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Marrakech Express di Valeria Merlini 6a e ultima puntata

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Diari di bordo Marrakech express 6a e ultima puntata

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Marrakech Express

di Valeria Merlini

6a e ultima puntata

Dopo esserci dissetati ci inoltriamo nuovamente nel souk (o souq che dir si voglia, ricordate?). Questa volta sono più a mio agio, avendo scoperto il luogo in cui giacciono i serpentacci. Prima di pranzo mi concedo di gironzolare alla ricerca di qualche acquisto: bracciali berberi, vassoio con teiera e bicchieri tipici per il tè alla menta, e la contrattazione del-la mia vita. La voglio chiamare così, perchè è così che la ricordo. Amo contrattare, ma mai nessuna mi aveva dato più soddisfa-zione di questa. La coperta per il mio ami-co Lorenzo (su commissione). La trovo, è lei. La voglio, l’avrò. Ma la cifra richiesta è folle, sapendo poi che in giro posso aver-la ad altri prezzi. Quindi, ad un loro rifiuto di accettare la mia proposta, me ne vado. E quando dico che me ne vado, vuol dire che devo fare delle scale perchè il souk qui si iner-pica anche in alto. Vengo rincorsa, da un altro, non dal mio venditore. Ho messo i negozianti in agita-zione. Torno di sopra, il mio venditore rilancia. Io non ci sto, ripropongo il mio prezzo che, rispetto al suo, è la metà della metà della metà della metà… Ho reso l’idea? Non ci sta, dice che non può, che è una coperta fatta a mano e perepèperepèperepè! Me ne vado, di nuovo. E di nuovo vengo richiamata. La pantomima va avanti. Fino a quando la spunto. Secondo me perchè sono stufi di avermi tra i pie-di, ma molto più ragionevolmente perchè il prezzo di vendita era accettabilissimo. Sono molto soddi-sfatta. Ho dovuto, però, in tutto questo, tenere LUI alla larga, per non correre il rischio di vedere vani-ficate le mie trattative con una sua resa immediata.Ora possiamo anche andare a pranzo.Meta, dietro consiglio di Giorgina, la Maison de la Photographie(1), aperta da poco, ma molto par-ticolare. Per raggiungerla bisogna per forza attra-

versare il souk (il dramma sarà doverlo fare anche al ritorno). Ed eccoci, un po’ a fatica lo devo am-mettere (forse ancora poco conosciuto), al Museo. Vista l’ora ci dirigiamo subito sulla terrazza da cui il panorama è sempre accattivante. Oggi fa un caldo pazzesco, meno male che siamo riparati dal sole. Il menù scritto sulla lavagnetta d’ordinanza ci cattura.Abbiamo mangiato: salade ma-rocaine, tajine poulet au citron.Abbiamo bevuto: coca cola, acqua gas, tè alla menta.Sarà stata l’ora, la contrattazione della mia vita, il sole, il caldo, l’atmosfera, ma tutto era sem-plicemente meraviglioso, buonissimo e sa-poritissimo. Il miglior pranzo di questi giorni!Scendendo dalla terrazza non si può fare a meno di gi-ronzolare tra le stanze dedicate alle fotografie di ogni tempo. Scatti che hanno catturato situazioni di altre epoche, persone che restano immortali attraverso la storia. Vale sempre la pena, noi lo facciamo sempre, curiosare in un museo della fotografia, così come in vecchie e polverose biblioteche. Le mie passioni.

DIARIO DI BORDO

MARRAKECH EXPRESS.

PIAZZA DJEMAA EL FNA CON CON-TRATTAZIONE DELLA MIA VITA; PRANZO ALLA MAISON DE LA PHOTOGRAPHIE; ESCARGOTS IN PIAZZA DJEMAA EL FNA. (DAY 3) ultima puntata

