Voltana On Line n.1-2013
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2013 Voltana On Line www.voltanaonline.it
«Ma che razza di regole sono?».
Quando Silvio Garattini ha letto della
Città della Speranza costretta a pa-
gare 89.400 euro di IMU tolti agli
studi sulle leucemie infantili, non ha
potuto trattenere un moccolo di
sconforto: il «suo» Istituto Mario Ne-
gri, baluardo della guerra al cancro,
di euro ne ha dovuti versare 360 mi-
la. Allo stesso Stato che non gli resti-
tuisce 10 milioni di Iva. C'è poi da
stupirsi se siamo trentaseiesimi al
mondo nella ricerca scientifica ?
Dal sito www.corriere.it
Una Biblioteca Sociale di Gianni Bartolotti
Ci scusiamo con coloro che si
aspettano un articolo sulla nostra
biblioteca.
Per questa volta e per questo in-
serto abbiamo scelto di presentare
un libro, che presto sarà disponibi-le anche tra gli scaffali della sede
voltanese.
Il saggio, dal titolo “Caro sindaco
parliamo di biblioteche”, è stato
scritto da un’esperta di bibliote-
che: Antonella Agnoli, ed è edito
da “Editrice Bibliografica” di Mila-
no (prima edizione novembre
2011).
Il testo analizza e auspica un nuo-
vo tipo di biblioteca in continua
evoluzione;
ma, prima di proseguire con la pre-
sentazione dei contenuti, vi chie-
diamo di seguirci in una piccola digressione che, partendo dalla
nostra esperienza personale, ci au-
guriamo dia in qualche modo anche
a noi della biblioteca
di Voltana, il tempo, il
contributo o almeno
l’illusione di far parte
dei progetti di Antonel-
la Agnoli, che hanno la
straordinaria capacità di individuare e cerca-
re di risolvere i proble-
mi inerenti le nuove
esigenze sociali e cul-
turali legate alle biblio-
teche.
Quindi, per quanto ci
riguarda, ci sofferme-
remo per un attimo su utenti soprat-
tutto giovani e giovanissimi che,
dopo una parentesi estiva, stanno
rianimando la biblioteca durante le
tre ore di apertura giornaliera, con
una media di trenta / trentacinque presenze, provenienti non solo dal-
la circoscrizione e dai ( Segue a pag. 2 )
La ricerca contro il
Fare riviste, interpretare i tempi, è fare politica di Pietro Raitano Non abbiamo ricette (né le po-
tremmo fornire), tantomeno abbia-
mo indicazioni di voto (o di non
voto) da suggerire (né sarebbe tra
i nostri compiti).
La confusione, l’incertezza -e un
non trascurabile livello di sfiducia
e astio piuttosto giustificato- carat-terizzano questi tempi. Data la qua-
si necessità di procedere per
esclusione, quel che possiamo fare
è immaginare una lista -una sorta
di decalogo- di temi e posizioni
che nel corso di tutti questi anni
abbiamo avuto modo di intercetta-
re dalle pagine della nostra rivista,
che poi potrà essere utilizzata met-
tendola a confronto con i program-mi - o i fatti - che fanno riferimento
a l’uno o l’altro schieramento o in-
dividuo politico, sia a livello nazio-
nale sia locale. Possiamo conside-
rarla un elenco che costituisca un
minimo comune denominatore, una
punto di partenza imprescindibile.
Particelle elementari - che non
possono essere ulteriormente
scomposte e divise - di un confron-
to che possa poi aiutare a sceglie-re, e una volta votato, a verificare.
È un lista certamente non esausti-
va, ed ogni punto è naturalmente e
intimamente legato agli altri. For-
se, le possiamo addirittura chiama-
re “pretese”. Alla fine, ciascuno
farà le sue scelte.
Una siffatta “griglia” non può che
partire dal lavoro (né più né meno
come fa la Costituzione), e dalla
sua tutela. La crisi si è abbattuta sui
lavoratori e sulle loro famiglie, col-
pendo non solo il reddito ma anche
la dignità e le basi per un futuro
più sereno. Le politiche “di merca-
to” e la precarietà, non hanno fun-
zionato. Chi ancora se ne fa ban-
diera, non avrà il nostro appoggio.
Lo avrà invece chi vorrà sperimen-
tare pratiche di redistribuzione del
reddito, a partire dalla tassazione
delle rendite e delle transazioni
finanziarie, passando per la lotta all’evasione fiscale, fino all’istituzio-
ne di un reddito minimo garantito.
Lo avrà chi sosterrà le pratiche mi-
gliori di mutualismo, di cooperazio-
ne, di credito e finanza etica.
La seconda pretesa è che i candida-
ti a essere decisori politici e istitu-
zionali non facciamo più finta di
niente di fronte alla necessaria (non
semplicemente auspicabile) con-versione ecologica dell’economia e
della società. A discendere da que-
sto principio, daremo fiducia a chi
blocca la cementificazione, a chi
tutela il paesaggio, a chi vede nel
territorio la vera ricchezza, sia essa
sotto forma di poten- ( Segue a pag. 8 )
cancro paga l’IMU
Pagina 2 www.voltanaonline.it n. 1 - 2013
Una Biblioteca Sociale di Gianni Bartolotti vestimento per il futuro e pone le
basi per un piccolo mondo ideale,
coltivato in una struttura architetto-
nica adeguata, la quale deve la-
sciar spazio a momenti di ritrovo,
dove i frequentatori possono muo-versi a proprio agio tra libri, com-
puter, ludoteche, musica, punti di
ristoro e giardini: un luogo di dialo-
go e apprendimento dove nulla è
costrizione.
