Voltana On Line n.1-2013

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1 2013 Voltana On Line www.voltanaonline.it «Ma che razza di regole sono?». Quando Silvio Garattini ha letto della Città della Speranza costretta a pa- gare 89.400 euro di IMU tolti agli studi sulle leucemie infantili, non ha potuto trattenere un moccolo di sconforto: il «suo» Istituto Mario Ne- gri, baluardo della guerra al cancro, di euro ne ha dovuti versare 360 mi- la. Allo stesso Stato che non gli resti- tuisce 10 milioni di Iva. C'è poi da stupirsi se siamo trentaseiesimi al mondo nella ricerca scientifica ? Dal sito www.corriere.it Una Biblioteca Sociale di Gianni Bartolotti Ci scusiamo con coloro che si aspettano un articolo sulla nostra biblioteca. Per questa volta e per questo in- serto abbiamo scelto di presentare un libro, che presto sarà disponibi- le anche tra gli scaffali della sede voltanese. Il saggio, dal titolo “Caro sindaco parliamo di biblioteche”, è stato scritto da un’esperta di bibliote- che: Antonella Agnoli, ed è edito da “Editrice Bibliografica” di Mila- no (prima edizione novembre 2011). Il testo analizza e auspica un nuo- vo tipo di biblioteca in continua evoluzione; ma, prima di proseguire con la pre- sentazione dei contenuti, vi chie- diamo di seguirci in una piccola digressione che, partendo dalla nostra esperienza personale, ci au- guriamo dia in qualche modo anche a noi della biblioteca di Voltana, il tempo, il contributo o almeno l’illusione di far parte dei progetti di Antonel- la Agnoli, che hanno la straordinaria capacità di individuare e cerca- re di risolvere i proble- mi inerenti le nuove esigenze sociali e cul- turali legate alle biblio- teche. Quindi, per quanto ci riguarda, ci sofferme- remo per un attimo su utenti soprat- tutto giovani e giovanissimi che, dopo una parentesi estiva, stanno rianimando la biblioteca durante le tre ore di apertura giornaliera, con una media di trenta / trentacinque presenze, provenienti non solo dal- la circoscrizione e dai ( Segue a pag. 2 ) La ricerca contro il Fare riviste, interpretare i tempi, è fare politica di Pietro Raitano Non abbiamo ricette (né le po- tremmo fornire), tantomeno abbia- mo indicazioni di voto (o di non voto) da suggerire (né sarebbe tra i nostri compiti). La confusione, l’incertezza -e un non trascurabile livello di sfiducia e astio piuttosto giustificato- carat- terizzano questi tempi. Data la qua- si necessità di procedere per esclusione, quel che possiamo fare è immaginare una lista -una sorta di decalogo- di temi e posizioni che nel corso di tutti questi anni abbiamo avuto modo di intercetta- re dalle pagine della nostra rivista, che poi potrà essere utilizzata met- tendola a confronto con i program- mi - o i fatti - che fanno riferimento a l’uno o l’altro schieramento o in- dividuo politico, sia a livello nazio- nale sia locale. Possiamo conside- rarla un elenco che costituisca un minimo comune denominatore, una punto di partenza imprescindibile. Particelle elementari - che non possono essere ulteriormente scomposte e divise - di un confron- to che possa poi aiutare a sceglie- re, e una volta votato, a verificare. È un lista certamente non esausti- va, ed ogni punto è naturalmente e intimamente legato agli altri. For- se, le possiamo addirittura chiama- re “pretese”. Alla fine, ciascuno farà le sue scelte. Una siffatta “griglia” non può che partire dal lavoro (né più né meno come fa la Costituzione), e dalla sua tutela. La crisi si è abbattuta sui lavoratori e sulle loro famiglie, col- pendo non solo il reddito ma anche la dignità e le basi per un futuro più sereno. Le politiche “di merca- to” e la precarietà, non hanno fun- zionato. Chi ancora se ne fa ban- diera, non avrà il nostro appoggio. Lo avrà invece chi vorrà sperimen- tare pratiche di redistribuzione del reddito, a partire dalla tassazione delle rendite e delle transazioni finanziarie, passando per la lotta all’evasione fiscale, fino all’istituzio- ne di un reddito minimo garantito. Lo avrà chi sosterrà le pratiche mi- gliori di mutualismo, di cooperazio- ne, di credito e finanza etica. La seconda pretesa è che i candida- ti a essere decisori politici e istitu- zionali non facciamo più finta di niente di fronte alla necessaria (non semplicemente auspicabile) con- versione ecologica dell’economia e della società. A discendere da que- sto principio, daremo fiducia a chi blocca la cementificazione, a chi tutela il paesaggio, a chi vede nel territorio la vera ricchezza, sia essa sotto forma di poten- ( Segue a pag. 8 ) cancro paga l’IMU

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2013 Voltana On Line www.voltanaonline.it

«Ma che razza di regole sono?».

Quando Silvio Garattini ha letto della

Città della Speranza costretta a pa-

gare 89.400 euro di IMU tolti agli

studi sulle leucemie infantili, non ha

potuto trattenere un moccolo di

sconforto: il «suo» Istituto Mario Ne-

gri, baluardo della guerra al cancro,

di euro ne ha dovuti versare 360 mi-

la. Allo stesso Stato che non gli resti-

tuisce 10 milioni di Iva. C'è poi da

stupirsi se siamo trentaseiesimi al

mondo nella ricerca scientifica ?

Dal sito www.corriere.it

Una Biblioteca Sociale di Gianni Bartolotti

Ci scusiamo con coloro che si

aspettano un articolo sulla nostra

biblioteca.

Per questa volta e per questo in-

serto abbiamo scelto di presentare

un libro, che presto sarà disponibi-le anche tra gli scaffali della sede

voltanese.

Il saggio, dal titolo “Caro sindaco

parliamo di biblioteche”, è stato

scritto da un’esperta di bibliote-

che: Antonella Agnoli, ed è edito

da “Editrice Bibliografica” di Mila-

no (prima edizione novembre

2011).

