivit bancaria svolta al di fuori delle succursali, in particolarelattivit a domicilio della clientela.

    Riferimenti bibliografici

    Banca dItalia, Il sistema finanziario nel Mezzogiorno, Roma, 1990.Banca dItalia, La tutela della concorrenza nel settore del credito, Roma,

    1992.Banca dItalia, Le nuove classificazioni delle banche nelle statistiche della

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