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COLLANA DI STUDI STURZIANI

DIRETTA D A GABRIELE D E ROSA

5.

COMITATO D I REDAZIONE

GIUSEPPE ROSSINI - FRANCESCO MALGERI - CLAUDIO VASALE

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LUIGI STURZO

SCRITTI INEDITI VOLUME 3.: 1940-1946

a cura di FRANCESCO MALGERI

EDIZIONI CINQUE LUNE ISTITUTO LUIGI STURZO

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ABBREVIAZIONI

A.L.S. = Archivio Luigi Sturzo, presso l'Istituto « Liiigi Stuno », Roma. C. = carta f . = fascicolo B.N.Y. = L. STURZO, La mia battaglia da A'ew York, Milano, 1949. L'opera di G. DE ROSA, Storia del movimento cattolico in Italia vol. I:

Dalla restaurazione all'età giolittiona e vol. 11: Il Partito Popola*e Italiano, Bari 1966, è stata abbreviata in DE ROSA, I e DE ROSA, 11.

Sovraccopertina di Rocco Coronese

Proprietà artistica e . letteraria riseruata

Copyright 1976 - Casa Edimce « 5 Lune D Roma, Piazzale Luigi Sturzo, 24-25

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INTRODUZIONE

Le lettere e i doctlmenti pubblicati in pes to volume. ab- bracciano il periodo dell'esilio americano di Luigi Sturzo, da1 1940 al 1946. A tutt'oggi l'unica fonte di notizie sull'e.rilio sta- tunitense di Sturzo era il volume antologico dal titolo La mia battaglia da New York, edito da Garzanti nel 1949, oue Stzlrzo aue- va raccolti i priizcipali articoli, da lui scritti nel periodo americano, legandoli assieme con richiami e notizie di carattere autobiografico.

Quelli dell'esilio americano furono anni molto intensi per Sturzo, ricchi di impegno sul piano pubblicistico ', ravvivati do molteplici contatti con i più vari ambienti e personalità della società americana. Le carte qui raccolte, pur rappresentando, come i due volumi che precedono, una scelta rispetto alla .mole di documenti conservati presso I'Aichivio Sturzo, sono tali da

1 Quando avverrà la pubblicazione del volume previsto dall'opera omnia di Sturzo con il titolo Miscellanea americana, ove saranno raccolti gli articoli scrit- ti da Sturzo nel periodo statunitense, avremo un quadro pressocché completo deI- l'attività di Sturzo in America. Ricca anche la produzione saggistica di Stuno in questo periodo: ricordiamo Manzi tutto uno dei suoi principali lavori socio- logici: The true life. Sociology of the Supernatural, The Catholic University. Press, Washington 1943, tradotto poi in spagnolo (Buenos Aires, 1948) e in ita- liano (ed. Storia e Letteratura, Roma 1947 e Zanicheiii, Bologna 1960); altre opere di particolare interesse: Les guerres rnodernes et la pensée catholique, ed. de SArbre, Montreal 1942; Italy and new world order, Mac Donald and Co., Lon-

.don 1944 (ed. it.: Einaudi, Torino 1944); Nationalism and internationalism, Ray, New York 1946; The spiritual problerns of our Times, Longmans Green and Co., New York-Toronto, 1945. L'edizione italiana di queste .opere è pub- blicata nell'ambito dell'opera omnia di S ~ z o edita da Zanichelli.

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offrire, almeno in parte, un discorso omogeneo. I criteri di sele- zione a cui ci siamo ispirati tendono a mettere a fuoco alcuni temi di particolare interesse sull'esperienza americana di Sturzo tra il 1940 e il 1946: l'azione del fuorwcitismo italiano negli Stati Uniti, l'attività di Sturzo per evitare all'ltalia pesanti con- dizioni di pace, i suoi contatti, a partire dalla fine del 1943, con gli esponenti della democrazia cristiana attorno ai problemi del partito e dell'assetto politico e istituzionale del Paese.

Luigi Sturzo giunse a h'ew York il 3 ottobre 1940. Era partito il 22 settembre da Londra, a bordo del piroscafo "Sama- ria", abbandonando la capitale britannica dilaniata dalle quoti- diane incursioni aeree della Luftwaffe. L'Inghilterra, rimasta sola a fronteggiare la Germania dopo il crollo francese, era dive- nuta l'obiettivo dei massicci borbardamenti tedeschi, che mira- vano a stroncare il morale del popolo britannico. In queste drammatiche circostanze 2, la permanenza di Sturzo nella capi- tale britannica era diventata difficile, tale da convincerlo ad ab- bandonare il territorio inglese dopo ben sedici anni di perma- nenza. Sin.dal mese di luglio 1940 aveva spedito negli Stati Uniti al rev. H. A. Reinhold i suoi manoscritti e documenti perché li custodisse. Al disagio dei bombardamenti si erano aggiunti altri motivi. Dopo l'intervento in guerra dellJItalia a fianco della Germania, i cittadini italiani residenti in Gran Bretagna erano osteggiati. Le misure di sicurezza non risparmiavano neppure chi aveva pubblicamente manifestato, con l'esilio, l'opposizione al fascismo. « Dal 10 giugno 1940 - ricorda lo stesso Sturzo - il governo inglese perdette la testa; tutti coloro che avevano la cittadinanza italiana, pur risiedendo nel Regno Unito da trenta o quarant'anni, furono ritenuti nemici e sospettati come spie. Se non si fosse interessato per me l'amico Wickham Steed, an- ch'io esule, antifascista, a 69 anni di età, sarei dovuto andare in .campo di concentramento come straniero-nemico. Un'imbarca- zione di codesti infelici, in maggioranza del quartiere di Soho, f u inviata senza scorta al Canadà, sull'Arender Star e fini silurata

SU questa esperienza SNZO scrisse un articolo non appena giunto a New . York: A Londra dal 15 agosto al 22 settembre, in « I1 Mondo D di New York,

ottobre 1940, ora in La mia battaglia da A1ew York, Milano 1949, pp. 1-4.

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oltrepassate le acque territoriali. Pochi si salvarono (...). Per noi, che volevamo salvare l'Italia, non c'era che rifugiarci nellJAme- rica e attendere il giorno della rivendicazione del nome e dei di- ritti del popolo italiano » 3 .

Quando Sturzo pose piede sul suolo americano gli Stati Uniti erano ancora un paese neutrale, ma era già in atto un ampio e vivace dibattito tra colo~o che ,venivano definiti "internazio- nalisti" e i cosiddetti "isolazionalistiJJ, tra chi riteneva necessario un impegno concreto e tangibile a fianco della Gran Bretagna contro le mire espansionistiche hitleriane e chi invece conside- rava piti opportuno per gli Stati Uniti tenersi al di fuori dalle avventure europee. Era un conflitto tra l'America democratica, l'America di ~oosevelt, ben consapevole del grave rischio che la civiltà occidentale avrebbe corso da una vittoria del nazismo, pertanto favorevole ad appoggiare lo sforzo della Gran Bretagna impegnata da sola a fronteggiare la minaccia dell' "ordine nuovo" hitleriano, e l'America della conservazione a tutti i costi, preoc- cupata dallo spettro del bolscevismo russo, chiusa nellJegoismo dei suoi interessi economici e commerciali, i cui toni riecheggiano quelli di certi ambienti europei, anche francesi e inglesi, che prima della guerra avevano sempre considerato nazismo e fascismo come la più solida cerniera contro l'espansione del comzmismo verso 1 'Occidefite.

L'America dove arrivò Sturzo nellJottobre 1940 è anche . il paese dove si sono rifugiati eminenti esponenti del fuoruscitismo

antifascista italiano: da Saluemini a Sforza a Tarchiani a Cianca a Pacciardi a Lupis a Lione110 Venturi a 1Max Ascoli a Walter Toscanini a Mario Einaudi ed altri; ove sono sorte iniziative anti- fasciste come la "Mazzini SocietyJJ e diffusi periodici in lingua italiana come Il Mondo di Lupis e Nazioni Unite di Tarchiani. Le conferenze, i comizi, le trasmissioni radio, le lettere ai mag- giori organi di stampa americani, primo fra tutti il New York Times, le proiezioni cinematografiche, erano le armi propagan- distiche usate da questi gruppi italiani in esilio per cercare di sensibilizzare l'opinione pubblica americana e italo-americana in

L. STURZO, OP. cit., pp. XI-XII.

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particolare, sui problemi della guerra e della lotta contro il fa- scismo e il nazismo. Il mondo cattolico, in questa America, tranne piccoli gruppi sparuti, appare in gran parte chiuso, insensibile nll'impegno democratico ad m a visione dinamica della società, pauroso di ogni novità, visceralmente anticomunista, sostanzial- mente filofascista, specie nella sua componente italo-americana. Gli italo-americani - osservò Sturzo - « nella grande maggio- ranza erano fascisti o filo-fascisti in quanto erano patrioti, con- fondendo per una serie di motivi estrinseci e di sentimentalità nazionale l'Italia col fascismo D 4.

L'attività di Sturzo, una volta giunto in America, fu diretta da un lato a mantenere i contatti con gli esponenti dell'antifa- scismo italiano, dall'altro ad organizzare, anche se con scarsi ri- sultati, su prospettive democratico-cristiane, i cattolici americani, così come aveva cercato di fare a Londra, attraverso i gruppi di « People and Freedom ». La sua collaborazione al Mondo di Lupis, a Nazioni Unite, organo della "Mazzini" e ad altri giornali e periodici come Commonweal, New Europe, Foreign Affairs, Re- view of Politics, The New Leader ecc. f u assidua e costante, ma la sua partecipazione alle attività dei gruppi laici antifascisti non avvenne mai a livello di completa adesione. Come era già auve- nuto ilz Europa negli anni precedenti, nei confronti della "Con- centrazione antifascista" di Parigi e di "Giustizia e Libertà", Sturzo volle mantenersi estraneo ad iniziative nelle quali era viva la polemica anticlericale e antivaticana. Il 14 marzo 1941, a Sforza . che lo pregava caldamente di entrare come membro attivo nella "Mazzini", Sturzo cosi spiegava i motivi ideologici che gli impe- divano un passo del genere: « A parte, quindi, il giudizio delle autorità ecclesiastiche (che ha il suo valore), io non posso ripie- gare la mia bandiera di democrazia cristiana dopo 46 anni di lavoro e di battaglie e divenire a 69 anni fatti un seguace di Mazzini. Ci sono tutto il mio passato e il mio pensiero politico e la mia fede impegnati ».

Tuttavia, i suoi rapporti con gli esponenti del fuorusciti- smo italiano furono, sul piano personale, intensi e amichevoli in

Ivi, p. XIII.

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misura maggiore, forse, che non nel periodo londinese. Sforza e Salvemini sono i suoi principali interlocutori, anche se su piani diversi. Con Sforza sembra quasi che esista una comunanza di idee, un comune orientamento su molti dei problemi politici re- lativi al futuro dell'ltalia; non appare tra i due traccia di pole- mica, ma i dissensi sono in parte celati dietro l'atteggiamento i diplomatico » del conte Sforza. Tuttavia, Sforza, più degli altri italiani in America, sembra intuire il ruolo determinante che i cattolici avrebbero potuto giocare nel post-fascismo, e lJimpor- tanza di avere ano Sturzo presente in ogni inizatiua, fosse una manifestazione .di propaganda antifascista o la formazione di un comitato o governo italiano in esilio 5. Egli sembra aver com- preso come nel momento più delicato per il futuro del paese, l'antifascismo non poteva continuare a rinchiudersi nelle sue tan- te chiesuole, non poteva contimare in una inutile e sterile cam- pagna anticlevicale senza prospettive e realismo politico. Ma dal- la sua fitta corrispondenza con Sturzo emergono in termini assai chiari anche le ombre del personaggio: le sue malcelate ambi- zioni, l'eccessiva stima di se stesso, certa facilità nel giudicare pevsone e cose.

Diverso il rapporto tra Sturzo e Salvemini: più schietto, un costante dzcello senza xeticenze e sottintesi, sempre leale, intran- sigente nel piano morale, legato, però, più allJanalisi e al giu- dizio sul passato che non alla realtà del presente e alle prospet- tive per il faturo. U n discovso ove si coglie un certo affanno . nel seguire e afferrare il senso delle nuove realtà politiche e so- ciali emergenti da un mondo sconvolto dall'esperienza dramma- tica della guerra.

Sforza, Salvemini e Sturzo simboleggiano, per molti versi, la natura, il carattere e il significato del fuoruscitismo italiano in America. I loro discorsi, le loro considerazioni sembrano avere, a volta, il fiato corto. Dalle loro lettere non emerge, né lo po- teva per motivi obiettivi, l'Italia reale, le profonde mutazioni sociali che stavano maturando nel popolo italiano, l'effettivo ruo- lo della Resistenza, il peso della componente popolare rappre-

Cfr. p. 45 di questo volume.

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sentata da una generazione che era approdata all'antifascismo uscendo dall'esperienza degli organismi fascisti. Essi sembrano essere soltanto rappresentanti di se stessi e i loro discorsi riguar- dano principalmente operazioni di vertice, riguardano Mussolini, il re, Badoglio, il Papa. Anche più tardi, dopo il 1943, l'aspetto sociale della Resistenza, il senso della lotta di popolo contro i1 nazi-fascismo, ben oltre il limite di un'interpretazione puramen- te militare e strategica, sembra in parte ignorata. Sturzo cercò, in qualche articolo, di dare un significato e sottolineare il ruolo della Resistenza, ma più come possibile strumento da usare per atte- nuare I'intransigenza alleata al tavolo della pace, che non come momento di riscatto popolare con un preciso significato politico. Anche se non va dimenticato che le notizie italiane offerte dalla stampa americana erano sapientemente filtrate, né da parte alleata vi era molto interesse a valorizzare il ruolo della Resi- stenza. Per cui, dei fatti italiani gizlnge in America un'immagine deformata, secoizdo la particolare ottica desiderata dal Dipar- timento di Stato.

Insomma, i limiti che furono propri del fuoruscitismo parigi- no nel corso degli anni Trenta, riemergono negli Stati Uniti al- l'inizio degli anni Quaranta, accentuati dalla maggiore distanza dellJItalia, dal maggiore isolamento a causa della guerra, dal- l'acuirsi delle polemiche e dei personalisini proprio in vista della imminente caduta del fascismo.

La liberazione dell'ltalia meridionale alla fine del 1943 per- mette a Sturzo di riallacciare i contatti con l'Italia. I temi che emergono nella seconda parte della documentazione qui raccolta riguardano in modo particolare i problemi politici itnliani e q ~ e l - li legati all'organizzazione del partito democratico cristiano. La ri- presa dei rapporti epistolari con i vecchi esponenti del movimento cattolico, meridionali dapprima (Rodinò, Aldisio, Mattarella ecc.) e poi con gli altri, via via che l'Italia veniva liberata, risultano quanto mai interessanti non solo per valutare gli orientamenti di Sturzo in merito ai piu gravi problemi politici del momento (basti pensare ai suoi dissensi con De Gasperi circa i modi con cui risol- vere la questione istituzionale), ma anche per cogliere gli orien- tamenti, gli stati d'animo, le perplessità di quella classe dirigente

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di parte cattolica, che aveva sulle spalle, assieme agli altri partiti antifascisti, il grave compito di dare al paese una nuova struttura politica e istituzionale.

Sulle vicende che hanno portato alla nascita della Repubbli- ca, sui modi come il nuovo Stato democratico è sorto e si è con- solidato, è ormai in atto da tempo, anche sul piano storiografico, un dibattito: significato della « svolta di Salerno » operata da Togliatti, ruolo delle tradizionali forze trasformistiche nel Sz~d dopo 1'8 settembre, le vicende del governo Bonomi, conflitto fra il CLN e il CLNAI, costituzione e crisi del governo Parri, il tri- partito, rottura dell'alleanza con i comunisti, 18 aprile 1948 ecc. Dai primi studi a carattere generale tendenti principalmente a ri- costruire le vicende politiche del nostro paese dopo i1 1943 (ricor- diamo i lavori di Kogan, Colapietra e Mammarella) si è passati ad indagini pizi particolari quali quelle promosse dallJIstituto ro- mano per la storia della Resistenza 7, sino ad avviare un discorso interpretatiuo di ampia portata storica e politica con Guido Quaz- za8, tendente a sottolineare, pur con accenti e motivazioni ideolo- giche, i cavatteri di continuità tra fascismo e post-fascismo e l'azione « restauratrice » di De Gasperi ai danni di una svolta rinnovatrice della società politica ed economica itdliana. Alcune analisi sui sindacati e sulla stampa O hanno arricchito la lettera- tura sull'argo&zento allargando il discorso anche ad aspetti non di- rettamente legati a problemi politici e istituzionali.

N. KOGAN, L'Italia del dopoguerra, Bari 1968; li. COLAPIETRA, La lotta po- litica in Italia dalla liberazione di Roma alla Costituente, Bologna 1969; G. MAM- MARELLA, L'Italia dopo il fasciSrn0: 1943-1968, Bologna 1970.

Cfr. il saggio di E. AGA ROSSI SITZIA, La situazione politica ed economica dell'ltalia nel periodo 1944-1945: i governi Bonomi, in « Quaderni deli'Istituto romano per la storia d'Italia dal fascismo alla Resistenza », n. 2, Roma 1971; E. PISCITELLI, Da Parri a De Gasperi. Storia del dopoguerra 1745-1948, Milano 1975. Sullo stesso periodo è ora apparso anche il volume di A. GAMBINO, Storia del dopoguerra. Dalla liberazione al potere D.C., Bari 1975.

8 Cfr. G. QUAZZA, Introduzione. Storia del fascismo e storia d'Italia, in .4A.W. Fascismo e società italiana, Torino 1973 e La politica della Resistenza italiana, in AA.W., L'Italia 1943-1950. LA ricostruzione, a cura di S.J. Wmlf, Bari 1974.

Cfr S. TURONE, Storia del sindacato* in Italia, 1943-1769, Bari 1973 e P. MURIALDI, Lu stampa italiana del dopoguerra 1943-1972, Bari 1973.

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Le carte qui raccolte non dicono certamente una parola de- finitiva sui temi di cosl vasta portata, ma riteniamo possano of- frire un contributo per gli storici dellJItalia del secondo dopo- guerra. Possono rappresentare, cioè, una fonte utile a meglio ua- lutare certi aspetti e problemi storiografici non ancora definiti. Al- cune lettere di Sturzo, di De Gasperi, di Scelba, degli stessi Sfor- za e Salvemini rappresentano altrettanti elementi per valutare mo- menti cruciali della nostra piu recente storia politica: dalla que- stione monarchica ai problemi legati al trattato di pace, ai rap- porti tra le forze politiche, partiti e governo, alle elezioni del 1946, al referendum istituzionale e soprattutto alle vicende e al dibattito che accompagnarono la nascita, l'impostazione ideologi- ca e lo sviluppo organ&zativo ed elettorale del partito democrati- co cristiano.

Anche per la storia della Democrazia Cristiana si può dire che siamo ancora ai primi passi lo. Le conclusioni cui si è giunti ci sembrano ancora troppo condizionate da motivi polemici o da preoccupazioni politiche. U n contributo chiarificatore ritenia- mo possa venire, almeno in parte, dalla documentazione raccol-

lo Si può dire che dal nutrito saggio di G. De Rosa su I partiti nel volu- me miscellaneo edito da Latena nel 1954 con il titolo Dieci anni dopo, poco o nulla è stato sciitto suii'argomento in questi ultimi venti anni, se si esclu. dono alcune parziali analisi sul dibattito interno del partito (cfr. G. GALLI-P. FAC- CHI, La sinistra democristiana. Storia e ideologia, Milano 1962 e Cronache sociali, antologia a cura di M. Glisenti e L. Elia, San Giovanni a Valdarno 1961). Ora, neil'ambito delle celebrazioni del ventennale deila morte di De Gasperi si è avu- r

to un risveglio di studi, oltre che suila figura deUo statista trentino - già affrontata da L. Vaiiani nel lontano 1949 (L'avvento di De Gasperi, Torino 1949) e succisslvarnrnie neiie biografie scritte da hdreot t i , M.R. Catti De Gasperi e P. Ottone - anche degli studi suile origini e sul ruolo della DC daila Resistenza in poi. Ci riferiamo in particolare al saggio di G. De Rosa sulla Democrazia Cristiana con appendice documentaria nel volume edito dalla Minerva Itaiica, I partiti politici in Italia, e alla relazione di P. Scoppola (I cattolici demo- cratici dall'opposizione alla Costituzione) al convegno di Borca (31 agosto-2 set- tembre 1973), al saggio metodologico di G. ROSSINI, Per un~7 storia del- la democrazia cristiana, Roma 1973, e alla recente opera in due volumi di G. BAGET-BOZZO, Il partito cristiano al potere, Firenze 1974. Quest'ultimo la- voro rappresenta il primo serio tentativo di ricostruzione della storia della D.C. fino al 1954. Ricco di notizie, somattutto sul dibattito interno del ~art i to . il . - volume del BagetBozzo insiste forse un po' troppo sul dualismo tra la con- cezione degasperiana e quella dossettiana del partito.

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ta in questa sede. La figura di De Gasperi, ad esempio, ci sem- bra delineata con contorni abbastanza nitidi. Il De Gasperi di questa corrispondenza con Sturzo, appare forse nei suoi momenti di maggiore tensione: emergono, sin dal 1944, le sue paure e i suoi dubbi, la sua diffidenza nei confronti della collaborazione social-comunista; emerge già un suo modello di Stato, oue cia- scuno sia al suo posto, ove le forze politiche svolgano il loro ruolo, di maggioranza e di opposizione, con una precisa ade- renza e rispetto alle regole del giuoco. Sullo sfondo c'è l'immagi- ne di un'ltalia sconvolta dalla guerra, l'Italia dellJinflazione mo- netaria, degli alti prezzi dei generi di consumo e dei bassi salari, l'Italia della « borsa nera », ma anche l'Italia che riprende a partecipare con grande impegno civile alla vita pubblica e alle com- petizioni elettorali.

Si colgono, infine, in queste carte, non pochi elementi di particolare rilievo per quanto concerne la biografia sturziana e la sua esperienza umana: le difficoltà economiche incontrate non ap- pena sbarcato a New York, il dover ricorrere, per sopravvivere, all'aiuto di alcuni amici, la ricerca di una sistemazione che, gra- zie all'interuento di mons. Francesco Lardone, fu nei primi tre anni il St. Yincent's Hospital di Jacksonville. Soluzione allJinizio non troppo gradita a Sturzo, considerata una specie di esilio nel- l'esilio. Circostanze da cui emergono anche certe sue abitudini, il suo modo di vivere pieno di particolari cautele e accortezze a tutela di una salute sempre incerta. Poi, nel 1944, il ritorno a Brooklyn per essere al centro della vita pubblica americana, per poter operare a vantaggio dell'Italia. Infine tutta I'annosa que- stione della sua partenza per l'Italia che, di rinvio in rinvio, avuer- rà solo nell'agosto 1946.

Le lettere e i documenti raccolti in questo volume sono con- servati presso l'Archivio dell'lstituto Luigi Sturzo in Ròma, nei seguenti fascicoli: 63 A, 184 A, 189 A, 190 A, 191 A, 192 A, 193 A, 196 A, 197 A, 201 A, 206 A, 207 A. La sistemazione delle carte non segue un criterio uniforme. A volte i singoli fa- scicoli contengono lettere divise a seconda dei corrispondenti di

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Sturzo, altre volte i documenti sono raggruppati a seconda del- l'argomento trattato (es. : "Democrazia Cristiana", "Affari ita- liani" ecc.).

Le lettere di Sturzo sono sempre in minuta, alcune complete altre schematiche, scritte su fogli a volte intestati a volte bian- chi, oppure sui margini, in calce o sul retro delle lettere del cor- rispondente a cui risponde. Quando no; segnalato diversamente in nota il documento si intende scritto a mano su foglio non intestato.

Nella riproduzione dei testi abbiamo uniformato alcuni cri- teri: la data sempre in alto a destra, anche se nell'originale ri- sulta collocata diversamente; abbiamo indicato tra qua- dra la data se mancante o quegli elementi della data non indicati nell'originale, ricavandoli dal contesto della lettera o da altri do- cumenti; abbiamo sempre trascritto il mese per esteso, anche quan- do risultava abbreviato o veniva indicato con un numero. Abbia- mo omesso la firma, indicando l'autore della lettera o del docu- mento nella titolazione. Abbiamo indicato sempre in corsivo i ti- toli dei giornali, periodici o libri, anche quando nell'originale ri- sultavano scritti diuersamente. Abbiamo sciolto le sigle o le pa- role abbreviate, indicando tra parentesi quadra gli elementi man- canti. Abbiamo eliminato alcune maiuscole ritenute superflue. Ab- biamo trascritto in nota alcuni brani o parole di particolare inte- resse nel contesto della lettera anche se nell'originale risultavano cancellati.

In nota diamo eventuali altri elementi che servano ad illa- strare la fisionomia del documento o a chiarire con notizie sto- riche e biografiche aspetti che possano risultare poco chiari, dan- do anche vinz)ii bib!ingr~~ft'ci essenzia!z'.

FRANCESCO MALGERI

XIV

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STURZO A LA PIANA l (f. 184 A, C. 5 )

[Brooklyn], 7 ottobre 1940

Caro Professore, eccomi a New York: sono arrivato giovedì sera dopo

due mesi assai fortunosi, e dopo aver dovuto fuggire da casa - la notte del 15 settembre - per delle time-bombs cadute attorno ad essa (la più vicina a circa 15 metri) senza essere stata colpita. Poi a Liverpool e dal Samaria fino a qui 3.

Sono ospite di una famiglia di Caltagirone, che vive a Brooklyn 4. Sto poco bene e per ora non posso muovermi.

Non so quel che potrò fare: debbo cercare qualche mezzo di vivere; il governo inglese non permette esportare moneta e son partito con dieci sterline, già belle e andate.

Se le mie condizioni di salute lo permettono, cercherei di essere impegnato per qualche corso di lezioni. Ma a parlare mi

l Giorgio La Piana era professore di Storia della Chiesa presso la Harvard University. Aveva abbandonato l'Italia nei primi anni del secolo, dopo essere stato accusato di modernismo.

Sturzo giunse a New York il 3 ottobre 1940. Cfr. B.N.Y., pp. 1-4.

' La famiglia Bagnara, che abitava al n. 1776 d d a 72. strada di Brooklyn.

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stanco (il cuore è assai debole), e l'unica cosa che posso fare scrivere.

Appena sarà tradotto il mio ultimo libro (La l'era Vzta: Sociologia del Soprannaturale) ' tenterei di farlo accettare da qual- che editore: non sono sicuro che ciò sia facile.

Se lei potrà darmi qualche suggerimento, gliene sarò assai grato.

La prego di farmi sapere se ha ricevuto la mia del lo set- tembre e il plico del testo italiano del Saggio di Sociologia.

Spero che sua sorella avrà avuto notizie della Ferrari 2. Ne sono ansioso. Presenti a lei i miei omaggi.

LA PIANA A STURZO (f. 189 A, C. 6 )

Cambridge, Mass. october 8, 1940

Caro don Sturzo,

ricevo in questo momento la sua con la lieta notizia del suo arrivo a New York, dopo i gravi pericoli corsi in Inghilterra. Non posso dirle quanto mia sorella ed io siamo felici di saperla in salvo e quanto piacere avremmo di rivederla presto. Lei ha bisogno di un lungo riposo e di tranquillità e probabilmente le converrebbe di passare l'inverno, che qui è duro, in qualche posto in Florida o giù nel South, oppure in California. Sono sicu- ro che in quel clima mite ed in completo riposo la i?ia sillute si rimetterà del tutto.

Comprendo che la situazione finanziaria la mette in imba- razzo. Ma stia pur tranquillo che via via le cose si aggiusteranno. Frattanto io mi metto a sua disposizione; senza cerimonie mi

1 Poi pubblicato nel 1943 daiia Catholic Universi- Press di Washington. Si riferisce alla signora Ferrari, moglie di Francesco Luigi Ferrari. Dattiioscritto. Carta intestata: « Harvard University. Department of Hi-

story. Cambridge, Mass P. Sopra la data l'incihim del mittente: « 3, Berkeley st. n.

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awisi di quanto ha bisogno per ora. Intanto le accludo uno check per $ 50, che le serviranno per le piccole spese. Mi rimborserà quando e come potrà, dopo che si sarà sistemato.

Ho ricevuto il manoscritto e tengo tutto a sua disposizione. Mi dica se vuole spediti questo e gli altri manoscritti al presente indirizzo.

, Mi viene in mente che forse un certo aiuto dopo tutto non dovrebbe mancarle da parte di certi gruppi cattolici non troppo asserviti ai gesuiti. Io penserei di scrivere al prof. Guilday l della Catholic University. Lo conosco personalmente da parecchi an- ni. E' professore di storia; non è una cima ed è ambizioso, ma nell'insieme è capace di buone azioni quando « lo spirito gli detta D.

Che ne pensa Lei? Non vorrei far nulla che potesse dispia- cerle. Mi sarebbe utile sapere se Lei sarebbe disposto a fare delle conferenze in inglese, appena la sua salute glielo permetterà, si capisce. E' la sua pronunzia dell'inglese passabile? Mi scuserà se faccio questa domanda, ma non potrei prendere impegni senza essere sicuro. Certamente si sarà messo in contatto con Venturi e Salvemini che disgraziatamente è stato ammalato e sta ancora a New York. Se frattanto avesse la forza di scrivere un articolo di una quindicina di pagine, non troppo profondo, ma per un pubblico più o meno colto, su qualche soggetto d'interesse im- mediato, come per esempio l'azione del clero cattolico e prote- stante inglese durante questo periodo infernale che l'Inghilterra attraversa, io potrei cercare di farlo pubblicare sull'Atlantic Mon- thly che generalmente paga bene.

Spero che prima di prendere una decisione sul posto dove passare l'inverno, voglia venire a Cambridge a farci una visita e ci dia il piacere di offrirle la nostra ospitalità.

Tanti saluti da mia sorella e i migliori auguri da parte mia. Affettuosamente.

1 Mons. Peter Guilday (1884-1947), storico della Chiesa, fondatore nel 1915 della u Catholic Historical Review », insegnava storia presso la Catholic Uni- versity of America.

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STURZO A MONS. LARDONE (f. 192 A, C. 419)

Brooklyn, 8 ottobre 1940

Rev.mo e caro Monsignore, eccomi negli Stati Uniti. Lasciai Londra il 22 settembre e

sono arrivato qui il 3 ottobre sera. Sono pel momento ospite di una buona famiglia operaia di Caltagirone. La notte del 15 set- tembre dovetti fuggire da casa per le bombe cadute attorno di essa. Fui accolto in casa amica. Avevo fatto le pratiche per la partenza e così la decisione fu presa.

Ora sono qua, incerto del mio avvenire; sia perché soffe- rente di debolezza cardiaca, sia perché le autorità di Londra non permisero che io portassi con me altro che IO lire sterline, che naturalmente sono finite.

L'unica cosa che ancora posso fare è scrivere, e quel che domando è potere pubblicare qui il mio ultimo libro: La Vera Vita. Spero che le sarà arrivata la copia deli'originale italiano, che le inviai il 30 luglio, e la lettera del lo agosto, alla quale non ebbi risposta finché stiedi a Londra.

Le accludo una lettera CE mons. Mozzoni ', che affettuosa- mente mi agevolò la partenza.

Se Lei ha occasione di venire a New York e tempo da spen- dere sarei felice di ricevere una sua visita. Mi raccomandi ai Signore e mi creda.

1 Mons. Francesco Lardone deiia Catholic University di Washington. Umberto Mozzoni, nato a Buenos Aires nel 1904, era il segretario della

Delegazione apostolica a Londra. Cardinale dai 1954 e Nunzio Apostolico in Brasile dai 1969.

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SALVEMINI A STURZO ( f . 191 A, C. 75)

[New York], 11 ottobre 1940

Caro don Sturzo, la notizia che lei e Sicca l erano arrivati a salvamento fu un

vero raggio di luce in questi mesi di tenebre. Non ho potuto far rispondere prima alla sua cartolina amichevole perché ho avuto alcuni giorni di grande stanchezza. Spero di essere ristabilito ver- so la metà di novembre, e in qualche modo dovremo cercare di vederci prima che io ritorni a Cambridge.

Mille affettuosi saluti a lei e a Sicca.

STURZO A MONS. LARDONE * (f. 192 A, C. 417)

[Brooklyn] , 14 ottobre 1940

La ringrazio molto della sua generosità e del pensiero pre- muroso di mons. Vagnozzi. Sabato gli ho scritto a proposito del- l'obiezione fattami da mons. Griffiths, v[ice] Cancelliere di que- sta Curia circa il permesso (che io non ho) della Concistoriale per venire negli Stati Uniti. A parte che io ignoravo tale disposizione (e nessuno a Londra me ne disse), non avrei mai potuto avere in tempo un tale permesso, nell'urgenza di lasciare Londra. Spero che potrà sanarsi tale omissione.

Lei mi domanda, affettuosamente, quel che può fare per me. Neanche io so cosa chiederle. L'idea che mi viene è che potrei scrivere qualche studio per riviste, e l'altro che potrei pub-

1 I l dott. Michele Sicca, medico personale e amico di Sturzo. Morl negli Stati Uniti nel 1944.

2 In alto a destra annotazione di Stuno: « Mons. Lardone, Washington D.

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blicare qui i miei due libri: Saggio di Sociologia (pubblicato in Francia nel 1935 l e ora fuori commercio); e La Vita Vera [sicl. Sociologia del Soprannaturale - che ho finito da poco di scri- vere. L'uno e l'altro sono già in traduzione a Londra, spero po- tere avere presto il secondo.

Non so se vi sia costà una University Press. Dato il tipo di questi libri, che non sono per il gran pubblico, ma per iniziati, non posso trovare un editore senza l'appoggio di un'università. Se Lei avrà modo di far vedere il testo italiano a qualcuno che se ne interessi (nel caso che Lei non possa per le sue occupazio- ni) sì da ottenere una raccomandazione per un editore, ne sarei molto lieto. Altro per ora non posso fare dato che il medico non mi permette di uscire di casa, né di parlare a lungo.

Mi raccomandi al Signore e mi creda dev.mo e aff.mo.

[P.S.] Non lettera di presentazione per il vescovo Kearney 2, ma raccomandazione quando scrive.

MONS. LARDONE A STURZO " (f. 192 A, C. 414)

[ Washington], 27 novembre 1940

Caro don Sturzo,

cinque minuti fa le ho scritto ed ora ricevo la sua. Stia certo che io mi occupo del suo caso. La mia intenzione

era di trovarle un posto in un ospedale cattolico a jacksonville, Florida, ma giacché è un ospedale a pagamento voglio interessare delle persone tra cui l'Arcivescovo di Baltimora ', per vedere se si può avere un posto gratuito. Siccome 1'Arcivescovo è all'ospe-

l L. STURZO, Essai de sociologie, Bloud et Gsy, Paris 1915. Mons. Raymond Kearney, vescovo ausiliare di Brooklyn Dattiloscritto. Carta intestata: « The Catholic Universi- of America. Wash-

ington, D.C. D. In basso a sinistra l'indirizzo del destinatario: « Very Reverend Luigi Stuno, c/o Bagnara, 1776, 72nd Street, Brooklyn, New York n.

Arcivescovo di Baltimora era mons. Joseph Curley.

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dale ammalato, devo attendere qualche giorno a vederlo, e quindi abbia per cortesia ancora un po' di pazienza e speriamo che la Provvidenza aiuti. Io cercherò d'affrettare le pratiche.

Aff .mo.

STURZO A MONS. LARDONE l (f. 192 A, C. 414)

[Brooklyn 1, 29 novembre 1940

Caro e rev.mo mgr, mi perdoni per le noie che le reco. Mi sono consigliato con il mio medico e con me stesso e

penso che non sarebbe indicato per me andare in un ospedale. I n questo senso ho fatto pregare Fr. Ford a non continuare la sua pratica. Così prego Lei. A parte ogni altra considerazione (e per me è già grave quella che io toglierei il posto ad un amma- lato che ne avrebbe bisogno) io non posso sottopormi ad una regola fissa e ad orari invariabili e ad un completo isolamento. Devo airare il cuore col riposo, lo stomaco con speciale dieta, e devo crearmi l'ambiente adatto a continuare il lavoro di tavoli- no che finora, grazie a Dio, posso fare discretamente.

Ieri sera ho parlato con l'on. Novasio (non SO se lo cono- sce), un ex deputato popolare torinese che è qui da 16 anni e che si occupò cinque anni fa dell'emigrazione in un ufficio diocesano di New York. L'ho pregato di trovarmi .nel Florida una buona famigIia cattolica, che potrà darmi ospitalità e assistenza.

Circa i mezzi, il prof. Einaudi3 mi ha fatto oggi arrivare 25 dollari di offerte ricevute e altre so me ne ha mandate mons. Cioffi. Spero pertanto arrivare al necessario.

I1 dr. Sicca è stato d'indirizzo indicato ed ha avute ottime accoglienze. Egli m'incarica di ringraziarla.

l Scritta sul retro deiia lettera di mons. Lardone del 27 novembre 1940 (doc. n. 6) .

Pietro Novasio, awocato e uomo politico, nato a Trino (Torino) nel 1865, organizzatore cattolico e deputato del partito popolare dal 1921 al 1924.

Mario Einaudi era allora professore alia Cornell University.

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MONS. LARDONE A STURZO ' (f. 192 A, C. 412)

[Washington] , 4 dicembre 1940

Caro Don Sturzo, ho ricevuto la sua gentile del 29 corrente, ma proprio in

quel giorno andavo a visitare l'Arcivescovo di Baltirnora all'ospe- dale per interessarlo come Le dicevo nella mia ultima al Suo caso. Egli è sempre così buono e s'interessò immediatamente ed il giorno dopo nel pomeriggio mi telegrafò che le aveva trovato un posto al St. Vincent's Hospital, Jacksonville, Florida.

Ricevetti la di lei 'lunedi 2 corrente, e naturalmente ben comprendo il suo punto di vista, ma se mi permette vorrei fare qualche osservazione in merito. I1 St. Vincent's Hospital è un edificio molto moderno, e quindi non sa molto di ospedale e poi come Lei saprà negli ospedali americani molto spesso ci andiamo non per malattia ma per riposo. Essi non hanno niente dei nostri ospedali europei e la vita è molto comoda: si ha tutto il servizio che vuole, se lo si vuole, del resto si è liberi di andare, venire, mangiare entro o mangiare fuori, avere la dieta che si vuole, ecc. ecc.... Inoltre lei non va come uno malato, e non toglie il posto a nessuno perché io ho già denaro per pagare la sua retta. L'Ar- civescovo di Baltimora stesso pensò a questa cosa e mi diede del denaro per attuarla ... Inoltre lei va solo per la stagione invernale anche se lunga, e quindi la cosa non è permanente.

Se mi permettesse almeno di tentare, anche a ragione del 1 1 ' 1 grande interessamen~o di A r c n ~ i s n u ~ cur:ey che lu cosl gelieio-

so e si è messo in quattro per aiutare, e quindi di andare al più presto a Jacksonville e poi se non le piace cercherà di cambiare. E non abbia paura della solitudine perché avrò modo di trovare amici del posto che la potranno vedere. Io credo anche che non sarà così facile trovare nel « Florida una buona famiglia catto-

1 Dattiloscritto. Carta intestata: « The Catholic University o£ America D. In alto a sinistra l'indirizzo del destinatorio: « Very Reverend Luigi Sturzo, c/o Bagnara, 1776, 72nd Street, Brooklyn, New York W .

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lica che possa dare ospitalità ed assistenza ». Ad ogni modo se questo sarà il caso si potrà trovare dopo. Lasci pure che l'ono- revole Novasio cerchi le sue informazioni: il risultato di queste informazioni servirà sempre.

Le allego qui la lettera ricevuta or'ora dell'Arcivescovo Cur- ley per presentarsi alla Superiora di St. Vincent's Hospital, Jack- sonville, Florida. Io stesso conto di essere di passaggio a Jack- sonville prima di Natale e verrò a vederla.

Voglia per cortesia comunicarmi la Sua decisione anche perché io dovrò scrivere alla Superiora del St. Vincent's Hospi- tal, e gradisca i miei più affettuosi saluti.