Il testo analizza e auspica un nuo-

vo tipo di biblioteca in continua

evoluzione;

ma, prima di proseguire con la pre-

sentazione dei contenuti, vi chie-

diamo di seguirci in una piccola digressione che, partendo dalla

nostra esperienza personale, ci au-

guriamo dia in qualche modo anche

a noi della biblioteca

di Voltana, il tempo, il

contributo o almeno

l’illusione di far parte

dei progetti di Antonel-

la Agnoli, che hanno la

straordinaria capacità di individuare e cerca-

re di risolvere i proble-

mi inerenti le nuove

esigenze sociali e cul-

turali legate alle biblio-

teche.

Quindi, per quanto ci

riguarda, ci sofferme-

remo per un attimo su utenti soprat-

tutto giovani e giovanissimi che,

dopo una parentesi estiva, stanno

rianimando la biblioteca durante le

tre ore di apertura giornaliera, con

una media di trenta / trentacinque presenze, provenienti non solo dal-

la circoscrizione e dai ( Segue a pag. 2 )

La ricerca contro il

Fare riviste, interpretare i tempi, è fare politica di Pietro Raitano Non abbiamo ricette (né le po-

tremmo fornire), tantomeno abbia-

mo indicazioni di voto (o di non

voto) da suggerire (né sarebbe tra

i nostri compiti).

La confusione, l’incertezza -e un

non trascurabile livello di sfiducia

e astio piuttosto giustificato- carat-terizzano questi tempi. Data la qua-

si necessità di procedere per

esclusione, quel che possiamo fare

è immaginare una lista -una sorta

di decalogo- di temi e posizioni

che nel corso di tutti questi anni

abbiamo avuto modo di intercetta-

re dalle pagine della nostra rivista,

che poi potrà essere utilizzata met-

tendola a confronto con i program-mi - o i fatti - che fanno riferimento

a l’uno o l’altro schieramento o in-

dividuo politico, sia a livello nazio-

nale sia locale. Possiamo conside-

rarla un elenco che costituisca un

minimo comune denominatore, una

punto di partenza imprescindibile.

Particelle elementari - che non

possono essere ulteriormente

scomposte e divise - di un confron-

to che possa poi aiutare a sceglie-re, e una volta votato, a verificare.

È un lista certamente non esausti-

va, ed ogni punto è naturalmente e

intimamente legato agli altri. For-

se, le possiamo addirittura chiama-

re “pretese”. Alla fine, ciascuno

farà le sue scelte.

Una siffatta “griglia” non può che

partire dal lavoro (né più né meno

come fa la Costituzione), e dalla

sua tutela. La crisi si è abbattuta sui

lavoratori e sulle loro famiglie, col-

pendo non solo il reddito ma anche

la dignità e le basi per un futuro

più sereno. Le politiche “di merca-

to” e la precarietà, non hanno fun-

zionato. Chi ancora se ne fa ban-

diera, non avrà il nostro appoggio.

Lo avrà invece chi vorrà sperimen-

tare pratiche di redistribuzione del

reddito, a partire dalla tassazione

delle rendite e delle transazioni

finanziarie, passando per la lotta all’evasione fiscale, fino all’istituzio-

ne di un reddito minimo garantito.

Lo avrà chi sosterrà le pratiche mi-

gliori di mutualismo, di cooperazio-

ne, di credito e finanza etica.

La seconda pretesa è che i candida-

ti a essere decisori politici e istitu-

zionali non facciamo più finta di

niente di fronte alla necessaria (non

semplicemente auspicabile) con-versione ecologica dell’economia e

della società. A discendere da que-

sto principio, daremo fiducia a chi

blocca la cementificazione, a chi

tutela il paesaggio, a chi vede nel

territorio la vera ricchezza, sia essa

sotto forma di poten- ( Segue a pag. 8 )

cancro paga l’IMU

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Una Biblioteca Sociale di Gianni Bartolotti vestimento per il futuro e pone le

basi per un piccolo mondo ideale,

coltivato in una struttura architetto-

nica adeguata, la quale deve la-

sciar spazio a momenti di ritrovo,

dove i frequentatori possono muo-versi a proprio agio tra libri, com-

puter, ludoteche, musica, punti di

ristoro e giardini: un luogo di dialo-

go e apprendimento dove nulla è

costrizione.

Neppure la lettura.

Pescando tra le righe vi proponia-

mo qui di seguito un assaggio di

alcune frasi e concetti chiave illu-

strati dalla studiosa che, secondo

noi, possono dare spunto a una in-

teressante riflessione sul tema del-

la cultura e della “Biblioteca Socia-

le”:

- Biblioteche di pubblica lettura e

biblioteche di conservazione sono

servizi diversi.

- La “biblioteca” all’estero (…) è

quasi sempre un edificio con poltro-

ne e divani, giardini o terrazze, una

caffetteria piacevole, molto spazio

per i bambini, luoghi di incontro

(…) magari con corsi di scacchi o di

ikebana.

- Le biblioteche americane sono un

luogo di socializzazione dove si

mangia, ci si fa aiutare dai compa-

gni (…). Sono delle vere “piazze del

sapere”.

- La biblioteca può agire come nes-

sun’altra istituzione per combattere i

pregiudizi facendo incontrare le

persone in un luogo neutrale e ben

regolato.

- Le persone con la stessa opinione

parlano solo

con se stes-

se. La bi-

blioteca (…)

p e r m e t t e

relazioni con

persone che

normalmen-

te non si

incontrereb-

bero, o con

cui si ver-

rebbe a

c o n f r o n t o

solo in con-

testi conflit-

tuali.

- Offrire in-

comuni vicini ma,

sempre più spesso, da tutto il mon-

do.

E qui, per esempio, accenneremo

altrettanto brevemente ai recenti

corsi di fotografia realizzati in colla-

borazione con gli insegnanti delle

scuole medie e elementari: incontri

che hanno mutato l’esperienza di-

dattica in un sorprendente interes-

se verso l’immagine, il disegno e

la grafica editoriale e che, di pome-riggio, lo stesso desiderio di cono-

scere e imparare trasferisce gran

parte degli allievi voltanesi nei lo-

cali del centro sociale, per conti-

nuare lo studio, la ricerca e le spe-

rimentazioni scolastiche. Ogni gior-

no, la semplice e libera scelta di

stare un po’ assieme si trasforma

nell’arte di convivere in un luogo di

incontro neutrale, in cui la possibi-

lità di conoscersi diviene un labora-

torio di interscambio culturale, do-

ve l’esercizio alla tolleranza, all’a-

micizia e al rispetto delle regole è il

più valido modello sociale da con-

trapporre all’attuale impoverimen-

to culturale di una parte di società

che rischia di subire gli eventi, in-

vece di essere una protagonista

attenta e informata.

