Web 2.0 e Democrazia

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Web 2.0 e democrazia WEB 2.0 E DEMOCRAZIA A cura di Mezzanotte Marco 5Ci 2009/10 Mezzanotte Marco 5Ci 1

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WEB 2.0 E DEMOCRAZIA

A cura diMezzanotte Marco

5Ci 2009/10

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Indice

WEB 2.0 E DEMOCRAZIA .................................................................................................... 1 Indice 2 Presentazione 3 Introduzione 4 Strumenti del “nuovo web” 5 Democrazia e informazione 6 Web e democrazia – parte 1 7 Principi di comunicazione e comunicazione on-line. 9 Web e democrazia – parte 2 12 Il caso della Birmania 15 Internet contro la democrazia 17 Storia: I totalitarismi 19 Inglese: “The Web evolution” 24 Conclusione 25 Bibliografia – Sitografia 26

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PresentazioneCon questo approfondimento sul rapporto Web 2.0 – democrazia ho voluto evidenziare e discutere gli aspetti democratici “dell’Internet dei nostri tempi”, portando anche alcuni esempi rilevanti come la campagna elettorale di Obama, il caso della Birmania, ecc.Grazie ai suoi innovativi strumenti di partecipazione e condivisione (wiki e soprattutto blog), infatti, il Web 2.0 permette l’interazione fra individui (netizen), la collaborazione nella creazione di conoscenze (wiki), la libertà di espressione e di informazione (blog) che stanno alla base della democrazia di uno stato.Detto così sembrerebbe la panacea per l’antidemocrazia ma, come tutti gli strumenti, può essere usato in due modi: bene o male. Anche questo secondo caso è analizzato portando l’esempio degli strumenti sopraccitati utilizzati dai regimi dittatoriali.Quale esempio di binomio antidemocrazia – controllo dell’informazione è migliore dei totalitarismi del ‘900: in questo caso ho analizzato i loro aspetti generali e l’importanza dell’informazione (divenuta propaganda) per il mantenimento del potere.Ho infine inserito una presentazione in inglese sull’evoluzione del Web: 1.0, 2.0, 3.0.

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Introduzione

Dopo la notizia dell’approvazione da parte della Camera del decreto sulle intercettazioni proposto dal Governo, in Rete scoppia il caos: insulti al Premier, blogger impazziti, migliaia di commenti dei navigatori.Già, proprio nel web.Quello citato è solo uno dei molti esempi che si potrebbero fare sul potere democratico di Internet, diventato cavallo di battaglia di alcuni “showman” e comici (vedi Beppe Grillo).Ma cosa si intende per web democratico? Nella presentazione seguente voglio discutere sul punto di vista secondo me corretto del concetto di democrazia in Internet.

Oggi assistiamo, in Italia ma non solo, ad una generalizzata sfiducia nelle istituzioni e nei rappresentanti che porta come conseguenza principale l’allontanamento della gente, del popolo dello stato dalla politica (come dimostra il grafico in figura).Questa lontananza può essere colmata con l’aiuto della rete, che permette il contatto tra la popolazione ed i propri rappresentanti.

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Variazione affluenza alle urne per le votazioni europee in Italia ed UE

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Strumenti del “nuovo web”

Innanzi tutto vorrei chiarire alcuni concetti non sempre scontati per il “pubblico”.

Web 2.0La definizione di web 2.0 viene data a l’insieme degli strumenti (applicazioni web) presenti in Internet che permettono la partecipazione degli utenti navigatori alla creazione dei contenuti del web stesso.Per semplificare la spiegazione farò un esempio pratico. Andando a visitare un blog, si possono leggere i diversi articoli che il bloggatore (blogger) pubblica. L’utente (noi) può commentare un articolo letto: in questo modo abbiamo creato (scritto) contenuti (commento all’articolo) che possono essere consultati da altri lettori di quello stesso articolo su quello stesso blog.

Uno degli aspetti fondamentali di questo “nuovo Internet” è il fatto che sia centrato sull’utente e sul concetto di comunità (community).

BlogApplicazione web che permette ad un utente di creare un diario on-line (consultabile da chiunque). Ogni “pagina” del diario è chiamata articolo e i lettori di questa possono lasciare dei commenti consultabili da altri lettori.È uno dei primissimi strumenti del web 2.0, diventato famoso in Italia per il “fenomeno Beppe Grillo”.

Citando un punto del libro di Giuliano Prati “Web 2.0. Internet è cambiato” sui blog:

“Questo strumento nasce con lo scopo principale di permettere la pubblicazione di contenuti sul web da parte del più vasto numero di utenti [...] La gestione dei dati e delle informazioni non è, quindi, più appannaggio esclusivo delle testate giornalistiche, degli editorialisti di contenuti, delle università o società [...] ma viene offerta questa possibilità a tutti gli utenti che desiderano esprimersi”

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Democrazia e informazione

Come sostiene Armando Massarenti in un articolo su “Golem” la democrazia di uno stato ha alla base la capacità e (possibilità) dei suoi cittadini di sviluppare uno spirito critico nei confronti in primis dei rappresentanti e della società per capirne i bisogni e valutarne le proposte di soluzione.Detto questo si capisce subito che il nutrimento di questo “spirito critico” è l’informazione e in particolare l’informazione libera che essa usi come medium la televisione, la radio o i quotidiani: è infatti attraverso l’informazione che i cittadini giudicano il mondo che li circonda, il comportamento dei propri rappresentanti formando una propria opinione che permetta anche il confronto con quella dei loro futuri rappresentanti.Altro elemento importante per garantire la democrazia è la possibilità di dibattito e la libertà di espressione di tutti i cittadini.Essendo l’Italia un paese basato su una democrazia rappresentativa (applicata nella maggior parte degli stati democratici), personalmente credo che questi due aspetti siano ancor più fondamentali che nel caso di paesi basati sulla democrazia diretta come Svizzera e alcuni stati americani.

