Vulcano n° 82

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Periodico di Politica, Cultura, Attualità, Sport

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lettere al giornale, Assemini N° 822 www.vulcanonews.it

Domenica 26 ottobre, dopo 45 anni,la classe elementare delle scuolePintus di Assemini si è ritrovata conl'anziana insegnante Lina Pezzuoli.All'appello mancavano in pochi: pre-senti 26 ex alunni su 38 di cui unodeceduto.

COME SIAMO

COME ERAVAMO

La maestra Lina Pezzuoli oggi, a fianco la torta a lei dedicata dai suoi allievi

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le rubriche di VulcanoLettere al giornale, AsseminiEditorialeAttualità filosoficaLa parola all’espertoAstronomiaMusicaLa cucina di GrecaSociale

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dai comuniVillaspeciosa. La BombaecologicaDecimomannu. No allaviolenza sulle donne“la giornata internazionale”Festa di Sant’Antonio, patro-no di DecimomannuDecimomannu-Assemini. JSisters: quando la musica èallegriaDecimomannu. Chi cantaprega due volteDecimomannu. Recensionidel libro “S’io fossi il sole” diAntonino ToreDecimomannu. Autunnocampidanese

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economia

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Sfatiamo qualche falso mito!16

per non dimenticareIl sacrificio dei giovanidi Decimoputzu durantela Grande Guerra

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lo sportVillaspeciosa. Fausto Vincis,giovane promessa dellaPesisticaAssemini. La ASD ArcieriIchnos di Assemini: promozio-ne sportiva e beneficenza alTurisport di Cagliari e bazar dibeneficenza aeroporto militaredi DecimomannuUta. La maratonina città diUta compie 18 anniIl Cagliari vola basso

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i giovani e la politicaDecimomannu. Disaffezionedei giovani alla politica, unproblema di credibilitàDecimomannu. La parola ai giovaniAssemini. I politici assemine-si: "il malaffare allontana i cit-tadini dalla politicaAssemini. I giovani diAssemini e la politica: un rap-porto non idilliacoEmanuele Addari Sindaco deiRagazzi di VillaspeciosaLa Politica tra i giovani diVillaspeciosaUta. Disaffezione verso lapolitica o verso i politici?

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i pensatori politiciDecimomannu. Se questofu un uomo: sulle traccedi Gramsci

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la politica localeUta. Un nuovo soggettopolitico

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personaggiEttore Lo Piccolo insegnantedi vita

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culturaDecimomannu. Il palazzogiudicale di Decimo daidocumenti e dagliavvenimenti

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s o m m a r i o

Il giornale Vulcanoha sede presso

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SEGRETARIADI REDAZIONE

Mariolina Ricciardi

HANNO COLLABORATOA QUESTO NUMERO

Greca Pibia, Marco Massa,Monica Atzei,

Tonino Uscidda,Giovanni Casula,Lello Esposito,

Teresa Medda, Gino Grassi,Silvana Schirru, Angelo

Sanna, Walter Melis,Ettore Massa,

Sara Saiu, Anna Piras,Sergio Ponti, Attilio Piras.

Angelo Pusceddu.

PER LE IMMAGINITomaso Fenu, Billy, MareTonino Uscidda, Ichnos,

Francesco Meloni

La foto di copertinaè di Tonino Uscidda

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i pensatori politici N° 824 www.vulcanonews.it

di Gianni Rallo

PRIMA PARTE

Antonio Gramsci nascead Ales nel 1891. La suainfanzia è turbata da

varie vicissitudini, come unacaduta (1895) – forse all’origi-ne della sua malformazione -,la prigionia del padre per mal-celati motivi politici, il conse-guente aggravarsi dello statodi povertà della sua numerosafamiglia – nel 1902, a 11 anni,deve lavorare al catasto diGhilarza -, l’impossibilità dicontinuare gli studi dopo ilciclo elementare, l’acquisizio-ne di una formazione superio-re allo scalcinato ginnasio diSantulussurgiu (1905/1908) e,poi, al liceo Dettori di Cagliari(1909/1911), dove vive treanni a casa del fratelloGennaro che gli fa conoscerel’ambiente socialista dellacittà. In questo periodo leggeMarx, Croce e Salvemini e sidefinisce sardista, convintoche la profonda arretratezzadella Sardegna fosse dovuta

allo sfruttamento del Nord.Nello stesso anno (1911),avendo ottenuto una borsa distudio dalla Fondazione CarloAlberto, si iscrive al corso diFilologia romanza dellaFacoltà di lettere di Torino,dove conosce Angelo Tasca ePalmiro Togliatti. Segue, manon vi partecipa, il rapido svi-luppo delle lotte operaie tori-nesi: l’esiguità della borsa distudio e la fatica dello studio locostringono a tornare – mal-nutrito e allo stremo delleforze - a Ghilarza, dove alloraviveva la sua famiglia.Comincia, tuttavia, a metterein discussione il suo sardismoin nome di una visione piùampia della cosiddetta que-stione meridionale, punto dipartenza fondamentale percomprendere l’originalità delsuo pensiero politico. Nel1914 torna a Torino e, senzarinunciare ai suoi studi, siiscrive al P.S.I. Comincia lasua militanza socialista, lapubblicazione di articoli sulGrido del popolo (importanteNeutralità attiva e operante, indiretto contrasto conMussolini, che gli procureràl’ingiusta accusa di “interventi-sta”). Il suo perdurante, gravestato di salute gli impedisce diseguire regolarmente gli studie perde la borsa di studio: vivecon inaudite difficoltà dandolezioni private, ma approfondi-sce la sua conoscenza delpensiero di Marx e dà altriesami che saranno, però,gliultimi (1915). Gramsci seguei concitati sviluppi del movi-mento operaio torinese manon ne è ancora parte attiva e,dal 1916, si dedica quasiesclusivamente al giornalismo(Grido del popolo, Avanti!). Inquesta veste, nel 1917 com-menta gli eventi rivoluzionarirussi e, dopo la repressionedei moti torinesi, fa parte delcomitato direttivo di un P.S.I.decimato dagli arresti; assu-me inoltre - fino al 1918, annodella cessazione - la direzio-ne del Grido del popolo, trami-te il quale commenta gli svi-luppi della Rivoluzione russa ediffonde gli scritti e le idee diLenin, che farà proprie ma inmodo originale. Studia laRivoluzione russa e decide –con alcuni amici socialisti, tracui Togliatti, Terracini e Tasca– di fondare la rivista sociali-sta L’Ordine nuovo dalla quale

lancia (1919) per la primavolta l’idea di trasformare isoviet in consigli di fabbrica, iquali cominciano a diffondersie il movimento consigliare siallarga: Gramsci ipotizza unfondamentale ruolo rivoluzio-nario per questi organismi.All’interno del P.S.I. nascono,però, contrapposizioni framoderati (la maggioranza) erivoluzionari, entrambi da luicontrastati. Comincia a nasce-re l’idea di una frazione comu-nista all’interno del P.S.I.: nel1920, a Imola, Gramsci eBordiga firmano il manifestoprogrammatico di quello chedi lì a poco sarà il PartitoComunista d’Italia (P.C.d’I.),fondato a Livorno nel 1921.Gramsci si convince che solol’organizzazione di un partitorivoluzionario possa portare lemasse alla coscienza delleproprie condizioni, per questoha alcune riserve sulle sceltepolitiche del nuovo partito, manon le esprime, preoccupatodal Fascismo nascente, peral-tro puntualmente denunciatoin vari articoli. Il 1922 è unanno importante per Gramsci:viene inviato a Mosca comerappresentante italianoall’Internazionale, lì si ammalae sarà ricoverato per sei mesi,conosce Julka Schucht, la suafutura moglie, dalla quale avràdue figli (Delio e Giuliano).Affermatosi il Fascismo inItalia, viene inviato a Viennaper seguire più da vicino lasituazione. La drammaticarepressione fascista priva ilP.C.d’I. dei suoi dirigenti met-tendolo, di fatto, nelle mani diGramsci. Nel 1924, elettodeputato, Gramsci ottienel’immunità parlamentare erientra in Italia. Nel 1925,dopo un breve viaggio aMosca, compie il suo primo eunico intervento alla Camera:suo interlocutore diretto, ilDuce. Il 1926 è anno di avve-nimenti convulsi: partecipaclandestinamente al 3°Congresso del P.C.d’I. (Lione)e ottiene l’approvazione dellasua linea politica. Comincia ascrivere l’importante saggioLa questione meridionale e sidecide a scrivere una letteraal Comitato Centrale delP.C.U.S. (mai giunta a desti-nazione per probabile volontàdi Togliatti) in cui espone tuttele sue riserve sui contrastiinterni al P.C.U.S. L’8 novem-

bre 1926, nonostante la suacarica di parlamentare, è arre-stato a Milano. Dopo il processo (28 mag-gio/4 giugno 1928), la matrico-la n° 7047 Antonio Gramsci ètrasferita a Turi (Ba) e qui ini-zierà la stesura dei Quadernidel carcere che continueràmalgrado il drammaticoaggravarsi delle sue condizio-ni di salute. Per questo, nelnovembre del 1933, sarà tra-sferito ad una clinica di Formiae poi, nell’agosto 1935 mainutilmente, alla clinicaQuisisana di Roma. AntonioGramsci muore alle 4,30 delmattino dl 27 aprile 1937. IQuaderni saranno trafugatidalla sua stanza dalla cognataTatiana, consegnati ad unnotaio e pubblicati solo a par-tire dal 1948. Le sue letterestrazianti ma sempre lucide eilluminanti sulla coerenza delsuo pensiero e sulla suadeterminazione a non cedereal potere, saranno pubblicate,col titolo Lettere dal carcere,nel 1947. Mussolini, per inde-bolire la dirompente potenzadella sua analisi politica,aveva tentato di piegarne lospirito per costringerlo a chie-dere una grazia che Gramscirifiutò sempre, ma ottennesolo di renderlo più grande. Nella vita dei grandi uomini èsempre difficile scindere quel-la che può essere chiamatasemplice “biografia” dal pen-siero e dalla capacità diinfluenzare la storia. Il caso diGramsci è esemplare, perchéle sue vicende umane lohanno trascinato su strade –magari comuni ad altri uominidella sua terra – ma lungo lequali ha saputo formarsi unoriginalissimo pensiero politi-co, non prescindendo da nes-suno di coloro che lo avevanopreceduto, ma non accodan-dosi a nessuno ed essendotuttora, in molte parti delmondo, oggetto di attento stu-dio e di ammirazione.Per questo motivo ho preferi-to, ancora una volta, dividerel’intervento in due parti. Nellaseconda parte mi concentreròsu alcuni concetti – come ege-monia, Stato, società politicae società civile, intellettuale,rivoluzione, etc. – esplorandoe concatenando i quali, emer-gerà l’integrità di un punto divista politico allo stesso tempoumanissimo e rivoluzionario.

SE QUESTO FU UN UOMO:SULLE TRACCE DI GRAMSCI

Iniziamo un percorsodi maggiore conoscenza

del pensiero di unodei cinque italiani,

nati dopo il ‘500, più citati dalla letteratura

politica mondiale.Cominciamo con

alcuni essenziali cennibiografici

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editoriale di Sandro BanduN° 82 5www.vulcanonews.it

I GIOVANIE LA POLITICA

Perché oggi i giovani sonolontani dalla politica?Questa è la domanda

che oggi noi come giornale ciponiamo, cercando una rispo-sta, o le risposte, tra i vari arti-coli che troverete più avanti.Certo, qualcuno storcerà ilnaso e dirà: “Veramente nonsono solo i giovani che oggisono distanti dalla politica, maè un’intera popolazione che siè disaffezionata alla politica, aipartiti, ai parlamentari che oggici governano”.Tutto vero, ma noi abbiamofatto una scelta per restringereil campo e per capire se ungiorno da queste nuove gene-razioni potrà spuntare un lea-der che saprà portarci fuori dalmarasma politico che attana-glia la nostra nazione.Prima si diceva che i giovaniavevano poco spazio e che ipolitici più attempati non vole-vano mollare la poltrona. Oggipare che le cose stiano final-mente cambiando e da circadieci mesi in Italia i giovanihanno le leve del comando; acapo del governo vi è MatteoRenzi che ha 39 anni ed è cir-condato da una squadra di gio-vani ministri: ben 9 su 17 sonosotto i 45 anni e solo tre sono iministri oltre i 60 anni. È sicu-ramente uno degli esecutivi piùgiovani della storia della nostrarepubblica.Ma alcune domande sorgonospontanee: riuscirà questoGoverno a fare meglio di chi loha preceduto? Avrà la forza difare le tanto agognate riforme?Tutti i componenti del Governoavranno la forza morale perfarle in maniera onesta? Noi cisbilanciamo e almeno, pensia-mola in maniera ottimistica,

speriamo e pensiamo positivo. Ma forse questo non basta, edice bene Giovanni Casula, ungiovane decimese che si occu-pa di politica, direi una moscabianca, che nell’articolo pubbli-cato nella prossima paginaafferma che per essere unbuon politico non basta averesolo l’onestà, anche se è unodei requisiti principali soprat-tutto nella nostra Italia, maoccorrono anche le competen-ze, perché non me ne faccioniente di un politico onesto sepoi non capisce nulla e nonriesce a produrre quei progetti,quelle benedette riforme cheservono per dare una svolta alnostro Paese.Quindi per far andare avanti unPaese occorrono soprattuttopolitici onesti e capaci e cheabbiano la fiducia della veramaggioranza di quel Paese;abbiamo visto che ormai glielettori che si recano alle urnesono sempre meno, e sonosoprattutto i giovani che nonvanno a votare: evidentementequalche motivo ci sarà.Ma questo non è solo unapreoccupazione italiana e,senza addentrarci in altrenazioni dove la democrazia èun optional, notiamo che que-sto è un problema comune atutti i Paesi della sfera occi-dentale, dove si pensa regni lademocrazia. Conoscete tutti lapercentuale della popolazionestatunitense che elegge il pro-prio Presidente dellaRepubblica. Ebbene negli USAsolo il 20 % dell’intera popola-zione va a votare e di questimeno del 5 % ha un’età sotto i35 anni. In Germania, la tantodecantata locomotivad’Europa, nelle ultime elezioninazionali un sondaggio harivelato che su un campione di

giovani di età compresa tra i18 e i 30 anni, meno dellametà di questi conoscevanocon esattezza il giorno delleelezioni. Anche lì evidente-mente i giovani e la politicasono distanti anni luce.Come si diceva, più avanti tro-verete gli articoli con le intervi-ste ai giovani e a qualche poli-tico più navigato del nostro ter-ritorio. Cercheremo di capireperché i nostri giovani non sivogliono occupare di politica;vogliamo anche conoscere illoro pensiero e se essi, quan-do ascoltano i nostri politici allaTV, riescono a capire tutto ciòche dicono. Vorremmo sapere,per esempio, cosa significa perloro la parola riforma e tantealtre parole in auge nel politi-chese parlato. Perché è proprio questo ilpunto: i giovani sono lontanidalla politica non solo perchévi è un susseguirsi di scandali(il Mose di Venezia, l’Expo diMilano, il sistema mafioso diRoma capitale solo per citaregli ultimissimi), ma soprattuttoperché non riescono a comu-nicare con i nostri politici che siriempiono la bocca di parolonie concetti, talvolta veramenteincomprensibili, che capisconosolo loro. Certo i giovani, e anche i menogiovani, non possono e nonvogliono più dare fiducia a per-sone che forse rappresentanosolo se stessi. A una castapolitica che ha ingannato escassato le nostre casse e,come si vede ancora, continuaa depredare il nostro Paese.Hanno rubato tutto, anche ilfuturo dei nostri ragazzi, diintere generazioni che si affac-ciano oggi sul mondo del lavo-ro. Ma questo è retaggio anche di

politiche sbagliate e irrespon-sabili che hanno origini datate.Pensate che nel 1972, era incarica il primo GovernoAndreotti, il debito pubblico ita-liano era al 52,2 %, vent’annidopo, nel 1992 e in carica viera ancora Andreotti, il debitopubblico italiano era più cheraddoppiato al 105 %. Per questo, quando sento direche prima si stava meglio, miviene da sorridere, per nonpiangere. Qualche decennio fasi stava meglio perchè si èrubato, sperperato e vissutooltre le possibilità del momen-to. Oggi ne paghiamo le con-seguenze e coloro che diconoche prima vi erano politici piùcapaci e accorti forse debbonorivedere le loro convinzioni. In quel ventennio, tra il 1972 eil 1992, ha governato gentecome Andreotti, Moro, Rumor,Cossiga, Craxi, Forlani, DeMita, Amato: ecco i giovanid’oggi, e anche i meno giovaniche perdono il lavoro e nonsanno più a che santo votarsi,debbono ringraziare soprattut-to queste persone, che hannofatto lievitare enormemente ilnostro debito pubblico. Oggi chi governa, non importase destra, centro o sinistra, hasulla gobba un insormontabilepeso, quello del debito pubbli-co, che quasi annulla qualsia-si sforzo di buona e onestagestione politica.Per questo sarà difficile, e spe-riamo di non essere al punto dinon ritorno, rimettere in sesto ilnostro Paese e con esso farriavvicinare i giovani alla politi-ca. Perchè se no non sapremomai se il mondo giovanile ne èdistante perchè disgustato daipartiti, dalle istituzioni o se è lapolitica distante anni luce dalmondo giovanile.

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i giovani e la politica, Decimomannu N° 826 www.vulcanonews.it

di Giovanni Casula

Non credo ci si possa stupire della evi-dente disaffezione dei giovani neiconfronti della politica.

Essa è il risultato di un processo che datempo è sotto gli occhi di tutti. Basti guarda-re ai dati sul crescente astensionismo regi-strati alle recenti elezioni amministrative,politiche ed europee. Tutti palesi indicatori di

un nutrito sentimento di sfiducia nei confron-ti della classe politica.Se ancora nel 2014 assistiamo al protrarsi diquesto fenomeno, lo dobbiamo al fatto chepartiti e classi dirigenti, negli anni, non hannosaputo svolgere il proprio mestiere: oggimanca la “cultura” politica, mancano i luoghidella formazione e dell’aggregazione. Unavolta c’erano le case del popolo e gli oratori,oggi le nostre comunità sono svuotate deiluoghi di incontro. Non ci si ascolta e non cisi incontra più. La politica si chiude dentro aiPalazzi, alimentando quella sensazione dilontananza delle istituzioni dai bisogni dellagente comune.La stessa architettura di questi Palazzi sem-bra rispondere alla medesima logica: sipensi al Consiglio regionale in via Roma,sede del “parlamento” sardo, la cui facciataè rivestita da vetri oscurati, quasi a volernecelare l’attività interna dagli occhi indiscretidei passanti. Per citare un contro esempio, ivetri che rivestono gli edifici dellaCommissione europea a Brussels sono tra-sparenti, cosicché dalla famosa Rue de laLoi risulti possibile vedere i funzionari chelavorano al suo interno.Certo, scegliere vetri trasparenti al posto diquelli oscurati non è che un atto simbolico. Ma è anche con simboli e buoni esempi chesi costruisce la credibilità. Quella credibilitàche la classe politica ha perso nel corsodegli anni: gli scandali (da tangentopoli aigiorni nostri con le varie inchieste su Mose,Expo e Mafia Capitale) hanno contribuito aconsolidare e sedimentare nell’elettorato l’i-dea che “sono tutti uguali”, cosicché omniamunda mundis, omnia sozza sozzis (tutto èpuro per i puri, tutto è impuro per gli impuri).Sappiamo bene che ciò non è vero, ci sonouomini e donne impegnati con dedizione,dentro e fuori i Palazzi della politica, a com-battere ogni giorno per restituire credibilità edignità alle istituzioni.Ma occorre fare di più, occorre che chi rap-presenta un’istituzione, a tutti i livelli, abbiauna corretta percezione del nobile incaricoche riveste. Ciò che occorre recuperare, percombattere astensionismo e disaffezione,

sono due semplici valori etici e morali chedovrebbero guidare una oculata gestionedel bene comune: grande sensibilità istitu-zionale e alto senso dello Stato. Questi man-cano a molti rappresentanti delle istituzioni,che dovrebbero dare l’esempio.Ma che esempio possono dare, per citarnesolo alcuni, il senatore Razzi, ex esponentedell’Italia dei Valori oggi in Forza Italia, che aimicrofoni di La7 candidamente ammise – inmaniera colorita – di aver garantito lasopravvivenza dell’ultimo GovernoBerlusconi solo per garantirsi la pensione,mosso quindi da interessi squisitamentepersonalistici? Che esempio dava l’ex-Prefetto dell’Aquila,oggi interdetta dai pubblici uffici e sottoinchiesta per turbativa d’asta, quando difronte alla Casa dello Studente appena crol-lata “commentando la sua prima giornataufficiale nella città martoriata dal terremoto –scrivono i pm – scoppiava a ridere, ricordan-do come si era (falsamente) commossadavanti alle macerie e ai bambini rimastiorfani”?Che esempio danno i giovani grillini, quandoal posto di Paolo Borsellino commemorano ilfratello Salvatore, fortunatamente ancora invita? O quando, compilando il proprio statocivile nella dichiarazione patrimoniale cheannualmente viene pubblicata nel sito dellaCamera, non sanno distinguere tra l’essere“celibe” o “nubile”, e pensano di poter inter-cambiare i termini senza problemi?E ci fermiamo qui per amor di patria, perchévolendo continuare ci sarebbero anche ideputati “a cinque stelle” che ammettono dicredere alle sirene. E prendono 14mila euronetti al mese.Si capisce quindi che non è solo un proble-ma di onestà. Il vero politico onesto è quellocapace, diceva Croce. Ci vuole quindi intelli-genza, capacità e cultura politica per poterrappresentare degnamente le istituzioni. Edè compito dei partiti fare in modo che ciòavvenga, selezionando con cura e merito laclasse dirigente. Solo riacquisendo credibilità si potrà com-battere il problema della disaffezione.

DISAFFEZIONE DEI GIOVANIALLA POLITICA,UN PROBLEMA DI CREDIBILITÀ

Foto di Tonino Uscidda\Fotogramma

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i giovani e la politica, DecimomannuN° 82 7www.vulcanonews.it

TIZIANA S.29 ANNI OPERATRICE

DI CALL CENTER• Se devo parlare della politica presente nella mia terra oggi penso che

sono molto confusa. Forse sono io che non ci capisco molto, forse sono loroche non vogliono farmi capire. Ora come ora penso che il termine politico non sia

corretto. Teoricamente chi governa, e parlo di chi sta al vertice, dovrebbe prendere deci-sioni con e per il popolo. E se devo essere sincera il popolo lo vedo abban-

donato a se’ stesso. Si passano le colpe da persona a persona (avrei utilizzato il termine partito, ma ormai i partiti non esisto-no quasi più. E se c’è ancora qualcuno che tiene fede alproprio partito è un eccezione). E’ facile dire tante belleparole per infondere speranza. Ma non servono paro-le, servono fatti. Servono persone che voglionodavvero governare il paese facendo di tutto peraiutarlo a rialzarsi. Ecco a cosa dovrebbe servirela politica: governare lo Stato nei suoi vari settorial meglio, indipendentemente dal proprio credopolitico. Penso anche che non ci sia opposizionedegna di essere definita tale e che quindi il credopolitico sia solo: soldi e potere.• Riforma per me significa innovazione. Significamigliorare qualcosa adeguandolo alle esigenze pre-

senti in quel momento.• Non penso ci sia una di queste riforme più importante di

un’altra. Sono riforme molto delicate e collegate tutte tra loro.Per questo non faccio una classifica. Devono, anzi dovrebbero,

camminare insieme.• Il partito che appoggio è il partito comunista. O almeno lo sarebbe se esistesse ancora.

Tolta questa possibilità il partito a cui do più fiducia è il PD. E nonostante magari alcunedelusioni, alcune cose che mi lasciano perplessa è ancora l’unico partito che mi sento

di appoggiare.• Per quanto riguarda il politico…Bhe appoggiando il PD ho già dato la

mia risposta, nonostante mi tenga qualche riserva!• Penso che il modo più semplice per far avvicinare i giovani alla

politica sia quello di coinvolgerli. Ma coinvolgerli sul serio! Farlipartecipare attivamente alla vita politica e ascoltare anche il

loro pensiero.. D’altronde i giovani dovrebbero essere ilfuturo…No?

di Monica Atzei

Parlare di politica per i giovani e coni giovani non è facile, sembranodistanti, in una bolla di sapone che

appartiene solo a loro e in cui noi nonpossiamo, non dobbiamo entrare quasi

fosse una sfera inti-ma, particola-

re. I giova-

ni della mia generazione, forse non ave-vano le idee tanto chiare, forse nonerano “bombardati” da tante notizie, nonc’era internet con cui sapere “tutto e subi-to” ma avevano, forse, una passioneinnata, un ideale…Di questi tempi, trova-re dei ragazzi e dei giovani con cuiaffrontare le problematiche politicheattuali e costruire una “chiacchierata” èstata una sorta di impresa. Son stateraccolte poche interviste, hotrovato resistenze, diffi-denze e purtroppoanche indiffe-renza. Maa n c h eragazzi

che ci credono ancora e hanno le ideechiare su come poter affrontare meglioquesto particolare momento storico.Le interviste raccolte sono sette, il targetscelto per l’età: 18/35 anni, le intervistesono senza filtri, ognuno ha espressoliberamente il suo pensiero e chi ha volu-to mantenere l’anonimato è stato rispet-tato.

