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Dal territorio di Aielli; trovata in contrada "Margini", non lontano dalla località (S. Agostino) dove nel 1936 si rinvennero quattro tombe a camera con letti funerari in osso e avorio, ora al Museo delle Terme. Da tempo murata in una costruzione della fam. Villa presso Celano (sul raccordo tra Celano e la S.S. 67, non lontano dal passaggio a livello). Piccola targa (o urnetta ...) in calcare bian co, con iscrizione entro semplice cornice. H.: cm. 42; L.: cm. 51; lett.: cm. 5 (lin. 1 cm. 6) Magilia Durviti sepulta have et vale 2. Prima i supra lineam. Il gentilizio Magilius sembra di origine etrusca (cfr. la variante Macilius) ed è infatti attestato quasi esclusivamente a Caere; in Etruria esso ricorre ancora a Bomarzo, nella forma Macilius che ha un'isolata attestazione anche a Roma, e in bolli aretini trovati in Campania e a Suasa. Al di fuori dell'area etrusca lo troviamo in Italia solo a Tivoli. Esso è infine attestato a Saluzzo, nella Spagna Tarraconense, nella Gallia Lugdunense e a Mogontiacum. In area sabellica non troviamo riscontri; è probabile quindi che la liberta della nostra epigrafe non si colleghi ad una gens marsa, ma ai Magilii dell'Etruria o a quelli di Tibur: un legame che non sorprende, se si pensa che a Marruvium dovette risiedere spesso il curator viar(um) Tib(urtinae) Val(eriae) et aliar(um), e che in tale veste furono nel municipio marso personalità certamente di nascita etrusca, come il [- - -]cus Modestus Paulinus di un'iscrizione marruvina della prima metà del III sec. d.C., che appunto per questo poté essere sia praetor Etruriae XV populorum, sia cur(ator) rei p(ublicae) di Marruvium. Il gentilizio Durvitius non è altrimenti attestato:; si tratta probabilmente di una variante di Dirvitius, localizzato a Marruvium; a questa gens devono riportarsi tanto i Dirvitii attestati a Potenza, quanto quelli attestati nella forma Dirutius a Histonium e a Salona. Questa suffissazione -itius è assai rara: possiamo richiamare per essa il nome della dea sabellica Angitia e il gentilizio Ancitius. Per la forma Duru- della base in luogo del normale Diru-, la nostra epigrafe richiama il gentilizio Durvis di Tarracina e il Durvius di Ascoli; ad esso è forse da collegare il nome della città sannitica di Duronia e il gentilizio Duronius. Per la formula sepulta, si confrontino, in area marsa, tre iscrizioni trovate rispettivamente a Marruvium, a Supinum e ad Alba Fucens. Altre formule simili sono un h(ic) s(itus) sepult(i) di Alba Fucens, un hic

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Dal territorio di Aielli; trovata in contrada "Margini", non lontano dalla località (S. Agostino) dove nel 1936 si rinvennero quattro tombe a camera con letti funerari in osso e avorio, ora al Museo delle Terme.Da tempo murata in una costruzione della fam. Villa presso Celano (sul raccordo tra Celano e la S.S. 67, non lontano dal passaggio a livello).Piccola targa (o urnetta ...) in calcare bianco, con iscrizione entro semplice cornice. H.: cm. 42; L.: cm. 51; lett.: cm. 5 (lin. 1 cm. 6)

MagiliaDurvitisepultahave et vale

2. Prima i supra lineam.Il gentilizio Magilius sembra di origine etrusca (cfr. la variante Macilius) ed è infatti attestato quasi esclusivamente a Caere; in Etruria esso ricorre ancora a Bomarzo, nella forma Macilius che ha un'isolata attestazione anche a Roma, e in bolli aretini trovati in Campania e a Suasa. Al di fuori dell'area etrusca lo troviamo in Italia solo a Tivoli. Esso è infine attestato a Saluzzo, nella Spagna Tarraconense, nella Gallia Lugdunense e a Mogontiacum.In area sabellica non troviamo riscontri; è probabile quindi che la liberta della nostra epigrafe non si colleghi ad una gens marsa, ma ai Magilii dell'Etruria o a quelli di Tibur: un legame che non sorprende, se si pensa che a Marruvium dovette risiedere spesso il curator viar(um) Tib(urtinae) Val(eriae) et aliar(um), e che in tale veste furono nel municipio marso personalità certamente di nascita etrusca, come il [- - -]cus Modestus Paulinus di un'iscrizione marruvina della prima metà del III sec. d.C., che appunto per questo poté essere sia praetor Etruriae XV populorum, sia cur(ator) rei p(ublicae) di Marruvium.Il gentilizio Durvitius non è altrimenti attestato:; si tratta probabilmente di una variante di Dirvitius, localizzato a Marruvium; a questa gens devono riportarsi tanto i Dirvitii attestati a Potenza, quanto quelli attestati nella forma Dirutius a Histonium e a Salona. Questa suffissazione -itius è assai rara: possiamo richiamare per essa il nome della dea sabellica Angitia e il gentilizio Ancitius. Per la forma Duru- della base in luogo del normale Diru-, la nostra epigrafe richiama il gentilizio Durvis di Tarracina e il Durvius di Ascoli; ad esso è forse da collegare il nome della città sannitica di Duronia e il gentilizio Duronius.Per la formula sepulta, si confrontino, in area marsa, tre iscrizioni trovate rispettivamente a Marruvium, a Supinum e ad Alba Fucens. Altre formule simili sono un h(ic) s(itus) sepult(i) di Alba Fucens, un hic humatus est, un h(ic) s(itus) e(st) di Luco e un hic situs est di Marruvium; si confrontino infine le formule ossa sita hic, ossa sita, corpus positum o corpus situm est, tutte dal territorio di Marruvium e di Ortona.La formula have et vale è abbastanza comune. In area marsa ricorre anche il più semplice e comune vale: abbiamo val(e) e forse s(alve). v(ale) in due iscrizioni di Collelongo, vale a S. Sebastiano di Bisegna, valete a Luco: Ricordiamo infine salve a Marruvium e ad Alba Fucens, e sal(ve) ad Ortona e nella stessa Alba Fucens. Val(e) è probabilmente già in iscrizioni dialettali peligne: un imperativo sembra infatti in un'iscrizione di Sulmona, che quindi è da ritenere un'iscrizione funeraria, [...]

da "Epigrafia della Regione dei Marsi"di Cesare Letta e Sandro D'AmatoEd. Cisalpino - GoliardicaMilano 1975

Cippo sepolcrale.

Dal territorio di Aielli: visto ivi già dal Garrucci.Tuttora ad Aielli, assicurato al suolo con cemento (che copre la base) all'esterno della casa del sig. Domenico Di Censo, in Salita Castello n. 3.Cippo sepolcrale del tipo a colonnina cilindrica con serpente su omphalos nel culmine. Doppio tamburo aggettante alla base (ora coperto dal cemento), e sotto l' omphalos, che ora è spianato fino alla più bassa delle spire del serpente. Iscrizione sul tamburo e al sommo del fusto. Al centro di questo, che è alquanto bombato, corre orizzontalmente un festone in rilievo, che si interrompe per 22 cm. sul retro: al centro è un fiore di ninfea con grosso calice su larga foglia a quattro lobi sormontato da due pigne allungate; da esso parte su ciascun lato un tralcio che si snoda ondulato, alternando a coppie contrapposte un giraglio e un bocciolo, e terminando con un doppio giraglio (sinistra) e un'infiorescenza (destra). Lavoro di fattura modesta.H: cm, 82 c.; diam. max.: cm. 34; lett.: cm. 6 c.R. Garrucci in "Etudes rél., philos., hist. et litt. par des pères de la soc. de Jéesus" n.s., I (1862), p.557 (autopsia);C.I.L., IX, 6347 (dal Garrucci).