Internet: il nuovo mass media?Nelle società di massa come la nostra il ruolo principale nella diffusione delle informazioni è svolto dai mass-media come stampa, televisione, radio e Internet.Negli ultimi anni, infatti, la Rete ha invaso molti settori della vita delle persone (dal lavoro al tempo libero), tanto che è stato coniato un nuovo termine: netizen.

Il netizen è il cittadino della rete ( dall’inglese “net” – rete e “citizen” – cittadino) che viene coinvolto, e soprattutto vuole partecipare attivamente alla vita della rete.

Da uno studio della International Telecommunication Union (ITU) risulta che ad oggi nei paesi più sviluppati mediamente il 60% delle abitazioni ha un collegamento ad Internet con il 70% della popolazione che si collega per informarsi Nei paesi sottosviluppati, si arriva al 12% della popolazione.In Italia i dati di Demos & Pi parlano di meno del 40% della popolazione nel 2009 (vedi Figura 1).

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Figura 1

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Web e democrazia – parte 1A questo punto entra in gioco la Rete: quale mezzo migliore per far viaggiare le informazioni se non il web?Nonostante il caso italiano mostri come ancora la TV la faccia da padrone nel campo dell’informazione il popolo della Rete sta continuamente crescendo.I grafici seguenti mostrano come in Italia siano soprattutto i più giovani a ritenere Internet libero, poiché sono anche coloro che conoscono meglio questo mondo e conoscono l’esperienza di partecipazione che il web può offrire (Figura 2). Ritenendolo così libero, ovviamente lo utilizzano maggiormente per fruire dell’informazione (Figura 3)

In un report pubblicato nel 2009 da Microsoft sull’utilizzo di Internet da parte degli europei, fu annunciato per giugno 2010 il sorpasso di Internet ai danni della televisione (Figura 4): se anche questo non dovesse accadere, si capisce come nel nostro continente i margini siano ridotti.

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Figura 2 Figura 3

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Insomma, l’informazione sul web è quella che più attira i giovani e, secondo me, un ruolo fondamentale in questa attrazione lo svolge il metodo di scrittura on-line: infatti gli articoli pubblicati su Internet sono un condensato di informazioni e di concetti che possono essere successivamente approfonditi. Come? Ovviamente attraverso Internet.In questo modo si evitano ridondanze nella scrittura e il messaggio principale non si perde nella spiegazione di un concetto (scrittura di ipertesti).Caratteristiche principali del web-writing sono:

• Utilizzo del grassetto per le parole chiave• Utilizzo di link (anche esterni) per la spiegazione e l’approfondimento di concetti• Suddivisione dei testi in paragrafi sottotitolati

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Figura 4

Schema logicoarticolo on-line(ipertesto)Schema logico

articolo “stampato”

Figura 5

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Principi di comunicazione e comunicazione on-line.

Se alla base della democrazia sta la libera circolazione delle informazioni e il dibattito, allora non si può evitare di parlare della comunicazione. Secondo la definizione di Paul Watzlawick (primo grande teorico della comunicazione) la comunicazione è un fenomeno bidirezionale tra destinatario e “mittente” del messaggio oggetto della comunicazione.Nei media tradizionali (stampa, televisioni, radio, comizi politici) questa condizione non è soddisfatta: in questi casi la comunicazione si trasforma in flusso di informazioni (comunicazione unidirezionale) da un soggetto alla massa.Prendendo il caso italiano, i politici non hanno un dialogo diretto con i loro elettori ma, una volta eletti, navigano da soli valutando ciò che è meglio per la parte di popolazione che rappresentano. La cosa peggiore però, credo sia vedere tutto il pubblico attorno agli ospiti politici delle trasmissioni TV che li ascolta e si limita ad applaudirli in caso dicano qualcosa di giusto: questo è un messaggio chiaro, che rappresenta la distanza menzionata precedentemente e che caratterizza la politica italiana.

A differenza dei media tradizionali, il web permette la comunicazione secondo la definizione di Watzlawick dove ad esempio chi scrive un articolo e lo pubblica in un blog si vede poi commentare l’articolo dai lettori.Una piccola nota: tutta la comunicazione avviene nella stessa pagina, non in una sezione di un sito, magari nascosta o difficilmente raggiungibile per chi è nuovo a questo strumento; i commenti dei lettori sono inseriti immediatamente dopo l’articolo scorrendo la pagina e possono essere consultati anche da altri lettori.

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Figura 6 Figura 7

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In questo modo è possibile l’instaurazione di un dibattito tra i lettori oppure tra un lettore e l’autore dell’articolo.

Ma allora perchè i giornali on-line non danno la possibilità di commentare gli articoli che vengono pubblicati?

A prima vista questa sembrerebbe l’ennesima riconferma di ciò che ho sostenuto sopra, ossia della non democraticità dei media "non 2.0".In realtà, visto che non ho creato questa relazione per sostenere un’idea a costo della vita, cito un pezzo di articolo pubblicato dal giornale on-line LaStampa.it che tratta proprio questo argomento:

I commenti dei lettori sul giornale online e la spazzatura anonima impunitaAnna Masera[...] D'altra parte, nessun giornale apre tutti gli articoli ai commenti: solo una parte di contenuti è interattiva, perchè le testate giornalistiche hanno responsabilità legale per le offese e le diffamazioni (che come sapete, arrivano numerose e a tradimento, anche negli orari più impensati), per cui tutti i commenti vanno filtrati. Questo non significa che siano censurati, ma sicuramente ogni cosa pubblicata sul giornale viene letta e il criterio di pubblicazione è il rispetto del codice deontologico giornalistico. Con un briciolo di flessibilità in più perchè su Internet - si sa - tutto è più informale, qualche vaffa... ci può stare, ma ci sono dei limiti invalicabili, pena la denuncia e la causa per danni.

