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Metri di Orazio versi asclepiadei maggiori Rispetto all'asclepiadeo minore, presenta un coriambo ( ) fra i due cola del verso. Esso è ben evidenziato dalle due cesure che lo inquadrano. Lo schema è il seguente: versi asclepiadei minori I due cola (due tripodie trocaico-dattiliche con l'ultimo piede di cui resta solo una sillaba accentata) sono divisi dalla cesura centrale: sistema distico asclepiadeo Si tratta di un sistema costituito da distici (una coppia di versi), costituiti da un gliconeo e da un asclepiadeo minore. Il gliconeo è composto da una base libera iniziale, seguita da un dattilo e da una dipodia trocaica (il secondo piede è costituito solo da una sillaba accentata): non ha una vera e propria cesura. strofe asclepiadea seconda Si tratta di un sistema costituito da due asclepiadei minori, da un ferecrateo e da un gliconeo. Il ferecrateo è costituito da una base libera seguita da un dattilo e da un trocheo.

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Metri di Orazio

versi asclepiadei maggiori

Rispetto all'asclepiadeo minore, presenta un coriambo ( ) fra i due cola del verso. Esso è ben evidenziato dalle due cesure che lo inquadrano. Lo schema è il seguente:

versi asclepiadei minori

I due cola (due tripodie trocaico-dattiliche con l'ultimo piede di cui resta solo una sillaba accentata) sono divisi dalla cesura centrale:

sistema distico asclepiadeo

Si tratta di un sistema costituito da distici (una coppia di versi), costituiti da un gliconeo e da un asclepiadeo minore. Il gliconeo è composto da una base libera iniziale, seguita da un dattilo e da una dipodia trocaica (il secondo piede è costituito solo da una sillaba accentata): non ha una vera e propria cesura.

strofe asclepiadea seconda

Si tratta di un sistema costituito da due asclepiadei minori, da un ferecrateo e da un gliconeo. Il ferecrateo è costituito da una base libera seguita da un dattilo e da un trocheo.

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sistema distico archilocheo primo

E' costituito da un esametro dattilico e da un tripodia dattilica catalettica.

sistema distico archilocheo secondo (o alcmanio)

E' costituito da un esametro dattilico e da un tetrametro dattilico catalettico. Il nome di questo sistema deriva dal fatto che sia Archiloco sia Alcmane usarono spesso il tetrametro dattilico:

sistema distico archilocheo terzo

E' costituito da un distico formato da un verso archilocheo e da un trimetro giambico catalettico. Il verso archilocheo è formato da una tetrapodia dattilica acatalettica, seguita da una tripodia trocaica.

strofe alcaica

E' una strofe composta da due endecasillabi alcaici, seguiti da un enneasillabo alcaico e da un decasillabo alcaico. L'endecasillabo alcaico è separato in due cola dalla cesura (il primo è una tripodia giambica catalettica e il secondo un dattilo seguito da una dipodia trocaica catalettica). L'enneasillabo alcaico è

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costituito da una pentapodia giambica catalettica; la mancanza di cesure accentua il veloce precipitare del ritmo giambico. Il decasillabo alcaico è costituito da una dipodia dattilica e da una dipodia trocaica; anch'esso manca di cesura evidente.

strofe saffica minore

Vedi tra i metri catulliani.

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Metri di Catullo

endecasillabi faleci

Il nome deriva da Faleco, l'ipotetico inventore del verso. Il nome lascia intuire che esso presenta un numero fisso di sillabe (undici) disposte in modo da offrire questo schema:

La cesura è di solito semiquinaria, segnalata nello schema da //.

trimetri giambici scazonti o ipponattei

Il verso trae il nome da Ipponatte di Efeso (VI sec. a.C.), che tradizionalmente ne è ritenuto l'inventore; è detto coliambo (cioé giambo zoppo) o scazonte (=claudicante). In ultima sede, sostituisce il giambo con uno spondeo, cosicché l'improvviso mutare del ritmo dà come l'impressione di una zoppicatura.

Le cesure sono di solito quella semiquinaria e quella semisettenaria, segnalate nello schema da //.

distici elegiaci

Il distico elegiaco è composto da un esametro e da un pentametro. Quest'ultimo è formato da due emistichi, costituiti ciascuno da tre piedi esametrici, l'ultimo dei quali è catalettico in syllabam (cioé da tre piedi dattili, dell'ultimo dei quali resta solo la sillaba iniziale).

I due dattili possono essere sostituiti da spondei, non nel secondo emistichio. La cesura è quella semiquinaria, la quale divide il verso con forte stacco ritmico.

strofe saffica minore

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La strofe saffica minore è costituita da tre endecasillabi saffici chiusi da un adonio. Gli endecasillabi saffici presentano in genere la cesura semiquinaria (come segnalato dallo schema con il simbolo //).