T.Divius. T.l.Faustus.Eunicus.p(atronus).l(iberto).s(uo).f(ecit)

1. Inizio: T integrato Garrucci. Fine: senza punto Garrucci2. Supra lineam la l (normale Garrucci).

La soluzione che accogliamo per la sigla p.l.s.f. di lin. 2 è quella proposta dal Mommsen (C.I.L., IX, p. 797) e accolta dal Cagnat (p. 452). Essa può trovare conferma nel patronis placuit che compare in un altro cippo dello stesso tipo, in nostro n. 54.Per il gentilizio Divius cfr. il nostro n. 102.

La tipologia del cippo a colonnina ricorre con fequenza nella zona marsa e sembra caratterizzare la produzione di un'officina lapidaria operante probabilmente in Marruvium.Sono attestate tre varianti principali: a) tipo con culmine a calotta schiacciata (omphalos) e serpente; b) tipo con culmine a calotta e raggiera di foglie; c) tipo con culmine piatto. Per quest'ultimo, però, è anche possibile che questa superficie piatta fosse solo la base d'appoggio di un omphalos lavorato a parte; un caso a parte potrebbe forse essere il grandioso omphalos con serpente squamato che si conserva nel Museo dell'Aquila senza indicazione di provenienza, ma che molto probabilmente proviene dalla regione del Fucino.All'interno di questi tre tipi esistono poi numerose varianti, caratterizzate dalla diversa decorazione del fusto; quest'ultimo può essere liscio o con semplice listello anulare (nn. 21, 23), ma il più delle volte presenta dei rilievi: la rappresentazione più frequente è quella tipica delle are funerarie cilindriche [...]

da "Epigrafia della Regione dei Marsi"di Cesare Letta e Sandro D'AmatoEd. Cisalpino - GoliardicaMilano 1975

Don Andrea Di Pietro7 marzo 2013 ·  

"Monte Secino" o "Monte Secine" quanta 1506, I.G.M. Monte Secine, F. 146, N.E. Comune di Aielli.Centro fortificato marso dell'età del ferro su sommità montana riutilizzato nel medioevo come fortezza. Il primitivo impianto italico presenta una pianta ovoidale allungata sul crinale del monte (m 320X75) con recinzione muraria in opera poligonale di II maniera visibile per uno o due filari in elevato sotto le mura medioevali. Sui versanti nord e sud sono presenti due porte "a corridoio interno obliguo", mentre modeste tracce di fossati esterni sono individuabili sui versanti est e nord. Dai rinvenimenti ceramici e metallici interni (ceramica ad impasto, acroma ed una fibula bronzea romano-bizantina di VI-VII secolo) si potrebbe ipotizzare l'uso dell'insediamento fortificato in età antica dalla seconda età del ferro alla media età repubblicana con una parziale rioccupazione nel periodo della guerra gotico-bizantina. Il nome italico del centro poteva essere ocri Cela(?), visto che l'altura era la fase italica e successiva acropoli italico-romana del sottostante vicus Caelanum presente in basso, nella località "Cela". Nel medioevo, probabilmente dall'XI secolo, l'altura viene rioccupata dapprima da una torre sghemba con adiacente piccolo insediamento, mentre nel corso dell'inizio del XIII secolo l'altura viene coperta da una vera e propria fortezza medioevale della contea celanese (forse del conte celanese detto "Pietro di Venere"), l'importante "Rocca di Foce" distrutta nel 1230 dalle truppe imperiali sveve durante la contesa fra Federico II e il conte Tommaso di Celano. La posizione della fortezza è, infatti, all'apice del sistema di fortificazioni dell’incastellamento di Foce, il cui nucleo demico fortificato è visibile a "Castelluccio", sull'altura a destra delle cosiddette "Gole di Aielli-Celano". L'impianto medioevale, in opera incerta, si svolge sovrapponendosi quasi del tutto, esclusa una piccola porzione ad est,sulla recinzione antica con ben 16 torrette rompitratta "a scudo" sul circuito esterno, mentre una porta obliqua si apre sul versante nord. Nell'interno un lungo e longitudinale muro "a spina" delimita a nord gli alloggiamenti modulari "a spina si pesce" sul crinale con vicine cisterne per la raccolta di acqua piovana. Ben tre torri caratterizzano la struttura architettonica difensiva: quella sghemba centrale(più antica), la torre-mastio pentagonale sull'altura maggiore (difesa ad est da un antemurale) ed una triangolare sull'apice ovest; altre strutture (palatium o scuderia?) e difese interne per l'accesso al mastio, documentano la complessità della fortezza medioevale che difendeva l'accesso fucense della contea da attacchi provenienti dal versante aquilano dell'Altipiano delle Rocche tramite la "Via Romana" proveniente dalla Val d'Arano di Ovindoli.

da "Carta archeologica della Marsica" di Giuseppe Grossi e Umberto IrtiEdizione d ell’Archeoclub della Marsicap. 246

"LA FOCE" O "CASTELLUCCIO"quota 900, I.G.M. Celano, F. 146, III N.O. Comune di Aielli.Ricognizione di superficie. Castello-recinto medioevale su pendio roccioso pedemontano.Sulla destra dell'imbocco delle Gole di Aielli-Celano, alla base del Monte Secine, sono i resti del castello-recinto di Foce, citato come feudo di quattro militi del conte Rainaldo di Celano nel Catalogo dei Baroni normanno 1150-1168. Nello Statuto della Ripartizione dei Castelli svevo-angioino del 1294, troviamo gli homines di Foce, insieme ad altri, partecipare alla ripartizione del castello di Ovindoli. Un Trasmundo, giudice di Foce, un Oddone e Mattheo de Fuce, sono citati in un documento del 15 agosto 1243 in passato presente nell'Archivio del monastero celestino di S. Angelo a Celano. Nell'elenco dei focularia angioini del 1269 Foce è tassata pe ben 73 fuochi, quindi con un numero considerevole di abitanti; ritroviamo lo stesso abitato inserito, insieme ai vicini Ovindolum, Agellume e Turris Passarum, nell'Abruzzo Ultra come dal diploma dato in Alife nel 1273 da Carlo I d'Angiò. Nel 1293 vediamo il castello-recinto nella Contea d'Albe sotto il controllo del potente cavaliere angioino Oddone de Tuziaco (Oddo di Toucy), consanguineo di Carlo I d'Angiò che aveva sposato Filippa figlia di Ruggero I Conte di Celano. Il grosso centro inserito nella Contea di Celano, nel XIV secolo diventa proprietà del monastero celestiniano di S. Marco in Foce con un abbandono, a favore di Aielli e Celano, nel corso della seconda metà dello stesso secolo.Nell’Inventario dei beni del conte Ruggero II di Celano, datato al 1387, si fa riferimento ai nobili Raimondo e Benedetto Berardi di Gioia (Vecchio) "dictus Monachus" che possedeva in quegli anni la terza parte del Castro Fucis detto anche "Castro Terre Novae", situato in "Iustitiariato Aprutii ultra flumen Piscarie". Morto Raimondo la parte del feudo passò alla figlia Nicolasia che la vendette a Ruggero, mentre Loisio, figlio di Benedetto, alienò la sua parte allo stesso Ruggero II. Nella parte alta si riconosce una torre a pianta romboidale con piccolo recinto triangolare su pendio, accesso unico sul versante orientale tagliato nella roccia, fossato difensivo del versante a monte e resti di piccole cisterne voltate interne. L'abitato con impianto a forma triangolare su pendìo, presenta fondazioni di edifici posti su terrazzamenti interni o tagli sulla roccia, abitazioni in opera incerta medioevale dotate di cisterne e cantinole ricavate nella roccia. Nei secoli XII-XIII, periodo di maggiore importanza, aveva nelle vicinanze dell'abitato, le chiese di S. Barbara, S. Donato, S. Maria, S. Pietro e S. Nicola. Al termine delle Gole era Sanctae Mariae intra Fauces che divenne la chiesa del monastero celestiniano di S. Marco in Foce, posto sopra la Fonte degli Innamorati in Territorio di Celano.