Neppure la lettura.
Pescando tra le righe vi proponia-
mo qui di seguito un assaggio di
alcune frasi e concetti chiave illu-
strati dalla studiosa che, secondo
noi, possono dare spunto a una in-
teressante riflessione sul tema del-
la cultura e della “Biblioteca Socia-
le”:
- Biblioteche di pubblica lettura e
biblioteche di conservazione sono
servizi diversi.
- La “biblioteca” all’estero (…) è
quasi sempre un edificio con poltro-
ne e divani, giardini o terrazze, una
caffetteria piacevole, molto spazio
per i bambini, luoghi di incontro
(…) magari con corsi di scacchi o di
ikebana.
- Le biblioteche americane sono un
luogo di socializzazione dove si
mangia, ci si fa aiutare dai compa-
gni (…). Sono delle vere “piazze del
sapere”.
- La biblioteca può agire come nes-
sun’altra istituzione per combattere i
pregiudizi facendo incontrare le
persone in un luogo neutrale e ben
regolato.
- Le persone con la stessa opinione
parlano solo
con se stes-
se. La bi-
blioteca (…)
p e r m e t t e
relazioni con
persone che
normalmen-
te non si
incontrereb-
bero, o con
cui si ver-
rebbe a
c o n f r o n t o
solo in con-
testi conflit-
tuali.
- Offrire in-
comuni vicini ma,
sempre più spesso, da tutto il mon-
do.
E qui, per esempio, accenneremo
altrettanto brevemente ai recenti
corsi di fotografia realizzati in colla-
borazione con gli insegnanti delle
scuole medie e elementari: incontri
che hanno mutato l’esperienza di-
dattica in un sorprendente interes-
se verso l’immagine, il disegno e
la grafica editoriale e che, di pome-riggio, lo stesso desiderio di cono-
scere e imparare trasferisce gran
parte degli allievi voltanesi nei lo-
cali del centro sociale, per conti-
nuare lo studio, la ricerca e le spe-
rimentazioni scolastiche. Ogni gior-
no, la semplice e libera scelta di
stare un po’ assieme si trasforma
nell’arte di convivere in un luogo di
incontro neutrale, in cui la possibi-
lità di conoscersi diviene un labora-
torio di interscambio culturale, do-
ve l’esercizio alla tolleranza, all’a-
micizia e al rispetto delle regole è il
più valido modello sociale da con-
trapporre all’attuale impoverimen-
to culturale di una parte di società
che rischia di subire gli eventi, in-
vece di essere una protagonista
attenta e informata.
Ora torniamo a occuparci dei ca-
pitoli che, in sintesi, prendono in
esame due modelli di biblioteca:
quella di conservazione, dove il
fulcro dell’attenzione si muove so-
prattutto attorno al libro, e la biblio-
teca sociale, che dovrebbe indivi-
duare nell’utente il punto di mag-gior interesse.
Secondo l’autrice, l’impegno pro-
fuso per realizzare una corretta
“biblioteca sociale” diventa un in-
ternet gratuitamente è (…) un servi-
zio prezioso, un’azione concreta per
combattere l’esclusione sociale.
- Per molti cittadini che vivono in
povertà la biblioteca può essere
un’ancora di salvezza: La biblioteca
è gratuita, neutrale, accogliente e
spesso è l’unico luogo dove ci si può
rivolgere per consultare offerte di
lavoro, mandare curriculum, chiede-
re informazioni importanti per la vita
quotidiana.
- Il caffè è la piazza centrale della
biblioteca.
- Internet gratuito e senza limiti atti-
ra i giovani in biblioteca.
- Bolzano, Biblioteca Universitaria.
Se qualcuno fa rumore si può ricor-
rere ai tappi!
- La seconda attività a cui le biblio-
teche potrebbero dedicarsi è lo
sfruttamento dell’edificio come sede
per (…) compleanni, feste (…) o per
una degustazione di vini locali.
- La biblioteca sociale è un centro
di servizi a disposizione dei cittadini
e deve dar loro molte ragioni per
venirci.
- Il concetto di “attività culturali” è
superato: in futuro la biblioteca avrà
successo se saprà dare accoglienza,
sostegno, attenzione.
- Tutti devono sentirsi a casa entran-
do in biblioteca.
- Il problema non è se i cittadini fre-
quentino o no la biblioteca:
l’essenziale è che essi devono avere
l’opportunità di andarci.
- Occorre promuovere l’uso dei vo-
lontari. Il bibliotecario del futuro
dovrà avere soprattutto capacità di
relazione e (…) essere pronto a met-
tersi al servizio dell’utente.
- La biblioteca è un’ancora di sal-
vezza per i ceti più deboli, i giovani,
i bambini.
- La biblioteca è un servizio di base,
trasversale, che offre qualcosa a tut-
te le categorie di cittadini.
Ci fa piacere che, almeno in par-
te, i concetti proposti dall’autrice
del volume non siano troppo lonta-
ni dalla lungimiranza dei volontari
e dei soci di Ca’ Vecchia, che, già nel lontano 1999, si erano battuti
per avere una biblioteca fuori dai
modelli costituiti, inserita al centro
della nostra comunità e in un conte-
sto sociale, culturale e ( Segue a pag. 3 )
( Segue da pag. 1 )
Pagina 3 www.voltanaonline.it n. 1 - 2013
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Quando la Polizia locale l’ha multato di tremila euro per «attività di com-
mercio su area pubblica senza autorizzazione» tra i tassisti di Linate c’è sta-
ta una mezza insurrezione, con intervento di pattuglie (nove secondo loro,
«massimo due» per la Locale) e un graduato. Perché Renato M. anzi «René»,
che da un anno e mezzo campa vendendo loro forbici, lampadine, pile e
altra minuteria (la merce sta in una valigetta, il sequestro ammonta a un
tavolino e un coltello da tavola), lo considerano del gruppo. «Lavoro solo
con i taxi», conferma lui, 53 anni. Fino a due anni fa, «avevo una vita norma-
lissima». Imprenditore tessile, casa a Brugherio, con la sua compagna. Lei è
morta, i negozi — due, a Milano e Saronno — se li è mangiati la crisi. Ha
passato la linea il giorno in cui voleva un caffè al bar e s’è accorto di avere
solo 50 centesimi. «Il dormitorio del Comune? L’ho guardato da lontano.