Ora torniamo a occuparci dei ca-

pitoli che, in sintesi, prendono in

esame due modelli di biblioteca:

quella di conservazione, dove il

fulcro dell’attenzione si muove so-

prattutto attorno al libro, e la biblio-

teca sociale, che dovrebbe indivi-

duare nell’utente il punto di mag-gior interesse.

Secondo l’autrice, l’impegno pro-

fuso per realizzare una corretta

“biblioteca sociale” diventa un in-

ternet gratuitamente è (…) un servi-

zio prezioso, un’azione concreta per

combattere l’esclusione sociale.

- Per molti cittadini che vivono in

povertà la biblioteca può essere

un’ancora di salvezza: La biblioteca

è gratuita, neutrale, accogliente e

spesso è l’unico luogo dove ci si può

rivolgere per consultare offerte di

lavoro, mandare curriculum, chiede-

re informazioni importanti per la vita

quotidiana.

- Il caffè è la piazza centrale della

biblioteca.

- Internet gratuito e senza limiti atti-

ra i giovani in biblioteca.

- Bolzano, Biblioteca Universitaria.

Se qualcuno fa rumore si può ricor-

rere ai tappi!

- La seconda attività a cui le biblio-

teche potrebbero dedicarsi è lo

sfruttamento dell’edificio come sede

per (…) compleanni, feste (…) o per

una degustazione di vini locali.

- La biblioteca sociale è un centro

di servizi a disposizione dei cittadini

e deve dar loro molte ragioni per

venirci.

- Il concetto di “attività culturali” è

superato: in futuro la biblioteca avrà

successo se saprà dare accoglienza,

sostegno, attenzione.

- Tutti devono sentirsi a casa entran-

do in biblioteca.

- Il problema non è se i cittadini fre-

quentino o no la biblioteca:

l’essenziale è che essi devono avere

l’opportunità di andarci.

- Occorre promuovere l’uso dei vo-

lontari. Il bibliotecario del futuro

dovrà avere soprattutto capacità di

relazione e (…) essere pronto a met-

tersi al servizio dell’utente.

- La biblioteca è un’ancora di sal-

vezza per i ceti più deboli, i giovani,

i bambini.

- La biblioteca è un servizio di base,

trasversale, che offre qualcosa a tut-

te le categorie di cittadini.

Ci fa piacere che, almeno in par-

te, i concetti proposti dall’autrice

del volume non siano troppo lonta-

ni dalla lungimiranza dei volontari

e dei soci di Ca’ Vecchia, che, già nel lontano 1999, si erano battuti

per avere una biblioteca fuori dai

modelli costituiti, inserita al centro

della nostra comunità e in un conte-

sto sociale, culturale e ( Segue a pag. 3 )

( Segue da pag. 1 )

Page 3: Voltana On Line n.1-2013

Pagina 3 www.voltanaonline.it n. 1 - 2013

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Quando la Polizia locale l’ha multato di tremila euro per «attività di com-

mercio su area pubblica senza autorizzazione» tra i tassisti di Linate c’è sta-

ta una mezza insurrezione, con intervento di pattuglie (nove secondo loro,

«massimo due» per la Locale) e un graduato. Perché Renato M. anzi «René»,

che da un anno e mezzo campa vendendo loro forbici, lampadine, pile e

altra minuteria (la merce sta in una valigetta, il sequestro ammonta a un

tavolino e un coltello da tavola), lo considerano del gruppo. «Lavoro solo

con i taxi», conferma lui, 53 anni. Fino a due anni fa, «avevo una vita norma-

lissima». Imprenditore tessile, casa a Brugherio, con la sua compagna. Lei è

morta, i negozi — due, a Milano e Saronno — se li è mangiati la crisi. Ha

passato la linea il giorno in cui voleva un caffè al bar e s’è accorto di avere

solo 50 centesimi. «Il dormitorio del Comune? L’ho guardato da lontano.

Non fa per me». Dorme nei bar, un sonno spezzato tra quelli che chiudono

tardi e quelli che aprono presto. Nel weekend, quando ha abbastanza soldi,

va in un albergo da 40 euro. Ci tiene a essere in ordine, René. «Alla digni-

tà», al «lavoro» che s’è inventato dopo aver venduto a un tassista un carica-

batterie da auto trovato per terra, quel giorno che il caffè dovette prender-

lo alle macchinette di viale Certosa. Ha girato i loro posteggi, un anno e

mezzo fa si è fermato a Linate, nel parcheggio frequentato solo da tassisti

senza passeggero. «Praticamente è un nostro stipendiato», sintetizza Gian-

carlo detto «Cippa». Una colletta per mandarlo in albergo sotto Natale

quando stava male, per regalargli un giaccone; la cena della Vigilia a casa

di Michele, «è andato alla messa di mezzanotte con mia sorella». René era

alla cena dei tassisti il 18 dicembre. Il 19 ha compiuto gli anni, il 20 l’hanno

multato.

Articolo di Giulia Bonezzi su dal sito http://qn.quotidiano.net

Dura lex. Forte con i deboli, pavida con i forti.

conviviale all’avan-

guardia per quei tempi (la bibliote-

ca di Voltana è stata posta all’inter-

no di un centro sociale immerso nel

verde, in cui essa diventa parte in-

tegrante del bar e delle sale in cui si svolgono giochi, feste, incontri

culturali e serate gastronomiche).

Dopo l’analisi delle pagine di An-

tonella Agnoli possiamo quindi af-

fermare che la nostra struttura ha

tutte le caratteristiche per essere definita una BIBLIOTECA SOCIALE:

una distinzione che, soprattutto in

un’epoca storica in continua evolu-

zione, ci può aprire progettualità

nuove riferite in particolare a colo-

ro che hanno più necessità di sen-

tirsi veri fruitori del servizio. Tutta-

via, a nostro parere, occorre osser-

vare che i due tipi di biblioteca

presi in esame non sono modelli contrapposti ma, in un mondo or-

mai globalizzato, le prime possono

rappresentare un momento prope-

deutico che favorisce l'interesse

verso lo studio, la tolleranza e la

ricerca, poiché queste moderne

istituzioni hanno la funzione di apri-

re le porte a un livello superiore di

f o r m a z i o n e , m e n t r e l e

“BIBLIOTECHE DI CONSERVAZIO-NE” offrono inve-

ce un forte im-

pulso verso un

più metodico

approfondimento

culturale.