da "Carta archeologica della Marsica" di Giuseppe Grossi e Umberto IrtiEdizione dell’Archeoclub della Marsicap. 239

Base di statua eretta ad una AURUNCULEIA di MarruviumInterpretazione dei toponimi del Prof. Pietro Maccallini (1985)Si tratta forse di una iscrizione sul basamento di una statua dedicata da "Celesi" ed Aiellesi ad una non meglio identificata Aurunculeia.Interessanti sono i due termini "CELANI" e "AGELLAN[I]" che a prima vista sembrerebbe avere a che fare con i moderni toponimi Celano e Aielli.Ma una più attenta riflessione indurrebbe a ritenerli relativi l'uno certamente ad Aielli (Agellum), l'altro non a Celano - in tal caso dovrebbe apparire "CELANENSES" - bensì ad un probabile "CAELUM".Noi aiellesi sappiamo, infatti, che esiste tuttora una contrada nota come "Cele" dove non molti decenni orsono fu ritrovata da un contadino una statuetta raffigurante il dio Ercole, particolarmente venerato dai Marsi, e una stele funeraria di età romana: il che attesta con molta probabilità la presenza in quel luogo di un vicus o forse di un santuario(?) dedicato ad Ercole figlio di Giove o a qualche altra divinità del Cielo(?).

accesso all'ex Castelluccio di Foce.

1803 - Costruzione del lanificio di Celano.In Dei nomine Amen. Die trigesima mensis Mai millesimo octingentesimo tertio. Ind[ition].e sexta. Actum Celani, proprieque in Domo Dominorum Mathei sita / Anno / Nos / Alla p[rese]nza n[ost]ra personalmente costituita S.E. la Sig.ra Duchessa D[onna]. Giacinta de Torres Ved[ov].a del fù Ill[ust]re Duca D[on]. Sisto Sforza Cobrera Boadilla, ed Amm[inistratri].ce de' Beni dell'unico di lei Figlio Ill[ust]re Duca D[on]. Francesco Sforza Cobrera Boadilla utile possessore di questo Stato di Celano da una parte. E li Carnali Fratelli Tommaso, e Vittorio Sperduti della Città di [...] al p[rese]nte per questo atto in questa di Celano, agentino, ed intervenentino alle cose infras[cri]tte, tanto in di loro proprio, principale, e particolar nome, che in nome, e parte dell'altro di loro Carnale Fratello Andrea Sperduti assente, per lo quale promettono de rato [...] dall'altra parte. La prefata E.S. Ill.ma Duchessa D. Giacinta spontaneam[en].te ha asserito davanti di Noi, come volendo maggiormente aumentare a d[ett].o di lei Figlio Ill.re Duca D. Francesco la rendita di questo Stato di Celano, ha risoluto far costruire in questa Città, e propriamente nella Fabrica, che resta sotto lo spanditojo della camera(?), un edificio da lavorar Panni, tanto più che colà vi tiene l'altro edificio della Valichiera; il che essendo venuto a notizia di detti Fratelli Sperduti, han supplicata la precitata E.S. di volergli concedere in affitto, tanto il sud[dett].o Nuovo Edificio da lavorar Panni, che farà, tanto l'altro Edificio della Valichiera che ora esiste per lo spazio di anni otto, e per l'annuo estaglio di docati trecento = Quindi volendo la prelodata E.S. Ill.ma Duchessa D. Giacinta inerire alla domanda di d[ett].i Fratelli Sperduti, co' medesimi è venuta in convenzione, in vigore della quale si sono vicendevolmente obbligati, conforme solennemente promettono, e si obbligano di osservare esattamente gl'infrascs[cri]tti patti, e convenzioniP[ri]mo - L'anzidetta E.S. Ill.re Duchessa D. Giacinta de Torres Sforza Cobrera Boadilla promette, e nella ragione più valida si obbliga di far costruire a di lei proprie spese, ed al più presto sarà possibile il Lanificio sed[dett].o colli Callaroni di Rame, ed altri utensilj, che occorreranno per lavorar Panni, all'infuori degl'istromenti conferentino in forbice, cardi, carroni, ed altro, li quali debbono provvederseli essi Fratelli Sperduti a di loro proprie spese: Ben'inteso però che p[er] costruire detto nuovo edificio essa Ill.re Duchessa D. Giacinta non possa essere obbligata a spendere se non che docati ottocento, e non altrimenti = S[econ]do - Che dal giorno in cui detto Lanificio si sarà perfezionato, e reso atto a lavorar Panni, s'intenda correre l'affitto di esso, e della cennata Valchiera in beneficio di essi Fra[te]lli Sperduti, che da ora per allora essa Ill.re Duchessa D. Guaciunta gli concede per anni otto, e per l'annuo estaglio di docati trecento = Terzo - Che detto convenuto estaglio di docati trecento all'anno essi Fra[te]lli Sperduti siano tenuti, ed obbligati, conforme promettono e si obbligano di pagarli alla prelodata E.S. ed a questa Comital Camera terzo per terzo, ne mancare per qualsicoglia causa = Quarto - Che nel decorso delli sud[dett].i anni otto di affitto li stessi Fra[te]lli Sperduti siano tenuti, ed obbligati di mantenere li Calderoni di Rame, e tutti gli altri utensilj dell' Eccèellentissi]ma Comital Cam[er].a, e qualora per di loro colpa si bruciasse qualche Rane, o pericolasse altra cosa, siano tenuti de proprio all'emenda del danno = Or volendone stipulare come si copnviene le debite cautele; quindi è, che oggi dì sud[dett].o la prelodata E.S. D. Giacinta Duchessa Sforza Cobrera Boadilla, spontanem[en].te: da ora per quando averà fatto costruire il sud[dett].o nuovo Lanificio lo ha conceduto in fitto insieme colla Valchiera sud[ett].a sita in questa Città alli cennati Fra[te]lli utrinque Congionti Tommaso, Vittorio, Sperduti presenti, ed accettanti, nonche al cennato Andrea altro di loro carnale Fratello assente colla facoltà di potervi lavorare, e valicare Panni, e colli seguenti patti, condizioni, e corrisponsioni = P[ri]mo - Che detto affitto debba durare per anni otto incominciando a decorrere dal dì, che il Lanificio sud[dett].o si sarà reso atto a lavorar Panni = S[econ]do Che p[er] detto affitto essi Fratelli Sperduti debbono annualmente corrispondere docati trecento, e questi pagarli terzo per terzo, cioè docati cento per ogni quadrimenstre, e non mancare p[er] qualsiv[ogli].a causa = Terzo - Che li stessi Fratelli Sperduti siano tenuti, ed obbligati di mantenere le Fabriche, ed utensili nello stato in cui saranno loro consegnati essendo essi obbligati a farvi tutte le necessarie riparazioni = Quarto - l'annuo estaglio ut supra di docati trecento si debba da detti Fra[te]lli Sperduti pagare ad essa Comital Camera in moneta d'Argento, e d'oro di giusto peso, e valore intrinseco, e fuori Banco, e di quelle che alla presente giornata sono state coniate nella Reg[i].a Zecca di Napoli. E nel caso che alcuna legge si publicasse distruttiva di questo patto pure essi Fra[te]lli Sperduti intendono da ora rinunciare a d[ett].a Legge senzacche possano farne uso in giudizio, o fuori = Quinto - Affinché resti sempre più assicurato detto estaglio di annui docati trecento sempre terziatam[en].te da pagarsi,essi Fra[te]lli Sperduti hanno dato per loro Plegio, e Fidejussore la Persona del Mag[nifi].co AntonioToccotelli di Avezzano qui presente, e Fidejubente, il quale benché sappia di non esser tenuto al fatto alieno, nulladimeno promette, ed [...] si obbliga con detti Fra[te]lli Sperduti di puntualmente pagare a questa Ecc[ellentissi]ma Cimital Camera l'anzidetto convenuto estaglio di docati trecento terziatamente in tanta moneta d'oro, e di argento di questo Regno di giusto peso, franchi, e liberi detti docati trecento da

qualunque imposizione imposta, o da imporsi, perché così, e non altrimenti = Promettendo essa Ill.re Duchessa D. Giacinta di esser tenuta di eviz[ion].e, e di avere il tutto per rato. E per la reale osservanza delle cose predette esse Parti hanno obbligato loro stessi respettivam[en],te, loro Eredi, e Succ[esso].ri, beni tutti presenti e futuri sub pena [...].Presenti alla stesura dell'atto: Il Mag[nifi].co Vincenzo Vitale Piperni di Celano - Giudice ai Contratti.Testimoni: Placido Torrelli, Vincenzo Ranalletta e Nicola Cerasoli tutti di Celano.Notaio: Francesco Tedeschi di Celano.(ASAQ - Notai Avezzano)

