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LA PRIVAZIONE IN IL “MONACO ROMANZO DI MATTHEW GREGORY LEWIS. INTERVENTO DI GRAZIA SANTARSIERE In questo intervento il mio obiettivo è di identificare alcune situazioni, come la privazione, che Burke analizza nella sua Inchiesta sul Bello e il Sublime, all’interno del romanzo Il Monaco di Matthew Gregory Lewis. Quest’ultimo inizia a scrivere il romanzo a metà degli anni novanta del diciottesimo secolo per terminarlo in sole dieci settimane e nel 1796 sarà pubblicato da un editore londinese in tre volumi con il titolo " The Monk: A Romance". Il romanzo divenne subito un successo provocando grande scandalo tanto che Lewis fu costretto ad “alleggerirlo” di molte pagine. Nel corso del XIX sec. “Il Monaco” fu dimenticato, per riemergere nei primi decenni del novecento grazie al movimento Surrealista che lo prese in considerazione proprio per la sua carica trasgressiva. Artisti come Andrè Breton e Antonin Artaud ne furono talmente influenzati che quest’ultimo deciderà di farne una copia francese. Il romanzo racconta la storia di Ambrosio, abbandonato in fasce in un’abbazia di Madrid di cui diventerà il monaco prediletto grazie ai suoi sermoni che ammalieranno tutto il popolo della città. Un giorno scopre che il suo ammiratore più fedele, all’interno dell’abbazia che lo ospita, Rosario, è in realtà una donna, Matilda, che lo seduce e lo coinvolge in passioni violente e perversioni. Per appagare i suoi desideri carnali, Ambrosio, non si 1

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LA PRIVAZIONE IN IL “MONACO” ROMANZO DI MATTHEW GREGORY

LEWIS.

INTERVENTO DI GRAZIA SANTARSIERE

In questo intervento il mio obiettivo è di identificare alcune situazioni, come la privazione, che Burke analizza nella sua Inchiesta sul Bello e il Sublime, all’interno del romanzo Il Monaco di Matthew Gregory Lewis.Quest’ultimo inizia a scrivere il romanzo a metà degli anni novanta del diciottesimo secolo per terminarlo in sole dieci settimane e nel 1796 sarà pubblicato da un editore londinese in tre volumi con il titolo " The Monk: A Romance".Il romanzo divenne subito un successo provocando grande scandalo tanto che Lewis fu costretto ad “alleggerirlo” di molte pagine. Nel corso del XIX sec. “Il Monaco” fu dimenticato, per riemergere nei primi decenni del novecento grazie al movimento Surrealista che lo prese in considerazione proprio per la sua carica trasgressiva.Artisti come Andrè Breton e Antonin Artaud ne furono talmente influenzati che quest’ultimo deciderà di farne una copia francese.

Il romanzo racconta la storia di Ambrosio, abbandonato in fasce in un’abbazia di Madrid di cui diventerà il monaco prediletto grazie ai suoi sermoni che ammalieranno tutto il popolo della città. Un giorno scopre che il suo ammiratore più fedele, all’interno dell’abbazia che lo ospita, Rosario, è in realtà una donna, Matilda, che lo seduce e lo coinvolge in passioni violente e perversioni. Per appagare i suoi desideri carnali, Ambrosio, non si limiterà alla passione per Matilda ma s’innamora di Antonia, una giovane ragazza anch’essa stregata dai sermoni del Monaco, per possederla Ambrosio ricorrerà, sotto le insistenze di Matilda alla stregoneria. L’azione non si limita a raccontare la vicenda di Ambrosio ma narra anche le storie circostanti che si muovono alla scoperta di pericoli nascosti al di sotto di cose apparentemente familiari.La trama man mano si fa sempre più cupa e si andranno formando così gli incubi gotici del nostro io: demoni, labirinti, ossari, torture e soprattutto, l’eros visto come rifiuto che si trasformerà in violenza.

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Burke nella sua inchiesta parla di “Privazione” e dice: “ Tutte le privazioni generali sono grandi perché tutte terribili: il vuoto, l’oscurità, la solitudine e il silenzio ”1 , cita Virgilio e come lui abbia riunito tutti questi aspetti nell’Eneide, quando Enea si trova davanti alla porta dell’inferno, facendosi prendere da un orrore “religioso”.Qui apro una parentesi per sottolineare una similitudine di situazioni con il “Monaco”, nell’Eneide la sibilla dice ad Enea: “E non si può entrare nei luoghi segreti della terra prima di aver staccato dall’albero il virgulto dalle fronde d’oro”2. Allo stesso modo Matilda dice ad Ambrosio che per riuscire nell’intento di possedere Antonia dovrà fare un patto con Satana il quale appare ad Ambrosio dopo che Matilda lo conduce attraverso una serie di gallerie che diventano sempre più strette a mano a mano che essi vi si inoltravano: “Egli scosse un essere la cui bellezza era superiore a ogni immaginazione … Un bagliore insopportabile fatto di fuochi multicolori lo avvolgeva dalla testa ai piedi e nella sua mano destra splendeva un ramo di mirto d’argento”3, “ Finché resterà in vostro possesso tutte le porte si spalancheranno davanti a noi, compresa quella della stanza di Antonia”, dice Matilde ad Ambrosio, e cos’è la porta della stanza di Antonia se non la porta dell’Inferno, visto che da quel momento in poi Ambrosio sprofonderà nel peccato, inesorabilmente. Ritornando alla Privazione, nel romanzo di Lewis ovviamente sono presenti tutti gli aspetti della Privazione che provocano il Sublime, ma quello di cui è cosparso l’interno romanzo è sicuramente la privazione sessuale che riguarda quasi tutti i personaggi e non solo gli ecclesiastici. Quindi la privazione sessuale non è dettata esclusivamente da un divieto divino ma, come vedremo, nella storia intercorrono svariate vicende costruite per privare l’uomo di un piacere che non potrà che scaturire in una violenza, infatti, la repressione sessuale di Ambrosio è così forte che sembra quasi impossibile pensare che essa possa esprimersi in maniera dolce e mansueta.Mentre si legge il romanzo, la sua architettura ci appare interamente sostenuta dall’eros, David Punter scrive: “Il gotico sa bene che circondare negli stretti confini della convenzionalità l’attività sessuale è repressivo e alla fine estremamente pericoloso,

