War games

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| 024 | MAGGIO 11 16 | 024 | MAGGIO 11 17 | A CURA DI | POLIFEMO | www.polifemo.org fotoreportage urbano Polifemo è un’associazione di fotografi professionisti con base a Milano, che si propone di diffondere la cultura dell’immagine e della comunicazione visiva. I l 15 marzo la Lega Nord ha presentato in Parlamento una proposta di legge per l’isti- tuzione di “eserciti regionali” sul modello della Guardia nazionale americana: milizie civili da utilizzare in occasione di calamità na- turali o di gravi rischi per la sicurezza. Ma come addestrare (in poco tempo) sem- plici cittadini a impugnare delle armi, seppure “leggere”? Il compito potrebbe essere arduo, se non fosse che... In Italia esistono già potenziali “milizie”, squadre ben organizzate e spesso ben addestra- te da un punto di vista militare, che sfruttano l’attività ludico-sportiva per simulare azioni di guerra e guerriglia in ambito urbano e rurale. Nel nostro Paese gli appassionati di armi softair (che sparano pallini di plastica ad aria compressa, ndr) sarebbero ormai decine di mi- gliaia, con fiere specializzate a Ferrara e No- vegro (Mi) e più di una federazione. La più importante è l’Asnwg (Associazione sportiva nazionale war games): conta 5.800 affiliati ed è stata riconosciuta dal Coni nel 1999. Una popolarità che sembra non conosce- re limiti, dal momento che le armi utilizzate piacciono a tutti, movimenti di estrema destra e malavita compresi. E sono di facile accesso: in Italia, i fucili e le pistole di softair sono con- siderate alla stregua di “giocattoli”, nonostan- te alcune versioni provenienti dal Giappone siano copie perfette in forma e peso di quelle originali, con un costo dai 300 ai 3mila euro. Un business che ha il proprio cuore nei centri di addestramento. A Ghedi, in provincia di Brescia, hanno trasformato un ex vivaio nel quartier generale del Tm Team. Dove c’erano le serre, è ora possibile simulare azioni belliche a cielo aperto, mentre un capannone dismesso è stato adattato per la guerriglia urbana. Per giocare, e improvvisarsi soldati (con tanto di mimetica), bastano 20 euro al giorno. È solo un gioco, penserà qualcuno. Pecca- to che nel mondo dei war games non esista- no regole. E gli intrecci tra ideologie eversive e ambienti di tipo paramilitare non si possono escludere. war games | FOTOGRAFIE E TESTO | GIANLUCA GALLI Le “reclute” dei 5th Marines di Milano (a fianco) vengono ammesse nel gruppo dopo un periodo di formazione. In Italia si contano oltre 600 team, la maggior parte concentrati nel Centro Nord. Anche membri dell’esercito e delle forze dell’ordine prendono parte ai war games (al centro, un carabiniere). Spesso, gli appassionati hanno nozioni tecnico-strategiche superiori a quelle degli stessi militari. A destra, un momento dell’assalto, una delle tipologie di gioco più praticata, in cui una squadra cerca di conquistare una posizione fortificata o semplicemente una bandiera (come nella foto in alto). SI ADDESTRANO ALLA GUERRA CON MIMETICA E ARMI “INNOCUE”. PENSANDO CHE SIA UN GIOCO.

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fotoreportage urbano | War games | fotografie di Gianluca Galli

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Page 1: War games

| 024 | maggio 1116 | 024 | maggio 11 17

| a cura di | polifemo | www.polifemo.org

fotoreportage urbano

≈ polifemo è un’associazione di fotografi professionisti con base a Milano, che si propone di diffondere la cultura dell’immagine e della comunicazione visiva.

il 15 marzo la Lega Nord ha presentato in Parlamento una proposta di legge per l’isti-tuzione di “eserciti regionali” sul modello

della Guardia nazionale americana: milizie civili da utilizzare in occasione di calamità na-turali o di gravi rischi per la sicurezza.

Ma come addestrare (in poco tempo) sem-plici cittadini a impugnare delle armi, seppure “leggere”? Il compito potrebbe essere arduo, se non fosse che...

