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2 giugno 2016: La nostra Repubblica ha 70 anni. È una giornata memorabile! Non posso che essere fiera di aver insegnato per 40 anni Storia, e di aver fatto di tutto per riuscire a raggiungere questo “Secolo breve”, per dirla con Hobsbawn… Per me è stato sostanziale trattare “l’accelerazione sempre più esasperata (impressa dalla prima guerra mondiale in poi), agli eventi della storia e alle trasformazioni nella vita degli uomini”. Tengo però a precisare che “ai miei tempi”, quasi tutti i docenti delle scuole superiori, si fermavano alle cause delle prima guerra mondiale, 1

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2 giugno 2016: La nostra Repubblica ha 70 anni.

È una giornata memorabile! Non posso che essere fiera di aver insegnato per 40 anni Storia, e di aver fatto di tutto per riuscire a raggiungere questo “Secolo breve”, per dirla con Hobsbawn…Per me è stato sostanziale trattare “l’accelerazione sempre più esasperata (impressa dalla prima guerra mondiale in poi), agli eventi della storia e alle trasformazioni nella vita degli uomini”.

Tengo però a precisare che “ai miei tempi”, quasi tutti i docenti delle scuole superiori, si fermavano alle cause delle prima guerra mondiale, lasciando a noi decidere, in seguito, se continuare o meno a capire il perché degli eventi che seguirono: TERRIBILE!

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Essendomi poi iscritta alla facoltà di filosofia, ho avuto modo di comprendere un metodo serio per approfondire anche la storia che ci riguarda da vicinoMa io  non ho voluto usare lo stesso metodo dei miei professori e allora vi propongo due esempi a caso, due dei tanti lavori di ricerca che ho fatto svolgere i miei allievi, i quali mi hanno mostrato uno splendido interesse. Ancora evidenzio con entusiasmo, gli argomenti discussi che, con la mia guida, hanno dato agli studenti, modo di elaborare questi due fascicoli: il primo mi ha dato la possibilità di far comprendere bene ai ragazzi della II E (a.s. 1992/93) dell’I.T.C. “A. Serra” di comprendere a fondo le brutture del nazismo e del razzismo e il secondo, un poderoso lavoro della V E (a.s. 1993/94), sul passaggio e il grande cambiamento tra il 1943 al 1993).I miei allievi ed io siamo stati molto fieri di vincere il premio dell’Associazione Libera!

Ma ora è il caso di entrare nell’argomento prefisso e per questo cito, ancora una volta, il “Secolo breve” dove, nell’introduzione, è a sua volta citata  la nostra grande e indimenticabile Rita Levi Montalcini: “Nel ‘900 ci sono state, nonostante tutto, rivoluzioni positive: penso all‘emergere del quarto stato, penso alla donna che dopo secoli di repressione è riuscita a venire alla ribalta”

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Gia! le donne  di allora, quelle  che erano “servite”, durante la Prima guerra mondiale, ad occupare nei campi, nelle fabbriche etc., il posto degli uomini che erano partiti, sono state “ricacciate in famiglia a fare da “serve” a tutti

Eppure ritenevano che solo gli uomini riuscissero nei lavori pesanti!Trascrivo, per trattare degli avvenimenti seguenti al primo conflitto mondiale,  un tratto del bellissimo romanzo di Miriam Mafai “Pane nero” che consiglio di leggere perché ci presenta uno spaccato di quella orribile guerra, raccontandocela attraverso testimonianze dirette di donne che l’hanno vissuta in prima persona.

“ Il Fascismo (e la Chiesa Cattolica) peggiorano (se possibile- ndr -), le cose imponendo che la donna sia sottomessa all’uomo (marito, padre, fratello). La donna è e deve essere madre, moglie e nient’altro.

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Per il fascismo, questa era una “vera donna”!Quando gli uomini vengono richiamati al fronte, il regime è costretto, per fare fronte allo sforzo bellico, a ricorrere alle donne. Che però sono comunque sempre sottoposte alle regole imposte dai “padroni”. Tutto questo sotto i bombardamenti, con l’incubo della carenza di cibo — la cui caccia è compito quasi esclusivo delle donne — le angherie dei padroni per chi lavora nelle fabbriche e il terrore della fame per quelle che non lavorano.”

Altro che solo madre e moglie!Ma a un certo punto tante, proprio tante donne, ritennero che la situazione fosse tale, da sentirsi in dovere di partecipare in prima persona alla guerra…E fu così che moltissime donne divennero partigianeSi formarono gruppi organizzati di donne che svolgevano propaganda antifascista, raccoglievano fondi ed

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organizzavano assistenza ai detenuti politici ed erano impegnate anche nel mantenimento delle comunicazioni oltre che nelle operazioni militari.