Sulla cappella dei SS. Martiri di Celano.In Dei nomine [...] millesimo sepringentesimo trigesimo tertio Ind[ition].e decima Die v[ero]. quarta Iulij Reg[nan].te Carolo Tertio [...].Ad Ist[anti]a fatt'à noi Berardino di Renzo R[egi].o Giud[ic].e, Not[ar].o, e Testij infra[scri]tti ci siamo portati nella Corte Ves[civi]le de Marsi, ed avanti come sop[r].a in nom'e parte del Sig. Cav[ali].er D. Michel'Angelo, ed altri Fra[te]lli de Sig.ri Corsignani di Celano Eredi del q[uonda].m Can[oni].co D. Alesandro Corsignani loro zio in vig[or].e di una fideicom[m]issoria disposiz[io].ne fatta dal Padre, e Zij respettivam[en].te di essi Comp[aren].ti Michel'Angelo, e sud[ett].i Fra[te]lli Corsignani come p[er] atto rogato dal q[uonda].m Not[ar].o Sericchi nell'anno 1691 alli 22 di Ap[ri]le oggi presso Not[a].r Simplicio Rosati ancor Celanese, e dichiamo in nome, e parte de avi sud[ett].i Principali non animo consentiendi sed [...], come avendo essi sud[dett].i Sig.ri Corsignani saputo extragiudizialm[en].te che alcuni, [...], ed in particolare certi Pro[curato]ri passati, e forsi li pr[esen]ti odierni quantunque non tutti della Ven[era]b[i]le Confraternita, e de Corpi Santi di Celano siansi vantati di esser ricorsi à cotesta R[everendissi]ma Curia Ves[covi]le nell'anno 1730 contro il fu sud[dett].o Can[oni].co D[on]. Alesandro Corsignani, benche q[ue]sti nel sud[dett].o anno anche morisse e che d[ett].o ricorso fosse per forzare il sud[ett].o D. Alesandro al rendimento de Conti di certo denaio da lui ricevuto dal fù Barone di Balsorano ad effetto di far edificare la Cappella de sud[det].i Corpi Santi secondo il Testam[en].to del q[uonda].m Giuseppe del Pezzo fatto nell'Anno 1695 in Celano p[er] mano del d[ett].o Not[ar].o Sericchi pretendendo [...] la non erogaz[ion].e di d[ett].a Cappella p[er] d[ett].o denaio, che costa riceuto dal referito fù Can[oni],co D. Alesandro Corsignani nella som[m]a di ducati quattrocentoquaranta due come dal Protocollo presso à Not[a].r Simplicio sud[dett].o che ne fà la seguente fede di estraz[ion].e in pub[li].ca forma presso d[ett].o infra[scri]tto Not[ar].o esistente del tenor che siegue [testo in latino]E per la quale insussistente pretenz[io].ne in d[ett].o Anno 1730 fosse stato citato il divisato D. Alesandro Corsignani, q[ua]le se così è deve presumersi, che portasse i suoi discarichi, e però quante volte vi sia il d[ett].o Processo fabricato in d[ett].o Anno 1730 incognito ad essi Comp[aren].ti e respettivam[en].te protestantino sarebbesi dovuto in p[rim].o luogo intimar loro d[ett].o processo, e lo stato, e 3ne(termine) della Causa mai ad essi intimato, ed altresì doppo di ciò previo iat[tanti]a sarebbesi dovuto anche consegnare loro il d[ett].o supposto Processo [...]. E quindi essendosi p[er] divina disposiz[io].ne ritrovate altre giustificazioni che derimono affatto la d[ett].a insossistente iattanza se ne dà qui sotto il docum[en].to. In tanto è cosa nota à tutti che il d[ett].o fù Can[oni].co Corsignani assisté alla Fabbrica della d[ett].a Cappella de Corpi Santi, q[ua]le in p[rim].a fiata fù fabricata nel luogo oggi Sacristia dell'Insigne Colleg[ia].ta Chiesa di Celano. Ep[er]che indi fù rifatta di nuovo tutta la d[ett].a Chiesa si ordinò che d[ett].a Cappella fosse disfatta, e fù poi novellam[en].te rifabricata nel sito in facci'al Coro odierno dove oggi si vede passando le spese p[er] le mani di esso fù Can[oni].co Corsignani com'è palese à tutti gl'anziani Celanesi, che con scom[m]unica Papale lo averebbono deposto e colle solite posizioni, e articoli, quando l'uopo ricercato l'avesse, come fù altresì di passaggio provato in una Causa vertita trà li d[ett].i Pro[curato]ri della riferita Cappella, ed il Cap[ito]lo di Celano nell'Anno 1727 p[er] Processo esistente in cotesta Curia Ves[covi]le e si prova dal seg[uen].te attestato di M[ast]r[o]d[att].i Berardo Pecchiarotta ins[tanti].a pub[bli].ca presso di mé Not[ar].o esistente coll'annesso tenore P[rese]nte, e p[er]sonalm[en].te cost[itui]to avanti di me not[ar].o, e Testimonij infra[scri]tti M[ast]ro Berardo Pacchiarotta di Pescina avogato in q[uest].a di Celano da circa anni trenta sette d'età sua d'anni sessanta ut dixit, [...], a richiesta della verità, hà deposto spontaneam[en].te proprio [...] il seguente fatto da ratificarsi [...] in ogni Tribunale, e foro, come si ricorda benis[si].mo che molti anni