Aff .mo.

P.S. In quanto al Dott. Sicca, mi dica se vuole che io scriva a Denver, Colorado.

STURZO A MONS. LARDONE l (f. 192 A, C. 412)

[Brooklyn], 12 dicembre 1940

Caro e rev.mo monsignore, i miei ringraziamenti e quelli del dr. Sicca si uniscono insie-

me: non potrò mai dimenticare quanto lei ha fatto e' sta facendo per me. Che sia lodato il Signore.

Jacksonville - Dopo il parere favorevole dei medici, io so- no più tranquillo nel decidermi di andare in un ospedale, dove si può avere una specie di assistenza di famiglia. E tanto la lette- ra di S. Ecc. l'arcivescovo di Baltimora, quanto il suo personale interessamento mi sono di gran conforto. Qualcuno mi ha detto che Jacksonville non è caldo: non vi passa il Golf stream, è umi- do e mi ha parlato di altri posti nel Florida. Ma poiché è meglio avere un posto certo che altro ipotetico, così mi sono deciso ad

1 Scritta in calce alla lettera di mons. Lardone del 4 dicembre 1940 (doc. n. 8), alia quale risponde.

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andare. Se veramente il clima non farà per me, la Superiora di là mi aiuterà a trovare altro posto, dopo che essa avrà preso conoscenza dei miei bisogni.

Quel che m'interessa su tutto si è: 1) che io non debba fare scale, tranne qualche gradino di entrata; 2) che io debba poter dire la Messa in camera o in una prossima. Porterò con me l'altare; 3) che io abbia bagno e ritirata privata o prossima, po- sto con uso libero la mattina dopo la Messa (date le mie soffe- renze emorroidarie quotidiane). I1 resto si accomoderà.

Le rimando la lettera dell'arcivescovo alla Superiora, per- ché lei, scrivendo, gliela faccia avere. Penserei di partire tra il 19 e il 21 di questo mese. Non posso prima per sistemare parec- chie cose e vedere delle persone che non potrei vedere in due o tre giorni, tanto mi affaticherei. Oggi stesso ho scritto all'arci- vescovo di Baltimora ringraziandolo.

Dr. Sicca - Come dal telegramma inviatole oggi, egli ac- cetta il posto al Glockner Sanatorium. Però dalla copia del tele- gramma a mons. Bosetti ' Lei vedrà che egli domanda una setti- mana di dilazione per potermi accompagnare a Jacksonville. Spe- ro che mgr Bosetti acconsentirà.

Vedo che Lei andrà al Florida: non mi dice dove; se proprio a Jacksonville come ne sarei contento.

Abbia i miei rinnovati e vivissimi ringraziamenti e cordiali saluti.

Mons. Giuseppe Bosetti di Detroit.

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STURZO A MISS REILLY l (f . 189 A, C. 346)

C Jacksonville l , 14 gennaio 194 1

Chère Miss Reilly, le premier pas est fait pour arriver à former l'« American

People and Freedom Group »: trouver qui accept la charge meme provvisoire de secretaire. Je suis très heureux à savoir que vous étes prete à domer votre oeuvre pour cette initiative.

AIors, il faut descendre à la pratique. Je n'ai pas ici les regles du « People and Freedom » de Lon-

dres; et pour les avoir il faut attendre beaucoup de temps. Peut- $tre Mrs O'Reefe les aura dans ces papiers. En tous cas je vous en donnera ici les lignes generales.

1) Vous trouverez dans chaque n. de People and Freedom, dans la dernière page les principes fondamentaux du groupe. Des

1 La prima pagina di questa lettera è scritta su un bigiietto augurale natalizio. Miss Mary Louise Reilly, laureatasi nel 1912 pressc lo Smith College, inse- gnava educazione civica nelle scuole di Brockton (Mass.). Si era rivolta a Sturzo per fondare anche negli S.U. un gruppo di People and Freedom.

« People and Freedom » era i1 movimento cattolico democratico, fondato a Londra nel 1936 su iniziativa di Barbara Barclay Carter e di Sturzo. I1 movimento, di mi era presidentessa la signora Virginia Crawford, pubblicava anche una rivista con lo stesso titolo, alla quale Sturzo collaborava assiduamente.

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autres resolutions precisent adhesion du Group à la democratie chretienne. Le livre For democracy publié par le Group et écrit par des membres du Group montre ces ideals et ces propos.

2) Le Group de Londres est par sa nature politique et au- tonome. C'est pour $a qu'il n'a cherché l'aide de l'autorité eccle- siastique n . celle-ci a jamais interferé dans l'oeuvre du Group.

Pour sa nature le Group n'a fait partie de 1'Action ca- tholique; ni jamais s'est melé dans les questions proprement catholiques et ecclesiastiques, son champ d'action est la politique nationale et internationale et pour la concorde avec la moralité, la justice et le bien sociale.

3) Les membres du Group sont tous catholiques. J1 a des membres actifs et des membres correspondants.

La distinction est par le fait que beaucoup sont prets à don- ner son adhesion, mais n'ont pas du temps la possibilité de fre- quenter les reunions accepter des charges.

M. Maritain est membre correspondant du Group de Londres. Seulement les membres actifs sont élus à composer le Comité executif.

4) Le Cornité executif est composé par sept (ou neuf) mem- bres, entre les quels un chairman, un secretaire, un tresorier. S'il sera nécessaire sera nommé un secrétaire de press ou un edi- tor, si le Group decide de publier son bulletin. La renovation se fait chaque année.

5 ) I1 faut fixer la contribution annuelle pour les membres actifs et les correspondants.

6 ) Une troisième categorie est celle des amis du Group. 11s peuvent &re des non-catholique. A Londres il-y-a des tres eminents cornme M. Wickham Steed (ancien editeur du Times) et Prof. George Gooch (editeur de la Contemporany Review). 11s doment des offerts, ils contribuent avec des ecrits, ils parte- cipent à les grandes assemblées publiques etc.

7) Les reunions des membres actifs sont usualement cha- que mois. LYAssemblée generale est annuelle. Le cornité execu- tif est convoqué chaque mois ou toutes les fois que sera necessaire.

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Je ne sais pas si vous avez des n. du Pleoplel and Frlee- doml. Là trouverez la relation de l'activité de Group mois par mois.

Avec cettes indications je vous p i e de preparer un sche- ma du Statut du Group, un schema de statut avec Mrs O' Keefe

I1 faut établir où sera le premier centre du Group. Ca est lié à l'activité politique qu'il faut envisager. Mais je suis toujours d'idée qu'il faut commencer très humblement, par un petit nom- bre d'associés avec foi et confiance en Dieu et dans les ideals que nous mouvent.

Sur ce chef je vous prie d'en parler à Mrs O'Keefe et m'en écrire. Je consulterai des autores amis.

Je vois que la lettre est déjà très longue, il faut laisser là des autres idées pour une deuxieme lettre aprés avoir requ votre reponse.

Veuillez agréer, chère Miss Reilly, mes salutations très dé- voués et cordiales avec les meilleurs souhaites pour votre travail pour la constitution du Group.

P.S. L'Arnerican Group ne dépendra pas de cet de Londres; il sera autonome; mais il aura avec Londres des liaisons de ami- tié, entente et collaboration.

J'ai écrit en fran~ais (aussi mauvais qu'il est) parce que, étant souffrant m'est .moins fatigant pour une très longue let- tre, que l'anglais. Vous me pardonnerez Ies fautes.

STURZO A MONS. LARDONE' (f. 192 A, C. 405)

[ Jacksonville], 6 gennaio 1942

Ho grande paura di abusare, non della sua bontà ch'è larga, ma del suo tempo ch'è stretto. Mi compatirà ancora una volta.

L'esperienza di più di un mese di questa vita, mi rende chia- ro che non posso continuare a vivere in un ospedale come dimora

1 In alto, annotazione di Sturzo: « A Mons. Lardone, Washington P.

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usuale. Ho bisogno di una casa e dell'assistenza conveniente. Dopo il suo passaggio di qua, le stanze che dànno sul cor-

ridoio sono state occupate da preti più o meno ammalati. I rumo- ri quasi permanenti sono aumentati e spesso non sono sopporta- bili. Abbiamo rumori li notti quando portano via i cadaveri, e ne abbiamo avute parecchie di tali notti. Qui sembra l'orecchio di Dionisio.

Le dico questo solo per darle un'idea. Le suore sono di una premura senza limiti. Ma quel ch'è impossibile ottenere io stesso non lo domando e non me ne lagno.

Ebbi una proposta per andare a Tampa presso una signora cattolica; ma non accettai perché le due stanze offertemi erano a secondo piano.

Escludendo l'ospedale, non resta che o qualche casa di suo- re owero qualche famiglia, dove starei come paying guest all'in- glese. Se ciò non può ottenersi a Washington (e lei sa perché insisto per Washington), conviene che io ritorni a .trattare con il signor Bagnara per prendere in affitto una casa più larga, con due stanze per me, indipendenti dal resto.

I1 dr. Sicca è stato così cortese da offrirmi il prestito neces- sario per ciò, con restituirgli la somma in sterline a Londra, se qui non potrò realizzare dei dollari.

Dato ciò, ecco la mia idea: starò a Jacksonville (bon gré mal gré) finché la temperatura del Nord sarà per me sopportabile. Poi (verso Pasqua) passerei da Washington per una ventina di gior- ni, se non altro per fare delle conoscenze e avere dei contatti.

E' possibile trovare costà per 20 giorni ospitalità presso qualche famiglia che abbia una o due stanze a pian terreno? Se non sarà prcl?&i.c -aia stai25 iia!beigo e paggie uiio suora infermiera (ce ne sono costà) che mi assista.

Se a Washington è impossibile combinare nulla, tornerei dai Bagnara. E se Dio mi dà vita, appena finita la guerra, lascerò gli Stati Uniti. Ecco il mio piano. Circa i vescovi conto nella loro carità che non mi rifiuteranno il celebret temporaneamente co- me visiror o rifugiato di guerra. I suoi consigli mi gioveranno a schiarire la nebbia che per me circonda gli Stati Uniti, date le mie ben poche conoscenze ed esperienze di questo mondo sim- patico ma poco adatto per me.

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SFORZA A STURZO ' (f. 190 A, C. 163)

[Tallahassee], 1' marzo 1941

Caro Sturzo, riparto nel cuore della notte da Jacksonville e perciò non

La rivedrò. Iersera il mio discorso passò alla radio - ma Lei im- magina quel che dissi. L'importante è ciò che ci dicemmo - e la nostra morale intesa su tutto.

Voglio ripeterle co i qual piacere La vidi più fortificato in salute dai giorni di Brooklyn.

A quanto ci dicemmo vorrei, giacché ho mezz'ora libera, aggiungere una postilla. La quale, se volesse essere un parere o un consiglio, sarebbe indiscreta - da me a Lei, nel campo che toc- cherà. Ma ciò che le sottometto non è che la testimonianza dei sentimenti di uno che niente più aborrisce e niente più teme che un ritorno, forse inasprito, a vecchi anticlericalismi materia- listici. La mia « testimonianza » è a proposito della Mazzini" - ma la « Mazzini » non ne è che il pretesto.

I cattolici migliori e più generosi a me pare che (non per paura ma per un eccesso di formale rispetto) dimentichino una verità essenziale (e che dalla Controriforma in poi va divenendo sempre più tragica): e cioè che la Chiesa sarà ciò che l'ardore e il coraggio dei fedeli alla periferia la faranno; e che se i fedeli si rimettono alla guida degli amministratori del Vaticano essi pre- parano alla Chiesa crepuscoli miserandi come nel sec. XVIII e pri-

l Carta intestata: « Hotel Floridan, Tallahassee, Fla. ». Si riferisce alla « Mazzini Society », associazione antifascista nata negli

Stati Uniti, nell'autunno 1939, su iniziativa di esuli italiani e di italo-americani, come Roberto Bolaffio, Michele Cantarella, Renato Poggioli, Gaetano Salvemini e Lionello Venturi. La « Mazzini Society » aveva lo scopo di informare l'opinione pubblica americana sulle reali condizioni dell'Italia sotto il regime fascista, organizzare l'assistenza ai profughi politici italiani e svolgere attivita culturali ed educative tra gli italiani d'America. Max Ascoli fu il presidente della Societa e Tarchiani segretario generale. Organo della « Mazzini » fu il periodico « Nazioni Unite n diretto da Alberto Cianca. In questa lettera Sforza cerca di convincerr Stuno di aderire all'organizzazione antifascista italo-americana.

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ma metà del XIX. Gli amministratori e gli scribi gesuitici del Va- ticano inventarono la « setta », la « Massoneria », ecc. per spie- gare la decadenza delia Chiesa. Lei sa bene che bastava I'abbas- samento del clero a spiegare tutto. Altro che povere « sette D!

Mazzini è anticattolico? Ma il Vaticano perseguitò e sospet- tò tutti i cattolici ardenti.: dal Lambruschini al Manzoni, a Stur- zo - salvo a gloriarsi di Sturzo quando sarà morto di crepacuore.

Se un cattolico si associa al nome di « Mazzini D potrà trovarsi in situazione non facile. Ma se molti cattolici si associassero a quel nome, la Chiesa approverebbe subito. E un giorno spieghe- rebbe che l'autore di Dio e Popolo aveva una sorella che pregò tutta la vita per lui e che la la Misericordia divina ha si gran braccia » ecc. ecc.

Ma dove sono questi cattolici? Dov'è il loro coraggio? Ep- pure la tragedia è là: o i cattolici salveranno la Chiesa malgrado il Vaticano - o il Vaticano la ridurrà di nuovo al torpore degli Urbani, dei Gregori, dei Pio VI1 e VI11 ...

Ciò Le dico non per criticare i dubbi dell'amico di Detroit ' che molto stimo. E' troppo naturale. Uno solo non può nulla.

Se gli manda in visione questa mia, mi farà piacere. E' bene che coraggiose anime isolate sentano che altri comprendono la loro difficoltà e le loro pene.

Lei ben sente che la mia attenzione alla « Mazzini » non è che un apologo per casi ben più gravi. Ma là siamo d'accordo.

Con sincera affezione, suo.

[P.S.] Domani sarò di nuovo a Charlottesville, Va., Co- lonnade Club.

1 Si riferisce a mons. Ciarrocchi.

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STURZO A SFORZA' ( f . 190. A, C. 164)

[ Jacksonville] , 4 marzo 1941

Caro Sforza, ho molto gradito la sua lettera del lo marzo, e mi è interes-

sante « testimonianza », come Lei dice, dei suoi alti sentimenti. Mi permetto di non discutere sul modo come Lei presenta

il problema, a proposito della « Mazzini ». Io ho chiaramente espresso le mie idee in Church and State ', dove ripresi - in va- ri punti - la mia tesi sociologica delle correnti mistiche e cor- renti organizzative, i loro contrasti, la loro coefficienza e anche, di tempo in tempo, la loro fusione o scambio di posizioni.

Questa legge sociologica non è solo della Chiesa, ma di ogni società a larga base, la politica compresa; ed io la trattai proprio come legge sociologica nel mio Essai de Sociologie. Nella Chiesa le posizioni sono ancora più delicate e a volte anche tragiche. San Giovanni della Croce fu tenuto per lungo tempo in prigione per la sua riforma, che poi riuscì a fare in mezzo a enormi diffi- coltà: e non è stato il solo dei riformatori e dei mistici che ha sofferto. Potrei fare la lista di moltissimi santi o quasi santi.

Circa poi la piccola questione della « Mazzini », debbo dirle che non è per convenienza o per timore dell'autorità che io non intendo farne parte. Per me (e per Ciarrocchi anche credo) è questione di convinzione. Io, cattolico, non posso mettere per insegna della mia attività il nome storico di un anticattolico, qua- le ne siano i suoi meriti, che io ho riconosciuto non da ora ma da lungo tempo.

E mentre sono d'accordo sul programma della « Mazzini », . quale pubblicato nella circolare n. 2 del 25 febbraio, non ne ac-

1 Carta intestata: « St. Vincent. Hospital. Jacksonville. Florida B. L. STURZO, Church and State, Geoffrey Bles, London 1939. La prima

edizione apparve a Parigi nel 1937 sotto il titolo L'Eglise et Z'Etat, presso Les -25 Editiones Internationales. L'edizione italiana apparve nel 1958, presso Zanicheili,

Bologna, nel quadro dell'opera omnia di SNZO, col titolo Chiesa e Stato ( 2 voll.).

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cetto il simbolo o il nome: ne parlai in tal senso ad Ascoli e a Tarchiani, ed essi convennero con me.

A parte, quindi, il giudizio delle autorità ecclesiastiche (che ha il suo valore), io non posso ripiegare la mia bandiera di de- mocrazia cristiana dopo 46 anni di lavoro e di battaglie e diveni- re a 69 anni fatti un seguace di Mazzini. Ci sono tutto il mio passato e il mio pensiero politico e la mia fede impegnati.

Per questa ragione mi permetto di non spedire la sua lette- ra a Ciarrocchi, per evitare che o le sue parole o le mie osserva- zioni fossero non intese nel loro giusto senso, specialmente per lettera. E dato che io, non conoscendo personalmente il Ciarroc- chi, non vorrei toccare dei tasti che non rispondono. La lettera sarebbe per me una grave fatica senza scopo.

L'idea di un'associazione fra cattolici democratici, che si unisse a voi nel piano politico è buona; non so se sarà realizzabile data anche la mia salute non efficiente o non molto efficiente. Vedrò.

Lei che è sempre franco con sé e con gli altri, apprezzerà allo stesso modo la mia franchezza di scrivere.

SFORZA A STURZO ' (f. 190 A, C. 167)

C Charlottesville] , 8 marzo 194 1

Caro Sturzo, ebbi la sua del 4. Nel caso pratico trovo che Lei ha perfet-

tamente ragione. Ma nella mia lettera il fatto « Mazzini » era mero strumento per una ben più generale osservazione - della cui verità son dolorosamente convinto: - che nuovo sangue e nuova vita non posson venire alla Chiesa che dalla periferia; e se la periferia tace e consente, l'amministrazione vaticana steri- lirà tutto. E sarà un gran male.

Carta intestata: u The Colonnade Club. University. Virginia n.

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Ha visto ieri il Papa trattar quasi come un « sowersivo D l'erede di Alfonso XIII perché non gli era parso ".abbastanza franchista?

Le invio per pura curiosità questa lettera di Brailsford '. Ha ragione. Ma che possiamo fare?

E per la sua esclzlsiua personale notizia Le invio copia di una mia risposta ad alta personalità inglese che mi aveva chiesto

, circa quelle tali attività londinesi.

Suo sempre aff.

[P.S.] Avrà ricevuto il dossier Borgese che Le mandai.

STURZO A SFORZA (f. 190 A, C. 168)

[ Jacksonville] , 10 marzo 1941

Caro Sforza, grazie della lettera dell18 c.m. Forse non sono stato felice nell'accennarle alla mia teoria

sociologica sulle correnti mistiche e organizzative nella Chiesa (e nella società in generale), come risposta ai suoi suggerimenti sui « movimenti di periferia ». Volevo dirle che questa è legge generale per ogni società corrente. E siccome io credo che la Chiesa cattolica vive e vivrà, così avrà ed ha sempre correnti mistiche (le chiami pure di periferia) e correnti organizzative. E se la sua osservazione, nel caso attuale, era diretta a me personal- mente, pensando ai miei 46 anni 'di attività sociale e politica, si renderà conto che la risposta all'intimo appello della mia co- scienza fu data appena ordinato prete. Se ho fatto bene o male lo sa Dio solo; ma quel che ho sempre evitato è stato di prende- re la posa di ribelle o*& vittima. E anche oggi sono lieto di avere

1 H. N. Brailsford, intellettuale americano, esponente della sinistra demo- cratica statunitense, coiiaboratore di « The New Republic D, diffuso settimanale politico liberal-progressista.

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seguita quella voce, invece di prendere la via che mi si apriva dinanzi, ch'era la più naturale per un prete, della attività pasto- rale, accettando le cariche ecclesiastiche che mi sarebbero state offerte.

Essendo scivolato su cose personali è meglio far punto. .

Parliamo di cose più interessanti. Un amico giornalista inglese in New York mi manda un ar-

ticolo della [New York] Post di questi giorni e mi domanda informazioni, forse per scrivere ai giornali londinesi. In tale arti- colo è detto che fra « antifascist italian leaders and british diplo- mats in Washington » ci sono « negotiations » « of an official antifascist italian Governrnent-in-exile, to be headed by count Carlo Siorza » l .

Non so chi ha avuto interèsse a creare questa notizia e met- terla insieme's quella dell'iniziativa di W. [Toscanini] 2, che io fin oggi ignoravo. Ci deve essere qualche malinteso. Lei stesso mi manifestò la sua convinzione (non so se in opposizione ad opinioni altrui o per logica deduzione) che il caso Gsaryk-~enes era unico, ed era errore guardare il presente con gli, occhi del passato. Ed io a convenire con Lei, aggiungendo che non vedevo l'opportunità attuale di simile imitazione, tranne nel caso dell'oc- cupazione, da parte degli inglesi, della Sicilia, per esempio, o di parte notevole del Mezzogiorno (occupazione reale non come quella di Norwich).

Io non so se a lei convenga smentire o lasciar correre. Ma se l'origine di tale notizia è da New York o da ambienti antifa- scisti, è da rilevarlo subito per evitare la ripetizione.

Ho ricevuto la lettera di Eorgese e la spedisco subito a Tar- chiani. Non credo che sia costume universitario (neppure in Ame-

1 A questo punto, cancellato, si legge: « Tutto cib è infantile. Lei stesso nella conversazione avuta con me premise che non si poteva ripetere il caso di Masaryk e Benes deli'altra guerra; e soggiunse che H.[ull] non le aveva fatto alcun cenno di ciò. Si che il nostro era uno scambio di vedute sopra ipotesi del futuro. Tanto è vero che io le dissi che tranne che una parte dell'Italia del Sud o della Sicilia fosse occupata ».

Walter Toscanini, figlio di Atturo, era tra i maggiori esponenti del fuom- sutismo antifascista h America, organizzatore di meetings, film e programmi radio- fonici di ispirazione antifascista, fu mchc membro della « Mazzini Society ..

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rica) che invitando il conte Sforza a fare un corso si debba invi- tare allo stesso tempo un anti-Sforza, o invitando un gesuita si debba invitare un massone, ovvero se è protestante si debba correre subito per un cattolico. La ragione che ne dà Borgese non è valida nei miei riguardi.

Fortuna che la malattia mi ha impedito di accettare *qual- siasi invito universitario. Così è meglio non parlarne più, come di cosa inesistente. Se per caso incontrerò Borgese, che questo sia un passato obliato per entrambi.

Conoscono Brailsford: ho scritto anche confutando certe sue tesi politiche. Non mi sembra necessario né urgente che certi leaders vadano a Londra: bastano per ora là gli antifascisti che vi sono. I o credo opportuno che iniziativa politica d'importanza per gli italiani veri (mi secca la qualifica di antifascista) deve essere presa non sotto l'egida del Foreign Office, ma per con- senso degli italiani stessi.

Con i più cordiali saluti.

SFORZA A STURZO1 (f. 190 A, C. 175)

[Charlottesville] , 13 marzo [ 19411

Caro Sturzo, in risp[osta] d a sua del 10 - e benché non abbia un mi-

nuto per me, qui - voglio dirle subito che le notizie della Post sono fantastiche - e che anche i cenni ipotetici futuri fatti là e altrove, sono contrari ai miei desideri, perché li considero pre- maturi. Pare che la fonte di tali voci sia il bravo [...l, attivo, non cattivo (credo) ma ultra-assetato di pubblicità. (E' spesso così con gente che si trova ad un tratto nella limelight). Ma non smentisco, perché non ho mai smentito nulla in vita mia. E se smentisco una volta ho da smentire sempre. (E' questione di

1 Carta intestata: « Colonnade Club. University. Virginia n.

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temperamento - di sentimenti che non so se siano orgoglio o modestia, forse un po' di tutti e due, ma uno deve agire secon- do come è).

Dicendo ciò, penso a lei e alle sue soggettive osservazioni che ho profondamente apprezzato. Ho sempre ammirato, in cuo- re mio, caro Sturzo, la purezza e dirittura della sua azione e mi son spesso domandato quanto sacrificio e quanta forza d'animo comportava. Guai, certo, se lei faceva il « ribelle ». Dico ciò per- ché, lei lo sente bene, è pel valore sublime che riconosco nel sentimento religioso che soffro per la sterile cecità di tali che lei chiama « correnti organizzative » (Dio volesse che lo fossero) e che io credo solo « amministrazione corrente P, senza idee.

In fondo, può darsi che il funesto, ridicolo e antistorico anticlericalismo di Borgrese] rappresenti più inconfessato o in- saputo sentimento religioso che non ne esista nel gelido Vaticano Regio. Ma siam d'accordo che sull'incidente di Chicago è me- glio fare il silenzio.

Domani parto per Washington per chiarire idee ad ameri- cani - visto che gli inglesi capiscono poco. Se alunché d'impor- tante ne esce e se posso farglielo sapere con prudenza, lo farò.

Suo sempre aff.mo.

P.S. Non le dissi a Jacksonville - a che le parole? - che contavo parlare con Shotwell di un contributo pei suoi lavori. Appena torna dail 'herica latina gliene parlerò. E dopo tutto pei suoi conti è bene lei lo sappia l.

l Nel primo foglio, in alto a sinistra si legge uno schema di risposta di Sturzo: a Ringr [azio] per Shotwell. Comunico telegramma di Carter su Petrone ».

24

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SFORZA A STURZO l (f. 190 A, C. 176)

[Charlottesville], 3 maggio [ 1941 ] .

Caro Sturzo, grazie. Fossi Lei, non mi darei la menoma pena pel sunto

del Times. L'intenzione era ottima. E ottimi i risultati: chi capisce intravide come me errori e lacune. Per gli altri benissimo com'era!

A New Europe credo che nessuno è pagato, neppure i due veri direttori, Muhlstein e Gregoire. Idem a Belgium ove reclu- tantly diedi un breve messaggio. I belgi fan la propaganda del '41 come quella del 1914 ...

D'accordo per la Russia: il rumore di sciabola colà non ha altro scopo che rubar qualche briciola turca o balcanica al Reich (il beckeish dato al servo).

Mio timore è che la crescente convinzione dell'inefficienza russa cresca ammiratori a Hitler che - si dice o si pensa - « presto farà della Russia una colonia ».

Questa non è una guerra di nazioni ma di fazioni. Iersera, dopo la mia 11" lezione (chiara ma prudente) un

vecchio prete si alzò dal pubblico e urlò: « I successi della Ger- mania provano che è protetta da Dio; è tempo di finirla con al- lusioni ... ». Stamani è venuto a vedermi, a scusarsi - ma a ripe- tere le stesse "idee".

Dà Roosevelt più importanza che noi pensiamo a tali cor- renti? Non è da escludere.

Spero che la sua salute migliori; alla fine di maggio sarò a New York e vedrò Shotwell.

Aff.mo.

1 Carta intestata: « The Colonnade Club. University. Virginia D. I1 termine esatto è baskhees, mancia.

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TARCHIANI A STURZO1 (f. 191 A, C. 330)

[New York], 20 maggio 1941

Caro don Sturzo, grazie della sua del 18 maggio e del People and Freedom. Quello che i cattolici tedeschi dissero a Ferrari nel '27 2, i

socialisti tedeschi lo dissero a me nel '31. Ma io invece ebbi l'impressione che i nazi facevano passi da gigante e ne awertii anzi subito i cecoslovacchi perché stessero in guardia. Natural- mente tutto il frutto della nostra esperienza e tutto il nostro spi- rito profetico furono perduti perché nessuno, né in Germania né altrove, volle ascoltarci. Anche ora, tanto in Inghilterra quan-' . to qui, ci si ascolta soltanto per compiacenza e raramente si fa quello che consigliamo. Sarà nostro destino avere preveduto e segnalato infiniti guai senza essere riusciti a scansarli o sopprimerli.

Grazie delle informazioni su M. Anch'io ebbi la stessa sua impressione. Ma sono lieto che lei conosca anche la famiglia. E' sempre una buona fonte di giudizio.

A Prato "a la stessa sua opinione sulla classe attualmente dominante a Vichy. Mentre il popolo soffre e spera, quella gente non fa che speculazioni giorno per giorno e sarebbe ben contenta

1 Lettera dattilnsrritta Carta intestata. « Mamini Society. 1775 Broadway, New York City. Tel. Circle 5-4239 D.

L'episodio cui si riferisce Tarchiani è del 1931 e non del 1927. Al con- gresso di Parigi dell'Internazionale democratica cristiana (gennaio 1931), di fronte alle severe critiche pronunciate da Francesco Luigi Ferrari nei confronti dei cat- tolici tedeschi per la loro debolezza verso il nazismo, un delegato tedesco affermò: « Dr. Ferrari, lei dimentica che non siamo degli italiani, noi ». Ferrari. replicò: « No, non lo dimentico affatto; è appunto perché siete tedeschi che la vostra rotta sarà più completa e umiliante che in Italia D. L'episodio è raccontato da C. SFORZA, L'Italia dal 1914 al 1944 quale io la vidi, Milano 1946, p. 159.

Carlo Emanuele A Prato, esule antifascista, collaborb nel 1926 al u Cor- riere de& Italiani » di Donati. Diresse, più tardi, nel 1937, a Ginevra il « Journal des Nations D. Andò ne& Stati Uniti durante la guerra.

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di entrare nel 4 nuovo ordine D se non temesse che quel <( nuo- vo ordine possa sfasciarsi. In realtà i veri nemici per uomini come Darlan e Laval non sono i nazisti ma i democratici. Un altro nemico per essi è Mussolini e non per ragioni ideologiche

'

ma per le sue rivendicazioni territoriali. Ora sono annullati per intervento germanico, ma potrebbero sempre tornare a galla.

La sua idea a proposito di Hess sarebb~ stata eccellente. Ma la propaganda non ha potuto resistere alla tentazione di fare un colpo ,in Germania, come se i tedeschi fossero sensibili a questo genere di speculazioni psicologiche.

Ricevetti il numero della New Europe ma, per l'appunto, me lo portò subito via M. e non me lo ha ancora restituito. Ap- pena lo avrò lo leggerò volentieri.

Mi spiace molto che l'abbia colpito una lombaggine. So per antica e dolorosa esperienza di che si tratti e quante e quali riper- cussioni abbia anche suli'umore. Ha scritto a Sicca della febbri- ciattola quotidiana a cui accenna? Sarebbe bene che egli studias- se il caso per liberarla almeno da questo inconveniente.

Avvicinandosi forse l'ora in cui l'America sarà obbligata a prendere una decisione, pare a me e ad altri che si avvicini anche il momento di pensare al famoso Comitato nazionale tante volte scartato. Uno stato di guerra tra Washington e i totalitari rende- rebbe necessaria una nostra presa di posizione. E in tal caso, non dovrebbero essere né associazioni né individui a definire il loro atteggiamento, ma un organismo costituito e riconosciuto da al- cune autorità, avente anche un valore rappresentativo e sugge- stivo. Si tratta di cosa prematura, almeno nell'attuazione, ma conviene pensarci se non vogliamo poi essere colti alla sprowista.

- Sforza che è stato sempre restio o guardingo su questo punto, comincia a convincersi che, prima o poi, un atto pubblico dovra essere compiuto.

Io, per mia norma e per il lavoro di coordinazione e di accor- do che dovrei fare, vorrei che lei mi esponesse sinteticamente quali sarebbero le condizioni che porrebbe ad un suo intervento al Comitato nazionale, precisando specialmente quel che riguar- da le relazioni awenire tra Italia libera e il Vaticano, il punto più delicato della questione. Naturalmente le prometto la massi-

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ma discrezione su quello che lei mi scriverà e che .non sarà comu- nicato eventualmente agli altri membri del Comitato nazionale senza suo previo consenso.

Questa idea del Comitato è per ora cosa assoluiamente con- fidenziale e a tatti ignota, perciò non è il caso di scriverne a terzi,

Coi migliori auguri, mi abbia. Cordialmente suo.

[P.S.] Arriva qui A Prato. Aggiungo una lettera sua a questa mia.

SALVEMINI A STURZO l (f. 191 A, C. 71)

[Cambridge. Mass.] may 20, 1941

Caro don Stuno, I have been out of town for a whole week, and this is why

I am answering your letter of May 14th a little late. I never meant to start a controversy with you either on Il

Mondo or on any other magazine. This vould have been absurd. My idea is to write something about the policies of Pius XII during rhe present war as soon as I have enough time to write something worthy of the topic. Of course I am reading carefully everything you wrire on that subject because it is my duty to notice everything which has been written to extenuate the re- sponsibility of that man, and Pius XII could find no more fair mindec! defender than ynu. R l t thic is fer mi7 enrn prrsonu! hfor- mation and not in order to start a controversy with you. The' Fascists would have a good laugh if we should begin to discuss among ourselves before the public. Of course, if I ever manage to write my article and you wish to correct my statements and interpretations even publicly, you may be sure that I shall not

l Lettera dattiloscritta. Carta intestata: u Gaetano Salvemini. Laverett House. Harvard University. Cambridge. Mass D. In alto a sinistra l'indirizzo del desti- natario: u Don Luigi SNZO. St. Vincent's Hospital. Jacksonviiie, Florida ».

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take any offence, on the contrary I will regard your work as a help to reach correct conclusions.

I do not know what you think about the reception by the Pope of Pavlevich lsic] and the new so-called King of Croatia l, even if such a reception is described as a persona1 and not an official reception. 1s this evidence that the Pope is neutral? 1s this the kind of respect for the Iiberty of al1 peoples which Pius XII meant when he published his « five points? ». Could he not have waited at least unti1 the war before giving this strik- ing commentary of his Christmas announcements? But I see that I am beginning to write my article so it is much better to stop hete.

I got Free Europe and I read your article with pleasure and a great dea1 of consent '. I did not write you to thank you becau- se I am overwhelmed with work and I have to reduce my correspondence to a minimurn. I have had to ask the help of a secretary to face the strain of this work.

Your article on People and Freedom is highly interesting, but how could you and Ferrari remain in the same international organization as the Austrian and Fascist Catholics? Here again I am tempted to start a controversy with you. In my opinion, as long as the Catholics do not reach the conclusion that they have to form two different parties, a democratic and a conservative party, and as long as they work together within a single party, - they will paralyze each other, spread confusion among al1 other parties and make impossible the working of any Democratic in- stitution. But let us stop here.

Si riferisce ad Ante Pavelic, fascista croato, capo del movimento degli ustascia, dittatore della Crcazia dopo l'occupazione tedesca (1941). Re di Croazia era stato nominato Aimone di Savoia Aosta, che però noli esercitò mai tale funzione. I1 18 maggio 1941, lo stesso giorno che Pavelic offrì la corona di Croazia a Vittorio Emanuele 111, che la passò ad Aimone di Savoia Aosta, Pio XII ricevette in Vaticano il dittatore croato ed il nuovo sovrano. (Per un più esteso giudizio di Salvemini suli'episodio, cfr. G. SALVEMINI, L'Italia vista dali'Arnerica, a cura di E. Tagiiacozzo, Milano 1969, pp. 132-33).

L. STURZO, Italy of tornorrow, in « New Europe v, aprile 1941. Salvemini I/ scrive erroneamente « Free Europe n. L. STURZO, The white International, in « People and Freedom », aprile 1941.

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I am sorry to hear that your health has not yet recovered. I am going on as well as one can when one is 67 years old and living under present circumstances.

Coi più affettuosi saluti e auguri, Suo di cuore affettuosissimo l .

STURZO A SALVEMINI * (f. 191 A, C. 71)

[ JacksonviUe l , 2 3 maggio 194 1

Grazie etc etc. Mi sarò espresso poco bene, così non ci siamo intesi. Un

articolo di critica dell'azione di Pio XII pubblicato da lei sul Mondo (anche se non abbia né tono né intenzione polemica con me) mi obbligherebbe a riprendere il tema sulle stesse colonne del Mondo, dato che io vi collaboro assiduamente. Ecco il punto. Potrei scegliere di non occuparmene, di non collaborare più sul Mondo. Non vedo una terza soluzione e le due non sono di mio gradimento. Nel dir ciò non intendo affatto premere su di lei; sarebbe sciocco.

Rispondo alle sue domande. Non avevo letto sul ricevimen- to del « nuovo re » di Croazia e di ~ [ n t e ] P[avelic]. I l fatto non è di mio gusto; a occhio e croce sembrerebbe una gaffe, ma non avendo le circostanze del fatto mi astengo dal darne un giudizio. Dove non siamo d'accordo è nella conseguenza che ne trae lei, che queii'atto sia un commento a rovescio dei cinque punti men- tre potrebbe essere solo un atto di debolezza, la conseguenza (direbbero i logici) è più larga della premessa.

Alla seconda domanda: io e Ferrari nel Segretariato inter- nazionale dei partiti democratici d'ispirazione cristiana eravamo

1 Salvemini annotò a penna sotto la parola «affettuosissimo W : « questo i'ha messo la segretaria e io lo lascio sebbene non sia perfetto italiano D.

2 La minuta di questa lettera, a tratti schematifa, fu scritta da S t u m in calce a h lettera di Salvemini del 20 maggio 1941 (doc. n. 19), alla quale risponde.

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all'opposizione e spesso eravamo i soli a far l'opposizione. Non è così nei Parlamenti e nei consessi senza venir meno alle pro- prie idee? Perché abbandonare il posto? Non abbiamo mai assun- to corresponsabilità in atteggiamenti equivoci e in deliberazioni inaccettabili. L'allontanarsi sarebbe stato un perdere contatto e divenire inefficaci: un Aventino in permanenza.

A proposito di Ferrari, in dicembre a mezzo di Mod.[iglia- ni] le feci arrivare 40 dollari, di cui, 20 da Sicca e 10 da Lupis. Essa e i quattro figliuoli sono a Parigi ed han provato la fame e il freddo. Può lei pregare qualcuno dei tanti amici ad aiutarmi a raccogliere altra somma da spedirle?

La mia salute etc.

STURZO A TARCHIANI ' (f. 191 A, C. 330)

[ Jacksonvilie] , 26 maggio 194 1

Scusi il ritardo etc. Prima di affrontare il merito della richiesta dovrei superare

due pregiudiziali.

. 1. La prima è quella della mia salute e mia conseguente lontananza da New York. Fino a che io continuo come sono da quasi tre mesi, mi sarebbe impossibile prendere parte a qual- siasi c[omita]to non potendo da lontano assumere responsabilità di cose, che non potrei in alcuna maniera controllare.

2. Altra pregiudiziale: io non ho in America alcuna associa- zione, che continui. il mio lavoro di democrazia cristiana, come il P[eople] and F[reedom Group] di Londra. Non ho alcun titolo per rimettere a galla la mia figura, né potrei parlare del partito popolare it[alia]no non avendo più contatti con gli amici in Italia. Un'auto-nomina mi ripugna. Pensandoci non trovo la strada.

l Schema di lettera scritto sul retro della lettera di Ttuchiani del 20 mag- gio 1941 (doc. n. 18), alla quale risponde.

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3. Circa la sostanza, son sicuro che « nelle circostanze at- tuali D, qualsiasi proposta limite, resa nota diverrebbe per ciò stesso inaccettabile tanto ai clericali che agli anticlericali. Fra i due io ne pagherei le spese, senza concludere nulla di serio.

Per questo, io credo che il meglio sarebbe un esame fatto con lei e Sforza o con uno dei due, quando o io sarò in condizione di tornare a N[ew] Y[ork] o uno dei due disposti a venire qui.

[P.S.] Spedito articolo Italy tomorrow l . Scriverò a A Prato più in là.

SFORZA A STURZO (f. 190. A, C. 180)

[Charlottesville] , 5 giugno [ 1941 1

Caro Sturzo, quantunque Le abbia scritto ieri per altre cose, voglio ri-

spondere subito alla sua' del 3. Cosa curiosa: il suo articolo dal N[ew] E[urope12 lo misi

da parte per leggerlo con attenzione; poi qualcuno notandolo sul mio tavolo mi disse che era una ripetizione di quello apparso nel* Commonwea13. La umana stultitia è senza limite! Siccome quel- lo lo conoscevo, non ci pensai più con interesse speciale ... E solo ora vedo quale attenzione merita. Se mai scriverò a fondo.