In Italia esistono già potenziali “milizie”, squadre ben organizzate e spesso ben addestra-te da un punto di vista militare, che sfruttano l’attività ludico-sportiva per simulare azioni di guerra e guerriglia in ambito urbano e rurale.

Nel nostro Paese gli appassionati di armi softair (che sparano pallini di plastica ad aria compressa, ndr) sarebbero ormai decine di mi-gliaia, con fiere specializzate a Ferrara e No-vegro (Mi) e più di una federazione. La più importante è l’Asnwg (Associazione sportiva

nazionale war games): conta 5.800 affiliati ed è stata riconosciuta dal Coni nel 1999.

Una popolarità che sembra non conosce-re limiti, dal momento che le armi utilizzate piacciono a tutti, movimenti di estrema destra e malavita compresi. E sono di facile accesso: in Italia, i fucili e le pistole di softair sono con-siderate alla stregua di “giocattoli”, nonostan-te alcune versioni provenienti dal Giappone siano copie perfette in forma e peso di quelle originali, con un costo dai 300 ai 3mila euro.

Un business che ha il proprio cuore nei centri di addestramento. A Ghedi, in provincia di Brescia, hanno trasformato un ex vivaio nel quartier generale del Tm Team. Dove c’erano le serre, è ora possibile simulare azioni belliche a cielo aperto, mentre un capannone dismesso è stato adattato per la guerriglia urbana. Per giocare, e improvvisarsi soldati (con tanto di mimetica), bastano 20 euro al giorno.

È solo un gioco, penserà qualcuno. Pecca-to che nel mondo dei war games non esista-no regole. E gli intrecci tra ideologie eversive e ambienti di tipo paramilitare non si possono escludere.

war games| fotografie e testo | gianluca galli

Le “reclute” dei 5th Marines di Milano (a fianco) vengono ammesse nel gruppo dopo un periodo di formazione. In Italia si contano oltre 600 team, la maggior parte concentrati nel Centro Nord.

Anche membri dell’esercito e delle forze dell’ordine prendono parte ai war games (al centro, un carabiniere). Spesso, gli appassionati hanno nozioni tecnico-strategiche superiori a quelle degli stessi militari.

A destra, un momento dell’assalto, una delle tipologie di gioco più praticata, in cui una squadra cerca di conquistare una posizione fortificata o semplicemente una bandiera (come nella foto in alto).

si addestrano alla guerra con mimetica e armi “innocue”. pensando che sia un gioco.

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| 024 | maggio 1118 | 024 | maggio 11 19| fotoreportage urbano

gianluca galli Nato nel 1972 a Cernusco sul Naviglio (Mi), si diploma in pittura all’Accademia di Brera nel ’95. Lavora a Milano come art director e visual designer presso importanti agenzie pubblicitarie fino al 1998, quando inizia a collaborare con diverse organizzazioni non governative curandone l’immagine e la comunicazione.Dal 2000 è sul campo nelle missioni umanitarie internazionali in Libano, Palestina, Iraq, Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan. Negli ultimi anni ha lavorato come operations manager e fotografo per l’International rescue committee e Save the children Uk.Il servizio di queste pagine è stato realizzato all’interno del corso di fotogiornalismo organizzato da Polifemo e Terre di mezzo.

Sopra, un concorrente con occhiali protettivi, mimetica, fucile e giubbino per la neve: un equipaggiamento completo costa dai 500 ai 3mila euro.

La presenza delle squadre deve essere segnalata in anticipo alle autorità locali, pena il reato di “procurato allarme”. Di solito, le aree di gioco vengono delimitate.

In basso a sinistra, l’acconciatura di uno “sniper” (cecchino): deve mantenere per lunghi periodi la stessa posizione, mimetizzandosi nel modo più efficace possibile.

Sotto, il centro del Tm Team di Ghedi (Bs), doveci si addestra in tecniche di guerriglia urbana.

L’organizzazione è paramilitare: ognuno ha un nickname e il più alto in grado comanda su tutti.