sono, non ricordandosi bene se fusse nell'anno Mille settecento, ò Mille settecentouno più, ò meno, disse ricordarsi benis[si].mo che fù fabricata, e costrutta nella Chiesa Colleg[ia].ta di Celano la Cappella delli SS.ti Martiri nel luogo dove hoggi, è la Sagrestia, e poi in occas[io].ne che fù fabricata di nuovo la Chiesa sud[ett].a fù disfatta la d[ett].a Cappella, e fù nuovam[en].te fabricata, e costrutta in mezzo seu da capo vicino al choro, ch'è quella presentem[en].te esiste colle colonne, ed altri ornam[en].ti, e d[ett].e Colonne furono lavorate colle mie mani da scarpellino p[er] ord[in].e del q[uonda].m Donato Marino Spallone di Pesco Costanzo, che fù il capo mastro di d[ett].i lavori. E p[er] d[ett].a fabrica di d[ett].a Cappella dominava, e sopraintendeva la B[ona]. M[emoria]. del fù Can[oni].co D. Alesandro Corsignani, e si ricorda che con detto Spallone haveva patteggiato d[ett].o lavoro esso D. Can[oni].co Corsignani, mà non si ricorda del più, e del meno, ch'è q[ues].to depone sopra la [...] alla presenza delli so[ttoscri]tti testimonij sponte. Celano hoggi il Primo Luglio Millesettecento trentatrè, e so[ttoscri]tto col segno di Croce sua p[ro]r[ri]a mano.+ segno di Croce p[er] mano del sud[ett].o Mastro Berardo Pacchiarotta [...][...]Tutto ciò fu fatto colla scienza, e con ord[in].e della F[elice]. M[emoria]. di Monsignor Corradini come fù palese, mentre dal 1700, fino al 1718, quando morì esso Vescovo vi intervennero molte sante visite fatte in d[ett].a Chiesa di Celano dal d[ett].o fù Mons[igno].r Corradini, e quindi del suo successore Mons.r de Vecchis due zelantis[sim].i Pastori, i q[ua]li ben informati della d[ett].a Cappella averebbero forzato esso Can[oni].co D. Alesandro à qualche restituz[io].ne di denaio quantevolte q[ue]sti non l'avesse erogato, massime il p[ri].mo cioè Mons.r Corradini non si suppone che ciò avesse trascurato, come che fù egli Esecutor Testamentario ex Testam[en].to del d[ett].o q[uond]m Giuseppe del Pezzo fatto dell'1695 e Benefattore di d[ett].a pia opera; Onde dalle visite de sud[ett].i Prelati il tutto apparir debbe, q[ua]li visite ad ogn'ist[anz]a delli Protestanti in qualibet Iudice dovrebbersi esibire, e tutte consequtive, imperoche se tal'una ne mancasse si arguirebbe de jure che vi fosse delle Parti la frode, siccome à suo luogo, e tempo [...] se ne porterà avanti a Giud[i].ci Comp[eten].ti l'istanza tralasciarsi p[er] tanto le molte regole legali [...] non allegandosi l'autorità p[er] esser brieve; Massime poi milita il d[ett].o argum[en].to nella Persona del Lodato Corradini p[er] esser egli stato, secondo si disse, della d[ett].a pia opera Esecutore; e nel lib[r].o in appresso citato evvi una partira fra le altre di certo denaro rimesso al d[ett].o Prelato dal menzionato Can[oni].co Corsignani fol. 2 di docati 37.20. p[er] altritanti pagati dal d[ett].o Prelato à M[ast].ro Marino Spallone Capo M[ast]ro. La pretesa poi istanza fatta del 1730 come sop[r].a contro il d[ett].o fù Can[oni].co deve dirs'incongrua, cioè la reale esistenza del d[ett].o Altare, ò sia Cappella, ed attese le premesse circostanze de fatto, mà ancora de jure; poiche secondo si legge nella ricevuta di esso D. Alesandro se ella sortì il suo effetto ur sup[r].a dictu esser dell'Anno 1699; essendo egli stato interpellato del d[ett].o Anno 1730 come supponesi dalla Parte Contraria, a chiare note si scorge esser passati Anni trenta. e p[er] conseguenza rimase estinta qualunq[ue]. azzione, maggiorm[en].te poi secondo il capo [...] in cui si tratta di una semplice am[m]inistrazione col trafilo delle d[ett].e S[ante]. Visite; [...], e tra mille dottori potra veders'il Cardinal de Luca [...] q[ua]le trigennaria si contiene da tempo del supposto provisionale dec[re].to del 1730 contro esso fù Can[oni].co Corsignani che [...], come sop[r].a si disse; poiche l'esaz[ion].e fù fatta del d[ett].o Anno 1699 che unito il riferitoclasso di tempo alle divisate circostanze [...]. E non solam[en].te esso Mons.r Corradini, mà anche l'altro di lui zelantis[sim].o successore de Vecchis nelle sue visite p[er] aver più fiate visitata la d[ett].a Chiesa sop[r].a di ciò non fé dec[re].to alcuno, ne il fù Can[oni].co di d[ett].a Chiesa D. Lelio Sericchi Persona proba, e pia averebbe mandato in silentio q[ue]sto negozio se d[ett].o Can[oni].co D. Alesandro Cosrignani avesse fraudato in menoma parte la d[ett].a Cappella, o non l'avesse fatta costruire, essendovi tradizione ch'egli vi rimettesse di suo le vitture di Casa, ed altro, tanto più che la Chiesa p[er] la sua Fabrica stiede in gran bisogno com'è noto, ed anche si [...], E finalm[en].te essendo morto il Can[oni].co D. Alesandro dell'1730 some sop[r].a puoco prima di morire sgravò la sua coscienza di alcuni suoi scrupoli cedé alcune anella d'oro, che teneva di Corte Personale in pegno al suo Confessore D. Fran[ces].co Ciccarelli vivente, all'ora Curato, lo che accadde in articolo mortis, e nulla disse della p[rese]nte pretenzione; onde ciò basta alla retta mente di chi giudica, [...], considerandosi che de jure si presume nelle d[ett].e circostanze ogni liberatoria, e che siasi smarrita in q[ie]lla conformità che passati gl'Anni 30 si suppone de jure smarrito l'Assenzo [...] sop[r].a l'alienazione de beni delle Chiese come dice il Reggente de Marinis lib. 1 reg. 27. Mà Dio im[m]ortale dov'è la Coscienza di alcuni Cavillosili nomi de q[ua]li p[er] modestia si tacciono sono incredibili gl'incom[m]odi che si soffrirono dal d[ett].o q[uonda].m Can[oni].co D. Alesandro Corsignani, e dalla Casa p[er] la sudett].a Fabrica p[er] le vetture, ed altri antichi e doppo trent'Anni vedersi malmenato in questa parte che di lui nome: ne egli come ben molti altri si sono approtecciati(?) con orrore degl'altri beni, e de luoghi pij, fraudò in menoma parte la d[ett].a opera. Chi sà qual machina siasi fatta da Cavillosi, e