ALESSIO C. 18 ANNISTUDENTEAL LICEO CLASSICO

• Penso che la politica stia perdendo credibilità.• La politica serve a gestire le questioni di un determinato Stato, tanto quel-

le interne quanto quelle legate alle relazioni con i Paesi esteri.• La parola riforma per me significa cambiamento e innovazione rispetto ad un qualcosa precedentemente costituito.• Le più importanti sono la riforma della scuola e del lavoro.• Rispondere alle ultime due è un po’ difficile.• Migliorandola e soprattutto attuando riforme che possano dare una speranza ad ogni giovane per quanto riguarda la loro futura vita

lavorativa.

LA PAROLAAI GIOVANI

Questele domandeposte:• Cosa pensi della politica?• A cosa serve la politica?• Cosa significa per te la parola

riforma?• Riforma istituzionale, la rifor-

ma della giustizia, la riformadel lavoro, la riforma dellascuola: qual è per te la piùimportante?

• Quale partito ti dà più fidu-cia?

• Quale politico ti dà piùfiducia?

• Come possiamo far avvi-cinare i giovani allapolitica?

segue a pagina 8 e 9

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i giovani e la politica, Decimomannu N° 828 www.vulcanonews.it

STUDENTE UNIVERSITARIO

• Ritengo la politica sia l’arte di cambiare l’esistente, cambiare la societàe che la vita della gente. Ritengo sia rovinata da chi la prende come un

modo per fare carriera ed entrare nella stanza dei bottoni. Di per sé una cosanobile.

• Serve a migliorare la società e gli individui.• Riforma significa cambiare le leggi, applicare delle modifiche al modo in cui stato e vita

pubblica si amministrano. Ma a patto non sia un cambiare tanto per cambiare.• Ci sono molte urgenze, ma solo quando avre-

mo una scuola pubblica più forte, rimet-teremo in piedi il Paese. Il problemaè che sembra da venti anni cheriforma voglia dire smantel-

lamento. E checi ade-

guiamosempre a

modelli da noiinapplicabili come quello statunitense.

• Fanno a gara nel darmene meno. Nessuno dei partiti ita-liani sembra adatto a salvare la situazione. Ormai l’obiettivo

è vincere le elezioni, non lavorare bene.• Trovo Pietro Grasso una persona seria.

• Occorre che i giovani trovino nei partiti le strutture e i contesti per sen-tirsi coinvolti. Occorre che le associazioni giovanili aprano sedi e le

tengano vive costantemente, non solo a ridosso del voto. E’quello che facevano i giovani comunisti e le associazio-

ni analoghe una volta, andando nei quartieri.

• La prima e la secondadomanda potrei riassumerlein una sola risposta: pensoche la politica sia il mezzopiù valido per amministraree gestire la società; mettered’accordo gli individui e ese-guire le scelte migliori perunire,tenere in ordine e farprogredire la società.

• Per riforma intendo l’azionedi modernizzazione dellasocietà, e il miglioramentodal punto di vista socialemorale economico e istitu-zionale.

• Ritengo che tutte e quattro leriforme siano di ugualeimportanza. Quella istituzio-nale perché nel corso deltempo lo stato italiano si èstrutturato in modo tale dacreare una distanza quasiincolmabile tra cittadini e

istituzioni, con queste ulti-m e

che peccano di mancanzadi trasparenza e di accessi-bilità per tutti. Quella dellagiustizia perché troppospesso si trasforma in ingiu-stizia. Quella del lavoro per-ché le leggi italiane alriguardo sono ferme a qua-rant’anni fa quando il mer-cato del lavoro era comple-tamente differente e perchéoggi i giovani son quasiesclusi dal mondo del lavo-ro. Quella della scuola per-ché ritengo che in material’Italia sia fortemente arre-trata rispetto agli altri Paesi.

• Il partito sul quale io riporreila mia fiducia è un partitoche ha come obiettivo ilprogresso sociale.

• Per quanto riguarda ilpolitico preferisconon rispondere.

• Il probleman o n

è solo avvicinare i giovanialla politica, ma soprat-tutto formarli. Io sonouno studente discienze politiche etroppo spesso notoche il problemanon è la lontanan-za ma l’ignoranzadi molti giovani (enon solo) ches e n t e n z i a n osenza sapereminimamente diche parlano.

A l l aluce di queste intervi-

ste si evince un sempre maggior distaccodei giovani dalla politica, anche pensandoal fatto che proprio queste non siano tantee che i ragazzi siano restii a parlarne. Nonè soltanto disinteresse, ma sembrerebbeproprio un allontanamento. La classe poli-tica attuale dovrebbe riconquistare i gio-vani, far risentire il diritto/dovere del voto,cercare di trasmettete i valori che si sonpersi, fare degli spazi dove poter parlaredi loro e con loro. I giovani sono il nostrofuturo, essi sono la classe politica che

mande-rà avantila Nazione,perciò è dove-roso da parte lorouno sguardo attentoalla politica, cercando di esse-re propositivi nel cambiamento. Da partenostra, invece, possiamo accompagnarliin questo “cammino”, ascoltarli, confron-tandosi e cercando di affrontare i temi che

al o r o

sono più vicini.Forse in questa maniera

riusciremo a dare un ideale alle nuovegenerazioni in cui poter credere.

MARIA34 ANNIEDUCATRICE• Sono delusa dalla condotta reti-

cente di alcuni politici e conse-guentemente sono molto amareg-giata dell’attuale politica.

• La politica dovrebbe servire amigliorare le nostre condizio-ni di vita.

• La parola riformadovrebbe essere uncambiamento inpositivo.

• Le riforme elencatesono tutte impor-tanti.

• Attualmente nessu-no.

• Attualmente nessu-no.

• Si potrebbe avvicina-re i giovani con piùfatti e meno parole.

GIUSEPPE S. 20 ANNI STUDENTE DI SCIENZE POLITICHE

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i giovani e la politica, DecimomannuN° 82 9www.vulcanonews.it

ALESSANDRA C. 26ANNI ARTISTA APPRENDISTA

• La politica secondo me dovrebbe essere un mezzo, una rap-presentanza di tecnici che si prendano la responsabilità diessere rappresentanti della società. Come un medico si pren-de la responsabilità della tua salute, un politico deve prender-si la responsabilità del tuo posto in società. Ora questo manca.Premetto che da qualche tempo non vado a votare, perché, amio parere, si vota un simbolo e le persone che invece si eleg-gono, si gestiscono dall’interno. Ora, quello che vedo, è unascatola chiusa, cioè vedo una scatola mi piace però non socosa c’è dentro e la prendo ugualmente, ma poi? Ora mancala vicinanza tra politici e persone comuni; mancano i sindaca-ti, che prima facevano da ponte tra la politica e la società.

• A cosa serve o a cosa dovrebbe servire? Dovrebbe funzionarein un determinato modo ma così non è. Mi sembra un modocome un altro per “aiutarsi”, per mettere determinate personein posizioni strategiche, aumentare il divario fra le altri classi.Lo vedo come un modo per riempire la televisione di gossip,la politica è diventata gossip, i politici sono su tutti i giornali,nei talk show, vengono fotografati nelle loro azioni quotidianee non solo per il loro “lavoro politico”. Invece, la politicadovrebbe servire a costruire una vita migliore. Non c’è qualcu-no che controlli la politica, un supervisore, non c’è più il rispet-to. Quando un unico gruppo di persone detiene il potere è sba-gliato, invece, a mio parere, si potrebbero fare più gruppi dipersone che governano e si controllano a vicenda. Intendo deitecnici, che siano scelti da noi e anche da una commissione,perché un governo tecnico valuta meglio le situazioni che sicreano e le valuta al di sopra delle parti.

• Riformare, per me significa dare una nuova forma e per dareuna nuova forma si deve anzitutto mettere in discussione. Civuole un’evoluzione, bisogna auspicare a qualcosa di meglio.Ora invece la parola riforma è una parola che viene solo ripe-tuta, è divenuta uno slogan. Si sente troppo spesso parlare diriforma della sanità, ma dov’è? Per me vuol dire dare nuovaforma a un qualcosa che non è completo, ma non deve nem-meno stravolgere ciò che è stato fatto precedentemente, con-tinuare anche il lavoro iniziato prima, non solo demolire. Unacasa si fa in fretta a buttarla giù, ma per rimetterla in piedi civuole tanto tempo. Ci vogliono proposte, non solo critiche; èinutile continuare a parlare dei problemi, dobbiamo trovare lasoluzione, dobbiamo costruire.

• Direi quelle istituzionali perché sono alla base della nostrasocietà. Adesso le nostre istituzioni non mi rappresentano,non mi sento rappresentata da questa società, ma sembra chenon si vogliano riformare le istituzioni. Bisogna che il popolovenga preso in considerazione, se voi in Parlamento nonriuscite a mettervi d’accordo, chiedete a noi, il popolo è sovra-no tramite il Referendum. E poi credo che sia importante lariforma della scuola perché c’è una involuzione, la nostragenerazione sta regredendo. Io mi trovo bene con le persone

piùgran-di di me,perché quellidella mia età o piùpiccoli hanno disimparato a parlare, non sanno fare una dis-cussione costruttiva, non sanno confrontarsi. I più grandi filo-sofi si mettevano in discussione, perché parlando con le per-sone si possono imparare nuove cose. La collaborazione, ilrispetto, l’educazione qui in Italia mancano. Probabilmente isti-tuirei un nuovo modello scolastico, è sbagliato che i genitori siinterpongano tra educatori ed insegnanti; i genitori devono col-laborare con gli insegnanti, con i catechisti, con l’allenatore dicalcio etc. affinchè il bambino o il ragazzo si prenda anche laresponsabilità dei suoi sbagli. Quindi la riforma per me è modi-ficare la forma e per questo bisognerebbe partire dalla cultu-ra, partendo dalla scuola, educare alla cultura, insegnare ivalori che si stanno perdendo. L’uomo è un ospite nel mondo,ma non ha più regole, non ha più il rispetto e deve nuova-mente riformare la cultura dal piccolo, da sè stesso.

• Non ho fiducia in nessun partito e non vedo impegno da parteloro per guadagnarsi la nostra fiducia, la fiducia non è unacosa innata, è una cosa che ti devi guadagnare.

• Nessun politico mi dà più fiducia. Li trovo, chi più chi meno tuttiuguali. Purtroppo quando si giunge nelle sfere alte, si arrivacon molti compromessi e non per meritocrazia. Forse riesco arispecchiarmi in realtà più piccole, come nei Comuni o nelleProvince dove si conoscono le persone.

• Sono una persona ottimista ma anche realista. Forse bisogne-rebbe costituire un nuovo organo, diminuire i politici, perchésono uno spreco di risorse. Mettersi da parte efar capire che loro sono al nostro servi-zio. Loro non sanno com’è il nostromondo, loro non capiscono inostri problemi perchè non lihanno. Vivono in un’ altradimensione, dovrebberovivere con noi, provarepiù ad esserci piuttostoche apparire, sembravogliano fare le star.Devono riequilibrarsi ericordarsi che lorosono lì perché liabbiamo messi noi.Far parte del nostromondo, non giocare afare i famosi.

• La politica dovrebbe esserelo strumento per risolvere iproblemi ma oggi è diventa-ta essa stessa un problemaincapace di risolverli acausa della inadeguatezzadei suoi interpreti.

• La riforma della scuola e dellavoro sono inscindibili. Senon si formano adeguata-mente i giovani anche lamigliore riforma del lavoronon servirà a nulla.

• Quale partito mi dà fiducia?Difficile a dirsi. Direipiù determi-n a t e

persone che partiti.• Difficile esprimere il nome di

un politico ma indico duenomi: Di Maio e Civati.

• Allora l’avvicinamentodovrebbe essere volontario.Mi spiego meglio: se i giova-ni non si interessano dellapolitica non li si può costrin-gere e non darebbero alcunapporto utile. Al tempo stes-so, un grande problema èdato da coloro che cercanodi mantenere le poltrone o

posizioni di

potere impedendo ai giovanidi inserirsi. Anche il giovanepiù interessato e volentero-so spesso deve fare iconti con i muri chevengono eretti da chiha paura di essere(usando un terminerenziano) “rottama-to”. Questo vale siaa livello nazionalesia locale. Certipersonaggi sonoduri a lasciare spa-zio. Ovviamentelasciare spazio agiovani preparati ecapaci…non a troglo-

diti che non sannonemmeno l’italiano.

ROBERTO A. 33 ANNI AVVOCATO E FUNZIONARIO DI PROVINCIA

Monica Atzei

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di Luca Pes

Dati allarmanti per quanto riguarda l’af-fluenza alle urne dei cittadini diAssemini. Tenendo in considerazione

gli ultimi cinque anni, ricordiamo che nel2010, alle Elezioni Provinciali, soltanto il31,98% degli aventi diritto al voto si presen-tò alle urne, mentre al ballottaggio andòdecisamente peggio con una percentualedisastrosa del 16,84%. Andò un po’ meglioalle amministrative del 2013, quando per l’e-lezione dell’attuale sindaco circa metà degliasseminesi si recò a votare: il 55,40% alprimo turno e il 45,53% al ballottaggio. Inriferimento al 2014, sia le Elezioni Regionaliche quelle per il Parlamento Europeo, nonsono riuscite a coinvolgere la metà della cit-tadinanza: 46,58% di votanti nel primo casoe addirittura 40,62% nel secondo. Soltantole Elezioni Politiche del 2013 richiamarono“in massa” i cittadini di Assemini, facendoregistrare percentuali di poco inferiori al 70%sia per la Camera dei Deputati che per ilSenato della Repubblica. Abbiamo intervi-stato qualche amministratore del passato edalcuni attuali consiglieri asseminesi, perporre loro la questione: quali sono le ragioniche hanno creato una crepa sempre piùampia tra “il palazzo” ed i cittadini?Il dott. Guido Loria, già Sindaco del PCI dal1988 al 1990, dichiara: “Ai tempi del miomandato, chi faceva politica non si “improv-visava”, ma generalmente seguiva un per-corso all’interno di un partito, un sindacato oun’associazione. Chi si candidava ad unacarica pubblica aveva quindi un certo livellodi preparazione o almeno un’infarinaturasulle questioni delle quali si sarebbe dovuto

occupare una volta eletto. I ladri e i corrotti,in politica, ci sono sempre stati, tuttavia, finoa 10/15 anni fa, mi pare che il fenomenofosse circoscritto. Negli ultimi anni, una voltavenuto meno il precedente contesto, abbia-mo visto che l’ingresso in politica è avvenu-to senza più filtri e molti, purtroppo, intendo-no l’amministrare come un “affare” per faresoldi a tutti i costi. I partiti e le istituzioni, algiorno d’oggi sono così deboli che nonriescono a porre un argine a questo stato dicose. Se i cittadini sono schifati dalla politica,hanno tutte le ragioni per esserlo”.Abbiamo, poi, fatto un’interessante chiac-chierata con Luciano Casula, già Sindacodal 1993 al 1997 e dal 2003 al 2008, oraconsigliere di minoranza nelle fila del PartitoDemocratico, il quale motiva le ragioni chehanno portato alla spaccatura tra politici ecittadini: “La politica dev’essere intesa comeuna passione, una missione, un servizio. Neitempi passati, l’attività politica nasceva neicircoli che oggi, tranne nel nostro partito, nonesistono quasi più, all’interno dei quali sivivevano momenti di associazione e di edu-cazione alla politica. Bisognerebbe investiresu giovani capaci, insegnare loro la politicacon comportamenti e valori di lealtà e one-stà, ma l’andazzo di questi ultimi anni ed ilmalaffare dilagante allontanano chiunquedalla cosa pubblica. Sarebbe auspicabileavere una classe dirigente preparata, per-ché uno dei costi dell’incompetenza è pro-prio l’allontanamento dei cittadini. Oggi è dif-ficile, a causa della crisi economica e socia-le, dare delle risposte concrete ed efficacialla gente, la quale identifica il politico comeuna persona che ottiene una poltrona pertutelare i propri interessi ed il proprio stipen-dio. Nel modificare la legge elettorale, sidovrebbe dare nuova credibilità alle istituzio-ni davanti agli occhi della gente. L’attivitàpolitica, inoltre, dovrebbe essere una possi-bilità per tutti, anche per chi non fa parte diuna casta che accumula grosse somme didenaro per realizzare pompose campagneelettorali. Anche questo contribuisce alla dis-affezione dei cittadini nei confronti della poli-tica”.Fondamentali, per avere un quadro più com-pleto, le parole di dott. Paolo Mereu, elettoSindaco per il centrodestra nel 1997 e nel2008, che non ha concluso nessuno dei duemandati ed ormai si ritiene deluso, anch’egli,dalla politica: “Il distacco dei cittadini dallapolitica, a mio parere, è dovuto alla crisi edalla mancanza di occupazione. Si era abi-tuati ad uno stato sociale che affrontava i

problemi in modo completamente diversofino a 5/6 anni fa, ma oggi mancano le risor-se economiche e lo spirito di solidarietà. Ciòche poi allontana dalla politica sono gliscandali, la corruzione, il malaffare, bastapensare al Mose di Venezia, all’Expò diMilano o all’ultimo scandalo di MafiaCapitale, per capire che i cittadini si chiedo-no perché pagare dei soldi che i politici ruba-no e continuano a rubare, nonostante la crisispaventosa. Per quanto riguarda i giovani,ritengo che abbiamo perso l’attuale genera-zione. Una marea di ragazzi si ritrova senzaun lavoro, senza tutele sindacali, senza lasperanza di un futuro. Tra i giovani c’è solorassegnazione, per questo si allontananodalla politica”.La dott.ssa Jessica Mostallino, vicesinda-co appartenente al MoVimento 5 Stelle, cispiega perché, secondo la sua opinione, icittadini si allontanano dalla politica: “Miimmedesimo perfettamente nei cittadini chehanno perso fiducia nelle istituzioni. La poli-tica è stata, e continua ad essere, una seriedi promesse non mantenute, che in praticasono finalizzate solamente al voto. Molti dinoi del MoVimento si sono candidati proprioper questo, decidendo di non stare a guar-dare ma di impegnarsi in prima persona e diamministrare. L’unico strumento che il citta-dino ha per manifestare in modo concreto lapropria disaffezione alla politica, è il nonrecarsi alle urne. Ecco in cosa si è trasfor-mata la delusione della gente nei confrontidei tradizionali partiti politici. Per quantoriguarda noi, è importante sottolineare che icittadini ci scrivono sui social network, noiincontriamo la gente per strada. Questo è ilnostro modo per comunicare vicinanza e perevitare di porre una barriera tra noi e i citta-dini”.L’ing. Carla Marras, esponente di ForzaItalia, ora all’opposizione, fa un’analisi parti-colare del concetto di allontanamento dallapolitica: “Quando si parla di disaffezionedalla politica, bisogna distinguere fra: l’allon-tanamento dei cittadini dalla partecipazionealla cosa pubblica nella forma più classica,che si estrinseca nella vita di partito (sottoqualsiasi veste si presenti: movimento,associazione, gruppo) e la diserzione delleurne elettorali. Non è in discussione che,invece, una larga fetta di popolazione siinformi costantemente delle vicende politi-che locali e nazionali attraverso i canali dis-ponibili (giornali, TV, internet). L’assenteismoelettorale è la conseguenza della mancanzadi un “riferimento ideologico” a cui attingere

i giovani e la politica, Assemini N° 8210

I POLITICI ASSEMINESI: "IL MALAFFARE ALLONTANAI CITTADINI DALLA POLITICA

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di Luca Pes

La scarsa partecipazione attiva nei circoli dipartito, le percentuali di votanti in costantecalo. Ma qual è il reale rapporto tra i giova-

ni asseminesi e la politica? Passeggiando per levie della cittadina, abbiamo raccolto dichiarazio-ni e pareri tra i soggetti che costituiscono il futurodella nostra società. Abbiamo proposto ai ragaz-zi sei domande riguardanti il concetto di politica ela sua utilità per il cittadino, il significato dellaparola riforma e quale sia la riforma più urgenteed infine quale grado di fiducia ripongono neipartiti e negli esponenti politici che ci governano.Ne esce un quadro variegato in cui alcuni ragaz-zi rispondono molto sinteticamente manifestan-do il loro malcontento, mentre altri articolano conmaggiore loquacità le proprie risposte.La più giovane intervistata, R. M., 20 anni, dis-occupata, pensa che la politica dovrebbe darerisposte diverse ed essere costruttiva, non“distruttiva” come spesso accade. La parola rifor-ma, a suo parere, significa cambiare totalmentee non rinnovare parzialmente, mentre come rifor-ma fondamentale pensa a quella costituzionale,dalla quale poi dovrebbero scaturire tutte le altre.Non esistono partiti né esponenti politici cheabbiano la sua fiducia.Incontriamo successivamente M. D., 30 anni,abilitata alla professione di psicologa ma disoc-cupata, la quale esprime un pessimo giudiziosulla politica e crede che essa sia utile solo adarricchire chi occupa cariche pubbliche. La paro-la riforma, secondo il suo pensiero, consiste nelmodificare una legge obsoleta a causa dei muta-menti avvenuti in una società. Pensa che le rifor-me siano tutte importanti, ma indica quella dellavoro come la più urgente. Non ha schieramen-ti politici né personaggi della vita politica che leispirino particolare fiducia.A. L., 27 anni, disoccupato, pensa che oggi lapolitica sia utile solo ad alcuni elementi dellasocietà, mentre gli altri figurano come semplicispettatori. Inoltre, ritiene che la politica dovrebbeservire alla diffusione e alla conservazione dellademocrazia, mentre oggi è una coperta cortache si spartiscono in pochi. La parola riforma,spiega, significa rifare qualcosa che già esistema necessita di miglioramenti. Ritiene che il pro-blema principale non sia quale riforma fare machi la realizza, perché le misure adottate nonrisolvono mai i problemi di molti ma hanno loscopo di conservare gli interessi della casta. Nonripone fiducia in nessun partito, anche se vedenegli esponenti del M5S gli unici che si stannodando da fare. Totale sfiducia, invece, nei singo-li esponenti politici.Ben articolato il pensiero di C. C., 35 anni, ricer-catrice. Pensa alla politica come ad un carrozzo-ne trainato da personali interessi ed egoismi, rite-nendo che anche il più piccolo degli impieghinegli enti pubblici venga interpretato in questamaniera. La politica, secondo C., è un grande

contenitore, indispensabile, che racchiude tuttele azioni e le attività necessarie a governare unPaese o anche una piccola realtà locale. A suoparere, pertanto, serve a gestire spazi e personedelineando percorsi che, almeno idealmente,dovrebbero corrispondere ad un sentire comune.Per quanto riguarda il termine riforma, gli attribui-sce proprio il significato della parola ri-forma, cioèdare nuova forma, in questo caso ad una istitu-zione, ad un sistema, intervenendo su un testonormativo preesistente. Il fallimento di buonaparte delle riforme, afferma, si spiega col fattoche tradiscono l’intento della parola stessa. Inriferimento alla più importante delle riforme, C.risponde nessuna di esse, nel senso che fino aquando non muterà la cultura civica e politica diquesto Paese, a suo parere si potranno scriveretutte le riforme del mondo ma non porteranno anulla. Al momento, nessun partito e nessun poli-tico le danno fiducia. Infine, ci dice che se leavessimo chiesto “quale partito bandiresti?”avrebbe risposto con estrema facilità: la Lega, laquale, secondo C., è un partito dichiaratamentexenofobo e razzista che drena consenso ser-vendosi di un popolino di ignoranti.Non usa mezzi termini D. F., studente universita-rio di 23 anni, che ci liquida con una frase: “sonoprofondamente disgustato dalla politica e da tuttii politici”.Secondo l’opinione di G. M., 35 anni, che dirigeun centro fitness, la politica è totalmente darifondare, con la necessità di fare piazza pulitasenza nessun contatto tra vecchio e nuovocorso. Egli crede che, attualmente, essa servasolo a riempire le tasche di chi occupa caricheimportanti. Il suo concetto di riforma è quello dismembrare completamente qualcosa e ricom-porla, dando vita a nuove forme. Ordina le rifor-me, secondo l’importanza e l’urgenza delmomento, indicando: costituzionale, giustizia,scuola, lavoro. Infine, nessun partito politicogode della sua fiducia e nessun esponente poli-tico ritiene sia degno della sua attenzione. Sul nostro cammino ci imbattiamo poi in F. C., 31anni, laureato ma commerciante per mancanzad’alternative, il quale sostiene di avere una con-cezione quasi utopistica di politica. Sogna, infat-ti, una politica che faccia il bene del Paese e deiterritori, senza doppi fini, senza imbrogli, senza

i giovani e la politica, AsseminiN° 82 11www.vulcanonews.it

I GIOVANI DI ASSEMINI

NON IDILLIACOE LA POLITICA: UN RAPPORTO

e che non è stato sostituito dauna politica di proposte e meto-di che le persone riconoscanoessere coerente. Da ogni frontearrivano i richiami alla compe-tenza, alla laboriosità, all’onestà,ma di fatto questi principi siscontrano con le informazioni dicorruzione e clientelismo che ci“bombardano” ogni giorno. Il cit-tadino è posto davanti ad unconflitto di lealtà per cui assistecontinuamente alla rottura dellepromesse elettorali di politiciche, però, sono inseriti nella cor-nice ideologica in cui si ricono-scono. E così in molti, rinuncia-no ad esprimere il proprio voto elasciano che gli altri decidano lesorti del loro Comune,Provincia, Regione e così via. Cisono, poi, i mezzi di informazio-ne che, occupandosi pressochéin modo esclusivo di “mala poli-tica”, di fatto non creano le con-dizioni per far sapere che,comunque, ci sono tante perso-ne che affrontano con serietà,competenza ed onestà il proprioimpegno politico”.Infine, abbiamo chiesto al dott.Enrico Salis, unico esponentedi Sinistra Ecologia Libertà inconsiglio, la sua opinione inmerito a questa disaffezione deicittadini: “Sicuramente questofenomeno è dovuto a diversi fat-tori. Il principale è legato agli epi-sodi che si stanno susseguendoin cui la politica viene accostataal malaffare; il coinvolgimento inqueste inchieste (l’ultima quelladi Roma) di personaggi di schie-ramenti politici diversi porta lepersone ad affermare il classico“son tutti uguali”. Io penso espero ancora che, invece, cisiano persone che fanno politicacon passione civile, cercando difare del proprio meglio permigliorare le condizioni di que-sto paese, a tutti i livelli, dalComune al Parlamento. Un altrofattore di disaffezione è sicura-mente la distanza tra quantoviene promesso in campagnaelettorale e la realtà dell’ammini-strare; l’amministrazione quoti-diana è spesso lenta e faticosa,soggetta a compromessi, por-tando così delusione nei cittadi-ni che non vedono una prospet-tiva immediata di cambiamento.Situazione accentuata inmomenti di grave crisi economi-ca come quello che stiamo attra-versando”.I politici asseminesi, insomma,comprendono e giustificano ladisaffezione alla politica. Urgonoricette e soluzioni affinché lamacchina amministrativa ed icittadini riprendano a marciarein buoni rapporti e a collaborare,come accadeva qualche decen-nio fa. segue a pagina 13