Quando - all'alba del Web 2.0, ci provò il Los Angeles Times, dovette ritornare sui suoi passi in fretta e furia. La quantità di oscenità e offese che arrivava era ingestibile da una redazione, pur corposa come la loro. Perchè gli internauti non sappiano esprimersi in modo civile in modo da consentire la libertà di espressione sui giornali online, è un tema che mi piacerebbe approfondire con voi. Illustri colleghi e amici si danno un gran da fare per l'autoregolamentazione della Rete, per una Carta dei Diritti e dei Doveri dei cittadini di Internet, una sorta di Costituzione digitale, ma la massa di insulti anonimi sotterra le migliori intenzioni di democrazia dal basso. Quindi ovvio che gli spazi per la libertà totale - anche per la spazzatura - debbano continuare a esistere, ma abbiate pazienza: andate a cercarli altrove, non sui giornali online. [...]

Devo dire che sono in parte d’accordo con ciò che afferma questo estratto dall’articolo della Masera: la colpa dell’impossibilità del commento degli articoli dei giornali è in gran parte dell’inciviltà dei netizen; chi ha frequentato almeno un forum di discussione di qualsiasi argomento, avrà certo visto “bannare” (escludere) un iscritto per aver offeso un altro membro del forum.

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Ma allora scegliere i giornali on-line o il blog?Alla fine sono queste le due vie del web per informarsi sui fatti del mondo e viene consigliato di usarle in modo diverso:

• I giornali on-line hanno sempre alle spalle una redazione che potrebbe essere “controllata dall’alto”, come si suol dire, ma che solitamente garantisce la veridicità delle fonti di informazione: è quindi consigliabile leggere questi per conoscere i fatti.

• Il blog invece è utilizzato a scopo più personale, per esprimere giudizi su fatti o notizie spesso lette dagli autori del blog sui giornali on-line. Dovrebbe quindi essere usato per confrontarsi sulle opinioni “fra pari”.

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Web e democrazia – parte 2

Un altro degli aspetti democratici del web è la facilità e l’economicità della diffusione del proprio messaggio. A questo proposito riporto a questo argomento la teoria della “Long Tail” di Chris Anderson secondo l’interpretazione di Kevin Kelly.

La coda sopra rappresentata, visualizza graficamente le 3 aree di possibile posizionamento di un prodotto sul mercato:

1. La testa: i prodotti in questa area sono hits e best sellers, ossia prodotti che coinvolgono le masse e vengono acquistati dalle masse.

2. Il centro comprende i prodotti di nicchia: qui vengono collocati i prodotti con una minor popolarità e miglior qualità (es. i prodotti di Apple)

3. La coda: la coda è la zona degli aggregatori ossia coloro che non creano opere, ma si limitano a raccogliere informazioni e a diffondere le notizie prodotte dai due segmenti precedenti.

Riportando il concetto di queste 3 zone al concetto di democrazia, la zona della coda è quella che più si adatta alla descrizione del modello democratico di Internet: infatti nella coda un vasto numero di informazioni (prodotti) vengono aggregate, raccolte e commentate; questa zona è la zona delle microazioni, cioè composta da una moltitudine di piccoli commenti, piccoli interventi su argomenti di discussione che possono comprendere molte idee.

La zona della coda è la più economica in cui stare e quella dove la concorrenza è maggiore per la elevata raggiungibilità del mezzo stesso: per esprimere la propria opinione e condividerla con gli altri confrontandosi su diverse tematiche è necessario solo creare un blog: esistono centinaia di siti che mettono a disposizione gratuitamente uno spazio-blog gestibile direttamente dall’utente.

I media tradizionali, in questo caso, si collocano solitamente nella zona della testa che come sostiene de Kerckhove, un guru dei nuovi media, danno alla gente ciò che vuole: “La televisione è un tranquillizzante: in sostanza non spinge la mente a pensare e a riflettere ma la porta a subire, con piacere, tutto ciò che riceve dalla televisione stessa”.

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Figura 8

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Esempi di utilizzo del web pro-democrazia.

Campagna elettorale ObamaDa dove iniziare a parlare di come il web sia già stato utilizzato come strumento democratico o comunque per aumentare la democrazia di uno stato, se non dalla campagna elettorale USA?Obama è diventato il primo presidente di colore della più grande potenza economica e politica del mondo.

Infatti, la campagna elettorale del 2008 dell’attuale presidente degli Stati Uniti è stata una vera e propria rivoluzione come corporate o “2.0”.Il messaggio comunicato (ed in questo caso è pienamente corretto dirlo, viste le premesse sulla comunicazione) da Obama agli americani non si basava su una serie di punti, di idee da portare a termine, ma era un messaggio che coinvolgeva il popolo americano a unirsi e a partecipare attivamente al progetto di rinascita degli USA: basti pensare allo slogan “Yes We Can”; insomma non è altro che la condensazione del mito americano della scalata sociale.Obama comunica valori: speranza, volontà di cambiamento, fiducia in se stessi.È stato quasi un mettersi alla pari dei propri elettori, facendogli sentire che era tra loro.

Nei media utilizzati, quello che più ha permesso di portare questi risultati è stato sicuramente Internet: in primo piano il sito Internet che permetteva l’interazione con l’utente; qui Obama non era il leader che domina le folle in giro per gli USA, ma una persona che ti parla e ti spiega il perchè di ciò che fa, invitandoti a partecipare.

Questo in figura è un esempio di una pagina del sito di Obama, dove il presidente invita i visitatori a inserire il proprio nome per “sostenerlo” nell’abrogazione di una legge anti-democratica.