È importante

affermare che

moltissimo di ciò

che ci è stato possibile realiz-

zare negli ultimi

quattro anni lo

dobbiamo alla

professionalità

della biblioteca

Trisi, al suo Direttore e in particola-

re all’impegno della Coordinatrice

che settimanalmente tiene i contatti

con le volontarie e con i collabora-

tori del centro: oltre all'allestimento

di mostre, “open day” e presenta-zioni di libri realizzate con l'aiuto

delle bibliotecarie di Lugo, non di-

mentichiamo le preziose iniziative

della sala ragazzi, che programma

periodici incontri e letture animate

inserite nell'ambito del progetto

nazionale “nati per leggere”,

Intanto vi ricordiamo che, nel caso

in cui siate interessati alla formazio-

ne culturale e sociale dei nostri ra-

gazzi e a un’immagine di biblioteca

calata nella realtà, potete acquistare

o richiedere a prestito la pubblica-

zione. Vi assicuriamo che sfogliare

le pagine dell’opera sarà una bella

sorpresa. Bella quanto lo è stata per

noi.

Oppure venite a trovarci nella Bi-

blioteca Sociale di Ca’ Vecchia

e sarà come leggere l'intero volume

in un solo pomeriggio.

L’abbiamo già detto? Il libro si

intitola: “Caro sindaco parliamo di

biblioteche”

Gianni Bartolotti

Una Biblioteca Sociale di Gianni Bartolotti

( Segue da pag. 2 )

Page 4: Voltana On Line n.1-2013

Pagina 4 www.voltanaonline.it n. 1 - 2013

I nostri veri padroni sono i “mercati”. Hanno un nome e cognome di Alessio Mannino

Ce lo chiedono i mercati. Bisogna

rassicurare i mercati. Come reagiran-

no i mercati. Prima era la crescita

economica, da qualche anno a questa

parte l’impostura si è tolta la masche-

ra: è la finanza internazionale a detta-

re i compiti alla politica. Chi diavolo

siano i mercati, però, è una questione

lasciata regolarmente sul vago.

Tanto per cominciare, bisogna aver

chiara la sproporzione apocalittica fra

l’ammontare di ricchezza reale, pro-

dotta con l’agricoltura, l’industria, i

servizi, cioè mediante il lavoro, e il

quantitativo generato dalle transazio-

ni finanziarie. Prendendo come misu-

ra di riferimento il valore (fallace ma

comunemente accettato) del Prodotto

Interno Lordo, quello del mondo inte-

ro nel 2010 è stato di 74 mila miliardi

di dollari, mentre il Pil della finanza è

stato di 611 mila miliardi: otto volte

superiore.

Un’abnorme massa di denaro che

gira vorticosamente da un angolo

all’altro del pianeta, virtuale perché

creata a prescindere dall’economia

produttiva. Manovrata da potenze

finanziarie di gran lunga più forti di

qualunque Stato che hanno un nome e

cognome.

Secondo il Dipartimento del Tesoro

americano, sono cinque Sim (Società

di Intermediazione Mobiliare e divi-

sioni bancarie), cioè JP Morgan, Bank

of America, Citybank, Goldman Sa-

chs, Hsbc Usa, e cinque istituti di cre-

dito, ovvero Deutsche Bank, Ubs, Cre-

dit Suisse, Citycorp-Merrill Linch,

Bnp-Parisbas. Nel 2011 queste dieci

banche hanno conquistato il 90% del

totale dei titoli derivati, che ancor

oggi costituiscono la fetta più grossa

dell’intero mercato della finanza glo-

bale. Per venire all’Italia, il debito

pubblico è posseduto all’87% da

banche più assicurazioni, formando

insieme il gruppo dei cosiddetti inve-

stitori istituzionali, più noti come spe-

culatori. Per l’esattezza, ad essere in

mano estera è il 60% dei titoli italiani.

Scrive l’economista Fumagalli: «i

mercati finanziari non sono qualcosa

di etereo e neutrale, ma sono espres-

sione di una precisa gerarchia: lungi

dall’essere concorrenziali… essi si

confermano come fortemente con-

centrati e oligopolistici: una pirami-

de, che vede, al vertice, pochi opera-

tori finanziari in grado di controllare

oltre il 70% dei flussi finanziari globa-

li e, alla base, una miriade di piccoli

risparmiatori che svolgono una fun-

zione meramente passiva».

Lassù, nell’empireo della razza elet-

ta, un club di professionisti della spe-

culazione gestisce il mondo con l’uni-

co fine di moltiplicare i propri profitti,

e qua giù il risparmio, i soldi delle

famiglie, li segue come un gregge di

buoi.

In quali modi specifici, nessuno sa-

prebbe dirlo. «Chi sta dietro la mag-

gioranza degli hedge fund e dei pri-

vate equity? Che bilanci hanno? Zero

notizie. E i fondi sovrani? Muovono

migliaia di miliardi, ma solo quello

norvegese dice come. I derivati, un

multiplo del Pil mondiale, restano un

mistero gaudioso, officiato da banche

ombra controllate dall'oligopolio

bancario americano più Deutsche

Bank» (Massimo Mucchetti, Corriere

della Sera, “Il sistema Tyson e le de-

mocrazie”, 11 settembre 2011). Fede-

rico Rampini, in un articolo rimasto

famoso (“Wall Street, le cene del

‘club dei derivati’. Così i banchieri

decidono la speculazione”, La Repub-

blica, 13 dicembre 2010), ne parla

come di «una vera e propria "cupola"