Aprile 1945 si conclude la seconda grande strage del secolo! Stando ad alcuni calcoli elaborati dall’ANPI, furono 35.000 le “partigiane combattenti”, 20.000 le patriote, con funzioni di supporto, 70.000 le donne appartenenti ai Gruppi di difesa, per la conquista dei diritti delle donne, 20 medaglie d’oro 17 medaglie d’argento, 512 Commissarie di guerra , 4.633 le donne arrestate, torturate e condannate dai tribunali fascisti, 1890 le deportate nei campi di concentramento tedeschi.MA ANCORA NON ERANO RITENUTE ALL’ALTEZZADI VOTARE!Bisogna ricordare che il primo voto fu “concesso” alle donne, in occasione delle elezioni amministrative del 10 marzo 1946, per questo, inserisco alcune indicazioni sulla data in cui diversi paesi  hanno dato il voto alle donne. C’è da notare  che i paesi dell’America Latina sono stati fra i primi e che, tranne la Turchia, in diversi paesi del Medio Oriente le donne, che non sono affatto emancipate, hanno avuto il diritto di voto dopo di noi…

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Scritto questo, non mi meraviglio (ma in me c’è tanto sdegno!)  di un fatto molto avvilente. (Vedi “Il fatto quotidiano”del 25 aprile)  Una polemica che in pochi citano, fu quella sulla partecipazione delle donne alle sfilate in piazza nelle città liberate. In alcuni casi, tra cui a Torino, a molte donne che avevano realmente combattuto nelle brigate partigiane in montagna venne chiesto di non sfilare.Orrore! erano state a combattere sulle montagnecon gli uomini!L’eco della polemica finì anche su giornali come L’Unità  o Noi donne e durò anche durante i lavori della Costituente dove furono elette solo 21 deputate.Comunque il problema era talmente sentito che per rintuzzare molte ritrosie di deputati maschi, si utilizzò, come fatto determinante, e come conferma per partecipare al voto, proprio la partecipazione alle battaglie.

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Bisogna ricordare che il primo voto fu “concesso” alle donne, per le elezioni amministrative del 10 marzo 1946.Trascrivo parte di un bell’articolo di Mirella Serri pubblicato su  “La Stampa” del 2 marzo 2016, dal titolo: “Sebben che siamo donne il voto ce l’abbiamo” – che ricorda un antico canto di protesta delle donne –“Preoccupazioni analoghe si ripresenteranno il 2 giugno dello stesso anno per la designazione dei membri dell’Assemblea Costituente e la fondamentale scelta tra Monarchia e Repubblica. Nonostante i diffusissimi timori femminili, però, a inciampare sulla scena politica non furono le neovotanti ma proprio i rappresentanti dei partiti di massa che si contendevano le loro preferenze, Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. I due leader del Pci e della Dc, nel decreto n. 23 del febbraio 1945, estesero il suffragio alle italiane che avessero almeno 21 anni. (…) (..) mentre riconoscevano quell’ambito diritto alle donne,dimenticarono la loro eleggibilità. Già, proprio così. Le donne potevano essere solo elettrici ma non elette. E questa svista verrà corretta solo nella primavera del 1946. Oggi che festeggiamo i 70 anni da quello storico avvenimento (…) ci poniamo una la domanda: fu una distrazione intenzionale e voluta, oppure si trattava una specie di lapsus freudiano su un voto femminile che preoccupava e intimoriva le forze politiche che pure lo sostenevano?QUANTO SEGUE E’ DA BRIVIDO!(…) delle animate battaglie sostenute prima e dopo la Grande Guerra e durate fino al momento in cui, nel 1925, tra berci, lazzi e rumori molesti (così registra il verbale di quella storica seduta parlamentare), Mussolini eliminò definitivamente ogni speranza di suffragio esteso al gentil sesso (“le donne sono sufficienti per un’ora di spasso ma non adatte a un calmo ed equilibrato lavoro”).  E nel ’46 la decisione comunque appariva ricca di trappole. “Le donne pencolano verso il passato reazionario”, si lamentava Togliatti (…) Analoghe visioni agitavano i democristiani i quali presentivano un vantaggio della

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destra conservatrice portato dalla scheda femminile. Tutti poi presagivano l’assenteismo femminile. (…) E invece la partecipazione femminile diede uno schiaffo alla politica e fu altissima, anzi molto più alta che negli altri paesi europei: le votanti furono l’89 per cento delle aventi diritto. Purtroppo le candidate furono poche dal momento che i partiti faticavano ad accettare la presenza femminile Ma il voto sembrerà per anni un regalo immeritato. Però le italiane imparano dalla loro stessa storia. Il 10 marzo 1946 sanano il “lapsus” originario andando in massa a eleggere i loro beniamini e iniziano un lungo e, bisogna dirlo, per tanti versi fortunato viaggio: nelle istituzioni, nella mentalità, nel costume, nel mondo del lavoro, sempre per mettere una pezza a quella significativa distrazione”.