Inoltre il presidente resta in contatto anche con le minoranze, non chiedendo di raggiungerlo sul proprio sito, ma muovendosi nei loro spazi virtuali di incontro: ad

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esempio, ha creato profili su AsianAve per le minoranze asiatiche, BlackPlanet per le persone di colore, fino a Glee.com per la comunità gay.Come detto prima, uno dei problemi principali delle nuove democrazie è la distanza tra l’elettorato e i rappresentanti: Obama ha usato il web per minimizzare questo gap rispondendo direttamente, su Internet, alle domande degli elettori. In poche ore dall’apertura di un question time tra i cittadini e il presidente, più di 100.000 domande sono giunte da tutti gli angoli d’America. Ovviamente non tutte hanno avuto risposta, ma le domande venivano controllate, divise e votate dagli altri partecipanti: Obama ha poi risposto a quelle più votate.Inoltre pubblica 5 giorni prima, sul suo Blog (whitehouse.org), le leggi che dovrà firmare, accettando commenti, consigli, critiche dagli elettori.

Il successo della sua campagna elettorale si dimostra, oltre che con la vittoria, anche dal fatto che è riuscito a conquistare la parte della coda della Long Tail di Chris Anderson: è riuscito infatti ad ottenere molti microfinanziamenti (microazioni della coda) direttamente dai suoi elettori.

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Figura 11: grafico del numero di sostenitori di Obama iscritti a Facebook

Figura 10: grafico del numero di sostenitori di Obama iscritti a MySpace

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Il caso della BirmaniaLa puntata di Report del 6/6/2010 ha raccontato la storia di un gruppo di reporter di una tv indipendente di questo stato chiamati “Voce democratica della Birmania”.L’attività principale inizia nel 2007, appena prima della protesta dei monaci buddisti.Il regime inizialmente li ha lasciati fare, sempre limitando la possibilità di filmare e documentare i fatti e le rivolte interne perchè non potessero diffondersi in tutto il paese.Dopo essere stati individuati mentre registravano le scene delle repressione, hanno dovuto iniziare a vivere in esilio.Questi ragazzi sono riusciti a far arrivare le immagini sino alla CNN (solo grazie ad Internet) che le ha mandate in onda. La diffusione di quelle immagini ha provocato una mobilitazione soprattutto degli Stati Uniti.Successivamente alcuni portali Internet sono stati oscurati.

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Figura 13: protesta dei monaci birmani (settembre 2005)

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Decreto bavaglioHa subito fatto il “giro del web”, nei primi giorni di maggio, la notizia che nel decreto sulle intercettazioni (definito “legge bavaglio”) sarebbero stati presentati anche degli emendamenti che avrebbero limitato la libera circolazione delle informazioni e soprattutto la libertà di espressione dei netizen.In particolare sono stati due i punti criticati dal popolo della rete:

• L’emendamento proposto inizialmente dal senatore D’Alia che rappresentava un attacco alla libertà di espressione in rete attraverso la “Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet”, utilizzando gli ISP come cani da guardia (e “stimolandoli” a questa attività con sanzioni da 50.000 a 250.000 €).

• L’articolo che avrebbe imposto l’obbligo di rettifica sia ai siti professionisti dell’informazione, sia ai “privati” che avrebbero diffuso notizie ad esempio attraverso i blog. Anche in questo caso erano state proposte sanzioni fino a 12.000€ in caso di mancata rettifica.

In particolare il primo punto è stato poi eliminato dalla legge definitiva, poichè dava incarico ai gestori dei siti e agli ISP di controllare le informazioni pubblicatevi e in caso di reato gli ISP avrebbero proceduto all’oscuramento dell’intero sito.Ora le buone intenzioni che stanno dietro a questa proposta sono ben accette dal popolo della rete ma è evidente che sarebbe inutile (e direi ingiusto) l’oscuramento di un intero blog, solo a causa della pubblicazione di un commento (da parte di un lettore qualsiasi) ad un articolo di questo.

È immediato immaginare alla principale conseguenza cui questi articoli avrebbero portato: immediata riduzione delle informazioni circolanti sul web (soprattutto dai non professionisti dell’informazione) a causa dei rischi di incappare in sanzioni decisamente elevate.

N.B. In questi ultimi due mesi di piccola bufera mediatica su questo argomento non ho mai sentito parlare i telegiornali di questo emendamento. Per curiosità provate a fare una ricerca su Google con le parole chiave “D’Alia bavaglio” e controllate quanti degli oltre 31.000 risultati informano e danno diverse opinioni sulla proposta del senatore.

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Figura 12: Senatore D’Alia

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Internet contro la democrazia

Le dittature 2.0Evgeny Morozov, in un Ted Talk (http://www.ted.com/talks/evgeny_morozov_is_the_internet_what_orwell_feared.html)

parla dei casi in cui Internet viene usato dalle dittature per diffondere il loro messaggio.

Morozov sostiene che finora l’idea è stata che dando abbastanza connettività alle persone, dando loro abbastanza mezzi, inevitabilmente a ciò sarebbe seguita la democrazia.

Quel che si può effettivamente vedere è che alcuni governi si sono impadroniti dell'uso del cyberspazio a scopi di propaganda. E stanno costruendo quel che chiamo “Spinternet” (combinazione di "spin", in gergo politico manipolazione di notizie e immagini pubbliche e Internet). Quindi i governi, dalla Russia alla Cina all'Iran stanno pagando dei blogger perché questi lascino commenti ideologici e creino post a contenuto

ideologico sui loro blog per commentare su questioni politicamente sensibili.

Quindi ci si potrebbe chiedere, perché mai fanno questo? Perché si stanno impegnando nel cyberspace?La sua teoria è che questo sta accadendo perché la censura, in molti di questi paesi, funziona molto meno di quanto noi crediamo. Nel momento in cui si pubblica una critica in un blog, anche se si riesce a censurarla subito, si diffonderà comunque in migliaia di altri blog. Quindi, più la si blocca, più questa influenzerà la gente e eviterà la censura. Quindi, l'unico modo di controllare il messaggio è di provare a manipolarlo, e accusare chiunque abbia scritto qualcosa di critico di essere, ad esempio, un agente della CIA.