Non fa per me». Dorme nei bar, un sonno spezzato tra quelli che chiudono
tardi e quelli che aprono presto. Nel weekend, quando ha abbastanza soldi,
va in un albergo da 40 euro. Ci tiene a essere in ordine, René. «Alla digni-
tà», al «lavoro» che s’è inventato dopo aver venduto a un tassista un carica-
batterie da auto trovato per terra, quel giorno che il caffè dovette prender-
lo alle macchinette di viale Certosa. Ha girato i loro posteggi, un anno e
mezzo fa si è fermato a Linate, nel parcheggio frequentato solo da tassisti
senza passeggero. «Praticamente è un nostro stipendiato», sintetizza Gian-
carlo detto «Cippa». Una colletta per mandarlo in albergo sotto Natale
quando stava male, per regalargli un giaccone; la cena della Vigilia a casa
di Michele, «è andato alla messa di mezzanotte con mia sorella». René era
alla cena dei tassisti il 18 dicembre. Il 19 ha compiuto gli anni, il 20 l’hanno
multato.
Articolo di Giulia Bonezzi su dal sito http://qn.quotidiano.net
Dura lex. Forte con i deboli, pavida con i forti.
conviviale all’avan-
guardia per quei tempi (la bibliote-
ca di Voltana è stata posta all’inter-
no di un centro sociale immerso nel
verde, in cui essa diventa parte in-
tegrante del bar e delle sale in cui si svolgono giochi, feste, incontri
culturali e serate gastronomiche).
Dopo l’analisi delle pagine di An-
tonella Agnoli possiamo quindi af-
fermare che la nostra struttura ha
tutte le caratteristiche per essere definita una BIBLIOTECA SOCIALE:
una distinzione che, soprattutto in
un’epoca storica in continua evolu-
zione, ci può aprire progettualità
nuove riferite in particolare a colo-
ro che hanno più necessità di sen-
tirsi veri fruitori del servizio. Tutta-
via, a nostro parere, occorre osser-
vare che i due tipi di biblioteca
presi in esame non sono modelli contrapposti ma, in un mondo or-
mai globalizzato, le prime possono
rappresentare un momento prope-
deutico che favorisce l'interesse
verso lo studio, la tolleranza e la
ricerca, poiché queste moderne
istituzioni hanno la funzione di apri-
re le porte a un livello superiore di
f o r m a z i o n e , m e n t r e l e
“BIBLIOTECHE DI CONSERVAZIO-NE” offrono inve-
ce un forte im-
pulso verso un
più metodico
approfondimento
culturale.
È importante
affermare che
moltissimo di ciò
che ci è stato possibile realiz-
zare negli ultimi
quattro anni lo
dobbiamo alla
professionalità
della biblioteca
Trisi, al suo Direttore e in particola-
re all’impegno della Coordinatrice
che settimanalmente tiene i contatti
con le volontarie e con i collabora-
tori del centro: oltre all'allestimento
di mostre, “open day” e presenta-zioni di libri realizzate con l'aiuto
delle bibliotecarie di Lugo, non di-
mentichiamo le preziose iniziative
della sala ragazzi, che programma
periodici incontri e letture animate
inserite nell'ambito del progetto
nazionale “nati per leggere”,
Intanto vi ricordiamo che, nel caso
in cui siate interessati alla formazio-
ne culturale e sociale dei nostri ra-
gazzi e a un’immagine di biblioteca
calata nella realtà, potete acquistare
o richiedere a prestito la pubblica-
zione. Vi assicuriamo che sfogliare
le pagine dell’opera sarà una bella
sorpresa. Bella quanto lo è stata per
noi.
Oppure venite a trovarci nella Bi-
blioteca Sociale di Ca’ Vecchia
e sarà come leggere l'intero volume
in un solo pomeriggio.
L’abbiamo già detto? Il libro si
intitola: “Caro sindaco parliamo di
biblioteche”
Gianni Bartolotti
Una Biblioteca Sociale di Gianni Bartolotti
( Segue da pag. 2 )
Pagina 4 www.voltanaonline.it n. 1 - 2013
I nostri veri padroni sono i “mercati”. Hanno un nome e cognome di Alessio Mannino
Ce lo chiedono i mercati. Bisogna
rassicurare i mercati. Come reagiran-
no i mercati. Prima era la crescita
economica, da qualche anno a questa
parte l’impostura si è tolta la masche-
ra: è la finanza internazionale a detta-
re i compiti alla politica. Chi diavolo
siano i mercati, però, è una questione
lasciata regolarmente sul vago.
Tanto per cominciare, bisogna aver
chiara la sproporzione apocalittica fra
l’ammontare di ricchezza reale, pro-
dotta con l’agricoltura, l’industria, i
servizi, cioè mediante il lavoro, e il
quantitativo generato dalle transazio-
ni finanziarie. Prendendo come misu-
ra di riferimento il valore (fallace ma
comunemente accettato) del Prodotto
Interno Lordo, quello del mondo inte-
ro nel 2010 è stato di 74 mila miliardi
di dollari, mentre il Pil della finanza è
stato di 611 mila miliardi: otto volte
superiore.