di grandi banchieri»: questa volta

sono nove rappresentanti di altrettan-

te banche, l’élite della prima Borsa

del mondo, che controllano in modo

esclusivo il commercio dei titoli

“tossici”, i derivati, in gergo CDS

(Credit Default Swaps). Sono in buona

parte gli stessi che abbiamo già elen-

cato: Goldman Sachs, Morgan Stan-

ley, JP Morgan, Citigroup, Bank of

America, Deutsche Bank, Barclays,

Ubs, Credit Suisse. Secondo il New

York Times, ogni terzo mercoledì del

mese questi signori si incontrano a

Manhattan per concordare le mosse e

dirigere dall’alto, e in segreto, il mer-

cato dei junk bonds, la spazzatura

finanziaria. La fonte è, anche qui, uffi-

ciale: un’inchiesta della Commodity

Futures Trading Commission, organo

di vigilanza federale degli Stati Uniti

Uno studio dell’Istituto Svizzero di

Tecnologia pubblicato sulla rivista

scientifica New Scientist ha scoperto

che mettendo ai raggi X il groviglio

di partecipazioni incrociate nella

proprietà di tutte le 43.060 multina-

zionali presenti al mondo (su un da-

tabase di 37 milioni di società, l’Or-

bis, risalente al 2007), è possibile

enucleare un gruppo privilegiato di

1.318 investitori che detiene il 60%

dell’economia reale mondiale, mobi-

liare e manifatturiera. Districandosi

nei meandri degli assetti proprietari,

i ricercatori hanno individuato un

gruppo ancora più ristretto di nomi

ancora più legati fra loro. In breve, il

risultato finale vede 147 soggetti

controllare il 40% della ricchezza

industriale del pianeta. Meno

dell’1% è a capo dell’intero intrec-

cio. È composto per la maggior par-

te, guarda caso, da banche e fondi

d’investimento. Gli stessi di sempre:

Barclays, JP Morgan Chase, Ubs,

Merryl Lynch, Deutsche Bank, Credit

Suisse, Goldman Sachs, Bank of Ame-

rica, Unicredit, Bnp Paribas. I nodi

che tengono avvinte questa super-

entità in una specie di consiglio su-

premo della finanza non deve far

pensare a un vertice che decide e

procede all’unisono. Gli autori della

ricerca ipotizzano con ogni verosimi-

glianza che un tale numero, 147, è

ancora troppo elevato per conclude-

re che sia operante una collusione

scientifica. Non è dimostrabile, in-

somma, che agiscano di concerto,

ingegnando complotti in sistematica

concordia. È certamente più proba-

bile che si considerino portatori di

interessi comuni e facciano cartello

quando risulti utile per aumentare i

profitti o ci si debba difendere da

tentativi di attaccarne la posizione di

dominio (eventuali colpi di coda del-

la politica o di qualche popolazione

recalcitrante a farsi colonizzare), ma

per il resto è realistico immaginare

che si sfidino sul mercato. «La realtà

è talmente complessa che dobbiamo

rifuggire i dogmi, sia che si tratti di

teorie cospirazioniste o di libero

mercato», ha affermato uno degli

scienziati, James Glattfelder. «La no-

stra analisi è basata sulla realtà».

L’anonima sequestri finanziaria,

come si vede, non è per niente ano-

nima.

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Pagina 5 www.voltanaonline.it n. 1 - 2013

Istat, triplicato in dieci anni il numero dei laureati che lasciano l'Italia

Negli ultimi 10 anni, dal 2002 al

2011 è quasi triplicato in numero

dei giovani laureati italiani che ha

lasciato il Paese verso mete più ap-

petibili, mentre è diminuita l'emi-

grazione italiana classica, quella

fatta di lavoratori con appena la li-

cenza media. Le principali mete dei

"cervelli" italiani sono la Germania, Svizzera, Regno Unito e Francia, che

ne "assorbono" il 44%. Fuori Euro-

pa, i giovani sono attirati da Stati

Uniti e Brasile.

Secondo il rapporto Istat

"Migrazioni internazionali e interne

della popolazione residente", il nu-mero degli emigranti italiani con 25

anni e più oscilla nell'ultimo decen-

nio tra 29 e 39 mila unità. Ma l'Istitu-

to di statistica ha rilevato come si

"sia modificata la distribuzione dei

flussi in uscita rispetto al titolo di

studio posseduto: la quota di lau-

reati passa dall'11,9% del 2002 al

27,6% del 2011, mentre la quota di

emigrati con titolo fino alla licenza

media passa dal 51% al 37,9%".

Nello stesso periodo, il numero di

italiani che si è iscritto dall'estero è diminuito da oltre 35 mila a 22 mila

unità. Anche per gli iscritti risulta in

aumento la quota dei laureati, dal

13,7% al 25,9%, mentre diminuisce

quella di coloro in possesso di tito-

lo fino alla licenza media, dal

66,7% al 48 %.

Nel 2011 il saldo migratorio risul-

ta negativo sia per gli individui in

possesso di titolo di studio fino alla

licenza media (-5 mila 200) sia per i

diplomati (-6 mila 300) e sia infine

per i laureati: sono infatti 10 mila

600 i laureati che lasciano il Paese

e circa 5 mila 800 quelli che vi rien-

trano Le principali mete di destina-

zione sono la Germania, la Svizze-

ra, il Regno Unito e la Francia che,

messe insieme, assorbono il 44%

degli emigrati di 25 anni e più. Al di

fuori dell'Europa ci si reca soprat-

tutto negli Stati Uniti e in Brasile. Se

si considerano i soli cittadini laurea-ti la graduatoria dei Paesi di desti-

nazione si modifica e vede al primo

posto, in valore assoluto, il Regno

Unito che accoglie l'11,9% degli

emigrati laureati, seguito da Svizze-

ra (11,8%), Germania (11%) e Fran-

cia (9,5%) .

Sul fronte dei rientri in patria,

Germania e Svizzera sono i princi-

pali Paesi di provenienza. Dall’ana-

lisi del profilo dei laureati emerge

che dopo la Germania (12,8% dei

ritorni) si collocano il Regno Unito

(11%), gli Stati Uniti (9,6%) e la

Francia (7,6%).

Dal quotidiano La Repubblica del 28

dicembre 2012

Il peso dell'F35: costo spaventoso e più vulnerabile dei vecchi caccia !

sostituire. Il tutto alla modica cifra di

centinaia di miliardi di dollari.

