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“Pensare, essere generati E genera-re da/ in un mondo aperto, ricco di relazioni, andando al di là di una iden-tità rigida e autorefe- renziale e al di là di un mon-do di soci” PRESENTAZIONE Fratelli Tutti, 87-100 “Un essere umano è fatto in modo tale che non si realizza, non si sviluppa e non può trovare la propria pienezza se non attraverso un dono sincero di . E ugualmente non giunge a riconoscere a fondo la propria verità se non nell’incontro con gli altri: “Non comunico effettivamente con me stesso se non nella misura in cui comunico con l’altro”. Siamo fatti per l’amore e c’è

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“Pensare, essere

generati E genera-re da/ in un mondo aperto, ricco di relazioni, andando al di là di una iden-tità rigida e autorefe-renziale e al di là di un mon-do di soci”

PRESENTAZIONE

Fratelli Tutti, 87-100

“Un essere umano è fatto in modo tale che non si realizza, non si sviluppa e non può trovare la propria pienezza se non attraverso un dono sincero di sé. E ugualmente non giunge a riconoscere a fondo la propria verità se non nell’incontro con gli altri: “Non comunico effettivamente con me stesso se non nella misura in cui comunico con l’altro”.  Siamo fatti per l’amore e c’è in ognuno di noi una specie di legge di “estasi”: uscire da se stessi per trovare negli altri un accrescimento di essere”.  Ciò non significa però “ridurre la mia vita alla relazione con un piccolo gruppo e nemmeno alla mia famiglia, perché è impossibile capire me stesso senza un tessuto più ampio di relazioni. La mia relazione con una persona che stimo non può ignorare che quella persona non vive solo per la sua relazione con me, né io vivo soltanto rapportandomi con lei. La nostra relazione, se è sana e autentica, ci apre agli altri che ci fanno crescere e ci arricchiscono. Il più nobile senso sociale oggi facilmente rimane annullato dietro intimismi egoistici con l’apparenza di relazioni intense. I gruppi chiusi e le coppie autoreferenziali, che si costituiscono come un “noi” contrapposto al mondo intero, di solito sono forme idealizzate di egoismo e di mera autoprotezione. Quanto ha bisogno la nostra famiglia umana di imparare a vivere insieme in armonia e pace senza che dobbiamo essere tutti uguali!».

L’ospitalità è un modo concreto di non privarsi di questa sfida e di questo dono che è l’incontro con l’umanità al di là del proprio gruppo, una capacità di trascendersi in un’apertura agli altri,[…] un aspetto dell’apertura che non è geografico ma esistenziale […], si tratta cioè della capacità quotidiana di allargare la mia cerchia, di arrivare a quelli che spontaneamente non sento parte del mio mondo di interessi, benché siano vicino a me.

IN ASCOLTO DELLA PAROLA (Lc 10,25-37)

25Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». 26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?». 27Costui rispose: « Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso». 28E Gesù: «Hai risposto bene; fa questo e vivrai».29Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?». 30Gesù riprese:  «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. 36Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». 37Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' lo stesso».

PER MEDITARE

Fratelli Tutti, 101-102

“Gesù rovescia completamente alcune false logiche, non ci chiama a domandarci chi sono quelli vicini a noi, bensì a farci noi vicini, prossimi.[…]. C’era un uomo ferito sulla strada. I personaggi che passavano accanto a lui non si concentravano sulla chiamata interiore a farsi vicini, ma sulla loro funzione, sulla posizione sociale che occupavano, su una professione di prestigio nella società. Si sentivano importanti per la società di quel tempo e ciò che premeva loro era il ruolo che dovevano svolgere. L’uomo ferito e abbandonato lungo la strada era un disturbo per questo progetto, un’interruzione, e da parte sua era uno che non rivestiva alcuna funzione. Era un “nessuno”, non apparteneva a un gruppo degno di considerazione, non aveva alcun ruolo nella costruzione della storia.

Quando adottiamo questo schema ci autoescludiamo dalla possibilità di essere e farci prossimi, non solo togliendo qualcosa a C/chi incontriamo ma privando anche noi stessi di quella ricchezza che quell’incontro può generare o far riemergere in noi. Accade proprio così, togliendo al prossimo togliamo nuove possibilità di vita piena anche a noi, con la conseguenza che la parola “prossimo” perde ogni significato, e acquista senso solamente la parola “socio”, colui che mi è associato per determinati interessi e che mi permetta di consolidare i vantaggi personali.

Diversamente,[…] il samaritano generoso resisteva a queste classificazioni chiuse, anche se lui stesso restava fuori da tutte queste categorie ed era semplicemente un estraneo senza un proprio posto nella società. Così, libero da ogni titolo e struttura, è stato capace di interrompere il suo viaggio, di cambiare i suoi programmi, di essere disponibile ad aprirsi alla sorpresa dell’uomo ferito che aveva bisogno di lui.

Percorsi umani chiusi in difensiva, troppo calcolati e previdenti, porteranno sempre e comunque a esiti veramente poco umani, chiusi e ancora non trasfigurati dallo straordinario della Provvidenza di Dio, di “colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare” (Ef 3,20a).

• Può l’identità del singolo che si origina e accresce attraverso le R/relazioni diventare luogo di separazione dagli altri?

• Può un’identità rigida, (è un’altra cosa dire identità ferma), che si organizza in modo tale da impedire ogni presenza estranea che possa turbare questa identità e questa organizzazione autodifensiva e autoreferenziale favorire la crescita personale e conseguentemente la crescita della fraternità e della comunione?

PER PREGARE INSIEME

Beato l'uomo che teme il Signore

e nei suoi precetti trova grande gioia.

Potente sulla terra sarà la sua stirpe,

la discendenza degli uomini retti sarà benedetta.

Prosperità e ricchezza nella sua casa,

la sua giustizia rimane per sempre.

Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti: misericordioso, pietoso e giusto.

Felice l'uomo pietoso che dà in prestito,

amministra i suoi beni con giustizia.

Egli non vacillerà in eterno:

eterno sarà il ricordo del giusto.

Cattive notizie non avrà da temere,

saldo è il suo cuore, confida nel Signore. Sicuro è il suo cuore, non teme,

finché non vedrà la rovina dei suoi nemici.

Egli dona largamente ai poveri,

la sua giustizia rimane per sempre,

la sua fronte s'innalza nella gloria.

Il malvagio vede e va in collera,

digrigna i denti e si consuma.

Ma il desiderio dei malvagi va in rovina.