Un’abnorme massa di denaro che
gira vorticosamente da un angolo
all’altro del pianeta, virtuale perché
creata a prescindere dall’economia
produttiva. Manovrata da potenze
finanziarie di gran lunga più forti di
qualunque Stato che hanno un nome e
cognome.
Secondo il Dipartimento del Tesoro
americano, sono cinque Sim (Società
di Intermediazione Mobiliare e divi-
sioni bancarie), cioè JP Morgan, Bank
of America, Citybank, Goldman Sa-
chs, Hsbc Usa, e cinque istituti di cre-
dito, ovvero Deutsche Bank, Ubs, Cre-
dit Suisse, Citycorp-Merrill Linch,
Bnp-Parisbas. Nel 2011 queste dieci
banche hanno conquistato il 90% del
totale dei titoli derivati, che ancor
oggi costituiscono la fetta più grossa
dell’intero mercato della finanza glo-
bale. Per venire all’Italia, il debito
pubblico è posseduto all’87% da
banche più assicurazioni, formando
insieme il gruppo dei cosiddetti inve-
stitori istituzionali, più noti come spe-
culatori. Per l’esattezza, ad essere in
mano estera è il 60% dei titoli italiani.
Scrive l’economista Fumagalli: «i
mercati finanziari non sono qualcosa
di etereo e neutrale, ma sono espres-
sione di una precisa gerarchia: lungi
dall’essere concorrenziali… essi si
confermano come fortemente con-
centrati e oligopolistici: una pirami-
de, che vede, al vertice, pochi opera-
tori finanziari in grado di controllare
oltre il 70% dei flussi finanziari globa-
li e, alla base, una miriade di piccoli
risparmiatori che svolgono una fun-
zione meramente passiva».
Lassù, nell’empireo della razza elet-
ta, un club di professionisti della spe-
culazione gestisce il mondo con l’uni-
co fine di moltiplicare i propri profitti,
e qua giù il risparmio, i soldi delle
famiglie, li segue come un gregge di
buoi.
In quali modi specifici, nessuno sa-
prebbe dirlo. «Chi sta dietro la mag-
gioranza degli hedge fund e dei pri-
vate equity? Che bilanci hanno? Zero
notizie. E i fondi sovrani? Muovono
migliaia di miliardi, ma solo quello
norvegese dice come. I derivati, un
multiplo del Pil mondiale, restano un
mistero gaudioso, officiato da banche
ombra controllate dall'oligopolio
bancario americano più Deutsche
Bank» (Massimo Mucchetti, Corriere
della Sera, “Il sistema Tyson e le de-
mocrazie”, 11 settembre 2011). Fede-
rico Rampini, in un articolo rimasto
famoso (“Wall Street, le cene del
‘club dei derivati’. Così i banchieri
decidono la speculazione”, La Repub-
blica, 13 dicembre 2010), ne parla
come di «una vera e propria "cupola"
di grandi banchieri»: questa volta
sono nove rappresentanti di altrettan-
te banche, l’élite della prima Borsa
del mondo, che controllano in modo
esclusivo il commercio dei titoli
“tossici”, i derivati, in gergo CDS
(Credit Default Swaps). Sono in buona
parte gli stessi che abbiamo già elen-
cato: Goldman Sachs, Morgan Stan-
ley, JP Morgan, Citigroup, Bank of
America, Deutsche Bank, Barclays,
Ubs, Credit Suisse. Secondo il New
York Times, ogni terzo mercoledì del
mese questi signori si incontrano a
Manhattan per concordare le mosse e
dirigere dall’alto, e in segreto, il mer-
cato dei junk bonds, la spazzatura
finanziaria. La fonte è, anche qui, uffi-
ciale: un’inchiesta della Commodity
Futures Trading Commission, organo
di vigilanza federale degli Stati Uniti
Uno studio dell’Istituto Svizzero di
Tecnologia pubblicato sulla rivista
scientifica New Scientist ha scoperto
che mettendo ai raggi X il groviglio
di partecipazioni incrociate nella
proprietà di tutte le 43.060 multina-
zionali presenti al mondo (su un da-
tabase di 37 milioni di società, l’Or-
bis, risalente al 2007), è possibile
enucleare un gruppo privilegiato di
1.318 investitori che detiene il 60%
dell’economia reale mondiale, mobi-
liare e manifatturiera. Districandosi
nei meandri degli assetti proprietari,
i ricercatori hanno individuato un
gruppo ancora più ristretto di nomi
ancora più legati fra loro. In breve, il
risultato finale vede 147 soggetti
controllare il 40% della ricchezza
industriale del pianeta. Meno
dell’1% è a capo dell’intero intrec-
cio. È composto per la maggior par-
te, guarda caso, da banche e fondi
d’investimento. Gli stessi di sempre:
Barclays, JP Morgan Chase, Ubs,
Merryl Lynch, Deutsche Bank, Credit
Suisse, Goldman Sachs, Bank of Ame-
rica, Unicredit, Bnp Paribas. I nodi
che tengono avvinte questa super-
entità in una specie di consiglio su-
premo della finanza non deve far
pensare a un vertice che decide e
procede all’unisono. Gli autori della
ricerca ipotizzano con ogni verosimi-
glianza che un tale numero, 147, è
ancora troppo elevato per conclude-
re che sia operante una collusione
scientifica. Non è dimostrabile, in-
somma, che agiscano di concerto,
ingegnando complotti in sistematica
concordia. È certamente più proba-
bile che si considerino portatori di
interessi comuni e facciano cartello
quando risulti utile per aumentare i
profitti o ci si debba difendere da
tentativi di attaccarne la posizione di
dominio (eventuali colpi di coda del-
la politica o di qualche popolazione
recalcitrante a farsi colonizzare), ma
per il resto è realistico immaginare
che si sfidino sul mercato. «La realtà
è talmente complessa che dobbiamo
rifuggire i dogmi, sia che si tratti di
teorie cospirazioniste o di libero
mercato», ha affermato uno degli
scienziati, James Glattfelder. «La no-
stra analisi è basata sulla realtà».