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di Giuliana Mallei

IRagazzi della Scuola Secondaria di PrimoGrado e della Quarta e Quinta classe dellaScuola Primaria di Villaspeciosa, sono stati

protagonisti delle Prime Elezioni del ConsiglioComunale dei Ragazzi. La lodevole iniziativa,organizzata dal Comune e dalla Scuola, hacoinvolto i ragazzi che hanno entusiastica-mente partecipato all’organizzazione e alleelezioni.Le liste presentate sono state cinque, conaltrettanti candidati a Sindaco: AddariEmanuele, Floris Pieraldo, Melis Gaia, MonniAnna, Orrù Michele. Ogni lista di candidati eracomposta da dodici membri più il candidatoSindaco, esattamente come per le elezioniAmministrative degli adulti. La lista vincente èstata quella di Emanuele Addari, dato perfavorito fin da subito.Ciao Emanuele, come hai vissuto questaesperienza?E’ stato interessante e anche divertente,soprattutto mi è piaciuto partecipare all’orga-nizzazione delle elezioni.Chi erano i tuoi compagni di lista e comesono stati individuati?La metà della lista era composta da ragazzidella Scuola Media, l’altra metà da ragazzidella Scuola Primaria. Quelli della ScuolaMedia, poiché li conoscevo, li ho invitati per-sonalmente; quelli della Scuola Primaria li hoindividuati con l’aiuto delle loro maestre. Eranoin lista con me: Nicolò Arca, Gabriele Cara,Leonardo Sedda, Marcello Piras, LeonardoCambatzu, Marco Secci, Alice Suardi, SaraPiano, Claudia Casula, Gaia Picci, AmbraKwensua Catherine Sackey, Giulia Pusceddu.Alla fine chi è stato eletto, oltre te?E’ stata eletta la lista che ha preso il maggiornumero di preferenze (si poteva esprimereuna sola preferenza), quindi sono stati eletti

tutti coloro che erano candidati con me.La tua lista aveva un nome e un program-ma politico?Certamente. La mia lista si è presentata con loslogan “Verso il futuro” e il nostro programmaconsisteva in 18 punti.Potresti elencarli per i lettori di Vulcano?Si. 1. Aggiungere al menù della mensa undolce o dessert; 2.Utilizzare più spesso il labo-ratorio e la sala computer; 3.Dotare la palestradi più attrezzi anche fissi, come l’arrampicata;4.Poter usare i palloni o anche altri giochi pergiocare all’ora della ricreazione; 5.Migliorare ilmateriale a disposizione della scuola;6.Migliorare i computer della scuola;7.Migliorare la connessione internet.Possibilmente via cavo; 8.Costruire un calen-dario di classe per la distribuzione dei compiti;9.Aggiungere una pista ciclabile intorno alparco; 10.Sistemare le L.I.M.; 11.Sponsorizzare S.Cromazio promuovendoanche più giornate ecologiche; 12.Aggiungerea Villaspeciosa una scuola di musica; 13.Faresfide sportive con altre scuole, in cui gli alunnisi sfidano al campetto dell’oratorio; 14.Aggiungere le telecamere al parco; 15.Un ser-vizio navetta che porti alla stazione del treno;16. Un servizio navetta per le vacanze, ovve-ro che, sotto pagamento da parte dei parteci-panti, porti ad una meta scelta; 17. Più autofi-nanziamenti per le gite, ovvero più ”mercatini”fatti dagli alunni, con cui possano racimolarequalche fondo da utilizzare per le gite;18.Aggiungere i condizionatori alle classi.Un programma di tutto rispetto, degno diun’Amministrazione di adulti. Quale èstato il tuo primo impegno pubblico?Il 10 novembre, pochi giorni dopo la mia ele-zione, ho partecipato ufficialmente alla mani-festazione in onore dei caduti di Nassyria e deicaduti di tutte le guerre. Quella mattina l’as-sessore alla Pubblica Istruzione, Maria Ilaria

Podda, mi ha accolto in Municipio e mi haaccompagnato dal Sindaco, Elio Mameli. Mihanno aiutato ad indossare la fascia tricoloree poi sono andato con loro alla manifestazio-ne.Eri emozionato?Si, lo ero. Soprattutto ho provato un po’ diimbarazzo perché non sapevo cosa fare.Infatti quando sono arrivati gli Ufficialidell’Esercito e le altre personalità io sono rima-sto in disparte.Purtroppo gli adulti spesso sono pocosensibili in queste circostanze. Poi come èproseguita la giornata?Abbiamo partecipato alla messa, quindi cisiamo recati ai due monumenti dedicati aicaduti. In quello dedicato ai caduti della PrimaGuerra Mondiale ho letto l’elenco dei com-paesani che non hanno fatto più ritorno dallaPrima e dalla Seconda Guerra Mondiale.Due cose che ti sono rimaste impressedella giornata?Ho conosciuto l’on. Francesca Barracciu, sot-tosegretario alla Cultura e con lei ho fatto unafoto; ho dovuto mettere la cravatta e sincera-mente non è un indumento molto comodo.Come pensi si evolverà questo tuo incari-co?Non saprei. Ho paura che muoia così.Sarebbe stato bello essere stato ufficialmentepresentato al paese, ma forse accadrà tra unpo’.Anche noi ci auguriamo che una iniziativa cosìbella non venga lasciata morire, ma vengasostenuta e alimentata continuamente.L’entusiasmo di questi giovanissimi speciose-si deve essere nutrito costantemente dagliadulti, affinché non si verifichi anche per loro ladisaffezione per la politica , ma cresca queldesiderio di rinnovamento che determini unaclasse politica nuova e determinata.

i giovani e la politica, Villaspeciosa N° 8212 www.vulcanonews.it

Nella foto in alto, il sindaco dei ragazzi conl'on.Francesca Barracciu e il sindaco Elio Mameli

Incontro con il primo Sindaco dei Ragazzi di Villaspeciosa. Speranze e aspettative della porzione più giovane del paese cheguarda alla Politica con interesse ed entusiasmo. Riuscirà il paesea non deluderli?

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i giovani e la politica, VillaspeciosaN° 82 13www.vulcanonews.it

di Giuliana Mallei

Attualmente la Politicanon riesce (o non vuole)comunicare con la

Gioventù. Purtroppo non pos-siamo ignorare la gravità diquesto fatto, ma non possia-mo negare che la Politica(nazionale e locale) abbiadelle gravi responsabilità.Viviamo in una società in cui igiovani sono relegati ai margi-ni, costretti dentro a dellecampane di vetro virtuali, dallequali non riescono ad uscire.Genitori che iperproteggono ifigli impossessandosi del lorovissuto, troppo presenti inogni istante tanto da rendere iragazzi degli insicuri, indecisiperennemente bambini, fino atrent'anni e oltre.Dalla fine della SecondaGuerra Mondiale abbiamoassistito alla nascita dellaDemocrazia, evento portatoavanti da una classe politicaoriginariamente colma dibuoni propositi, poi eccessiva-mente affezionata al ruolo rita-gliatosi (in Parlamento, inRegione, in Comune) tanto dalasciare spazio agli altri solodopo la morte.

E'giusto riconoscere aglianziani il ruolo di “guida”, manon è giusto che gli anzianiimpediscano ai giovani diavere un posizione nellasocietà; questo è un qualcosadi innaturale e che deve finireal più presto o ne pagheremotutti delle conseguenze gravis-sime.In nome del fatto che le aspet-tative di vita sono cresciute, cisi trincera dietro l'opinione cheanche la giovinezza abbiatempi più lunghi e assistiamoad un decadimento della gio-ventù: ragazzi che impieganodieci anni per un semplicediploma, giovani universitariche procrastinano all'infinito ilraggiungimento della laurea,altri che, dietro mille scuse,non trovano il posto di lavorodesiderato e aspettano, tra unfine settimana e l'altro (e trauna sbronza e l'altra), chequalcosa cada dall'alto.Sempre più spesso si arriva aquarant'anni senza nessunaesperienza lavorativa seria.E la Politica cosa fa?Ovviamente nulla. A Villaspeciosa la situazione èidentica al resto d'Italia, latotale sfiducia da parte dei

giovani nei confronti dellaPolitica è un qualcosa di tangi-bile. Probabilmente peròsarebbe più corretto parlare didisgusto. Nel nostro paeseinfatti non esiste nessunasezione di partito, nessun gio-vane al di sotto dei 38 anni ètesserato ad un qualche movi-mento o partito, addirittura intanti non si recano nemmenoa votare.Per fare Politica non è indi-spensabile avere una tesseradi partito, è fondamentaleavere le idee chiare ed infor-marsi su ciò che avviene attor-no a noi. Il sistema imponeche i giovani abbiano il cervel-lo obnubilato da facebook, datwitter o da altri social net-work, induce loro l'idea cheavere lo smart phone di ultimagenerazione sia indispensabi-le, mentre acquistare i libri perstudiare sia secondario. Aigiovani viene inculcata l'ideache gli argomenti di loro com-petenza siano il Calcio e ildivertimento. Crescere è fati-coso, implica impegno e con-centrazione, è più semplicescappare e rifugiarsi nelmondo dei balocchi costruitoappositamente dal sistema

Gerontocratico.Eppure, in un passato nontroppo lontano, si cominciavapresto ad assumersi delleresponsabilità e ciò non sem-pre era determinato dall'indi-pendenza economica. Tra glianni '60 e '70 a Villaspeciosaun gruppo di giovani prese inmano le redini della società ecreò un Circolo Culturale incui si parlava di Politica,Religione, Filosofia, Sport,Letteratura, Teatro, Musica,Scuola. I più anziani avevano33 anni, i più giovani pochimesi di vita e gli anziani guar-davano con benevolenza l'ini-ziativa. Il Circolo Culturale nonaveva colore politico, eraaperto a tutti e chi ha vissutoquell'esperienza può testimo-niare che anche allora si vive-va una profonda crisi econo-mica, anche allora si viveva inun tunnel senza speranza, mal'unione fece la forza e, per laprima volta, raggiunsero lalaurea (o il diploma o la licen-za media) anche giovaniappartenenti a famiglie povereperché tutti avevano capito unconcetto fondamentale: laconoscenza rende liberi!

LA POLITICATRA I GIOVANIRiflessione sull'assenza dei giovani dalla vita politica

ladri. La politica, secondo F.,dovrebbe servire ad amministra-re il bene comune nell’interessedi tutti. Purtroppo, però, dichiara,la politica oggi è tutt’altro. Lacolpa, prosegue, è di chi ci gover-na e di chi rifiuta di prendereparte attivamente alla vita politica(con un riferimento particolarealle nuove generazioni, poco atti-ve nei partiti). Per quanto riguar-da la parola riforma, F. la trasfor-ma quasi in uno slogan: “rinnova-re per migliorare”, affermandoche i presupposti sono nobili, manon se ne conoscono le conse-guenze. Dopo una breve rifles-sione, indica come fondamentalela riforma del lavoro, consideran-do l’elevato tasso di disoccupa-zione in Italia. Inoltre, non disde-gnerebbe una riforma fiscale,perché crede che tassare ecces-sivamente sia controproducente.Per quanto riguarda partiti edesponenti politici, riportiamo letestuali parole: “è meglio stende-re un velo pietoso…”Abbiamo successivamente

incontrato ed intervistato V. S.,un’insegnante precaria di 34anni, la quale pensa alla politicabasandosi sul suo significato let-terale: ciò che riguarda la cosapubblica, quindi noi tutti.Secondo V., la politica serve aben gestire la vita comune diognuno di noi, a garantire servizie diritti uguali per tutti. Dichiarainvece di avere le idee confuseriferendosi all’utilità della politica,oggi, nel nostro Paese. Affermache le riforme sono indispensabi-li perché l’Italia possa mettersi alpasso con l’Europa e sono tuttequelle iniziative legislative chepossano effettivamente cambia-re le storture della società italia-na. A suo parere, la riforma piùimportante, oggi, è quella dellavoro, mentre in secondo pianopone quella della giustizia.Dichiara di non aver molta fidu-cia, ultimamente, nei partiti, purfacendo parte di SEL perchérispecchia gran parte delle sueidee. Il politico che le dà più fidu-cia è il deputato di SEL Michele

Piras.S. A., 33 anni, tecnico luci free-lance, va controcorrente e allanostra prima domanda risponde:“Della politica penso tutto il benepossibile!” Secondo S., la politicasta alla base del nostro viverequotidiano e relazionale. Affermache la situazione politica italianaè disastrosa non perché moltipolitici siano delinquenti, ma per-ché parecchi italiani sono disone-sti e truffaldini e la politica nazio-nale rispecchia esattamente lapopolazione che rappresenta.Secondo S., la politica serve acreare le relazioni con il prossimoe dovrebbe consentirci di viverein maniera più semplice e lealecon gli altri. Una riforma, prose-gue, è un cambiamento, o riadat-tamento ma con un’ottica di ana-lisi più ampia. Per quanto riguar-da la priorità delle riforme, S. indi-ca che la più urgente in assolutosia quella del lavoro. Ritiene, inol-tre, che tutte le riforme più impor-tanti non possano prescinderel’una dall’altra. Per quanto con-

cerne gli schieramenti politici, damilitante, ha parecchia fiducia nelPD, da lui definito l’unico partitoad avere una struttura organizza-ta. Tra i politici, non gli dispiaceBeppe Civati, anche se non con-divide in toto il suo pensiero.Ritiene, poi, che Prodi sarebbestato un ottimo Presidente dellaRepubblica.La nostra cittadina ci ha consen-tito di incontrare ragazzi che svol-gono le più svariate attività e cihanno offerto risposte diverse traloro e spunti particolarmente inte-ressanti. Mentre i giovanissimi(18-25 anni) sembrano partico-larmente disinformati e disinte-ressati all’argomento, i ragazzi trai 25 e i 35 anni hanno le ideechiare su ciò che li delude, sulperché sono distaccati dalla vitapolitica e su ciò che vorrebbero,specialmente per il nostro Paese.Il nostro augurio, è che questenon rimangano semplici parolegettate al vento.

Luca Pes

segue da pagina 11

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i giovani e la politica, Uta N° 8214 www.vulcanonews.it

di Daniela Corda

Si parla tanto di disaffe-zione verso la politica diquesti tempi, ma la veri-

tà è un’altra: la disaffezione èverso le istituzioni, verso i poli-tici. E non c’è da stupirsi cheanche alle ultime elezioniregionali in Emilia Romagnaabbia stravinto l’astensioni-smo, sebbene il caparbioRenzi abbia, mediaticamente,preferito mostrarsi entusiastadel risultato formale, ignoran-do quello sostanziale. La ragione di questa disaffe-zione non è difficile da capire.In un‘indagine condotta a Uta,le persone hanno dato pres-soché tutti le stesse risposte:“non ci sentiamo rappresenta-ti”, “chiunque governi pensasolo a riempirsi la pancia”,“loro guadagnano tanto, men-tre qui ci sono persone chehanno grosse difficoltà”, “sonotutti uguali“. Queste le rispostedi persone umili che, probabil-mente, non conoscono il con-tenuto dei trattati europei, mache hanno intuito ci sia qual-cosa che non va. “non ci sen-tiamo rappresentati” è perchéeffettivamente non esiste piùla democrazia rappresentati-va, nata con la Costituzionerepubblicana. Quelli che untempo erano i rappresentanti(i parlamentari) hanno votatodei trattati europei (senzaperaltro conoscerne il conte-nuto) con cui hanno ceduto lasovranità parlamentare sanci-ta dalla Costituzione alle elitefinanziarie, cioè oggi il poterelegislativo è passato dalParlamento italiano allaCommissione Europea: orga-no privo di legittimazionedemocratica, composto dapersone provenienti e influen-zate dalle lobbies finanziarie(si contano oltre 15‘000 lobbi-sti a Bruxelles). Ma a chirisponde la CommissioneEuropea? A nessuno, infattisecondo l’art. 17 del Trattatosu l’Unione Europea (TUE): "[..] I membri dellaCommissione sono scelti inbase alla loro competenzagenerale e al loro impegnoeuropeo e tra personalità cheoffrono tutte le garanzie di

indipendenza - dagliStati, nda-. [..] LaCommissione esercita lesue responsabilità inpiena indipendenza. [..] imembri dellaCommissione non solle-citano né accettano istru-zioni da alcun governo,istituzione, organo oorganismo.".La stessa CostituzioneItaliana, è stata sostituitadal Trattato di Lisbona(che ricalca la costituzio-ne europea bocciata nel2005 dalla Francia edall‘Olanda in quantosbilanciata troppo a favo-re del “business“), guida-to da un unico principio:“il libero mercato senzadistorsioni”. E che preve-de tra le altre cose anche“il divieto di sciopero sequesto ostacola il liberosvolgimento dei servizi”.Quindi non è più ilGOVERNO ITALIANO agovernare in Italia, siachiaro. Ci sarebbe dastupirsi se di fronte all’at-tuale disastro economi-co, pur non conoscendoil contenuto dei trattati,NON ci fosse disaffezio-ne.Ma non basta, perché ilpeggio deve ancora arrivare.Non più solo la disoccupazio-ne che aumenta di anno inanno, le aziende che conti-nuano a chiudere, i servizipubblici privatizzati e le perso-ne indigenti che aumentano.C‘è di più. Ci sono poi il TISA(Trade in ServicesAgreement)il TTIP (Transatlantic Tradeand Investment partnership),due accordi tra l’UnioneEuropea e gli USA, per il libe-rismo selvaggio, svelati inparte dell’organizzazione diAssange.Entrambi propongono la totaleliberalizzazione del settore deiservizi, soprattutto quelli pub-blici come sanità, asili e scuo-le, assistenza anziani, traspor-ti, utilities comunali, l’acquapotabile, ecc. POTRANNOESSERE LE CORPORA-TIONS (cioè le multinazionali,che nel frattempo si sarannocomprate le varie aziende ita-liane, compresi i terreni agri-coli, fatte fallire di proposito

attraverso la pressione fiscaleeccessiva), A FARE CAUSA AINTERE NAZIONI, presso tri-bunali speciali creati ad hoc.In quali casi? Tutte le volteche riterranno che iParlamenti di quelle nazionihanno legiferato nell’InteressePubblico e non nel loro inte-resse. Ancora, l’agricolturanazionale e a km 0 verràdevastata dalle logiche liberi-ste del dumping commerciale,saremo invasi dagli OGM(organismi geneticamentemodificati), nessuna sicurezzaalimentare, né sui farmaci. Etanto altro. Tutto questorecherà effetti devastanti alnostro Paese, come già acca-de per l'agricoltura ed il com-mercio in molti Stati africanicon gli accordi di libero merca-to con gli USA.E poi ci sono le tanto atteseriforme strutturali, presentatecome la panacea di tutti i mali,che Tommaso PadoaSchioppa spiegò bene, il 3ottobre 2003, sul ‘Corriere

della Sera’: <<Nell'Europacontinentale, un programmacompleto di riforme strutturalideve oggi spaziare nei campidelle pensioni, della sanità,del mercato del lavoro, dellascuola e in altri ancora. Madev'essere guidato da ununico principio: attenuare queldiaframma di protezioni chenel corso del Ventesimo seco-lo hanno progressivamenteallontanato l'individuo dal con-tatto diretto con la durezza delvivere, con i rovesci della for-tuna, con la sanzione o il pre-mio ai suoi difetti o qualità>>.In un Paese, come l’Italia,dove i mercati finanziari e lemultinazionali ogni giorno gio-cano con le vite di milioni dipersone, quasi come se gio-cassero al Monopoli, ha dav-vero senso chiedersi perchéaumenti la disaffezione versoindividui che, come l’attualepresidente del Consiglio(messo lì dai mercati finanzia-ri), contano meno di niente?

O VERSO I POLITICI?DISAFFEZIONE VERSO LA POLITICA

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la politica locale, UtaN° 82 15www.vulcanonews.it

di Daniela Corda

Tempo di novità e tempodi elezioni per Uta. “piùpartecipazione” e “più

trasparenza” sembrano esserei due ingredienti che più carat-terizzano il nuovo soggettopolitico ‘Inversione a Uta’.Un soggetto nuovo, dinamico,che si differenzia nettamenteda tutti quelli che hanno carat-terizzato la scena politica finoad ora: tanti giovani preparatied esponenti di tutte le catego-rie sociali e del mondo dell’as-sociazionismo. Un gruppo dipersone che da quattro classi-ci amici al bar si espande finoa coinvolgere centinaia di per-sone, con un unico obiettivo:

cambiare Uta.Ma la novità maggiore stanella scelta della composizio-ne della lista che si presenteràalle elezioni di maggio. Infatti,non si tratta di una lista pre-confezionata dove, i soliti noti,hanno già stabilito il candidatosindaco e si sono accordatisulla spartizione delle poltro-ne. Tutt’altro: il gruppo lavoraorganizzato in sottogruppi(scuola, bilancio, urbanistica ecosì via), da cui escono valuta-zioni e proposte dopo un’accu-rata analisi della situazionelocale. Un lavoro che procedeper oltre un anno, coinvolgen-do sempre più persone conl’intento di contribuire maggior-mente alla costruzione del

cambiamento. La lista, invece,verrà decisa in maniera demo-cratica e sarà guidata da ununico sbarramento: chi si can-diderà non dovrà avere un’e-sperienza amministrativa allespalle, ne va della credibilità edella buona riuscita di questoambizioso progetto. Insomma,persone nuove per davvero.Ma c’è di più, questo nuovosoggetto non si esaurirà con lefuture elezioni amministrativema, invece, sarà determinantesia come organo di controllosull’operato dell’amministra-zione, sia come supporto emediatore tra cittadini e ammi-nistrazione. Si tratta di ungruppo apartitico, aperto atutti, dove ognuno ha le sueidee ma con qualcosa che gliaccomuna: il bene del paese.Venerdì 5 dicembre, presso ilcentro sociale di via ArgiolasMannas, il gruppo è uscito alloscoperto, illustrando i valori e iprincipi fondamentali, e regi-strando una forte partecipazio-ne della cittadinanza, di quelleche si sognano i partiti o movi-menti locali odierni. E’ statauna vera dimostrazione didemocrazia, perché non èvero che la gente si disaffezio-na alla politica o non s’interes-sa alla politica: con l’eventodel 5 dicembre si è dimostratoche la gente VUOLE esserecoinvolta, VUOLE parteciparee non è più disposta a subirepassivamente le decisioniprese in una stanza chiusa e

non certo nell’interesse gene-rale.Chiaramente oggi non è suffi-ciente essere dei bravi ammi-nistratori. Con le risorse sem-pre più scarse e con la situa-zione economica drammaticache il Paese si trova ad affron-tare, i futuri amministratori, tro-veranno grosse difficoltà a farfronte alle esigenze dei cittadi-ni. Noi ci auguriamo cheabbiano il buon senso di nonanteporre il rigore dei conti albene dei cittadini; che si ricor-dino che una pubblica ammini-strazione non è un soggettoprivato, e quindi non è un’a-zienda, perché sebbene lateoria dominante neoliberistavoglia convincere tutti che loStato deve fare “il buon padredi famiglia”, la verità è chesoggetto privato e soggettopubblico sono due soggetticompletamente diversi, confunzioni diverse, persino oppo-ste. Oggi suonano più che maiattuali, e andrebbero sempretenute a mente, le parole delprofessor Federico Caffè, uneconomista tra i principali dif-fusori della dottrina keynesia-na in Italia, scomparso in cir-costanze misteriose nel 1987:«Al posto degli uomini abbia-mo sostituito i numeri e allacompassione nei confrontidelle sofferenze umane abbia-mo sostituito l'assillo deiriequilibri contabil».