Circa la sua osservazione che « l'esser anche vicinissimo al vero è non esser nel vero », essa è giusta, evidente, nel campo dei pensiero. Non pero in queiio dei sentimenti. Ed essi son un tal guazzabuglio, anche per chi li ospita e li sente lottare nel proprio cuore, che è impossibile definirli e riconoscerli con per- fetta esattezza. Si è per ciò - per una specie di incerta modestia mentale - che non avendo poi torto, mi sembra di usar qualche

Cfr. nota 2, p. 29. * lbidern.

Si riferisce ail'articolo L'ltalia al bivio, in « Gmmonweal », 21 febbraio 1941, ora in B.N.Y., pp. 6-9.

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formula (Un esempio: io mi sento ' cattolico con ardente reazione quando odo parziali o ingiuste critiche di ignari estranei alla Chiesa; ma quando debbo riconoscere che la tanto lodata « disci- plina » nel seno della Chiesa è si frequentemente un alibi per accidia o indifferenza morale, allora...).

Ecco gli indirizzi belgi che suppongo Lei desidera: poiché Lei disse « Centro belga » e che un tal titolo non esiste, elenco: George Thennis, Ambassador-at-large, Hotel Waldorf-Astoria; Direzione della rivista Belgium, 17 West 45th Street; Consu- lar Belgium Office, 630, Fifth Avenue (Rockfeller Center) ".

Aff.mo.

STURZO A SFORZA " (f . 190 A, C. 190)

[ Jacksonville l , 8 giugno 194 1

1) Credere che il vicino al vero si riferisse alla teoria teo- logica della volontà e della permissione, che vengono apprezzati attraverso il bene e il male morale. Ne parleremo di presenza.

2) Mr Hall - Gli ho dato l'art[icolo] Italy of tomoruow, come schema di alcune mie vedute sul futuro.

Alla sua domanda se ero eventualmente disposto ad unir- mi con lei e con altri per una dichiarazione, ho risposto su due piani: 1) quello personale e gli ho detto delle due pregiudiziali delle quali scrissi a Tarchiani il 26 maggio "; 2) ,quello politico, da parte del Gov[erno] di Londra, che dovrebbe chiaramente dichiarare ai Comuni che I'InghCilterra] combatte il fascismo come combatte il nazismo, e che l'Italia rimarrà quale era avanti il fascismo (ott. '22) sia nei suoi confini naz[iona]li sia nelle sue colonie (come ha fatto per la Francia). Io, come lei sa, do in

Sottolineato due volte. Nota di Sforza: «E ' a quest'ufficio che lavorano tutti coIoro che sono

al servizio di Themis ». Carta intestata: « St. Vincent's Hospital. Jacksonville, Florida ». Schema

di lettera. Cfr. doc. n. 21.

3 3

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avanti sempre compensi Albania, Etiopia e ora Croazia e Dalma- zia. La roba altrui brucia le mani.

Circa il Vaticano io ho letto che tale questione non dovrebbe essere tollerata durante la guerra né dai governi di Londra e Washington, né (se sono intelligenti) dagl'italiani antifascisti. Ma questa è mia opinione. Ecco tutto. I1 resto della conversazio- ne non ha importanza. Questo solo per Lei e Tarchiani.

SFORZA A STURZO (f. 190 A, C. 193)

New York, 8 giugno 1941

Caro Sturzo, ho letto con tutta la dovuta attenzione il suo articolo '. Esso

esprime ovunque il mio pensiero - sia nella critica che nella ricostruzione.

In un sol punto io sento (più forse ancora che non penso) differentemente: .nella previsione formulata all'ultimo capoverso della prirìia pagina - e Lei stesso, del reste, ha se~titc! come me riprendendosi al. capoverso sepente: « It is true that ... ». Mz fortunatamente io vedo molto pih in là.

Questo tuttavia non è un dissenso, perché Lei sarebbe il primo a esser felice se constatasse che si può agire con successo per una Italia « associated or partner, interested party, or supporter D.

Io lo credo ed è questo uno dei casi in cui la diplomazia e l'arte di governo sono non solo pensiero, ma modo di agire. Colpe del fascismo? Infinite. Ma .la colpa di tutti gli uomini di Stato europei - da Corfù al Patto a Quattro e alla « conquista » del- l'Etiopia - furono ancora maggiori. E io (scusi l'io) posso pro- vare che in ogni caso li misi in guardia invano contro i loro errori, le loro ambizioni, la loro viltà. Quindi, per me, niente

Cfr. nota 2, p. 29.

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capo cosparso di cenere; tutt'altro. Siamo noi che siamo creditori di un'Europa cieca e vile. Anche coi minori, czechi, jugoslavi, sono i loro errori, la loro mancanza d i fede, che noi possiamo loro rimproverare; come io fo già con loro; ed essi lo riconoscono. E il ministro jugoslavo a Washington mi ha già fatto dire che « non si può pensare a ricostruzioni jugoslave senza intese col- l'Italia in quadri più larghi ». Ciò in risposta ad osservazioni mie.

Ma questo non è dissenso; tutt'altro! Perché, sulla strada che io sento aperta fin dal principio, il nostro pensiero è comune sulle idee da applicare e le mire da seguire - come ho visto con gioia ma con sorpresa, dal suo articolo.

Suo aff.mo.

STURZO A LUPIS' (f . 192 A, C. 42)

[ Jacksonville] , 10 luglio 1941

Caro Lupis, 1) Le mando il chiesto messaggio per il prof. G. Ferrero ',

lieto di aver l'occasione di manifestargli i miei sentimenti. 2) Da Londra non ho affatto notizie che il signor Romualdi

abbia visto Petrone (sua ultima lettera 27 maggio), Miss Carter (id. 6 giugno), Mrs. Putchard (id. 24 giugno). Niente poi da Steed, il quale so che è stato poco bene e che è andato in cam- pagna sino a fine giugno. Può Lei dirmene la ragione?

3) Tanto Mrs. Putchard che Petrone mi scrivono di non ri- cevere Il Mondo (almeno regolarmente). Può mandare loro tutti i n[umer]i del 1941?

Giuseppe Lupis dirigeva a New York la rivista mensile in lingua italiana « I1 Mondo », alla quale S t m o collaborò assiduamente.

Cfr. « I1 Mondo », lugiio 1941. L1 messaggio di Sturzo per il 70° compleanno di Gugiielmo Ferrero, si concludeva con queste parole: « I1 mio omaggio nel suo settantesimo non è solo quello di un amico e ammiratore, ma d i chi, italiano e cattolico, crede e spera nel trionfo dell'ideale per il quale ho combattuto tutta la mia vita, la realizzazione di una uvilth più umana e più cristiana >,.

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4) Cosa devo fare io non so. L'articolo XXX (Pius X I I and A.P.) l mi ha fatto dispiacere e pena. Nessun magazine americano che si rispetta scriverebbe in tal tono satirico e polemico sul Vaticano, pur volendo fare degli appunti e tollerare delle criti- che alla politica dei papi. Se fosse stato firmato (e la firma fosse stata importante), avrei risposto; ma a XXX non rispondo. Non mi resterebbe che astenermi dallo scrivere per Il Mondo fino a che questo o altro collaboratore non piglierebbero [sicl un tono più rispettabile e degno di una rivista. Io non nego la critica ma escludo la denigrazione, che tende a creare un sentimento anti- uaticano e anticattolico presso gli italiani d'America.

Questa decisione, lei lo sa, si va maturando da vari mesi e sarebbe solo temporanea, subordinata alla linea che seguirà 11 Mondo in tale materia.

Mi creda, insieme alla Signora, sempre suo aff.mo

LUPIS A STURZO ' (f. 192 A, C. 41)

New York, 19 luglio 1941

Caro don Sturzo, rispondo partitamente alla sua gradita del 10 corrente. La ringrazio del messaggio per Ferrero, che avrà visto pub-

blicato nel numero di luglio della rivista 3. Romualdi, che avrebbe dovuto recarsi a Londra, è stato in-

vece inviato in speciale missioiie nel Sud Afiiicriica. Picseiitezìeiìtc è in viaggio per la repubblica argentina, dove arriverà fra qual- che giorno. Prima di partire, nella breve sosta fatta a New York, mi ha consegnato le lettere di presentazione che ha avuto la cor-

l XXX, Pius X I I and A. Pauelic, in « I1 Mondo D giugno 1941. L'articolo era stato scritto da Salvemini, come rivelò Lupis nella risposta a Sturzo del 19 luglio 1941 (doc. n. 26).

2 Lettera dattiloscritta. Carta intestata: « I1 Mondo. A monthly magazine: 80 Fourth Ave, New York, N. Y. D.

Cfr. nota 1, p. 35.

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tesia di scrivere per lui. Gliele rimando ringraziandola anche da parte mia.

Invio sempre regolarmente copia della rivista al sig. Petrone. Immagino però che ai tempi che corrono qualche numero possa andare smarrito per affondamento di vapori o altri incidenti.

Veniamo ora alla pubblicazione dell'articolo a firma XXX l. Avendo avuto l'autorizzazione dall'autore, ho la libertà di dirle che, come forse avrà immaginato, è stato scritto dal prof. Gaeta- no Salvemini. Altra volta non esitai a dirle che non approvo per nulla certi attacchi che possono provocare risentimenti in altri coIlaboratori ed in lettori. Naturalmente, la rivista accetta la re- sponsabilità completa degli editoriali, che contengono il pensiero dei dirigenti. Quando però gli scritti sono firmati, sia pure con uno pseudonimo o con una semplice sigla, è l'autore che deve assumere piena ed intera la responsabilità. Comprendo bene che la rivista avrebbe il diritto di esercitare una certa discriminazione nella scelta degli articoli, ma è anche vero che gli autori potreb- bero vietarmi di mutilare i loro scritti e ciò mi creerebbe altri imbarazzi che si unirebbero a tutti gli altri che si hanno nella compilazione di una rivista come II Mondo, che è aperta a scrit- tori di diverse tendenze, purché siano, naturalmente, di convin- zioni democratiche.

Per gli editoriali, come ho già detto, è tutt'altra cosa. E' inutile che le ripeta quanto apprezzi la sua collaborazione, alla quale tengo moltissimo.

Ho comunicato coll'ing. Bolaffio. Egli mi ha detto di avere in suo possesso la ricevuta della Banca, ma di non avere avuto ancora l'annunzio che il denaro è stato versato alla destinataria 2.

Appena si avranno notizie mi affretterò a comunicargliele. Si abbia intanto i più cordiali saluti anche da parte di mia

moglie. Suo 3. .

l Cfr. doc. n. 25. Si tratta della signora Ferrari, vedova di Francesco Luigi (Cfr. doc. n. 20). Nel primo foglio, in alto a sinistra, Sturzo annotò un breve schema di

risposta: « 22.VII. 1) Rom[ualdi]. Se andrà a Londra vorrei vederlo prima. 2) Articolo Salvemini. Non è dicevole il tono verso Pio XII. Noto l'accenno aiia chiesa nel n. luglio. Ma perché questa volta la chiesa e il Papa? 3) Mts. PutcChard]. 4) Vorrei scrivere su Donati e Scheptosky. 4) Notizie Ferrari. Attendo D.

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SALVEMINI A STURZO (f. 191 A, C. 61)

[Irvington-on-Hudson, 6 (o 7) ottobre 19411 l

Carissimo don Sturzo, come può Ella pensare che io non « attacchi importante >>

Csicl alle Sue preghiere? Prima di tutto io non so nulla su ciò che c'è di là di questa nebbia che ci circonda da ogni parte, e non è detto che le preghiere sincere di un'anima nobile e pura non possono servire a far cambiare opinione a qualcuna delle forze che ci tengono in loro possesso forse. Eppoi un atto di amicizia e di carità non è cosa da non attaccarci importante solo per se stesso indipendentemente dai risultati. Quel che conta è la inten- zione. E di questo Le sono molto riconoscente, come sono con- tento e fiero della Sua amicizia.

Questa volta, caro don Sturzo, ho preso una stangata di quelle buone. La malattia dell'anno .scorso' non fu niente: un piccolo guaio locale da essere trattato con coltelli e aghi da cucire. Ma quest'anno si è trattato di faccenda generale che mi ha lascia- to come un cadavere per due settimane, e poi per due settimane un cencio. Da una settimana è incominciata la convalescenza. Ma va attraverso alti e bassi - ieri fu un alto, oggi è un basso - e chi sa quando potrò tornare al lavoro. E senza lavoro che cosa è la vita? Non sarebbe meglio morire? Un uomo nelle mie con- dizioni non ha il diritto di ammalarsi. Deve o star bene o morire. i o non sono morto. Speriamo sia un bene e non un male. ivia mi sento a un tratto invecchiato. Non siinvecchia d'anno in anno. S'invecchia di piattaforma in piattaforma. Stavolta sono disceso da una piattaforma all'altra. « Nel cor più non mi sento trillar la gioventù D.

Mi sono divertito molto a scoprire un altro Salvemini che è in odore di santità. Finora il mio cognome era un mio monopo-

1 La data si ricava da una annotazione di Sturzo. In alto a destra l'indirizzo del mittente: cc c/o Mrs Speranza. Jerrycraft Irvington-on-Hudson. N. Y. *.

3 8

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lio indiscusso. C'era un altro Salvemini a Napoli: un falegname conosciuto da Benedetto Croce, che per causa del suo nome non poteva mancare a nessuna manifestazione fascista e lo mettevano in prima linea a gridare eja eja alalà per poter dire che Salvemini gridava eja eja alalà. Ma ora ce n'è un altro, di una classe più alta. Si occupa di statistica - il disgraziato! - Si è messo a stu- diare quanti possibili soldati si facevano preti prima del 1870 per sfuggire alla leva, e quanti fanno lo stesso per lo stesso moti- vo dopo il concordato del 1929. Dopo tutto, però, questi passa- tempi non fanno male a nessuno. E dobbiamo avere iridulgenza anche per Salvemini statistico. E Lei non manchi di pregare anche per lui, sebbene non cosi spesso e non con la stessa amicizia che per l'altro.

Credo di dovere rimanere qui per almeno due settimane. Intanto tutti miei lavori sono ultimati. Con devota amicizia l .

PETRONE A STLJRZO (f . 197 A, C. 219)

C Londra], 30 novembre 194 1

Caro don Luigi, mi giunge all'orecchio che in certi ambienti italiani all'estero

si spera che il governo britannico affidi l'amministrazione prov- visoria delle ex colonie italiane a qualcuno. Si fa specificamente

1 Nel primo foglio in alto si leggono alcuni schemi di risposta di Stuno: « 11-X-'41. Lieto della lettera. Contesto i'inconveniente. Quando fui am[mala]to due anni fa non potevo fare una cartolina senza sentirmi sfinito. Ora lavoro (tran- ne il parlare che mi affatica) come prima. Inviato My pol[i&ical] voc[ation]. Russia. Colpa della borghesia anglosassone la situazione di oggi etc. » - « 1-XI-'41. Scritto per insistere presso R. Draper (che ha risposto alla mia dell'8 ott[obre]) perché invii a Ferrari una somma ». - « 3-Xl. Fo sapere della telefonata d i Dra- per a Bolaffi ». Ruth Draper era i'ex fidanzata di Lauro De Bosis. Fu vicina a Salvemini e lo aiutò ad ottenere la cattedra ad Harvard (cfr. E. TAGLIACOZZO, Prefazione a G. SALVEMINI, OP. cit., p. X I ) .

2 Lettera dattiloscritta. Sopra la data i'indirizzo del mittente: « 52, Crom- well Road S. W. 7 ».

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il nome del conte Sforza. Poiché voi siete la persona alla quale per rapporti personali e motivi politici, io posso rivolgermi con la maggiore confidenza, dovete permettermi di esprimervi il mio pensiero.

Indubbiamente un passo del genere indicato presenterebbe dei lati buoni, ma i dati negativi sarebbero, secondo me, maggiori.

Anzitutto, dopo circa 18 mesi dall'intervento in guerra del- l'Italia, non esiste un organismo tra noi emigrati italiani che rassomigli lontanamente a quello di De Gaulle. Solo esistono qua e là comitati, movimenti, società, in piena autonomia tra loro.

Quando io fondai il F.I.C. l scrissi al conte Sforza nella spe- ranza che si fosse presto raggiunta un'intesa per unità di programma, di organizzazione, di rappresentanza, di azione. Niente di niente. La « Mazzini Society » avrà più mezzi, sarà più « vocale », autorevolissima quanto si vuole, ma non può dire di essere il centro direttivo di tutta l'emigrazione e rappresenta- tivo di tutte le tendenze politiche italiane. Posso sapere se voi, a parte i rapporti personali, avete compiuto l'atto politico di aderirvi? In più, la « Mazzini Society » si presenta più come un organismo di e per italo-americani che di e per il popolo italiano.

Qui un amico mi scrive che bisogna accettare il conte Sforza come il nostro « capo spirituale ». Anche a ridurre in termini meno trascendentali questa espressione e con tutto il rispetto per una personalità di prim'ordine come Sforza, potrebbe egli essere scelto dal governo britannico senza che gl'italiani all'estero ab- biano avuto a dire una loro parola? Sforza ha appunto il torto di non essersi mai messo il problema in questi termini ed io azzardo a dire a ragion veduta: un po' per ragioni personali e

1 I1 cattolico salernitano Carlo Petrone, esule a Londra, aveva lasciato l'Italia nel 1939, d'indomani degli accordi di Monaco. Nella capitale britannica insegnò italiano in scuole e collegi. Nel 1940 fondò il Free Italy Committee (F.I.C.) di cui fu segretario; Antonio Zanelii ne fu il tesoriere. I1 Petrone tenne al micro- fono della B.B.C. oltre duecento conversazioni dirette agli italiani. Tornò in Italia nel febbraio 1944, riprendendo l'attività politica con la democrazia cristiana. Suila sua vita cfr. « L'ora del popolo » settimanale della D.C. di Salerno, 7 giugno 1945 ed ora anche D. IVONE, Carlo Petrone, un cattolico intransigente del Mezzogiorno, Salerno 1973. Tra le carte di Carlo Petrone, gentilmente mostrateci dal dott. Ni- cola Oddati, sono conservate copie deiie seguenti lettere di Sturzo a Petrone: 8 mano, 6 aprile, 27 maggio, 7 luglio, 9 ottobre 1941; 5 gennaio, 9 aprile, 10 agosto, 20 settembre, 29 settembre 1942; 21 novembre e 27 ottobre 1943.

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un po' per ragioni politiche. Perché l'emigrazione avesse una fun- zione in quest'ora decisiva, era necessario formulare un program- ma attraverso una transazione, quindi una specie di <{ patto di San Sebastiano D. Invece l'emigrazione nel suo intero ha voluto restare ideologica e perfino vendicativa, com'era nell'epoca pre- bellica.

Io con scarsissimi mezzi e senza alcuna autorevolezza per- sonale posso dire però di aver fatto di tutto per colmare quello che a me pare l'abisso psicologico e politico tra l'emigrazione politica e la realtà italiana. Ma il mio ottimismo ha dato posto allo scetticismo. Avevano ragione De Grasperi] e Dalla T[orre] quando partii! E questo è il punto anche più delicato perché io penso che sarebbe un errore se il governo britannico considerasse rappresentativi del popolo italiano certe personalità e certi gruppi dell'antifascismo ufficiale all'estero.

Forse saprete che è uscito il libro del prof. Binchy, Church and State in fascist Italy l. Io mi permetto dire che si allinea co- me un'opera monumentale col .vostro Church and State. Peccato che vi siano numerose inesattezze di dettaglio, per esempio: Fer- rari, professore ed ex deputato del P.P.I.; Martire, senatore; Cantalupo, deputato cattolico del Centro nazionale; il principe Torlonia, ai tempi di Crispi, governatore di Roma; Don Minzoni dell'Archidiocesi di Ravenna, ecc. ecc. Mette in giusto valore la vostra figura, opera politica e valore scientifico. Non ho potuto leggere in pochi giorni le più di 700 pagine, ma ne ho letto buona parte di qua e di là. Circa l'avvenire egli prevede una reazione anti-clericale ed esamina 1e manifestazioni minacciose dell'antifa- scismo all'estero. Egli non tiene molto conto dell'attuale stato d'animo degl'italiani, come da parte loro non ne tengono conto gli emigrati. Egli termina con una nota di finale ottimismo come può e deve fare uno storico che è anche credente 2. Ma il pro- blema si mette diversamente innanzi alla coscienza d'un militante, nell'interesse della Chiesa e del proprio popolo. Si può restare inerti innanzi alla possibilità di una specie di dittatura anti-fascista

D.A. BINCHY, ChurcS and State in fascist Italy, O-xford, 1941. I1 Binchy così coriclude con le parole di Pio XI: The future is in the

hands of God and therefore in good hands D (idem, p. 753)

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da sostituire dopo la vittoria (che dal punto di vista, non trascu- rabile, di altri italiani sarà la sconfitta) alia presente dittatura fascista?

I1 prof. Binchy cita « Giustizia e Libertà » che prospettava una eventuale alleanza con i fascisti anti-cattolici per « mettere a posto » la Chiesa l. Io non voglio essere così ingenuo da sperare che certa gente abbia cambiato. Ma il prof. Binchy osserva anche che gli anti-fascisti non torneranno in Italia per virtù propria ma per la vittoria britannica e spera che la Gran Bretagna non po- trebbe restare indifferente di fronte ad un atteggiamento estre- mista di una rivoluzione nella post-fascista Italia. Ma il problema è anche più vasto: è necessaria una « rivoluzione D? I1 popolo italiano vi pensa come alla possibilità di una nuova febbre spagnuola anche dopo questa guerra. Perciò in Italia vi è, in ogni campo e presso persone di indipendenti principi, grande diffidenza verso i « fuorusciti ».

Voi fate quel conto che credete di queste mie considerazioni. Io però posso assicurarvi che rispondono ad una realtà nella situazione interna italiana e domani ciascuno di noi potrà accertarsene.

Per tornare allo specifico argomento di questa mia, io penso che lo stesso conte Sforza o altri non dovrebbero prendersi la responsabiiità di assumere rappresentanze del popolo italiano. Da parte del governo britannico un atto come quello di affidare ad una o più persone private le mansioni di « trustee » su cose pubbliche di carattere nazionale o internazionale sarebbe una leggerezza dannosa per durante e dopo la guerra.

Credetemi, con affetto, vostro.

[Londra], 8 dicembre [l9411 *

Caro Don Luigi, spedisco oggi la lettera scrittavi alcuni giorni fa. Vorrei co-

municarvi la mia decisione circa l'invito di Mgr Ciarrocchi di veni- re in America, poiché a lui promisi di decidermi, appunto, prima

l Idem, p. 684. -2 Scritta di seguito d a lettera precedente.

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di Natale, ma amerei prima ricevere una vostra risposta alla mia 7 ottobre. Oggi poi c'è il fatto nuovo dell'intervento americano e non so se sarebbe consentito a un cittadino di uno Stato potenzial- mente nemico entrare negli S.U.

L'altra sera il portavoce del 8Free Italy Movement ' ha co- municato ai radio ascoltatori in Italia che il conte Sforza, in rap- presentanza dei 300 mila liberi italiani di America, ha mandato un messaggio al presidente Roosevelt per protestare contro la barbara repressione da parte deu'esercito italiano in Jugoslavia. In verità, la stampa britannica non ha dato particolare notizia di ciò, ma con una obiettività amrnirevolissima ha sempre fatto una distinzione tra tedeschi e bulgari da una parte e italiani dal- l'altra. Non che questi ultimi si comportino correttamente, ma pare che non si comportino scorrettissimamente, barbaramente. Qualche giorno fa il Card. Hinsley, in presenza di Re Pietro, celebrò una Messa per I'Jugoslav Union Day e parlò, accennando fra l'altro: << It is true that the parts of the country occupied by the italians in Dalmatia and Montenegro are so far spared most of the horrors perpetrated elsewhere D. Tempo fa il primo mi- nistro greco si espresse in termini analoghi circa la situazione nel suo paese. Io, che sono un raccoglitore di notizie che particolar- mente m'interessano, debbo ripetere che finora le prove da me raccolte non giustificano il passo del conte Sforza, tranne se la stampa americana ha pubblicato fatti gravi. Ma non credo, poiché in tal caso un'eco sarebbe nella stampa britannica. Ed allora?

Da una vostra lettera ho appreso la scomparsa del quoti- diano Il Mondo dopo solo 40 numeri. Che peccato? Spero che Lupis riprenderà la rivista, che era tanto utile. Come stampa quotidiana si potrebbero ben mettere d'accordo con Pope! Bi- sognerebbe infatti unire le forze e incoraggiare altri ad abbandonare certe posizioni, anziché fare dell'intransigenza che, qui dove sia- mo - cioè all'estero - è inopportuna.

1 I1 Free Italy Movement era una organizzazicne antifascista italiana con sede a Londra. Ne era presidente il dr. Magri.

2 Generoso Pope, proprietario de « I1 Progresso italo-americano», il mag- gior quotidiano in lingua italiuia di New York. Per certi suoi atteggiamenti filo-fascisti fu visto di mal occhio dagli esponenti deUa « Mazzini » e da Salvemini (cfr. G. SALVEMINI, OP. cit., pp. 25, 46, 602).

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Vi prego di rispondermi sulla questione di Mgr Ciarrocchi, possibilmente dopo avergli scritto anche per conoscere più particolari.

Vostro affezionatissimo.

[P.S.] Auguri per Natale e il nuovo Anno! Vi allego un'ul- teriore mia lettera al C.H., da cui apprenderete che Crespi è di- ventato un « neo-socialista! ».

SFORZA A STURZO l (f. 190 A, C. 207)

Keynon College, 10 dicembre 1941

Caro Sturzo, ho letto in questo momento T h e ways of Providence ', così

nobile moralmente e così vero politicamente. Grazie dell'invio. A mia volta, perché veda almeno i lati pragmatici della mia

azione Le mando, a titolo del tutto confidenziale: a) una mia lettera a Salvemini, in risposta a una sua sfu-

r i ~ t z anti-inglese (egli dice anti-iory); rispetto troppo Salvemini per darle pubblicità ma spero capir; quanto erra;

b) uno scambio di telegrammi fra me ed A Prato, dai quali vedrà quanto sia strano che un uomo onesto e intelligente come lui si lasci prendere all'amo dei gruppetti socialisti e repub- blicani, che voglion carpire importanza traverso consultazioni con personalità americane, anche questo P hvin cenfidemidc, non voglio polemiche;

C) una mia lettera a Free World, in risposta ad un pro- getto di « Governo provvisorio italiano » in Libia. Spero che Lei approverà il mio pensiero.

Vado stasera a Washington, pregato di andar là. Sarò fra tre giorni a New York. Se mai mi scriva là.

l Lettera dartiloscritta. Articolo di Sturzo apparso in « The Commonweal D, 21 novembre 1941.

Ora in B.N.Y., pp. 27-35.

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Se mi si fa pressione per un Comitato nazionale italiano, pel quale ricevo tante pressioni anche d'Italia, anche da uomini che Lei stima, farò pel meglio.

Ma posso parlare in tutta confidenza con Lei? Di uomini rappresentativi, il cui nome significhi un sicuro tradizionale corso di pensiero e di sentimenti, non ci siamo che Lei ed io. Ed io so di rappresentare vaste correnti di opinione, e così Lei; Lei non

\

ha certo bisogno di investiture che sono materialmente impossi- bili. La vita, sia pur di catacombe, di tanti popolari, è prova della Sua forza di rappresentare.

Se devo formar questo Comitato, io vorrei assolutamente il Suo nome. La cosa non ha bisogno di discussioni preliminari?

i Perché noi non dobbiamo presumere di dar. soluzioni; le darà l'Italia libera; noi dobbiamo solo esser una forza di guerra pro- vando che in Italia vi son forze di conservazione e di progresso che escludon ogni tema « rosso ». Del resto per qualsiasi deci- sione di massima, ecco qui il mio impegno d'onore di consultar- mi sempre con Lei. Io oso pensare che Lei deve accettare, se glielo chiederò, perché Lei ha dei doveri non solo come il vero buon italiano che è, ma anche come cattolico. E la Sua pre- senza, il Suo nome, all'inizio di non si sa che, può significare un indirizzo che esclude decisioni e movimenti contrari agli interessi della Chiesa. In ogni modo Lei può sempre giustificare la Sua adesione su questa suprema ragione, e niuno le impedisce di riti- rarsi un giorno, appena trovi che non consente in certi indirizzi. Ma io credo e spero che ciò non accadrebbe. Invece però un suo astenersi al principio, quando si tratti di dar fiducia al mondo circa l'Italia di domani potrebbe danneggiare l'Italia ed interessi religiosi che son cari a me che tanto voglio pace religiosa, ma an- cor più a Lei?

Tutto questo per Lei solo, in gran fretta, perché sto per partire, ma con la certezza che « tu intendi me ch'io non ragiono D.

Suo aff.mo.

[P.S.] A Washington, 11 e 12: Hay Adams House. A New York, 13 e seguenti, il mio solito indirizzo.

Sintomo importante: l'Osservatore Romano fu proibito e sospeso per aver pubblicato il mio broadcast per Columbus Day.

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STURZO A SFORZA (f. 190 A, C. 212)

[ Jacksonville], 12 dicembre 1941 -

Caro Sforza, ho ricevuto la Sua stamani e le rispondo subito inviando

questa a New York, perché non le arriverebbe a Washington, neppure per air mail. In qualsiasi modo questa non l'avrà prima di lunedi.

Dopo aver pensato la mia risposta non è quale lei la desi- dera e quale io stesso vorrei darle.

Metto a parte sia la questione la , dell'opportunità e urgenza di un Comitato rappresentativo (lo chiamo così per intenderci); sia la questione Za, del modo come organizzarla e sia la 3", del. suo piano politico, finanziario e militare, non perché tutto ciò non m'interessi, ma perché dovrei e vorrei (nel caso di mio inter- vento) discuterle prima e ampiamente.

Vengo al mio caso personale.

A) E' vero che io ho una figura politica, ma oggi né in America fié ii Ing'nilrerra ho un nucleo di italiani che siano orga- nizzati sotto la bandierz popolare e democratica cristiana. Un' auto-scelta non mi va (ricordo di averne scritto a Tarchiani in maggio) ' e non vedo il modo di rimediare a tale incomoda situa- zione. Tanto più che io mai fui deputato, senatore o ministro.

Per giunta - non la prenda come fatto personale, Lei sa . . quanto itm e 2mi Su!tremiri - pruprio siamane mi arriva un suo articolo su The Protestant * dove egli sostiene la tesi che un

l Cfr. doc. n. 21. Si tratta deli'articolo dal titolo Gesuitismo progressista, pubblicato in « The

Protestant », ottobre-novembre 1941, ora in G. SALVEMINI, OP. cit., pp. 49-53. Scriveva Salvemini: « Se per "democratici" intendiamo chi accetta la filosofia democratica come s'è sviluppata durante gli ultimi secoli, e che è in contrasto con la filosofia della Chiesa cattolica, qual è esposta ufficialmente nelle encicli- che papali, non vi è dubbio che un cattolico non può essere democratico. La dot- trina non & conciliabiie con quella che 8 alia base del Sillabo n.

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cattolico non può essere un vero democratico, ma un democratico sentimentale (egli dice gospel [...l l) o un democratico che usa 1 del sistema libero per imporre il totalitarismo cattolico (non c'era proprio bisogno d'inventare questi altri totalitarismi).

Se io ho il diritto 'di rappresentare qualche cosa nella vita pubblica è proprio la democrazia, sia pure la mia democrazia (del resto ognuno ha la sua).

Io non potrei accettare di essere nel Comitato un « demo- cratico sospetto e tollerato » né affatto di essere preso come rappresentante degli « interessi » della « Chiesa » (una specie di cappellano del nuovo governo). Io ci dovrei essere come cit- tadino e uomo politico in nome di ideali politici e sociali sul medesimo piano degli altri. La Chiesa ha i suoi diplomatici uffi- ciali e ufficiosi per avvicinare qualsiasi governo, anche prowis'o- rio e in esilio. E tale governo, specie se italiano, deve avere tanto senso di responsabilità da non creare dissensi religiosi al momento che l'unione è necessaria. ,

B) Onde (ne è la conseguenza logica), se io dovessi accettare dovrei avere una posizione di responsabilità e di collaborazione attiva, che sia in rapporto al mio passato politico e rappresenti la futura cooperazione dei cattolici democratici italiani. 1

C) Ma qui cade il castello: la mia salute non mi consente tale sforzo se non con pericolo di finire in poco tempo. Vale la pena questo sacrificio?

Ecco il mio dubbio, non sul sacrificio, che farei volentieri se e quando fosse necessario; ma sulla necessità e perfino siil- l'utilità di esso. Se fossi convinto del contrario le scriverei: vengo a New York e discuteremo con lei e altri amici.

Superfluo dirle come ammiro la sua attività e quanti auguri le mando; la prego di scusare la mia franchezza e di credermi sem- pre suo aff.mo.

P.S. Non per rinvangare il passato, né per vani risentimenti, ma per farle valutare la posizione incomoda mia e degli altri, le ricorderò che Borgese, nella recensione al mio Church and State,

Parola illeggibile.

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? ha avanzato l'accusa che io per difendere la Chiesa avrei tradita

i la verità storica e scientifica. In fondo, dice lo stesso di Salvemini. Se fosse così sarei degno di essere disprezzato e non invitato a collaborare con voi. Son lieto.di quel che mi scrive sui miei articoli. Conosco il numero di novembre di People and Freedom.

STURZO A SALVEMINI (f. 191 A, C. 60)

[ Jacksonville] , 13 dicembre 194 1

Mio caro Professore, ho letto il suo articolo su The Protestant (vol. IV, n. 2) l.

Non m'interesso della sua critica d'autore del Catholics can be progressive ', ma della sua introduzione, che un cattolico non possa essere democratico di quella che lei crede la vera demo- 1 crazia perché basata sulla filosofia della democrazia.

Ora, a parte che storicamente non c'è una democrazia ma molte democrazie, così non c'è una filosofia della democrazia, ma molte filosofie del vivere sociale di cui la democrazia è una esperienza.

Non so se lei ha avuto occasione di leggere For Democracy edito da « People and Freedom » di Londra (1939) dove ci sono due miei studi, e proprio uno che fa al caso: Dentocracy, autho- rity and lzberty 3. IO penso lei non avrebbe difficoltà a sottoscri- verlo, per lo meno sarei curioso di sapere quali le sue riserve. Si può avere presso Kennedy and Snnr in Kew Yo&.

Lei appoggia la sua tesi sul Sillabo e altri documenti papali per conchiudere che se certi cattolici si dicono democratici o progressivi, o sono dei sentimentali evangelici (che non capisco- no, ci aggiungo io) o sono dei finti birboni (lei dice gesuiti), per

l Cfr. nota 2, p. 46. L'articolo confutato da Salvemini apparve su « The Protestant Digest »

nel numero della primavera 1941. a Riprodotto ora in L. STURZO, Politicu e morale. Coscienza e politica, Bo

logna 1972, pp. 340-356.

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poter imporre la loro volontà a tutti quando saranno al potere, etc. etc. l tale quale come certi socialisti riformisti, che per lo meno erano leali quando parlavano di dittatura del proletariato da conquistare per via parlamentare.

Domando a lei se lei, da storico, trova delle prove che i cat- tolici americani, non solo progressisti, ma tutti abbiano in un secolo e mezzo di deniocrazia dato prova di essere finti democra- tici se usare della democrazia per distruggerla [sicl. Da quali fatti reali e documenti storici lei trae la conseguenza dell'insin- cerità dei cattolici americani a essere democratici seguendo lo spirito e la parola della loro costituzione e dichiarazione d'indi- pendenza?

La rivoluzione belga fu fatta da liberali e da cattolici in- sieme. I cattolici han governato da soli per circa 35 anni e in collaborazione dal 1914 ad oggi! e si trattava spesso o quasi sempre (presso il Gabinetto Poullet) di cattolici di destra. Mi dica di un solo disegno di legge antiliberale (nel senso costitu- zionale delle libertà politiche) che i cattolici belgi abbiano pro- mosso per distruggere le libertà del proprio paese. Potevano farlo certo e non abolirono il divorzio *. E non fu il Centro quello che combatté le leggi anti-socialiste di Bismarck? Non le dico del P[artito] pop[olare] it [aliano] che visse 7 anni e 10 mesi. Ma la tradizione democratico-cristiana d'Italia è cristalli- na; Ora se in tanti paesi e per tanto tempo lei, trova che i cattolici nella vita pubblica hanno dato (in linea generale) esem- pi di lealtà verso lo Stato moderno a tendenza (badi tendenza) democratica, come gettare su tutti la taccia di una finzione che non regge né storicamente né sociologicamente. Ma lei mi dirà: e il Sillabo? Caro professore, se tutti i cattolici di fede e di azio- ne democratica non siamo stati sconfessati e scomunicati, vuol dire che la sua interpretazione storica del Sillabo non è esatta.

Segue, cancellato, il seguente brano: « Spero bene che lei non accetterà tutte le tesi del liberalismo, altrimenti come arrivare ad una democrazia organica e sociale in cui il lavoratore abbia non solo i diritti pslitici ma anche il diritto alla vita? Ammettendo il diritto di intemenzione statale, il liberaiismo fu ferito a morte. Non bisogno confondere libertà con liberalismo, né libertà costituzionali con il principio dell'autonomia della ragione ».

* Segue, cancellato: « che io non considero l e a e liberale P.

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SFORZA A STURZO l (f. 190 A, C. 218)

[New York], 14 sera [dicembre 1941 l

Caro Sturzo, anche senza la Sua del 12, che mi arriva, ora stavo per man-

darle l'accluso schema. Gli altri (salvo Lussu cui ho telegrafato e Novasio che non conosco ancora, che non sa ancora, e il cui nome avevo incluso per la stima che io so lei ha di lui) mi han tutti dato pieni poteri, né mi chiedono nulla.

Ma una figura politica come lei ha il diritto e il dovere di sapere con quali nomi il suo appare. Ecco. Ella vede che l'obie- zione d i Salvemini cade - perché S[alvemini] non sta che in un Comitato comune e senza scopo politico. Ella vede che non vi sono né demagoghi né cialtroni ma uomini rappresentativi tutte le serie e degne organizzazioni '.

Quanto a chi fu in Parlamento con me, Lussu, Novasio, son nomi che ebber su di loro più voti liberi che non il fascismo. E vorrebbe lei supporre che v'è alcuno che le neghi altrettanta rap- presentativitA, e p&?

Aggiunga questo che è essenziale e che mi pare ie sia sfuggito: 1 ) questo Consiglio nazionale italiano deve essere un'af-

fermazione morale, che avrà pochissimo da fare, quindi niun aggravi0 per la sua salute;

2 ) io sarò sempre contrario a un governo prowisorio, finche nnn si pmvu furc SU Un !emUo di t ~ i L i t ~ i i ~ icallano, e con forze armate italiane (alle quali lavoro);

1 In alto a destra l'indirizzo del mittente, a stampa: « 131 Ninety-thirt Street. New York D.

2 Aiiegato alia lettera Sforza inviò l'elenco delle personalità che avrebbero dovuto far parte del Comitato: «Sforza (Parlamento), Di Tella (organizzazioni America latina), Lussu (Parlamento), Novasio (Parlamento) Pacciardi (repubbii. cani), Pavia (liberali), Saragat (socialisti), Sturzo (popolari), Tarchiani (Mazzini Society) ». Era previsto anche un « Quadrumvirato segreto n in Italia, di cui Sforza non diede i nomi, e un Comitato americano per la libertà italiana, composto da Antonini, Ascoii, Beiianca, Borgese e Salvemini.

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3) se non si fa ora qui il C.N.I., lo faran cialtroni, man- giapreti et similia in America del Sud;

4) pel poco che faremo (protesta morale) il mio più so- lenne personale impegno eccolo: niente senza avvertire lei. Ma più ancora tal desiderio di unione e di intesa che non vedo pos- sibilità di dissensi - tanto più che su tante cose siamo d'accor- . do ed anche su questa: che dobbiamo voler libera l'Italia, dob- biamo volerla senza lotte intestine; e i grossi problemi verran- no, se mai (economici, politici ecc.) quando il C.N.I. sarà morto di morte naturale.