1 Edmund Burke, “Inchiesta sul Bello e il Sublime” Aesthetica Edizioni, p. 95.2 Virgilio, Eneide, VI, vv. 134-1353 M. Gregory Lewis, Antonin Artaud “ Il Monaco” Bompiani 2006, p. 185

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che è un rifiuto dell’Eros e che l’Eros così designato si presenta sotto forma di minaccia e di violenza”.4

In più di una situazione, infatti, nel romanzo siamo colti da un’ansia scaturita dal vuoto che la repressione lascia nei protagonisti, dalla rabbia, dal terrore che loro stessi hanno della propria persona, dei loro istinti, non bastano preghiere o stregonerie, il loro destino è già segnato. Le prime pagine sono, infatti, piene di piccole premonizioni che anticipano la disfatta di alcuni personaggi, una zingara dirà ad Antonia: “Temete sempre quel che è troppo puro”.Purtroppo accade che la privazione provoca un’ossessione e come dice Burke: “La mente è così assorta nel suo oggetto che non può pensare altro”.Come accade a Raimondo e Agnese, protagonisti di una delle storie sussidiarie del romanzo.Agnese, promessa al convento fin dalla nascita, diventa l’oggetto del desiderio di Raimondo il quale vive per un periodo come ospite nel castello della zia di Agnese ( la quale si invaghisce di Raimondo, confermando la tesi che tutti nel Romanzo hanno un’esigenza sessuale repressa che incombe sulle loro emozioni, pronta a materializzarsi in maniera feroce scaturendo nel peccato), in questo frangente i due giovani si innamorano ma il velo incombe su Agnese la quale non può opporsi, ma spera che Raimondo possa trovare una soluzione per salvarla da quella prigionia. I due s’incontreranno spesso, di nascosto, nel convento, dove Raimondo non riuscirà a resistere alla tentazione di possedere Agnese e lo farà contro la volontà della ragazza, la quale inizialmente ne rimarrà scioccata ma presto lui diventerà per lei il suo “carnefice adorato”, quasi a confermare quello che dice Burke: “le idee di dolore sono molto più forti di quelle che riguardano il piacere”5, “ il dolore e il piacere hanno ciascuno una natura positiva, e non devono affatto dipendere l’uno dall’altro”6. Infatti, il gotico insinuava un dubbio essenziale nella mente di ciascuno, avvertiva il senso comune che il bene poteva essere male e viceversa, che l’identità di un individuo poteva perdersi nel suo contrario, che esistevano effetti senza cause e che il normale non conosceva il confine che lo separava dall’anomalo, che l’illecito non poteva essere distinto dal lecito, che il desiderio e l’avversione si attraevano respingendosi e che il colpevole era la vittima.4 David Punter, Storia della Letteratura del Terrore, Roma, Editori Riuniti, 1985.5 Edmund Burke, Inchiesta sul Bello e il Sublime, p.666 Ivi, p.67

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L’operato satanico verso Ambrosio si compie, appunto, nel momento in cui Matilda ( che è Satana in persona) scopre il punto debole (ovvio) del monaco, la sua repressione sessuale. Quella era l’unica via attraverso la quale il peccato poteva insinuarsi in Ambrosio, Nietzsche dice in Così parlò Zarathustra riguardo alla castità: “Per certuni la castità è una virtù, ma per molti è quasi un vizio”7. È molto significativo che Lewis scelga, come luogo in cui la tentazione si manifesta, il giardino del convento, trasposizione del peccato originale e dell’Eden, così come il serpente tenta Adamo portandolo a peccare, così Matilda, chiedendo ad Ambrosio di coglierle una rosa segna la sua condanna, proprio quando lui viene morso da una vipera che si trovava nel roseto.Ambrosio molte volte tenta di non soccombere alle lusinghe di Satana ma Lewis non glielo permette perché è la sua società a volere che Ambrosio pecchi, Lewis aveva bisogno di questo espediente per trasformare l’Eros in libertà morale.Termino con una piccola e probabilmente banale riflessione: Se Lewis avesse scritto questo romanzo oggi, quanti avrebbero provato una sensazione sublime nel leggerlo pari a chi lo lesse quando uscì per la prima volta? Sublime provocato dalla consapevolezza che quella storia fosse qualcosa di “proibito” una lettura da fare di nascosto. Pensando alle piccole realtà italiane rimaste, per fortuna, ancora legate a certe tradizioni ancestrali, dove la religione cattolica influenza interamente la vita delle persone, la lettura di questo romanzo provocherebbe una reazione simile a quella del 1796? Seguendo la linea della “privazione” in Burke mi sembra ovvio che anche l’ignoranza, in effetti, rappresenti un vuoto capace di suscitare il Sublime, mi chiedo se il compito di noi letterati di oggi sia di colmare quel vuoto permettendo al Sublime di accendersi negli occhi di chi non riesce più a stupirsi di fronte alla letteratura?

7 Friedrich Nietzsche, “Così parlò Zarathustra”, Giunti Editore S.p.A 2006, p.66

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