Calunniatori nella pia mente del zelante odierno Pastore, che di ciò ne fù inteso nell'ultima, Santa Visita di Celano del Corr[en].te Anno essendo egli nuovo alle metamorfosi Marsicane mà p[er] la Dio mercè si sono alla perfine ritrovate le seg[uen].ti notiz[i].e [...] riceute originali del q[uonda].m M[art].ro Donato Marino Spallone sud[ett].o Capo M[ast]ro, e colla [...] più minuta di tutte le spese occorse, che in unu[m] fanno la som[m]a di d[oca].ti 428 salvo ogni error di calcolo e reservato [...] Dall'atto pubblico di Notar Sericchi apparisce la ricevuta di D. Alessandro Corsignani per la fabbrica della Cappella - 442-Da un libro della B[ona]. m[emoria]. di D. Alessandro Corsignani del 1700: comparisce il seguente esito per la Cappella delli SS. Martiri di Celano di mano di esso D. Alessandro Corsignani colle seguenti partite:Esito al seguiturSecondo le partite e parole in d[ett].o libro esistentino[...] 1:45e più l'altre seguenti :60A Mro Marino Spallone quando andò a Roma per le pietre e marmi, come per sua ricevuta nel dì sud[ett].o, cioè a 18 Dicembre 1700 che poi si è trovata a parte 30:00Adì 19 Xmbre 1700 rimessi a Monsignor Nostro docati 37, e carlini due per altrettanti pagati da lui a Mro Marino 37:20Adì 28 Xmbre 1700 a Mro Berardo per ord[in].e di Mro Marino 1:00Adì 6 Gennaro 1701 vi è in detto libro una ricevuta di p[ro]p[ri]o pugno del d[ett].o Mro Marino Spallone di doc[at].i 28 28:00Siegue un notam[en].to di g[ra].na 72 però cassato, e così non si pone.Adì 10 genn[ar].o 1701 e più dato a Mro Marino per soma di grano e patto fatto 3:90Adì 12 Genn[ar].o per cannepa per le fune della fabbrica della Cappella e fattura in tutto 1:13Al corriere p[er] Pescina come ivi :10Per vitto ai Bifolchi a prender le pietre in S. Pelino 1:02@ 30 Genn[ar].o 1701 al fratello di Mro Marino, chiamato Mro Giuseppe doc[a].ti 15 di rame come ivi 15:00@ 23 Feb[rar].o1701 a Mro Giuseppe Spallone 1:00A Mro Berardo uno de' scarpellini 12:30@ 11 marzo 1701 e più pag[a].te a Paolo Ant[oni].o Santucci p[er] ord[in].e di Mro Berardo in contanti 1:00@ 13 marzo d[ett].o a Mro Giuseppe Spallone 1:20@ 17 Marzo 1701 per condottura di pietre dalla pietrara di Piscina in Celano carlini 3 :30@ 20 Marzo d[ett].o p[er] some due di carbone :42A Luca Coletta p[er] la cena a Bifolchi che riporatono le pietre da S. Pelino :24@ 23 Marzo 1701 a Mro Giuseppe Spallone in contanti 1:00Per arena per secare le pietre 1:00@ 27 Marzo 1701 a Mro Berardo :40@ p[ri].mo Aprile 1701 a Mro Giuseppe Spallone :50@6 Aprile a Mro Giuseppe Spallone p[er] il Fornaro di suo ordine 1:55E più al d[ett].o in contanti :55A Mro Berardo :50Al d[ett].o sotto li 13 Ap[ri]le 1701 2:20Per conduttura di pietre da S. Benedetto fino alla Stanga p[er] giornate tre e spese 1:20Per decine cinque pece fatta venire dall'Aquila, portò il Comp[rato].re Dom[eni].co Ant[oni].o 4:00A Mro Berardo :60Per cibo a Bifolchi che portarono la pietra in Celano, come ivi :33E più a Bifolchi disse voler fare il radunam[en].to di essi p[er] andar per pietre 1:50E più per quattro libre e mezza cera vergine :90E più per decine cinque piombo venuto dall'Aquila 2:50@ 27 Ap[ri]le 1701 a Mro Berardo :50E più per conto di Mro Marino pag[a].ti per acciajo e terra rossa una libra :42@ 5 Maggio 1701 pag[a].to a Mro Marino in prop[ri].e mani 6:00@ 16 Maggio 1701 dato a Mro Marino scudi sette, e giulj sette mon[e].ta Rom[an].a sono di Regno 10:78@ 17 Mag[gi].o 1701 pag[a].to a Mro Marino 4:00@ 19 Mag[gi].o 1701 e più pag[a].to a Mro Berardo 1:10

@ 20 Mag[gi].o 1701 e più per salme trè carboni :60@ 22 Mag[gi].o 1701 e più pag[a].to a Mro Berardo 3:00@ 26 mag[gi].o 1701 e più pag[a].to a Mro Marino in prop[ri].e mani altri 6:50E più mandati p[er] Fran[ces].co Piperni in Pescina per il ferro 8:00@ 30 Mag[gi].o 1701 pag[a].to a Mro Marino 5:00E più pag[a].to a Giorgino per conduttura del Capitino da Fucino a Celano :10E più pag[a].to a Serena per conduttura di pietre da S. Gio[vanni]: Vecchio :34@ 5 Giugno 1701 contati a Mro Marino altri 18:00@ 14 Giugno e più pag[a].to a Chiarizio Paoletti per conduttura di pietre :40E più pag[a].to a Vanciale per conto di Mro Marino per la Bolletta di Tivoli per le pietre riportate da Roma :13E più p[er] altre decine trè di pece greca venuta dall'Aquila 2:40E più per conduttura di pietre 1:00Per le fenestre si pagano:A Mro Berardo in conto delle sud[ett].e fenestre salma mezza di grano 2:25E più al d[ett].o Mro Berardo contanti 2:00E più pag[a].te Peloso per conduttura di arena :60E più pag[a].te a Dom[eni].co Ciaccia per conduttura di pietre :30E più pag[a].te in mano di Mro Marino giulj 20 papali di Regno come correva allora 2:80E più dato a Mro Berrardo per misure trè e mezza di vino 1:75E più pag[a].to a Mro Simone per lavori di ferro 1:50E più pag[a].to a Mro Marino per il suo cavallo tenuto alla montagna :70@ 29 Giugno, e più dato a Mro Marino 4:00E più pag[a].to a Dom[eni].co Tatarelli per giornate a carreggiare calce ed arena con tre somari :50E più pag[a].te a Fraticello per una sua giornata ad ammannire :15E più pag[a].to a Mro Berardo oggi p[ri].mo Luglio 1:20@ 4 Luglio 1701 e più pag[a].to a Mro Marino 6:00E più pag[a].to al vetraro in conto della fenestra in più volte 3:50@ 7 Luglio e più dati in contanti a d[ett].o Mro Marino 3:00E più pag[a].to ad Aurelio Iacutone, ed il figlio Cianfranella p[er] loro giornate 1:10@16 Luglio 1701 pag[a].to a Mro Marino in sue mani 10:00E più pagato per tanto ferro tondo per le vetrate fatte venire dall'Aquila 4:00@ 17 Luglio 1701 e più pag[a].to per decine due di pece greca fatta venire da Luco 1:60E più pag[a].to a Mro Fran[ces].co vetraro :50@ 20 Luglio 1701 pag[a].to in mano di Mro Marino 10:00A Mro Berardo @ 20 Lug[li].o pag[a].to 1:50E più pag[a].to ad Aurelio per una giornata senza spese :15E più pag[a].to a Mro Fran[ces].co vetraro in conto delle vetrate 1:00E più per dare da bere agl'uomini che anno carreggiato le pietre nella Chiesa :50@ 28 Lug[li].o 1701 e più pag[a].to a Mro Marino 10:00@ 28 Lug[li].o e più pag[a].to a Mro Fran[ces].co vetraro 1:00E più pag[a].to al Comp.e Dom[eni].co Ant[oni].o Rosati per conduttura di ferro da Pescara :80E più pag[a].to @ p[ri].mo Agosto 1701 a Mro Marino secondo, appare dalla sua ricevuta scritta di suo prop[ri].o carattere in d[ett].o libro 70:00E più pag[a].to a Mro Filippo per due incastri per le reti di ferro fatto fare alle due vertiate :65E più pag[a].to a Mro Fran[ces].co vetraro in mano di suo figlio @ 7 Agosto 3:00E più pag[a].to a Mro Berardo per le fenestre altri 3:00E più pag[a].to ad Aurelio per complimento delle sue giornate :60E più pag[a].to per saldo a Mro Fran[ces].co vetraro 5:00E più pag[a].to a Mro Simone di ferro tondo per d[ett].e fenestre :20E più per centarelle per le fenestre :21E più per ferro tondo fatto venire dall'Aquila :80E più pag[a].to a Mro Berardo in due volte altri 3:00E più pag[a].te ad Aurelio per sue giornate :20@ 2 9mbre 1701 per conto di Mro Berardo per salma una di grano datali da Benedetto Iannacome 3:80per mattoni cento restituiti al Sig.r Gaetano Amorosi, e per portatura di essi :50E più per piombo servito per d[ett].a Cappella 1:20E più pag[a].to a Mro Berardo per Complim[en].to delle fenestre come per ric[evu].ta enunciata in d[ett].o libro 3:40