Ma se lei non c'è (con tante garanzie, con tanti doveri, con tanti diritti) chi potrà impedire a malevoli o sciocchi di insi- nuare che chi più altamente rappresenta la democrazia cristiana rimase sotto la tenda?

Aggiunga questo: che se la cosa non andasse come lei spera, lei ha l'arma della &missione. Arma che io considero utile e potente. Non ha lei anche il dovere di usare questa arma (ma non può usarla se non entra)? Oso sperare che queste mie spie- gazioni le torranno ogni dubbio. Se può mi telegrafi; sono in contatto con Washington (e altrove) per decidere. Nella presente situazione so che potrei far a meno del suo nome. Ma io so, in coscienza, che esso può essere prezioso per evitare errori. E a me, per lei pure, pare un caso di coscienza. Già glielo dissi.

Affezionatissimo

SFORZA A STURZO (f . 190 A, C. 216)

New York, 14 dicembre sera i 1941 I

Caro Sturzo,

perdoni - ma comprende quanto ho da fare - e son solo. Dimenticai dirle, scrivendole un'ora fa, che i quattro in Italia' (uno in realtà è in Svizzera) son personalità aItamente

l Si riferisce ai Quadriunvirato segreto in Italia (cfr. nota 2, doc. n. 32).

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rispettabili - e che lei rispetta: un d'essi è un ardente "prati- .cante9' cattolico. Mi scusi, non dire i nomi: è un dovere, per scritto.

Io credo in coscienza che poiché si tratta di affermazione morale - di difesa contro il male e di una formula di attesa - lei potrà aver gran rimorso, un giorno, se non accetta. Suo, dev.

[P.S.] Pavia è un giurista genovese. Alta moralità. Ricco, rifiutò tessera fascista. Ho posto il suo nome.

STURZO A SFORZA (f . 190 A, C. 219)

[ Jacksonville] , I6 dicembre 1941

Caro Sforza, ringrazio lei e i promotori del Consiglio nazionale italiano

ali'estero l di aver pensato al mio nome e di avere, con tanta insistenza amichevole, sollecitata la mia adesione. Questa c'è moralmente e voi non potete dubitarne. Ma le mie condizio- ni di salute, assai delicate in questo periodo, non mi permetto- no né di Izsciare la Floridsc, né di caricarmi di preoccupazioni e di lavori che riuscirebbero insopportabili per me e inutili per voi.

Se e quando, come spero, mi sarà possibile venire al Nord, allora sarò il primo a reclamare il mio posto di responsabilità ,.e.. a----.-,--- yLL L u U ~ C L ~ ~ C con voi ai secondo Risorgimento d'Italia.

Intanto accettate i miei fervidi auguri per l'unione di tutti gli italiani all'estero, neli'affermazione di libertà e nella soli- darietà di lotta con la Gran Bretagna, l'America e gli alleati, per una vittoria e una pace che siano degne della personalità e società umana, per saldi principi della civiltà cristiana.

Accetti i miei sensi di costante amicizia. Suo.

l Sul Consiglio nazionale ali'estero cfr. la lettera di Sforza a S t u m del 14 dicembre (doc. n. 32), con la quale propose a Sturzo di entrare a farvi parte.

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SFORZA A STURZO l (f. 190 A, C. 227)

[New York], 17 dicembre [l9411

Caro Sturzo,

oppresso dal lavoro voglio però dirle subito che la formula che Lei ha trovato è perfetta - sol men perfetto del suo fare parte del Comitato. Ma comprendo, rispetto e non insisto.

Ora si aspetta solo certe adesioni lontane e certe intese finali con Washington. La terrò informata di tutto.

Chiarav[iglio] non si può porlo perché i sud-americani si in- chinano tutti a Di Tella - non così a Chiar[aviglio] -. Per es. Pecorini, ottima persona ma già Gran dignitario della Monarchia. Palermi affaccerebbe titoli uguali o superiori a quelli di Ch[ia- raviglio] .

Quanto al povero A Prato la cosa è per me penosa perché fu mio ottimo Segretario privato e l'ho sempre apprezzato. . . Ma niuno vuol sentire il suo nome perché giunto qui fu preso da una comica megalomania che fa sorridere tutti. Non posso ne- gare che alcunché non ci sia quando leggo in un suo articolo di Free World frasi come questa: « I1 governo francese avvicinò il conte Sforza e me ecc. ». I1 che è non solo falso ma ridicolo. I1 Governo francese non si volse che a me solo per gli appelli ai 500 mila italiani di Francia. E ciò che A Prato al più fece fu di copiare a macchina i miei proclami. E' un caso per me pie- toso; ne soffro, ma non posso negare che è.

Soltanto, ogni polemica è nociva. Dunque tutto ciò è per lei solo.

l In alto a destra l'indirizzo del mittente, a stampa: « 131 Ninety-third Street. New York m.

Mario Chiaraviglio, genero di Giolitti, ex deputato, esule antifascista a Buenos Aires, assieme a Sigfrido Ciccotti, ali'industriale Torquato Di Teiia e a Gioacchino Dolci.

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Grazie di nuovo per la miglior possibile idea - e viva speranza, un giorno, di unione personale anche più diretta! Buon Natale! '

SALVEMINI A STURZO (f. 191 A, C. 59)

[Cambridge, Mass. l, 2 1 dicembre 194 1

Carissimo Don Sturzo,

tutto dipende dal significato che diamo alle parole « dot- trina cattolica ». Per me dottrina « cattolica » è la dottrina consa- crata nelle encicliche dei Papi. Nelle encicliche di Leone XIII, io trovo che la libertà accettata da Leone XIII è la libertà di scegliere il bene e non quella di scegliere il male (enciclica Libertas 3), mentre la libertà quale la intendiamo noi democratici è la libertà di andare in paradiso o all'inferno per la via che crediamo la migliore, rischiando di romperci il collo e pagando per la rottura.

Nella enciclica contro la Massoneria Leone XIII condanna quelia ridicola congrega per ,6666 ragioni, una delle-quali è che essa commette il delitto di diffondere le dottrine dell'egua- glianza dei diritti, della libertà di coscienza, del governo popo- lare etc. Nell'enciclica Graues de communi, Leone XIII ammet- te la democrazia perché per democrazia s'intende la beneficien- za delle classi superiori verso le classi inferiori, l'opera caritate- vole di assistenza. anche sncide e peliticc di ai essc hziiii~ 5i- sogno; ma se per democrazia si intende la dottrina che ritiene il governo popolare preferibile ad altre forme di governo, la

l Nel primo foglio, in alto, si legge uno schema di risposta di Sturzo: « 22-XII-'41. Nessun popolare che non sia am[erica]no, neppure Ciarrocchi. Comunicato (mia sorella) circa la malattia. A Prato D.

* Carta intestatst: « Gaetano Salvemini. Leverett House. Harvard University. Cambridge. Mass. D..

Enciclica del 20 giugno 1888 suila libertà umana.

h , 4 Si tratta dell'encidica Humanum genus del 20 aprile 1884.

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Chiesa non accetta questa democrazia (nessun papa ha mai con- dannato la dottrina secondo cui un governo dispotico è da pre- ferire al governo democratico).

Se questa è la dottrina cattolica, cioè la dottrina dei papi, sulla democrazia, credo - come storico, proprio come storico - che sia mio dovere affermare che un cattolico, cioè uno che accetta le dottrine pontificie, non può essere democratico.

Certo la parola « democrazia » può significare molte diver- se correnti di idee. La Catholic Encyclopedia fa risalire la de- mocrazia al tempo di Costantino quando già esistevano .ospedali ed enti tenuti dai cristiani. Per l'autore di quell'articolo demo- crazia = carità. Si potrebbero moltiplicare i significati della pa- rola. Finanche Mussolini, finanche Lenin, finanche Hitler dico- no che la loro è « la vera democrazia ».

Ma come per definire la dottrina cattolica noi dobbiamo andare alle encicliche dei papi, cosl per definire la parola « de- mocrazia » noi dobbiamo andare ai santi padri della democrazia del secolo XVIII, XIX e XX e non alle encicliche dei papi.

Certo esiste una dottrina giansenista della democrazia che potrebbe essere accettata da qualunque democratico sul serio. Io sono stato sempre convinto che ella per le sue dottrine poli- tiche e sociali è un giansenista? è agli antipodi della dottrina cattolica. Io, quando leggo alcune pagine dei suoi scritti, dico fra me e me: i( I o potrei sottoscrivere queste pagine. Ma non le sottoscriverebbe Pio XII? ». Questo è il punto.

L'assicuro che io non penso che i cattolici evangelici sono sentimentali "che non capiscono". Sono sentimentali che sono perfettamente capaci di capire, ma che nella loro mistica volon- tà di credere chiudono gli occhi al contrasto che esiste fra il loro giansenismo sociale e le dottrine assolutamente antidemo- cratiche dei papi. Pensano a fare quel che credono il bene e non

l Ebbe a scrivere Salvemini nelle sue Memorie di un fuoruscito (Milano 1960, pp. 5253): « Una sola volta gli dissi che lui era giansenista, e sentii subito di averlo offeso (...). A costo di offenderlo, ripeterò che don Stuno è un gian- senista, di quelii ortodossi, beninteso, come don Luca degli Scalzi, il maestro di Mazzini. E aggiungo che è un liberale! I1 clericale domanda la liberth per se in nome del principio liberale, salvo a sopprimerla negli altri, non appena gli sia possibile, in nome del principio clericale. Don Sturzo non è clericale S.

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si occupano di encicliche pontificie. Ma quando scende un ordi- ne dal Vaticano obbediscono senza discutere e spariscono dalla scena come democratici.

Viceversa debbo riconoscere che i gesuiti sono realmente dei birboni quando si mettono la maschera democratica per meglio pugnalarci alle spalle. Quando invece dicono francamen- te che essi non accettano la democrazia perché essa è contraria alla dottrina cattolica, io li rispetto, perché non' cercano di truf- fare la mia buona fede.

Anche su questo terreno io come storico risalgo all'encicli- ca Libertas di Leone XIII. Secondo questa enciclica che riassu- me tutta la dottrina cattolica, la Chiesa solleva la libertà 'di sce- gliere tra il bene e il male dove non può fare altrimenti; ma non appena le sia possibile eliminare la libertà d i scegliere il male, essa la elimina con quei mezzi di cui può caso per caso disporre. Cioè i gesuiti hanno una doppia tattica. Dove possono comandare impongono la loro libertà. Dove non possono co- mandare accettano come un non male la libertà altrui perché possono così fare uso delle libertà proprie, salvo ad abolire le libertà altrui non appena questo sia reso possibile dalle circo- stanze. Fanno come i comunisti nel fronte popolare francese fra il 1935 e il 1939: accettavano il metodo democratico, riservan- dosi di metterlo in soffitta non appena fosse stato possibile. La sua similitudine fra i socialisti riformisti che volevano conqui- stare il potere per mezzi parlamentari per introdurre la dittatu- ra del proletariato, e i gesuiti, io l'accetto in pieno - a una con- dizione che non esista mai confusione fra i giansenisti e i gesuiti né nel mio né nel suo spirito.

I cattolici aifiericani pu%ficano una rivista, America l .

Quella rivista è un documento di politica antidemocratica dalla prima all'ultima parola, se per democrazie dobbiamo intendere la democrazia di Lincoln, Wilson e Roosevelt, e non quella di Pio IX, Leone XIII e Pio XII. Solo i gesuiti dell'timerica vivono in un paese dove non possono farla da padroni. Perciò accettano le istituzioni democratiche nelle quali possono far uso della

l Settimanale, organo della Compagnia di Gesù negli Stati Uniti.

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propria libertà,, e tollerano le libertà altrui. Aggiungo che i cat- tolici americani di oggi non sono più i cattolici americani del 1850- 1890. Fra monsignor Ireland e il cardinal O'Conne12, fra il car- dinale Gibbons % il presente vescovo di Brooklyn c'è un abisso come fra il giorno e la notte. I cattolici americani del 1850-1890 erano veramente democratici, perché si erano sviluppati puri delle influenze gesuitiche-vaticane. Poco mancò che Leone XIII li condannasse, come risulta dal libro di Lecanuet ', un cattolico giansenista di quei buoni che io molto ammiro. Con Pio XI la situazione cominciò a cambiare. L'episcopato americano oggi non è più americano, è ormai romano. E la democrazia dei .vescovi cattolici americani io la vedo e non la vedo. L'unica speranza per una democrazia cattolica americana è che l'episcopato educato in Roma e i gesuiti non riescano a demolire le istituzioni democra- tiche in questo paese.

Ella desidera prove da cui risulti che la democrazia dei cat- tolici-gesuiti (da non confondere coi cattolici gianseniani) è un inganno. Vuole che le ricordi Father Coughlin? Vuole che ri- cordi il vescovo di BrookIyn? E la rivista America me la saluta lei?

Sì, è vero, la rivoluzione belga fu fatta da liberali e cattolici insieme. Si trattava d i dividersi dall'olanda protestante. I cattolici sono capaci anche & fare rivoluzioni. Ma non tutte le rivoluzioni sono autentiche. Liberali e cattolici belgi non erano democratici quando fecero la rivoluzione: erano o liberali o cattolici. Fatta la

l John IreIand (1838-1918). Vescovo titolare di Maronea dal 1875 e di S. Paolo di Minnesota dal 1884. Fu orientato verso posizioni democratiche e di impegno sociale.

Gauillame O'Conneii, arcivescovo di Boston. Fu nominato cardinale da Pio X il 27 novembre 1911.

James Gibbons (1834-1921). Cardinale americano, particolarmente attento ai problemi sociali, facilitò i rapporti tra cattolicesimo e autorità politiche statu. nitensi sul piano della liberta.

Mons. Raymond Kearney. E. LECANUET, Les signes avantcoureurs de la séparation. Les dernières

années de-Leon X I I I et l'avènernent de Pie X (1894-1910), Paris 1930. 8 Charles Edward Coughlin, sacerdote cattolico statunitense, filofascista e

antisemita, direttore del peticdico « Social justice », che nel 1942 dovette sospen- dere le pubblicazioni sotto l'accusa di violazione della legge contro lo spionaggio. I1 Coughlin fu tra i maggiori esponenti, assieme a padre Curran del movimento di destra dei Christian frontist.

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rivoluzione si divisero. I kattolici accettarono le istituzioni libere perché i liberali non avrebbero loro permesso di abolirle. A poco a poco vi si adattarono, e scoprirono che dopo tutto erano prefe- ribili alle costituzioni dispotiche - unica eccezione, credo, in Eu- ropa. Ma democrazia, no. I1 padre Daens ' che era un democratico cristiano sul serio, fu condannato dalle autorità superiori nell'ul- timo decennio del secolo passato. C'era un forte movimento ope- raio cattolico nel Belgio. In un paese dove la libertà e la demo- crazia sono al sicuro, l'unica via che hanno i cattolici per vivere è d'adattarvisi e se sono intelligenti ne ricaveranno enormi proseliti. I cattolici belgi non abolirono il divorzio perché avrebbero pro- vocato una rivolta generale, non perché il divorzio sia una istitu- zione che un cattolico possa accettare. E crede lei che il Vaticano abbia rinunziato per sempre all'idea di avere anche col Belgio un piccolo concordato, pagando come prezzo il tradimento delle orga- nizzazioni operaie cattoliche e del loro clero democratico (gianse- nista)? C'era anche in Italia un movimento cattolico democratico e come! Ma un bel giorno il leader di quel movimento - un uomo di nobile carattere e di grande coraggio morale - un bel giorno, nel folto di una grande battaglia decisiva per le sorti della libertà e della democrazia in Italia, sparì! Fui forse io che gli dissi di dimettersi da segretario del partito popolare? Chi lo obbligò a dimettersi? E il c~nccrdatc c3n P.~ussaEni e il coiicordato con Hi- tler lo fece il giansenista don Sturzo, o lo fece il cardinal Gasparri e il cardinal PaceiIi, Pio XI e Pio XII? Quando parlo di cattolici debbo io pensare a monsignor Ireland o a Pio IX, a don Sturzo o a Pio XI?

No, il Centro cattolico non combatté le leggi antisocialiste di Bismarck. Fece le viste di combatterle e ne ottenne alcune attenua- zioni in piccoli dettagli. Ma le votò. Il Centro cattolico combatté fieramente anche le leggi anticlericali di Bismarck, non contro le leggi antisocialste. Sì, vi è stata in Italia una tradizione democrati- co cristiana degna di rispetto. Ma fu condannata da Leone XIII nell'enciclica Graves de communi, da Pio X ogni giorno e ogni ora;

& 1 Adolphe h e n s (1839-1907), sacerdote belga. Membro deila ieg3 cristiana belga, ne fu espulso nel 1897 per le sue idee ritenute tropw progressiste. Fondò il Christene Volkspartij, affermatosi nejle elezioni del 1904. Subì, in seguito, la condanna deile autorità ecclesiastiche.

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fu lasciata libera da Benedetto XV, fu pugnalata nella schiena da Pio XI.

E badi che io mentre rispetto la onestà dei cattolici demo- cratici (che chiamo giansenisti per distinguerli dai gesuiti), debbo anche riconoscere che da essi non c'è nulla, assolutamente nulla da aspettarsi nelia lotta per la libertà e per la democrazia non appena il Vaticano scende in campo per ordinare ad alcuni il silen- zio e l'abbandono della lotta.

Si pubblicava in Francia una bellissima rivista La Vie Intel-

i lecttlelle l , io la leggevo con delizia, perché questi tentativi di rinnovamento dall'interno della Chiesa li ritengo interessanti e meritori. Ma un bel giorno quelIa rivista cessò le pubblicazioni. Mi sa dire perché?

Io non sono stato mai anticlericale fino a questi ultimi anni. I n questi iiltimi anni Pio XI e Pio XII mi hanno fatto diventare anticlericale. Nella valle di Giosafatte, se ci incontreremo D, fare- mo i conti. Ché questa non gliela perdonerò mai.

Caro don Sturzo, non si offenda se la definisco « giansenista non cattolico ». Manzoni in fondo era giansenista e non cattolico, se per cattolico intende obbedienza ai papi. Nel 1861 approvò la . dichiarazione del Parlamento che Roma doveva divenire capitale d'Italia. Dunque fu scomunicato anche lui. Se la metto insieme con Manzoni, la metto insieme con uno degli uomini più degni di rispetto che abbia avuto l'Italia nel secolo passato.

I cattolici democratici italiani - ella dice - non sono stati sconfessati dalla Graves de communi? E l'enciclica di Pio X del 1905 di cui non ricordo le prime parole? Mi sa dire lei che cosa fecero i cattolici democratici in Italia fra il 1905 e il 1919? Per- ché il loro movimento svanì del tutto, scendendo nelle catacombe, salvo a ritornare alla luce nel 1919? Pio XI non li sconfessò? Che cosa è allora una sconfessione?

Mi creda con affetto e rispetto. Aff.mo

l «La Vie intellectuelle », perisdica quindicinale dei domenicani francesi. Uscì dal 1928 al 1940, sotto la direzione di p. Bernadot.

2 Si tratta deil'enciclica Il fermo proposito deU'11 giugno 1905, che conte- neva le direttive per l'istituzione e lo sviluppo dell'Azione cattolica.

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STURZO A SALVEMINI l (f. 191 A, C. 58) .

[ Jacksonville l, dicembre 194 1

Mio caro Professore,

peccato che lei doveva venire in America per diventare anti- clericale! Spero che si tratta di una lieve infiammazione tempo- ranea, che con il suo buon senso farà presto sparire dalla mente (il cuore suo ne è intatto: ne sono sicuro).

Quel che mi conforta, per la parte personale, è che lei am- mette la mia perfetta sincerità quale democratico (non inintelli- gente), come l'ammette per il card. Gibbons e per altri.

L'appellativo di cattolico-giansenista non mi tocca. Dare al giansenismo il significato che vi dà lei, è un errore teologico e un errore storico. A lei poco importerebbe l'errore teologico, ma deve importare molto l'errore storico. Lei si riferisce al « gianse- nismo » di Manzoni. La tesi di Ruffini è più polemica che sto- rica. Se Manzoni fu affezionato a preti giansenisti (dai quali rice-

I vette la fede e l'ebbe alimentata), nelle sue opere nulla passò né della teologia né della politica giansenista. La quale po: 1 non eru

I affatto poggiata sulla libertà del liberalismo, ma sul più rigoroso giurisdizionalismo, che giovava nella lotta al papato.

La dottrina non è inventata dai papi, ma risale alle sorgenti teologiche e filosofiche del Cristianesimo; mentre la politica è atti- vità personale dei papi e delia loro segreteria. Tutto ciò ha poco a che fare con la questione della democrazia, per la quale mi dispiace che eiia si sia scomodato a rispondermi a lungo (perdendo del tem- po per me). Del resto, lei sa che io non solo conosco la politica vaticana per studio, ma anche per lunga esperienza personale (46 anni già compiuti).

Ed è la politica, o l'indirizzo pratico del Vaticano che lei dovrebbe mantenere distinta dal complesso dottrinale cattolico, di cui le encicliche sono un notevole contributo. A proposito della

Carta intestata: « St. Vincent's Hospital. Jacksonville, Florida D.

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Graues de communi a cui lei accenna, le mando una mia lettera apparsa in un giornale democratico cristiano di Bruxelles il mese scorso. Lei vedrà come io ci dò una interpretazione che non è la sua. Ma la mia è storica e vissuta. La « democrazia cristiana » della Graves de communi non ha nulla a che vedere con la « Demo- crazia » regime statale. Ecco tutto.

Ma non voglio tediarla di nuovo. Accetti i miei auguri di amico e di democratico, pel nuovo anno, senza più credermi giansenista.

Suo aff.mo

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STURZO A SFORZA l (f. 190 A, C. 276)

[ Jacksonville] , 12 gennaio 1942

Appunto. 1) Libro di Binchy - manderò con la citazione esatta delle

parole di Pio XI. 2) (testo): Ebbi anch'io la visita di un funzionario di

WashCington] [ ...l '. Gli dissi ch'era solo lei la persona che rac- coglieva la fiducia e la simpatia degl'itCaliani1 all'estero [...l. Gli dissi quale era stata la mia risposta ad A Prato [...l. « Io sono qui lontano e non ho occasione di confrontare le mie idee con quelle degli altri in discussione personale e vis-à-vis; così le mie idee sono grezze e non controllate. Finché i governi di WashLingtonI e di Londra non fanno cadere l'idea che l'Italia si poteva facil- mente mettere fuori combattimento e trattare con il ~uir[ inale] , il VatCicanol e 1'EsercCitol per una sistemazione interna, niente da fare con la proposta di un Governo provvisorio all'estero. Quando

Carta intestata: « St. Vincent's Hospital. Jacksonville, Florida ». Schema di lettera.

2 Questi e i successivi punti sospensivi fra parentisi quadra si trovano anche neli'originale.

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si saranno persuasi che tale via è sbagliata, che l'invasione della Sicilia etc. è un'illusione (peggio uno sciupio di forze senza un risultato importante per la guerra mondiale), allora sarà il caso... di trattare.

Circa il Cons[iglio] o C[omita]to n[aziona]le io credo che sarà più per gli italiani (che vedranno un segno di unificazione) che per gli altri che non ci apprezzano e sono diffidenti. A meno che si possa fare un corpo di volontari sicuri, evitando tutti i Gcenerali e] Colonn[elli].

Aggiungo che [...l. Risposi che la mia predisposizione men- tale era oggi la stessa di quella che io espressi nel mio libro Church arzd State sul trattato del LatCeranol e Concordato. [...l. Le mie attuali condizioni di salute mi impediscono di farne parte del C[ornitatol naz[ionale] D.

3) Rimando il ritaglio di Free WCorldl.

4) Appunti distrutti - contenuto... dimenticato.

39.

SALVEMINI A STURZO ' (f. 191 A, C. 56)

[Cambridge, Mass.3, february 1, 1942

Dear Don Sturzo, your first letter would need a great dea1 of historical and, I

am afraid, theological discussion. What matters is that you may be sure fhat I have a deep respect ior men iike Preiand, Gibbons and you. If the Vatican and the high Catholic clergy adopted your intelligent and « Christian » standpoint, there would be no anti- cleticalism in this world. I t is tme that I had to come to America to become anti-clerical. But I am convinced that it was not my fault. I

1 Lettera dattiloscritta. Carta intestata: « Gaetano Salvemini. Leverett House. Harvard University. Cambridge, Mass D. In alto a destra l'indirizzo del desti- natario: a Don Luigi Stum. St. Vincent's Hospital. Jacksonville, Florida ».

Cfr. doc. n. 37.

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have seen al1 the Italian priests in America working in the service of Mussolini, forgetting what the Italian democrats of the Catholic denomination had suffered under Mussolini's onslaught. I have seen American Cardinals and Bishops accept decorations from Mus- solini and chant his praise. I have seen, at the time of the Ethio- pian war, the whole of the Italian and English speaking Catholic clergy in the country manoiuvring as one single man in the sei- vice of Mussolini, with the exception of one priest, Ciarrocchi of ,--

Detroit. When the present war broke out, I have seen al1 the Cardinals and Bishops of America except one or two, fight against the lend-lease bill, against the repeal of the neutrality law, against the draft, against anything which might displease Hitler. How can one avoid becoming anti-clerical under such conditions? of course being anti-clerical does not mean being anti-christian ... christian man cardinals, bishops and popes.

I am not very much interested in the abstract doctrine of the Papa1 Encyclical letters. I am interested in the politica1 daily acti- vities of the Vatican. If I dare to say anything about the abstract doctrine, it is because it seems to me that there is no clash between the abstract doctrines of the Vatican and their daily politica1 acti- vities. Everything holds together.

Coming now to your letter of January 7, I would say that the Corriere della Sera favored the Fascist movement from its beginn- ing, Apri1 1919, up to October 28, 1922, but, it favored in diffe- rent ~eriods. During the 1919 and 1920 period, up to the events of Palazzo D'Accursio in Bologna, the movement had great impor- tante as you know, and the Corriere helped it only by extenua- ting or ignoring its unlawful activities or giving the Socialists the responsibility for any clash which took place. From November 1920 to the Spring of 1921, the Corriere favored the Fascist mo- vement openly and unscrupulouslv. Starting with the spring of 1921, the Corriere began to fear that the Fascists were going too far, and took up with them the zttitude of « padre nobile », advi- sing them that they should behave a little better, but never con- demning them and rather condemning the government which was unable to restore order and in this way indirectly justify the Fa- scists who did what the government was unable to do. Stiii, in

\ September 1922, Einaudi, speaking of the Fascists, terms them in

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the Corriere della Sera « bravi giovani D. I t was only in the days of the March on Rome that Albertini realized that Mussolini had gotten the upper hand and broke away from the Fascists frankly and uncompromisingly. He was unable to swallow the coup d'état as a result of which the politica1 center of gravity had shifted from the old ruling group to a group of new comers who no longer felt any respect toward the old authorities. As for the reasons why Albertini was favoring the Fascist movement up unti1 October 1922, they seem clear to me. He, together with al1 the other Italian conservatives starting with Giolitti, Bonomi, etc., thought that the Fascists were useful to disband the organiza- tions of the Socialists and of the people's party [...l ' allow the conservatives to gain contro1 again of rnunicipal administra- tions and then would go back home. When he realized that the Fascists were not willing to go back home but wanted to keep for themselves the spoils of victory, then he went the other way. The problem of the administration of the City of Milan was paramount for the Milanese « moderati » and for Albertini. The overthrow of the Socialists in the town hall of Milan was the basic aim of Alber- tini. He showed great courage and generosity in his fight against Fascism after October 1922 and this must never be forgotten. But honestly, one can not ignore the great responsibility he assu- med from November 1920 to October 1922.

I have asked Widener Library to buy D. Binchy's book on Church and State in Fascist Italy. I t has not yet arrived. I am very eager to read it. If you could lend it to me for a few weeks I would be very grateful.

Yours sincerely .

l Parola illeggibile.

68

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STURZO A SALVEMINI ' (f . 191 A, C. 56)

[ Jacksonville] , 8 febbraio 1942

Ringrazio per le inf [ormazioni] sul Cor [ riere l della Sera. Non so se ora, dopo la morte di A[lbertini] ', me ne servirò per non sembrare ingeneroso. Ma solo non potrei tacere delia démar- che che AClbertinil fece presso Pio XI, qualche mese dopo la no.- mina a papa (marzo, aprile o maggio 1922) per la condanna o almeno una dichiarazione di disapprovazione del partCitol popCola- re]. Come fosse andato il colloquio non so bene, perché mi fu riferito non subito ma parecchi mesi dopo e con versioni discor- danti. Mi si disse che Pio XI abbia risposto che quel partito non era Azione catt[olica] e quindi non avea motivo a interferire. E I'Albertini a insistere che il capo era un prete (eravamo a dopo i l veto Giolitti) che alterava la funzionalità costituzionale del paese. A che mi si disse Pio XI non rispose; altri mi disse che abbia detto « questo è un altro problema ». Lei ne seppe? quale il suo ricordo esatto?

Quando, tre o quattro anni fa, ebbi un lunch con AlbCertini] in casa Steed non osai domandargli, ma in conversazione egli arrivò a dire: se ci fossimo conosciuti e stati in contatto forse.

Presso a poco così, non ricordo esattamente la frase, etc. Ch[urch] and St[ate] di Binchy a Sforza etc.

1 Schema di lettera scritto sul retro del secondo foglio della lettera di Salvemini deI lo febbraio 1942 (doc. n. 39), d a quale risponde.

2 Luigi Albertini era morto a Roma i! 29 dicembt;: 1941.

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SALVEMINI A STURZO l (f. 191 A, C. 55)

C Cambridge, Mass l Februaq 1 1, 1942

Caro Don Sturzo,

I heard something about the fact that Albertini asked Pius XI to condemn the People's Party, but if my memory is not wrong, i t was Donati who gave me this information. Perhaps you remem- ber that during the Spring of 1923, Nino Tamassia ', a professor a t Padua University, carried on a campaign demanding, on the ba- sis of the diritto canonico which was quoted article by article, that the Vatican should force you to resign from the secretaryship of the People's Party. This was not demanding that the Vatican con- demn the People's Party. Albertini was not acquainted with canon law. But Tamassia, as a ~rofessor of the history of law and an extremely weli-informed and intelligent man,was on surer ground. And as a matter of fact, you had to resign.

As far as the plan of the British Tories about Italy is con- cerned, I am afraid that Sforza is right. Eierythhg I rezd leads me to the conclusion that the British Tories have learned nothing and forgotten nothing, anci that there is fu11 agreement between

1 Pius XII and them about the plan of sowing Europe with small Catholic royalties controlled by the Jesuit Fathers. The Duke of Aosta has become the candidate of Pius XII, Halifax and Mons. Cicognani 4. The plan is to have again a moderately Fascist Italy

1 Lettera dattiloscritta. Carta intestata: « Gaetano Salvemini. Leverett House. Harvard University. Cambridge, Ma~s. ». I n alto a destra I'indirwzo del desti- natario: « Don Luigi Sturzo. St. Vincent's Hospital. Jacksonville, Florida ».

Nino Tamassia (1860-1931), docente di storia del diritto aii'univetsith di Padova dal 1895. Nominato senatore ii 6 ottobre 1919, aderì al partito popolare.

3 Edward Halifax (1881-1959), ministro degli esteri britannico dal 1938 al 1930 e ambasciatore ingiese a Washington dal 1940 al 1946, si adoperb notevolmente per favorire i'intervento statunitense nella seconda guerra mondiale.

hlons. Arnleto Cicognani era il delegato apostolico a Washington.

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without Mussolini. The American State Department agrees with this plan. I have reached this conclusion by putting together many bits of evidence and information coming from different sources whose authority I should like to discuss with you if we could have a talk. There are some things which can not be put on paper. The declaration made by the Yugoslav Prime Minister last summer was a more serious thing than it appeared at first sight. When Lord Halifax was asked by us to contradict that declaration, he did not contradict anything. He did not say that the statement was not true. He merely stated that the British Government did not take the responsibility for the fact that the Yugoslav Prime Mini- ster had made that statement. This means that the Yugoslav Prime Minister made that statement without consulting the British Go- vernment beforehand, and not that the British Government had not made the agreement with him about Trieste, Gorizia and Istria which he announced.

As far as Trieste is concerned, Miss Massey, who sees Steed, wrote me that the agreement is to the effect that Trieste will beco- me a free city. You understand the trick. A free city inhabited by an Italian majority and a Slav minority and surrounded by a Slav countryside, could not stand, in the same way that Fiume did not stand. Trieste, a free city, means a Yugoslav Trieste a few months after the free city has been shown unable to work.

Another fact which has to be taken into account is that ali the propaganda bureaus depending on the British Ministry of Infor- mation have been instructed never to make any distinction between Italians and Fascists. Last but not least, you will have noticed the steady campaign of contempt which al1 the papers affiliated with British propaganda are carrying on about the Italian soldiers.

Since I have realized that the British Tories want to build up a Europe even worse than the Europe which went to rack and ruin in 1939, I have decided to withdraw from any politica1 acti- vities. I can not become an accomplice of Winston Churchii in crimes which make the blunders committed at the peace confe- rence of 1919 look iike chiid's play.

Yours sincerely.

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CP.S.1 Temo d'avere commesso un errore quando le ho scritto che Albertini appoggiò il movimento fascista nel 1919 e 1920. No, non lo appoggiò affatto. Anzi non gli dimostrò nessuna simpatia. Ma lo appoggiò certamente dall'autunno 1920 in poi. g.s.'

STURZO A SALVEMINI * (f. 191 A, C. 55)

[Jacksonville l, lo marzo [ 1942 l

1) Lettera a Miss Massey per l'affare Trieste - accertarse- ne - parlare a Steed - portare la questione ai Fr[eel I[taly ] 3.

2) Sforza - non gli risulta che vi fossero intese britanniche su Trieste città libera, ma non è questione da agitare oggi.

3) Aosta - ballon d'essai - ne ho scritto su P[eoplel and F[reedoml anche oggi, ma per gettare acqua sulle teste calde.

4) Irreale per me che Pio XII abbia Aosta per candidato e C getti a mare i Savoia.

5 ) Non mi persuade la frase deile piccole monarchie control- late dai gesuiti. Un7anaIisi della situazione ci porta a concludere che se vincono gli alleati l'Europa sarà democratizzata, anzi social- L. dernocratizzata e se i nazi sarà un periodo di schiavitu.

6 ) Conclusioni: l ) vedere come difendere gli interessi d'ita- liani che ci stanno a cuore; 2) rivedere la sua.

Scusi ia freddezza.

1 Questo post-saiptum è scritto a mano da Salvemini. 2 Schema di lettera sctitto sul secondo fogilo della lettera di Salvemini del,

1'11 febbraio 1942 (doc. n. 41) alla quale risponde. Cfr. nota p. 40.

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STURZO A SFORZA l (f. 190 A, C. 268)

[ Jacksonvillel , 23 marzo 1942

P Caro Sforza,

le spedisco il lo schizzo come m'è venuto '. Non lo copio per- ché la noiosa febbretta del dopo influenza mi tiene assai stanco. Del resto etc.

La prego di notare che non ho voluto trattare le questioni come italiano (siamo d'accordo) ma ci sono tutte dentro. Per le economiche basta il riferimento alla Carta dell'Atlantico.

Ho escluso di scendere ai particolari « per non dare senza ricevere o. Così le questioni di Fiume (Zara anche) Dodecanneso e forse Sud Tirolo vanno sotto la previsione del Capo IV.l 3 .

A leggerci mi pare che tutto è presente quel che ci interessa. Non una parola sul Vaticano, poiché la reputo prematura e

pericolosa. Lei vedrà; il mio è un tentativo. Avrei voluto discutere con

lei alcuni punti che mi hanno fatto pensare. Periodo deli'armistizio - 3 periodi della Conferenza - di-

sarmo. Ma io (per me) non vedo altra via prudente e sono [sicl che questa.

Ma se, come credo e spero, lei sarà uno dei delegati italiani, anzi il leader, le cose dovrebbero andare meglio che non a Versa- glia - Parigi.

Pensiamo a vincere la guerra sì: ma pensiamo anche a vincere la pace.

Carta intestata: « St. Vincent's Hospital. Jacksonville, Florida D. In alto a destra i'indirizzo del destinatario: « A l Conte Sforza, Hotel Stevens, Chi- cago ». A sinistra: « Air M. Spec. Del. ».

2 Si riferisce al Memorandum sui problemi della pace redatto da Sturzo su invito di Sforza (doc. n. 44). I1 documento doveva essere sottoposto alle autorità alleate.

a Sturzo voleva indicare probabilmente il capo 111, punto a, mancando nel documento un capo IV (cfr. p. 76).

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MEMORANDUM SUI PROBLEMI DELLA PACE l (f. 190 A. C. 267)

[marzo 19421

I1 nostro contributo ha due fini: a) quello di far presente ai Comitati competenti, il punto

di vista che gli italiani liberi avrebbero sui problemi del do- poguerra;

b) quello di polarizzare su queste idee le varie correnti degli italiani all'estero e, data la possibilità, farle penetrare presso i prigionieri e i confinati civili e militari italiani che si trovano in territorio alleato.

Periodo dell'Armistixio

a) Per tutti i paesi vinti (Italia compresa) porre un'autorita militare alleata, responsabile deli'ordine in ciascuno Stato; e di accordo con essa, riconoscere o stabilire quel governo provvisorio che sia emanazione degli elementi che, dentro e fuori il paese, han- no coiitrib~ito alla vittoria, eliminando qualsiasi iniziale compro- messo con i capi del passato, i responsabili della guerra e i rap- presentanti delle correnti totalitarie, fasciste, naziste o fac-simili ';

\

1 Carta intestata: i( St. Vincent's Hospital. Jacksonville, Florida n. I1 docu- mento è senza titolo. Stuno lo trasmise a Sforza con lettera del 23 mano 1942 (doc. n. 43) e Sforza lo restituì il 2 aprile 1942 (doc. n. 45). I1 seguente brano iniziale è stato cancellato da Sturzo: « Secondo la nostra opinione il problema dell'Italia nel dopoguerra va posto nel quadro della ricostruzione europea e mondiale e trattato nell'insieme. L'Italia pub avere ed ha dei problemi parti- colari: 1) se questi sono di carattere interno, vanno risolti dagl'italiani - come popolo ritornato a libertà; 2) se invece sono di carattere internazionale vanno studiati e risolti sul piano internazionale, e nel reciprcco accordo con le po- tenze interessate D.

* Seguono, canceliate, le seguenti due altre redazioni del punto b: « b) In tale periodo restituire ai popoli che ebbero proprio Stato e governo i territori occupati, quali si trovavano prima deii'awento del fascismo (1922), del nazismo (1933) e di altri governi satelliti in Ungheria-Bulgaria-Slovacdiia. Per 1'Italia ciò

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b) evitare di compromettere le questioni territoriali e di confinazioni fra gli Stati, sia per prowedimenti dell'autorità di occupazione, sia per iniziativa delle popolazioni. In genere ritor- nare ai confini fissati con i trattati di pace del 1919 e successivi;

C) circa le colonie, nel periodo dell'armistizio, non occor- rerà altro che l'autorità militare alleata che vi mantiene l'ordine, s'intende con le popolazioni indigene e loro capi, salvo quanto stabilirà la Conferenza l.

11.

Conferenza di pace

Dividere la Conferenza in tre periodi.

1' Periodo

1) Esame dei preliminari, da una commissione speciale no- minata dai paesi vincitori, circa le regole di ammissione alla Conferenza dei paesi vinti e il riconoscimento delle loro rappre- sentanze come legittima emanazione della volontà popolare;

2) comunicazione di tali regole ai governi provvisori di ogni paese vinto e limiti di tempo per la formazione delle delegazioni;

3) esame dei titoli dei delegati e decisione della commis- sione. Reclami eventuali e loro decisione definitiva spettano alla Conferenza a Sessione generale.

porta per conseguenza: a) l'abbandono dell'Albania; b) la città libera di Fiume. Riservando ». « b ) Per tale periodo fissare una norma comune per le alterazioni territoriali europee alla confinazione stabiIita dai trattati di pace del 1919 e seguiti fino all'avvento del fascismo e nazismo, e alle successive variazioni e occupazioni; si che da un lato non siano pregiudicate le decisioni della Con- ferenza di pace, né resi difficili fin dal principio i rapporti fra i vari popoli confinanti. Per l'Italia due problemi sorgono a questo punto: 1) l'Albania che bisogna restituire in integro al suo popolo; 2) Fiume che bisogna riservare ad una intesa italo-jugoslava D.