Ma il ritardo nei test (stimato in

meno 20% rispetto a quanto previ-

sto) potrebbe comportare intoppi e perdita di capacità anche nella pro-

duzione industriale a breve termine,

rallentando ulteriormente l'arrivo

degli aerei in versione definitiva e

costringendo quindi i partner (tra

cui l'Italia) a ulteriori costio per cer-

care di "tappare i buchi" nel perio-

do in cui si pensava di avere già a

disposizione gli F-35.

E mentre i funzionari della nostra

Difesa continuano a spergiurare,

anche in occasioni ufficiali, sulla

bontà del progetto dipingendolo

con toni che nemmeno negli USA

sono ormai più ammessi (perché

almeno negli Stati Uniti i controlli

sono seri e precisi, e si ha una vera

consapevolezza della situazione) la

Tuchia - seguendo l'esempio cana-

dese - ha deciso di sospendere il proprio acquisti di primi due aerei,

pianificato ad inizio 2012. Il motivo?

Il caccia Joint Strike Fighter non è

ancora "al livello desiderato". Men-

tre per noi tutto va bene, e il contri-

buente continua a staccare assegni.

di Francesco Vignarca pubblicato sul

n.145 della rivista Altreconomia

Comprereste una macchina, per di

più costosa, che ha realizzato solo il

34% dei test programmati? Proba-

bilmente no! e invece il nostro Mi-

nistero della Difesa vuole continua-

re nell'acquisto dei cacciabombar-

dieri F-35 Joint Strike Fighter per

svariati miliardi nonostante i pro-

blemi (che affliggono il programma

da diverso tempo) siano sempre

più evidenti. E certificati dallo

stesso Pentagono che, in un docu-mento ufficiale di revisione dei

programmi di armamento in corso,

ha sottolineato come nel 2012 ci sia

stato un "progresso limitato" nel

risolvere le situazioni più delicate.

Eppure non solo il programma con-

tinua, sfondando il tetto dei 400

miliardi di dollari complessivi di

costo con una crescita del 70%

rispetto alle previsioni iniziali,

ma si stanno già realizzando i veli-

voli del sesto e settimo lotto degli

undici previsti per lo sviluppo pri-

ma della produzione standard.

Qualcosa che non potrebbe di cer-

to succedere per una qualsiasi au-

tomobile, come dicevamo all'ini-

zio... e che riguarda invece i lotti

comprendenti i primi aerei ita-

liani, due dei quali sono già acqui-stati praticamente per intero men-

tre per gli altri è partita la produ-

zione dei primi elementi.

Il report dell'ufficio di valutazione

del Dipartimento della Difesa USA

(uno dei due momenti di screening

sul programma insieme ai rapporti

del GAO) è davvero impietoso nei

confronti del caccia sviluppato dal-

la Lockheed Martin. Le tre versioni

dell'aereo hanno già ora raggiunto

il peso massimo consentito per

poter volare (la gravità non si può

spegnere a piacimento...) ma gli

sviluppatori sanno bene che i test

che si stanno ancora eseguendo

costringeranno all'aggiunta di altro

peso (per protezioni, per nuovi

componenti, per le armi del caccia)

e stanno quindi cercando dispera-

tamente di tagliare dove possibile

componenti da pesi anche minimi.

Con delle conseguenze davvero

paradossali: due delle modifiche

introdotte per alleggerirlo di solo

pochi kilogrammi (il cambio di

qualche fusibile) lo potrebbero

rendere il 25% più vulnerabile e

addirittura provocarne l'esplo-

sione a mezz'aria. Una situazione già di per se preoccupante e anco-

ra più grottesca se si pensa che in

tal caso il nuovissimo e fiammante

caccia F-35 sarebbe anche più vul-

nerabile degli aerei che - secondo

le intenzioni - dovrebbe andare a

Page 6: Voltana On Line n.1-2013

Pagina 6 www.voltanaonline.it n. 1 - 2013

L’immagine a sinistra è tratta dal sito

www.fermareildeclino.it

e segnalata da Mario

Beppe Grillo pensiero. I Sindacati dal sito www.beppegrillo.it del 21 01 2013

Le aziende, le fabbriche devono

appartenere in parte a chi ci lavora.

Non è utopia. È già successo e suc-

cede. Chi viene assunto deve poter

diventare azionista, con una piccola

quota data dalla società.

Alessandro Di Battista ci racconta

oggi una storia a lieto fine, una bella storia di diritti e di lavoro.

Le aziende devono appartenere a

chi lavora: un esempio dall'Argentina

"Luigi Zanon, un imprenditore ita-

liano, aprì una fabbrica di ceramica

a Neuquén, in Patagonia, nel 1979.

Era un uomo noto in Argentina, la

sua famiglia aveva messo su a Reco-

leta, a quattro passi dal cimitero do-

ve riposa Evita, il parco dei diverti-

menti più grande del continente […]

[…] Non ho raccolto questa storia

perché penso che le proposte che ci

arrivano dal Latino America vadano

applicate tout court anche in Euro-

pa. Ognuno ha i propri tempi, il pro-

prio percorso e le proprie peculiari-

tà. Tuttavia la vittoria degli operai

della Zanon (nel 2009 il governo di

Neuquén gli diede ragione e firmò

un documento rivoluzionario che

sanciva l'espropriazione della fab-

brica al vecchio Zanon e la conse-

gna alla cooperativa FASINPAT) di-

mostra quanto sia necessario mette-

re in discussione il pensiero domi-

nante, quello che continua a ripeter-

ci che l'unico modo per affrontare la

crisi sia tagliare lo Stato sociale, che

una fabbrica non può essere gestita

dagli operai e che per fare politica

occorra essere dei professionisti. Io

non ci credo più al pensiero domi-

nante. Non li ascolto più i fatalisti

che mi spiegano che un progetto

non può essere realizzato perché

nessuno ci è mai riuscito e che cam-

biare il mondo è un'illusione. Gli

operai della Zanon ce l'hanno fatta,

sono i padroni di una grande fabbri-

ca, sono gli artefici del loro destino.

È stata dura, come scalare una mon-

tagna, ma se ci pensate bene per

farlo basta mettere un piede dopo

l'altro." Alessandro Di Battista – auto-

re di “SICARI A CINQUE EURO” li-

bro/inchiesta sulle origini della cri-

minalità in America Latina.