in tutto 428:27Salvo ogni error di calcolo.Nel pred[ett].o libretto sono sparsam[en].te notate le partite che toccano, Mro Marino Spallone, e Mro Giuseppe suo fratello ut in [...] Bilancio, e poi nel foglio 7(?) tergo vi è una ricevuta e dichiarazione di mano propria di esso Mro Donato Marino Spallone che fu Capom[ast]ro di doc[a].ti settanta, ed è del tenor seg[uen].te col q[ua]le accetta tutte le partite del presente Bilancio.A' p[rim].o Agosto 1701 ancora hò ricevuti dal med[esim].o D. Allisantro altri docati settanta, et altre partite, conforma si trovano a questo presente libro, et hò ricevuti di mon[e].ta di argento, e accettata eccettatino li denari delle spese della Cappella, et altri amanimenti che sono serviti per d[ett].a Cappella, che in tutto sono docati trècento ventitrè, e grana cinquanta trè, et in fede io Donato Marino Spallone = Per conto sono in tutto 323:53(segue autentica del Notaio Simplicio Rosati datata 1733)E se bene nel d[ett].o Anno 1730 fosse emanato il iattato Dec[re].to in cotesta Curia contro il d[ett].o fù Can[oni].co D. Alesandro dal reddal(?) computa, ò vero altri Dec[re].ti non noti à Comp[aren].ti, e quei in qualunque modo si siano debbonsi contrario impero con tutti gli emergenti, e dipendenti atti p[er] gl'annessi docum[en].ti rivocare irritare, e cassare come fondati da ragg[ion].i insussistenti tam de facto, quam de jure, e così dicono, e si protestano anco super [...] Fori p[er] esser uno degl'Eredi de sud[ett].i Principali Mons.r Ill.mo, e Rev.mo Vescovo di Venosa di cui il suo Giud[ic].e Competente [...]PresentibusBerardino di Renzo Regio GiudiceNicola Fedele e Francesco Valerij testij(ASAQ - Notai Avezzano - Notaio Gio. Maria Paolini)

da "Il Gran Sasso" (presso Biblioteca Provinciale di L'Aquila)Dalla Marsica. - Ci scrivono:2 Luglio 1881.Una logica infallibile dei fatti obbliga tener parola delle mutate condizioni economiche di proprietari della Marsica.Appena prosciugato del tutto il Lago Fucino, poi mano mano i peri, i meli, i ciriegi, i mandorli, le viti venivano compromessi nei loro prodotti ed anzitutto nel piano ove di regola sì bene fruttificavano, dando invece qualche cosa sulle colline ove prima era piuttosto eccezione - Persino i castagneti e i querceti han perduto la loro vigoria di sviluppo, ed invasi anch'essi dalla tisi, non danno il frutto desiderato.Al difetto inaspettato di tali prodotti, bisogna aggiungere la mano d'opera cresciuta, non in relazione soltanto dell'incaro dei viveri, sebbene per il latifondo del Fucino, che assorbe la maggior parte delle braccia, raddoppia le difficoltà e le angustie dei proprietari.Come per es: in questo anno se non saranno sospesi per poco i lavori di altro canale, ove ora sono impiegate alcune migliaia di operai, la mietitura dovrà essere abbandonata da quei fittuari del Fucino stesso che hanno subito avaria per grandine, acque torrenziali, e dalla così detta arcampatura del grano, i quali, ad un tasso elevato, dovrebbero consumare giornate per mietere paglia.A tutto ciò arrogi la concorrenza dei cereali, legumi, pascoli, fieni, potatura, dei pioppi del fucino ecc. e la rovina economica degli abitanti la contrada è bello che completata.Il Fucino così potrà rimanere il richiamo di giornalieri, ma dovrà apportare la totale decadenza ed emicrazione dei proprietari del luogo.Gli stessi antichi Romani non avevano divisamento di prosciugare del tutto il Fucino, ma soltanto infrenare le dannose escrescenze per cui vi procuravano un varco in omaggio ai Marsi, e non mica per danneggiarne le condizioni generali, pur sapendo quanto valga un Lago ad ottocento metri sul mare in mezzo di una stretta di montagne - E per tale ragione nel contratto di concessione alla Società di prosciugamento, a cui succedeva il principe Torlonia, stanno previste tante belle cose, tra cui il rimanere di un piccolo Lago dando infatti la delimitazione e disegnamento del così detto bacinetto, di quarantaseimila coppe, che ora invece è stato messo a coltura.Già è appunto questo che si dimanda, col massimo vantaggio dello stesso Principe Torlonia, il quale così diverrebbe padrone di quei meli e peri, che, fatti piantare, son secchi e rachitici; ne avrebbe

migliorato il proprio vigneto nell'ambito del Fucino; ne avrebbe rinsanate le terre, che isteriliscono e che sono ammorbate da brulicame d'insetti, donde poi la conseguenza della maggiore richiesta delle stesse; ed infine il così detto bacinetto, ridonato alla piscicultura, renderebbe più che due lire la coppa, secondo l'affitto attuale fatto in blocco.Al contrario, riequilibrandosi un tantino la temperatura col ritorno delle acque nel così detto bacinetto, verrebbe mitigata la desolazione degli altri proprietari, i quali anch'essi potrebbero contare, almeno in parte, sui frutteti perduti, sui vigneti e terre migliorate, e così potrebbe rinascere nella contrada quella rispettosa e scambievole fiducia, che ormai diviene una questione sociale.X.Dalla Marsica ci scrivono:li 15 Agosto 1881Trovandoci nell'argomento inesauribile delle mutate condizioni economiche della Marsica pel prosciugamento del Fucino, e su i modi vessatori con cui si viene torturati nell'agro dello stesso, cennati nelle corrispondenze del 7 e 26 luglio N. 35 e 43 di questo giornale, sentiamo il dovere aggiugnere qualche altra cosa non solo per sempre più eccitare la giusta pietà per la stessa, ma eziandio per illuminare lo stesso Principe Torlonia.Diciamo però non essere punto dominati dall'intendimento di fare insinuazioni contro persone, ma discutiamo fatti, nè più nè meno che fatti!!I subaffitti, a tanto di più, del così detto bacinetto del Fucino, preso in blocco in affitto, a tanto di meno, dal mercante romano (quello, che secondo giustizia, invano si aspettò diviso proporzionalmente ai diversi affittuari degli appezzamenti siccome l'unico rimasto di terreno vergine) furono fatti dal marito della sola ed unica figlia dell'Amministratore, impiegato insieme dell'amministrazione del Fucino. E dei contratti a stampa, con spazi lasciati vuoti da riempire in seguito a piacere non fu data copia alcuna ai subaffittuari, per guisa che questi non seppero punto neppure a quali condizioni si assoggettavano.Ma una tal cosa naturalmente fece sospetta e non solo ne fosse socio, ma che eziandio egli, o chi per esso, avesse procurato e preparato un fitto oltremodo vantaggioso per se e pel mercante romano piovuto inaspettatamente alla sprovvista. E la ulteriore ingerenza non solo nell'applicazione delle stesse sevizie ai subaffittuari del bacinetto, ma eziandio nel dare la parola a dei Pescinesi circa il pagamento o meno a causa dell'allagamento delle terre, sebbene poi non punto mantenuta; non che l'ammonizione da impartire per voluto pascolo abusivo a dei Celanesi, tra cui proprietari e con affitti di montagne; ed infine nel rimanente - che ciò al sospetto ha fatto acquistare l'apparenza di realtà.S'intende ora che la durezza durissima dei patti dei prossimi nuovi affitti, messa in relazione delle dette cose pare una conseguenza studiata appositamente per allontanare i proprietari di questi luoghi che non possono ardire tanto cimento, per farli cadere unicamente a grossi speculatori, che prendendo a tanto di meno come nel bacinetto, faranno dirigere a tanto di più a beneficio della compagnia!!La sola condizione della offerta, in dimanda suggellata, che se dal primo momento lega il mittente, non stringe punto l'amministratore del principe, la quale la può scartare a piacere, solo questo procedimento segreto e sommario è naturale che dà luogo a tante supposizioni ed insinuazioni. E noi preghiamo si studiassero e ponderassero le bozze dei nuovi contratti per vedere se mai ci opponiamo al vero.Dunque la Marsica sarebbe stata rovinata dal prosciugamento del Fucino per la conseguente sterilità dei terreni, insecchimento delle piante fruttifere, e manodopera oltremisura cresciuta.La perdita della ricca industria della pesca per alcuni paesi non sarebbe stata neppure compensata dai centesimi addizionali, i quali, senza una buona ragione al mondo, si sarebbero tutti riversati in Avezzano, ove però pare siano ridotti a zero e non rispondenti a tanta estensione del Fucino: cosa che interesserà assai meglio da vicino la Deputazione Provinciale.Nullameno si lavorava in buona pace nell'interesse di quel Principe, viene ad infiltrarsi la mala pianta dei speculatori, apparentemente sollecitata ed in accomandita della stessa Amministrazione del Fucino, i quali ora coi nuovi affitti minacciano addivenire una vera crittogama; ed ecco un'altra calamità importata dall'ingordigia di quella che sarebbe potuto essere pur troppo contenta della sola posizione ordinaria.Ora quindi bisogna sgobbare, non tanto pel Principe, quanto per la detta novità, che sarà il colpo di grazia del totale impoverimento e schiacciamento della Marsica!!!E così se tutto cio non bastasse, si fa guerra a sterminio al - Misero che non può pescare un pesciolino o ranocchio, nè spigolare sui campi ove si perdono innumerevoli ettolitri di prodotto: che anzi sovente si finge non vedere l'entrare delle spigolatrici per quindi poi spogliarle del riescire. Si fa guerra a sterminio al - Contadino con le immancabili infrazioni discorse nell'antecedente corrispondenza; e non per