1 Segue, cancellato, il seguente brano: « I n ogni caso, le posizioni degli alleati poste nell'armistizio non avranno che un carattere transitorio, per assi- curare l'ordine, garantire i diritti della vittoria e non pregiudicare le decisioni deiia Conferenza B.

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2' Periodo

Conferenza generale con l'ammissione della rappresentanza dei paesi vinti che avranno potuto inviare una legittima de- legazione.

Gli altri paesi esclusi potranno legalizzare le loro delega- zioni durante il corso della conferenza e chiedere l'ammissione, che non potrà essere rifiutata se tutto sarà in regola.

In questo periodo saranno esaminate le questioni più ur- genti, territoriali, economiche, militari e costituzionali che esigono una prima attenzione.

3' Periodo

Applicazione delle decisioni della Conferenza, mano a ma- no che vengono emesse e sono valide per quanto riguarda la siste- mazione territoriale e nazionale dei paesi vinti e la cessazione del fronte militare. Dopo di che, un tempo sarà passato, perché ogni paese possa darsi il regime proprio sulla base delle quattro libertà e nominare il proprio governo e i rappresentanti alla Società delle Nazioni, che sorgerà alla fine del 3' periodo della Conferenza e ne erediterà i poteri.

Questioni generali

a) Confini nazionali - Prendere per norma i confini fissati nella Conferenza di pace del 1919. Le contestazioni even- tuali farle decidere dagli interessati d'accordo. In caso di disac- cordo dalla Conferenza come arbitro.

b) Riparazioni - In via generale ogni idea di riparazio- ne, nel senso datovi nel 1919, dovrebbe essere esclusa. Se si vuole ricostruire il mondo economico, occorre dare a tutti i pae- si la possibilità di risorgere. Con le riparazioni si mettono le ca. tene ad un morto.

Con ciò non si escludono certe particolari indennità che non incidano né nella misura né nel tempo le possibilità dei popoli vinti.

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C ) l Disarmo e occupazione militare - Si ammette il di- sarmo dei paesi vinti, meno quel tanto nececessario all'ordine interno - e l'occupazione militare solo fino all'esecuzione del disarmo e alle necessità di ordine. Quindi, in casi normali, fino alla fine del 2' periodo della Conferenza.

d) Internazionalizzazioni - Si ammette la internazciona- lizzaziolne dei punti strategici con la partecipazione dei paesi vinti, fino a che - nel piano generale - passano alla S[ocietà] deIIe Nazioni.

e) Minoranze - Garanzie per tutte le minoranze di raz- za, culto, lingua, nazionalità - coll'eguaglianza dei diritti civili, politici e religiosi. Sotto l'egida della S[ocietàl dCelle1 N[ azioni]. D'altra parte, dovere di lealtà verso lo Stato di cui fanno parte.

f ) Colonie - Ripristinare il mandato ma mettere tutte le Colonie sotto il controllo della S[ocietàl dEelle1 Nazioni e dargli il carattere temporaneo fino a che la colonia può avere l'autogo- verno. Rispettare i diritti e i legami con la Nazione colonizzatrice.

Escludere ogni riassettamento coloniale come guadagni na- zionali o bottino di vittoria.

1 ) Disarmo - Le nazioni vinte avranno il diritto di un'ar- mata di guerra, mare e aria in proporzione alla loro potenzialità e in rapporto ad un massimo ipotetico da essere raggiunto da tutte le altre nazioni, gratadamente in periodo fisso (da cinque a dieci anni).

2) La Società delle nazioni dovrà possedere un potere mili- tare. Di coordinazione e di polizia dell'aria e del mare da fissarsi entro lo stesso periodo di cui al n. 1.

3) La Conferenza del disarmo sarà funzionante a partire . dal terzo anno dopo l'armistizio, fino al raggiungimento della riduzione al massimo necessario e all'adattamento al sistema societario.

Questo e i successivi punti erano stati erroneamente indicati da Smzo con la numerazione araba (3, 4, 5, 6). Abbiamo cotretto, continuando con le lettere alfabetiche, usate da Sturzo nei primi due punti.

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Società delle nazioni

Quale ne sarà la forma definitiva di costituzione - occorre: 1) abbandonare l'unanimità e mettere un quorum com-

binato per il numero degli Stati, e un numero di categorie, nelle quali gli Stati saranno divisi agli effetti della loro importanza e del loro contributo finanziario e militare;

2) istituire un Tribunale di garanzie, per l'osservanza dei Patti internazionali e dello Statuto della S.d.N.;

3) ammettere le unità continentali e federali, per la de- cisione delle loro questioni particolari, e lasciare alla. Società le questioni generali. I1 tribunale deciderà sulle contestazioni di competenza;

4) escludere la guerra come istituto legittimo; e fissare che ogni azione bellica iniziata se non cessa sull'intim[azionel della S.d.N. è considerata atto di aggressione, che autorizza la Società a intervenire di. diritto contro lo Stato o gli Stati recalcitranti.

SFORZA A STU-=O ' (f. 190 A, C. 302)

New York, 2 aprile C19425

Caro Sturzo, supponendo, dalle cancellature, che lei non ne abbia copia

le rimando il suo abbozzo che però desidero molto riavere. PM ci penso e più mi pare:

a) che pur contenendo suggerimenti preziosi e in forma perfetta esso sarebbe pericoloso, cosl com'è, perché, ammette ab initio che l'avvento di una nuova Italia non potrebbe in nessuna guisa cambiar la situazione;

. . l Cartoncino. * Si tratta del memorandum sui problemi della pace redatto da Sturzo

(doc. n. 44).

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b) e per ciò solo è in contraddizione con speranze che io non cesso di far intrawedere - anche se ad esse non credo molto (ma perché precludere ogni possibilità?).

A me pare che non dobbiamo - noi due! - cominciare dall'affermare i principi generali di pace cui unYItalia libera ade- rirà toto corde, cioè formulare una politica attiva prima di una

, liquidazione passiva. Son troppo ottimista? Appena ho un po' di tempo scriverò un abbozzo e glielo manderò. Non può anche lei preparare qualcosa per me in tal senso? Accludo una mia ad Armstrong con preghiera di restituzione come esempio di idee che dobbiamo asserire. Suo.

STURZO A SFORZA l (f. 190 A, C. 303)

[ Jacksonville] , 7 aprile 1942

Caro Sforza, vivi ringraziamenti pel telegramma di auguri che ho tanto

gradito. Non è lei ottimista né io sono pessimista, nel senso che siàmo

hinc et inde fuori della realtà. Io sarei del suo avviso se gli italiani all'estero dessero oggi un reale contributo alla causa al- leata s ~ i campi di battagfia e nei consigli di guerra, e se vi fossero in Italia dei movimenti, come in Francia o come in Jugoslavia (benché la stampa li esageri, credo io).

Nelle condizioni d'oggi, come distaccare l'Italia dal fato della Germania, dopo la vittoria alleata? D'altro lato, in quale modo fare eque condizioni all'Italia se non facendo le stesse con- dizioni alla Germania e agli altri Paesi vinti?

Quanto al I, a) io parlo di elementi nazionali di fuori e di dentro del paese che hanno contribuito alla caduta dei vecchi

1 Carta intestata: « St. Vincent's ElospitaI. Jachonville, Florida ». 2 Si riferisce al capo I, punto a, del memorandum (doc. n. 44).

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regimi totalitari e alla vittoria con quel che segue (sul compro- messo) io ho detto quel che potevo della partecipazione attiva. In seguito io sostenni la partecipazione alla pari nella Conferenza di pace e aila S.d.N. Se i delegati italiani varranno molto faranno molto e se varranno poco faranno più o meno come Orlando e Sonnino, che pur rappresentavano un paese alleato e uincitore!

Ecco il mio punto di vista. La cooperazione « veramente attiva » dell'Italia alla pace, non sarà possibile se non c'è una cooperazione « veramente attiva » alla vittoria. La pace sarà quale la guerra sarà stata: né più e né meno; o forse meno ma

u non più.

L'avvento di una nuova Italia non può maturare nella ina- zione, neppure nella semplice propaganda d'estero, che non è un fine in sé ma un mezzo per l'azione. Di quel ch'io so, fin oggi l'azione specialmente nel senso militare e politico ci manca, e a parte la sua attività personale con opportuni contatti e con utili Iettere, il resto mi sembra che conti poco.

Lei dirà: allora è- meglio non farsi avanti con un progetto come questo. I o penso invece che il progetto (modificato s'inten- de) servirà a fissare un primo passo, politico che avrà (o potrà avere) la sua utilità. A Londra la Commissione del dopoguerra è presieduta dal ministro (o ex ministro) Greenwood l; gli allea- ti (e pensi alla Grecia e alla Jugoslavia) sono là ad avere appoggi. I loro amici (Seron - Watson ' etc.) lavorano nel Royal Inst[itutl of Int[ernational] Affairs per preparare i progetti. Noi non pos- siamo essere assenti, ma nemmeno possiamo presentarci con i meriti che non abbiamo, mentre greci e jugoslavi sono là con i loro sacrifici (e quali) per gli alleati, essi che potevano adattarsi con i'asse, come ia Romania e ia Bulgaria.

Noi siamo purtroppo circondati da antipatie e risentimenti che uniti al disprezzo (che non c'è per i tedeschi) ci mette in con- dizioni di enorme inferiorità. Per superarle occorre il metodo di penetrazione, senza adombrare.

l Arthur Greenwood (1880-19453 uomo politico laburista, era ministro senza portafoglio per la ricostruzione postbellica nel governo Churchili.

Robert William Seton-Watson, proprietario della « New Europe B di Londra.

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Spero di non eccedere dal mio lato e sarò lieto se le sue aggiunte e modifiche (io direi rifacimento) mi potranno awici- nare al suo pensiero.

Le rimetto il ms. che lei sarà gentile rimandarmi di nuovo. Potrà forse prendere copia se vuole. Le rimetto la lettera, oppor- tunissima, ad Armstrong, ma quante di simili lettere si dovreb- bero fare in America ed in Inghilterra? Io ne avrò scritte tre o quattro, ma non ne so l'esito, perché in America c'è il sistema di non rispondere forse per evitare discussioni epistolari.

Mi ricordi alla consorte e ai figli e mi creda aff.mo.

P.S. Lietissimo dei suoi successi a Chicago e Detroit. Ho letto con piacere la Voce del Popolo. Non capisco perché NCa- zioni] Un[ i t e] non fa cenno di Mons. Ciarrocchi. Ottimo il suo articolo su Naz[ioni] Unite del 2 aprile.

STURZO A TARCHIANI l - (f. 191 A, C. 312)

[ Jacksonville] , 8 aprile 1942

Egregio Sig. Direttore,

nel maggio 1922 mi trovavo a Genova (durante la Conferen- za) quando arrivò in quella città la delegazione pontificia, inviata da Pio XI alla rappresentanza dei sovieti russi, il cui capo era

1 Carta intestata: « St. Vincent's Hospital. Jacksonviiie, Florida ». In alto, annotazione di Stuno: « Al Direttore di "Nazioni Unite". New York D. Que- sta lettera che Stuno scrisse a Tarchiani perché fosse pubblicata era accom- pagnata da un'altra lettera, privata, in pari data (f. 191 A, C. 311), neUa quale poteva leggersi: « Caro Tarchiani, spero che accetterai di pubblicare l'acchiusa lettera. Mi sono mantenuto non solo obiettivo ma anche, come dire? cavalleresco. Non' ho rilevato nulla delle parole e delle frasi contenute nella puntata di T. Ruberto. Mi è doluto assai che tale attacco alla S. Sede (a parte il merito) fosse nel foglio che conteneva il mio articolo, i: che, fra l'altro, mi ha impedito di spedirlo a persone. aiie quali desideravo arrivasse. Lei comprende che ci terrei a vedere pubblicata la mia lettera e se la Direz[ione] del giornale crede di farla seguire da qualche nota, la prego che essa sia cosl, senza aggettivi,

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Cicerin. La delegazione pontificia era guidata da mons. Pizzardo (allora sostituto alla Segreteria di Stato, oggi Cardinale) e compo- sta credo da cinque o sei fra laici ed ecclesiastici l .

Ricordo le critiche che si fecero al gesto di Pio XI, special- mente da giornalisti e delegati italiani e francesi, che si trovavano là per la Conferenza, come se il Papa avesse perdonato i delitti compiuti in Russia. Mettevano in rilievo la nullità della Missio- ne, e biasimavano la pubblicità datavi e l'eccessiva pompa diplo- matica.

I1 ricordo di tale fatto, ormai lontano mi è venuto leggendo le critiche al caso del Giappone. E mentre il primo non era che un gesto unilaterale e spontaneo di Pio XI, il secondo è stato il compimento di un'iniziativa giapponese che rimonta a venti anni fa (1922) e che, da parte della S. Sede fu secondata con l'invio del Delegato apostolico, monsignor Morella, che sta a Tokio cre- do' da sei a sette anni. Fu la Dieta nazionale di Tokio che per ben due volte (nel 1922 e nel 1939) rifiutò di ratificare lo scam- bio dei diplomatici.

Oggi si compie lo stesso per la Cina, dove da molti anni risiede un delegato apostolico (il primo fu mons. Costantini), che avrà anche le qualità di Nunzio.

Se Stalin accettasse l'invio di un delegato apostolico, la S. Sede sarebbe pronta a ripetere il gesto del 1922.

com'è la mia lettera. Grazie, sempre cordialmente L.S. ». La lettera apparve su a Nazioni Unite n del 16 aprile 1942, sotto il titolo: Vaticano-Giappone. Una lettera di don Strtrro; era seguita da un breve e garbato commento di pre- cisazione. Cfr. BN.Y., pp. 52-53.

Cfr. DE ROSA, 11, pp. 215-16.

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SFORZA A STURZO l (f. 190 A, C. 305)

[New York], 14 aprile [l9421

Caro Sturzo, la mia attività è complicata da due necessità: - il dovere politico; - il dovere di guadagnare panern quotidianzlrn, come fo

ora qui con un impegno fino al 15 maggio obbligantemi a due le- zioni al giorno, ciò che è un po' molto per chi non ha mai fatto il "professore"

Ciò mi scusi con lei se sono stato prima breve e poi lento a spiegare il mio pensiero.

Come potrei non essere d'accordo - nell'essenziale e per- manente - colla sua del 7 aprile che ho ancora sotto gli occhi?

Ma la esitazione deriva da ragioni contingenti e tattiche che, nel momento, hanno ai miei occhi valore predominante. I n que- ste ragioni son certo che lei concorrerebbe se avessimo avuto modo e tempo di parlare (una disgrazia questa distanza; e se la crea- zione di un vero e degno Comitato portasse lei un giorno a New York, ciò solo sarebbe un gran vantaggio!). Legga questi due do- cumenti ": sono per Lei solo; io non posso né debbo metter in piazza, con molti, certi fatti. Essi le dicono il mio pensiero e il mio atteggiamento. I1 mio senso di dignità italiana mi fa vedere (O mi induce a mostrare) un ottimismo eccessivo in caso i aostri amici anglo-americani divenissero anche nostri "alleati"? Questa è una questione teorica; e se è errore lo considero felix error. I nostri amici sono nel torto per molte ragioni: ignavia della vo- lontà, incontinui, vaghi resti ancora di mussolinismo, altro anco-

1 Carta intestata: « Hamilton Coiiege. Cliton, New York ». Accanto al- l'intestazione Sforza ha annotato: « C/o Prof. Francher ». Risposta aila lettera di Sturzo del 7 aprile 1942 (doc. n. 46).

Si tratta di un promemoria di Sforza per il presidente degli S.U., datato 7 aprile 1924, dal titolo « A Statement by Count Sforza about the itaiians problems and the growing danger of ignoring them » ed una lettera dell'8 aprile al sottosegretario americano agli esteri S. Welles (cfr. A.L.S., f . 190 A, C. 307 e 308).

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- ra. La manifestazione della mia fede è per loro un rimprovero - meritato. E' mio dovere e nostro interesse che per svegliarli io parli così. E ciò asserito non posso in un altro documento far previsioni catastrofiche.

Sì, è vero, noi non abbiamo "meriti"; ma che han fatto i nostri amici per rendere possibili nostri "meriti"? Nulla! E fin- ché v'è speranza che cambino io non muterò accento.

Riman sempre la necessità di parlare a Londra - ove tutto quello che lei mi dice (azione altrui - nostra assenza) è verissimo. Si può combinar le due necessità? Io credo di sì - lei ci pensi dal canto suo. Lei sa ora tutto delle mie opinioni e del mio pen- siero. E mi farà gran piacere di sapere che comprende e appro- va - e che, come me, penserà ad una formula per Londra che contenga tutto il suo pensiero attuale, ma che non escluda che prima della pace le cose possano essere cambiate.

E' difficile? Sì, ma non tocca a noi disperare. Suo sempre aff.mo.

[P.S.] L'articolo di Commonweal ha prodotto viva im- pressione. E per molti è stata una rivelazione. Da Montreal me ne chiedono una traduzione francese.

SFORZA A STURZO (f: 190 A, C. 323)

ìVew York, 27 maggio i9421

Caro Stuno,

ecco la risposta di Lord Halifax. Una buona cosa è stata fatta. Scriverò fra breve allo State Department.

Appena ho tempo scriverò anche a Steed, visto ciò che Miss Massey riferisce del suo stato di animo.

1 Lettera dattiloscritta.

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Pel bene stesso degli jugoslavi egli dovrebbe non eccitarli ma calmarli. Dagli intrighi di Otto di Asburgo l , immagino ciò che i suoi agenti faranno a Londra. Se italiani e jugoslavi non saranno d'accordo chi ne guadagnerà sarà una soluzione artificia- le, provocatrice di nuovi dispendi e nuove lotte, quale una solu- zione asburgica, anti-storica, anti-umana.

E' lo stesso errore che esiste qui in certi circoli, non uffi- ciali, ma influenti, che pensano più al come salvare certe prefe- renze che al vincere al più presto la guerra

Ciò che è strano è che essi non si rendono conto che favo- reggiano nuovi disordini e nuove violenze - e, in ultima ana- lisi, la rovina stessa di quelli interessi conservatori che stanno loro a cuore.

E' così per l'Italia se si vuol forzare una soluzione dinasti- ca che sia odiata dal popolo liberato; io accettando la ipotesi di una seria e onesta repubblica fo opera di conservatore; e quelli innocenti prendon me per un ved ...

Salvemini, che è cittadino americano, farebbe meglio, irivece di tuonare contro i tories inglesi, di spiegare pazientemente, ri- spettosamente, a certi suoi concittadini americani, quanto torto essi hanno (dal punto di vista conservatore) di non pensare che a soluzioni che la storia spazzerà al più presto.

Mi si dice che ora, per l'Italia, la speranza di questo pseudo- conservatore senza immaginazione storica sia Grandi '. Come non capiscono che Grandi essendo più intelligente di Mussolini è più colpevole di lui per tutti i disastri piombati sul nostro paese?

(Mi domando perfino se la commedia mussolinica per Cor- sica e Nizza non sia una manovra per neutralizzare Grandi, Fe- derzoni e simili altre canaglie) 3.

1 Otto d'Asburgo, rifugiatosi negli Stati Uniti, intendeva organizzare una legione austriaca che combattesse al fianco delle truppe delle Nazioni Unite. Sua intenzione era di restaurare nel dopoguerra l'impero asburgico nell'Europa centro-orientale. Otto d'Asburgo era stato ricevuto anche da Roosevelt alla Casa Bianca, suscitando malumori e sospetti presso l'emigrazione antifascista neglj Stati Uniti (Cfr. G. SALVEMINI, OP. cit., passim).

2 D i o Grandi, ex ministro degli esteri (1929-1939) e ambasciatore a Londra, sarà a capo del gruppo che provocò la caduta di Mussolini nel Gran Consiglio del fascismo del 24 luglio 1943.

Sul retro del foglio si legge questo schema di risposta di Sturzo: « 29.V.'42. Ringr[azio] com[unicazione] Kalifax. Lieto che egli scriverà a Steed. Io lo

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PETRONE A STURZO l (f. 197 A, C. 139)

[Londra], 28 maggio 1942

Carissimo don Luigi, vorrei che questa mia vi arrivasse per il vostro onomastico,

per portarvi i miei auguri. Grazie assai della provvidenziale ster- lina che ho ricevuto a mezzo di Miss Carter, con un po' di ritar- do, essa ha detto per sua dimenticanza ma in verità la colpa è stata mia che ho trascurato di visitar lei e la zia, sempre tante buone nel ricevermi e perfino nel chiedere mie notizie durante le .mie ecclissi. Ma, questi fenomeni astronomici capitano quando il morale è al madir, e purtroppo sono parecchi mesi che vivo tra difficoltà economiche e altre preoccupazioni. Alla B.B.C. mi rie- sce di parlare raramente, perciò le mie entrate sono aleatorie e insufficienti. Ancor più mi turba la mia forzata inattività. Per ren- dervi conto del mio stato d'animo dovreste ricordare che io, certo dell'approssirnarsi della guerra, decisi di lasciare l'Italia per agire dall'estero in conformità di certi principi e dell'esperienza acqui- stsita nel continuato contatto coi 'nostro popolo. Ora mi tocca assistere inerme a quanto io temevo circa l'emigrazione politica (che aggiunge alle sue colpe passate, molte scusabili, altre più gravi e non scusabili). Nella mia posizione non mi resta, niente- meno, che confortarmi con una considerazione egoistica, e cioè se fossi in Italia sarei in galera.

Ho scritto e continiio a scrivere articoli per la nnstra stam- pa, ma le spese di dattilografia ed air mai1 sono forti e finora soltanto Mgr Ciarrocchi mi mandò cinque doilari e Italia lihre di Buenos Aires una sterlina. Ai vari giornali ho dovuto chiedere

farò quando sarò più in forze. Mia febbretta etc. 1) Dodecanneso alla Grecia. Che ne pensa? 2) Zara. Inutile tenerla sotto una campana di cristallo. 3) Fiume. Secondo Rapallo farla morire. Che ne pensa? Suo parere. Discutere non dare. 4) Salvemini. Affare Free Italy come a Londra (Mazzini è opposta?). A Framelta. Recezione dell'zrtic[olo] e due copie della trad[uzione] n.

1 Lettera dattiloscritta. Sopra la data l'indirizzo manoscritto del mittente: « 52 Cromwell Rd., London S.W.J. B. Su Petrone cfr. nota p. 40.

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sempre qualche compenso ma aggiungendo subito che se non po- tessero non per questo dovrebbero cestinare ciò che ritengono pubblicabile. I n questo mese ho scritto quattro articoli che an- cora attendono di essere copiati e spediti. Due rievocano episodi della lotta politica nellYItaIia pre-fascista, come il sorgere del P.P.I., la rappresentanza proporzionale, l'infausto ritorno di Gio- litti con le sue elezioni di 21 anni fa e la sua pretesa di scegliere i Ministri senza interferenze dei partiti. Ricordate? Io ho sem- pre ritenuto che il vostro atteggiamento su tale questione giuridi- co-politica è una delle cose più grandi della vostra vita pubblica.

Per quanto scriva col solo aiuto della memoria, ritengo di essere abbastanza preciso su fatti, date e uomini. Quanto alla loro interpretazione, è owio che essa è personale, ma nel 1920-21 e nel 1924-26 davo sui miei giornali sostanzialmente la stessa, sic- ché noto con tranquillità di coscienza che la mia posizione spiri- tuale è coerente. In altre parole, io ritrovo una « nostra » vecchia conoscenza nella mentalità settaria e dittatoriaIe degli epigoni dell'antifascismo ufficiale, che vannno facendo tanto rumore e mostrano tanta boria, a cominciare dal ministro degli esteri del- l'ultimo ministero Giolitti '. Ma io so (per quella tale mia pre- ziosa esperienza fino al 1938) che dal nostro popolo è riservata per loro una ben diversa accoglienza di quella che essi sperano o fingono di sperare e vi sarà per loro un processo non meno severo di quello per i signori dell'ora attuale. Posso citarvi le parole che Miglioli rivolse a Meda quando questi si presentò alla Camera come ministro nel gabinetto Boselli? « Ricordate che a codesto posto voi vi assumete corresponsabilità, estranee alla no- stra tradizione, contrarie ai veri interessi del popolo italiano »! A me non interessa se Miglioli si sbagliava, o esagerava, o aveva ragione in quella circostanza. Penso che lo spirito di quel monito deve essere sempre vivo nella mia coscienza. « Essi », Farinacci o Salvemini, Federzoni o Sforza, sono, nei « nostri » riguardi, presso che indistinguibili. Sforza ha la stessa mentalità « giolittiana D da cui sortì il Patto Gentiloni. « Noi » dovremmo sentirci onorati di

1 Si tratta di Carlo Sforza. 2 Petrone allude al fatto di aver lasciato l'Italia solo nel gennaio 1939 e

di poter meglio valutare l'orientamento e lo stato d'animo del paese.

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essere, secondo l'espressione di Crispolti, « massa di manovra D. Ma io, ripeto, so che domani le masse popolari italiane saranno più nostre che degli altri e, se qui non posso svolgere quell'atti- vità che mi ripromettevo quando lasciai l'Italia (e quando vi ri- torneremo vi svelerò quale la delusione che sono venuto a pro- vare!), per lo meno non voglio passare per connivente su di un piano che io non posso approvare e di cui sarà fatta giustizia da chi è il solo giudice che m'interessa.

Tornando agli articoli, spero che almeno Voce del popolo li pubblicherà sempre, poiché sarà più difficile che Italia Libre e Il Mondo mantengano inalterata la loro ospitalità. Ho speso tan- '

ti scellini per il Corriere d'Italia del Cairo, ma invano; suppongo che sia sospeso. Altri giornali non ricevo. Mgr Ciarrocchi potreb- be assicurarmi una entrata sia pur modesta contro un periodico invio da parte mia di articoli. Chi sa se voi vorreste incoraggiar- lo? Quanto alla sua proposta che io venga costà, nella sua lettera di febbraio esprimeva l'opinione che non fosse da riparlarsene per ora.

Potrei tentare con The Commonweal o qualche altra rivista analoga? Sono cascato dalle nuvole che Binchy è stato recensito da Sforza, secondo mi ha riferito Miss Carter, che però non ha potuto ancori darmi quel numero

Le ultime notizie datemi da Miss Carter sul vostro conto riparlano della febbretta. Io sono certo che è un fenomeno nervo- so di lieve entità, anche se noioso. Spero che vi siate già ripre- so. Quando ci rivedremo? (Stavo per scrivere: quando potrò baciarvi la mano? Poi mi sono ricordato della vostra osservazione che è una spagnolata italiana del Sud. Io invece ricordo Sempre S a i Fiaficesco c:ie diceva: « Dacio mani che toccano ii Corpo del Signore »). Speriamo rivederci presto. Quest'anno! No? . Perché, no? Del resto io non specifico il luogo e le circostanze. Io vorrei tanto tanto rivedervi ... Voi avete la grande forza della rassegnazione, a me Iddio ha dato una dose inesauribile di ot- timismo per sopportare il presente.

Vostro affezionatamente l.

1 Alla fine deiia lettera si legge uno schema di risposta di Stum: « 2.XI.[1942]. Mando lettera Croce Rossa di Miss Graetje Leventsen [?l. Se

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. STURZO AD ASCOLI l (f. 201 A, C. 20)

[ Jacksonville l, 9 giugno 1942

Caro Professore, le scrivo come ad amico ed anche come al presidente della

"Mazzini Society'.'

Dirle che mi sia dispiaciuto il tono del capitolo Stato e Chiesa in Precisazioni e Chiarimenti, pubblicato nell'organo del- la "Mazzini Society" (4 giugno) ' sarebbe ben naturale; ma non è solo questione di tono, né dell'affermazione di sapore anti- clericale che il Vaticano sarà « l'internazionale della reazione ». E' ben più alta e interessante la ragione che mi muove a scriverle.

Era naturale per la Mazzini che si fosse posta sul terreno della libertà; non capisco affatto che cosa possano significare le frasi di assolata separazione e di eguaglianza, se non impli- cano una politica di lotta fra la futura Italia e il Vaticano, per- fino su quel terreno che gli uomini del Risorgimento cercarono di evitare.

Intendo riferirmi per primo alla posizione internazionale del Vaticano e al suo diritto diplomatico attivo e passivo rico- nosciuto da tutti gli stati, anche dopo la caduta del potere tem- porale. Sarà forse l'Italia nuova quella che lo negherà, metten- dosi in urto evidente con il Vaticano e con i cattolici italiani di tutto il mondo e anche, credo io, con i governi alleati? Se non è questa l'intenzione dei dirigenti della Mazzini, perché non usare una frase che metta in chiaro un simile punto 3 .

vuole, farmi rispondere da Miss Carter. Per Ciarrocchi si metta in rapporto con lui e mi dia notizia di risposte. Att[icolo] Steed*. Alla presente lettera di Petrone, Sturzo rispose anche il 29 settembre 1942 (doc. n. 60).

1 In alto annotazione di Sturzo: « Air Mail. Prof. Max Ascoii. New York D. Si tratta dell'articolo di Alberto Cianca apparso su «Nazioni Unite» del

4 giugno (cfr. doc. n. 58). Cancellato, si legge: « e invecc perché usare i'altra deli'eguaglianza con i

protestanti o altri a l t i che non haiino rappresentanza diplomatica? ».

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In secondo luogo non può farsi tabula rasa dei diritti rico- nosciuti ai vescovadi e alle parrocchie e altre chiese speciali e che gravano sul bilancio della Giustizia o sull'antico Fondo per il culto, di enti che pur essendo stati ridefiniti e regolarizzati dai recenti patti, rimontano al periodo della soppressione della mano morta e della trasformazione delle rendite e dei possedi- menti di natura ecclesiastica.

Se ne vuole riconoscere l'esistenza o negarla, mediante nuo- va confisca? Perfino la repubblica di Weimar, quand'era in ma- no ai socialisti fissò un bilancio [per] il culto, anche per la Chie- sa cattolica, prima dei sei concordati stipulati tra il Vaticano e i vari Stati della Repubblica tedesca, e prima dell'infausto concordato con Hitler. La lunga lotta per le associazioni di cul- to in Francia finì con l'intesa Briand. Sarà conveniente per I'Ita- lia tornare ad un periodo di disordini sopra questioni che il seco- lo XIX aveva quasi sepolte?

In terzo luogo: la questione scolastica. Lei sa che anche in Olanda e in Inghilterra si è arrivati da lungo tempo a modi d'intesa sul problema della scuola libera (detta denominaziona- le) per cui lo Stato ha certi pesi, pagando perfino i maestri e .dando i prestiti per gli edifici. Un sistema (che a me piace) che sarebbe creduto privilegio dai liberali italiani e francesi. E po- trei continuare.

Quel che mi ha dato l'impressione di una redazione affret- tata è stato l'accenno allo Statuto Albertino della religione di Stato, dove si dice che sarebbe: « una religione imposta dal governo ai cittadini », il che è contrario oltre che alla logica alla storia nostra e alla realtà del periodo pre-fascista.

Per Un movimem~ ccme n,~e!!c dcl'u Muzzini, che ii, se- stanza è repubblicano, e non ha nessuna ragione a rifarsi ad una carta statutaria, donata dal Re al popolo, bastava e basta dire che gl'italiani dovranno avere la loro costituente ber darsi libe- ramente il loro regime e risolvere essi stessi le loro questioni interne e i loro rapporti con gli altri paesi e col Vaticano.

Ogni precisazione ulteriore sarebbe (secondo me) ultronea [sic] e pregiudicherebbe lo svolgersi naturale delle forze del paese, mettendole le une contro le altre prima e senza scopo immediato.

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Questo vale per le questioni religiose che per quella so- ciale. La maggioranza della Costituente a suo tempo farà la legge, tenendo conto della minoranza. I1 periodo preparatorio non è ancora aperto.

Credevo mio dovere essere franco con lei. Volevo scrivere a Sforza e' a Tarchiani ai quali mi lega sincera amicizia.

Sono sofferente ed ho scritto questa con molto stento. La prego di darne notizia a loro due e a nessun altro.

Mi creda.

SFORZA A STURZO ( f . 190 A, C. 229)

New York, 18 giugno [l9421

. Caro Sturzo, ho letto la sua lettera ad Ascoli Ho appena bisogno di dirle che come programma futuro

di governo, come naturale necessità di rapporti storici, e - il che forse mente più che non pensi - come mio intimo senti- mento io son del tutto con le sue implicazioni.

Purché gli altri, naturalmente, non rispondano a calci. E non risponderanno, perché.. .

Ma voglio dirle perché - mentre io non lo avrei mai usa- to - comprendo il linguaggio cui i nostri amici si son lasciati andare. Lavorano giorno e notte, non han che un pensiero, ser- vire l'Italia, han tutto sacrificato, anch'oggi vivono con pochi cents al giorno, e vedono ogni giorno sui loro passi, crescenti difficoltà contro l'Italia, contro la libertà italiana, in favore deI fascismo e dei suoi complici più vili e abietti: e ogni volta si sa, si vede che dietro ognuno di questi intrighi non vi son che cattolici - credo quasi che potrei dire "i cattolici" - se non mi inchinassi di fronte a una purissima minoranza fra loro.

1 Cfr. doc. n. 51.

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Non creda un istante che io esagero. Dico men del vero. E non dico mai quel che scopro io, ai nostri amici, per non irri- tarli anche di più.

Come si può rimproverare loro di essere umani - con tutte le nostre fralezze.

Le aggiungo anche perché, malgrado tutto ciò io son in pieno accordo con lei: non solo perché è dovere mio di fronte -d'Italia e di fronte al mio concetto religioso della vita, ma perché son convinto che al Vaticano troverebbero che questi figli sono dei fanatici compromettenti. Soltanto, non han la for- za di smentirli. Benedetto XV, il più intelligente dei papi re- centi, parlando un giorno a un mio amico americano che si la- gnava con lui di volgari Ijestialità di certi vescovi di qui, gli rispose: « Quels f anatiques insupportables! ».

Ma non oso troppo deplorare la perdita di pazienza dei nostri amici - tanto più che son sicuro che tali sfoghi non avranno in Italia effetti pratici - se un giorno ...

[P.S.] Mando anche a Miss Massey copia della mia lettera a Steed.

* STURZO A SFORZA ' (f. 190 A, C. 230)

[ Jacksonville] , 24 giugno 1942

Caro Sforza, grazie delle sue lettere. Rispondo con ritardo perché sono

stato niente bene. Ottima la lettera a Steed. Io non ho ancora scritto né a lui

né a Miss Massey. Sono lieto che lei è « del tutto con le mie-sue implicazioni >>

nella questione dei rapporti col Vaticano. Io però non ho messo

l Carta intestata: « St. Vincent Hospital, Jacksonville, Florida ».

Page 113: Vol 3 scritti inediti 3 pag 1 208

avanti tutte le implicazioni, ma quelle che mi sembrano le più interessanti.

Come accettare l'idea di Salvemini dell'abolizione del bi- lancio di culto? Non voglio discutere quanto nel bilancio stesso ci sia di. origine ecclesiastica e quanto di elargizione statale; ma non si può, senza violare la giustizia condannare il clero alla elemosina, con la pretesa che non debbano reagire né il clero né le popolazioni interessate, sulle quali poi verrà a cadere in- direttamente la tassazione ecclesiastica e -le spese della manu- tenzione degli edifici del culto. Si é proprio fuori della realtà.

Mi duole assai che il prof. Ascoli, mio buon amico, non mi abbia nemmeno risposto, nemmeno con un rigo di recezione. Forse, stando soli e lontani, si sente di più quel che sembra e non sarà trascuraggine ingiustificata.

Nella lettera ad Ascoli l non ho fatto alcun cenno degli articoli di Borgese e di Venturi, completamente fuori tono; bisogna cambiar tono anche da loro. Mi sembra che lei tenti di giustificarli dicendo che vedono ogni giorno sui loro passi cre- scenti difficoltà contro. l'Italia, contro la libertà italiana, a favo- re del fascismo e dei suoi complici ... e ogni volta si sa si vede che dietro ognuno di questi intrighi non vi son che cattolici.

Di tali fatti vorrei averne la conoscenza almeno di uno per valutare il contributo di questi cattolici o persuadermi: a) che sia maggiore di quello dei protestanti o miscredenti; b3 che vi sia dietro sicuramente il Vaticano o chi per esso.

Del resto, non mi pare che per gli americani, cattolici o no, siano gli attacchi antivaticani quelli che rendono simpatica la causa italiana.

So che qualcuno si è meravigliato che mentre in 16 anni di esilio non ho fatto argomento dei miei scritti la politica at- tuale del Vaticano, dacché sono in America ho pubblicato due articoli (Pius X I I and peace aims - New Europe; The italo- americans - Nazioni Unite ') e lo studio su Les guerres moder-

Cfr. doc. n. 52. L. Sm-RZO, The problern of Itdy and the Italo-Americans, in «Nazioni

Unite », mano 1942.

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nes'. L'ho fatto spontaneamente e secondo coscienza (mi di- spiacque che Ricciarda * per quanto benevole, mi accusò di di- storcere la verità), perché in America ho trovato che l'ambiente cattolico è saturo di un risentimento inconscio contro quelli che negano i benefatti religiosi del fascismo e che vogliono rimet- tere l'Italia la libertà di un tempo [sicl che qui si dice libe- ralismo in rapporto all'Italia. (Del resto, perfino Livingstone nella recensione al suo libro nega la maturità democratica all' Italia e riconosce quella tedesca). Ma poiché i cattolici ameri- cani contano, e domani l'America avrà la posizione di leader internazionale, conviene creare della fiducia verso coloro che potevano essere i nuovi capi dell'Italia e verso la futura politi- ca italiana. Continuando a scrivere quel che ha scritto Venturi e Borgese, si finirà con avere aumentato i motivi di diffidenza e di risentimento.

Io posso fare poco, ma vedo che anche il mio poco è reso difficile.

E fo punto. Grazie alla sua figlia di cuore. Ma non si affatichi per me. Un mese più o meno, ci sono cose più interes- santi. Suo aff.mo.

SFORZA A STURZO (f. 190 A, C. 234)

[Chicago], 30 giugno [ 19421

Caro Sturzo,

la sua mi raggiunge qui dove avrà forse veduto che son venuto ad inaugurare a questa Università la serie di Lectures

1 L. STU&, Les guerres rnodernes et la pensée cotholique, FAitions de l'Arbre, Montréal, 1942.

2 Cfr. la recensione di Ricciarda al citato volume di Sturzo, in «Nazioni Unite D, 14 maggio 1942. Cfr. anche doc. n. 61.

3 Carta intestata: st The Quadrangle Club. Chicago ».

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sul Near East. Siccome ogni lecture è preceduta l da lunghe Round Tabley sono molto occupato. Ma voglio risponderle su- bito - anche per mandarle copia completa del documento di cui avrà visto un lungo sunto nel Times di domenica. Mi scu- serà se, per posta, non le dico i nomi degli autori - tutti di alto valore morale e alcuni anche politico. Due almeno (su cinque o sei) sono amati e stimati da lei.

Circa la sua ad Ascoli debbo dirle che A[scoli] me la man- dò a leggere, con parole di alto rispetto per lei. I1 silenzio è dovuto quindi solo alla pressione della vita di N[ew] Y[orkl.

Circa quanto mi scrive, vogIio dirle due cose: una - con tutta franchezza - psicologica, l'altra fattuale.

1) Lei lamenta alcuni eccessi verbali dei nostri amici. Ma, non ha lei detto cento volte a se stesso, sospirando: « Que- sta gente colla sua politica franchista e vichysta risveglierà il vecchio morto anticlericalismo D. E allora perché stupirsene quan- do segni di un inevitabile (che a me spiace quanto a lei) comin- ciano a farsi vedere?

2) (E questo per lei solo, non l'ho detto a nessun altro, ma a lei non voglio tacerlo). I1 giorno della mia partenza da N[ewl Y[ork] mi venne a vedere il nipote del Camerlengo; ebbi proprio l'impressione che venisse mandato da colui di cui parlammo quando ci vedemmo (e io le chiesi il suo awiso su un contatto); trattenni colui un due ore e gli dissi - pregan- dolo ripetere al- personaggio - che se .io avessi da subire delle responsabilità di leadership in Italia, non solo non ammetterei mai un'ombra di anticlericalismo ma che ero disposto a ricono- scere lo Stato vaticano (che è ora giuridicamente nullo, come trattato, perché non registrato), ma che ritenevo necessaria una serie di intese e di accordi su i problemi permanenti della vita religiosa, intese e accordi che sarebbero più leali e fecondi del Concordato. Mi parve che la cosa impressionò molto.