UN NUOVO

POLITICOSOGGETTO

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economia N° 8216 www.vulcanonews.it

di Daniela Corda

Quinta Parte

Se lo Stato ha la sovranitàmonetaria:1) è monopolista della mone-

ta;2) spende per primo, e solo

successivamente raccogliele tasse (che non finanzianola spesa);

3) può acquistare qualsiasicosa venga messa in vendi-ta nella propria valuta (com-preso il lavoro);

4) può sempre onorare i debi-ti contratti nella propria valu-ta perché non può <<termi-nare>> la valuta;

5) deve spendere a deficit(cioè deve tassare meno diquanto spende) per permet-tere al settore privato divivere dignitosamente e dirisparmiare,

6) il debito pubblico contrattonella valuta emessa dalloStato è un debito fittizio(una scrittura contabile) e,solo se denominato in unavaluta estera (non controlla-ta dallo Stato), rappresentaun debito reale.

7) causerebbe inflazione solo

se continuasse a spenderein regime di pieno impiegodei fattori produttivi (disoc-cupazione = zero), non in unregime (come l’attuale)dove i fattori produttivi sonosotto impiegati.

8) potrebbe modulare la pro-pria valuta secondo neces-sità, svalutandola (o permeglio dire, deprezzandola)o meno. Mentre oggi nondispone di quegli strumentied è costretto a “svaluta-re”qualcos’altro: il lavoro.

“Lo Stato che non garantiscela possibilità di lavoro maobbliga a pagare le tasse èuno stato TIRANNO”. “La dis-occupazione è un criminecontro l’umanità” dott. WarrenMosler- macroeconomista -Stati Uniti, fondatore dellaMMT (Modern MoneyTheory), ritenuto tra i massimiesperti al mondo in sistemimonetari e gestione di debitipubblici.

IL PROBLEMA NON È LA CASTA

Sebbene desti scalpore, esoprattutto provochi indigna-zione, che degli individui per-cepiscano una pensione

d’oro, o delle retribuzionimensili a quattro zeri, mentreogni anno in Italia aumentanole vittime della “crisi”, in realtàil problema non è la casta.Attenzione, è un problemaanche quello, certo, ma “il”problema è un altro. Pensareche sia quello il problema, perusare le parole di un noto eco-nomista, è come preoccuparsidell’erba alta del giardino enon curarsi della casa che vaa fuoco.Sommando i costi della demo-crazia (perché, che dir sivoglia, per quanto eccessiviper certi versi appaiano, rap-presentano pur sempre i costidella democrazia), - e quindidei Comuni, delle Province,delle Regioni, dei rimborsi aipartiti, della Camera deiDeputati, del Senato, dellaPresidenza del Consiglio edella Presidenza dellaRepubblica -, otteniamo 6miliardi all’anno. Troppi? Be’, ilFiscal Compact da solo cicosta ben 45 miliardi all’anno,più i 125 miliardi da versare alMES (Meccanismo di StabilitàEuropea), di cui, secondoquanto riportato sul bollettinostatistico della Banca d’Italia,sono già stati versati ben 43,7miliardi. E poi ci sono gli inte-ressi sul debito pubblico: e sì,perché avendo perso la sovra-nità monetaria, lo Stato oggideve pagare degli interessidecisi dai “mercati” (quindi digran lunga superiori agli inte-ressi che decidono gli statisovrani), perché sono questiultimi che con l’introduzionedell’euro “prestano” i soldi aglistati dietro corrispettivo di uninteresse.Qualcuno potrebbe obiettareche, se anche versiamo quasi130 miliardi all’Europa (nomeimproprio, visto che l’Europa èuna zona geografica ben piùampia dell’euro zona), que-st’ultima ci mette a disposizio-ne dei fondi europei.Davvero? Sapete a quantoammontano i fondi europeiper l’Italia? Be’, per il pro-gramma 2007-2013 sono statistanziati 49,5 miliardi, chediviso 6 (gli anni) fa 8,25miliardi all‘anno, cioè meno di

un decimo di quello chel‘Europa “ci prende”. Per ilprogramma 2014-2020 sonostati stanziati invece 42 miliar-di, appena 7 miliardi all’anno.

IL PROBLEMANON È NEMMENOLA CORRUZIONE

La corruzione non è un feno-meno degli ultimi dieci anni(ricordano tutti Tangentopoli eil lancio delle monetine aBettino Craxi, ciò nonostanteeconomicamente si stavameglio, un caso?), e soprattut-to non è un fenomeno made initaly. Secondo la classificamondiale dei paesi più corrottil’Italia si piazza al 69° posto;gli Stati uniti al 19° e il RegnoUnito al 14°. Eppure questi

SFATIAMO QUALCHEFALSO MITO!

"Meno male che lapopolazione noncapisce il nostro

sistema bancario emonetario, perchè se lo

capisse, credo cheprima di domani

scoppierebbe unarivoluzione." Henry Ford

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economiaN° 82 17www.vulcanonews.it

due Paesi non solo non sonoin recessione come il nostroma, al contrario, stanno cre-scendo economicamente conun PIL che è cresciuto del 1,9%, nel 2014 negli USA (men-tre quello italiano ha registratoun risultato negativo anchequest’anno: -1,9%), e di piùdel 3% nel 2014 nella GranBretagna. Senza contare che

anche la disoccupazione inquesti due Paesi è inferiore aquella dell’Italia (al 5,9% quel-la statunitense e a 6,6% quel-la britannica). Chi usa l’argo-mento della corruzione pergiustificare questo disastroeconomico, vedi i massmedia, in realtà vuole disto-gliere l’attenzione da “il” pro-blema.

IL PROBLEMA NON ÈL’EVASIONE FISCALE

Un’altra delle più grandi misti-ficazioni perpetuate dai medianegli ultimi decenni è il proble-ma dell’evasione fiscale.Intanto va distinta l’evasionefiscale in un paese a monetasovrana da quella in un paesenon a moneta sovrana. Nel

primo caso è sicuramente unproblema etico (sebbene siauna conseguenza, e non lacausa, dell’eccessiva pressio-ne fiscale) ma non è assoluta-mente un problema economi-co. Questo perché, una voltaappurato che le tasse, in unPaese a moneta sovrana,NON finanziano la spesa pub-blica (ma semmai è il contra-rio), è facile intuire che l’eva-sione giova e non danneggial’economia: questo perché seuno evade, quei soldi li spen-derà in beni e servizi e quindifarà girare l’economia, vice-versa se pagasse le tassequei soldi finirebbero fuori dalcircuito privato. Idem se un

milionario porta i soldi neiparadisi fiscali: verrebberocomunque spesi in un circuitoprivato per l’acquisto di beni eservizi e gioverebbero l’eco-nomia di quel paese.Non esiste un banchiere cen-trale o un ragioniere di Stato

che non sappia che le tasse inregime di moneta sovrana nonfinanziano neppure un soldodi spesa pubblica (alcuni pursapendolo mentono per dove-re, come Draghi, Mr GoldmanSachs). Oggi, certo, lo Statonon emettendo la moneta edovendola prendere in prestitodai mercati deve, attraverso letasse, sia finanziare la spesae sia ripagare gli interessi, masono soprattutto questi ultimia rappresentare un problema.Per capirci: per i danni causa-ti dall’alluvione a Olbia sonostati spesi 2 milioni (i danniammontano a circa 220 milio-ni), e di interessi passivi suldebito l’Italia paga oggi oltre

240 milioni AL GIORNO. Dal2011 al 2014 ci sono un milio-ne e duecentomila disoccupa-ti in più (per una perdita dicapacità produttiva di circa il25%), che significano all’incir-ca:- 36 miliardi di salari in meno

e;- 24 miliardi di valore aggiunti

in meno in mano agli indu-striali;

per un calo del PIL da 1638,9miliardi di euro del 2011 (rical-colato con le nuove regole) a1618,9 miliardi di euro (cioè20 miliardi circa) !

ANCORA CONVINTICHE I PROBLEMI SIANOLA CORRUZIONEE L’EVASIONE?!

Nel 1997, l’economista WynneGodley, collaboratore delTesoro britannico, scriveva:«Le nazioni dell'euro non solorinunceranno alla propriamoneta sovrana, ma anchealla loro capacità di spesa.Con l’Unione Monetaria igoverni non potranno piùessere finanziati dalla BancaCentrale e dovranno prenderein prestito sui mercati aperti.Questo rischia di essere trop-po costoso per loro, persinoimpossibile. Le restrizioni dibudget a cui queste nazioni sisottopongono, infliggeranno

una depressione economicaall'Europa, che essa non potràrisolvere.» (The Observer inAugust 1997)

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dai comuni, Villaspeciosa N° 8218 www.vulcanonews.it

di Antonello Secci

Recentemente gliOO.SS. hanno resonoto il danno ambienta-

le verificatosi in agro diAssemini nell’area della exDICOVISA. Azienda (distille-ria) attiva fra il 1965 e primi

anni 80, era un punto di riferi-mento per le cantine vitivinico-le sarde come sito di stoccag-gio di vinacce e fecce. Sisarebbe potuta convertire einvece ha fatto la fine di tantistabilimenti ormai abbandona-ti nell'area vasta di Cagliari.Purtroppo questa è una situa-zione generalizzata nell’areaindustriale di Cagliari, doveanche a causa della profondacrisi che investe il sistema

produttivo, innumerevolicapannoni sono dismessi espesso abbandonati con irelativi carichi di veleni prontiad esplodere. Anche il territo-rio di Villaspeciosa non è dameno. A due passi dalla lagoartificiale del Cixerri, area aalta valenza ambientale, sonopresenti due capannoni, utiliz-zati per anni da una ditta loca-le e ora in completo abbando-no, che sono delle vere e pro-

prie bombe ecologiche. Bastadare uno sguardo ai locali perscoprire auto e copertoni d’au-to bruciati, vernici, solventi,plastiche e altro materialeinfiammabile abbandonati ealla mercè di vandali e delin-quenti. Pare che i locali sianosotto sequestro, che ci sia unduro contenzioso fra proprie-tari dell’area e ditta che utiliz-zava i locali, ma al di là delprobabile contenzioso in attonon è possibile ed è altamen-te pericoloso che i locali sianolasciati così senza nemmenoun cartello che accenni allapericolosità e al rischio diincendio e inquinamento. Nelpiazzale antistante uno deilocali anche un camion,anch’esso bruciato. Come senon bastasse è presenteormai da anni un cumulo dicopertoni d’auto che giàsegnalammo su Vulcanotempo fa ma che ancora non èstato rimosso. Insomma cen’é di avanzo perché il CorpoForestale di VigilanzaAmbientale o i NOE deiCarabinieri intervengano, indi-viduino le responsabilità epuniscano chi ha causato loscempio ambientale. In que-sta fase è comunque neces-sario rimuovere al più presto iveleni. Dispiace constatareche anche in questo caso sisarebbero potuti riutilizzare icapannoni a fini didattici o turi-stici o perché no, sportivi (adesempio come rimessaggio dicanoe da utilizzare nel lago)ma evidentemente anche lostesso Comune diVillaspeciosa, (assai attento alcentro urbano) che avrebbepotuto concordare col proprie-tario dell’area un recupero esuccessivo utilizzo produttivodelle strutture edificate agliinizi degli anni ‘90 per i lavoridella diga, è poco interessatoad uno sviluppo turistico inquest’area.

LA BOMBAECOLOGICA

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dai comuni, DecimomannuN° 82 19www.vulcanonews.it

di Ettore Massa

Il 25 novembre ricorre laGiornata Internazionalecontro la violenza sulle

donne, proclamata in seguitoalla tortura e all’uccisione nel1960 delle sorelle Mirabal daparte del regime di Trujillo,nella Repubblica Dominicana,donne impegnate nella lotta diliberazione del loro paese. Risale al 1976 la prima mani-

festazione in piazza contro laviolenza a Roma dovemigliaia di donne hanno inva-so le strade e le piazze riven-dicando i loro diritti, dopopochi mesi del tragico e spie-tato massacro del Circeo.Questi fatti, purtroppo, si sonoripetuti ancora e si ripetonotuttora quasi con assurda eincredibile puntualità, fatti diviolenza inaudita spesso sub-iti nel silenzio e nella rasse-gnazione dalle vittime, impo-

tenti e private della loro libertàdi poter vivere senza paure edoppressioni.Anche a Decimomannu lamanifestazione di solidarietà,non solo per ricordare questitragici eventi ma per rivendi-care i diritti alla vita di tutte ledonne, si è concretizzatasabato 29 novembre nellaPiazza del Volontario, organiz-zata dalla Pro Loco eAmministrazione Comunale ecurata con la collaborazionedelle Associazioni locali IlFlauto Majico, Cif, ArciBauhaus, I Falchi. Davanti alla statua di GiovanniPaolo II, consacrato Santoquest’anno, che nella sua vitaha seminato pace e fratellan-za, si è animata una catena dinastri rossi con le personeintervenute a portare testimo-nianze, messaggi di rivendica-zione, d’amore e di solidarie-tà. Presente e partecipata con

una poesia dedicata allamadre di tutti, Maria, da partedi una rappresentanza dei gio-vani che hanno riaperto, anzispalancato, le portedell’Oratorio per far rivitalizza-re quel messaggio di amiciziae amore trasmesso da DonGiovanni Bosco. Momentiintensi e ricchi di significatoanche con i canti delle ragaz-ze della Scuola “Il FlautoMajico” per esaltare e cantarel’amore tenendoci uniti a quel-la catena formata dai nastri, dicolore rosso quale simbolointernazionale di passione esolidarietà verso coloro chehanno subito violenza, rossocome segno di avvertimento,rosso come la rabbia percome ci troviamo in questicasi soli e indifesi.

NODONNE

ALLA VIOLENZA SULLE

“LA GIORNATA INTERNAZIONALE”

Nelle foto di Tomaso Fenu alcunimomenti della manifestazione

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di Angelo Pusceddu

In tanti ricordano Ettore Lo Piccolocome il “maestro più amato” della scuo-la elementare di Decimomannu. Sono

trascorsi trent’anni dalla sua scomparsa econtinua a vivere nel cuore e nella memo-ria dei cittadini decimesi; per questo cipiace ricordarlo così. Palermitano dinascita, classe 1935, iniziò giovanissimola sua carriera di insegnante-educatorenel carcere minorile “Malaspina” diPalermo. Da subito iniziò a farsi apprez-zare per i suoi valori, i suoi ideali, le suecapacità educative e le sue metodologie,tant’è che, a distanza di tanti anni, nel1989, un ex alunno di tale Istituto, pubbli-cò una lettera molto commovente suFamiglia Cristiana, quando però il suo exmaestro non c’era già più.I figli Alessandra e Francesco hanno for-nito la copia e mi è sembrato bello citarealcune parti per rendere voi lettori parteci-pi di un’emozione così intensa.“........Quasi ancora bambino finii in carce-re minorile, dove ebbi a conoscere la verasolitudine e tristezza. Ogni giorno la den-tro mi sentivo diventare più cattivo, nes-

suno mi voleva bene e dentro di me c’eral’odio; desideravo solo morire. Fintantoche nel carcere arrivò il nuovo professore,il mio maestro. Si chiamava Ettore LoPiccolo: un nome che è stato moltoimportante per tutti noi lì dentro. Era tantogiovane lui stesso, fu la salvezza mia e ditanti altri. Egli ci voleva bene, ci fu mae-stro in tutto e ci insegnava per la scuola eper la vita. Con lui imparai finalmente aleggere. Mi insegnò il rispetto per mestesso e a non odiare nessuno, e mi fececonoscere un nuovo padre, Dio, che daallora non mi ha più lasciato, nei momen-ti belli e in quelli brutti...... Adesso, com-prando la cartella al mio bambino, hopensato a lui: se sono diventato onesto,tanto merito è suo. Oggi voglio augurareal mio bambino di trovare un maestrocome il mio, che lo rispetterà anche senon è un bambino modello........ E a tutti iprofessori voglio dire che un buon mae-stro vuol dire tanto e che il loro è unmestiere importante, che neanche sannoquanto bene possono fare. Infine sperotanto che il mio maestro legga questa let-tera, per fargli sapere che gli sono grato”.Parole molto commoventi e toccanti, che

descrivono quello che è stato e ha rap-presentato il maestro Lo Piccolo nelmondo della scuola per tanti bambini,soprattutto i più disagiati, i più deboli e ipiù bisognosi.Nel 1961 arrivò in Sardegna dove iniziòad insegnare, in ruolo supplente, in varipaesini della Regione.A Sini conobbe una giovane collega,Maria Laura Putzu, anche lei insegnantemolto apprezzata a Decimomannu, se neinnamorò e nel 1964 si sposò divenendo“sardo” a tutti gli effetti.Nel 1969 venne trasferito aDecimomannu. Qui iniziò a coinvolgere, atrascinare e a far appassionare tanti bam-bini allo sport. Tra le varie attività, portò ilgioco delle quattro porte, i giochi dellagioventù, ecc.... distogliendo tanti bambi-ni dai rischi della strada, inculcandogliregole, spirito di squadra, principi di soli-darietà e valori di vita.Si dedicava a loro con passione e dedi-zione anche fuori dall’orario scolastico egratuitamente.Era il maestro che, quando gli alunnierano stati particolarmente buoni, facevala lezione di scienze sfoderando la colle-

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ETTORE LO PICCOLOINSEGNANTE DI VITA

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zione dei minerali, insetti, rettili, che tene-va in vasetti sotto spirito sulla sua scriva-nia.Era il maestro che insegnava a parlaresenza la paura di sbagliare, che chiedevasempre “tu che ne pensi”, era interessatoalle opinioni.Era quello che guidava i suoi alunni almondo.Era quello che insegnava ai suoi ragazziad avere fiducia in se stessi, a svilupparela curiosità per i fatti del mondo, ad avereil rispetto per le cose e per le persone.Era davvero un “maestro”.Personalmente ho conosciuto Ettore LoPiccolo nel 1979/80, allora ero un giova-ne inesperto, alle prime armi e non diruolo. Lui mi è stato tanto vicino, mi hadato tanti consigli, mi ha fornito delleguide che mi sono state molto utili. L’annoin cui è stato male ha fatto di tutto affinchéio riuscissi ad avere la supplenza annua-le della sua classe. I suoi alunni lo adora-vano. Non potrò mai dimenticarlo, è statoper me una guida, un pilastro, un riferi-mento importantissimo.Tanti bambini, ex alunni oggi adulti, e per-sone di Decimomannu lo ricordano e glisono grati e riconoscenti.Cito qualche esempio:Elvio Deidda, ex alunno:“Era una persona veramente capace. E’stata l’unica persona che ho veramenteapprezzato. La maggior parte della miaformazione positiva la devo a lui. Personecome lui ne nascono una volta ogni tre-cento anni. Io mi ritengo un privilegiato adaverlo conosciuto”;Giorgio Mameli, ex alunno:“…..il premio più prezioso non è dentrouna vetrina…. lucido ed in bella vista…nénella scatola dei ricordi….. al caldo nelcuore…. la voce buona di un uomo sem-plice…di un uomo buono…. che mi havoluto bene ed io a lui…”;Filiberto Littera, ex alunno:“Grande, grande maestro non solo scola-stico ma soprattutto di vita. Devo molto alui, ai suoi consigli e ai suoi insegnamen-ti. Non esistono parole per ringraziarlo.Ancora oggi quando penso a lui, mi ven-gono le lacrime agli occhi;Ettore Melis, ex alunno:“Oggi ho cinquantuno anni suonati…glianni passano e far memoria e ricordareepisodi relativi a più di quarant’anni fanon è semplice. Specialmente oggi, dovetrovare un attimo libero diventa semprepiù difficile, presi come siamo da milleproblemi e difficoltà che la vita ci riserva.Rimangono però indelebili, scolpiti nellamemoria, attimi…“frame”, microfilm, chehanno segnato la tua vita e la tua infan-zia, persone speciali che hai avuto la for-tuna di conoscere e che, in un modo onell’altro, hanno significato qualcosa digrande per te…le persone più care e piùvicine, i genitori, la famiglia, ed i primieducatori “esterni”……le suore…poi ilprimo il fiocco e il grembiule con la primacartella rigida, l’ingresso a scuola e…. ilmio Maestro. Mi ricordo come fosseoggi…per me piccolo, che lo vedevo dalbasso, era altissimo, con il dolcevita, la

giacca e l’indimenticabile“pizzetto”!!!Questo gli dava sicuramente un aspettoautoritario, ma dietro quest’aspetto bur-bero, ricordo una persona dai modi paca-ti e gentili, aveva sempre la situazionesotto controllo e, nonostante fossimo unaclasse abbastanza vivace, riusciva a met-tere ordine con poche parole, portandocialla ragione e alla riflessione. Aveva unparticolare carisma. Ricordo che gli altrimaestri in quel periodo, adottavano meto-di più severi e spicci. Noi potevamo rite-nerci dei privilegiati. A pensarci oggianche i suoi metodi di insegnamentoerano “inusuali”. Ricordo come fosse oggiquando decise di insegnarci a leggere iquotidiani…passammo l’intera mattina aleggere le notizie di buona lena sotto lasua guida. Ricordo che la cosa stupìparecchio non solo noi…Ho avuto, assie-me ai miei compagni, la fortuna di averlo

avuto fino alla quinta elementare. Così,con i suoi modi diretti e pacati, ci insegnòa collaborare tra di noi, a creare gruppo inmodo costruttivo e a vedere la scuola noncome un luogo di punizione ma come unpercorso di vita piacevole. Lui è stato unadi quelle persone“speciali” che hannosegnato la mia vita…il suo ricordo rimarràindelebile impresso nella mia memoria”;Cristina Melis, ex alunna:“L’ultima volta che l’ho ricordato è statoqualche tempo fa per raccontare ai mieifigli che andavano a scuola che bel ricor-do avevo del mio maestro. Era un uomodistinto, imponente, molto severo ma conuno spiccato senso dell’umorismo. Il suomodo di fare altero e deciso, qualchevolta le sue punizioni (in piedi dietro lalavagna per i bambini più vivaci), ci hannoinsegnato il rispetto e l’educazione chenoi bambini, alle prime esperienze al difuori della famiglia, avremmo dovutoimparare per il resto della vita. Mai cisaremo sognati di disturbare durante lalezione! Nel 1978, in quarta elementare,fu lui a raccontarci del rapimento di AldoMoro. Ci teneva aggiornati e si discutevadei fatti e degli eventi che capitavano inItalia in quegli anni e ciò conferma il suospessore… mai dimenticherò il mioMaestro!;Patrizia Tripputi, ex alunna:“Io e la nostra famiglia abbiamo un bellis-simo ricordo di Ettore Lo Piccolo, maestrodi mio fratello Ettore e Maria Laura Putzu,

mia maestra. Due persone degne di gran-de stima e testimoni veri di quei principiche, purtroppo, oggi non si riscontranopiù in maggior parte degli insegnanti.Avevano autorevolezza verso i loro alun-ni ed una grande passione per la propriaprofessione. Quando si parla di vocazio-ne si intende proprio questo. Erano deiveri educatori. Ciò che io e mio fratelloricordiamo, sono i loro insegnamenti cheancora oggi ci ritornano in mente. Ilnostro rapporto fondato sulla lealtà e cor-

rettezza è stato così bello che, ancoraoggi, in famiglia, se ne parla con tantanostalgia. Fieri di averli avuti come mae-stri e amici”;Cristina Curia, ex alunna:“Un grande maestro, avrò sempre un caroricordo di lui”;Sergio Ponti, conoscente:“I miei genitori erano colleghi, mio padrefece addirittura un discorso di commemo-razione in cimitero, il giorno del suo fune-rale”.

Dopo qualche tempo dalla sua scompar-sa, molti cittadini proposeroall’Amministrazione Comunale che lascuola elementare di Decimomannufosse a lui intitolata. La proposta fu porta-ta in Consiglio ma non ebbe l’approvazio-ne perché sembra che all’epoca nonfosse ancora trascorso, dalla sua morte, ilperiodo di tempo minimo richiesto a talescopo dalla vigente normativa.Oggi, a distanza di trent’anni, molti con-cittadini chiedono che la scuola possaportare finalmente il suo nome, il nomedel “maestro più amato” che vive nelcuore e nella memoria di ciascuno di noi,glielo dobbiamo e confidiamo nella sensi-bilità degli amministratori. Ciò recherebbegrande prestigio allo stesso Istituto, doveeducò diverse generazioni di uomini e didonne, per aver annoverato tra i suoidocenti un grande maestro di vita esarebbe motivo di vero orgoglio per l’inte-ra comunità decimese mantenere e ono-rare in tal modo la memoria di un autenti-co formatore di cittadini portatori di solidivalori umani e morali.È giusto che una figura come quella delmaestro Lo Piccolo abbia un posto rico-nosciuto nella storia del progresso cultu-rale e sociale del nostro centro.