Si rientra per la siesta pomeridiana.…E l’ultima passeggiata ci riporta alla piazza Djemaa El Fna, punto nevralgico di Marrakech. Per due mo-tivi: primo, per vedere la sua trasformazione nel tardo pomeriggio, con bancarelle su bancarelle di qualunque tipo di cibo si voglia, lunghi tavoloni a disposizione degli astanti per le degustazioni, me-glio le vere e proprie cene. Secondo, ben più im-portante motivo: DEVO, DEVO assolutamente, con-tro tutto e contro tutti, mangiare le lumache tanto decantate da racconti di viaggio che mi sono letta prima della partenza (ma che sia Massimo che Gior-gina mi hanno invece caldamente sconsigliato di provare). Ma io sono e resto un’ariete. Devo speri-mentare. E lo faccio. Buonissime, succulente e poco importa se la ciotola che ha usato per servirmele è stata sciacquata con la brodaglia (definita così da LUI) che si trovava nel pentolone insieme alle lu-mache, quindi precedentemente usata da un altro cliente. Poco importa. Risultato: sono stata benis-

Athos Faccincani, Elsa Di Lauro

Virgo Fidelis

Mursia

simo (del resto, se sono sopravvissuta nel lontano 1998 a quel queso comprato per la strada nella Repubblica Dominicana…).Ultimi acquisti, saluti e sguardi alla Città Rossa. Che ci ha ammaliati. Tanto da volerci tornare. Forse nemmeno tra tanto tempo…

Il libro che ha viaggiato con me.

“Se vuoi diventare un bravo pittore, Samuel, c’è solo una cosa da fare: dipingere, dipin-gere, dipingere”. E Samuel Johnson Kipling sa cosa fare per diventare quel grande pit-tore, con i suoi trentacinque anni, l’uomo dall’uccello grande, il maestro. Rinascere.Un libro da leggere per scoprire la commistione tra scrittura e pittu-ra, dove le pennellate si trasforma-

no in colore, gioia, emozione. Delle parole.Abbiamo voluto fare una cosa diversa. Dare la parola agli autori.Dipingere è un lavoro, il mio lavoro. Scrivere mi diverte. Ho talmente tante cose da dire, rifles-sioni da condividere e avventure da raccontare... Così ho deciso di scrivere, inseme ad Elsa Dilau-ro, un romanzo, ora edito da Mursia. C’è molto di me, ci sono numerosi aspetti autobiografici, tra le pagine di ...Virgo Fidelis anche se sono co-munque tutte rivisitate in chiave romanzesca.Virgo Fidelis non è soltanto il titolo che Samuel, pittore affermato e di successo, dà alla sua opera più importante, sono anche due parole da sussur-rare quando tutto sembra ormai perduto, quando le domande che da sempre l’uomo si è posto sem-brano aver perso di significato e le poche certezze che ci si è costruiti crollano. Questo romanzo è uno spaccato di quel viaggio che è la vita affascinante ed intrigante di una celebrità del mondo dell’arte,

ma chiunque potrà riconoscersi nei moti d’animo e nelle speranze che accomunano gli uomini a di-spetto di credo, cultura e provenienza. Samuel Jo-hnson Kipling nasce in una famiglia dai tanti figli e dalle poche risorse; scopre sin da piccolo la sua passione per la pittura, ma capirà altrettanto presto che per scalare la via del successo dovrà affrontare meschinità e pregiudizi, non per ultimo quello nei confronti del colore della sua pelle; ma la celebrità è una vetta tanto entusiasmante quanto insidiosa… quello di cadere è un pericolo che a volte si dimen-tica. Samuel è alla ricerca di Dio, dell’amore e di se stesso, e quando avrà trovato tutto ciò che ha sem-pre desiderato lo perderà in un colpo solo, per ritro-varlo sotto altre forme, per capire che la risposta a tutte le nostre domande non può essere razionale. La risposta è dentro ognuno di noi, parole di Athos Faccincani.

Quando abbiamo cominciato a lavorare insie-

me, Athos ed io avevamo un progetto: scrive-re un romanzo a quattro mani per svelare in-triganti retroscena del mondo dell’arte; oggi quel progetto è una realtà dal titolo-Virgo Fide-lis- che a giorni sarà in libreria edito da Mursia. Quest’esperienza, oltre ad insegnarmi a credere e combattere per ciò che veramente si desidera, mi ha dato un’altra possibilità: conoscere da vicino un grande artista del nostro tempo, un uomo la cui in-teriorità non smette mai di sorprendere e stupire.parole di Elsa Dilauro

© Valeria Merlinifoto: © Violablanca

note al capitolo:(1)http://www.maison-delaphotographie.com/accueil.html