Come vede, questo conta infinitamente più di pochi artico- letti; deplorevoli e naturali a un tempo.

l Etronearnente Sforza scrive « presieduta D.

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Circa le ostilità di cui le dissi, son convinto che il Vatica- no non vi è dietro. Ma che esse esistono non ne dubito un istan- te. Ne ho avute io prove dirette. Son tutte di origine irlandese - e in fondo sleali anche agli S[tati] U[niti] - Perché stupirsene?

Mi scriva a ~ [ e w ] Y[ork] e mi dica che sta meglio! Aff.

55.

STURZO A SFORZA l ( f . 190 A, C. 237)

[ Jacksonville] , 4 luglio 1942

« C'è un problema di coscienza prima: posso ancora restare in silenzio sopra una questione - la religiosa e Ia vaticana (io le unisco in una) - dopo le varie manifestazioni della Mazzini? Io volevo evitare un dibattito sui giornali, (su N[~zioni] U[uni- te1 se TLarchianil darà osp[italità]) scrivendo la saputa lettera ad .

Ascoli (9 giugno) '. I1 suo silenzio mi obbliga a parlare. Se tardo è perché sto niente bene. Non posso prolungare il silenzio quando io pubblico su! Com[monwen!] lett[ere] e urticoi; su &re questioni (Stati Baltici e picc[oli] StCati]) ".

« Nessuno mi spinge a intervenire D: XXX. « Aggiungo che non so, né ho modo di sapere, né cerco di sapere, se un mio in- tervento nella questione sembrerà o no opportuno presso le sfere ecclesiastiche. Per me è questione di coscienza: io scrivo, inter- vengo, combatto per tutte le cause che credo buone e interessanti; non posso lasciar cadere questa che per me è anch'essa cosa buona e interessante.

l Carta intestata: « St. Vincent's Hospital. Jacksonville, Florida ». Schema di lettera. Le virgolette che ricorrono nella lettera sono dell'autore.

DOC. n. 51. Cfr. gli articoli di SNZO: Contagio positivista, in « People and Freedom D,

15 settembre 1942; a Geopolitik » e « Realpolitik » contro i piccoli Stati, in « Le Jour P, giugno 1942 e « I1 Mondo », giugno 1942; La questione degli Stati baltici, in a Le Jour », 8 agosto 1942. Tutti e tre sono stati ripubblicati in B.N.Y., pp. 62-73.

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Dippiù: meglio oggi che non ho alcuna veste o rappresen- tanza di altri gruppi, né posizione nazionale, che domani quando dovrei cooperare con altri se la salute e gli awenimenti me lo consentiranno D.

Quale la vera posizione della Mazzini? Non lo so. 4 giugno l, Ascoli, Salvemini, nessuna? « Una sua risposta a tali domande non mi aiuta molto, sia perché non sarebbe che un'interpreta- zione personale, sia perché non desidero affatto mescolare il suo nome in un'eventuale polemica ».

Scrivo per due ragioni: a) parere personale; b) indurre Asco- li a rispondermi, se sarà possibile, evitare la discussione.

Lessi N[ew] Y[ork] Times e do[cumenti] - lieto che venga un barlume dall'Italia da persone morali e stimate da me.

Non dar peso agli irish - clero e sec[olaril . « Se non in quanto possano influire su Gabinetti di Wash[ington] e Londra, il che non mi sembra ».

SFORZA A STURZO " (f. 190 A, C. 240)

N[ew] Y[ork], 8 luglio C19421

Caro Sturzo, appena mi giunse la Sua del 4 parlai ad Ascoli e Tarchiani.

Quegli aveva dato la lettera a Trarchiani] che si era incaricato di rispondere, poiché la cosa concerneva soprattutto lui. Mi ha promesso farlo immediatamente. Mi ha aggiunto che quando lei voglia scrivere a N[azionil U[nite] le colonne sono sempre a sua disposizione.

Ma Lei mi chiede un awiso. Eccolo. Io penso'che Lei scri- verebbe come uomo politico indipendente, non richiesto da nes-

1 Si riferisce ali'atteggiamento assunto da a Nazioni Unite P con i'articolo Precisazioni e chiarimenii, apparso nel numero del 4 giugno 1942 (cfr. doc. n. 51).

Cartoncino. Cfr. doc. n. 55.

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suno. Ma a me pare che un suo pubblico intervento avrebbe alto valore sol se lei condannasse a un tempo e le tendenze ghibelline (O anticlericali) e i tentativi di agenti pontifici (diretti o no) di imbrogliare le carte suggerendo una triade Grandi-Fedenoni- Badoglio. Perché questa è la verità, e questo l'ostacolo contro di noi. Se non capiscono presto preparano, temo!, un anticlericali- smo feroce, bestiale - ma che sarà stato seminato da coloro.

Accludo un foglio pel Suo dossier. Suo sempre.

STURZO A SFORZA (f. 190 A, C. 241)

[ Jacksonville 1, 16 luglio 1942

Caro Sforza, ho tardato a risponderle perché in attesa della lettera di

Tarchiani che lei mi aveva preannunziata. Visto che non arriva, riprendo con lei la conversazione.

Anzitutto un rilievo: lei scrive: « Sol se lei condannasse a UE ten;po e !e tenderne ghibelline (C mticleric~!i) e i tentativi di agenti pontifici (diretti o no) di imbrogliare le carte suggerendo una triade Grandi-Federzoni-Badoglio ». Lei sa che io ho già più volte scritto contro tale soluzione - ultimo l'articolo Consul- ates, Embassies and Foreign Offices pubblicato in aprile da People and Freedom di Londra e ripubblicato in giugno dal Mondo l. In tale articolo scrivendo: « The American ambassador Philips who has lately returned from Rome, believes that a new government could be arranged in Italy with Grandi and Feder- zoni (of Badaglio J have not heard mention but perhaps this is an involuntary omission) leaving the King where he is, or at the most replacing him by Crown prince (the late Duke of Aosta was another alternative), and then everything would go swimmingly. This is what he is said to be suggestion, to the Department of

Ora anche in B.N.Y., pp. 46-48.

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State in Washington: it may not be wholly exact, but near enough ».

Più chiaro di così? Ma io mi rifiuto di accusare il Vaticano di essere implicato

in siffatta politica se non ho sufficienti indizi per crederci. Ritengo che Pio XII e Maglione l abbiano sufficiente intel-

ligenza per non compromettere l'awenire della Chiesa in Italia. Già glielo scrissi: vorrei identificato una persona definita e un caso particolare quello e non altro; io cercherei di andare fino in fondo e non avrei preoccupazioni a parlarne e occorrendo a scri- verne. Ma su ombre e impressioni Mpalpabili non sarebbe serio.

Io ho l'impressione (a dirglielo chiaro) che i nostri amici cercano il diversivo vaticano per non accusare apertamente il Foreign Office di Londra e lo State Department di Washington. Ho visto giorni fa un mio amico inglese (molto bene informato). Egli veniva dal Sud America, ma in gennaio quando aveva lascia- to Londra, pensava che il Foreign Office era a favore di una solu- zione italiana di compromesso e contraria a formare un Free Italy all'estero.

La verità è che il problema italiano non è studiato né a Lon- dra né a Washington: e che per preconcetto, il protestante pensa al Vaticano come un elemento politico importante dellYItalia. Aggiunga che i cattolici (anglo-americani) non vogliono che siano favoriti degli anticlericalismi in Italia. Certi preti di qui pensa- no con orrore al tempo delle dimostrazioni di piazza anticlericali in Roma, quando essi erano alunni dei collegi ecclesiastici di laggiù. I1 loro ricordo di quel periodo è per essi infinitamente peggiore del fascismo; è senz'altro debole. Ho perciò scritto un articolo (vedrò se lo pubblicano) The sanctity among laity in modera Italy. Per farle vedere come io critico questo ambiente le mando un mio articolo recente su gli Anglo-American cath[olicsl and Vicky '. Se lo crede ne faccia prendere buona nota a Naz[ionil Unite poi me lo manda.

1 Luigi Maglione (1877-1944), cardinale dal 1935, prefetto della Congre- gazione del Concilio nel 1938, l'anno seguente Pio XlI, appena eletto papa, lo chiamò alla Segreteria di Stato Vaticana.

2 Apparve in s Peopl? and Freedom » dei 15 maggio 1942 e in u Le Jout a del 25 luglio 1945. Ripubblicato in B.N.Y., pp. 58-60.

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Tornando d a Mazzini, ancora non so che cosa l'assemblea approvò circa i rapporti fra Stato e Chiesa. Come scrivere un articolo o lettera senza il punto di partenza?

Le rimetto la lettera di Miss Lograsso' e la sua risposta. *Grazie di avermela fatta leggere e delle buone parole per me.

Mi sembra che lei semplicizzi il problema quando lo pone in termini di sentime~zto e risentimento.

Vedo che S. Welles presiede una specie di Agency per il dopo guerra.

Omaggi alla contessa, saluti ai figli, aff.mo.

CIANCA A STURZO ' (f . 191 A, C. 302)

New York, 19 luglio 1932

Caro Professore, Ascoli mi ha comunicato la sua lettera e mi ha pregato di

risponderle, dato che l'articolo Precisazioni e chiarimenti - al qusile ella si riferisce - h2 materialmente redatte da me, pur se esprimeva il corrente pensiero dei colleghi di Giunta. Anzitutto debbo chiederle scusa per il ritardo di questa mia risposta: ritar- do dovuto alla complessa intensità del mio lavoro. Stimo super- fluo aggiungere che mi è particolarmente gradita l'occasione di intrattenermi brevemente con lei - cui mi lega un sentimento di alta considerazione e di vecchia (ahimé, molto vecchia) ami- cizia. Altrettanto superfluo mi pare affermarle che, nel compilar l'articolo, il mio spirito non è stato affatto dominato da preoccu- pazioni settarie e da demagogia anticlericale. Ho sempre creduto

1 La dott.ssa Angeline Lograsso del Bryn Mawr Coilege era una delle colla. bratrici di Stum ne& Stati Uniti.

Carta intestata: « Mazzini Society. Inc. 1775, Broadway, New York City,. Con questa lettera Alberto Cianca, direttore di a Nazioni Unite », organo della Mazzini Society, risponde alla lettera inviata da Stum a Max Ascoli il 9 giu- gno 1942 (doc. n. 51).

Cfr. nota 2, p. 89.

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che il verboso anticlericalismo, destinato a ricuperare col suo rumore il vuoto ideologico di certi gruppi politici d'ante-guerra (parlo della guerra '14-'18)' sia stata una delle cause del decadi- mento politico italiano. H o per la religione, come per ogni esperienza dello spirito umano, un rispetto sincero: e credo alla sua funzione nel pGcesso ascensionale dell'umanità. Ed è preci- samente la religione - concepita in tal senso - che noi difendia- mo quando ci eleviamo a criticare alcuni atteggiamenti politici della Chiesa di Roma. Contro la quale non abbiamo mai chiesto né chiederemo persecuzioni o ingiustizie; convinti come siamo ch'essa debba fruire, a somiglianza di ogni altra concezione reli- giosa, di tutti i diritti che da un regime di libertà esprime e ga- rantisce. Quindi, nessuna politica di lotta tra la futura Italia e il Vaticano. Ella mi consentirà ch'io sollevi il problema a un piano superiore di rapporti: problema dalla cui soluzione dipende, fra l'altro, la posizione internazionale del papato. Abbiamo ripetuta- mente scritto che dall'universale tormento di questa guerra dovrà uscire - se le forze negative del « totalitarismo » non prevar- ranno - una nuova società europea, ed extraeuropea, che dalia coscienza delle comunità inseparabile dai propri interessi e dei propri destini trarrà ispirazione a creare norme, istituti e costu- mi che, eliminando le antiche cause di concorrenza e di divisione, assicureranno, nei limiti delle possibilità umane, ad ogni legittima esigenza di pensiero e di vita, pel futuro ideale, politico, morale, religioso, economico, liberth concreta e concreta giustizia. Inse- rito nel quadro di una federazione europea ed universale, il pro- blema del diritto diplomatico, attivo e passivo, del Vaticano risul- ta automaticamente risolto.

Quanto al resto, la mia opinione è che i privilegi dati dal fascismo alla Chiesa di Roma coi trattati del Laterano debbano essere soppressi. Indipendentemente dalle storiche responsabilità assunte dal Vaticano, per il suo atteggiamento verso il fascismo, di fronte al popolo italiano, si tratta di una questione che non può essere superata se non in funzione di un principio di liberth e di uguaglianza. Libertà per tutti i culti religiosi, in regime epalitario. In tal senso deve essere interpretato l'accenno del mio articolo allo Statuto Albertino: accenno che riprende fedel- mente una decisione votata, nel '35, dal Congresso dell'unione

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democratica di Giovanni Amendola, sulla base di una relazione di Luigi Salvatorelii. Anche per quanto si riferisce alla que- stione scolastica, è sempre lo stesso criterio che deve prevalere: io stimo che non si debba creare alla scuola cattolica, con aiuti finanziari o in altri modi, non soltanto una situazione di perico- losa concorrenza alla scuola di Stato ma neppur una posizione d'ingiusto yantaggio rispetto a libere scuole che siano espressione e strumento di altre fedi religiose.

Sono perfettamente d'accordo con lei che spetterà agli ita- liani decidere sul futuro del nostro paese. Ma noi abbiamo una iunzione politica; e l'adempiamo indicando, in vaste linee gene- riche, le nostre soluzioni di alcuni problemi essenziali. Di fronte a queste progettate soluzioni, i cattolici italiani assumeranno l'atteggiamento che vorranno. E' chiaro che la loro influenza sulla nuova organizzazione della vita italiana sarà determinata, come misura, dal grado della loro partecipazione alla lotta attiva contro il fascismo: lotta cui ella ha consacrato tanta parte di sé.

Mi dispiace ch'ella sia stanco. Le faccio i miei auguri miglio- ri e le invio i più cordiali saluti. Suo.

STURZO A TARCHIANI ' (f. 191 A, C. 301)

[ Jacksonvilie, agosto 19421

Signor Direttore,

mi permetto segnararle il Manifeste de catholiques européens séjournant en Amerique *, come una delle manifestazioni più im-

1 Carta intestata: « St. Vincent's Hospital, Jacksonville, Florida n. Questa lettera fu pubblicata su « Nazioni Unite n del 27 agosto 1942. In alto si legge l'appunto di Sturzo circa una successiva lettera scritta a Tarchiani: « l.X1.[1942]. A Tarch[iani] per correggere pur benecola. Awertirc Garosci n.

Nel luglio 1932 le Editions de la maison frangaise di New York p u b blicarono in una « brochure » il Mani/este de catholiquc,- européens séjournan? en Amerique. Questo manifesto, al quale anche Stuno diede la sua adesione collaborando aiia stesura, aveva tra i firmatari Jacques Maritain, la poetessa

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portanti del pensiero cattolico durante la attuale crisi politica e morale. I1 numero e il peso delle firme e la loro diversità ed ori- gine intellettuale e politica, di professione e di nazionalità carat- terizzano il manifesto ma quel che aggiunge una significazione è il fatto che si sono uniti nello stesso pensamento cattolici di paesi alleati insieme a italiani, tedeschi e austriaci; ciò supera la contingenza degli avvenimenti per un piano superiore etico- religioso.

Forse potrà fare meraviglia a noi italiani (e sul principio l'ha fatta a me) vedere insieme qualche nome di persone cono- sciute nel passato come amici difensori del fascismo italiano e parteggianti nella guerra etiopica, a favore dell'Italia, che pur era quella che aveva aggredito.

Benché non mi risulti ch'essi abbiano in precedenza scon. fessato questo lor passato, qualità di rifugiati politici e attitudi- ne apertamente anti-nazista e pro-alleati, dà motivo di credere ad un loro rawedimento. Tanto più che firmando il manifesto, hanno affermato, con tutti noi, che il fascismo è anch'esso un totalitarismo (Mussolini ha inventato la parola e ne ha dato la definizione), è una minaccia della civilizzazione di uomini liberi (pag. I l ) , è una rivoluzione che tende a « un ordine terreno ra- dicalmente anticristiano (pag. 19).

Tutto ciò da motivo a non accomunare tali persone con quel gruppo di .cattolici (e anche di non cattolici) che sarebbe indul- gente con il fascismo se non si fosse alleato ad Hitler, e non ha il coraggio di rivedere le proprie opinioni sul fascismo, già fatte ed entrate nel sangue e nel cervello.

Non ha forse scritto proprio oggi Thomas Kenan che « 1'Ita- lie fasciste avant I'alliance nazie était un Etat ordonné assez mo-

Raissa Maritain, il presidente della Camera belga F.I. Van Couwelaert, il pre- sidente dei baschi in esilio, J.A. De Aguire, il rettore dell'Università di N O ~ M Dame, padre J. Delois ed altri esponenti della politica e deiia cultura europei. Scrisse Sturzo in merito a questo manifesto: «Ci si vide un po' troppo la teoria e lo sforzo di trovare alla luce dei principi accetti a tutti una linea pratica mediana fra le molte e contrastanti opinioni e simpatie dei cattolici di qua e di là deli'Oceano. Però certi punti, queiii che nelle sorti deiia guerra erano in gioco la nostra civiltà e i valori cristiani che essa contiene, e i'altro sulla posizione cattolica di fronte al conflitto germano-russo, contribuirono alla chiarificazione delle idee». (B.N.Y., p. 85).

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deré, avec des rodomontades pour le marché national D? (Fran- ce ou Berlin time: cito la traduzione francese edita a Montréal nel giugno scorso, non avendo l'edizione americana).

Dall'altro molti degli stessi uomini politici delle potenze ora alleate hanno sempre mostrato di credere che il fascismo era un fenomeno locale, che l'Italia poteva darsi il lusso di sopportarlo purché i treni andassero in orario e le masse stessero quiete e che poteva giovare alla loro stessa politica. L'illusione è durata fino a noi e dura ancora in certe sfere.

Che meraviglia, allora, se certi cattolici all'estero, incantati dalla soluzione della questione romana da un lato, o credendo anch'essi di giovarsi di Mussolini contro Hitler (in Austria e in Francia si pensava così otto o sette anni fa) ovvero di giovarsi di Mussolini e anche di Hitler contro il comunismo russo (in Spagna si pensava così), si era finito con il creare un mito Mussolini che è caduto solo con la guerra?

ko strano è che se un tempo il mito Mussolini soverchiava il fascismo, oggi è il mito del fascismo che in parte è passato nella mente di non pochi come governo autoritario e corporativista per tenerlo in caldo per l'attuale dopo guerra. E non sono i cat- tolici o solo cattolici a pensarla così. I1 citato Thomas Kenan è un esempio vivente e recentissimo. Egli pensa ad [un] futuro semi- fascista-corporarivista-regionaiista della Francia.

Ii manifesto dei cattolici europei è un documento che si oppone a tutte le tendenze totalitarie e cripto-totalitarie. Vorrei che ne prendesséro nota non solo gli americani cattolici e non cattolici, ma specialmente coloro che sogliono per partito preso

*I o per mancanza di immaginazione minimizzare l'apporto dei cat- tolici, detti niii -l-- << prc)gre&ti >>, ufla fcr~uzi=fie &cc, p~b?&ca

opinione. E sarà proprio una pubblica opinione ben formata, che insieme alla vittoria, non solo militare ma morale, potrà sgom- brare le nebbie di un passato filo-fascista, che ha velato a molti la triste realtà che vi stava dietro; e potrà allontanare l'idea di nuovi e perniciosi adattamenti e compromessi.

Post scripttlm. Mancherei al rispetto verso me stesso e alla sincerità verso gli amici delle Nazioni Unite, se, pur scrivendo di altro soggetto, non rilevassi (alla prima occasione che mi si offre) la penosa impressione ricevuta da una frase di Ricciarda nella

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recensione del mio libro Les guerres modernes et la pensée catho- lique (n. 11, 14 maggio) l . Egli mi attribuisce uno sforzo inter- pretativo sull'atteggiamento dei papi nelle guerre moderne che non solo sarebbe al di fuori di una onesta critica storica, ma arri- verebbe a distorcere la verità (« probabilmente, egli dice, contro la volontà deli'autore D). Lascio cadere il probabilmente che vale a mettere in dubbio persino la mia buona fede 2. Ma non vedo affatto che il mio passato e il mio presente, i miei studi e i miei scritti, autorizzano chicchessia a pensare così male di me.

Quel che desidero affermare si è: 1) che mai nella mia vita ho fatto l'avvocato difensore

di nessuno; i miei scritti, l'ultimo compreso, non hanno carattere apologetico, ma quello di ricerca e di critica storica sociologica.

2) Che i papi non hanno bisogno di difensori che alte- rano la verità dei loro atti; per essi basta la verità quella che è; la Chiesa non si awantaggia mai né delle mezze verità, né peggio delle menzogne;

3) che in ogni caso, la morale cattolica, che ha la supre- mazia sulla morale naturale, proibisce qualsiasi alterazione e di- storsione della verità.

Avrò potuto sbagliare; non ho mai creduto alla mia infalli- bilità, alla mia sincerità sì.

STURZO A PETRONE " (f. 197 A, C. 143)

[JacksonvilIe], 29 settembre 1942

Caro Petrone, la tua lettera di auguri del 28 maggio - via air mai1 -

mi è arrivata stamane, portando il record dei ritardi epistolari.

Cfr. doc. n. 53. 2 CanceUato si legge questo brano incompleto: a Non credevo che dopo

una vita lunga di sacrifici, senza ricerca di vantaggi personali, dedita ag!i studi e aile realizzazioni della democrazia cristiana, combattendo sempre per la verità e la libertà r.

Carta intestata: q St. Vincent's Hospital Jacksonviile, Florida B. Risposta alla lettera di Petrone del 28 maggio 1942 (doc. n. 50).

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Ti ringrazio assai del pensiero, e ti mando gli auguri cordialissimi per il tuo san Carlo (sicuro che questo ti arriverà in tempo). Da oggi in poi, evita di mandare lettere per avione [sicl, mandale e saranno sempre gradite, per mare.

Circa quel che mi dici e quel che ho letto di te in questi giorni, penso solo che il tuo metodo è divergente dal mio. Non pretendo che siano gli stessi. La troppa differenza di età crea stati d'animo diversi. Ma nella speranza che un mio consiglio ti farà pensare, non te lo nego. A me sembra l ) che non sia affatto opportuno, né utile, e neanche buono, attaccare le persone; basta difendere le idee proprie e criticare quelle contrarie; 2) che non sia una buona posizione quella presa nello svalutare tutto il lavoro degli emigranti politici, anche se non risponde alle nostre idee politiche; 3) che è bene mantenere i rapporti personali con coloro con cui siamo a contatto « storico » per una causa comune, anche nelle divergenze d'idee.

Prega per nie come io fo per te ogni giorno. Aff.

SALVEMINI A STURZO l (f. l91 A, C. 46)

[Cambridge, Mass.], September 30, 1942

Dear Don Stuno,

I am afraid that the American and English incomprehension Is m?icl, Terse thni iiicumpi.rRension. They have decided to dismember Gerrnanv and Italy and have the British Admiralty take possession of Sicily. If you take this fact as a basis for your interpretations, you will find that everything that happens responds to that plan. They hope to enlist the Pope on behalf of their policy and I would not be surprised if they succeeded.

Lettera dattiioscritta Carta intestata: u Gaetano Salvemini. Leverett House. Harvard University. Cambridge Mass ». In calce a: secondo foglio l'indirizzo del destinatario: a Don Luigi Stuno. St. Vincent's Hospital, Jacksonde, Florida*.

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I hope to get Binchy's book from the Oxford University Press within a few days so never mind about it.

Borgese'k idea non sta né in cielo né in terrd and it is a pity you have wasted your time on it. There are many more urgent matters to worry about.

I never meant to take away from the Italian parish priests any supplementi di congrua. But if there is to be absolute divi- sion of the State from the Church, the bilancio dei culti must be suppressed. As a consequence all the state revenue of each parish must be handed over to the municipalities. The muni- cipality will decide whether the parish priest has to be soppor- ted or not. Where, during these last twenty years, the parish priest has not betrayed the parishioners by blessing too many Fascist gagliardetti the interested people will hand over to him the money allotted to the municipality by the Governrnent. Where the parish priest has made himself hateful on account of his Fascist enthusiasm, he will starve. Each one will decide his own business locally. The centra1 governrnent wili have nothing to do with such matters which are outside its jurisdiction since it does not pertain to home ministers to decide whether there has ever been an Immaculate Conception.

. As far as the bishops are concerned, the problem is even easier to solve. Their annuities should be suppressed altogether. The Italian people must recoup the seven hundred and fifty million lire which Mussolini gave to Pius XI in 1929. More- over, it must recoup the fifty rnillion lire which the Pope got from Mussolini, yearly, from 1929 to, let us say, 1943, that is seventy rnillion lire. Since it is impossibile to get back that money from the People the only thing to do is to confiscate the revenue of the bishops which, according to Canon Law, is the property of the Pope.

Of course this will be a gatta da pelare. But it has been Pius XI ~ h o has created the gatta da pelare, and let us hope that the task of pelarla is not taken up by the Communists who wvill not stop to pelarla but will kill it. Blunders and crimes have to be paid for not only by Mussolini but by his accomplices

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as well. I do not know why the Italians should forget that among Mussolini's accomplices there was not only the King but Pius XI and Pius XII. Unfortunately, I am afraid that this idea of mine belongs to the same clouds as the ones in which Borgese dwelis. This problem and all other problems will be solved, not by Italian democrats, but by either Hitler, the British Tories or Stalin.

Do excuse me if I have hurt you. But you know that I have a bad character and you have a good character. This is why I respect and love you.

Yours sincerely.

SFORZA A STURZO l ( f . 190 A, C. 264)

Berkeley, 11 dicembre 1942

Caro Sturzo,

h= ! e t t ~ con molto interesse :a sua dell'8. Se non le scrissi è perche aspettavo di giorno in giorno developments che mai vennero. Ciò che è stancante in politica non è già aver di fronte a sé idee o interessi opposti, ma di avere tremolanti, dubbiose, timide indecisioni.

1 Risposta aiia lettera di S N ~ deU*8 dicembre 1942, di cui si conserva il seguente schema (f. 190 A, C. 267): « Sforza. 8.XII.'42. Impressionato del ritar- do. 1) Affare Taylot - misterioso. Le 2 telefonate del 6 nov. e poi silenzio. Non ho scritto e non scriverò più, per me è finito. 2) Verranno due persone a tra varmi nel periodo natalizio. Vorrei inf[ormazio]ni di come vanno le cose. Discorso H d . Articolo H. Lombard (inviato a Tarchiani). 7) Art[icolo] di confuto a Salvemini della N[ational] C[atholic] W [elfnre ] C[onference]. Ar- ticolo di America del 28 nov. Preoccupazione dei cattolici, che si orientano verso il compromesso, che & cercato dai Foreign Offices di W[ashington] e LCondra]. Art[icolo] de la Bedoyère. C'è dietro il Ministry of Inf[ormation] per la diffusione datavi dal N[ew] Y[ork] Times? 4) Relazione Venturi. Scriverb articolo. Bisogna finirla di occuparsi del Vaticano sui giornali D.

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Circa M[yron] T[aylorJ: l quel che lei mi racconta con- ferma la mia diagnosi. Le divertirà di conoscere un identico se pur minore pendant: il piccolo Fumasoni Biondi mi chiese tre volte, entro cinque giorni, di essere ricevuto, a Washington prima, poi a N[ew] Y[ork]. Ogni volta risposi subito sì. Mai venne, e neppure si scusò. Egli è il tipico scettlco abi- tatore del Vaticano; non cattivo, ma strumento. Son anzi con- vinto ch'egli desiderava parlarci; e poi.. .

Miserie mentali e morali. Al Vaticano non san che pesci pigliare, vorrebbero lo statu quo ovunque, con dei « buoni fa- scisti »; temono e non han torto, una reazione anticlericale - e la allontanano colla stessa generosa saviezza con cui Grego- rio XVI e Pio IX identificarono gli interessi della Chiesa con quelli della più antitaliana delle politiche. Coloro furono i veri autori del posteriore anticlericalismo italiano, non la stupida e meschinella Massoneria. Oggi ricominciano lo stesso giuoco.

Ma queste sono considerazioni storiche. Nel campo della politica pratica concordo pienamente con lei:

a) che è sciocco offendere e ferire gratuitamente il mon- do cattolico che crede in un Vaticano di sua immaginazione;

b) che non bisogna parlar mai del Vaticano.

Ho letto ciò con tal fermezza a Tarchiani che credo aver riuscito [sicl. Ma Tarchiani, onesto e prezioso come è, è una specie di Savonarola che soffre se non dice quel che gli pare « il vero ». E' del resto quasi altrettanto inutile attaccare i co- munisti. Attaccandoli si sopravalutano. In Italia essi son forse - importanti numericamente, non intellettualmente n6 moralmente.

Inutile le dica che concordo anche col suo proposito di silenzio dal lato M[~ron] T[aylor]. Silenzio, che, come per me coi Fum[asoni] Biondi e simili, non esclude il più cortese, anzi, cordiale accoglimento se a qualsiasi momento si fan vivi.

1 Myron C. Taylor era stato nominato rappresentante personale del pre- sidente Roosevelt presso il Vaticano. La missione mirava a stabilire i contatti tra il presidente statunitense e il Pontefice clrca eventuali negoziati di pace, i problemi del dopoguerra e il futuro politico italiano.

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Ma nuove iniziative nostre sarebbero interpretate come « fur- berie ».

Credo che TarchCiani] deve averle scritto circa nuove pos- sibilità di azione. Fin che son fatti, non si sa mai. Non è già che vi sia una politica opposta, ma non c'è politica; lo stesso goffis- simo episodio di Otto d'Asburgo ' non è affatto un vero atto politico, come temesi a « sinistra D; ma solo snobismo sociale, empirismo, faciloneria (con che non escludo che dietro vi fu- rono le stesse pressioni cattoliche che portarono all'assassinio della Spagna).

Ho ricevuto ora un memoriale dall'Italia, dalle stesse fonti da cui ricevetti l'altro che feci pubblicare nel Times: le interes- serà di sapere che vi si dice che « il movimento popolare di sinistra che fa capo a De Gasperi, Gronchi, Grandi » funziona con coraggio. E' vero che più in là si dice: « E' superfluo far presente che nel movimento popolare, dove esiste anche una seria coscienza democratica e antifascista, operano copertamente ma autorevolmente influenze non estranee a preoccupazioni con- servatrici e persino reazionarie ».

Gli autori del memoriale, autorevolissimi, mi domandano quale il mio avviso circa il « governo di ricostruzione D. « Fronte popolare? Coalizioni di partiti e qiia!i? MovLmmte unicc de- mocratico-socialista? Movimento unico democzatico-socialista-po- polare? D.

Gli autori chiedono essi stessi il Fronte popolare. Agli altri due quesiti io rispondo nettamente: « Movimento demo- cratico-socialista-popolare per

u ) pace hterna italiana,

6 ) eliminazione di formulari marxisti,

C) protezione da un anticlericalismo che ci nuocerebbe all'estero, all'infuori d'ogni altra considerazione P.

Confido che lei concorderh nella mia risposta. Me lo fac- cia sapere.

l Cfr. nota l, p. 85.

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Perché nei Quaderni, lei scrisse un atto di morte del par- tito popolare? ' Non fu ciò inutile? (E' vero che io non lessi e parlo su formula che mi fu riferita).

Suo sempre aff.mo

[P.S. l Chi è il Grandi del movimento popolare? Che sia un errore di decifrazione?

1 Cfr. I l partito popolare italiano. Note e ricordi di Luigi Sturxo, in « La voce del popolo D, 4 dicembre 1942. « La voce del popolo » rip:ese l'articolo da « Quaderni italiani P. L'articolo cominciava così: c< Ln storia non si ripete: l'esperienza del partito popolare italiano fu unica: esso fu rreato dopo la prima guerra mondiale come il contributo dei cattolici al nuovo ordine democratico e pacifico che doveva seguirne. Ma esso fu anche il compimento integrale della vita nazionale, dopo che i cattolici [...l ne erano stati assenti dal 1870 in poi io.

L'articolo è ora ripubblicato in F. MALGERI, I cattolici dall'unità al fascismo. Momenti e figure, Chiaravalle 1973, pp. 273-282.

2 Si tratta di Achiile Grandi (1883-1946), noto leader del movimento sin- dacale ad ispirazione cristiana, ex segretario deila C.I.L.

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SFORZA A STURZO ' (f. 190 A, C. 332)

[Washington] , 9 febbraio [ 1943 l

Caro Sturzo,

se le mandai questi articoli su intrighi di Cicognani fu per pura curiosità. Credo poco a siffatte imprudenze. Ma un mes- saggio di autorevolissima personalità italiana, di pochi giorni fa, giunto per tramite « alleati » - dice fra l'altro:

« I circoli vaticani sono i soli che non si pronunziano circa Sforza (il testo inglese dice: 'which are non comital concerning the Count'). I1 nostro gruppo teme che Taylor durante la sua ultima visita al Vaticano abbia ricevuto una dubbiosa ('luke- warm') impressione del Conte dai suoi contatti là D.

Dio vede nella mia anima; non ho né ambizioni né desi- deri;. solo il dovere di servire l'Italia evitandole odi civili e re- ligiosi. Sento che il messaggio descrive la situazione psicologica, se non politica.

1 Carta intestata: « Watdman Park Hotel. Washington, D.C. ».

W e t o Cicognani, delegato apostolico a Washington.

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Io non farò nulla né qui né altrove; ogni mio passo sarebbe interpretato come ambizione. E so che lei non è molto più amato di me.

Ma che sia proprio impossibile di far capire là che è peri- colo mortale dare l'impressione che la Chiesa vorrebbe i « buoni fascisti »? La Chiesa scatenò tre generazioni di anticlericalismo perché si identificò (da Pio VI11 a Pio IX) cogli Asburgo e i Borboni. Vuolsi ripetere lo stesso errore - e aver gli.stessi ri- sultati e peggio, molto peggio?

Ciò che si verifica ora prova quanto gli « anticlericali » han torto: non vista machiavellica, al Vaticano; ma poca, po- chissima intelligenza politica immaginativa.

E' il peggior difetto delle gerontocrazie. Se Lei può aprir loro gli occhi sul pericolo cui vanno in-

contro sarebbe un bene per loro - più che per noi. I1 messaggio aggiunge che: - MussColinil ha ulcera al fegato; - che c'è intrighi per una reggenza Maria José col figlio

re; ma che mentre non v'è odio per questa formula, non piace a nessuno.

Solo una repubblica democratica, riformatrice e, spero, cri- stiana può creare un nuovo mito. Cos'l ho risposto.

Suo af£.mo.

[P.S.] Domani sarò di nuovo a N[ew] Y[orkl.

r i r m r r r t - ~ ~ n---- i

3 1 U U U n ~ P V K L A '

(f . 190 A, C . 331)

[ Jacksonville] , 10 febbraio 1943

Caro Sforza, ricevo la sua di ieri da Washington e rispondo subito. Non

la mando per air mai1 perché la posta per avione è già raccolta.

l Carta intestata: u St. Vincent's Hospital. Jacksonville, Florida n.

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SFORZA A STURZO ' '

(f. 190 A, C. 337)

[Lancaster], 30 marzo [l9431

Caro Sturzo, scorra questo capitolo. Mi chiedon il libro in francese;

detto qualche capitolo quando ho tempo, in fretta; io non so det- tare, ma la forma poco monta. I1 libro è oggettivo nella prima parte; ultra soggettivo, quasi autobiografico nell'ultima. Ciò le spiega lo stile.

Non curi ciò che dico di lei; nell'elogio ho detto men che pensi; per pudore.

Ma circa il partito vede lei alcunché da aggiungere? La frase di B[enedetto] XV è autentica: ma non la disse

proprio così: debbo scrivere a memoria, ogni mio appunto essendo chi sa dove.

Qui le consegne o pressioni del Vaticano (non dica di no) preparano nuovi feroci anticlericalismi in Italia. Raccomandano una soluzione Grandi-Federzoni! Come non capiscon8 che pote- vano scusarsi del fascismo come cosa avvenuta malgrado loro; mentre se questo regime viene, voluto da loro, sarà il loro re- gime? Che sia il caso di dire « quos Deus vult perdere ... »?

Non sono cattivi; sono piccini e ingenerosi. Mi ris~edisca al pib presto l'articolo colle sue osservazioni

o aggiunte. Son qui fino al 15 ap[rilel . Ma dal 5 a11'8 in N[ew] Y[ork]. Suo aff.

l P,.-** :..**-+-*-. C -.- u -..-- L~~~~ iiircalara. <t orcvciia LLUUX. Laiiciister, ?ti. i,.

2 Si riferisce al volume C. SFORZA, L'Italia dal 1914 al 1944 quale io la uidi, Mondadori, Milano 1944.

a Sforza, accennando ali'incontro tra Sturzo e il card. Gasparri alla vi- gilia della nascita del partito popolare, rivelò il seguente particolare circa il successivo colloquio tra il cardinale e Benedetto XV: « Stum non vide più Gasparri; come non vide mai, né prima né poi, il papa Benedetto XV. Né seppe allora che il Papa, informato della conversazione dal segretario di Stato, d o mandò col suo sarcasmo abitua!e: "Dunque don S t u m avrà capito che noi preferiamo i socialisti ai liberali tipo Sonnino? ..." P. In nota Sforza afferma di aver avuto il dettaglio di questa conversazione dal barone Monti, direttore generale del ministero della giustizia e amico d'infanzia di Benedetto W. (C. SFORZA, OP. c i f , p. 78).

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SFORZA A STURZO ' (f. 190 A, C. 339)

[Lancaster], 31 marzo [ 1943 l

Caro Sturio, la sua del 27 si è incrociata con una mia. Non conosco il Ritter von K.L. Certo, una risposta cortese

conviene, ma credo fredda. Conosco altri dell'entourage di Otto v[on] Asburgo, il principe Windisgray, ecc. Sono awenturieri e mentitori, sotto i loro nomi tonanti. Otto stesso non è un Asburgo (famiglia fredda, ma con meriti); è, da sua madre, un Borbone di Spagna, la peggiore genia che esista; ricordi Fer- dinando VII.

La lettera di K. L. mostra la sua ignoranza; perché l'Alto Adige parla tedesco ma appartenne « to Italian States » (il pri- mo regno italico). Con ciò non dico che son sicuro fu bene prenderlo.

L'artiwlo di F. G. è sottile e organico; mi piacque anche se fu castrato.

Vorrei vedere il suo nella Contemporary che vedo citato su P[eopZe] and F[reedoml, se contiene altri sviluppi. Se lo ha me lo mandi e me lo presti.

Ho ricevuto dalla Svizzera un messaggio (mi dispiace, non passato alla censura amerlicanal) in cui si intravede allarme .per un'eventuale politica reazionaria americana in Italia. Dicono, e son persone serissime: « Voglion dunque la rivoluzione? Vo- glion dunque un feroce anticlericalismo? D. Proprio quel che le scrivevo ieri.

Che al Vaticano si faccia pressioni per Grandi-Federzoni è cosa che mi consta direttamente dalle piu alte fonti americane. Personalmente, per egoismo, ne son contento, ma qual cieca follia per l'Italia, per la religione ... Suo.

Carta intestata: « Stevens House. Lancaster, Pa. ». 2 L. STURZO, The new League of Alations, in « Contempotliry Review », feb

braio 1943 riprodotto in L. STURZO, L>Italia e l'ordine internazionale, Torino 1946, pp. 242-250.

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STURZO A SFORZA l (f . 190 A, C. 336)

[ Jacksonville] , 2 aprile 1943

Caro Sfona, non la ringrazio di quel che scrive di me perché lei è sin-

cero nei suoi apprezzamenti ed io sono mortificato al pensiero di quanto sono al di sotto della stima sua.2

La prego di eliminare quel ch'è segnato nel foglio a parte.' Altra eliminazione que4a dell'inaprimatur: in un ambiente

come l'America certe frasi temo che non siano di aiuto alla mia opera.