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Schema dei metri nelle poesie di Orazio

Odes I 1 > versi asclepiadei minori

Odes I 4 > sistema distico archilocheo terzo

Odes I 5 > strofe asclepiadea seconda

Odes I 7 > sistema distico archilocheo secondo (o alcmanio)

Odes I 9 > strofe alcaica

Odes I 10 > strofe saffica minore

Odes I 11 > versi asclepiadei maggiori

Odes I 14 > strofe asclepiadea seconda

Odes I 20 > strofe saffica minore

Odes I 22 > strofe saffica minore

Odes I 23 > strofa asclepiadea seconda

Odes I 30 > strofe saffica minore

Odes I 37 > strofe alcaica

Odes I 38 > strofe saffica minore

Odes II 5 > strofe alcaica

Odes II 8 > strofe saffica minore

Odes II 10 > strofe saffica minore

Odes II 14 > strofe alcaica

Odes III 1 > strofe alcaica

Odes III 7 > strofa asclepiadea seconda

Odes III 9 > sistema distico asclepiadeo

Odes III 13 > strofa asclepiadea seconda

Odes III 23 > strofe alcaica

Odes III 30 > versi asclepiadei minori

Odes IV 7 > sistema distico archilocheo primo

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Epistulae I 4 > esametro dattilico

Epistulae I 8 > esametro dattilico

Epistulae I 11 > esametro dattilico

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Le cesure dell'esametro

Il termine ‘cesura’ definisce una pausa (da caedo "taglio") che cade nel mezzo di un piede e al termine di una parola (dunque in maniera tale da spezzare un piede, mai una parola).

Le cesure principali dell’esametro latino sono la semiquinaria (detta anche pentemimera), la semisettenaria (o eftemimera) e la cesura ‘dopo il terzo trocheo’. Tra le cesure secondarie, importante è la cesura semiternaria (o tritemimera).

-Cesura semiquinaria o pentemimera: è la cesura più importante e più usata; cade dopo il quinto mezzo piede, cioè dopo l’arsi (ossia la prima sillaba, lunga e accentata) del terzo piede:

Aen. 1, 1: Árma vi/rúmque ca/nó / Tro/iǽ qui/ prímus ab /óris

ecl. 9, 58: áspice/ vénto/sí / ceci/dérunt/ múrmuris/ áurae

Può essere l’unica cesura del verso o può essere accompagnata da cesure secondarie o da altre cesure principali che in tale caso fungono da cesure secondarie.

-Cesura semisettenaria o eftemimera: sta dopo il settimo mezzo piede, cioè dopo l’arsi del quarto

piede:

Aen. 1, 494: hǽc dum/ Dárdani/ Ǽne/ǽ/ mi/ránda vi/déntur

-Terzo trocheo: cade dopo la prima breve del terzo piede (che deve essere perciò un dattilo) cioè dopo il terzo trocheo che si incontra nell’esametro (ossia dopo la terza

sequenza lunga + breve ).

Aen. 4, 486: spárgens/ úmida/ mélla/ so/pórife/rúmque pa/páver

Si tratta, a differenza che per le precedenti, di cesura ‘femminile’, in quanto cade dopo una sillaba atona1.

1 Si dicono ‘maschili’ le cesure che cadono dopo sillaba in arsi (quindi dopo la prima sillaba del dattilo o dello spondeo) e ‘femminili’ quelle che cadono dopo sillaba in tesi (quindi dopo la prima breve del dattilo).

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- Cesura semiternaria: si trova dopo il terzo mezzo piede, cioè dopo l’arsi del secondo piede. Accompagna spesso la semiquinaria:

ecl. 1, 80: frónde su/pér/ viri/dí.// sunt/ nóbis/ mítia/ póma

(N. B. : / = cesura semiternaria; //= cesura semiquinaria)

o la semisettenaria:

Aen. 2, 222: clámo/rés/ simul/ hórren/dós// ad/ sídera/ tóllit

(N. B. : / = cesura semiternaria; //= cesura semisettenaria)

o coesiste con entrambe:

Aen. 1, 582: náte de/á/ quae/ núnc// ani/mó/ sen/téntia/ súrgit

o più di rado con la cesura del terzo trocheo:

georg. 3, 447: mérsa/túr/ mis/súsque// se/cúndo/ défluit/ ámni

(N. B. : / = cesura semiternaria; //= cesura del terzo trocheo)

La dieresi bucolica si trova alla fine del quarto piede dattilico. A differenza delle cesure, cade in corrispondenza della fine di piede. Il nome le è venuto dal fatto che ricorre sovente nei poeti bucolici greci.

ecl. 3, 86: Póllio et/ ípse fa/cít nova/ cármina; // páscite/ táurum