La triplice sindacale è responsa-bile esattamente come i partiti della

situazione economica attuale. Dirlo

fa scandalo? Affermare che i mag-

giori sindacati sono allineati ai

partiti di riferimento è come grida-re "il re è nudo": lo sanno tutti tran-

ne Gargamella Bersani. I sindacati

minori e la Fiom hanno cercato co-

me hanno potuto, sbertucciati,

emarginati dai tavoli di discussione,

di rappresentare i diritti dei lavora-

tori che oggi di diritti non ne hanno

più. Sono gli unici che si possono

salvare. Si può sussurrare che se la

difesa dei lavoratori era l'obiettivo

della triplice, allora la triplice ha

clamorosamente fallito? Oggi

rappresenta solo un baraccone, un interlocutore privilegiato dei go-

verni che hanno massacrato la di-

gnità, la sicurezza, i diritti sociali, la

salute acquisiti a caro prezzo da

lotte che sono durate decenni.

La vignetta di GIANNELLI - Dal Corriere della Sera di Sabato 5 gennaio 2013

Page 7: Voltana On Line n.1-2013

Pagina 7 www.voltanaonline.it n. 1 - 2013

Napoleone Bonaparte: “E se doma-

ni mi proponessi si distruggere la

Chiesa ?”

Il cardinale Ercole Consalvi rispo-

se: “ Maestà, fareste una fatica inutile.

Non siamo riusciti noi preti, noi

cristiani, con le nostre debolezze,

con le nostre infedeltà, a distruggere

la Chiesa ! E vorreste riuscirci voi ?”

La formula per uscire dalla crisi è:

“Rigore, austerità, giustizia sociale”.

Ma non può funzionare se indica la

sequenza temporale degli interven-

ti. O tutti e tre simultaneamente op-

pure occorre iniziare subito dalla

equità sociale !

Con che cosa si può distruggere

l’uomo ?

Con la politica senza principi.

Con la ricchezza senza lavoro.

Con l’intelligenza senza sapienza.

Con gli affari senza morale.

Con la scienza senza umanità.

Con la religione senza fede.

Con l’amore senza il sacrificio di sé.

Gandhi

Quei Cento Euro di Giuseppe Coppedè. Pubblicato nel sito http://movimentodiazionepopolare.blogspot.it

rafforza la convinzione che la Bocco-

ni sia il più grande cretinificio d’Ita-

lia. Da chiudere per decreto non

appena il buon senso tornerà al go-

verno.

Allora la storiella è questa. Forse

non sarà nuova né originale. Ma

arguta e piacevole, anche perché

ascoltata in una sala d’attesa di un

medico, raccontata da una persona

normale che ha acceso un interes-

sante dibattito. In fondo anche que-

sto significa fare politica. Ma prima

ve la racconto.

"Avendo programmato da tempo

una breve vacanza, una coppia ita-

liana con limitate disponibilità eco-

nomiche, ripiega su un soggiorno

nell’isola greca di Lefkada, dove

stante la crisi economica ci sono

buone offerte a basso prezzo. Rag-

giunta l’isola la coppia si presenta in

una pensioncina e chiede informa-

zioni su prezzo e sistemazione. Il

portiere conferma la tariffa. Abbor-

dabile; 100 euri a settimana per ca-

mera doppia e colazione, poi per

quello che riguarda la sistemazione

lascia ampia libertà di scelta ai

clienti in quanto tutte e sette le ca-

mere sono sfitte.

Il prezzo sembra ottimo e il turista

mette i 100 euro sul bancone, arraffa

le chiavi delle sette camere e va a

fare una perlustrazione. Con tutta

calma dice il portiere, intanto lui si

deve assentare per una commissio-

ne, con tutta calma ripete.

Appena gli italiani salgono al pia-

no superiore, arraffa i soldi e corre

dal macellaio dirimpettaio a saldare

un debito di 100 euro per la fornitu-

ra di carne. Il macellaio ringrazia, fa

salti di gioia e corre dall’allevatore a

pagare il debito di 100 euro per

quei vitelloni già macellati. L’alleva-

tore si sente sollevato di un gran

peso perché con quei 100 euro può

saldare il debito che aveva con il

contadino per la fornitura del fieno.

La qual cosa tranquillizza il contadi-

no che può così saldare il debito di

100 euro che aveva con la prostituta

del paese per le sue prestazioni pro-

fessionali, di cui in più di una occa-

sione aveva usufruito. La quale a sua

volta può regolarizzare le pendenze

economiche con il proprietario della

pensione che gli metteva a disposi-

zione la camera per i suoi “incontri”.

Nel frattempo i turisti italiani scen-

dono, consegnano le chiavi dicendo

che tutto sommato si è vero il prezzo

è buono ma non hanno trovato la

camera di loro gradimento. Ringra-

ziano, riprendono il loro biglietto da

100 euro ancora sul bancone e se ne

vanno. "

E così in questo vertiginoso giro

di partite i 100 euro hanno saldato

un gran numero di debiti.

La morale che è emersa dai com-

menti si può sintetizzare nei se-

guenti punti: innanzi tutto il debito

è quello relativo alla sola fornitura

di prestazioni e di beni reali, gli

artifici contabili sono soltanto fuffa,

roba da usurai e quindi da rigetta-

re. È emerso poi che il vero pro-

blema non è il debito, bensì la mo-

neta. E quindi la sua proprietà, la

capacità di farla circolare, il fatto

che non sia gravata da usura.