L’anonima sequestri finanziaria,
come si vede, non è per niente ano-
nima.
Pagina 5 www.voltanaonline.it n. 1 - 2013
Istat, triplicato in dieci anni il numero dei laureati che lasciano l'Italia
Negli ultimi 10 anni, dal 2002 al
2011 è quasi triplicato in numero
dei giovani laureati italiani che ha
lasciato il Paese verso mete più ap-
petibili, mentre è diminuita l'emi-
grazione italiana classica, quella
fatta di lavoratori con appena la li-
cenza media. Le principali mete dei
"cervelli" italiani sono la Germania, Svizzera, Regno Unito e Francia, che
ne "assorbono" il 44%. Fuori Euro-
pa, i giovani sono attirati da Stati
Uniti e Brasile.
Secondo il rapporto Istat
"Migrazioni internazionali e interne
della popolazione residente", il nu-mero degli emigranti italiani con 25
anni e più oscilla nell'ultimo decen-
nio tra 29 e 39 mila unità. Ma l'Istitu-
to di statistica ha rilevato come si
"sia modificata la distribuzione dei
flussi in uscita rispetto al titolo di
studio posseduto: la quota di lau-
reati passa dall'11,9% del 2002 al
27,6% del 2011, mentre la quota di
emigrati con titolo fino alla licenza
media passa dal 51% al 37,9%".
Nello stesso periodo, il numero di
italiani che si è iscritto dall'estero è diminuito da oltre 35 mila a 22 mila
unità. Anche per gli iscritti risulta in
aumento la quota dei laureati, dal
13,7% al 25,9%, mentre diminuisce
quella di coloro in possesso di tito-
lo fino alla licenza media, dal
66,7% al 48 %.
Nel 2011 il saldo migratorio risul-
ta negativo sia per gli individui in
possesso di titolo di studio fino alla
licenza media (-5 mila 200) sia per i
diplomati (-6 mila 300) e sia infine
per i laureati: sono infatti 10 mila
600 i laureati che lasciano il Paese
e circa 5 mila 800 quelli che vi rien-
trano Le principali mete di destina-
zione sono la Germania, la Svizze-
ra, il Regno Unito e la Francia che,
messe insieme, assorbono il 44%
degli emigrati di 25 anni e più. Al di
fuori dell'Europa ci si reca soprat-
tutto negli Stati Uniti e in Brasile. Se
si considerano i soli cittadini laurea-ti la graduatoria dei Paesi di desti-
nazione si modifica e vede al primo
posto, in valore assoluto, il Regno
Unito che accoglie l'11,9% degli
emigrati laureati, seguito da Svizze-
ra (11,8%), Germania (11%) e Fran-
cia (9,5%) .
Sul fronte dei rientri in patria,
Germania e Svizzera sono i princi-
pali Paesi di provenienza. Dall’ana-
lisi del profilo dei laureati emerge
che dopo la Germania (12,8% dei
ritorni) si collocano il Regno Unito
(11%), gli Stati Uniti (9,6%) e la
Francia (7,6%).
Dal quotidiano La Repubblica del 28
dicembre 2012
Il peso dell'F35: costo spaventoso e più vulnerabile dei vecchi caccia !
sostituire. Il tutto alla modica cifra di
centinaia di miliardi di dollari.
Ma il ritardo nei test (stimato in
meno 20% rispetto a quanto previ-
sto) potrebbe comportare intoppi e perdita di capacità anche nella pro-
duzione industriale a breve termine,
rallentando ulteriormente l'arrivo
degli aerei in versione definitiva e
costringendo quindi i partner (tra
cui l'Italia) a ulteriori costio per cer-
care di "tappare i buchi" nel perio-
do in cui si pensava di avere già a
disposizione gli F-35.
E mentre i funzionari della nostra
Difesa continuano a spergiurare,
anche in occasioni ufficiali, sulla
bontà del progetto dipingendolo
con toni che nemmeno negli USA
sono ormai più ammessi (perché
almeno negli Stati Uniti i controlli
sono seri e precisi, e si ha una vera
consapevolezza della situazione) la
Tuchia - seguendo l'esempio cana-
dese - ha deciso di sospendere il proprio acquisti di primi due aerei,
pianificato ad inizio 2012. Il motivo?
Il caccia Joint Strike Fighter non è
ancora "al livello desiderato". Men-
tre per noi tutto va bene, e il contri-
buente continua a staccare assegni.
di Francesco Vignarca pubblicato sul
n.145 della rivista Altreconomia
Comprereste una macchina, per di
più costosa, che ha realizzato solo il
34% dei test programmati? Proba-
bilmente no! e invece il nostro Mi-
nistero della Difesa vuole continua-
re nell'acquisto dei cacciabombar-
dieri F-35 Joint Strike Fighter per
svariati miliardi nonostante i pro-
blemi (che affliggono il programma
da diverso tempo) siano sempre
più evidenti. E certificati dallo
stesso Pentagono che, in un docu-mento ufficiale di revisione dei
programmi di armamento in corso,
ha sottolineato come nel 2012 ci sia
stato un "progresso limitato" nel
risolvere le situazioni più delicate.