Carta intestata: « St. Vincent's Ilospital. Jacksonvilie, Florida D. In alto a destra l'indirizzo del destinatario: « Count Sforza. 131 East 93 St. New York ». Risposta alla lettera di Sforza del 30 marw 1943 (doc. n. 65).

Aveva scritto Sforza di Sturzo nel suo volume in preparazione (cfr. no- ta 2, doc. n. 65), che aveva mandato in visione all'ex leader popolare: « Pro- veniente daii'atmosfera tradizionalista di una piccola ma antica nobiltà ~ici- liana, Stuno sapeva comandare, e imporsi. Sacerdote imbevuto di profondo idealismo religioso, uno di quei preti per cui la celebrazione dei mistero deiia iviessa costimisce ogni mattina un'emozione sempre nuova convinto della neces- siti di incta~rare in u:: manda cattolico, che a volte sembrzva pietrificato, il sangue nuovo di un'audace democrazi! cristiana, ma deciso a tenere a distanza L tentateci formule del. inodernismo, Sturzo rassicurava le gerarchie ecclesia- stiche colla sua inattaccabile ortodossia religiosa. Uomo dai doni più vari, come i suoi libri han mostrato a1 mondo, ma nascondendo i suoi doni con una modestia ombrosa non lontana da un legittimo orgoglio, Sturw sapeva cattivarsi amicizie ardenti. (...) Quando luoghi e dolori comuni e l'intimità di lunghi giorni insieme a Londra, in Provenza, agli Stati Uniti crearono tra noi un'ami- cizia profonda, ci comprendemmo come mai ci era avvenuto nella vita febbrile di Roma. Fu gran peccato che Sturzo non fu in gradn di mostrare a Roma tutte le qualità di uomo di Stato che esistevano potenzialmente in lui. Anche certi suoi efrori tattici provennero dal fatto che egli dirigeva il suo partito dal di fuori; non nel Parlamento. Se fosse stato un deputato, molte cose m e b bero andate diversamente » (C. SFORZA, op. ci!., pp. 78; 81-82).

Nel foglio a parte, che manca, Sturzo scrisse probabilmente il seguente brano, che nella minuta risulta racchiuso con dei tratti di penna: a La prego di eliminare la riferenza a mia sorella, dica il segretario (che era anche pa- rente). Oggi mia sorella è laggiù: non so più nuiia né cerco di saper nulla per non richiamare su di lei la minima attenzione. Queste linee dovranno essere dimenticate da lei e il foglio distrutto. Lei comprende tutto ». L'accenno alla sorella di Stuno non compare neila defuiitiva stesura del volume di Sfona.

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Vorrei anche, per convinzione e per rispetto, eliminato il confronto con Toniolo, o almeno la frase, che urterebbe (a parte ogni altra considerazione), dell'immense supériorité intellectuelle. Toniolo era un economista che faceva anche il sociologo (e in varie idee fu un precursore). Il suo ideale medievale non era per un ritorno puro e semplice. Ai suoi tempi tale tesi era sostenuta in Francia da quelli che Vignaux chiama tradizionalisti (nel suo ultimo utile libro) '. Toniolo era superiore assai ai tradizionalisti francesi e tedeschi.

Finalmente, per l'esattezza, la mia attività più conosciuta, anche dai liberali e socialisti, era quella sociale, leghe e coope- rative operaie, e i miei scritti sociali. Circa i comuni io ero dal 1904 in poi nel Consiglio e poi vice-presidente dell'Associazione dei comuni; durante la guerra membro della commissione go- vernativa per gli approvvigionamenti e per la riforma ammini- strativa ecc.

Passando al partito popolare. Grazie assai per avere ripro- dotto l'appello e poi la luce che vi dà.

Varie osservazioni: 1 ) I1 mio passo presso il Vaticano fu per la rimozione

del non expedit. Se questo era mantenuto in 'vigore (anche con le eccezioni del caso per caso [l9091 o del Patto Gentiloni C19131 sotto Pio X) il partito o non poteva venire fuori, o sa- rebbe rimasto sotto la tutela o influznza della Gerarchia Eccrle- siastica] o dello stesso Vaticano. Le mando quel che scrissi per Quaderni italiani dove vedrà come andarono i fatti '.

2) L'accenno ai socialisti fu fatto a me da Gasparri (come li è esposto). Non ebbi mai notizia che Benedetto XV abbia detto una frase simile 3. Se a lei fu riferita da Monti sarebbe

1 P. V I G N A ~ , Traditionalisme et Syndacalisme. Essai d'histoire sociale (1884-1941), préface de J. Maritain, ed. de la Maison Fran~aise, New York 1943. L'invito di Sturzo non venne accolto da Sforza, che scrisse: «Quando conobbi Sturzo sentii presto la sua superiorità d'intelligenza e di cuore su Toniolo*. Cfr. C. SFORZA, OP. cit., p. 81. Cfr. anche doc. n. 60.

Si tratta dell'articolo di Sturzo: Il partito popolare. Note e ricordi, pub- blicato, oltre che su « Quaderni Italiani », anche su « La voce del popolo » di New York, 4 dicembre 1942, (cfr. n. 1, p. 111).

Cfr. nota 3, doc. n. 65. Cfr. anche DE ROSA, 11, pp. 39-41. Suli'incon- tro con il card. Gasparri Stuno ha lasciato un dettagliato resoconto neli'arti-

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bene dirne la fonte. In ogni caso non si trattava di vecchi libe- rali in complesso ma proprio di Sonnino e di certi massoni e l'idea che con gente nuova si potesse discutere la questione romana. Tutto ciò non disse a me, né me lo fece capire. Io lo supposi e può essere inesatto. Dei socialisti rivoluzionari si te- meva, anche da Gasparri, la possibile rivoluzione bolscevica. Turati si credeva moderato e moderante.

3) Quel « pus mal d'arrivistes et de vieux clericaiur » mi sembra esagerato e ingiusto. Di arrivisti non ne conterei più di quattro o cinque (su 107). Di vecchi clericali, oltre Crispolti l e due o'tre veneti; il buon Preda ', ex sindaco di Bergamo (ch'era anche un patriota nel senso del '48), « il fiorentino spirito biz- zarro D di Donati (non Giuseppe che non fu mai deputato) e qualche altro che mi sfugge e che non pesava affatto. Ma non pesavano: solo pesava Crispolti.

Trattandosi di apprezzamenti personali ne tenga quel conto che crede. '

4) Altra nota: non mi sembra che liberali come Gio- litti o Soleri, De Nava o Orlando, Cesarò, fossero molto risen- titi al 1919 del rifiuto dei Sacramenti a Cavour e Santarosa. A parte la considerazione storica che la disciplina ecclesiastica di ur. sece!= fa era m ~ k o rigida in materia, e non si sarebbero ccncepiti n6 la benedizione al cadavere di Briand da parte dei cardinal Verdier, né ancora di più i funerali cattolici a D'An-

colo Ln democrazia cristiana in Italia, in « The Commonweal », 28 gennaio 1944. LO si veda riprodotto in G. SPATARO, I democratici cristiani dalla dittatura alla Repubblica, Milano 1968, pp. 371-72. . m... - rmppo Crispoiti j1857-i942j, giornziista e uomo pditico, esponente della destra popolare. Senatore nel 1922, un anno dopo abbandonò il P.P.I. per aderire al fascismo.

Giovan Battista Preda, notabile del movimento cattolico bergamasco, deputato del partito popolare. Ebbe un contrasto con Stuno in occasione delle elezioni amministrative del 1920, non volendo aderire alla tattica intransigente auspicata dal Segretario politico (dr. DE ROSA, 11, pp. 153-157).

Guido Marco Donati, ex deputato popolare. Nel testo definitivo di Sforza si legge: « I1 numero dei giovani dem*

cratici cristiani che avevan fatto utile tirocinio nelle ammhktrazioni pubbliche era molto minore; mescolati a questi ottimi elementi c'erano degli arrivisti - che più tardi divennem fascisti - e dei vecchi reazionari, come il marchese Cri- spolti » (C. SFOUZA, op. cit., p. 79).

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nunzio. Ma anche tra il 1859 e il 1878 c'è una differenza e Vit- torio Emanuele I1 ebbe funerali religiosi in tutta Italia, e, si disse, la benedizione del papa prima di morire.

5 ) Non le parrebbe giusto inserire una frase che dica quanto preveggente fu il P.P.I. nella sua campagna per la ri- forma agraria? e in quel17aItra del riconoscimento legale delle Unioni (sindacati) operaie? e in quella della partecipazione ope- raia aUe azioni (shares) dell'impresa (detto azionariato operaio)? Non dico nulla della libertà d'insegnamento e il progetto Croce che liberali e socialisti fecero naufragare agli uffici (con il con- senso indiretto di Giolitti?). '

6) Circa la possibilità di una mia candidatura politica, debbo dirle che mai il Vaticano mi pose il veto. Secondo una disposizione precisa del codice di diritto canonico, io avrei do- vuto avanzare richiesta (come prete) alla Segreteria di Stato, cosa che non feci mai, perché un si alla dispensa mi metteva troppo nella pubblica opinione alla dipendenza politica del Vaticano, e un no mi avrebbe diminuito del prestigio come leader poli- tico. Terzo, per essere meno legato nell'indirizzo politico del partito. Se io ero deputato i liberali forse avrebbero dato il ben venuto, e non pochi socialisti. Io ero già ben noto loro nelle assemblee dei comuni, dove venivano da mille a mille e cinquecento delegati, in maggioranza anticlericali, che mi applau- divano freneticamente, anche nelle mie polemiche. I1 che accadde al congresso di Messina in confronto a De Felice e in quello di Ancona (1912) in confronto a Nathan, sindaco di Roma, che abbandonò il congresso dopo la 2" seduta dove ci fu il nostro mach. Ricordo che nel 1911 mi volevano candidato in due col- legi della Prov[incia] di C[atania]. I1 Vaticano non si pronunziò in sui primi dì. Ma infine [...l all'ultima ora potevo essere co- stretto a lasciare il campo.

7 ) Infine per la precisione: ottobre 1922 (3 o 4) ebbi un lungo colloquio in casa Scavonetti con Corradini inviato di Giolitti. Mi domandò se i popolari avessero collaborato in un

1 Sforza sembra aver tenuto conto dei suggerimenti di Sturzo (cfr. idem, p. 80).

* Cancellato si legge: « in posizione di agente ». 3 Parole illeggibili.

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Gabinetto Giolitti. Risposi chiedendo se nel Ministero entrasse Mussolini. Egli non sapeva certo, ma riteneva probabile l'of- ferta a Mussolini. Risposi: senza Mussolini il p[artitol pop[olare] metterebbe per la partecipazione poche condizioni, che sono sicuro Giolitti accetterebbe; ma con Mussolini i popo-

. lari dovranno restare all'opposizione; opposizione legale e obiet- tiva, ma opposizione. l

Ecco i fatti. Che Giolitti abbia pensato a me mi sembra inverosimile. Ricorda la lettera da Vichy.

Fo punto. Mi creda aff.mo.

STURZO A SFORZA ' (f. 190 A, C. 338)

[Jacksonville], 3 aprile 1943

Caro Sforza, ieri sera non impostai la lettera perché la posta era già

raccolta, così ho il tempo stamane di scriverle questa seconda sd'affare ItaYa-Vaticme. Non mando il plico per air mail, per- chC oggi, sabato, in questa parte della città abbiamo una sola raccolta della posta, che non arriva a partire per avione.

Consegna o pressioni del Vaticano. Suppongo che il « qui » sia lo State Department di Washington. E' questa un'informa- zione recente? di fonte sicura? o una supposizione? non può anche essere un alibi di quei « politiconi » americani che com- binavano il Darlanismo o il Peyroutonismo in Africa ' certo senza

1 Su questo colloquio cfr. anche L. STURZO, Italia e fascismo, Bologna 1965, p. 104 e G.. DE ROSA, Giolitti e il fascismo in alcune sue lettere inedite, Roma 1957, p. 87.

Carta intestata: « St. Vincent's Hospital. Jacksonviiie, Florida u. In alto a sinistra l'indirizzo del destinatario: « Count Sforza, 131 East 93 st., New York D.

3 Ail'indomani deiio sbarco aiieato nel Nord Africa gli anglo-americani sembrarono portare avanti la politica cosiddetta di militory expediency, consi- stente nel trattare con esponenti del regime collaborazionista di Petain, tra cui soprattutto l'ammiraglio Fran~ois Dzrlan e Peyrouton. Questo atteggiamento

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consegna o pressioni vaticane? Con dire questo non escludo che ci sia in Vaticano chi la pensi allo stesso modo. Che ci sia però una politica in tal senso, forse avrei ragione di escluderlo almeno fino a tutto il 1942.

Quel che m'interessa non è in questo caso la difesa della politica vaticana (se ve n'è una). M'interessa invece di pensare quale la linea di condotta presso i governi alleati e presso I'opi- nione pubblica per evitare una tale soluzione (Grandi-F[eder- zonil), supposto anche sia favorita da1 Vaticano.

Non è affatto utile minacciare un'ondata anticlericale; non è affatto utile continuare il metodo di Salvemini di portare alla stampa americana la lotta antipapale sia pure anti-piododice- simo. Questi sono per me punti fermi, fermissimi. Non è nep- pure utile il suo atteggiamento di profeta dell'anticlericalismo. Non giova per la mentalità clericale per un complesso che nè lei nè io possiamo modificare.

Se potessi avere un colloquio con lei, sarei lieto di'cercare in- sieme le vie più utili, Fer l'Italia e anche per la Chiesa.

Ma io son costretto dalle mie sofferenze a non tentare neppure un viaggio di tre, quattro ore, Attendo sua lettera su Ritter. Sempre suo.

STURZO A SFORZA l (f. 190 A, C. 339)

[ Jacksonville 1, 4 aprile [ 1 94 3 1

Non fo nomi per paura dello spionaggio che esiste. Ottimo Zanotti Bianco e anche Carrozzo.

Articolo lo trova nel Mondo (marzo). * Ottima impressione a Londra. Sarà ripubblicato in fascicolo a migliaia.

alieato incontrò vivaci dissensi presso l'ambiente dell'antifascism» italiano in America che temeva i'attuazione di tale politica anche nei confronti dell'Italia.

l Schema di lcttera scritta ai margini dei due fogli della lettera di Sforza del 31 marzo 1943 (doc. n. 66), alla quale Sturzo risponde.

L. STURZO, Lu lega delle nazioni, in « I1 Mondo B, mano 1943. Cfr. nota 2, doc. n. 66.

8

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Art[icolo] Times 10 marzo - espressione dei tories del- la City e del FCoreignI Off [ice] (mia impressione).

Scriverò a Ritter seguendo i suoi consigli. Insisto presso lei, che sarà forse il solo che mi comprenderà

sinceramente e non penserà che io voglia fare il servizio o il giuoco dei reazionari ecc[lesiasti]ci, che non giova né annunzia- re né minacciare l'ondata anticlericale (anzi li conferma nel loro atteggiamento). Di più, la minaccia di una rivoluzione in Italia con gli eserciti di occupazione e la fame non ha senso. Possono dire: perché non l'avete fatta per vent'anni?

Posso sperare di vederla? quando? Vorrei parlare a fondo con lei dei-problemi che ci interessano.

SFORZA A STURZO (f. 190 A, C. 340)

Lancaster, Pa., 9 aprile [ 19431

Caro Sturzo, grazie della sua del 3 e 4 l .

Accetto tutti i suggerimenti, primo quelli sul foglietto già distrutto.' Non uno: l'attenzione per Toniolo; fui anche troppo benevolo.

Le frasi di Benedetto XV le ho da Monti e dal cugino del Papa, Pallavicino~ con cui ero rimasto legatissimo. Paliav[icino] era grande amico di casa nostra.

pressivili va~cane. lio ex ore & Wr&fi 4; * par

che basti ... E' onesto uomo con grande paura di rivoluzioni. Poiché Fedenoni è il suo candidato, ha scritto sull'Herald Tribune del 5 la lettera che'forse ha veduta.

Cfr. doc. n. 68 e 69. Cfr. nota 3 p. 120. Cfr. nota 3 doc. n. 65.

4 Segretario di Stato statunitense, sotto la presidenza Roosevelt, dal 1933 al 1944.

m

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Circa la sua osservazione che « non giova minacciare l'on- data anticlericale » vi penso, ben sento con che spirito lei lo dice. Lei in fondo è giudice più crudele di me di quelli spiriti spaventati e sperduti. Ma, vede: se a volte io dico ciò, lo dico (e questa è la tragedia) dal seno della Chiesa che forse valuto più che i suoi pastori non valutino, poiché per essi è una ba- racca tremante; dico ciò per lo spauento e l'orrore che ho del- l'ondata, non perché sia pronto ad accettare l'evento con un amaro sogghigno.

E' l'eterna tragedia: v'è più religione fra chi ha sofferto e tremato per dubbi e distacchi che fra i beati possidentes.

E ciò forse è anche alla origine del mio giudizio su To- niolo: se ricordo quella Università vedo ancora vari giovani che potevano divenire alle forze cristiane, che trovavano ripugnante lo sciocco positivismo del nostro professor Enrico Ferri, ma che anche la gelida geometria mentale di Toniolo disgustava come cosa morta.

Suo aff.mo.

[P.S.] Fra sei o sette giorni sarà di nuovo a New York; è una agitazione nel vuoto - ma bisogna continuare per sentire che la nostra coscienza non ci rimorde. Più che da mal volere siamo contornati da crassa incomprensione di tutto.

Certo, vorrei ci vedessimo; ma come? '

1 Al termine della lettera si legge. uno schema di risposta di Sturzo: « 14.IV.[1943]. Cord[ell] H[ull] ricerca un alibi (mi sembra) nel parlare di press[ioni] vaticane. Inf[ormazioni] di M Taylor. Federzroni] idea naturale in Pio XII che non vede. altro al suo orizzonte (Fed[erzoni] e Bad[oglio]) Vescovi di qui allarmati deli'antidreriralismo] italiano etc. Occorre influire su Wash[ington] e Londra, eliminando l'affare vaticano come uno spauracchio e formando i'opinione pubblica a favore della tesi italiana (non le interne) ma gli scopi di guerra e pace. Gruppo autorevole di amici deli'Italia, Gaffe, La Guardia e Adam B.

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SFORZA A STURZO (f. 190 A, C. 350)

[New York], 28 maggio [ 1943 l

Caro Stuno, vidi stamane a lungo Benes l; gli parlai -anche di lei, della

nostra intesa su tutto ciò che è essenziale, del suo desiderio di seri accordi. B[enes] fu molto sensibile, mi incaricò di salu- tarlo, ma mi confidò che non si fermerà più a N[ew] YCorkI. Da W[ashington], dove va oggi, partirà fra due o tre giorni per la Russia. I suoi piani nei rapporti colla Russia mi parvero molto savi: democrazia estrema, quasi socialismo, ma niente comuni- smo - e nientissimo agenti sovietici.

Circa la sua proposta ne parlai con Tarchiani, Cianca e anche Salvemini. Tutti furono concordi nel dirmi che è impos- sibile fare manifestazioni troppo collettive, perché impossibile dire dove fermarsi: chi è agente pagato, chi è agente provocatore? E', per es., A Prato politicamente reliable? Misteri. Salvemini dice, e al solito va troppo in là: « solo dichiarazioni individuali sono possibili B.

TarchCiani] e Cianca hamo il permesso per andare; do- vrebbero andare; potrebbero fare molte cose utili (checché ne - dica gente conscia o inconscia del comunismo come A Prato). Ma qual sarà la situazione politica? Fino all'ultimo momento mi rifiuterj a credere a un nuovo Darlanismo in Italia (perché, personalmente per noi, tale oscura fase sarebbe una manna).

Irritati pei pericol di appeasement, alcuni capi di movi- menti liberi si riunirono durante la mia assenza nel Wisconsin e scrissero l'unita minuta di un messaggio da dare a questo Go- verno. Sono Czernin (Austria), Davile (Rumania), Gen. Deutsch

l Edward Benes (188.1-1948), ex presidente della repubblica cecosiovscca, era in quel periodo presidente del governo cecosloracco in esilio, costituitosi a Londra nel 1940. Nel 1939 aveva fondato il Comitato mzionale cecoslovscco. Nel 1943, durante il viaggio in Russia cui accenna Sforza nella sua !ettera, Benes stipulò un patto di amicizia con i'U1.S.S.

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(Austria), Vambery (Ungheria), credo Maritain per la Francia e altri minori. Contavano su me. Io dissi che non potevo aderire alla prima parte perché con me non si mancò mai di forme - tutt'altro! Ma che la seconda parte, l'essenziale, eJa perfetta. Consigliai di comunicare prima ,il draft confidenzialmente per non offendere amor propri. Consentirono e mi chiesero di farlo. Forse lo farò. Vuol dire se usando a voce i nomi suindicati, pos- so, a voce unire il suo? Ci terrei molto a unirlo al mio. Se poi occorresse scrivere e firmare, le sarebbe naturalmente sottopo- sto un testo.

Mi scriva subito. A Wash[ington] le esitazioni, le dubbiezze, le contraddi-

zioni sono estreme. Ma è inutile fare imprecazioni salveminiane. Molti mali -

salvo certe decisioni abiette, non impossibili del tutto - pos- sono essere corretti con amichevoli contatti, non con professo- rali furori.

Suo sempre.

[P.S.] In Italia acquista di più in più forza il partito d'azione; gli scioperi di Milano e Torino sono suoi; mi ha chie- sto di esser capo e mandare un proclama. Ho risposto': a Tutto me stesso; ma proclama per ora no D. Vi sono dentro uomini (amici e parenti miei) molto vicini moralmente a lei. Ciò mi è garanzia di niun anticlericalismo, come" ho raccomandato.

Mi duole non poterle dire per iscritto alcuni nomi degni di alta stima.

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STURZO A SFORZA l (190 A, C. 351)

[ Jacksonvilie] , 29 maggio 1943

Caro Sforza, ricevo la sua air mai1 spec[ial] deliu[eryl e rispondo

subito.

1) Intanto le confermo che Benedetto XV fu eletto papa in settembre (così ho trovato in un libro am[ericalno; io ri- cordo 3 ', come le ho scritto ieri sera).

2) Comprendo le difficoltà pratiche della mia proposta; e non v'insisto più. E' penoso ma è così.

3 ) Circa il Memo, che le restituisco io non credo di po- termi associare a un tal passo, sia perché io sono stato trattato bene (per quel che è possibile, dato che io sto a Jacksonville); sia perché io non potrei solidarizzare con i proponenti, che cono- sco di nome ma non so quali siano i loro rapporti con i cattolici democratici dei paesi rispettivi.

Non penso che Monrana sia con loro: verrei esseriìe certo: sarebbe una garanzia per me.

Dippiù, per quanto ~iguarda l'Italia è proprio il caso oggi di avere un Comitato quando Tarchiani e Cianca vanno via, io sto a Jacksonville, A Prato non è più con lei d'accordo?

E chi altri? Come vede il passo può essere fatto da lei, da un punco di vicra generico ed eui-epee, iìia seiìza consepeme pratiche.

Cordialmente.

1 Carta intestata: « St. Vincent's I-Iospital. Barrs and St. Johns Avenue. Jacksonville, Florida P.

Benedetto XV fu realmente eletto il 3 settembre 1914. Cfr. doc. n. 71.

4 Vanni Buscemi Montana, giornalista e sindacalista itdo-americano, segre- tario deiia « Italian Socialist Federation D. Collaborò con Stuno nella difesa degli interessi italiani presso le autorità statunitensi.

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-Post Scviptum - Ho riletto il memorandum una seconda volta. Già è troppo lungo e di stile pesante; ma anche l'impostazione dovrebbe cambiarsi e non scendere a proposte dettagliate.

1) Ho paura che i partiti socialisti, i comunisti parimenti d'America che han voce a Washington, possano muoversi dicendo che si tratti di borghesi reazionari che sotto la bandiera della de- mocrazia, del liberalismo vogliano assicurarsi le posizioni del passato.

2) E' possibile si intensifichi antagonismo fra i gruppi lo- cali che guardano Mosca (sia o no sciolta la 3" Int[ernazionale]) e quelli che guardano New York o Londra (dico New York come centro politico non come governo). Gli alleati avranno un daffare a tenere Stalin calmo e senza averne antagonismi nei paesi Cen- tro-Est-Sud Europa.

3 ) Dippiù: l'antipatia fra i gruppi sotterranei o anche non sotterranei che sono nel travaglio della guerra e gli emigrati politici esiste. Domani si teme che. i secondi vorranno avere il monopolio. Ecco altri dubbi.

4) Bombardamenti. Esposto per Washington e Londra. Lo scriva e me lo mandi. Lo firmerò.

SFORZA A STURZO (f. 190 A, C. 354)

31 maggio [l9431

un rigo in fretta in risp[osta] alla sua del 29 perché non dia troppa importanza a quel memoriale. Non deve essere firmato da nessuno, solo comunicato confidenzialmente come una draft, dopo tolti i lamenti personali che non potevo sottoscrivere.

Io non l'ho letto; mi fu detto in sunto; non deve chiedere un comitato ma un organo ricevente delle idee e delle informa- zioni dei singoli capi esuli; ognuno per suo conto. Quindi niente di collettivo.

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Io vedo Welles l quando voglio. Gli altri non vedevano nes- suno e avevan ragione di lagnarsi. Tutto è là.

Credo che quando avrò parlato per essi, qualcosa sarà fatto. Gli errori di ignoranza che portarono a Darlan non possono

ripetersi. Ho ricevuto ora una importante lettera -da Welles sull'atteg-

giamento verso l'Italia. Quando sarà copiata, domani, gliela man- derò per sua informazione.

Temo che il libro di Salvemini sarà nocivo per furore anti- clericale 2.

I1 mio sarà finito a luglio. Che peccato la distanza! Lettere non sostituiscono la conver-

sazione I1 doczlmento è una prova. Un'altra microscopica: lei ini scrive << A Prato non è pih d'ac-

cordo con lei ». Se egli disse ciò, mi ricorda Pulcinella che preso a calci dice << odo rumore ».'Con tristezza dovetti metterlo alla porta per falsità, menzogne, calunnie, intrighi che faceva circo- lare facendo credere che era mio uomo. Io ammetto tutti i di- fetti, salvo la menzogna e la calunnia. Povero diavolo, è una ca- duta morale orribile. Credo colpa principale la sua amante fran- ciosa [sicl - odiatrice fanatica dell'Italia.

Io di lui non parlo mai, ma a lei lontano - unica eccezio- ne - dovevo questa spiegazione.

Di gradino in gradino è sceso fino al tipo più abietto di fi- locomunista (colui che nega esser ciò, ma...).

I1 p:.rtito d'azione fa gran progressi in Italia: molti cattolici ne fan parte; anche di ciò a parte.

Suo.

Summer Welles era il sottosegretario agli esteri del governo Roosevelt. Si riferisce ai volume G. SALVEM~T, G. LA PIANA, What to do with Italy,

Duell Sloan and Pearce, New York, 1943. La traduzione italiana è ora conte- nuta in G. SALVEMINI, OP. cit., pp. 163-394, con il titolo La sorte dell'ltalia. Cfr. anche doc. n. 76, 77 e 78.

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LA PIANA A STURZO ' (f. 189 A, C. 12)

[Cambridge, Mass], 6 giugno 1943

Caro Don Sturzo, la film [&l sarà pronta fra pochi giorni. Salvemini ed io

abbiamo letto l'articolo del Catholic World 2.

E' strano che sulle orme di Binchy, adesso se la pigli con i Cattolici che dilinquivano di amore per il fascismo e Mussolini, ora che Mussolini è finito mentre sino a ieri lo stesso periodico non aveva che parole di ammirazione per il Duce. Più strano ancora che abbia aspettato la pubblicazione del libro di Binchy per accor- gersi che Cattolicismo o meglio Cristianesimo e fascismo erano ai poli opposti, e che non avesse imparato questo fatto così semplice per esempio dalle sue pubblicazioni che antedatano di tanto il li- bro del Binchy. Quello che per me è più significante è che gli ecclesiastici scrittori e redattori di questa fungaia di giornali e periodici clericali di questo paese, si guardano bene di discutere la questione fondamentale che lei ha così chiaramente e coraggiosa- mente esposta in vari modi, e cioè la questione morale e I'obbli- go di astenersi da ogni cooperazione col male.

Nella sua lettera lei esprime il suo dispiacere che Salvemini « scenda più di un gradino nel ricordo che fa di papa Borgia ecc. D. Evidentemente lei non ha avuto l'articolo di Salvemini, ma ha letto qualche accenno ad esso in qualcuno dei giornali cattolici di costì che ha attribuito a Salvemini quelle parole. Quei sublimi pensieri sull'eroismo di papa Borgia appartengono al nuovo segre- tario del partito fascista Scorza, che li sciorinò in un pubblico di- scorso dopo la sua nomina. Salvemini li citava come un docu- mento significante della mentalità fascista in questo momento così tragico della vita italiana. Le sarei grato se volesse verificare la fonte della sua informazione e di rettificarla se possibile.

1 Dattiloscritto. Carta intestata: (( Harvard University. Department of histo- ry. Cambridge, Mass ».

2 Cfr. Q Catholic World D, giugno 1943. 3 La lettera di Stuno manca.

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Nel libro che è già in corso di stampa noi abbiamo formu- lato un atto di accusa contro il Vaticano sulle responsabilità assunte nell'appoggio dato al regime fascista. Che il Papa fosse mosso da ragioni religiose o politiche o economiche importa poco; quel che importa è il fatto e le conseguenze di esso. Ma né Sal- vemini né io abbiamo alcun desiderio di entrare in polemiche religiose; noi restiamo sul piano politico in cui non ci sono dogmi ma solo, come lei insiste giustamente, limiti imposti dalla morale. I n fine quel che noi proponiamo per l'Italia di domani è il rico- noscimento della situazione giuridica internazionale di Città del Vaticano in base al Trattato Laterano incluso l'articolo 24. Per il resto noi proponiamo una vera separazione di Stato e Chiesa che garantisca alla Chiesa il diritto di godere di tutte le libertà comuni, senza interventi di Stato nei suoi affari interni e nella sua organizzazione, ma nello stesso tempo senza privilegi speciali. Se- parazione amichevole con il riconoscimento perfino della persona- lità giuridica degli ordini religiosi come corporazioni legali; noi proponiamo perfino la restituzione alla Chiesa del capitale del Fondo Culto di modo che lo Stato si lavi le mani da ogni inge- renza finanziaria nelle istituzioni ecclesiastiche. Vera libertà per tutti.

Tanti saluti da Salvemini. Cordialmente;

STURZO A LA PIANA l ( f . 1 8 9 A , c . 1 3 ) *

[Jacksonville l, l 3 giugno 1943

Caro Professore,

la colpa è mia: attribuii a Salvemini quel ch'egli riportava di Scorza. Ma perché non mettervi le virgolette? Siamo così abi- tuati a segnalare le frasi altrui (specialmente di questo tipo).con

l Carta intestata: « St. Vincent's I-Iospital. Barrs and St. Johns Avenue. Jacksonville, Florida n. In alto a destra i'indirizzo del destinatario: u Prof, Giorgio La Piana. Harvard University. Cambridge, Mass n.

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virgolette, che l'impressione prima fu che quelle fossero frasi pun- genti di Salvemini per segnalare il comubio innaturale di fasci- smo-Chiesa. Comunque, avendo letto su The Nation, non è il caso d'incolparne altri che me l. Ed è perciò che chiedo scusa a Sal- vemini e anche a Lei.

Debbo aggiungere che il Catholic World pubblicò nel 1937 un mio articolo contro lo Stato corporativo 2 . P[hilipl Gibbs dice che egli pubblicò vari editoriali contro il fascismo per cui ci ebbe delle seccature. Gli ho chiesto di mandarmene qualcuno di tali . editoriali . . ma fin oggi non mi ha risposto.

Prendo nota di quel che proponete a proposito dei rapporti fra Chiesa e Stato in Italia e attendo il libro con vivo interesse.

Ho visto che b r s O'Keefe nella sua ultima New Letter dis- sente da me circa il Concordato? (Mrs R. O'Keefe è cattolica di Lym, Mass.).

Anche Fr. Morlion O.P. (C.I.P.) "propende per l a separa- zione in Italia. Certo il punto delicato sarebbe quello di ottenere una « separazione amichevole n.

Gradisca i più cordiali saluti estesi a Salvemini 4.

1 Si riferisce ali'articolo di Salvemini apparso su « The Nathn » del '29 maggio 1943.

Probabilmente Sturzo si riferisce ad una lettera di rettifica indirizzata al direttore del « Catholic Herald » e pubblicata 1'11 marzo 1938. Un altro articolo contro lo Stato corporativo era stato pubblicato da Sturzo sullo stesso giornale il 23 giugno 1934.

I1 domenicano padre Felix Morlion del « Center of Information Pro Deo », diretto da A.M. Brady.

4 Accanto d'intestazione Sturzo annotò schematicamente il contenuto di una sua seconda lettera a Ls Pi~na : « 23.VI.[1944]. Domando copia capitolo su Strato] e Ch[iesa]. Parere su l'affare ». I1 capitolo su Stato e Chiesa riguardava il volume di SALVEMINI-LA PIANA, cit.; cfr. lettera seguente.

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LA PIANA A STURZO l (f. 189 A, C. 14)

Cambridge, Mass, June 29, 1943

Caro don Stuno,

le spedisco accluse le pagine di musica di cui è stata fatta la film [sicl . Questa gliela spedisco a parte in un pacchetto assi- curato. Ci fu un po' di ritardo perché il laboratorio fa molto la- voro per servizi di guerra e questi hanno la precedenza.

, Tanto Salvemini che io siamo più che volenterosi di mandarle copia del nostro libro ', o almeno dei capitoli concernenti il Vati- cano; però il manoscritto completo è ancora alla stamperia per- ché non finito ancora di comporre. La copia che abbiamo qui è difettosa, incompleta e difficile a leggere. Però Salvemini scriverà oggi stesso alla Publishing House pregandoli di mandare a lei una copia delle prove di stampa via via che saranno pronte. Spero che le arrivino a tempo.

Ho letto il numero di CIP ~ o r u m spedito da Morlion a Sal- vernini. Lo sketch dello storico background non mi pare molto soddisfacente e molto persuasivo; ma l'intenzione è buona. Le linee generali per l'opera di ricostruzione democratica in Italia, come sono tracciate nei paragrafi primo e secondo, sono in ge- nerale molto simili alle nostre. Ma vi sono parecchie e serie obbiezioni alla proposta del paragrafo terzo concernente « the supervision » da potenze straniere, cioè praticamente l'America e I'InglGIteira. C01 vento che ha spirato e continua a spirare a Lon- dra e a Washington c'è da aspettarsi poco di buono. Farebbe comodo al Vaticano che cerca naturalmente di sfuggire alle respon- sabilità di fatto incorse nelle sue relazioni col fascismo, ma sa- rebbe un elemento di coercizione che invece di risolvere moltipli- cherebbe le difficoltà.

1 Dattiloscritto. Carta intestata: « Harvard University. Department of History. Cambridge, Mass P.

* Si tratta di What to do with Italy, cit.

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E' altra cosa che il nuovo regime italiano assuma precisi im- pegni di mantenere le forme democratiche in accordo con il pro- gramma generale di una nuova organizzazione internazionale o su- per-nazionale da costituire.

Naturalmente il paragrafo su Chiesa e Stato richiederebbe molte spiegazioni e chiarifiche. Indipendenza dei due poteri va bene, va anche bene rispetto all'indipendenza di Città Vatica- na, ma niente coordinazione o cooperazione sia legale sia di fatto. I1 sistema di separazione assoluta non lascia posto che per una cooperazione diciamo così ideale, se la Chiesa si limita al suo com- pito religioso-sociale e non sconfina nella politica. Ad ogni modo sono sicuro che con lei e con Morlion ci si può intendere sino ad un certo punto; ma ho paura che voi due siate considerati come mezzoeretici dalla-gerarchia americana e da molti nel Vaticano.

Gradisca tanti saluti da mia sorella e da me. Se posso esserle utile in qualche cosa mi scriva senza esitazioni. Mi fa tanto piacere di poterle rendere qualche servizio.

Suo aff .mo l.

LA PIANA A STURZO ' (f. 189 A, C. 16)

[Cambridge, Mass. l , July 5, 1943

Caro D[on] Sturzo,

spero che avrà già ricevuto le bozze del libro, poiché l'editore ci ha informato di averle spedite. L'avverto però che l'ultimo ca- pitolo, Church and State in post-war Italy è stato quasi com- pletamente rifatto sulle bozze. Lo avevo scritto in gran fretta

1 Sullo stesso foglio, in alto, si legge uno schema di risposta di Sturzo: « l.V11.[1943]. Ringr[azio]. Domando il costo della spesa. RingrIazio] lei e Salvemini. Saluti aUa sorella. E' chiaro che i nostri punti di vista sui rapporti (o i non rapporti ... il che sarebbe irreale) fra Stato e Vaticano non coincidono. Occorre buona volontà reciproca per evitare un conflitto veramente dannoso ».

2 Dattiloscritto. Carta intestata: « Harvard University. Department of Hi- story. Cambridge, Mass D. Risposta alla lettera di Sturzo del lo luglio 1943 (cfr. nota precedente).

Si tratta del settimo capitoJo di What to do with Italy, cit.

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poiché bisognava consegnare il manoscritto in data fissa. Rileg- gendolo neoe bozze mi-parve così poco soddisfacente da doverlo massacrare e riappicicarlo alla meglio. Non mi soddisfa piena- mente neppure adesso; il soggetto come lei sa è troppo vasto e difficile a trattarsi in breve ed in un libro per un pubblico non al corrente di tali faccende.

Sostanzialmente il mio punto di vista non è cambiato ed è ora intieramente condiviso da Salvernini « il terribile anti-cleri- cale » della stampa cattolica di America.

So che lei vorrebbe mantenere il Concordato; so anche che ciò avrebbe dei vantaggi indiscutibili per lo Stato, che così po- trebbe esercitare ancora il diritto almeno di sorveglianza sulle isti- tuzioni ecclesiastiche; ma io credo che sia passato il tempo delle mezze misure e che l'Italia debba finalmente.fare la prova di un governo veramente democratico nel senso moderno e non in quello di Aristotele.

Ha ricevuto la musica e la film h 1 ? Con tanti saluti anche da mia sorella.

CTURZO A LA PIAhYA ' (f. 189 h, C. i 6 j

[ Jacksonville l, 13 luglio 1 1943 l

1 ) Rettifico data dich[iarazione] sulla coll[ aboraziolne con i socialisti (nel 1924, sett[embre] non nel 1922) '.

2) Banco Roma: niente cattioiijco - niente denaro San- ta Sede - non salvato ma passato allo Stato '.

' Ampio schema di lettera, scritto sullo stesso foglio deila lettera di La Piana del 5 luglio 1943 (doc. n. 77), alla quale risponde. . Con questa lettera Stuno vuol rettificare alcuni punti del volume di Salvemini e La Piana inviatogli in visione dagli autori, ancora in bozze (cfr. doc. n. 76).

a NeUa redazione definitiva il brano risulta corretto nel senso indicato da Stum (cfr. SALVEMINI -LA PIANA, OP. cit., ed. it., p. 239).

Probabilmente il brano non subì modifiche. La redazione detinitiva suona così: u I1 Banco di Roma, che era controllato dai cattolici, e a cui i cattolici

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3) Circolare Gasparri circa i preti nell'ottobre 1922 - niente dannosi effetti - il partito resistette: elez[ioni] 1924 su- però i socialisti '.