Si è vero, la storiella ed il dibatti-

to scaturito forse non avranno un

gran fondamento scientifico. Eppu-

re quei commenti ascoltati sono più

vicini alla realtà delle cose che non

le ampollose argomentazioni dei

tecnici che ci hanno governato in

questo ultimo anno. Ma in fondo

dopo averli conosciuti da vicino si

Commento. Margrit Kennedy, l’eco-nomista tedesca nota per essere la promotrice delle monete locali, è solita raccontare una storiella assai simile alla precedente. Ed è questa: Una donna va in un hotel e tira fuori un biglietto da 100 euro per preno-tare una camera per la notte. Con quella banconota l’albergatore paga il panettiere, la cui moglie esce e va a comprarsi un vestito, il sarto porta la macchina a riparare, e il meccani-co, sempre con la stessa banconota, paga un venditore ambulante di cel-lulari, che poi va in albergo a pren-dere una camera per la notte e paga con quella banconota da 100 euro. Ma proprio in quel momento arriva la donna dell’inizio della storia che, dicendo di non volere più la camera, si riprende i 100 euro. La banconota torna quindi nelle sue mani. Non so-lo, ma appena esce dall’albergo, con l’accendino la brucia, perché si è accorta che era falsa! La morale della storia è che per mezzo di una sola banconota da 100 euro si sono scambiati, in un solo giorno, almeno un valore di 500 euro di beni e servi-zi. Ed era una banconota falsa! Traia-mo da questa storia alcune conclu-sioni: il denaro non ha un valore in-trinseco, infatti i soldi erano falsi; il valore che attribuiamo al denaro è dato dalla fiducia che riponiamo in esso; essendo il denaro una misura di valore, misura tanta più ricchezza scambiata, tanto più velocemente circola. Caffè letterario di Lugo

Hotel Ala d’Oro - Corso Matteotti, 56

Info: 0545 - 22388 e su Facebook

Page 8: Voltana On Line n.1-2013

Pagina 8 www.voltanaonline.it n. 1 - 2013

Amore e Politica, diavolo ed acquasanta,

l’eterno duello che si rinnova ancora una

volta; la lotta per il predominio si svolge

tra gag esilaranti, figlie e figli, mogli

“razzate dure”, insomma una storia con

colpi di scena e divertimento assicurato.

Domenica 10 febbraio 2013 ore 15

al

Centro Anziani “Silvagni” di Voltana

Il DIGITAL DIVIDE si ... iscrive a scuola ! di Tiziano Bordoni

vio di lavoro per esse mentre cresce

la preoccupazione delle famiglie su

tempi e modalità dell’iscrizione. Ma

anche per quelle che il collegamen-

to on-line possono permetterselo

significa spostare il carico e l’onere

di una incombenza statale sul loro

tempo “libero” già compresso.

Questi provvedimenti nulla hanno

a che spartire con la necessità di

avere in I ta l ia uno S ta to

“amichevole” nei confronti dei pro-

pri cittadini a cui deve “agevolare”

l’accesso ai servizi che la Costituzio-

ne considera diritti!

Chiediamo che le Istituzioni locali

(Comuni e Province) manifestino

ben altra sensibilità nello intrapren-

dere ogni iniziativa tesa ad evitare

distorsioni e disfunzioni che possa-

no essere conseguenze di tale prov-

vedimento.

Tiziano Bordoni

Capogruppo Federazione della Sinistra

Provincia Ravenna

Lo scritto risale ai primi di gen-

naio. Lo pubblichiamo perché ora è

sotto gli occhi di tanti il suo … valore

profetico.

Tra pochi giorni le famiglie italia-

ne dovranno affrontare l’iscrizione

on-line dei propri figli a scuola.

Uno degli ultimi regali del Gover-

no Monti che, nella sua ossessiva

logica di tagli e di creazione di

nuovi linguaggi, ha scambiato il

risparmio del costo della carta per

le pratiche amministrative, per la

“svolta digitale”!

Come in altri casi si tratta di un

provvedimento parziale che lascia

temporaneamente la facoltà di

mantenere la dichiarazione carta-

cea per scuola dell’infanzia, corsi

per adulti e scuole paritarie crean-

do, nei fatti, una disparità di tratta-

mento.

Le case non si costruiscono dal

tetto. In un Paese che non è ancora

in grado di estendere l’ADSL a tutto

il territorio nazionale e che ha per-

centuali di utilizzo wi-fi al di sotto

dello standard europeo, spostare

una servizi di obblighi legislativi

alla fruizione telematica in via

esclusiva significa accentuare, an-

che in questo caso, la divisione di

classe nel nostro Paese, visto che

secondo i rapporti ISTAT il 45%

delle famiglie non ha connessioni

né ha bassa né ad alta velocità.

Il Governo ineffabile ha dichiara-

to che di esse si occuperanno le

Segreterie Scolastiche con aggra-

Fatti e gente di Voltana e dintorni

Un calendario, aggiornato, degli eventi

pubblici a Voltana ?

Lo trovi nel sito www.voltanaonline.it

facendo click in AGENDA !

Fare riviste, interpretare i tempi, è fare politica di Pietro Raitano ziale agricolo, turisti-

co, relazionale.

Daremo fiducia a chi immaginerà

piani che mettano al centro il rispar-

mio energetico e le fonti rinnovabili

(e con essi la mobilità sostenibile e

condivisa), non in un ottica di profit-

to o finanziarizzazione, ma di buon

senso e vantaggio per tutti. Non da-remo retta a chi inneggia alle

“grandi opere” a prescindere, sen-

za saperne o comprenderne reali

costi e benefici. Non ascolteremo

nemmeno i comizi (ed è la terza

pretesa) di chi non vorrà ascoltare

la volontà popolare, sia essa quella

dei mille Comitati sparsi per il terri-

torio, che quella, lampante, emersa

dai referendum del 2011, contro l’energia nucleare e contro la priva-

tizzazione dei servizi pubblici locali,

a partire dall’acqua.

Appoggeremo invece chi si impe-

gnerà per la riduzione delle spese militari, chi con accortezza si inter-

rogherà sul debito pubblico e sul

modo di gestirne i costi in un’ottica

di giustizia.

Appoggeremo chi guarderà alla

questione di genere non per ingra-

ziarsi parte dell’elettorato, o per

operazioni di facciata, ma come car-

dine di politiche innovative e di lun-go respiro.

Daremo fiducia a chi anteporrà i

diritti agli egoismi, come nel caso

delle vergognose norme italiane

sull’immigrazione. Sosterremo chi si

interrogherà sulla tenuta democrati-

ca delle nostre forze dell’ordine, e

( Segue da pag. 1 ) cercherà di porvi rimedio.

E infine, staremo dalla parte di

chi, magari senza clamori e a costo

di fatiche personali imponenti, de-nuncia e combatte la criminalità

organizzata, a Nord e a Sud.

Pietro Raitano

nel sito www.altreconomia.it

La vignetta di STAINO - Da l’Unità di Giovedì 16 gennaio 2013