Per darvi un esempio di come funziona in Cina: c'è stato un caso enorme, a febbraio 2009, chiamato “Sfuggi al gatto” (nascondino in slang cinese). In sostanza è successo che un cinese ventiquattrenne è morto durante la custodia in prigione. La polizia ha detto che è successo perché stava giocando a “Sfuggi al gatto”, con altri detenuti, e ha battuto la testa contro il muro.

Questa spiegazione non ha soddisfatto molti blogger cinesi che hanno iniziato a postare commenti critici. In effetti, QQ.com, un sito cinese molto popolare, ha ricevuto 35.000 commenti al riguardo, in poche ore.Poi però le autorità invece di tentare di purgare questi commenti, hanno deciso di aprirsi ai blogger. E hanno detto, in pratica: "Guardate, vorremo che diventiate cyber-investigatori." Così quattro persone sono state selezionate per andare a visitare la prigione in questione, ispezionarla, e scriverne nel loro blog. Entro pochi giorni, l'intero avvenimento fu dimenticato.

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Questo è quello che gli scienziati politici chiamano cautela autoritaria. Accade quando i governi si aprono nei confronti dei loro critici, e lasciano che essi si impegnino insieme online. Ciò non porta a indebolire le dittature ma a rafforzarle. Come?

1. La maggior parte delle dittature opera in un vuoto di informazione totale e utilizzano blog e wiki per raccogliere informazioni (pubblicate direttamente dalla popolazione) su dove le idee della popolazione si stiano muovendo.

2. Coinvolgere il pubblico nelle decisioni è anch'esso ottimo, perché aiuta nella condivisione della colpa per le politiche che dovessero fallire.

3. Aumentare la legittimità dei regimi, internamente e all'estero. Quindi, invitare la gente ai forum pubblici, farla partecipare alla decisioni, è perfetto. “Come, non siamo democratici? Ecco, abbiamo una democrazia. Ecco un forum.”

In Iran, ad esempio, alcuni Social Network sono rimasti operativi, in modo che gli attivisti potevano ancora accedervi: in passato ci sarebbero volute settimane, se non mesi, per capire come gli attivisti iraniani comunicavano tra loro. Ora è possibile sapere come sono collegati l'uno all'altro guardando le loro pagine di Facebook.

Insomma la Rete può davvero diventare un mezzo di sviluppo della democrazia, ma deve rimanere tale: non può essere LA DEMOCRAZIA: la democrazia è fatta dalle persone che vi partecipano, da coloro che sono dietro alla tastiera.Se non si fa attenzione, Internet potrebbe essere il nuovo oppio per le masse, che terrà queste stesse persone nelle loro stanze, chiuse a guardare un’altro padrone.

Quando Internet diventa inutileFin’ora abbiamo analizzato tutti gli aspetti democratici e non della Rete nel suo complesso.In realtà, tutti gli “obiettivi democratici” che si possono raggiungere attraverso Internet devono essere accompagnati da un corretto utilizzo dello stesso da parte dei netizen.

Il ché non sempre avviene...

Infatti il problema fondamentale che mette a rischio l’utilità del confronto su Internet (sostenuto da uno dei maggiori blogger mondiali Jaron Lanier) è l’atteggiamento errato dei cittadini della Rete: avendo un dialogo alla pari, 50 persone esprimono la propria opinione ma nessuno è disposto ad accettare l’opinione dell’altro sostenendo la propria fino alla morte, allora ogni discussione, ogni confronto, ogni dibattito diventa inutile.Ecco dunque che il potere del web viene annullato dalla stupidità dei suoi attori.

Purtroppo questo atteggiamento è molto diffuso ed è “aiutato” dal fatto che chi discute “non ci mette la faccia”: criticare, accusare e offendere è molto più facile da dietro una tastiera; facendo parlare il proprio avatar non ci si sente tenuti a rispondere di ciò che si dice, e si ha così un’immagine della Rete come luogo dove sfogarsi e non pagare le conseguenze delle proprie azioni.

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Storia: I totalitarismi

L’utilizzo dei media nei totalitarismi del ‘900 fu mirato soprattutto all’acquisizione del consenso: il totalitarismo è fenomeno del Novecento proprio perché in questo secolo la manipolazione dell'informazione diviene uno dei più importanti strumenti per gestire il potere.

Dato che per totalitarismo si intende un sistema in grado di penetrare in ogni aspetto della vita politica e civile, con il controllo di ogni manifestazione della vita dei cittadini, il fascismo tentò di organizzare in modo profondo il consenso dei cittadini, non solo con la propaganda e la costruzione dell'immagine del regime, ma soprattutto con la creazione di occasioni di partecipazione: in questo senso il regime fascista percepì il bisogno di partecipazione da parte della popolazione dopo la prima guerra mondiale (che era stata una grande occasione di partecipazione per tutti) a cui le classi dirigenti liberali non si erano dimostrate sensibili. Il fascismo creò grandi momenti di identità e appartenenza per tutti, bambini e adulti, adunate, marce, inni, feste di regime, manifestazioni di massa, sfilate di reduci, vedove, mutilati: attorno al mito della guerra realizzò forme di aggregazione ideale, grandi occasioni retoriche di creazione di identità, di senso di appartenenza alla nazione e alla memoria della nazione.