A fianco la seconda elementare del 1970.A destra, il maestro Ettore Lo Piccolo e la moglie MariaLaura Putzu

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a cura di Angelo Sanna

Nel periodo giudicale DecimoMaggiore era molto importante. Iredditi, la posizione, le strutture

urbane e i punti di comunicazione la tene-vano strategicamente in considerazione.Non era vicinissima allo stagno e al mare,ma era percorsa da una serie di corsid’acqua fra i quali uno piuttosto importan-te che poteva essere navigato. Non erafacile da invadere o oggetto di scorrerie daparte dei saraceni, che invece prendeva-no di mira le zone rivierasche quali, lastessa Cagliari, Assemini e tutte le Villedello stagno di Decimo. La curatoria diCagliari (Plumino) era molto grande ericca, i giudici erano sottoposti a moltepressioni esterne da parte delle repubbli-che marinare di Genova e Pisa, anche lescorrerie arabe avvenivano con frequen-za, forse tutte queste situazioni convinse-ro i Giudici cagliaritani a spostarsi dallaloro sede alle Ville vicine ma più protette epiù controllabili.Nel XIII secolo (1216) Decimo era sede di

Curia e c’era un palazzo turrito, nel qualesoggiornavano i giudici. SecondoTangheroni i Giudici di Cagliari erano soli-ti spostarsi nelle Ville del giudicato.Benedetta di Massa aveva redato docu-menti in molte Ville, quali; Assemini, Uta,Quartu e Decimo. Il 12 Gennaio 1216 laGiudicessa reggente di Caller, Benedettade Lacon-Massa redigeva un documento:”… actum in Callari, in curia palatii deDecimo …” (“instrumentum donacionisfacte dicto Archiepiscopatui per iudicemTrogodorii de Ugnali cum uxore sua Beraet instrumentum aliud donacionis facte perParasonum iudicem Calaritanum etArboree et Benedictam eius uxorem subdata in curia palacii de Decimo anno abincarnazione domini M°CC°XVII° indicio-ne quinta nec non aliud instrumentumdonacionis seu concessionis facte perGuillemum marchionem Masse et iudicemCalaritanum actum in Sancte Gilie annoincarnacionis Dominice Millesimo CC°Nono [sic!]”), intendendo con “actumCallari” il giudicato di Cagliari. Questaparte del documento ci fa capire che

Decimo in quellianni non era ancoracuratoria, ma avevauna sede (palacii)con la Curia chepoteva ospitare ilgiudice e il suoseguito (corte). Ilcentro sempreimportante, manten-ne questa importan-za sino al XV seco-lo, quando nel 1421fu infeudata aGiovanni de Sena.Nelle relazioni dellecommissioni dellebelle arti è detto chela chiesa diSant’Antonio Abatesorge dove ci fu unedificio di notevoleimportanza socialee politica. Forse lasede del palazzoturrito?Nel 1258 dopo 350anni, a causa dellescorrerie dei Pisani,che distrusseroanche Santa Igia, ilGiudicato di Callercessò di esistere. Ilregno fu preso inmano dai Pisani che

modifica-rono icontorn igeograficidelle curatorie e ne crearono delle nuovecon la spartizione del Giudicato. E’ proba-bile che Decimomannu sia diventatocapoluogo di curatoria verso il 1257, quasialla fine del giudicato di Cagliari, o proprioall’inizio della presa di possesso deiPisani. I documenti confermano che nel1258 Decimo e la sua curatoria fu affidataai Donoratico, Gherardo dellaGherardesca. Un censimento delTrecento, fatto fare dai della Gherardescaconferma che Decimo-Maioris era il centropiù importante della curatoria, oltre che ilcapoluogo era anche quello che dava piùreddito. Nei registri è annotato che la villadi Decimomannu è quella che acquista imaggiori quantitativi di sale, segno di ric-chezza e industriosità. Solo dopo il 1393le annotazioni per gli acquisti del salescompaiono.E’ probabile che dopo la spartizione delRegno (Giudicato) di Cagliari, Decimoabbia proseguito nelle attività agricole eartigianali ad un certo livello, e i suoi abi-tanti abbiano anche prosperato, infattinegli anni successivi, quando ci fu l’inva-sione catalano-aragonese, fu la base deiPisani ed ebbe importanza poiché le trup-pe attesero lo scontro con gli spagnoli,prima di dirigersi verso Cagliari e scon-trarsi a Lutocisterna.Un’altra menzione del palazzo giudicale latroviamo nel 1353, in un modo importate ecruento. I rapporti tra spagnoli e il giudicedi Arborèa cambiarono e Mariano IVdichiarò guerra ai catalani. Il furente ardo-re delle truppe sarde si manifestò quandoqueste , in marcia per cercare di impadro-nirsi della villa di Cagliari (Caller), dovun-que incontrassero resistenza il loro impe-to la abbatteva, tanto che stavano perconquistare tutto il Campidano. Giunseroa Decimo, per i catalani era un punto cru-ciale che doveva essere difeso oltremodo,ma stranamente per gli Arborèa fu facilis-simo conquistarla e si trovarono la stradaspianata verso Cagliari. La facilità dellaconquista della villa di Decimo, innescòtutta una serie di considerazioni e di presedi posizione contrastanti, tanto che gliAragonesi accusarono il conte Donoraticodi fellonia e gli Arborèa di tradimento cheportò ad un processo. Dagli atti del pro-cesso si può apprendere che nel “palazzo”di Decimo ci furono degli episodi, violenti,cruenti e i soldati arborensi, anche se inmaniera “guerresca”, dimostrarono la lorofierezza ed attaccamento a Mariano.Donato Matius, nel suo interrogatorio, rife-risce che il Conte Donoratico fu catturato,mentre dormiva nel suo “palatium” e chele truppe arborensi bloccarono le entrate e

cultura, Decimomannu N° 8222 www.vulcanonews.it

IL PALAZZO GIUDICALEDI DECIMO DAI DOCUMENTI

E DAGLI AVVENIMENTI

In alto lo stemma dellafamiglia Della Gherardesca.

A fianco, un’immagine diMariano IV

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dai comuni, DecimomannuN° 82 23www.vulcanonews.it

di Ettore Massa*

Sant’Antonio abate, detto “de sufogu” è forse il santo protetto-re più festeggiato in Italia ed in

tantissime località della nostra isolaè pure il patrono come qui aDecimomannu. Grandi feste perciò per onorarlo intutti i modi, tra le più arcaiche usan-ze tramandate dai nostri avi oppurecon sistemi più moderni. ADecimomannu, la nostraAssociazione, che dallo scorso annoha ripreso i festeggiamenti sia al “dìdi festa” sia alla vigilia con il tradizio-nale “falò” del 16 gennaio 2015presso l’area del polo fieristico, pergentile concessionedell’Amministrazione Comunale cheanche stavolta patrocina la manife-stazione. Sentita e amata questa ricorrenza,con la consuetudine di avvicinarsi algrande fuoco, simbolo di purificazio-ne e di buon auspicio per l’iniziodella nuova stagione, attesa tutti glianni e vissuta con la partecipazionedi tante persone sia locali che delcircondario.Al calar delle tenebre è prevista l’ac-censione del fuoco e la benedizionea cura della Parrocchia e poi si daràil via ai festeggiamenti. La serata,

all’insegna della pura tradizionesarda con le esecuzioni dei caratte-ristici balli e canti e le degustazionidi piatti tipici accompagnati comesempre, per l’occasione, da un otti-mo vinello sardo per il brindisi chesuggellerà ancora una volta l’impe-gno alla devozione del nostro amatosanto patrono. La festa religiosaproseguirà il 17 con le Sante Messe,durante le quali verrà distribuito ilpane, e la processione del Santo perle vie del paese.

L’ASSOCIAZIONE TURISTICAPRO LOCO INVITA TUTTA LAPOPOLAZIONE A PARTECIPARE ERINGRAZIA QUANTI VORRANNOFORNIRE LA LEGNA PER ILFALO’, DA LASCIARE NEL PIAZZA-LE (SEMPRE APERTO) NELLOSPAZIO INDIVIDUATO DAL COMU-NE, PER UNA GRANDE FESTA INCOMPAGNIA.

Cun saludi.

*Associazione TuristicaPro Loco Decimomannu

Corso Umberto, 106Tel 070 961219 –

e-mail:[email protected]

a.t. prolocodecimoè su Facebook

FESTA DI SANT’ANTONIOPATRONO DI DECIMOMANNU

La tradizione continua … anche quest’annocon SU FOGARONI de SANT’ANTONI

le uscite dalla Villa, onde impedire che venisse-ro portati dei rifornimenti ai catalani, il giornoseguente (11 Settembre) lui stesso vide i cava-lieri di Mariano avanzare con i vessilli degliArborèa, verso Quartu.Altro testimone abitante di Decimo, PietroFagus, racconta la cattura, oltremodo umiliante,del Conte, fu fatto genuflettere di fronte adAzzo e all’”armentario” Pietro e che il palazzo fucircondato. Per quanto la Villa si fosse ormaiarresa e nel palazzo non ci fosse resistenza,continuarono con la ferocia “guerresca”, ucci-dendo tutti, compreso il giullare della corte. Isoldati, forse per dare prova di coraggio, conbaldanza issarono i vessilli con l’albero sradica-to, sulla torre dopo averla scalata e da questa sicalarono, urlando “Arborèa, Arborèa”, nelpalazzo facendo una carneficina (Fonte: G.MELONI Lo stagno di Decimo e alcuni avveni-menti del medioevo sardo catalano. Il processocontro Gherardo Donoratico, in Mediterraneo eSardegna nel Basso Medioevo, Pisa 1988).In altra situazione non molto tempo dopo, ilPalatium decimese e la sua piazza furono sededi una più sobria e importante cerimonia.Il primo parlamento sardo si tenne nel 1355 aCagliari e fu voluto da Pietro il Cerimonioso peraffermare la presa di possesso della terrasarda. In quella occasione molte Ville dellacuratoria furono invitate a partecipare e queste,democraticamente, con delle assemblee eles-sero i rappresentanti: Nella villa di DecimoMaggiore questo fu fatto nella piazza antistanteil palazzo turrito del “governo”.Il 17 Febbraio 1355 i rappresentanti della villa diSiponte, riuniti a Decimo (in villa DecimiMaioris) eleggono Benedetto de Arcedi(Benedictum d’Arçedi) loro sindaco procurato-re. Nella stessa giornata, ma con sedute diver-se si eleggono anche gli altri procuratori. PerSan Sperate è eletto Filippo Pinna (PhilipumPinna). Per Assemini i procuratori eletti furonodue; Filippo Espano e Margario Frau (PhilipumEspano e Margarium Frau), Assemini nei docu-menti è riportato come Darsemini e Darçemini el’assemblea fu registrata come; “ actum in villaDecimi Maioris”. Gli abitanti di Seponte e “deSent Esperado” elessero quindi un procuratore,Assemini due e Decimomannu tre. Come recital’atto, furono eletti; Andrea de Pulchro Loco,LeonardoQuartana e Estreuam Collo, “… ipso-que consillio congregata in platea ipsius villeante nos pitium vel turrim domini ville iamdicte…”. All’assemblea del primo parlamento sardo, perla curatoria di Decimo furono presenti : DecimiMaioris con tre rappresentanti, Assemini(Darçemini) con due rappresentanti, questaVilla accorpava anche un’altra Siponte eSanctus Staraqui, mentre Siponte e SantEsperado avevano un solo procuratore per cia-scuna. C’è da specificare che le Ville nel parla-mento sardo comunque, potevano esprimereun solo voto (Fonte: Acta Curiarum, RegniSardiniae. Il parlamento di Pietro IV d’Aragona(1355) a cura di G. MELONI).Negli anni successivi non abbiamo trovato altremenzioni del palazzo. Se la chiesa diSant’Antonio Abate fosse stata costruita sulvecchio palazzo si potrebbe pensare che siadel XV secolo, cosa possibile, poiché DecimoMaioris perse la sua importanza a partire dal1421, anche se quando entrò a far parte dellaBaronia di Monastir dei Bellit-Brondo fu sede diCuria, per cui agli inizi del XVI secolo ci dovevaessere ancora una sede per poter redigere gliatti, forse il “palatium”.

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di Giuliana Mallei

Apartire da questo anno 2014 si com-memorerà (fino al 2018) il centesi-mo anniversario dallo scoppio della

Prima Guerra Mondiale. Ben 100 anni ciseparano dal quel triste evento che insan-guinò l’Europa e l’Italia. L’Impero Austriaco e l’Impero Tedesco,desiderosi di espandersi territorialmente,dividevano l’Europa e miravano ad ingran-dire i propri territori ai danni degli altriStati. Fu così che il 28 giugno 1914 l’ere-de al trono dell’Impero Austro-Ungarico,l’Arciduca Francesco Ferdinando e suamoglie, l’Arciduchessa Sofia, vennerouccisi da un giovane anarchico durante laloro visita ufficiale alla città di Sarajevo inSerbia. Questa fu la scintilla che feceesplodere il sanguinosissimo conflitto.Infatti esattamente un mese dopo, il 28luglio, l’Austria dichiarò guerra alla Serbia:un gigantesco impero contro un microsco-pico Stato: sarebbe stata una lotta impari.La Russia, la Gran Bretagna e la Franciaaccorsero in aiuto della Serbia e si schie-rarono in sua difesa.Momentaneamente l’Italia rimase neutra-le, ma al suo interno fu dilaniata dallepolemiche tra Interventisti e Neutralisti. Iprimi ritenevano che una guerra veloceavrebbe impedito all’Austria e allaGermania di continuare ad espandersi,quindi avrebbe consentito un progressoeconomico per tutte le classi sociali, conun conseguente maggior benessere pertutti. I secondi invece ritenevano che unaguerra avrebbe portato ulteriore miseria eil prezzo più alto lo avrebbero pagato pro-prio i più poveri.L’Italia mantenne la sua neutralità percirca un anno; il 26 aprile 1915, in gransegreto, fu sottoscritto a Londra un patto(tra Russia, Francia, Gran Bretagna eItalia) in base al quale l’Italia sarebbeentrata in guerra entro un mese e, in casodi vittoria, avrebbe ottenuto cospicui com-pensi territoriali (come il Trentino, Trieste,l’Alto Adige, l’Istria). L’Italia mantenne laparola, il 23 maggio 1915 dichiarò guerraall’Austria ed entrò nel conflitto aprendoun nuovo fronte. Quindici mesi dopo, il 28agosto 1916, l’Italia dichiarò guerra anchealla Germania.Le ostilità, come ben sappiamo, ebberotermine il 4 novembre 1918 con la firmadell’armistizio.Il bilancio finale fu di 9 milioni di morti tra isoldati e 5 milioni di morti tra i civili, unaguerra fratricida senza precedenti. Il periodo post bellico fu molto difficile,

infatti numerosi reduci tornarono a casamutilati e invalidi e non poterono riprende-re a lavorare a causa delle menomazioni;per loro non era prevista nessuna pensio-ne né indennità. Li attendeva la miseriapiù nera. Per questo motivo fu altissimo ilnumero dei suicidi. Per chi invece nonperdette le speranze, furono anni di durolavoro sottopagato e di ingiustizie socialidurissime che traghettarono l’Europaverso un altro conflitto ancora più sangui-noso del precedente.Con l’avvento del Fascismo in Italia siritenne giusto avviare un lavoro di giustacommemorazione dei caduti e di riordinodei cimiteri militari. Nel 1922 iniziò, pervolere di Mussolini, la raccolta dei fondiper la costruzione di monumenti ai Caduti,dapprima nelle grandi città, poi nei piccolicentri. In quello stesso anno fu nominato ,in ogni singolo paese d’Italia, il “Comitatoper la Raccolta delle offerte per l’erezionedel monumento ai caduti in guerra”. Anchea Decimoputzu fu eretto tale monumento,in via Grande. Dal censimento del 1911 risulta che aDecimoputzu si contassero 1.273 abitanti;nel 1915, in tanti furono chiamati a com-battere, ben 30 di essi sacrificarono la lorogiovane vita. Con il presente articolo intendiamo ricor-darli tutti, attraverso ciò che è stato possi-bile reperire presso gli archivi con unaricerca rapida. Sarebbe bello approfondireulteriormente l’argomento se qualche gio-vane di Decimoputzu si appassionasse aquesto argomento, ovviamente con la col-laborazione del Comune.In questo nostro breve viaggio nel tempopossiamo descrivere gli ultimissimi istantidi vita di questi nostri fratelli che ci hannolasciato in così giovane età; il più anzianodi loro(Giuseppe Montis) stava per com-piere 38 anni, il più giovane ne avevaappena festeggiati 19 (Salvatore Bellu). Il primo giovane di Decimoputzu cadde il15 giugno 1915, a soli 22 giorni dall’in-gresso dell’Italia in guerra. Il giovane eraCostantino Ena (di Salvatore), la morte locolse sul Monte Tofane dopo un combatti-mento cruento nel quale fu gravementeferito. Egli apparteneva al 45° ReggimentoFanteria Brigata Reggio, il cui motto era:“Con fede ed in silenzio”. L’estate trascor-se senza lutti per Decimoputzu, ma il 22ottobre 1915, morì Pietro Corona (diSisinnio), nato il 26 ottobre 1896. La mortelo colse sul Carso, le gravi ferite riportatein combattimento non gli diedero scampoe 4 giorni prima del suo diciannovesimocompleanno morì lontanissimo da casa.Apparteneva al 76° Reggimento Fanteria

Brigata Napoli, il cui motto era: “Con l’ar-dire la Gloria”. Appena nove giorni dopoanche Giuseppe Loi (di Antonio), nell’o-spedaletto da campo n°203, per le feriteriportate in combattimento, lasciò questomondo: era 1° novembre 1915. Il suoReggimento di Fanteria era l’85° Verona, ilcui motto era: “Combattere da prodi”.La Morte aveva deciso di mietere vittimein numero consistente, il 12 novembre fula volta di Antonio Suella (di Antioco) chemorì, il giorno dopo il suo 26mo com-pleanno, nell’ospedaletto da campo n° 33,per le ferite riportate in combattimento.Antonio era nato l’11 ottobre 1889 eapparteneva 46° Reggimento FanteriaBrigata Reggio, come il suo compaesanoCostantino Ena.Il giorno seguente, 13 novembre, ancheRaimondo Masu (di Efisio) fu costretto alladipartita. Purtroppo non fu possibile accer-tare quale fosse il suo corpo tra i tanti chefurono raccolti dopo la battaglia. Perciò fudichiarato disperso in battaglia sul Carso.Egli apparteneva al 151° ReggimentoFanteria Brigata Sassari.Dopo di lui ci furono alcuni mesi in cui aDecimoputzu non giunsero notizie di nuovilutti, ma nel 1916 ben sette giovani vitefurono stroncate. Il primo caduto del 1916fu Giacomo Racis (di Paolo) che trovò lamorte sull’Altipiano di Asiago per le feriteriportate in combattimento. Apparteneva

per non dimenticare N° 8224

Viaggio nel tempo alla riscoperta delle vicende umane dei giovani di Decimoputzu morti durantela Prima Guerra Mondiale. Per un doveroso ricordo a Cento annidallo scoppio del conflitto

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IL SACRIFICIO DEI GIOVANIDI DECIMOPUTZU

DURANTE LA GRANDE GUERRA

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per non dimenticare, DecimoputzuN° 82 25www.vulcanonews.it

al 152° Reggimento Fanteria BrigataSassari, il cui motto ben conosciamo: “SaVida pro sa Patria”. Il 24 giugno morì Battista Ena (diFrancesco) che lasciò questo mondopresso l’ospedale di Treviso per unamalattia contratta al fronte. Il suoReggimento di fanteria era il 60° BrigataCalabria, il cui motto era: “Con fede oltrela gloria”.Pochi giorni dopo, il 27 giugno, la morte

chiamò Luigi Cambarau (di Efisio), cadutosull’Altipiano di Asiago per le ferite riporta-te in combattimento. Il suo Reggimento diFanteria era il 152° Brigata Sassari. Appena il giorno successivo, ancheSalvatore Marongiu (di Francesco), fu pri-vato della vita sul Monte Zebio in combat-timento. Anch’egli apparteneva al 152°Brigata Sassari. Il 6 luglio la Morte colse Daniele Manca (diGiovanni) sul Monte Zebio, anche le sueferite si rivelarono mortali. Il suoReggimento di Fanteria era il 226° BrigataArezzo, che recitava il seguente motto:“Irrompo e travolgo”. Antonio Filippino (di Carmelo) lo seguì il22 luglio, morì sul monte Zebio in seguitoalle ferite riportate in combattimento. Egliapparteneva al 151° Reggimento FanteriaBrigata Sassari. Una disgrazia, durante uno spostamento,falciò in un attimo la vita di Giuseppe Ena(di Salvatore), era il 14 dicembre e unavalanga di neve lo travolse con altri com-militoni. Il giovane era fratello del primocaduto di Decimoputzu, Costantino.Apparteneva al 45° Reggimento FanteriaBrigata Reggio, proprio come suo fratello.Il 1917 portò via “solo” quattro giovani put-

zesi. Il 4 giugno la Morte raggiunseAntonio Lisci (di Gaetano), caduto sulmedio Isonzo per le ferite riportate in com-battimento. Apparteneva al 205°Reggimento Fanteria Brigata Lambro.Tale Brigata ebbe una vita breve (dal 1915al 1917) e non ebbe mai un motto. Il 24 agosto cadde in battaglia sul CarsoBeniamino Muscas (di Giovanni), apparte-neva al 130° Reggimento Fanteria BrigataPerugia, il cui motto recitava: “Fata virtuteassecuti”. Pochi giorni dopo, il 2 settembre, fu lavolta di Francesco Argiolas (di Fabiano)morto nell’80° Sezione di Sanità. Anch’egliapparteneva al 152° Reggimento FanteriaBrigata Sassari. Dieci giorni dopo, l’11 set-tembre, spirò Pietro Racis (di Sisinnio) perle ferite riportate in combattimento. Lamorte lo colse nell’ospedaletto da campon°28, apparteneva al 151° ReggimentoFanteria Brigata Sassari.Nel 1918 le morti dei soldati putzesi rag-giunsero il numero di otto. L’armistizio fufirmato il 4 novembre, ma per l’intero annola Morte continuò inesorabile a mietere lesue vittime. La prima vittima di quell’annofu Giuseppe Montis (di Efisio), che ricopri-va il grado di Sergente. Cadde in battagliail 28 gennaio, a monte Col del Rosso, inuno degli scontri più cruenti e sanguinosi.Essendo stato impossibile riconoscere isuoi resti, fu dichiarato disperso. Ma lasua morte eroica ebbe un riconoscimentoufficiale, infatti fu decorato con la meda-glia di bronzo al Valor Militare nel 1919.Apparteneva al 151° Reggimento fanteriaBrigata Sassari, ed era il più anziano tra icombattenti di Decimoputzu caduti nellaGrande Guerra. Il 23 marzo anche Emanuele Sabiucciu (diGiuseppe) lasciò questo mondo. La orte locolse per malattia mentre si trovava in pri-gionia. Apparteneva al 152° ReggimentoFanteria Brigata Sassari. DavideCambarau (di Giovanni) ebbe invece la“consolazione” di morire a casa, il 3 giu-gno una malattia contratta in guerra portòvia la sua giovane vita, stava per compie-re 21 anni. Il suo Reggimento di Fanteriaera il 259° Brigata Murge il cui motto era:“Nella Vittoria la Fede; per la Vittorial’Arme”. Undici giorni dopo anche EfisioCollu (di Salvatore) fu stroncato presso ilMonte di Bella per le ferite riportate incombattimento. Apparteneva al 266°Reggimento Fanteria Brigata Lecce, il cuimotto non siamo riusciti a trovare. Il Primoluglio Giuseppe Marongiu (di Efisio) fustroncato in seguito ad un infortunio perfatto di guerra presso l’Altipiano di Asiago.Apparteneva al 3° Reggimento Artiglieriada Fortezza Brigata Piemonte, anche inquesto caso non siamo riusciti a reperire ilmotto della Brigata. Il 22 agosto la Mortechiamò a sé Pietro Ena (di Paolo); il gio-vane si trovava a Cagliari, supponiamo,presso l’ospedale militare, fu stroncato dauna malattia. Egli faceva parte delBattaglione Tracomatosi, composto dauomini affetti da Tracoma, una malattiache colpiva gli occhi (dovuta alla pocaigiene). I soldati che appartenevano aquesto Battaglione svolgevano compitisedentari in fureria. Purtroppo la malattiapoteva degenerare e colpire altri organi,dati gli stenti a cui erano sottoposti i sol-

dati durante la grande Guerra, non erararo che questa patologia portasse allamorte. Il 5 ottobre morì, presso l’ospedale diVerona, Luigi Ena (di Efisio). Appartenevaal 2° Reggimento Fanteria Brigata Re ilcui motto era “Fedele sempre”. A pochigiorni dalla firma dell’Armistizio, il 28 otto-bre, cadde Salvatore Bellu (di Pasquale)sul Monte Grappa per le ferite riportate incombattimento. Il suo Reggimento di fan-teria era il 41° Brigata Modena il cui mottocosì recitava: “Per Guida l’Onore, perMeta la Gloria”.Finalmente giunse il 4 novembre , fatidicadata in cui fu sancito il silenzio delle armi,ma la Morte aveva ancora lavoro. In tantiavevano contratto malattie e o feriteimperdonabili e ancora per due anni lasua impietosa opera andò avanti.Nel 1919 ci furono ancora due vittime aDecimoputzu: Giorgio Racis (di Paolo) ilquale morì a Cagliari per malattia. Egli erafratello di Giacomo, caduto nel 1916.Apparteneva all’81° Reggimento FanteriaBrigata Torino, che aveva il seguentemotto: “Credo e Vinco”. L’ultima vittima fuSalvatore Ena (di Federico) che morì nel-l’ospedaletto militare n° 85 per infortunio,anch’egli apparteneva all’82°ReggimentoFanteria Brigata Torino.Ci sia consentito offrire alcuni chiarimenti.Ogni Reggimento si componeva di dueBrigate, numerate in modo susseguente;ogni Reggimento aveva un motto di guer-ra che, laddove è stato possibile, abbiamoricordato. Come abbiamo detto preceden-temente, Decimoputzu ha donato allaPatria 30 giovani vite, ma al momento nonabbiamo potuto reperire notizie su benquattro caduti: Angiargia Raffaele (diFrancesco), morto in prigionia in una dataimprecisata, appartenente al 49°Reggimento Fanteria Brigata Parma (dicui non abbiamo trovato il motto);Sabiucciu Efisio, Serreli Francesco eSuella Giuseppe. Ci rincresce davverotanto non aver trovato ancora notizie suquesti giovani caduti per un ideale moltopiù grande di loro e forse incomprensibile.Infine ci sia consentito sfatare un mito,come ogni lettore avrà potuto notare, nontutti i caduti militavano nella BrigataSassari. E’ infatti una leggenda quella chevorrebbe i sardi tutti appartenenti allaBrigata Sassari. I nostri conterranei hannoinvece combattuto in tutti i Reggimenti diFanteria e Artiglieria, così come numerosi“continentali” hanno combattuto nellaBrigata Sassari.Chissà quante volte passiamo accanto almonumento dedicato ai caduti senzaneanche guardarlo, eppure ogni volta ilnostro pensiero dovrebbe andare a queigiovani che furono obbligati a lasciare laloro casa, i loro affetti e le loro poverecose, per andare a combattere in unaterra lontanissima per delle ragioni inespli-cabili. Il loro servizio fu imposto e mai retri-buito, poiché si riteneva che dovesseessere un onore morire per la Patriasenza nemmeno sapere il perché.Commemoriamo questi nostri ragazzi condegne iniziative, affinché gli adulti nondimentichino e i giovani sappiano ciò cheè accaduto e, ancora una volta, la Storiapossa essere davvero Maestra di vita.