E a proposito del primo voto alle donne del 1946, sento a questo punto il bisogno di parlare di un’amica

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speciale, Miranda, alle quale dedico il mio lavoro come anche a tutte le donne…

C’è un bellissimo affetto reciproco tra lei, me e gli altri amiciMiranda è una persona di grande cultura che, a quasi 93 anni riesce a valutare, in maniera lucidissima i fatti del passato e del presente. Parlare con lei di politica, di letteratura, di arte, è un vero piacere, possiede una grande apertura  di orizzonti. Poi, quando ci parla del suo compianto marito, Gaetano, della vita con lui, dei viaggi compiuti insieme hai la sensazione di ascoltare la lettura di un romanzo…Segue con affetto e interesse i progressi dei nipoti, dei suoi giovani pronipoti e ne è fiera! Con lei e con gli altri amici che frequentano la sua casa, che si trova vicina alla mia e ad altri cari amici, ricorre, come scrivevo, un affetto sincero!  Vuole molto bene anche a mio marito Renato e lo stima moltissimo e ovviamente per me è una vera gioia.

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Eccola, gioiosa, durante una bella festa

… e dopo bellissime ore insieme

Premesso tutto questo, le ho chiesto qual è stato il suo atteggiamento, nei confronti del voto del 2 giugno 1946. Mi ha risposto in modo molto semplice ed efficace: “A quei tempi, noi ragazze, non uscivamo da sole, non seguivamo la politica, anche se eravamo costrette alle sfilate del sabato, cui spesso  mi rifiutavo di andare, tanto che una volta fui richiamata!Vivevamo bene e spensierate nel nostro guscio familiare. Ma avevo ben compreso che il voto era un diritto-dovere e per questo andai a votare e votai Repubblica, per la pessima idea che avevo sempre avuto dei Savoia, studiando la Storia. Null’altro! Tutta la mia cultura e diventato un mio patrimonio negli anni seguenti”.

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Ecco Miranda giovinettaDopo questa dolce parentesi, torno all’esito delle votazioni…

REPUBBLICA: 12 672 767 votiMONARCHIA:   10 688 905  votiPer quanto riguarda la distribuzione di voti nelle regioni italiane, purtroppo ci fu una significativa differenza fra il Nord e il SudAlcuni esempi:

Diversi erano i motivi di questo grande divario fra i votanti per la Repubblica fra il Nord-Centro e il Sud

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La monarchia era vista dalle persone del Sud come baluardo conservatore di fronte alle incognite del dopoguerra. Dopo aver appoggiato il fascismo per i propri interessi, ora masse di borghesia piccola e media votavano a favore della conservazione politica identificandosi con i Savoia.Oggi il movimento  “neoborbonico” non la pensa più così, ma, anche se potrei dire molto, non è il momento di affrontare questo argomento…Torno all’11 giugno del 1946: mentre si attendeva la proclamazione ufficiale dei risultati del referendum, si ebbero a Napoli, in via Medina e dintorni, terribili scontri! Furono gli unici in tutta Italia…In detta strada, all’epoca, esisteva la sede napoletana del P.C.I.. Tra i manifestanti si era sparsa la voce che in detta sede, avessero issato la bandiera italiana senza più lo stemma sabaudo. Un’altra notizia, che  era quella di un eventuale arrivo a Napoli di Umberto II per mettersi a capo della rivolta monarchica.

La fine di questa tragica giornata, conteggiò nove manifestanti uccisi, tutti molto giovani,  e una cinquantina di feriti.La situazione divenne più calma quando nella notte fra il 12 e 13 giugno, nel corso della riunione del Consiglio dei Ministri venne proclamato lo Stato Repubblicano, mentre

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Alcide De Gasperi, assunse le funzioni di capo provvisorio dello Stato italiano.Gli animi si calmarono decisamente perché l’indomani, il 13 giugno,  l’ex re Umberto II, essendosi reso conto che l’eventuale azione militare non avrebbe riscosso molto successo nell’esercito e nel mondo economico e che anche gli americani non volevano che l’Italia precipitasse di nuovo nella guerra civile, senza nemmeno attendere i risultati finali del referendum, lasciò volontariamente il paese, diretto a Cascais, una città nel sud del Portogallo, dover restò, in esilio, per 37 anni, e morì nel 1983, senza rivedere l’Italia.Ma gli Italiani avevano un grande desiderio di ricominciare, dopo tanti anni tremendi! Anche il cinema diede il suo grande contributo…

Oggi dunque celebriamo il 70° anniversario di quella magica data!. Ma le donne dovranno lottare ancora molto sia sul piano legislativo che su quello, ben più complesso, del costumePurtroppo nel tempo presente, la crisi economica e la vittoria del pensiero unico liberista, che vuole annullare lo Stato sociale, mina profondamente il principio cardine dell’uguaglianza.

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Vorrebbero far tornare indietro le lancette della storia tendendo  a schiacciare di nuovo le donne in una posizione subordinata ed emarginata.MA NON CI RIUSCIRANNO!

Per concludere ecco un ottimo e significativo  Film Luce, pubblicato da repubblica.ithttp://video.repubblica.it/luce/ricorrenze/2-giugno-1946-l-italia-ha-scelto-repubblica/241112/241082?ref=HRER3-1 

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