IntroduzioneNel primo dopoguerra, in tutto il mondo era diffuso il malcontento generale delle popolazioni che vivevano in condizioni di povertà e disagio: i debiti pubblici delle nazioni erano altissimi e i prestiti erogati in tempo di guerra per sostenere le spese belliche portarono nel dopoguerra ad un’impennata dell’inflazione.In questo periodo, i contadini-combattenti si erano identificati in un popolo, in una nazione e iniziavano a formarsi le basi dei partiti di massa.In questo contesto le promesse di miglioramento delle condizioni di vita promesse dalle minoranze emergenti come fascismo e nazionalsocialismo si rivelarono l’unica speranza presentata agli occhi dei cittadini.Inizialmente per conquistare importanza all’interno del panorama politico nazionale, queste fazioni utilizzarono la violenza con squadre organizzate che effettuavano attentati a personaggi politici avversari o alle sedi dei partiti di loro opposizione.Dopo la salita al potere, l’informazione acquisì un ruolo centrale per la conquista (è proprio il caso di dirlo) del consenso.

In questo caso approfondiremo il percorso del fascismo per capire come il Duce abbia utilizzato i media dell’epoca.

Il fascismo: l’ascesa al potereDopo la formazione del partito nel 1919 l’efficacia degli “interventi” a base di violenza delle squadre d’azione fasciste, indirizzò nuovi consensi verso il partito di Mussolini: dapprima si schierarono i borghesi terrorizzati di poter essere vittime delle azioni squadriste e poi anche le classi sociali più elevate.Alle elezioni del ’21 i candidati fascisti ottennero 35 seggi.

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Grazie alla grande capacità di Mussolini di orientare il proprio pensiero tra una parte più estremista (con la violenza delle squadre d’azione) e un’altra più liberale (dialogo con gli esponenti politici liberali dell’epoca) riuscì a mettere in secondo piano le azioni delle squadre.La marcia su Roma del 1922 sancì definitivamente l'insediamento di Mussolini al Governo della nazione: in quell'occasione, infatti, il re si rifiutò di firmare lo stato d’assedio e anzi decise di affidare al Duce l’incarico di formare un nuovo governo.Con la modifica della legge elettorale, alle elezioni del 1924 il PNF ottenne il 64,5% dei voti.Nel discorso del 3 gennaio 1925 il Duce si dichiara a capo del regime dittatoriale.

La stampa e il regime. L’informazione nei regimi totalitari cambia “scopo”: da informare la popolazione, l’informazione assume un ruolo propagandistico delle attività del regime al fine di giustificare ogni decisione dell’unico potere e farla sembrare la migliore agli occhi dei cittadini (come ad esempio la campagna dell’Abissinia giustificata come operazione di liberazione per i popoli neri tenuti in stato si schiavitù)Tutto ciò è possibile solo attraverso un controllo totale, da parte dello stato (nei regimi identificato come un unico partito) dell’informazione stessa.Ad esempio sui giornali vengono pubblicate delle tavole che raffigurano il Duce come un grande uomo e che lo elogiano in tutti i modi, al fine di creare nell’immaginario collettivo il “mito dell’italiano” che aveva come modello quello del leader carismatico del regime.

Per capire il peso dell’informazione nella politica basta esaminare i provvedimenti presi dal Duce a riguardo:

• 1924: Mussolini porta in Parlamento (ancora in presenza di maggioranza e opposizione) un decreto legge in cui da facoltà ai prefetti di diffidare i giornali che pubblichino “notizie false o tendenziose capaci di turbare l’attività di governo”

• Con le "Leggi Fascistissime" Mussolini dispose che ogni giornale avesse un direttore responsabile inserito nel partito fascista e che il giornale stesso, prima di essere pubblicato, fosse sottoposto ad un controllo. Queste leggi inoltre istituirono "L’Ordine dei Giornalisti" i cui membri dovevano far parte del partito fascista. Mussolini creò inoltre l’Ufficio Stampa, che nel 1937 venne trasformato in Ministero Della Cultura Popolare (Min.Cul.Pop.) Questo Ministero aveva l’incarico di controllare ogni pubblicazione sequestrando tutti quei documenti ritenuti pericolosi o contrari al regime e diffondendo i cosiddetti "ordini di stampa" (o "veline") con i quali s’impartivano precise disposizioni circa il contenuto degli articoli, l’importanza dei titoli e la loro grandezza. A capo di questo Ministero c’era Galeazzo Ciano.

I giornali dovevano pubblicare SEMPRE in prima pagina il discorso del Duce che doveva essere attentamente controllato per non contenere errori.

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Figura 14: giornale fascista (1931)

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Oltre all’informazione scritta molta importanza aveva l’immagine del Duce: egli, infatti, quotidianamente si faceva consegnare da fotografi ufficiali le immagini che lo ritraevano e strappava quelle che non erano perfette o che anche lontanamente potessero rendere ridicola la figura di leader che il regime voleva diffondere.

Altri controlli sulle informazioni riguardavano la limitazione della pubblicazione delle notizie di cronaca nera o di fallimenti economici, riportando il periodo fascista come un modello storico di pace e moralità.

Oltre alla stampa, il regime controllava la cultura per influenzare le conoscenze dei futuri intellettuali e renderli favorevoli al regime: Mussolini ordinò così la creazione dell’Enciclopedia Fascista, in modo che coloro che studiavano non dovessero rivolgersi a fonti di informazione il cui controllo era al di fuori dello stato fascista.

Il cinemaAvvenne la costituzione nel 1925 dell’istituto nazionale L.U.C.E. ovvero L’Unione Cinematografica Educativa, nello stesso periodo si chiudeva il cinema privato UCI. Ente di stato per la propaganda e la diffusione della cultura popolare. Questo istituto, i cui cinegiornali venivano proiettati obbligatoriamente in tutte le sale cinematografiche a partire dal 1926, rappresenta il più efficace mezzo del regime nel campo dello spettacolo. La tematica più ricorrente diventa il mito bellico con il conseguente elogio del patriottismo.

La radioIl vero mass-media del ‘900 fu però la radio: questa permetteva infatti di raggiungere facilmente anche le popolazioni di più bassa classe sociale e coloro che non sapevano leggere.