Combattenti di Decimoputzu in un poster degli anni '20voluto da Mussolini per tutti i paesi d'Italia

Page 26: Vulcano n° 82

di Giancarlo Pillitu

Attualità della dialettica hegeliana, chepuò spiegare anche le fasi dello svol-gimento di una storia d’amore nei

nostri tristi giorni. Tesi, antitesi e sintesi. Maattualità anche dell’etica ellenistica (in par-ticolare, di quella epicurea), soprattutto inquesti tempi, segnati dalla disaffezionerispetto alla politica, alla falsa politica.Tempi in cui la vera politica - la politica“prima”, di cui ama parlare la filosofa italia-na Luisa Muraro (1940) - può declinarsianche come ripiegamento dell’individuo suse stesso, alla ricerca di un orizzonte disenso. Proprio come durante l’età ellenisti-ca, tre secoli prima della nascita di Cristo.L’individuo che apparentemente si “disim-pegna”, tuttavia, agisce concretamente inun contesto che coincide con la sua vitaquotidiana, un contesto a misura della suaazione diretta. L’etica della partecipazionediretta, dunque, ha come teatro la societàcivile, e non può essere considerata estra-nea alla stessa politica, sebbene da essa lasepari l’assenza della logica del potere.Tale etica dimostra come nella vita il disim-pegno sia pressoché impossibile.L’impegno, infatti, si basa sul sapere chec’è spazio e tempo nella società in cui sivive per intraprendere un percorso perso-nale. L’impegno è il nostro rapporto colmondo. La formula con la quale Luisa Muraro sin-tetizza il senso della politica “prima” è “piùrelazioni e meno organizzazione, piùmediazione vivente e meno regole, norme,codici, ordini d’ufficio…”. E per fare unesempio concreto di cosa significhi politica“prima”, la filosofa della “differenza sessua-le” precisa: “La politica prima è stata fattaper secoli e secoli da donne invisibili per-ché non facevano la politica del potere.Tenere pulita una casa e cucinare del cibodecente, anche quando i soldi sono pochi:questa è politica prima, perché rende pos-sibile la relazione civile. La politica di quelliche ci rappresentano noi la chiamiamo poli-tica seconda” (cfr. Luisa Muraro, Il Dio delledonne, sul sito www.pensierinpiazza.it).Inedito o inconsueto, invece, può esserel’innesto dell’etica epicurea nella dialetticahegeliana. Ad attualizzare tali idee filosofiche è un film,“Tutti i santi giorni” (2012) di Paolo Virzì,andato in onda su Raitre, in prima visionetivù e in prima serata, giovedì 4 dicembre2014. Il film racconta, per l’appunto, unastoria d’amore, quella tra Giulio (LucaMarinelli) e Antonia (Federica VictoriaCaiozzo, in arte Thony). Giulio è un ragazzo buono e di grande cul-tura. Una cultura classica che, coltivata sinda bambino, gli ha consentito di maturareun atteggiamento equilibrato nei confrontidella vita, improntato all’atarassia, cioè adun’imperturbabilità che può scaturire sol-tanto da una notevole ricchezza interiore.

Pur essendo un brillante latinista, cheavrebbe la possibilità di intraprendere consuccesso la carriera universitaria, sembraseguire il precetto epicureo del “vivi nasco-sto”. Ciò gli consente di portare avanti lesue passioni. L’amore per la lettura e perAntonia, infatti, riempiono a sufficienza lasua vita, tanto da fargli trovare apprezzabi-le anche l’impiego di portiere notturno in unalbergo.Antonia, invece, ha un temperamento irre-quieto, coltiva velleità artistiche e si sentefrustrata come impiegata in un autonoleg-gio. Non bastano l’amore e l’equilibrio diGiulio per rasserenarla. Occorre un obietti-vo, un progetto nel quale riconoscersi.Matura così l’idea di concepire un figlio colsuo compagno. Ma tale progetto di vita sitrasforma col passare del tempo in un’os-sessione. Un’ossessione che si consolidadrammaticamente ad ogni tentativo fallito.Sino a questo punto, siamo nell’ambitodella tesi: l’armonia della coppia, sebbeneincrinata progressivamente dalla crescentetensione.L’antitesi si produce, invece, quandoAntonia decide di rompere con Giulio. Il fal-limento del progetto di avere un figlio sem-bra ferire a morte soprattutto la ragazza.Ciò si spiega col fatto che l’obiettivo in que-stione è fondamentalmente la risposta adun suo bisogno di autorealizzazione, seb-bene Giulio lo condivida e si attivi con impe-gno per il suo conseguimento.Abbandonato da Antonia, Giulio è dispera-to. Ma non si rassegna alla perdita dellasua donna, e alla fine la ritrova. Lei si èlasciata andare ad un processo di regres-sione. E’ ritornata alla vita inconcludente esolo apparentemente spensierata di untempo. A questo punto, si è giunti alla sintesi: lui lariconduce presso di sé, con la consueta

dolcezza e comprensione. Lei lo segue, maquesta volta con l’acquisita convinzioneche la vita che Giulio le propone sia quellagiusta, perché autentica e abitata dalsenso: l’amore, la conoscenza, lo sguardorivolto alle cose essenziali e significativedell’esistenza, senza forzature né velleità.Dialettica hegeliana ed etica epicurea, si èdetto, abitano le vicende narrate in questofilm. Ma la storia di Antonia e Giulio ci offreanche l’occasione per riflettere sul senso diuna politica autonoma, incentrata sull’auto-determinazione, che si stacca dalla politicaeteronoma, o “seconda” (Luisa Muraro),che ci governa dall’esterno. Una storia chesi interroga e ci interroga sul senso di un’e-tica della responsabilità (Max Weber) chenon intende tradursi in esercizio del potere.Perseguire la felicità per se stessi e per lepersone amate, ossia per quel microcosmoche ci vede come centro di responsabilità,è un gesto politico primario. Altro che dis-impegno! In tale gesto l’amore sostituisce ilpotere. Ma la politica non è assente, inquanto l’amore si esplica in azione finaliz-zata a irradiare benessere e felicità (cura)nell’ambito di una cellula di pólis: la coppia,la famiglia, il vicinato, l’ambiente di lavoro.Antonia si ricongiunge a Giulio, e cosìfacendo si riappropria della sua responsa-bilità nei confronti di quella parte di realtà dicui è il baricentro. E’ questo atto che cirende primariamente animali politici.Animali che non possono vivere felicemen-te se non associati ai propri simili, comeinsegna il celeberrimo mito di Prometeo.Tale mito ci ricorda che la virtù politica èpropria di tutti gli esseri umani. Senza virtùpolitica, infatti, saremmo condannati alladispersione e alla morte.

attualità filosofica N° 8226

VIVERE AUTENTICAMENTE GRAZIEAD HEGEL ED EPICURO

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Thony e Luca Marinelli in una scena del film Tutti isanti giorni

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di Sara Saiu

Tra i tanti motivi di discus-sione tra proprietario(locatore) e inquilino

(conduttore) ci sono quellirelativi alla ripartizione dellespese. In linea generale la

Legge stabilisce che al con-duttore competono i costinecessari alla gestione quoti-diana e alle manutenzioniordinarie, mentre il locatore èresponsabile delle installazio-ni, delle riparazioni straordina-rie e delle innovazioni. Èimportante sapere che locato-

re e conduttore hanno notevo-le autonomia durante la stipu-la del contratto, per cui potreb-bero concordare modi diversidi dividere le spese. Se nelcontratto non è riportato nullavalgono le norme di Legge.Ecco di seguito alcuni esempi:

AcquaAcqua caldaAllarmeAmministrazioneAntincendioAscensoreAutoclaveCancelloCanna fumariaCitofoniCondizionatoriDisinfestazioniEnergia elettricaGiardinoIlluminazione

Piante ornamentaliPozzettiPulizieRegolamentoTabelle millesimaliTelevisioneTettiVetri

installazione impianto, adeguamento a leggi e regolamentiinstallazione impianto, adeguamento a leggi e regolamentiCompenso, spese postali, telefoniche, bancarieinstallazione impianto, adeguamento a leggi e regolamentiinstallazione impianto, adeguamento a leggi e regolamentiinstallazione, adeguamento a leggi e regolamentiinstallazione, adeguamento a leggi e regolamentiinstallazione, adeguamento a leggi e regolamentiinstallazione, adeguamento a leggi e regolamentiinstallazione, adeguamento a leggi e regolamenti

impianto, attrezzature, sostituzione pianteinstallazione e sostituzione impiantoinstallazione, adeguamento a leggi e regolamentiinstallazione

contenitori spese di formazionespese di formazioneinstallazione e sostituzione impiantomanutenzione straordinaria

consumomanutenzione ordinaria, pulizia impianto e filtri, combustibilemanutenzione ordinaria

manutenzione ordinaria, ricarica estintori, ispezioni e collaudimanutenzione ordinariamanutenzione ordinariamanutenzione ordinariamanutenzione ordinariamanutenzione ordinariamanutenzione ordinariaonericonsumimanutenzione ordinaria, sostituzione fiorimanutenzione ordinaria, consumimanutenzione ordinariamanutenzionespurgooneri ditta

manutenzione ordinariamanutenzione ordinariasostituzione

VOCE SPESA LOCATORE (proprietario) CONDUTTORE (inquilino)

COME SI DIVIDONO LE SPESETRA PROPRIETARIO E INQUILINO?

la parola all’espertoN° 82 27www.vulcanonews.it

Page 28: Vulcano n° 82

di Marco Massa*

Dopo la formazione del sole primitivouna parte delle polveri e dei gasancora rotanti si raggrumò dando

origine ai planetesimi, piccoli nuclei dimateria che costituirono i mattoni di baseper la formazione dei corpi del sistemasolare. Sarebbe quindi molto interessanteper gli astronomi avere “ fra le mani ” unplanetesimo per analizzarlo e così confer-mare le loro teorie sull’ origine del sistemasolare. Eppure questi mattoni esistonoancora! Gli asteroidi e le comete rappre-sentano proprio i campioni del materialedal quale sono nati i pianeti. Perciò unostudio approfondito, sia degli asteroidiche delle comete, ci permetterebbe di tor-nare indietro nel tempo di oltre quattromiliardi di anni e di verificare direttamentei processi di formazione del sistema pla-netario. Rientra in quest’ottica la missioneRosetta del programma dell’EnteSpaziale Europeo “Horizon 2000” dedica-ta all’esplorazione dei corpi minori delSistema Solare.

IL VIAGGIO

La navicella spaziale Rosetta è stata lan-ciata il 2 marzo 2004, ha effettuato consuccesso l’incontro con l’asteroide Steinsnel 2008 e con l’asteroide Lutetia nel2010, ma il suo obiettivo primario è quel-lo di effettuare una serie di indagini detta-gliate sulle caratteristiche della cometa67P/Churyumov-Gerasimenko. Dopo idue fly-by, Rosetta è stata messa in statodi ibernazione per 31 mesi durante il viag-gio verso l’orbita di Giove e si è svegliataautomaticamente, comandata da un pro-prio orologio interno, il 20 gennaio 2014.Dopo il risveglio Rosetta ha continuatol’avventura con l’incontro del 6 agosto2014 con la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, intorno alla quale è entratain orbita, e che scorterà nel suo avvicina-mento al Sole fino alla fine del 2015. Lanavicella Rosetta è composta da un orbi-ter, dove sono situati i sensori per gliesperimenti in remoto, e da una sonda,chiamata Philae, destinata allo sbarcosulla superficie della cometa.

OBIETTIVI SCIENTIFICI

Il principale obiettivo scientifico della mis-sione è lo studio in loco per comprenderel’origine delle comete e le relazioni esi-

stenti tra la loro composizione e la mate-ria interstellare quali elementi fondamen-tali per potere risalire alle origini delSistema Solare. La ricerca di materiali pri-mordiali e inalterati può avere successocon l’esplorazione delle comete in quantole zone esterne del Sistema Solare, oveesse si sono formate, contengono mate-riale ricco di sostanze volatili che non èstato alterato nelle zone interne vicine alSole, caratterizzate da alte temperature.L’esplorazione della cometa consistenello studio delle caratteristiche del suonucleo e della chioma, della morfologia edella composizione. In particolare, lo stu-dio della mineralogia e degli elementivolatili del nucleo fornirà informazioni pre-ziose sulla composizione della nebulosaprimordiale che si pensa sia stata all’ori-gine del Sistema Solare. Alcuni scienziatisuppongono che l’acqua e i componentichimici alla base della vita possano esse-re stati portati sulla Terra, nei primi stadidella sua esistenza, proprio dalle numero-se comete che entrarono in collisione conil nostro pianeta. Per raggiungere questiobiettivi la navicella orbiterà a lungo attor-no alla cometa, seguendola nel suo viag-gio di avvicinamento e poi di allontana-mento dal Sole, mentre Philae ha il com-pito di effettuare misure in-situ e di cam-pionare del materiale alla superficie delnucleo per una analisi chimico-mineralo-gica dettagliata.

L’ATTERRAGGIO SUL SUOLO DELLA COMETA

Prima del distacco di Philae dalla navicel-la madre Rosetta, un controllo aveva evi-denziato il non funzionamento del dispo-sitivo che doveva spingere le zampe diPhilae verso la superficie della cometa.Poiché non era possibile fare la riparazio-ne si era deciso di proseguire con il dis-tacco confidando nel sistema di ancorag-gio della sonda. Da precisare che il luogodi atterraggio sarebbe dovuto essere pia-neggiante e soleggiato, dato che lasopravvivenza di Philae dipendeva dallasua possibilità di ricaricare le batterie tra-mite energia solare. Non è stato facileindividuare un sito adeguato per l’atter-raggio in quanto la superficie della come-ta si è manifestata molto più irregolare escoscesa di quanto ci si attendesse:rocce e massi di grandi dimensioni, crate-ri e dirupi hanno limitato molto le possibi-lità di scelta da parte dei responsabilidella missione. Dal momento che Philaenon ha un motore per le correzioni di

rotta, era stato necessario calcolare congrandissima precisione il momento per ildistacco e la precisa spinta per indirizza-re la sonda sulla giusta traiettoria per rag-giungere un pianoro al quale era statodato il nome di Agilkia. Dalle foto ripreseda Rosetta si vede che Philae ha centra-to nel segno, ha mosso un po’ la polveredella superficie, ma, purtroppo, non si èfermata; quali i motivi? La mancanza delgetto di gas che avrebbe dovuto frenarla,i razzi di stabilizzazione che avrebberodovuto aiutarla a posarsi sul suolo chenon hanno funzionato e gli arpioni che l’a-vrebbero dovuta ancorare al terreno chenon si sono attivati. Occorre considerareche la cometa ha un nucleo di forma alta-mente irregolare, come ben visibile nellafotografia ripresa da Rosetta, e che ledimensioni massime sono di circa 4 kilo-metri. Un corpo così piccolo produceun’attrazione gravitazionale così bassache Philae, un concentrato di tecnologiadelle dimensioni di una lavatrice, posatosulla sua superfice, pesa poco più di ungrammo per cui è comprensibile che, almomento dell’atterraggio, sia rimbalzatafluttuando nello spazio. Gli strumenti diPhilae, registrato il contatto con il suolo,avevano mandato il messaggio allasonda madre che ha provveduto a tra-smetterlo a Terra. Dagli schermi della TVtutti abbiamo assistito all’esplosione digioia dei protagonisti dell’impresa nel

di Marco Massa*

Dopo la formazione del sole primitivouna parte delle polveri e dei gasancora rotanti si raggrumò dando

origine ai planetesimi, piccoli nuclei dimateria che costituirono i mattoni di baseper la formazione dei corpi del sistemasolare. Sarebbe quindi molto interessanteper gli astronomi avere “ fra le mani ” unplanetesimo per analizzarlo e così confer-mare le loro teorie sull’ origine del sistemasolare. Eppure questi mattoni esistonoancora! Gli asteroidi e le comete rappre-sentano proprio i campioni del materialedal quale sono nati i pianeti. Perciò unostudio approfondito, sia degli asteroidiche delle comete, ci permetterebbe di tor-nare indietro nel tempo di oltre quattromiliardi di anni e di verificare direttamentei processi di formazione del sistema pla-netario. Rientra in quest’ottica la missioneRosetta del programma dell’EnteSpaziale Europeo “Horizon 2000” dedica-ta all’esplorazione dei corpi minori delSistema Solare.

IL VIAGGIO

La navicella spaziale Rosetta è stata lan-ciata il 2 marzo 2004, ha effettuato consuccesso l’incontro con l’asteroide Steinsnel 2008 e con l’asteroide Lutetia nel2010, ma il suo obiettivo primario è quel-lo di effettuare una serie di indagini detta-gliate sulle caratteristiche della cometa67P/Churyumov-Gerasimenko. Dopo idue fly-by, Rosetta è stata messa in statodi ibernazione per 31 mesi durante il viag-gio verso l’orbita di Giove e si è svegliataautomaticamente, comandata da un pro-prio orologio interno, il 20 gennaio 2014.Dopo il risveglio Rosetta ha continuatol’avventura con l’incontro del 6 agosto2014 con la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, intorno alla quale è entratain orbita, e che scorterà nel suo avvicina-mento al Sole fino alla fine del 2015. Lanavicella Rosetta è composta da un orbi-ter, dove sono situati i sensori per gliesperimenti in remoto, e da una sonda,chiamata Philae, destinata allo sbarcosulla superficie della cometa.

OBIETTIVI SCIENTIFICI

Il principale obiettivo scientifico della mis-sione è lo studio in loco per comprenderel’origine delle comete e le relazioni esi-

stenti tra la loro composizione e la mate-ria interstellare quali elementi fondamen-tali per potere risalire alle origini delSistema Solare. La ricerca di materiali pri-mordiali e inalterati può avere successocon l’esplorazione delle comete in quantole zone esterne del Sistema Solare, oveesse si sono formate, contengono mate-riale ricco di sostanze volatili che non èstato alterato nelle zone interne vicine alSole, caratterizzate da alte temperature.L’esplorazione della cometa consistenello studio delle caratteristiche del suonucleo e della chioma, della morfologia edella composizione. In particolare, lo stu-dio della mineralogia e degli elementivolatili del nucleo fornirà informazioni pre-ziose sulla composizione della nebulosaprimordiale che si pensa sia stata all’ori-gine del Sistema Solare. Alcuni scienziatisuppongono che l’acqua e i componentichimici alla base della vita possano esse-re stati portati sulla Terra, nei primi stadidella sua esistenza, proprio dalle numero-se comete che entrarono in collisione conil nostro pianeta. Per raggiungere questiobiettivi la navicella orbiterà a lungo attor-no alla cometa, seguendola nel suo viag-gio di avvicinamento e poi di allontana-mento dal Sole, mentre Philae ha il com-pito di effettuare misure in-situ e di cam-pionare del materiale alla superficie delnucleo per una analisi chimico-mineralo-gica dettagliata.

L’ATTERRAGGIO SUL SUOLO DELLA COMETA

Prima del distacco di Philae dalla navicel-la madre Rosetta, un controllo aveva evi-denziato il non funzionamento del dispo-sitivo che doveva spingere le zampe diPhilae verso la superficie della cometa.Poiché non era possibile fare la riparazio-ne si era deciso di proseguire con il dis-tacco confidando nel sistema di ancorag-gio della sonda. Da precisare che il luogodi atterraggio sarebbe dovuto essere pia-neggiante e soleggiato, dato che lasopravvivenza di Philae dipendeva dallasua possibilità di ricaricare le batterie tra-mite energia solare. Non è stato facileindividuare un sito adeguato per l’atter-raggio in quanto la superficie della come-ta si è manifestata molto più irregolare escoscesa di quanto ci si attendesse:rocce e massi di grandi dimensioni, crate-ri e dirupi hanno limitato molto le possibi-lità di scelta da parte dei responsabilidella missione. Dal momento che Philaenon ha un motore per le correzioni di

rotta, era stato necessario calcolare congrandissima precisione il momento per ildistacco e la precisa spinta per indirizza-re la sonda sulla giusta traiettoria per rag-giungere un pianoro al quale era statodato il nome di Agilkia. Dalle foto ripreseda Rosetta si vede che Philae ha centra-to nel segno, ha mosso un po’ la polveredella superficie, ma, purtroppo, non si èfermata; quali i motivi? La mancanza delgetto di gas che avrebbe dovuto frenarla,i razzi di stabilizzazione che avrebberodovuto aiutarla a posarsi sul suolo chenon hanno funzionato e gli arpioni che l’a-vrebbero dovuta ancorare al terreno chenon si sono attivati. Occorre considerareche la cometa ha un nucleo di forma alta-mente irregolare, come ben visibile nellafotografia ripresa da Rosetta, e che ledimensioni massime sono di circa 4 kilo-metri. Un corpo così piccolo produceun’attrazione gravitazionale così bassache Philae, un concentrato di tecnologiadelle dimensioni di una lavatrice, posatosulla sua superfice, pesa poco più di ungrammo per cui è comprensibile che, almomento dell’atterraggio, sia rimbalzatafluttuando nello spazio. Gli strumenti diPhilae, registrato il contatto con il suolo,avevano mandato il messaggio allasonda madre che ha provveduto a tra-smetterlo a Terra. Dagli schermi della TVtutti abbiamo assistito all’esplosione digioia dei protagonisti dell’impresa nel

astronomia N° 8228 www.vulcanonews.it

MISSIONISPAZIALI

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astronomiaN° 82 29www.vulcanonews.it

momento in cui arrivò l’annuncio dal cen-tro di controllo dell’ESA che il moduloPhilae aveva toccato il suolo della come-ta alle 15:34:04 GMT (tempo di bordo).Fra questi c’erano tanti scienziati e tecni-ci, anche italiani di agenzie pubblichecome l’ASI e rappresentanti di impreseche hanno costruito parti importanti diRosetta e Philae. Mentre al centro di con-trollo si esultava, Philae stava tentandonuovamente di posarsi al suolo sotto ladebole attrazione della cometa fluttuandoin volo per cinquantuno minuti. Toccata dinuovo la cometa la sonda rimbalzavaancora per posarsi finalmente al suolodopo altri sei minuti, in un luogo scono-sciuto fino ad ora (04 Dicembre 2014). Inogni caso molto lontano dal luogo previ-sto, andandosi a mettere nella peggioreposizione possibile, in un pendio circon-data da massi ai piedi di una collina, inmodo tale da restare in ombra. Per capirequelli che sembrano inspiegabili ritardidelle comunicazioni fra la sonda e il cen-tro di controllo bisogna sapere che lecomunicazioni spaziali con una piccolasonda posata su un corpo celeste a 510milioni di km da noi non sono né facili néveloci (quasi mezz’ora per le comunica-zioni fra Terra e Rosetta). Philae ha unalimitata capacità di trasmettere informa-zioni e può farlo solo quando è in vista diRosetta, l’unica con la potenza necessa-ria per inviarle a terra. Considerando che

la cometa ruota con un periodo di circa 12ore e che Rosetta è in orbita intorno allacometa, la possibilità di scambiare infor-mazioni con Philae è limitata a poche oreal giorno, quando l’orbita di Rosetta“vede” la posizione di Philae e le duesonde possono scambiarsi i segnali radio.Quando al centro di controllo si sono resiconto della gravità della situazione, calco-lata un’autonomia di energia di pochedecine di ore, gli scienziati e i tecnicihanno deciso di attivare tutti gli strumentiper raccogliere il massimo dei dati possi-bili fino all’esaurimento delle batterie. Dasonda di altissima tecnologia, molta dellaquale fatta in Italia, Philae si è trasforma-ta in una bella addormentata spaziale.Sarà possibile risvegliarla? Il principeazzurro della nostra storia si chiama Sole,man mano che la cometa si avvicinerà adesso, la radiazione solare riscalderà lacometa che comincerà ad emettere gettidi gas. La speranza degli scienziati è chequalche getto potrebbe dare una spinta-rella a Philae spostandola in una posizio-ne più favorevole perché i suoi pannellisolari ricevano più luce e quindi produca-no l’energia necessaria a risvegliarla.