Eppure non solo il programma con-
tinua, sfondando il tetto dei 400
miliardi di dollari complessivi di
costo con una crescita del 70%
rispetto alle previsioni iniziali,
ma si stanno già realizzando i veli-
voli del sesto e settimo lotto degli
undici previsti per lo sviluppo pri-
ma della produzione standard.
Qualcosa che non potrebbe di cer-
to succedere per una qualsiasi au-
tomobile, come dicevamo all'ini-
zio... e che riguarda invece i lotti
comprendenti i primi aerei ita-
liani, due dei quali sono già acqui-stati praticamente per intero men-
tre per gli altri è partita la produ-
zione dei primi elementi.
Il report dell'ufficio di valutazione
del Dipartimento della Difesa USA
(uno dei due momenti di screening
sul programma insieme ai rapporti
del GAO) è davvero impietoso nei
confronti del caccia sviluppato dal-
la Lockheed Martin. Le tre versioni
dell'aereo hanno già ora raggiunto
il peso massimo consentito per
poter volare (la gravità non si può
spegnere a piacimento...) ma gli
sviluppatori sanno bene che i test
che si stanno ancora eseguendo
costringeranno all'aggiunta di altro
peso (per protezioni, per nuovi
componenti, per le armi del caccia)
e stanno quindi cercando dispera-
tamente di tagliare dove possibile
componenti da pesi anche minimi.
Con delle conseguenze davvero
paradossali: due delle modifiche
introdotte per alleggerirlo di solo
pochi kilogrammi (il cambio di
qualche fusibile) lo potrebbero
rendere il 25% più vulnerabile e
addirittura provocarne l'esplo-
sione a mezz'aria. Una situazione già di per se preoccupante e anco-
ra più grottesca se si pensa che in
tal caso il nuovissimo e fiammante
caccia F-35 sarebbe anche più vul-
nerabile degli aerei che - secondo
le intenzioni - dovrebbe andare a
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L’immagine a sinistra è tratta dal sito
www.fermareildeclino.it
e segnalata da Mario
Beppe Grillo pensiero. I Sindacati dal sito www.beppegrillo.it del 21 01 2013
Le aziende, le fabbriche devono
appartenere in parte a chi ci lavora.
Non è utopia. È già successo e suc-
cede. Chi viene assunto deve poter
diventare azionista, con una piccola
quota data dalla società.
Alessandro Di Battista ci racconta
oggi una storia a lieto fine, una bella storia di diritti e di lavoro.
Le aziende devono appartenere a
chi lavora: un esempio dall'Argentina
"Luigi Zanon, un imprenditore ita-
liano, aprì una fabbrica di ceramica
a Neuquén, in Patagonia, nel 1979.
Era un uomo noto in Argentina, la
sua famiglia aveva messo su a Reco-
leta, a quattro passi dal cimitero do-
ve riposa Evita, il parco dei diverti-
menti più grande del continente […]
[…] Non ho raccolto questa storia
perché penso che le proposte che ci
arrivano dal Latino America vadano
applicate tout court anche in Euro-
pa. Ognuno ha i propri tempi, il pro-
prio percorso e le proprie peculiari-
tà. Tuttavia la vittoria degli operai
della Zanon (nel 2009 il governo di
Neuquén gli diede ragione e firmò
un documento rivoluzionario che
sanciva l'espropriazione della fab-
brica al vecchio Zanon e la conse-
gna alla cooperativa FASINPAT) di-
mostra quanto sia necessario mette-
re in discussione il pensiero domi-
nante, quello che continua a ripeter-
ci che l'unico modo per affrontare la
crisi sia tagliare lo Stato sociale, che
una fabbrica non può essere gestita
dagli operai e che per fare politica
occorra essere dei professionisti. Io
non ci credo più al pensiero domi-
nante. Non li ascolto più i fatalisti
che mi spiegano che un progetto
non può essere realizzato perché
nessuno ci è mai riuscito e che cam-
biare il mondo è un'illusione. Gli
operai della Zanon ce l'hanno fatta,
sono i padroni di una grande fabbri-
ca, sono gli artefici del loro destino.
È stata dura, come scalare una mon-
tagna, ma se ci pensate bene per
farlo basta mettere un piede dopo
l'altro." Alessandro Di Battista – auto-
re di “SICARI A CINQUE EURO” li-
bro/inchiesta sulle origini della cri-
minalità in America Latina.
La triplice sindacale è responsa-bile esattamente come i partiti della
situazione economica attuale. Dirlo
fa scandalo? Affermare che i mag-
giori sindacati sono allineati ai
partiti di riferimento è come grida-re "il re è nudo": lo sanno tutti tran-
ne Gargamella Bersani. I sindacati
minori e la Fiom hanno cercato co-
me hanno potuto, sbertucciati,
emarginati dai tavoli di discussione,
di rappresentare i diritti dei lavora-
tori che oggi di diritti non ne hanno
più. Sono gli unici che si possono
salvare. Si può sussurrare che se la
difesa dei lavoratori era l'obiettivo
della triplice, allora la triplice ha
clamorosamente fallito? Oggi
rappresenta solo un baraccone, un interlocutore privilegiato dei go-
verni che hanno massacrato la di-
gnità, la sicurezza, i diritti sociali, la
salute acquisiti a caro prezzo da
lotte che sono durate decenni.