Il 27 Novembre 1927, un Decreto legislativo trasformò l’URI in Ente Italiana Audizioni Radiofoniche (EIAR), struttura a capitale privato con sostegno finanziario dello Stato.La radio rimase a lungo in Italia un genere di lusso, una sorta di status symbol dell’alta borghesia urbana visti gli alti costi di licenza, il difficile processo d’elettrificazione delle aree poco sviluppate e l’ostilità dei settori produttivi alla realizzazione d’apparecchi a basso costo.

Mussolini, dopo un attento studio delle potenzialità pedagogiche e propagandistiche del mezzo, lanciò la campagna “Il villaggio deve avere la radio” (per l’ascolto di massa) e creò

momenti di ascolto collettivo in sedi comunali di partito, scuole e caserme, agevolando con sgravi fiscali i locali pubblici.

L’Ente Radio RuraleNel 1933 iniziarono le trasmissioni dell’Ente Radio Rurale (ERR), organo rivolto agli studenti (la domenica agli agricoltori), allo scopo di promuovere l’acculturazione di massa.La radiofonia entrava nelle scuole.

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Manifesto dell’EIAR

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Dopo aver già irreggimentato i giovani studenti con le sue organizzazioni, il fascismo intendeva ora affiancarsi all’azione didattico - educativa dei maestri, con la proposizione di programmi “dall’impronta vigorosa, fascista e guerriera”.Le trasmissioni per i contadini rompevano l’isolamento della vita contadina e portavano alla ribalta le masse rurali, particolarmente fiere degli intervalli musicali considerati segno di riscatto sociale.Il regime, nel contatto diretto con le masse, si presentava sotto la veste paternalistica del pacificatore sociale, attento al miglioramento generale delle condizioni di vita.Nacque una sorta di febbre per l’ascolto de “L’ora dell’agricoltore“, le masse rurali ribadivano lo stupore per il miracolo marconiano che: “fa leggere anche chi non legge”.Questa trasmissione mascherava la crisi economica, aggravata dalle sanzioni conseguenti alla guerra di Etiopia, ed esaltava la sobrietà e la tenacia dei lavoratori.L’ERR chiuse la sua attività il 4 Aprile 1940; in pieno clima di guerra le sue funzioni furono assorbite dall’EIAR.

Le trasmissioni per bambini e le celebrazioni del calendario fascista.Il pubblico infantile era l’obiettivo specifico di parte della programmazione pomeridiana. La principale rubrica in quest’ambito fù “Il giornale radiofonico del fanciullo” (Radio Roma, 1925): particolarmente apprezzata dal Duce, questa esaltava le glorie patrie, comprendeva comunicati sugli avvenimenti del giorno, la lettura di una favola, un calendarietto storico religioso e la corrispondenza.L’immagine di Mussolini si scolpiva nelle menti infantili come quella del padre, bonificatore dell’agro romano, benefattore e sommo interprete della giustizia.Le celebrazioni del calendario fascista ricoprivano un ruolo fondamentale nella propaganda radiofonica, poiché espressioni di coesione e manifestazioni di forza.Nel calendario liturgico fascista si assisteva ad interventi radiofonici rievocativi, solenni nel tono ed aggressivi nel linguaggio.Frequente era il ricorso agli slogan dall’intento persuasivo- “Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato”- ed ai numeri, spesso falsificati.Nelle rievocazioni ritornava anche il mito di Roma, universale ed eterna.

Il fascismo e i cattoliciI Patti Lateranensi del 1929 posero fine al secolare contrasto tra Stato e Chiesa.Non mancarono però dissidi in merito all’azione educativa e al controllo delle coscienze, il fascismo fu infatti un tentativo d’istituzionalizzazione di una nuova religione laica, legata alla sacralizzazione della politica.Inizialmente la Chiesa cattolica considerò la radio “strumento del diavolo”.I generi criticati erano il teatro di prosa, le canzonette e la musica da ballo, che attaccavano la morale cristiana e l’unità della famiglia.

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Lo stato fascista impose all’industria la costruzione del RadioRurale, decorato con due fasci littori fra spighe di grano.

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Nel 1927 le autorità ecclesiastiche vietarono l’installazione di apparecchi radio negli istituti religiosi.La svolta si ebbe nel 1928 grazie a Padre Vittorio Facchinetti, predicatore francescano di Radio Milano. Dopo una lunga serie di rubriche quaresimali, iniziò l’appuntamento domenicale con la lettura e il commento del Vangelo.Nel 1931 fu inaugurata la stazione romana della Radio Vaticana; Facchinetti esaltò il Regime e il suo capo che restituivano valore al sentimento religioso del popolo, proteggendo e rispettando la fede.Con l’applicazione delle leggi razziali (1938) fu vietato il possesso della radio agli ebrei.

Radio e sportLe radiocronache sportive suscitarono passione tra gli ascoltatori: calcio, ciclismo, motori e boxe furono gli appuntamenti più graditi dal pubblico.L’EIAR investì molto sullo sport, ritenuto fondamentale dal fascismo non solo per la salute fisica e morale, ma anche per i valori di obbedienza alle regole, cameratismo e spirito di sacrificio.L’uomo sano, forte e combattivo rappresentava il perfezionamento della stirpe italiana, mentre le competizioni sportive in tempo di pace alimentavano il nazionalismo.

Il radiogiornale e la radiofonia di guerraIl Radiogiornale nacque a Milano nel 1929; la redazione fu unificata solo nel 1935 a Roma, con cinque edizioni giornaliere.Con tono affascinante e persuasivo, in dieci minuti si commentavano i principali fatti interni e internazionali, allo scopo di convincere le masse sul benefico operato del governo fascista.Negli anni di guerra s’impose uno spregiudicato commentatore, Mario Appelius.Con lunghe invettive sarcastiche, Appelius gonfiava gli avvenimenti ostentando sicurezza nella vittoria finale dell’Asse.La radio si diffuse rapidamente con gli abbonamenti che passarono da 500.000 c.a. nel 1935 ad 1.500.000 c.a. nel 1940-’43.