I PRIMI DATI TRASMESSI

Attualmente gli scienziati sono occupatiad analizzare i dati trasmessi dalla sonda

Philae durante il suo breve tempo di atti-vità. Philae ha lavorato intensamente perraggiungere quanti più obiettivi possibili.La prima sonda inviata dall’uomo su unacometa ha trovato tracce di molecoleorganiche e una superficie molto più duradi quanto immaginato. Uno dei dieci stru-menti scientifici a bordo di Philae ha mar-tellato la superficie della cometa scopren-do che è “dura da scalfire”, una durezzacompatibile con la presenza di ghiaccioparticolarmente duro. La potenza delmartello è stata gradualmente aumentata,ma esso non è stato in grado di penetra-re in profondità e si è guastato.Esperimenti elettrici e acustici hanno con-fermato che la cometa non è morbida al disotto della polvere superficiale.Nonostante la posizione precaria, Philaeha tentato di trivellare parzialmente ilsuolo, ma non è chiaro se abbia raccoltocampioni di terreno. Un grande contributoalla scienza proviene dalla fotocameraROLIS che ha ripreso immagini importan-ti durante la prima discesa. Dopo il terzotouchdown, quello finale, ROLIS è statoriattivato ed ha ripreso immagini dellasuperficie a distanza ravvicinata, materia-le anche questo prezioso per il team dimissione. Una grande quantità di dati pro-vengono anche dallo strumento CON-SERT presente sia nella sonda Philaeche nell'orbiter Rosetta. I due veicolihanno lavorato insieme e quando veniva-no a trovarsi uno da una parte dellacometa e l'altro dalla parte opposta sisono scambiati segnali radio, creandocosì un profilo tridimensionale del nucleodella cometa. L’analizzatore di gas èriuscito ad “annusare” l’atmosfera dellacometa e a rilevare le prime molecoleorganiche.

PROSPETTIVE FUTURE

Nei mesi a venire, avvicinandosi al Sole,la cometa diventerà molto più attiva e igetti di gas, dovuti a evaporazione acausa della temperatura crescente,aumenteranno notevolmente e Rosettapotrà continuare a esaminarli, scattarefoto e raccogliere informazioni che ci per-metteranno di conoscere meglio il com-portamento della cometa lungo la suaorbita intorno al Sole. Nel mese di Agostola cometa sarà al perielio e per quel perio-do ci sono buone possibilità per la ripresadelle attività di Philae e allora la missionepotrà essere completata con pieno suc-cesso. Atterrare su una cometa per laprima volta nella storia dell'umanità hacomportato un impegno straordinariodella comunità scientifica europea e per10 anni tutto è andato bene. E’ bastato unpiccolo malfunzionamento per guastareun sogno e appannare il successo straor-dinario della Missione Rosetta, ma intan-to la navicella continuerà ad orbitareintorno alla cometa, la sua missioneandrà avanti fino a tutto l’anno 2015 tra-smettendo dati preziosi a Terra e resteràin materna attesa del risveglio di Philae!

*presidente dell'AssociazioneAstrofili Sardi

ROSETTA: ATTERRARE SU UNACOMETA PER STUDIARE

L'ORIGINE DEL SISTEMASOLARE

Nella foto in alto, la cometa 67P Churyumov-Gerasimenko fotografata dalla sonda Rosetta

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di Sandro Bandu

Incontro le J Sisters dopoessermi documentato: è unmodo, tutto mio, di approc-

ciarmi ai miei interlocutori pernon arrivare impreparato e farfinta di sapere molto sul loroconto. Apro la loro paginaFacebook e scopro che è unduo acustico che si occupadel genere pop e rock melo-dico, e che nonostante abbiaun’attività di appena qualcheanno alle spalle, ha invecefatto subito breccia sui giovanilocali e sia richiestissimo pres-so pub, pizzerie e piazzevarie.Le componenti del duo sonodue ragazze quasi coetanee eanche se abitano a pochi chi-lometri l’una dall’altra, fino apoco più di due anni fa non siconoscevano affatto. Le duemusiciste in questione sonoJessica Trudu, 29 anni, diAssemini, dipendente dellaTIM e Jennifer Congia, 30anni, di Decimomannu,commessa in un noto nego-zio di abbigliamento adAssemini.Le incontro a fine novembrequando sono appena rientratedalla Spagna, dove hannointrapreso Il Cammino di

Santiago di Compostela; perchi non lo conoscesse è illungo percorso che i pellegrinifin dal Medioevo intraprendo-

no, attraverso la Francia e laSpagna, per giungere al san-tuario di Santiago diCompostela, presso cui cisarebbe la tomba dell’aposto-lo Giacomo il Maggiore. È unabella e faticosa esperienzache viene intrapresa anche daparte di persone che non lopercorrono per motivi religiosi,e – in misura crescente – dinazionalità non spagnola. Vedo infatti, le due ragazze unpochino claudicanti e provate,ma molto rilassate e con unospirito e voglia di divertirsinotevoli. Durante l’intervistanoto che si punzecchiano confrecciatine niente male. Sonoentrambe diplomate e conqualche anno di università. Illoro tempo libero è dedicatoalle prove e alle serate. Dalpunto di vista musicale hannoavuto un percorso diverso:Jessica ha studiato canto echitarra fin da giovanissima eha avuto varie collaborazioniartistiche. Jennifer si è avvici-nata alla musica grazie all’as-sociazione Piazza Viva diDecimomannu.

L’INTERVISTA

Jessica, quando è nato ilvostro sodalizio?“È stato circa due anni fa,quando entrambe frequenta-

vamo l’Accademia Fanny diCellino (che si trovava nellastruttura del Cagliari calcio adAssemini), grazie all’inse-gnante Stefania Liori delleBalentes, che ha visto in noiqualcosa che ci accomunavae ci ha convinto ad unirci”.Jennifer, il vostro reperto-rio?“Per il momento è un reperto-rio internazionale, perchè icantanti italiani che ci piaccia-no per il momento li riteniamoinarrivabili e non ci sentiamoancora pronte per interpretarei loro pezzi”.Avete mai partecipato afestival o concorsi?Risponde ancora Jennifer.“Io ho fatto la selezione per XFactor”.Come è andata?“Sono ancora qui: secondo tecome è andata?”.No comment. Obiettivi futu-ri?Jennifer “I nostri obiettivi prin-cipali attualmente sono quellidi perfezionarci con gli stru-menti musicali. Infatti io stoprendendo lezioni di pianofor-te dal maestro PierpaoloCardia della scuola “Il FlautoMajico”, in maniera che poi

possa interagire con Jessicache sta prendendo lezioni dichitarra elettrica dal maestroMarco Mantione di Assemini”.Vista la giovane età e datoche in questo numero parlia-mo della disafezione dei gio-vani verso la politica provo asondare anche in questocampo.Per voi che cosa è la politica?Jennifer: “Per me la politicanon ha più senso. Prima la sifaceva perchè c’era la passio-ne; oggi è diventato un lavoro.E purtroppo c’è troppa genteche si avventura senza aver-ne le competenze e capacità”. Dei politici attuali, su chiriponete la vostra fiducia?Jessica: “A Renzi dico grazieperchè nella mia busta pagami ritrovo 80 euro in più,anche se poi li devo dare amia madre per pagare le bol-lette che sono sensibilmenteaumentate. Quando vedoBerlusconi in televisione cam-bio subito programma, cosìcome quando vedo altri perso-naggi che sono incomprensi-bili sia per quello che dicono emolto spesso anche per comesi esprimono”.

dai comuni, Decimomannu-Assemini N° 8230 www.vulcanonews.it

A ruota libera con due ragazze che stannovivendo una bella esperienza

J SISTERS: QUANDO

È ALLEGRIALA MUSICA

In alto Jennifer Congia,in basso Jessica Trudu

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di Tonino Uscidda

Poco più che 22enne,Jimmy Page godeva giàdi una notevole fama

come uno dei migliori chitarri-sti della nuova leva e a soliventidue anni entrò nel gruppodegli Yardbirds per sostituirenientemeno che Eric “God”Clapton (sic). Per due annisuonò con questo gruppo fin-ché, durante una tournée inScandinavia, esso si sciolselasciando a Page i diritti sulnome e.. una lunga serie didate da rispettare. A quelpunto l’esile e schivo chitarri-sta chiamò il bassista JohnPaul Jones - che pure godevafama di ottimo session-man -il batterista John Bonham e ilcantante Robert Plant: già lea-der dei Band of Joy e in pro-cinto di entrare nel gruppoblues di Alexis Corner. Con ilnome di New Yardbirds i quat-tro onorarono le obbligazionicontrattuali e - stabilito che glisforzi andavano concentratispecie sul mercato americano- entrarono in sala di incisioneper realizzare questo primolavoro discografico. Nel frat-tempo il “pazzo” batteristadegli Who Keith Moon li avevascherzosamente ribattezzatiLed Zeppelin (…) E con que-sto nome (Zeppelin erano idirigibili del barone tedescoVon Zeppelin nati come stru-menti di guerra aerea già nelcorso della prima guerra mon-diale) la band tenne fede aipropositi battaglieri con cuiera nata sul finire dei 60’. Mavi è una stranezza da sottoli-neare: la scelta dell’immaginefatta dai quattro per la coperti-na del disco. Una foto rielabo-rata che descriveva non unmomento lieto, grandioso, mauna caduta, una tragedia; uneclatante (a livello mondiale)disastro aviatorio degli anni30’. Quanto di premonitorio cifosse in quella foto è difficiledirlo. Comunque sia, la coverd’esordio rimane uno dei tantienigmi (…) insoluti nellastraordinaria carriera - appenadecennale - del grande grup-po rock britannico dei 70’. Nonva dimenticata anche la tiepi-da, iniziale, accoglienza delpubblico e della critica musi-cale inglese ad una loro tour-née in madrepatria che li spin-se “definitivamente” (Nemo

propheta in patria..?) sull’altrasponda dell’oceano, dovesarebbe iniziata una delle piùtravolgenti avventure dellastoria della musica. Questo primo album, LedZeppelin I, li candidò imme-diatamente come successoridei Cream e rivali del JeffBeck Group. L’impatto deldebutto fu enorme grazie aduna produzione altamentesofisticata e all’incontenibileenergia blues racchiusa inbrani come “CommunicationBreakdown”, “Dazed andConfused”, “Your Time IsGonna Come” e “Good TimesBad Times”. Per di più il rema-ke di un brano tradizionalecome “Babe I’m Gonna LeaveYou” (scritto dalla statunitensecantautrice Anne Bredon sulfinire dei 50’) divenne cavallodi battaglia di ogni piccologruppo esistente sul globo.Canzone “Babe I’m Gonna..”

che apre con il delicato arpeg-gio acustico di Page su cui lapersonale voce di Plant rica-ma uno di quei suoi drammati-ci e nel contempo delicatilamenti d’amore. Ed è cosiche in un batter d’occhio levendite dell’album (discod’oro USA nel luglio del1969) raggiunsero livelliesaltanti.Intelligentemente guidati dalmanager Peter Grant, ex atto-re, ex lottatore, nonché ex tourmanager (!), i Led Zeppelinseppero costruirsi una reputa-zione solidissima come la“prima” attrazione hard-rockdel mondo, concentrando l’at-tività sui dischi (con venditeper milioni di dollari) e sullegrandiose, spettacolari, esibi-zioni dal vivo ovunque mas-sicciamente sold-out. Unasola volta, agli inizi, eranoapparsi in televisione e maipubblicarono un singolo in 45

giri. E poi quell’aura quasimistica, esoterica, che circon-dò la loro immagine (…). Adogni nuova tournée il pubblico- che aumentava sempre piùpaurosamente - correva nellearene di tutto il pianeta avedere le loro memorabili esi-bizioni live (in quegli annieccezionali la band gareggiòcon i Rolling Stones sia nelnumero di presenze che negliincassi). Insieme agli Who iLed Zeppelin costituironoforse il miglior esempio diformazione puramenteRock-Act imperniata subasso, chitarra e batteria.Led Zeppelin I (annoverato trale pietre miliari della storiarock), a distanza di quasimezzo secolo dalla pubblica-zione, è qualcosa di più di undisco da museo perché capa-ce ancora, fin dalle primenote, di far venire i brividi sullapelle.

“LED ZEPPELIN I” (WEA, 1969)COMPLEANNI MUSICALI:

musicaN° 82 31www.vulcanonews.it

Il primo album degli Zeppelin, comemolti dischi d’esordio, ha il fascinodella dimensione naÏf, della persona-lità ancora in formazione non com-pletamente definita. Oggi, ascoltan-dolo a ben quarantacinque anni dallasua uscita, mostra non poche ingenui-tà: ma non è invecchiato perché man-tiene ancora intatta la sua carica energetica

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le rubriche di Vulcano N° 8232 www.vulcanonews.it

PreparazioneTagliate il lardo e la salsiccia e fateli rosolare per qualche minuto con un cucchiaio d'olio;tagliate il pane a dadini e aggiungetelo al resto, lasciando dorare a fuoco tenue.Va servito caldissimo.

Pan frittoIngredienti

√ gr 500 pane casareccio √ gr 300 salsiccia√ gr 100 lardo √ olio d'oliva (quanto basta)

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dai comuni, DecimomannuN° 82 33www.vulcanonews.it

di Ettore Massa

Citando la famosa frase diSant’Agostino “chi canta prega duevolte”, ha avuto avvio l’incontro corale

nella chiesa parrocchiale di Sant’AntonioAbate per rendere omaggio alla Madonnanella festa dell’Immacolata dell’8 dicembre. Per questa occasione, alla presenza di unfolto pubblico, si sono alternate le esibizionidi brani dedicati alla Madonna da parte del“Coro Santa Vittoria” di Sinnai e dei locali“Coro Polifonico Sant’Antonio Abate” e“Coro Giovanile Santa Greca”, che ha cura-to tutta l’organizzazione. Entrati già nel clima natalizio con la giornatadedicata alla Madonna, madre di Gesù, inchiesa si è subito creata l’atmosfera idealeper apprezzare i brani proposti durante ilconcerto dal più esperto Coro PolifonicoSant’Antonio Abate, come sempre diretto daMartino Deidda con la supervisione di Mons.Fabio Trudu presente per l’occasione comespettatore, ad eseguire il Magnificat diFrisina e Ave Maria di De Victoria. A seguire, le attenzioni e gli apprezzamentisi sono rivolti al giovanissimo (il più grande èun ventiseienne) Coro Santa Vittoria diSinnai che ha proposto l’Ave Maria diBalduzzi Casucci, Tu sei madre, Adesso è la

pienezza e, per concludere le sue esibizio-ni, un inno ed invito a cantare insieme (e civuole ben poco per farlo) dal titoloRallegriamoci. Infine con Come Maria, La Vera Gioia, Salee luce e Ave Maria, un omaggio alla donnain attesa dello straordinario concepimento,brano di un indimenticato Fabrizio De Andrè,tratto dal LP La Buona Novella del 1970, haesordito con il nuovo nome “Coro GiovanileSanta Greca”, promotori della manifestazio-ne, diretto da Rinaldo Littera. Ensemble finale di tutti i gruppi davanti all’al-tare per il Magnificat di Goia e il famoso“Getta le tue reti”, l’inno ufficiale dell’incontrodei giovani sardi con Papa Francesco nel2013, per un messaggio di buone feste sin-cero e fraterno a tutti i presenti, invitandoli apartecipare il 28 dicembre alla 4a edizionedella rappresentazione della natività nel cor-tile del nuovo Centro Culturale, organizzatodal gruppo spontaneo decimese che com-

prende anche tutti i componenti del CoroGiovanile Santa Greca.

CHI CANTAPREGA DUE VOLTE

a cura di Sergio Ponti

Antonino Tore, fratello di mia madre Ester, nacque il 22 feb-braio 1896 a Tonara. Nel 1915, con l’entrata in guerradell’Italia, fu arruolato e inviato in prima linea in Carnia, sede

di un importante avamposto italiano al confine austriaco.La compagnia tra il 1915 ed il 1917 si spostava nei territori lungo

il bacino dell’Isonzo, divenuto famoso per le battaglie che ivi sisvolsero. Antonino Tore racconta nel suo diario la precarietà dellavita in zona di guerra, le varie peripezie vissute in prima persona alfronte, sempre a stretto contatto con la morte, una presenza quasitangibile annunciata spesso da un lugubre sibilo prima delloschianto e dalla conseguente pioggia delle micidiali schegge dellegranate. Morte che poteva giungere anche dai terribili “srapnels” odai proiettili dei fucili austriaci durante la notte, quando un riflettorenemico, squarciando improvvisamente il buio, esponeva i malcapi-tati soldati di guardia al fuoco nemico. “....un sibilo terribile ci fece gelare il sangue nelle vene. Ebbi appe-na il tempo di gettarmi a terra che a circa uno o due metri da me,brillò il lampo di una granata...”Il diario ricopre, con sequenza cronologica, il periodo compreso trail 22 luglio 1916 e l’alba della tragica disfatta di Caporetto . L’autoreannotava sul posto, a fine giornata o nei momenti di pausa, in unquadernetto, gli avvenimenti più rilevanti e le sue impressioni per-sonali.Racconta come i soldati trovassero rifugio dalle intemperie o nellecase in rovina abbandonate dagli abitanti ma infestate da topi eda parassiti o nelle trincee scavate con il loro duro lavoro o intende da campo “inutile riparo contro le schegge”.Ritengo che l’interesse di questo libro sia dovuto non tanto alledescrizioni delle mansioni di routine a cui i soldati erano adibiti (sca-vare trincee, scaricare casse di proiettili o preparare piazzuole peri pezzi di artiglieria ecc.) ma molto più ai commenti, alle impressio-ni e alle considerazioni personali di mio zio che dimostra di posse-dere un acuto senso critico e una discreta capacità nel descriveresituazioni e luoghi. A tratti il lettore si trova coinvolto e portato aimmedesimarsi sia nelle situazioni estremamente tragiche quandosotto il fuoco delle artiglierie nemiche la vita appare appesa ad un

filo, sia in quelle situazioni più “normali”in cui viene sottolineato il lato umoristi-co accompagnato da una punta diamaro. Sempre affiora tra le righe ilsuo giudizio sulla guerra descrittacome un mostro infernale che a volteha le sembianze di un fiume, l’Isonzo,che “si imbeve di molto sangue amicoe nemico”. “.....La guerra! Chi mai puòcancellare l’infinita idea di barbarie chesi prova nel pronunziare questa parola?”“.....il ventesimo secolo che si sarebbe dovuto chiamare “il secolocivile” mentre ai posteri si tramanderà la sua fama di “secolo dellabarbarie.....” Nonostante la sua giovane età, l’autore aspirava adampliare le sue conoscenze e la sua cultura; infatti nel suo diarioesprime il suo desiderio di continuare gli studi e racconta come, neimomenti di pausa, per passatempo studiasse a memoria i cantidella Divina Commedia, suo unico al fronte.DaIle pagine del suo diario traspare un animo nobile e gentile, unpoeta che odiava la guerra e i “Signori della Guerra”, che si muo-veva a compassione alla vista dei feriti e dei morti, fossero essi ita-liani o austriaci. In mezzo all’orrore, di fronte ad un tramonto, rima-neva estasiato e non mancava di contemplare e descrivere i colo-ri ed il panorama fino all’orizzonte, con gli occhi di un artista e conprecise indicazioni e appropriati termini geografici. “....da qui posso scorgere il piccolo e rosso San Marco e più in là sidelinea la gran catena delle Alpi Giulie, che si perdono lontano indirezione di Trieste, meta degli italici sospiri, e pare congiungersicon l’aspra e scoscesa catena del Carso.....”.Fra le sue riflessioni sulle miserie della guerra e sulla follia che siera impossessata degli uomini esclamò:“S’io fossi il Sole, rifiutereidi beneficare con i miei raggi vitali la dimora degli uomini, non inten-ti ad altro che a seminare morte e distruzione!” Da questa frase hotratto il titolo di questo libro, perché mi pare esprimere il suo pen-siero e la sua condanna senza appello della guerra, di qualsiasiguerra.

sito dedicato di presentazione: www.featuredbooks.altervista.org

RECENSIONE DEL LIBRO “S’IO FOSSI IL SOLE”DI ANTONINO TORE

Incontro di cori per l’Immacolata a Decimomannu

La foto di Billy ritrae i Cori nel saluto finale con i rin-graziamenti di Don Simone e Don Beniamino

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dai comuni, Decimomannu N° 8234 www.vulcanonews.it

AUTUNNOCAMPIDANESE

di Ettore Massa

Si è svolta sabato 29novembre nella sala delCentro Sociale

Comunale di via Aldo Moro la2^ edizione della Rassegna“Autunno Campidanese”,incontri di cori polifonici dicanto corale organizzata ecurata dal Coro Polifonico“Chorodìa” di Decimomannu.Oltre il coro locale hanno par-tecipato, entusiasmando ilpubblico presente, il Coro poli-fonico virile Mamujone diMamoiada, il gruppo folkLuciano Loi di Giba, il Coropolifonico D’Altrocanto diPula, il Coro polifonicoUrzulei. La seconda edizionedella rassegna era dedicataalla memoria del sacrificiodelle vittime perite durante laprima guerra mondiale, cuiquest’anno ricorre il primocentenario del suo inizio. Ognicoro ha cantato in questa

occasione un brano del reper-torio della tradizione quali “Laleggenda del Piave”, “Oh, Diodel ciel”, “Addio mia bellaaddio”,”Ta-pum” che hannosuscitato forti emozioni e tra-scinato a cantare i numerosipresenti. Per fare gli onori dicasa, l’esordio è spettato alChorodìa, gruppo consolidatodi Decimomannu, formato daicoristi Marco Santolisier,Stella Pusceddu, AndreaCoppola, Anna Tumatis, PieroManus, Enrico GiovanniPinna, Elisa Puddu diretti dalM° Noemi Cabras. Con ilgenere a cappella, armonizza-zione a 4 voci, hanno esegui-to inizialmente “La leggendadel Piave, Hana allumadu unufogu,” ed hanno replicato incoda con “Nel blù dipinto diblù”, “Barbara Ann” e la mitica”Roma nun fa la stupida” diTrovajoli. Il gruppo folk Luciano Loi diGiba, rigorosamente in costu-me tradizionale, ha presentato

alcuni brani tipici e famosidella cultura sarda quali “Nopoto reposare”, “Procurade emoderare”, “Celesti tesoru” e“Ballu nou”. Il Coro polifonico di Urzulei haproposto alcuni brani classicidi Schumann e Schubert quali“Rosso acceso”, “Notte Blù” e“La Rosellina”. Il coro polifonico D’altrocantodi Pula, oltre il popolare“Addio mia bella addio”, haeseguito il brano classico diMozart “Qui presso a te” e ilfamosissimo inno dellaBrigata Sassari “Dimonios”.Caratteristico il Coro polifoni-co virile Mamujone diMamoiada, assai numeroso eformato da soli uomini chespazia con un repertorio cheva dal popolare sardo a diver-si famosi brani nazionali, sottol’abile direzione della maestraAnna Mossa. Attinge in modoabbastanza naturale alla“scuola nuorese” di quellafamosa vocalità popolare dei

grandi maestri di melodie esonorità apprezzati in tutto ilmondo, come Banneddu Ruju,Tonino Puddu, Mele Corriga.Hanno eseguito, tra gliapplausi, “Sas cosas bellas desu coro” di T. Puddu, “Ninnananna de Antoni Stene” diMontanaru, “Panis angelicus”di Casciolini e “In sa notte pro-funda” di Casu Sanna Puddu. La serata, per oltre un’ora emezzo di spettacolo, patroci-nata dal Comune diDecimomannu in collaborazio-ne con la Pro Loco, si è con-clusa con tutti i protagonistisul palco a cantare insieme,Sindaco compreso, quelfamosissimo “Nanneddu meu”del grande poeta indimentica-to Peppino Mereu, per unaugurio speciale da parte deicoristi di Buon Natale e per unarrivederci alla prossima edi-zione della Rassegna.