La vignetta di GIANNELLI - Dal Corriere della Sera di Sabato 5 gennaio 2013
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Napoleone Bonaparte: “E se doma-
ni mi proponessi si distruggere la
Chiesa ?”
Il cardinale Ercole Consalvi rispo-
se: “ Maestà, fareste una fatica inutile.
Non siamo riusciti noi preti, noi
cristiani, con le nostre debolezze,
con le nostre infedeltà, a distruggere
la Chiesa ! E vorreste riuscirci voi ?”
La formula per uscire dalla crisi è:
“Rigore, austerità, giustizia sociale”.
Ma non può funzionare se indica la
sequenza temporale degli interven-
ti. O tutti e tre simultaneamente op-
pure occorre iniziare subito dalla
equità sociale !
Con che cosa si può distruggere
l’uomo ?
Con la politica senza principi.
Con la ricchezza senza lavoro.
Con l’intelligenza senza sapienza.
Con gli affari senza morale.
Con la scienza senza umanità.
Con la religione senza fede.
Con l’amore senza il sacrificio di sé.
Gandhi
Quei Cento Euro di Giuseppe Coppedè. Pubblicato nel sito http://movimentodiazionepopolare.blogspot.it
rafforza la convinzione che la Bocco-
ni sia il più grande cretinificio d’Ita-
lia. Da chiudere per decreto non
appena il buon senso tornerà al go-
verno.
Allora la storiella è questa. Forse
non sarà nuova né originale. Ma
arguta e piacevole, anche perché
ascoltata in una sala d’attesa di un
medico, raccontata da una persona
normale che ha acceso un interes-
sante dibattito. In fondo anche que-
sto significa fare politica. Ma prima
ve la racconto.
"Avendo programmato da tempo
una breve vacanza, una coppia ita-
liana con limitate disponibilità eco-
nomiche, ripiega su un soggiorno
nell’isola greca di Lefkada, dove
stante la crisi economica ci sono
buone offerte a basso prezzo. Rag-
giunta l’isola la coppia si presenta in
una pensioncina e chiede informa-
zioni su prezzo e sistemazione. Il
portiere conferma la tariffa. Abbor-
dabile; 100 euri a settimana per ca-
mera doppia e colazione, poi per
quello che riguarda la sistemazione
lascia ampia libertà di scelta ai
clienti in quanto tutte e sette le ca-
mere sono sfitte.
Il prezzo sembra ottimo e il turista
mette i 100 euro sul bancone, arraffa
le chiavi delle sette camere e va a
fare una perlustrazione. Con tutta
calma dice il portiere, intanto lui si
deve assentare per una commissio-
ne, con tutta calma ripete.
Appena gli italiani salgono al pia-
no superiore, arraffa i soldi e corre
dal macellaio dirimpettaio a saldare
un debito di 100 euro per la fornitu-
ra di carne. Il macellaio ringrazia, fa
salti di gioia e corre dall’allevatore a
pagare il debito di 100 euro per
quei vitelloni già macellati. L’alleva-
tore si sente sollevato di un gran
peso perché con quei 100 euro può
saldare il debito che aveva con il
contadino per la fornitura del fieno.
La qual cosa tranquillizza il contadi-
no che può così saldare il debito di
100 euro che aveva con la prostituta
del paese per le sue prestazioni pro-
fessionali, di cui in più di una occa-
sione aveva usufruito. La quale a sua
volta può regolarizzare le pendenze
economiche con il proprietario della
pensione che gli metteva a disposi-
zione la camera per i suoi “incontri”.
Nel frattempo i turisti italiani scen-
dono, consegnano le chiavi dicendo
che tutto sommato si è vero il prezzo
è buono ma non hanno trovato la
camera di loro gradimento. Ringra-
ziano, riprendono il loro biglietto da
100 euro ancora sul bancone e se ne
vanno. "
E così in questo vertiginoso giro
di partite i 100 euro hanno saldato
un gran numero di debiti.
La morale che è emersa dai com-
menti si può sintetizzare nei se-
guenti punti: innanzi tutto il debito
è quello relativo alla sola fornitura
di prestazioni e di beni reali, gli
artifici contabili sono soltanto fuffa,
roba da usurai e quindi da rigetta-
re. È emerso poi che il vero pro-
blema non è il debito, bensì la mo-
neta. E quindi la sua proprietà, la
capacità di farla circolare, il fatto
che non sia gravata da usura.
Si è vero, la storiella ed il dibatti-
to scaturito forse non avranno un
gran fondamento scientifico. Eppu-
re quei commenti ascoltati sono più
vicini alla realtà delle cose che non
le ampollose argomentazioni dei
tecnici che ci hanno governato in
questo ultimo anno. Ma in fondo
dopo averli conosciuti da vicino si
Commento. Margrit Kennedy, l’eco-nomista tedesca nota per essere la promotrice delle monete locali, è solita raccontare una storiella assai simile alla precedente. Ed è questa: Una donna va in un hotel e tira fuori un biglietto da 100 euro per preno-tare una camera per la notte. Con quella banconota l’albergatore paga il panettiere, la cui moglie esce e va a comprarsi un vestito, il sarto porta la macchina a riparare, e il meccani-co, sempre con la stessa banconota, paga un venditore ambulante di cel-lulari, che poi va in albergo a pren-dere una camera per la notte e paga con quella banconota da 100 euro. Ma proprio in quel momento arriva la donna dell’inizio della storia che, dicendo di non volere più la camera, si riprende i 100 euro. La banconota torna quindi nelle sue mani. Non so-lo, ma appena esce dall’albergo, con l’accendino la brucia, perché si è accorta che era falsa! La morale della storia è che per mezzo di una sola banconota da 100 euro si sono scambiati, in un solo giorno, almeno un valore di 500 euro di beni e servi-zi. Ed era una banconota falsa! Traia-mo da questa storia alcune conclu-sioni: il denaro non ha un valore in-trinseco, infatti i soldi erano falsi; il valore che attribuiamo al denaro è dato dalla fiducia che riponiamo in esso; essendo il denaro una misura di valore, misura tanta più ricchezza scambiata, tanto più velocemente circola. Caffè letterario di Lugo
Hotel Ala d’Oro - Corso Matteotti, 56
Info: 0545 - 22388 e su Facebook
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Amore e Politica, diavolo ed acquasanta,
l’eterno duello che si rinnova ancora una
volta; la lotta per il predominio si svolge
tra gag esilaranti, figlie e figli, mogli
“razzate dure”, insomma una storia con
colpi di scena e divertimento assicurato.