La radio antifascistaDal febbraio 1937 Giuliano Pajetta, da Radio Aranujez, denunciò i crimini del nazi-fascismo e dette voce alle speranze libertarie dei volontari italiani delle Brigate.Il regime rispose col “clima iberico dell’EIAR”, che influenzò l’informazione e i programmi culturali. Infuriava “la guerra delle onde”.Fu chiamato “vagabondaggio nell’etere” il fenomeno d’ascolto delle stazioni estere tramite apparecchi potenti che permettevano un ascolto vario, completo e meno “velinato” di quello proposto dal regime. Nonostante il divieto posto già dal 1930, il fenomeno acquisì dimensioni di massa; alla sua origine non vi erano solo motivi politici ma anche la curiosità e il fascino della trasgressione.Le stazioni estere opponevano i valori della democrazia liberale al totalitarismo nazi-fascista, la radio divenne mezzo di comunicazione della libertà e aprì brecce significative nel cuore degli italiani, ora liberi di scegliere e aprire le menti a fonti d’informazione alternative.

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Inglese: “The Web evolution”Since the WEB was born its evolution has never been stopped: today is the "web 2.0", before has been the "web 1.0", and the future will be the "web 3.0".

Web 1.0The Web was invented at CERN in 1991: together this were invented the HTML language (Hypertext Markup Language) and the HTTP protocol (the main protocol used by Internet).This "type" of web contained static information in the form of text, images and hyperlinks. It is referred to as the read-only Web because it allowed users to search for information and read it.A first step in the 2.0 direction was the instruction of Java language that introduced video and audio contents.

Web 2.0This is the current generation of the Web, described as the Read-Write Web.The web has become a place of collaboration, where user-generated contents are more and more diffused. This is exemplified by phenomena such as blog, wiki, video-sharing websites, etc.In this period there is also the grow of the ADSL Internet connection for mobile devices.Like for the web 1.0 here there are some steps just done for the web 3.0: for example the diffusion of tag giving data a mean for software (like geotagging that allows in Flickr or Panoramio to know where a published photo has been shot)

Web 3.0This will be the convergence of several trends:

• Fast connections and ubiquitous computing where users have internet access anytime and anywhere.

• Open-source software and open data• Application hosted on the web and operated via voice and hand gesture• The semantic web, which uses particular languages to publish data that can be

manipulated by intelligent software classifying them in different categories.

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Conclusione

Con questa presentazione ho voluto dimostrare le potenzialità democratiche del web di ultima generazione.In conclusione esprimo quindi opinione: dopo aver visto delle conferenze tenute da media guru mondiali come de Kerchove o Lessig, credo che Internet abbia le potenzialità per divenire un aggregatore di strumenti utili alla società in molti modi, primo fra tutti come strumento democratico.Tutto questo può però avvenire solo ad una condizione: che chiunque entri a far parte di questo mondo adatti il suo modo di pensare e agire a quello della rete, rispettando gli altri. In “ottica 2.0” infatti non esiste Internet senza i suoi utenti, i netizen.Spero quindi che chiunque entri a far parte di questo popolo provi la grande esperienza di condivisione che può offrirgli.

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Web 2.0 e democrazia

Bibliografia – Sitografia

BibliografiaImbimbo Rossana 5Ci 2006/2007, “La comunicazione”

Sitografiahttp://www.giornalettismo.com/archives/48079/strategie-comunicazione-digitale/

Strategie per la comunicazione digitale. Liveblogging da ParmaBar

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Del web nel web

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Barack Obama e la Comunicazione 2.0: a Scuola di Social Media Marketing | 7thFLOOR

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2009/03/Obama-Amadori-online.shtml?uuid=01e5be42-1ae6-11de-b96a-a70fa1246a48

Question time sul web: Obama si smarca dai media tradizionali - Il Sole 24 ORE

http://gabrielecaramellino.nova100.ilsole24ore.com/2008/11/obama-la-comuni.html

In cerca di idee: Obama, la comunicazione e il mondo

http://www.giornalettismo.com/archives/43241/guida-intergalattica-allinformazione-dal-basso/

Guida intergalattica all’informazione dal basso

http://www.7thfloor.it/2008/10/27/come-fare-una-campagna-di-comunicazione-web-20-elezioni-usa-2008-il-brand-obama/

Come Fare Una Campagna Di Comunicazione Web 2.0: Elezioni USA 2008, Il Brand Obama | 7thFLOOR

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Obama Social Media Marketing & Web Communication Strategy

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fruitori passivi e attivi della rete

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Il De-cretino uccide la Democrazia, le proteste - Photostory Primopiano - ANSA.it

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OneEnergyDream: Il web è democrazia???

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Democrazia, Web 2.0, Governo 2.0

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Decreta bavaglio

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Connettere piuttosto che collezionare: riflessioni a partire da de Kerckhove | Alessandra Colucci | consulente in Brand Care

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THE LONG TAIL – Come analizzare La Coda Lunga di Chris Anderson: Da Seth Godin a Kevin Kelly, i tre segmenti di Creatori e Aggregatori | MYSTIC COMMUNICATION

http://missionidigitali.blog.testimonidigitali.it/wordpress-mu/tag/cina/

Cina « Missioni digitali

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Golem L'indispensabile - inforamzione e democrazia

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Informazione e democrazia - Missione impossibile

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Evgeny Morozov: How the Net aids dictatorships | Video on TED.com

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«No alla legge bavaglio» | Terra - Quotidiano di informazione pulita

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legge Bavaglio - Repubblica.it

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InStoria - La propaganda radiofonica del Fascismo

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Youtube: Report 06/06/2010: Birmania, cronaca da un paese blindato

DocumentariLa grande storia 04/06/2010: “La propaganda del Duce”

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