disgradarne le favole delle Mille, ed una notte, e solo per adombrarne la crudeltà, basta dire: che per un danno di venticinque cent. da un giumento di cui ad arte fu recisa la fune legata ad un palo conficcato in terra a mille stenti si ebbe transazione per cinque lire; per due vaccine rappresagliate e messe in una casetta, ove ruppero alcuni canali che vi si trovavano si dovette pagare una taglia pur troppo capricciosa; qualche volta gli sgherri dell'amministrazione hanno sparato ed ucciso dei maiali che non hanno potuto afferrare perché rifuggiti su le terre comunali limitrofe, ed i poveri contadini hanno zittito dalla paura; uno andò per dire le sue ragioni e si ebbe delle solenni busse, e così via via; infine quando tutto manca c'è l'ammonizione!!! Si fa guerra a sterminio al - Proprietario costringendolo nelle mano dello strozzino, o barattare anticipatamente i prodotti, o tenerli a marcire sul campo con tutti gli altri rischi e pericoli!!Ricorriamo quindi a quanti hanno cuore ed ai giornalisti per studiare le condizioni della Marsica, ove si trova più logico Nerone, che non riuscito nel lavoro, obbligò a scannaggio i ventimila schiavi battagliantesi tra loro su le acque del Fucino anziché l'attuale prosciugamento dello stesso con una direzione da infeudare le proprietà private, incutere terrore, e far morire lentamente d'inedia!!! Ci informino se tanta ferocia, con cui il Fucino persegue la Marsica, tende ad allivellare tutti, attaccandoli alla gleba, per ridurre la stessa con lo scudiscio a quella schiavitù, la cui abolizione costava tesori di sangue, in America e sacrifica tuttavia vite preziose in Africa - o se è smania di straricchire sfruttando più che si può ed isterilendo lo stesso Fucino - o è mania di evocare i tempi, di vieta memoria, del farsi temere, anziché questi del farsi amare!!!Il Principe Trolonia non è ben servito ed il suo cuore umanitario se ne sentirà trafitto! Lo stesso saprà riparare a tempo tanta iattura, e non sentenzierà la morte finale ed imminente di questa contrada, ritraendosi da cose che inabisserebbero e che anziché donare l'amato Nome alla memoria dei secoli, lo dannerebbero all'odio e allo spregio!Simile atroce andamento non lega nè cementa, ma incalza a discussione ed anarchia. Abusando, esagerando, traviando, e ponendo il torto dove è la ragione, si crea una quistione sociale.X.Cose degli AbruzziAvezzano. 11 ottobre 1881 - Ci scrivono:Le tre corrispondenze della Marsica pubblicate da codesto giornale, hanno veramente messo il dito nella sanguinante piaga delle cose del Fucino, e da per se sole equivalgono volumi e volumi di riflessioni!!! Il paludamento delle munificenze è stato arditamente stracciato ed a conforto del pubblico anch'io denunzio fatti!!!Le trebbiatrici dell'Amministrazione Torlonia, oltre il dodicesimo in natura sulla massa comune, esigono poi esclusivamente dai coloni lire 4,50 per ogni ora di lavoro. In questo anno, il cattivo raccolto e le gravi spese sostenute, consigliavano agli stessi un'indirizzo al Principe per impetrarne il condono. Quando avutone sentore l'amministratore; anzitutto lamentavasi coi coloni perché ricorrevano contro di lui al Principe e poi osservava: che senza inviare detta dimanda, voleva accorrere in aiuto, trovando giusto il reclamo. Però a non perdere tutte le lire 4,50, si sarebbe contentato di prelevare il dodicesimo non più della massa comune sibbene unicamente della quota del colono. Tanti contadini abbracciarono subito ed allegramente il partito, ed altri fecero clamore per ritirare la propria firma come se gli fosse stata strappata, guisa che il reclamo non ebbe più corso e morì sul nascere.Di grazia! da quale parte sta la buona fede? dall'amministratore, che riscuotendo il dodicesimo della sola quota del colono, veniva a percepire più delle lire 4,50 all'ora, a cui mostrava a rinunziare a sollievo dello stesso colono, o dalla parte di questo, che allegramente accettava una cosa, in realtà, di grave inganno? La Dio mercè però, la faccenda non tornò gradita agli uomini di senso comune . . . . Ma in tutto ciò trasparisce scaltrezza nell'Amministratore, bontà minchionesca in quelli che ingollavano la burla, servaggio e fiacchezza in quelli che chiassavano per ritirare la propria firma.Rifulge poi come questi luoghi non son abitati da gente barbara indisciplinata, che anzi l'è tanto buona da crepare di fatiche e farsi canzonare. E se l'è vera la versione, che l'attuale Amministrazione, in società di altri mercanti, abbia, o voglia fittare tutte le terre del Fucino, discaricando il Principe perfino dalle spese di amministrazione, maggiormente splende come la luce del sole che in questi luoghi avvi gente tanto operosa, maneggiabile, soggettissima che l'attuale amministrazione, vuol mettersi ogni cosa in mano appunto perché i polli sono troppo sperimentati! Ed intanto sempre violenze! Un colono, nel riuscire dal Fucino con un asino portante dei mannelli di spiga, [...], trattarsi di quella raccapezzata dalla propria donna nel proprio terreno fittato, n'ebbe dallo stesso una fucilata, che presolo soltanto di sbieco, non cagionava per buona fortuna conseguenze deplorevoli.

Le trebbiatrici particolari, che mai hanno avuto accesso al fucino, in questo anno l'hanno avuto, a condizione però che in circostanza avessero dovuto servire l'amministrazione, in vista della quantità del cereale arrestato ai coloni e delle condizioni della stagione.Ebbene un tale penetrato nel proprio appezzamento, e situata la propria trebbiatrice con tutto l'occorrente necessario veniva minacciato a fucile spianato ed impedito dai scherani del Fucino di attingere acqua nei torrenti o rivi, che limitano a due lati la propria terra fittata e che nello inverno la devastano. Intanto allorché l'infelice accingevasi a fare provvista d'acqua fuori dal Fucino, gli piovve addosso come fulmine un decreto dello Amministratore, che lo comandava altrove; e senza misericordia fu costretto ad abbandonare il proprio grano a qualunque costo, e trasportare al nuovo destino la propria macchina con perdita di giornate ed altro!!!Un traino che trasportava giorni addietro dei cereali a persona di Avezzano, venne dai guardiani del Torlonia fermato per la via circumvallazione già da qualche tempo decretata strada comunale, e solo dopo alcune ore, lo lasciarono passare con discapito di chi aspettava al mercato.G.