Rassegna di Corali a Decimomannu

La foto di Billy ritrae tutti i cori insiemenel canto finale

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socialeN° 82 35www.vulcanonews.it

di Monica Atzei

Da diverso tempo, ormai, si parla diemergenza educativa. Ma perché?Cos’è che ci induce a usare questo

termine? Qualcuno di voi potrebberispondere: un elenco di cose, situazioni,eventi! Negli ultimi decenni si è scrittomolto sull’adolescenza nella nuova socie-tà, società dipendente dai mass-media,dai social network e da una sorta di “las-sismo” generale. Con i nuovi strumenti ilmondo sembra “girare più in fretta”. Ilfatto di stare per ore davanti ad un pc oalla tv su quali processi educativi agisce?L’educazione è stata “abbandonata” per-ché in balìa di tutto ciò? Non è semplicerispondere.Parlare degli adolescenti è di moda, e, la

nostra società ha sui propri giovani unosguardo ambiguo: non si parla di loro chein termini di rischio o minaccia. Anche se,la famiglia resta il punto di ancoraggio, illuogo-risorsa per eccellenza e l’amiciziacontinua ad essere il valore più apprezza-to. Ma sempre più adolescenti sono sof-ferenti, perché? Forse perchè non sono ingrado di affrontare un mondo che si evol-ve troppo rapidamente rispetto alle lorocapacità di adattamento? Cerchiamo dirispondere a queste domande: la realtà ècomplessa, si può anche dire che gli ado-lescenti in linea di massima stiano bene,meglio di quanto lo siano stati in passato,in quanto l’evoluzione della nostra socie-tà offre alla stragrande maggioranza, pos-sibilità di sviluppo e di scelta mai egua-gliate prima d’ora. Ma allora perché tantoallarmismo? La parola Educazione è una delle parolefondamentali della nostra vita. E’ un ter-mine etimologicamente derivante dalverbo latino educere (cioè trarre fuori;tirar fuori o tirar fuori ciò che sta dentro),derivante dall’unione di e (da, fuori da) educere (condurre). Partendo da questopresupposto, i ragazzi cercano interlocu-tori validi e credibili, nella famiglia, nellascuola, nella società. Ma gli adulti sonosempre disponibili all’ascolto, a daretempo, spazio, occasioni di crescita?Se si desidera che gli adolescenti diven-gano adulti, cioè persone responsabili eindipendenti, bisogna stare loro accantoper costruire insieme percorsi di vitasignificativi. Questa possibilità di solida-rietà e dialogo tra generazioni richiede daun lato che gli adulti siano credibili e nonsiano, né appaiano addirittura più confusie sconcertati dei ragazzi, dall’altro che irapporti affettivi e di fiducia tra gli adole-scenti e i loro educatori siano reali e vali-di. Ma a chi spetta questo compito cosìimpegnativo? Ai genitori in primis, chedevono condurre i propri figli, aiutandoliad essere responsabili, rispettosi e uomi-ni del domani; agli insegnanti, che nondevono limitare il loro compito alla sem-

plice erudizione, ma che devono aiutare iragazzi attraverso la conoscenza dellevarie materie, alla comprensione dei mec-canismi di crescita verso l’età adulta. Atutti coloro che concorrono in questo“passaggio” e che stanno con i giovaninel tempo libero, durante lo sport, devonoanch’essi essere testimoni di coerenza eresponsabilità con i loro stessi comporta-menti. Ai giovani, che sono la nostra speranza difuturo, si deve attenzione, analisi lucidama anche capacità di accoglienza, inquanto noi possiamo essere una societàin grado di sostenere efficacemente lafatica di crescere i ragazzi.Tutte le relazioni fondamentali si instaura-no per la prima volta in famiglia, si trattadi una rete di “rapporti base” che servi-ranno per tutto il resto della vita. Va rico-nosciuto che, per un genitore, è divenutomolto difficile imporre qualcosa ad unfiglio adolescente, soprattutto se questi ègià in difficoltà e più o meno in opposizio-ne, poiché l’imposizione non è oggetto diconsenso sociale ed è anzi in contraddi-zione coi valori attuali. Infatti, attualmen-te, esigere qualcosa appare ormai comeuna “violenza” agli occhi dell’adolescente,della società, dei genitori stessi, e non piùcome l’espressione di una preoccupazio-ne legittima da parte di persone respon-sabili, che vogliono il bene dei loro figli.Infatti per la paura della frustrazione, igenitori spesso rinunciano ad educare ifigli, a riconoscere i confini tra l’io e ilmondo, a controllare gli impulsi, a domi-nare l’ansia, a sopportare le avversità.Nelle famiglie si creano così delle situa-zioni di disagio per la semplice incapacitàdi dire un no. Dovrebbe essere ovvio chein certi casi bisogna dire di no, eppure l’o-pinione comune è che sia meglio dire disi. Non saper negare o vietare qualcosaal momento giusto può però avere conse-guenze negative sulla relazione tra geni-tori e figli, nei contesti scolastici e sociali,sullo sviluppo educativo. Se i genitori nonfanno i genitori è facile che sorgano pro-blemi. Bisogna capire che in certe circo-stanze un no è più efficace, positivo e for-mativo di un sì. Ecco cosa manca ai gior-ni nostri…

Le norme per una famiglia educativasono innanzitutto dare il buon esempio,avere cura di mostrarsi sempre civili ededucati; quindi i genitori devono essere,per quanto possibile, fonte di sicurezza;aiutare i figli a risolvere i conflitti, cercan-do insieme una soluzione; ascoltare;impartire, magari, pochi ordini, ma esige-re che vengano eseguiti bene; non inse-gnare a essere bugiardi; essere intransi-genti nel non permettere ai figli di manca-re di rispetto a nessuno; predisporre unprogramma settimanale delle attività ditutti i membri della famiglia: è bene porreobiettivi raggiungibili perché questo incre-

menta stima e ottimismo una volta rag-giunta la meta prefissata; non concederebeni materiali, se non è possibile e viadiscorrendo.Sappiamo che nella nuova società è dif-

ficile portare avanti questi “compiti”, maallo stesso tempo non possiamo permet-tere, come persone adulte e facenti partedi una società attualmente già “corrotta”da varie situazioni che i nostri ragazzi nonpercepiscano nei dovuti modi l’educazio-ne. Essa per loro è fondamentale, nonpossiamo soltanto rimarcare che i ragaz-zi mostrano disimpegno morale o bulli-smo. Dobbiamo essere noi adulti capaci apercorrere insieme a loro la strada dell’e-ducazione, affinchè non si “scada” nelsolito clichè del “ ma forse dovevamo farecosì”, “ ma andiamo dall’esperto” etc. Ricordiamoci che l’educazione passaanche dalla identificazione, in quanto unaparte dell’esperienza educativa è datadalla tendenza della persona a identificar-si con un’altra persona, e proprio per que-sto gli educatori sanno bene quanto siaimportante essere un buon esempio pergli adolescenti e non solo, perché tendo-no ad identificarsi con la persona che siprende “cura” di loro, cioè con la personacon cui appunto tendono ad identificarsi,che sia esso un familiare, un insegnanteo comunque una persona preposta all’e-ducare. Tutti siamo soggetti in educazio-ne anche se adulti. L’educazione lascia,pian piano dosandole nel corso della vita,le sue gesta che diventano incancellabili.Ma essa non può misurarsi, solo nell’ipo-tesi impossibile che tutto ciò che facciamonella vita si possa misurare, allora forse sìche l’educazione potrebbe essere proget-tata e verificata. Ma questo non può acca-dere.Educare vuole soprattutto dire formare unindividuo capace di interagire con gli altrie con il mondo. Cura ed educazionedevono andare di pari passo a casa e ascuola. Ma stiamo attenti, la cura, se nonaffiancata da azioni di richiamo al rispet-to di regole di convivenza e di doveri,facilmente può mutarsi in trappola. Lacura è l’ingrediente del lavoro educativo el’educazione deve dosare quest’ingre-diente così da contare sull’esistenza diuna preoccupazione educativa non solofatta di emozioni, ma anche pubblica esociale, per guidare chi sta entrando, oentrerà tra non molto, nelle strade a voltetortuose della vita.

EMERGENZAEDUCATIVA

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di Giuliana Mallei

Il mondo dello Sport è ricco di fascino,soprattutto per i più giovani. Spessoperò si riduce al solo Calcio, invece la

varietà di discipline sportive è immensa epoco conosciuta. Con grande orgoglioraccontiamo ai lettori di Vulcano la storiadel giovanissimo Fausto Vincis, campio-ne italiano di Sollevamento Pesi, catego-ria Esordienti.La pesistica, o Sollevamento Pesi, è unosport che rientra nell’atletica nel quale iconcorrenti sollevano pesi montati su unbilanciere d’acciaio. Questo genere spor-tivo era conosciuto e praticato anche nel-l’antica Grecia, tanto che era previstonelle gare delle Olimpiadi antiche. Ladisciplina è entrata a far parte del pro-gramma dei primi Giochi olimpici moderninel 1896. Incontriamo Fausto a casa sua, alla pre-senza dei genitori.Quando hai iniziato a praticareSollevamento Pesi?Avevo 11 anni, ora ne ho 14. Prima face-vo Calcio, ma sarei rimasto ad un livellobasso, difficilmente si riesce a farsi nota-re nel Calcio.Come sei venuto a conoscenza dell’e-sistenza di questo sport?A Villaspeciosa esiste un’associazione diSollevamento Pesi, la Universit Sport,che si è presentata a scuola. Mi ha incu-riosito e ho deciso di provare. LaPresidentessa è Sonia Curreli e suo mari-to, Gonario Corbu, è Tecnico dellaNazionale Italiana di Sollevamento Pesi.E’ uno sport solo maschile?

No, è uno sport anche femminile. Infatti cisono alcune ragazze che praticano que-sta attività a buon livello. Diciamo che èdiventato uno sport di interesse femminilenegli anni Ottanta e, dal 2000, anche ledonne possono partecipare con questosport alle Olimpiadi.Che tipo di allenamento devi seguireper prepararti alle gare?E’ un allenamento completo che interessatutto il corpo. Io mi alleno cinque volte allasettimana, spesso anche sei volte perdue ore ogni volta; eseguo esercizi diriscaldamento, ginnastica col bastone,con i bilancieri ecc. In estate, avendo piùtempo a disposizione, mi alleno anchemattina e sera.Dove ti alleni?Da qualche mese mi alleno in una pale-stra di Uta, poiché la palestra Comunaledi Villaspeciosa è in restauro.Tante ore dedicate all’allenamentonon ti distraggono dallo studioscolastico?Frequento il Primo anno all’IstitutoTecnico “E. Mattei” diDecimomannu e il mio profitto èbuono. L’allenamento intenso mi hainsegnato ad avere una buona capa-cità attentiva e di concentrazione,sfrutto il tempo a disposizione per lo stu-dio in modo sistematico e senza distra-zioni.Torniamo al Sollevamento Pesi, orastai gareggiando a livello agonistico?Si da circa due anni, dopo un periodo dipreagonismo, sono passato al livello ago-nistico e ho partecipato a diverse gare in

territorio Nazionale.Raccontaci qualcosa di queste gare.La prima gara l’ho svolta a LignanoSabbiadoro per la categoria Giovanissimie ho eseguito solo lo slancio; la secondagara l’ho fatta a Quartu e ho eseguito lostrappo; la terza competizione l’ho porta-ta a termine a Ostia, con strappo e slan-cio; infine l’ultimissima gara a cui ho par-tecipato si è svolta a Sassari il 22 novem-bre con strappo e slancio.In quale posizione ti sei attestato nellaclassifica finale?Ho vinto tutte le gare, anche l’ultima aSassari. In particolare in quest’ultimagara sono risultato Campione Regionaledella mia categoria, ma in contempora-nea si sono giocate le medesime gare intutte le regioni italiane e ora siamo in atte-sa della classifica Nazionale per vedere inquale posizione mi trovo ora a livelloItaliano.Cosa intendi con“strappo” e“slancio”?Si tratta deim o v i m e n t iche si devo-no compiereper sollevare ipesi. Lo strappoavviene in untempo solo e consi-ste nel sollevare ilbilanciere da terra inalto, con le bracciatese al di sopra dellatesta, in un unicomovimento; lo slancioinvece avviene in duetempi: prima si solleva ilbilanciere e lo si portaall’altezza delle spalle poida qui lo si solleva inalto a bracciatese al dis o p r a

sport, Villaspeciosa N° 8236 www.vulcanonews.it

GIOVANE PROMESSA DELLA PESISTICAFAUSTO VINCISIncontro con Fausto Vincis, campione italiano di Sollevamento Pesi di Villaspeciosa

Fausto Vincis sul podio come Primo classificato

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sport, AsseminiN° 82 37www.vulcanonews.it

della testa. Lo strappo si ese-gue con una quantità di pesoinferiore rispetto allo slancio.In quest’ultima gara diSassari quanto sei riuscitoa sollevare?Si eseguono tre prove perogni esercizio, nello strappoho sollevato 71 kg poi 75 kg, ilsollevamento dei 78 kg non miè riuscito. Per lo slancio hosollevato 91 kg e ho sbagliatoil sollevamento dei 95 kg.Ovviamente vengono conteg-giati i chili sollevati in modocorretto.Come viene quantificato ilpunteggio finale?Il punteggio è dato dallasomma dei pesi sollevati cor-rettamente.Sicuramente i lettori diVulcano vorranno saperecosa rispondi a coloro cheaffermano che fareSollevamento Pesi impedi-sce la crescita in statura?Dico che è una falsità. Non èvero che sollevare pesi impe-disce di diventare alti, anzi èesattamente il contrario. Infattil’allenamento richiede unapreparazione che interessatutti i muscoli del corpo e ilsistema scheletrico non è

oppresso da nulla. Probabilmente le affer-mazioni di Faustorispondono a verità,dato che lui, a soli 14anni, ha già raggiunto1 metro e 70 cm dialtezza e un peso di 68kg. Una conformazione

armonica che promettedi diventare, tra qualche

tempo, un fisico scultoreodegno degli atleti di questadisciplina.

di Giuliana Mallei

Diventato un appuntamento irrinunciabi-le per gli amanti dello sport che visita-no la Fiera di Cagliari, il Turisport rap-

presenta una speciale vetrina per le variediscipline sportive che, sotto l’egida delCONI, organizzano il consueto meetingannuale. Rinnovato l’entusiasmo dei visitato-ri che hanno gremito gli stand. Per il quintoanno consecutivo, la Asd Arcieri Ichnos diAssemini, in rappresentanza dellaFederazione Fitarco, ha allestito un corridoiodi tiro che ha permesso ad un migliaio di per-sone, di provare l’emozione del tiro con l’ar-co, grazie alla formula che ha permesso alpubblico di interagire con le varie attivitàsportive. Due giorni di intensa attività che,l’entusiasmo riscontrato dai partecipanti, hagratificato per il lavoro svolto nella realizza-zione di questo importante evento. Altro rilevante impegno per la Asd ArcieriIchnos, il Bazar di Beneficenza che, all’inter-

no dell’Aeroporto Militare di Decimomannu,viene organizzato per raccogliere fondi dadevolvere in solidarietà. Dal 1980, ogni anno,il comitato promotore, composto dalle moglidel personale militare e civile italiano e tede-sco, devolve il ricavato della vendita dei pro-dotti donati dai commercianti dei comuni limi-trofi. Il traguardo per l’anno in corso, saràl’acquisto di un Elettrocardiografo per ilPresidio Ospedaliero SS. Trinità di Cagliari eper l’ASTAFOS, l’Associazione Sarda TutelaAssistenza Fanciulli Oncoematologici sardi diCagliari, di un Impianto Solare Termico. La Asd Arcieri Ichnos, come ogni anno, hadato il proprio apporto alla raccolta dei fondi,donando l’incasso ricavato dalle offerte degliavventori, improvvisati arcieri, che hanno tira-to una miriade di frecce, sotto la cura esper-ta dei nostri tecnici, nell’intera giornata dedi-cata alla beneficenza.

LA ASD ARCIERI ICHNOS DIASSEMINI: PROMOZIONE SPORTIVAE BENEFICENZA AL TURISPORT DI

CAGLIARI E BAZAR DI BENEFICENZAAEROPORTO MILITARE

DI DECIMOMANNU

Trofei conquistati da Fausto Vincis

Nelle foto, alcuni momenti nel campo di tiro allestito per la 35a

edizione del Turisport a Cagliari il 4-5 ottobre 2014 e Bazarpresso l’Aeroporto Militare di Decimomannu (Foto Ichnos)

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di Daniela Corda

Potremmo dire che ègiunta alla maggioreetà, la Maratonina Città

di Uta, perché domenica 23novembre si è tenuta la suadiciottesima edizione.Con piacevole sorpresa degliorganizzatori, l’A. S. D.Polisportiva Uta 2000, èaumentato il numero dei par-tecipanti a 1426 (contro glioltre 900 dell’anno scorso). E,di questi, ben 200 erano utesi.

Il percorso di 21097 metri èparticolarmente apprezzato,oltre che per essere uno deipiù veloci della nostra regione,perché è pianeggiante e conpoche curve, rendendo più

agevole la corsa. Il circuito èdi 6850 metri, più un prologodi 600 metri, completamenteasfaltato, che gli atleti hannodovuto ripetere per tre volte.Da due anni il circuito è statomodificato per permettere agliatleti di ammirare l’anticachiesa di Santa Maria, unadelle più belle ed importantiopere dell’architettura romani-ca in Sardegna risalente al XIIsecolo, e godersi lo spazioverde tutt’attorno.A detta del presidente uscentedella ‘Polisportiva Uta 2000’,Patrizio Mameli, è stata ungrande successo, oltre cheper la partecipazione dimigliaia di isolani e dellapopolazione, anche per le atti-vità commerciali locali chegrazie a questo evento, e vistii tempi di crisi, hanno avutomodo di incrementare le ven-dite.

Le prime tre classificatedonne sono state: ManuelaManca, della S. G. Amsicoradi Cagliari, con un tempo di 1h19’ 45’’, Ferru Roberta, delG.S ATL Olbia, con un tempodi 1h 23’ 26” e Alice Capone,dell’Athletic Team di Sassari,con un tempo di 1h 26’ 13”.I primi tre classificati uomini,invece, sono stati: MicheleMerenda, del CagliariMarathon Club, con un tempodi 1h 10’ 29”, Hamid Kadiri,dell’A.S.D Runner di Sassari,con un tempo di 1h 11’ 12” einfine Morad Ibnorida, della S.G. Amsicora di Cagliari, conun tempo di 1h 11’ 16”.

Il fotografo ufficiale che hacurato l’intera manifestazioneè Francesco Meloni che èriuscito, attraverso le sue foto,a lasciare una testimonianza

tangibile del trionfo di un’ini-ziativa che, fino a qualcheanno fa, non contava più di200 iscritti e che oggi è diven-tato uno degli eventi clou per ilquale viene ricordato il paesedi Uta.<<Un ringraziamento va sen-z’altro all’amministrazionecomunale, che ci ha supporta-to e che era presente durantela manifestazione; a tutto lostaff di ‘polisportiva Uta 2000’e alla popolazione di Uta cheha partecipato attivamente. Equesto per noi è una grandesoddisfazione.>>, sottolineaPatrizio Mameli.Sicuramente una bella espe-rienza che si potrebbe riassu-mere con le parole di un cam-pione, Emil Zatopek: “se vuoivincere qualcosa puoi correrei 100 metri. Se vuoi godertiuna vera esperienza corri unamaratona”.

sport, Uta N° 8238

LA MARATONINA CITTÀDI UTA

COMPIE 18 ANNI

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Foto gentilmente concessa da Francesco Meloni, “EFFEDUESTUDIO photografy & print-shop” via Roma 17 - Uta (Ca)

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di Luca Pes

Nel momento in cui scri-viamo (poco oltre metàdicembre, ndr), dopo la

sedicesima giornata di cam-pionato, il Cagliari staziona alterzultimo posto della classifi-ca di Serie A. Una media puntiche, proseguendo su questotrend, condurrebbe i sardi,senza appello, nel campionatocadetto. È un Cagliari a fasi alterne,quello “ammirato” in questeprime sedici giornate del tor-neo. A gare in cui i rossoblusono apparsi brillanti e produt-tivi in fase offensiva, si sonosucceduti incontri in cui lasquadra è apparsa priva dismalto e di inventiva o, in talu-ni casi, pur producendo qual-che palla gol, non è statacapace di concretizzare quan-to creato.Riprendiamo il nostro “film delcampionato”, interrottosi qual-che mese fa dopo il 2-2 casa-lingo contro la Samp del vul-canico presidente Ferrero. Il racconto riparte dallo splen-dida quaterna di Empoli,caratterizzata dalla fantasticadoppietta di Avelar e dai gol diEkdal e Sau, che sembrarilanciare i rossoblu in classifi-ca. Ma è contro il Milan incasa che, forse, apprezziamoil miglior Cagliari della stagio-ne: due punti persi a causa diun fortunoso tiro-cross diBonaventura dopo che Ibarboaveva illuso il pubblico caglia-ritano con uno splendido gol ditesta in anticipo su Abbiati. Ma un campionato, special-mente se si tratta di una pro-vinciale, non può essere tuttorose e fiori… Ed ecco la sfida dell’Olimpico,contro i biancocelesti di misterPioli, nella quale il Cagliarisubisce ben tre reti in soli 26minuti di gioco. La squadrasarda tenta di reagire, comeun pugile suonato, nella ripre-sa, ma dopo essere giunti al3-2 che ha riaperto i giochi,nel finale il quarto gol lazialeha spento ogni speranza ros-soblu. Si torna a casa e ilSant’Elia, ancora una volta,non è amico della squadra diZeman. Nonostante la buonis-sima prestazione contro il

Genoa di Gasperini, che navi-ga nelle zone altissime dellaclassifica, all’iniziale vantag-gio di Farias e allo sfortunatopareggio di Rossettini faseguito lo sciagurato rigore diAvelar che si fa stregare dalportiere genoano Perin. Lasosta per le nazionali è un toc-casana per il Cagliari, che allaripresa del campionato si pre-senta in casa del Napoli senzatimori reverenziali nonostantela diversità di obiettivi. Ne vienfuori una gara spettacolarenella quale il Cagliari rimontaprima un doppio svantaggiograzie ad Ibarbo e Farias esuccessivamente, dopo aversubito il terzo gol, non si sco-raggia e ancora con Fariasregala una domenica agrodol-ce ai tifosi azzurri. A fine novembre, dobbiamofare i conti col ritorno alSant’Elia, che non ha ancoravisto il Cagliari vincere. Ci sonda disputare ben tre gare con-secutive nello stadio cagliari-tano. Nel primo incontro, non-ostante un Cagliari pimpantee produttivo, benché inconclu-dente sotto-porta, laFiorentina cala il poker graziealla doppietta di Mati

Fernández e ai gol di MarioGomez e Cuadrado. C’è poi laCoppa Italia, ormai denomina-ta TIM Cup per ragioni dipecunia e a far visita alCagliari è una squadra di B: ilModena. Tutto facile, almenoin questa circostanza?Nemmeno a parlarne. IlCagliari è costretto a rimonta-re i canarini per ben quattrovolte, di cui una durante ilrecupero e due durante itempi supplementari, riuscen-do a strappare la qualificazio-ne soltanto dopo ben 14 rigoribattuti. Al Sant’Elia non ci siannoia mai… O forse si, sepensiamo alla gara successi-va, disputata contro il Chievo,nella quale gli scaligeri risol-vono la pratica in meno didieci minuti grazie aMeggiorini e Paloschi. Il piùbrutto Cagliari della stagionescende il campo senza ener-gie mentali e fisiche e nonriesce a produrre occasioniche possano impensierire ilportiere clivense. Per il quindicesimo turno dicampionato, si va al Tardini afar visita agli ultimi in classifi-ca, i parmensi dell’ex misterDonadoni. Una prestazione

scialba ed un punto poco utileai fini della classifica, confer-mano che la strada della vitto-ria sembra irrimediabilmentesmarrita. Prima della sostanatalizia, ecco un altro incon-tro parecchio difficile; alSant’Elia, i Campioni d’Italiadella Juventus hanno vita faci-le e chiudono la gara dopo soli15’ con Tevez e Vidal, a cuifanno seguito le reti diLlorente e Rossettini per l’1-3finale.Giusto per non perdere l’abitu-dine di volare sempre più inbasso…Soluzioni immediate in vista?Cambio della guida tecnica? Ilpresidente Giulini, per ora,pare intenzionato a proseguirecol progetto Zeman, ma lasituazione è in continua evolu-zione... Il mercato di gennaioqualcosa, necessariamente,dovrà regalare al tecnico e aitifosi del Cagliari.Per quanto riguarda noi, spe-riamo che il prossimo episodiodel nostro “film” sia più diver-tente, in termini di risultati e dispettacolo, di questa puntataappena andata “in onda”.Buon campionato rossoblu atutti!

IL CAGLIARI VOLA BASSO

sport, calcioN° 82 39www.vulcanonews.it

Terzultimo posto in classifica, zero vittorie in casa, nessuna traccia del gioco spettacolare voluto da Zeman … dove si è smarrito il Cagliari?

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