Domenica 10 febbraio 2013 ore 15
al
Centro Anziani “Silvagni” di Voltana
Il DIGITAL DIVIDE si ... iscrive a scuola ! di Tiziano Bordoni
vio di lavoro per esse mentre cresce
la preoccupazione delle famiglie su
tempi e modalità dell’iscrizione. Ma
anche per quelle che il collegamen-
to on-line possono permetterselo
significa spostare il carico e l’onere
di una incombenza statale sul loro
tempo “libero” già compresso.
Questi provvedimenti nulla hanno
a che spartire con la necessità di
avere in I ta l ia uno S ta to
“amichevole” nei confronti dei pro-
pri cittadini a cui deve “agevolare”
l’accesso ai servizi che la Costituzio-
ne considera diritti!
Chiediamo che le Istituzioni locali
(Comuni e Province) manifestino
ben altra sensibilità nello intrapren-
dere ogni iniziativa tesa ad evitare
distorsioni e disfunzioni che possa-
no essere conseguenze di tale prov-
vedimento.
Tiziano Bordoni
Capogruppo Federazione della Sinistra
Provincia Ravenna
Lo scritto risale ai primi di gen-
naio. Lo pubblichiamo perché ora è
sotto gli occhi di tanti il suo … valore
profetico.
Tra pochi giorni le famiglie italia-
ne dovranno affrontare l’iscrizione
on-line dei propri figli a scuola.
Uno degli ultimi regali del Gover-
no Monti che, nella sua ossessiva
logica di tagli e di creazione di
nuovi linguaggi, ha scambiato il
risparmio del costo della carta per
le pratiche amministrative, per la
“svolta digitale”!
Come in altri casi si tratta di un
provvedimento parziale che lascia
temporaneamente la facoltà di
mantenere la dichiarazione carta-
cea per scuola dell’infanzia, corsi
per adulti e scuole paritarie crean-
do, nei fatti, una disparità di tratta-
mento.
Le case non si costruiscono dal
tetto. In un Paese che non è ancora
in grado di estendere l’ADSL a tutto
il territorio nazionale e che ha per-
centuali di utilizzo wi-fi al di sotto
dello standard europeo, spostare
una servizi di obblighi legislativi
alla fruizione telematica in via
esclusiva significa accentuare, an-
che in questo caso, la divisione di
classe nel nostro Paese, visto che
secondo i rapporti ISTAT il 45%
delle famiglie non ha connessioni
né ha bassa né ad alta velocità.
Il Governo ineffabile ha dichiara-
to che di esse si occuperanno le
Segreterie Scolastiche con aggra-
Fatti e gente di Voltana e dintorni
Un calendario, aggiornato, degli eventi
pubblici a Voltana ?
Lo trovi nel sito www.voltanaonline.it
facendo click in AGENDA !
Fare riviste, interpretare i tempi, è fare politica di Pietro Raitano ziale agricolo, turisti-
co, relazionale.
Daremo fiducia a chi immaginerà
piani che mettano al centro il rispar-
mio energetico e le fonti rinnovabili
(e con essi la mobilità sostenibile e
condivisa), non in un ottica di profit-
to o finanziarizzazione, ma di buon
senso e vantaggio per tutti. Non da-remo retta a chi inneggia alle
“grandi opere” a prescindere, sen-
za saperne o comprenderne reali
costi e benefici. Non ascolteremo
nemmeno i comizi (ed è la terza
pretesa) di chi non vorrà ascoltare
la volontà popolare, sia essa quella
dei mille Comitati sparsi per il terri-
torio, che quella, lampante, emersa
dai referendum del 2011, contro l’energia nucleare e contro la priva-
tizzazione dei servizi pubblici locali,
a partire dall’acqua.
Appoggeremo invece chi si impe-
gnerà per la riduzione delle spese militari, chi con accortezza si inter-
rogherà sul debito pubblico e sul
modo di gestirne i costi in un’ottica
di giustizia.
Appoggeremo chi guarderà alla
questione di genere non per ingra-
ziarsi parte dell’elettorato, o per
operazioni di facciata, ma come car-
dine di politiche innovative e di lun-go respiro.
Daremo fiducia a chi anteporrà i
diritti agli egoismi, come nel caso
delle vergognose norme italiane
sull’immigrazione. Sosterremo chi si
interrogherà sulla tenuta democrati-
ca delle nostre forze dell’ordine, e
( Segue da pag. 1 ) cercherà di porvi rimedio.
E infine, staremo dalla parte di
chi, magari senza clamori e a costo
di fatiche personali imponenti, de-nuncia e combatte la criminalità
organizzata, a Nord e a Sud.
Pietro Raitano
nel sito www.altreconomia.it
La vignetta di STAINO - Da l’Unità di Giovedì 16 gennaio 2013