4 ) Nou[uelle] R[euzre] Théol[ogique]. Souverain. Ge- suiti - « a proposito non credo che interessi troppo a insistere suila mia tesi per poter dimostrare che il Vaticano cooperò col male '. Può darsi che ciò non obblighi a contraddirsi in qualche '

punto, con l'effetto che voi direte che io fo della casuistica e il clero am[erica]no dirà che io non so o non voglio difendere la memoria di Pio XI. Dove attacca: 'We may be allowed', lasciate don Sturzo per strada e non occupatevi più di lui: non credo che esigo molto »

13-VTI-Post Scriptum. 1) mia tesi non condivisa da parecchi ... essa riguarda la

collaborazione ad un'attività politica comune. In ogni caso po- tranno dirvi che io non sono un teologo moralista (nonostCante1 la mia laurea) perché non ho scritto una teologia morale ad asum scholarum. Secondo me occorre cambiare la prospettiva e non fare di Sturzo un anti-papa o meglio un dottore in morale che dà dei punti al Papa; il che suona un po' ridicolo. In ogni caso: doctor ille, doctor ego: è il sistema scolastico.

italiani, i prelati del Vaticano e la Santa Sede avevano affidato i loro .capitali, si trovava sull'orlo del fallimento. Mussolini si impegnò a salvare quella banca facendo intervenire lo Stato » (idem, p. 239).

1 Si riferisce alla circolare Gasparri dei 2 ottobre 1922 che invitò il dero ad assumere posizione neutrale nei conflitti politici italiani. Neli'edizione defi- nitiva Salvemini e La Piana hanno scritto: « U n ordine simile, dato in quel momento, non poté essere intetpretato altro che come una sconfessione del partito popolare da parte della Chiesa » (idem, p. 239).

Salvemini e La P,iana citarono nel loro volume l'articolo di Sturzo, Politique et theologie morale, in Nouvelle Revue Théologique », settembre-ottobre 1938, e precisamente il seguente brano: «uno dei doveri più assoiuti della morale cristiana è quello di evitare la coiiaborazione col male » (idem, p. 247).

Salvemini e La Piana condannavano la politica vaticana di intesa con il fascismo e nazismo awalendosi di scritti di Sturzo. Essi concludevano: Né lo storico né il moralista possono assolvere il Vaticano dalla sua responsabilità per questo tragico episodio della storia d'Italia e del mondo. Le condanne teoriche, come ci dice don Sturzo, non sono sufficienti quando l'autorità che condanna collabora, al tempo stesso, e costringe altri a collaborare con il male che ha con- dannato » (idem, p. 250). Nonostante i'invito di Sturzo i brani in questione non vennero eliminati.

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2 ) Graves de Communi: non si occupa della democrazia (regime di Stato) l . Leone con quell'enciclica volle svuotare di ogni valore politico e rivoluzionario il movimento fra i cattolici detto DemCocrazial Crist [iana] e che allora preoccupava i rea- zionari d'Italia (contro Murri) e di Francia (contro Sangnier). Così obbligò tale movimento a sottoporsi ai vescovi e quindi perdere il suo carattere nazionale e autonomo. La democrazia (regime) non ci ha che vedere.

3) Lei mi scrisse che io voglio mantenere il Concordato. Se lei guarda bene i miei scritti (Rleview] of Pol[itics] e Floreign] A[ffaires]) troverà tanto da « qualificare » una tale asserzione. Io sono contrario ad una lotta politica pro o contro il Concordato; io sono contrario ad una denunzia unilaterale del Con- cordato il che sarebbe rottura non separazione; io sono contrario a privare le chiese d'Italia dei loro emolumenti e rendite che loro spettano di diritto anche se la forma legale fu quella di una gra- ziosa concessione.

1) PTartito] Plopolare] Itlaliano] - non di contadini. Lett [era] P[eoplel and F [ reedom 1' (Salv[ ernini l ) e New Leader Studenti, ferrovieri (sciopero gennraiol '20) 3 . Ne scrissi una lettera di critica.

2 j Aiii are 1. ebrei - Pio XI - Civiltà Lutti oli jca - Mo- vimenti ii'beri nelia Chiesa - Non approvo la Civiiltàl Catrto- lical - Nemmeno Messineo sulla colonizzazione '.

« Io conoscendo Pio X I personalmente non credo che egli abbia usato due metodi: mostrarsi completamente ostile alle leggi razziali e farne scrivere art[icoli] di compiacenza alla Civ[iltà C~f tn ! i rn »-

l Idern, pp. 282-83. Nel testo definitivo si legge: «L'elettorato del partito popolare fu nume-

roso fin dali'inizio perché esso aveva ottenuto un seguito compatto fra le dassi rurali, specialmente neli'Italia settentrionale. I popolari si organizzarono subito tutti in leghe "bianche" di lavoratori, che, sebbene meno numerose di queile "rosse", ebbero una forza considerevole. I1 partito inoltre attirò molti elementi fra le classi medie e fra i professionisti » (idem, p. 303).

Sullo sciopero ferroviario del gennaio 1920, cfr. DE ROSA, 11, pp. 90-91. Cfr. SALVEMINI - LA PIANA, OP. cit., pp. 244-46. Cfr. A. MESSINEO, Giustizia ed espansione coloniale, Roma 1937.

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LA PIANA A STURZO ' (f. 189 A, C. 17)

Cambridge, Mass., july 17, 1943

Caro don Sturzo, le sono proprio gratissimo per avere richiamato la mia at-

tenzione sull'errore a galley 31. Tutto quel paragrafo « But at that very moment.. . » non so come, era spostato; doveva andare più sotto, dopo l'accenno alla crisi Matteotti '. Al suo posto c'era un breve accenno alla circolare della Segreteria di Stato del Vaticano ai vescovi che, comunque fosse formulata, in quel momento suonava come un ripudio del partito popolare da parte delle autorità ecclesiastiche. Non so se si farà a tempo a rettificare l'errore nel testo; nel caso che sia troppo tardi si farà la corre- zione in fine del libro.

Le risponderò fra qualche giorno su gli altri punti. Da che è cominciata l'invasione della Sicilia io e mia sorella siamo stati abbattutissimi e in lutto. Non mi dà l'animo di leggere i giornali con tutto il boasting sul bombardamento che sta riducendo in polvere o ha già ridotto in polvere, la nostra bella cara e sfortu- nata isola. E quello che awerrà al resto d'Italia?

Non so; forse il dolore ci rende qualche volta irragionevoli: ma perdonerei molto al Vaticano se quel mediocre diplomatico che si chiama Pio XII avesse risposto al messaggio di Roosevelt che gli garantiva il rispetto ai possedimenti del Vaticano, con un breve messaggio ispirato al « Misereor super turbam ». Forse Pio XI dopo i fatali errori commessi l'avrebbe fatto.

Ci dispiacerebbe molto, tanto a Salvemini che a me, se l'uso che abbiamo fatto delle sue pubblicazioni dovesse imbarazzarla un po'. Ma non credo che ciò avverrà. Qualche scagnozzo potrà prendere l'occasione per malignare; ma lei ci è abituato a questo

Dattiloscritto. Carta intestata: ~ H a r v a r d University. Department of History. Cambridge, Mass D.

Cfr. SALVEMINI -LA PIANA, OP. cit., pp. 239-40. Gli alleati sbarcarono in Sicilia il 10 luglio 1943.

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e dopo tutto la verità è la verità. C m e lei sa Salvemini ed io abbiamo per lei non solo un grandissimo rispetto ma anche un forte affetto. Se fossimo in tempo cercherei di attenuare nel testo qualche passo ma oramai è troppo tardi; la tiratura è in progresso e il libro sarà fuori prima della fine del mese.

Ad ogni modo le riscriverò su questo e su gli altri punti dopo avere consultato Salvemini che non vedo da tre. giorni.

La prego di indirizzare le sue lettere a 3, Berkeley St.; perché quelle indirizzate a Harvard University vanno al mio uf- ficio e durante l'estate talvolta non ci vado per dei giorni.

Affettuosamente mi creda suo l.

MESSINA E MR LLOYD C. GRISCOUR (f. 206 A, C. 55)

Jacksonville, july 26, 1943

To the Editors. I feel myself, as Sicilian by birth and Italian by nationality,

obliged tu thank heartly Mr Lloyd C. Griscour for his proposa! that if Messina wiIl be leveled by the ravages of war, he is ready to start over again the job o£ rebuilding it, as he did when as American Ambassador in Rome, he gave al1 his help for imme- diate relief and for reconstruction of that city ruined by the well- known earthquake of December 1908.

Messina has been and is yet the target of air raids, and wili be ti11 the best moment of the Axis resistance in Sicily. The bombs of June 13, 1943, caused (as we have told by the radio) the destruction of the Cathedral of Messina, the finest of the pure siculo-norman churches in the world. It was rebuilt piece

l In alto a destra si legge uno schema di risposta di Stuno: « 21.VII.[1943]. Ieri spedito tutto air m[ail]. Cesso dal continuare i rilievi. Pagine che mi [illeg.] Salvemini P.

Carta intestata: u St. Vincentls'Hospital. Jacksonville, Florida ». In alto a destra Stum annotò: « Urgent 9.

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on its primitive pattern, and was finished just few years ago after twenty five years of hard and intelligent work.

Probably part of the city is yet in ruin, being Messina on the beaches and near the ferry leading to San Giovanni and Reggio Calabria. Lloyd C. Griscour's word is hopeful for our future, and this for another reason:

We see now that Sicilian people is fu11 of confidence with alhed Army; the resistance on the fields is natura1 given the presence of three of the German Divisions and debatments; but in the towns allied columns are welcomed with cheering and joy.

When I have read (C.R. Conningham, U.P. from Palermo July 22) that « weeping with joy and cheering the people of this sicilian capita1 welcomed American troops today, with a wild barrage of flowers and fruits » I myself was weeping too.

I t was for them the day of liberation from a tyranny which lasted for twenty years and nine months (october 28, 1922; july 22, 1943).

Though the cost of lives and-ruins of cities and villages of Sicily is a very sorry for us and for all my fellow citizens, we hope that Sicily will be the first and the best test for Americans and Britains to apply the four freedoms in a not yet « enemy » but liberated Island l .

SPRIGGE A STURZO ' (f . 206 A, C. 59)

New York, july 26, 1943

Cecil Sprigge formerly correspondent of the Manchester Guardian and London Times asks that we put the following questions to you as we are anxious to give our subscribers throughout the world your replies to them stop Cecil Sprigge

l Fumato: « Luigi Sturzo - Sicilian D. 2 Telegramma. Carta intestata: « Posta1 telegraph-Cable Company. Press

Telegram P.

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is now with Reuters and we shall estime it a favour if you can find time this morning to answer press rate collect to Reuters British news agency New York stop These are Mr Sprigge's que- stions stop First stop In your view what further changes are needed for Italy to acquire a legitimate Government query Second stop Has the catholic popular party of which you are the founder and acknowledged leader preserved underground exi- stence in Italy and can it communicate with you query Third stop Have christian trade unions remained in being under the surface and can they now play their part query Fourth stop As exrnayor Caltagirone have you news from this sicilian town un- der allied occupation query did the sicilian welcome to the allies surprise you query.

Imeson news editor Reuters New York.

STURZO ALLA REUTERS l (f. 206 A, C. 58)

[ Jacksonville] , 27 luglio [ 1943 l

Imeson News Editor Reuters New York. First - Badoglio Government is transitory and expedient

.solution able, as I hope, to maintain order, oust fascist structure and disentangle Italy from Axis. But a legitimate Italian Govern- ment will be only when a constituent Assembly legally callid will establish the future regime of the people and by the peeple.

Second - Popular party, as all the other parties in Italy, pre- served neither forma1 or underground existence. The underground movements are not linked with the past, though the feeling ideals and even individuals are the same. Chistian democratic

1 Telegramma di risposta al telegramma di Sprigge (doc. n. 81). Carta inte- stata: « St. Vincent's Hospital. Jacksonviiie, Florida ». In alto a destra annota- zio-ie di Stuno: « Call Posta1 telegraph coilect ». Le risposte di Sturzo vennero pub\licate su « Catholic Worker » del settembre 1943, sotto il titolo: 'Sturzo on ~ a d o ~ l i o .

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faith and idea1 of the popular party never ceased. My contacts have been with 'some friends not with any organisation. My im- pression is that christian democrats will assume a lot of respon- sibility for new Italy.

Third - Christian Trade Unions Confederations, though dissolved will play again a strong part in labour organization and improvement .

Fourth - I am anxious to have news from my beIoved Caltagirone. I have read with tears the news given by Ross Munro' that my town was reduced like East End. I send to my fellow-citizens my deep though's and hearty best wishes.

Fifth - I foresaw the sicilian welcome to allied troops in my article published by Foreign Affairs last Apri1 2. I was sure of that. Palermo with the barrage of flowers and fruits and with cheerings to her liberators, as other towns cities and villages, are the symbol of the sicilian soul ardently wishing liberty and peace.

SALVEMINI A STURZO" (f. 191 A, C. 36)

[Cambridge, Mass.], 11 settembre 1943

Carissimo Don Sturzo, ella non ha bisogno dei miei consigli e non me li ha doman-

dati. E io non so se faccio bene ad offrirglieli non richiesti. Spero solamente che ella vedrà in questa mia iniziativa un atto di af- fetto e di rispetto verso di lei e non un segno di presunzione.

l Corrispondente di guerra statunitense. 2 Neii'articolo L'Italia dopo Mussolini, apparso su « Foreign Affairs » aprile

1943, Sturzo scriveva: « Molti "americani" (come l& sogliono esser chiamati) fecero ritorno in Sicilia e vi comperarono case e poderi con i dollari portati indietro: in certi villaggi ci sono addirittura deiie strade nuove chiamate "quar- tiere americano". La bandiera stellata è stata conosciuta e amata come bandiera amica ». L'articolo è stato ripubblicato in B.N.Y., pp. 108-119.

Carta intestata: « Gaetano Salvemini. Leverett House. Harvard University. Cambridge Mass D.

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Non mi meraviglierei se ella ora fosse invitato dal re, da Badogiio, da Churchill e da Roosevelt a tornare in Sicilia e ma- gari a diventare ministro del re. E non mi meraviglierei se ella fosse « consigliato » da monsignor Cicognani ad accettare. Scom- metterei che lei risponderebbe « no ». Ma se qualche esitazione dovesse nascere nel suo spirito prima di rispondere « no » io vorrei che questa lettera l'aiutasse a superare ogni difficoltà nel rispondere « no D.

Lasciamo pure il passato. Ma sta il fatto che il re e Bado- glio hanno commesso un atto repugnante di tradimento col vio- lare il trattato del maggio 1939 che vietava loro esplicitamente l'armistizio separato. Di quel trattato il re era responsabile non meno di Mussolini. Badoglio era il capo delle forze armate e vi consentì. Se il re e Badoglio avessero detto: « Noi non possiamo continuare più nella guerra e mantenere fede all'impegno da noi assunto, perciò io abdico e io mi dimetto, e lasciamo ad altri, che non hanno i nostri doveri morali da compiere un atto dive- nuto inevitabile ma che a noi è interdetto dall'onore » - essi avrebbero operato da uomini onesti più di quanto disgraziati. E dovevano rimanere in Roma facendosi fare prigionieri dai tede- schi, mentre milioni di italiani soffrono per colpa loro. Invece rompono lede al trattato e scappano. Questo è agire da mascal- zoni sprowisri finanche di quel minimo di decoro che non manca neanche ai gangsters di Chicago. Cooperare con quella gente là sotto qualunque forma, è disonorarsi insieme con loro e mettersi nella impossibilità morale di servire il paese in avvenire.

Questa tragedia finirà forse prima che noi aspettiamo. Al- lora il re e gli altri suoi tirapiedi saranno spazzati via dal popolo it&lnn se q ~ e s t n h2 c~nser~.~gte senso U'mere. Allora avranno il diritto di parlare solo coloro che avranno conservato intatta la loro figura morale. Chi si sarà disonorato in questi giorni coope- rando col re, con Badoglio, con Churchill, con Roosevelt, cadrà nel fango insieme a loro.

Chi dice oggi « no » non solo salva la sua anima ma riserva mtatti i diritti del popolo italiano. Chi dice « sì ». non solo ci disonora ma ci obbliga a dire al popolo italiano nel giorno della resa dei conti che il re e Badoglio fecero bene a disonorarsi tra- dendo il loro alleato. I1 popolo italiano può sciogliere le sue

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responsabilità da quelle del re e di Badoglio, solamente se li scon- fessa e li spazza via appena potrà. Se non farà questo sarà un popolo moralmente finito. Nessuno di noi potrà dire quel che dicemmo per i fatti del 1914 e 1915. Per quei fatti potevamo in piena coscienza affermare che l'Italia agì in pieno diritto, di- chiarando prima la neutralità e poi la guerra. Oggi nessun uomo onesto potrebbe dire lo stesso per quanto è awenuto nel settem- bre 1943 l . Oggi un fatto è chiaro: se il popolo italiano appena potrà non spazzerà via i responsabili di quanto è awenuto, esso si disonorerà per sempre. Ogni galantuomo deve ripetere giorno e notte questa antifona finché quella vergogna non sia stata lavata.

Tutto questo - ripeto - è indipendente da quanto è awe- nuto in Italia prima del 25 luglio 1943. Quello sarebbe bastato a demolire non una ma dieci monarchie. Ma la vergogna di questi giorni supera ogni altra considerazione. Non è la goccia che fa traboccare il vaso. E' la valanga di disprezzo che avvolge tutto.

Aff.

SFORZA A STURZO (f. 190 A, C. 379)

N[ew] Y[ork], 18 settembre 1943

Caro Sturzo, ho taciuto a lungo perché pensavo venir per un giorno da

lei! Purtroppo è impossibile, ormai. Son preso qui giorno e notte. Ma, se - come credo e spero e come è dover mio - parto, ciò mi dorrà molto quando sarò partito. Per fortuna è raro in politica che due uomini sian tanto d'accordo sull'essenziale e il permanente quanto noi due. Se gli ultimi nostri anni potranno consacrarsi al risorgimento materiale e morale del171talia, la vita nostra avrà avuto uno scopo fino alla fine.

Legga il mio articolo in Foreign Affairs uscito ieri. Vuol essere più che un piano di politica estera italiana; vorrebbe essere un suggerimento pratico di ricostituzione europea.

1 Erroneamente Salvemini scrive 1934. Abbiamo corretto.

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Lo stesso articolo diverrà a giorni un opuscolo in francese (con molti maggiori dettagli storici e psicologici) alle Editions de lJArbre. Se lo faccia mandare da quella brava gente.

Dall'Italia sono chiamato dalle parti più opposte l . Circa Badoglio e il re il suo pensiero e il mio sono assolutamente iden- tici: ma io non vado per tentare di rovesciare nessuno; sono dei cadaveri; possiamo aspettare. Non vedo perché uomini senza nes- suna responsabilità con un passato di delitti e di menzogne dovreb- bero prendere il posto dei miserabili che debbon essi far la pace. Se vi son degli elementi inglesi badoglisti si posson tranquilliz- zare; non farò niente per torre a costui il disonore di far la pace. Naturalmente gli imprevisti posson cambiar la situazione. Ci può essere un altro 25 luglio. E gli spiriti debbono essere più preparati di allora.

Se potrò, se non parto al più presto, le scriverò di nuovo. Ora le scrivo in gran fretta ma per essere sicuro di quanto segue:

a) ha lei persone care, se mi fermo in Sicilia (ciò che non credo, la Sicilia essendo troppo ristretta per Badoglio, il re e me) cui potrei portar suoi messaggi scritti o verbali?

b) non le pare sarebbe bene lei mandi subito qualche rigo per alcuni fra i suoi più fedeli e più attivi amici? Tu intendi me ch'io non ragiono D.

C) Last but not least. Posso esprimer qui la speranza che alla prima favorevole occasione lei riceva non solo un'autorizza- zione ma qualche facilitazione di rimpatrio, in un più o meno prossimo awenire?

Mi risponda subito - e non dimentichi mai che i miei voti pih ferviciì sono con lei, caro amico.

Suo aff.mo.

[P.S.] Che meschino pasticcio il libro di Salvemini! E che mancanza di tatto e di tempo politico nel cercare di far di lei un « contr'altare » '! Peccato ...

1 Sforza era in procinto di partire per l'Italia. Atrivt a Brindisi neli'ottobte 1943. Sui motivi del ritorno di Sforza in Italia cfr. doc. n. 91.

Cfr. note 2 e 3, p. 139.

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STURZO A SFORZA l (f . 190 A, C. 380)

b

[ Jacksonville l, 21 settembre 1943

Caro Sforza,

per tre diverse lettere di amici, due americani e uno irlan- dese, avevo capito che lei era già per andar via. Uno dei t r8mi domandò in gran fretta e per un alto personaggio (che io conosco bene ma non personalmente) informazioni sui sentimenti di Sforza verso la Chiesa. Un altro mi ha scritto che io sono l'uomo di confidenza del Vaticano per trattare con Sforza. I1 che è doppia- mente inesatto e pel Vaticano e per me.

Non sapendo né che, né per quale fine immediato lei sia chiamato in Italia, non so formarmi un'esatta idea della sua mis- sione. Certo lei potrà polarizzare varie correnti, e ciò sarà un gran bene: potrà esser anche accusato come agente alleato. Questo glielo scrivo non- per dissuaderlo o scoraggiarlo; io che conosco la sua sdegnosa alterezza in materia, non ho nulla a ridire.

Per la sua andata spero che Roma sia ripresa e che il go- verno del re ritorni alla capitale e che I'AMG consenta che i cittadini italiani discutano i loro problemi politici.

Per quanto riguarda la mia persona, data la mia qualità di ,leader di un 'partito già disciolto, io non intendo ritornare in Italia (se la salute me lo consente) che solo:

1) su richiesta dei miei amici dopo. aver scambiato con loro idee sull'awenire politico d'Italia;

2) e quando I'AMG consentirà la libertà politica, limi- tata solo da' esigenze di guerra.

Questa è stata la mia risposta a due richieste fattemi da amici di Washington, uno dei quali mi scrisse di avere fatto rapporto a chi di ragione.

- 1 In alto, annotazione di Sturzo: « A Sforza. Personale. Minuta D. 2 Aiiied Military Government.

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Le accludo una lettera per De Gasperi l (Roma - Libreria vaticana).

Non le do nulla per mia sorella. Finché non avrò notizie da lei stessa il mio tormento non cessa. Ho paura di avere noizie da altri. Non ne ho chieste, non ne chiedo. Mi affido a Dio 2.

Dimenticavo una cosa importante: andare dipende anche dalle condizioni della mia salute.

Le mando alcuni articoli miei da dare a De Gasperi (che legge l'inglese) o a Ruffo della Scaletta (idem) perché essi cono- scano il mio pensiero e comprendano la mia posizione nella poli- tica italiana e internazionale. Leggerò l'articolo su Foreign Affairs e le scriverò.

Con i più vivi auguri ed immutata stima mi creda cordial- mente.

STURZO A DE GASPERI (f. 190 A, C. 380)

[ Jacksonville] , 21 settembre 1943

Mio caro De Gasperi, in questi terribili giorni il &o pensiero e affetto è con voi

tutti che soffrite, vittime di tanti mali, errori e debolezze. Quando il conte Sforza ti porterà la presente 4, sarete di già

liberi dalla prova nazi-fascista di dopo l'armistizio. Egli ti dirà di me e delle mie speranze e dei miei propositi. Egli ti porterà, se gli sarà stato possibile, vari miei scritti sì da comprendere il mio attuale orientamento. Se non sarà né necessaria né utile la

l Cfr. doc. n. 86. 2 Notizie rassicuranti sylla sorella Nelina, furono date a Sturzo da Matta-

re&, con ?.a lette- del 23 settembre 1943, ricevuta il 19 novembre. (cfr. doc. n. 88).

a Scritta sul secondo foglio della lettera di Sturzo a Sforza del 21 settembre 1943 (doc. n. 85).

4 La lettera giunse a De Gasperi, tramite Sforza, a cui Sturzo l'aveva affidata, solo nel giugno 1944, dopo la liberazione di Roma (h. doc. n. 159).

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mia presenza in Italia io resterò qua: le mie condizioni di salute non sono buone. Ma se anche il mio ultimo respiro in Italia potrà giovare alla causa io lo darò con tutto il cuore.

Tu e gli amici comprendete più di quel che non dico. Col conte Sforza mi sono trovato assai spesso d'accordo

durante questi diciannove anni d'esilio. S'intende che ciascuno parte dalle sue premesse e arriva alle sue finalità. Ma ci sono quei punti fermi nell'interesse dell'Italia e del mondo: libertà, indipendenza, democrazia, rispetto religioso, movimenti sociali, ricostruzione internazionale pei quali molto si può fare insieme.

Credimi cordialmente.

STURZO A SALVEMINI l (f. 191 A, C. 35)

[ Jacksonville] , 22 settembre 1943

Caro Professore, scusi se rispondo con un certo ritardo alla sua gradita lettera

dell'll settrembre]. Ho dovuto scrivere d'urgenza vari articoli, fra cui un altro per Il Mondo che fa seguito a quello del 2 agosto (Badoglio, Hitler e gli alleati) '. Certo sarebbe meglio pubblicarli in riviste am[erica]ne. Ma chi prende tali articoli? L'anno scorso ne inviai uno profetico alla Nation e me lo rimandò; e poi me lo prese The New Leader. Posso scrivere per riviste di cui non sono sicuro se l'accettano? Se [a] lei interessa The Nation per essere più cortesi, io scriverò anche per loro.

La prego di leggere l'articolo sul Regime d'Italia nell'Ame- rica del 28 agosto e 4 settembre. Naturalmente han messo un

1 In alto, annotazione di Sturzo: « Prof. Salvemini ». Risposta alla lettera di Salvemini dell'll settembre 1943 (doc. n. 83).

2 Cfr. L. STURZO, Badoglio, Hitler e gli alleati (al 2 agosto 1943), in « I1 Mondo », agosto 1943 e Badoglio, gli alleati e Hitler, in « I1 Mondo », settembre 1943. Ambedue ripubblicati in B.N.Y., pp. 132-44.

Cfr. L. STURZO, Principles of jreedom on trial by the shores of the Baltic, in « America », 28 agosto e 4 settembre 1943.

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titolo che non è il mio. Ma questo sistema americano credo che avrà urtato anche a lei.

La sua ipotesi non è realizzabile nei miei riguardi. Già lo poteva arguire da tutto quel che ho scritto dal 25 luglio ad oggi

- e dalle mie dichiarazioni al NEew] YEork] Times (11 sett.)', se lei ebbe quell'unica edizione dove furono riportate. In quelle del Sud non ci era un rigo. Ciò è uno dei regali della stampa secolare americana, cosa che non mi capitò mai in Inghilterra. Pensi che del mio libro The true life non c'é stato (dopo cinque mesi) neppure un rigo. L'ipotesi sua è anche campata in aria per quel che riguarda gli attori in Italia: re, Badoglio, Vaticano. Lei s'im- magina un Vaticano inesistente: si vede che lei mai è stato in contatto con gli abitanti di là della porta di bronzo. Questo è chia- ro anche nel suo libro, dove lei presta a quei monsignori, cardi- nali e papi dei modi di ragionare che non sono loro in uso.

Comunque niente è accaduto e niente accadrà a mio ripar- do, né oggettivamente né soggettivamente. Se 'il mio pensiero e il mic cuore non fosse costante nell'inferno scatenato in Italia, io starei benissimo a Jacksonville. La mia impressione è che Hitler farà in Italia la sua campagna invernale. Se è vero che Stalin non vuole l'invasione alleata nei Bakani, che sono suo feudo, l'Italia avrà una guerra tremenda 3.

P.S. Posso dirle che io, nelle circostanze di oggi, avrei evitato l'attacco a Einaudi e Croce? C'era tempo se veramente era ne-

l << Il popolo italiano _ affermò Sturzo nella sua intervista al, "Nea York T i e s " - sotto la tirannia fascista ha dovuto subire bombardamenti alleati spesso niente affatto necessari; ora dovrà subire le conseguenze degli errori di Badugliu t: avere esperienza cieila furie dei tedeschi e dei fascisti sui suoio ita- liano ». L'intervista era stata concessa al giornalista G.R. Brunst. E' stata ripub blicata in B.N.Y., pp. 14142, nota.

L. STURZO, The true life. A rociology of supernatural, Washington 1943. Esistono due edizioni italiane con il titolo La vera vita. SocioEogia del sopranna- turale, la prima delle Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1946 e l'altra di Zanichelli, Bologna, nel quadro dell'opera omnia sturziana.

La necessità di un attacco alleato nei Balcani, per attenuare la pressione tedesca sull'Italia, venne più volte fatta presente da Stuno negli ultimi mesi del 1933. Cfr B.N.Y., pp. 131-135. S t a h premeva, invece, su ChurchiU e Roo- sevelt per l'apertura di un nuovo fronte in Francia, onde attenuare la pressione tedesca ad Oriente. (Cfr. J. STALIN, Carteggio con Churciiill, Roosevelt, Attlee e Truman, Roma 1957, passim).

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cessario farne oggetto di critica. Essi sono nel pericolo, noi no. E noi abbiamo cosf pochi nomi di fama internazionale che oc- corre tenere da conto quelli che comunque sono stati e sono anti- fascisti (ciascuno a suo modo).

Scusi tanto.

MATTARELLA A STURZO ' (f. 206 A, C. 36)

Palermo, 23 settembre 1943

A don Luigi Sturzo.

,Dalla Sicilia che attende unanime il ritorno del suo grande figlio, giunga a don Luigi Sturzo, maestro venerato di quanti lavorano per l'avvento dell'ordine sociale cristiano, un pensiero affettuoso di attaccamento e di devozione.

I venti anni di lontananza non hanno affievolito l'affetto per il capo che, nell'esilio glorioso, tenne alto il prestigio del- l'ideale cristiano e la fede nella libertà, salvaguardando i cattolici dall'accusa di servilismo verso la tirannide, che indirizzi quietisti ed inviliti pretesero armonizzare con il pensiero e la fede cristiana.

La lontananza ha anzi accresciuto l'aureola del Maestro in- signe, sulle cui orme luminose si sono sforzati di mantenersi negli

1 Dattiloscritto. Lettera inviata assieme alle due seguenti di More110 e Pecoraro. Sono le prime lettere di amici siciliani a Sturzo. Queste lettere furono inoltrate a Sturzo per interessamento di Aldo Garosci e Dino Gentili: Cosi scriveva Gentili a Stuno, da Salerno, il 30 settembre 1943: « Caro Don Sturzo, La presente le accompagna tre messaggi per Lei daila Sicilia: aggiungiamo ai messaggi il nostr.3 memore saluto e la nostra speranza di rivederla presto. Le confermiamo la lettera di Garosci da Londra: la casa editrice Giustizia e Libertà attende il Suo manoscritto per Ia pubblicazione. Speriamo soltanto che il libro possa essere stampato presto e portato presto in Italia. Aff. Dino Gentili, anche per conto di Aldo Garosci (assente in questo momento ma che è stato altro degli incaricati di trasmetterle i messaggi acclusi) » (f. 206 A, C. 43). Bernardo Mattareiia (1906- 1971), aveva militato nell'azione cattolica siciliana e nel 1924 aveva fondato la sezione del P.P.I. di Castellammare del Golfo, suo paese natale. Nel secondo dopoguerra, fu più volte sottosegretario e ministro.

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anni della triste prova, durante i quali fu sempre di conforto e di guida l'attività intellettuale di lui, che ebbero modo, veri privi- legiati, di poter seguire ininterrottamente, per merito di un altro autorevole capo. che, colle sofferenze del carcere, pagò il suo attaccamento alla libertà, Alcide De Gasperi, che rimase e fu in

I Roma, con Peppino Spataro e Giovanni Gronchi, il centro animo- tore della resistenza morale contro l'ignobile dispotismo.

La Democrazia cristiana, che anche nell'isola ardente, che ne conobbe sin dai suoi albori la spirito vivificatore, attende im- paziente il ritorno del Maestro, con l'augurio che egli possa presto ritornare nella sua terra ed illuminare del suo pensiero i discepoli che, sul solco da lui tracciato e fecondato, lavorano, consapevoli che la rinascita della patria potrà effettuarsi solo sulle orme del- l'etica cristiana.

Lavorando insieme a Totò Aldisio, ho visitato giorni fa Cal- tagirone e sono lieto di poter dare rassicuranti notizie sulla saIute degli amici e specie della sorella Lina, che più di ogni altro attende il ritorno dell'illustre ed amato fratello l.

STEFANO MORELLO A STURZ02 (f. 206 A, C. 37)

[ MonreaIe l, 23 settembre 1943

A Luigi Sturzo.

Per mezzo &.cortesi amici spero ti pervenga 3 mio fraterno e memore saluto. La Sicilia ti attende, non solo per ascoltare la tua parola di maestro, ma anche perché tu oggi appari nel cuore delle moltitudini (compresi i seguaci di altre ideologie) il sim- bolo dell'antifascismo nelle sue forme più nobili, e della lotta per la libertà.

l Sotto la firma, l'indirizzo del mittente: « via Segesta, 9 n.

Cfr. nota 1, p. 153.

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Abbiamo tenuto fede alla nostra idea nei grigi venti anni di oppressione, oggi vogliamo, nell'ora delia libertà, ritornare intorno al nostro antico condottiero per la difesa del nostro pen- siero cristiano e per la salvezza della povera Italia. Qui si lavora nei limiti permessi dalle presenti contingenze: ci rivediamo e ci contiamo i superstiti, ma l'Idea ha la presa tra elementi giovani e colti. Spero riceverai anche un saluto da Bernardo Mattarella, dal figlio dell'on. Pecoraro (il padre è morto da quattro anni) e da altri antichi e nuovi che lavorano alacremente.

Un abbraccio affettuoso e un augurio per la tua salute l .

ANTONINO PECORARO A STURZO (f. 206 A, C. 39)

Palermo 3, 23 settembre 1943

Al Sac. Prof. don Luigi Sturzo.

Figlio de1l'on.le Antonino Pecoraro che da quattro anni non è più, ho raccolto come eredità più preziosa da mio padre l'Idea. E cerco (minimamente) di collaborare con l'aw. Matta- rella e gli altri amici, primo di essi 1'on.le De Gasperi, per il trionfo di essa.

I1 suo nome sulle labbra di mio padre e di tanti altri; i suoi libri, parte dei quali ho letto ricevendoli dalla Francia e alla macchia,

1 Firmato: u Stefano Morello, ex segretario provinciale del partito sino al marzo 1923 per Palermo ed ora parroco di Monreale ». I n calce alla lettera si legge anche: « Salerno, 1 ottobre '43. Memori affettuosi saluti con speranza di prossimo incontro. A. Tarchiani P.

2 Cfr. nota l , p. 153.

3 Segue i'indirizzo del mittente: u via R. Settimo, 8 B.

4 Antonino Pecoraro-Lombardo (1867-1939). Avvocato, nato a Canni (Pa- lermo). Fu, nel primo dopoguerra, tra i fondatori del partito popolare. Deputaro dal 1919 al 1921. sottosegretario aiie colonie con Nitti (maggio-giugno 1921) e Giolitti (giugno 1920 - luglio 1921).

155

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hanno contribuito ad alimentare il sentimento per l'Idea e l'affetto per la persona.

Mi unisco alle mille voci che chiedono, reclamano, esigono il suo ritorno, sia ch'esse arrivino, sia che non arrivino al suo orecchio e sono contento che questa lettera le giunga unitamente a quella che l'aw. Mattareila, presidente del comitato del partito per la provCincia1 di Palermo, le indirizza in nome collettivo l .

Inutile dirle quanto il paese ha bisogno di lei. Esso non può fare a meno di questa guida illuminata, energica, sicura; e quindi ogni ulteriore ritardo nella sua venuta potrebbe avere delle con- seguenze deplorevoli.

In attesa ormai impaziente del suo ritorno, la prego di gra- dire l'espressione dei miei sentimenti di affetto devoto e filiale.

SFORZA A STURZO ' (f. 190. A, C. 381)

New York, 24 settembre 1943

Caro Stiirzo, grazie della sua lettera e grazie delle lettere pei due amici. Perché vado in Italia? Perché il partito d'azione e il partito

socialista mi han chiesto pressantemente di andare; e perché - giacché posso andare - devo: per me non è politica: è andare nel mio paese, e soffrire là. Quel che potrò far di bene lo vedrò fra itali~ni in I:&a che pmsaa" e vedono come noi.

Accennando con sprezzo all'ipotesi che, andando ora, qual- cuno possa insinuare che sono « agente alleato », lei si fida sulla

. mia « sdegnosa alterezza in materia D. Un amico abbassa se stesso pensando male di un amico:

quindi la sua osservazione è naturale; del resto dopo la sua let-

1 Cfr. doc. n. 88. 2 Dattiloscritto. Risposta alla lettera di Stuno del 21 settembre 1943 (doc.

n. 85).

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tera avrà visto del veto inglese in seguito a mia domanda a Londra l . Altro che « agente alleato »!

Andai dopo da Hu112. Gli mostrai i messaggi dei nostri .

amici, gli ricordai che ero senatore, che credevo mio dovere morale di andare a condividere le prove dei miei compatrioti, visto che ho la forza fisica per farlo. Preferisco morire assassi- nato in Italia che vivere lontano dagli italiani mentre soffrono.

Hull meditò un momento e poi disse: « Avete ragione; non possiamo che offrirvi un passaggio ». Fu tutto.

In seguito, ma niente affatto richiesto - ho djchiarato a Berle che io sono per una repubblica, che credo la monarchia disonorata, ma che tocca al popolo italiano, libero, a decidere e che finché i tedeschi saccheggiano l'Italia io non solleverò pro- blemi politici e non mi occuperò che dell'organizzazione delle lotte contro fascismo e tedeschi. Far cosi è dovere sacro.

Debbo riconoscere che qui non si potevano comportare con maggiore semplicità, dignità, onestà.

Avrà visto dal discorso di Churchill' che egli sembra non includere il mio nome fra gli italiani che spera veder tornare in Italia. Malgrado ciò io né protesto né fulmino: non ho che un desiderio: andar d'accordo con quanti si battono per cacciare

1 Particolarmente critico fu l'atteggiamento di Churchill nei confronti di Sforza. I1 premier britannico temeva che Sforza mirasse ad abbattere la monarchia in Italia. Sforza partì da New York il 6 ottobre 1943 per l'Italia, ma prima si fermò a Londra ove incontrò Churchill. Ricorda Sforza che durante il colloquio, durato oltre tre ore, Churchill « non insisté che pel re; e neppure per l'istituto regio ma per la persona di Vittorio Emanuele 111, chiedendomi ch'io riunissi il popolo italiano intorno a costui. Invano gli spiegai che il suo piano non solo renderebbe impossibile quell'unità nazionale per la guerra ai tedeschi, che era in cima ai miei pensieri, ma distruggerebbe ogni possibilità di salvezza di quella monarchia cui teneva tanto. A me le mie obiezioni e spiegazioni parevano owie e chiare; ma non lo furono pel mio interlocutore; che non contraddissi così apertamente anche pel rispetto che gli dovevo come a colui che nel 1940 aveva salvato la libertà del mondo ». (C. SFORZA, OP. cit., p. 227). Sull'episodio cfr. an- che la versione di Churchill, in W. CHURCHILL, La seconda guerra mondiale, Mi- lano 1970, vol. IX, pp. 208-11.

2 Cordeli Hull, segretario di stato statunitense. Adolph Berle jr. asjistant secretary del governo Roosevelt. Giurista e pro-

fessore alla Columbia University, faceva parte dell'entourage del presidente sin dai tempi del New Deal.

Si riferisce al discorso di Churchill del 21 settembre 1943, nel corso del quale il premier inglese invitò i democratici italiani ad appoggiare il re e Badoglio.

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i tedeschi d'Italia. E' il porro unum: tutto il resto verrà dopo; comprese le necessarie sanzioni per tutti i traditori, per tutti coloro che avrebbero voluto disonorare l'Italia; ciò non per vendetta, ma per la riabilitazione morale della nostra patria.

Suo aff.mo l .

SALVEMINI A STURZO ' (f. 191 A, C. 31)

Cambridge, Mass., 26 settembre 1943

Caro don Sturzo, avrà visto che Churchill si è messo ad insegnare agli italiani

il loro dovere di stringersi tutti intorno al re e a Badoglio per servire ... l'Inghilterra e per sentirsi dire, quando la guerra sarà finita e non ci sarà più bisogno della loro carne da can- none che essi tradirono l'alleanza con la Germania e perciò non meritano che pedate. Solo raggio di luce nella oscurità sarebbe la dichiarazione di Eden che l'Inghilterra non desidera annet- tersi la Sicilia. Ma uno non desidera andare dal dentista eppure ci va. Non so se Ie ho scritto che i prigionieri di guerra di ori- gine siciliana sono interrogati dagl'inglesi se vogliono che la Sicilia rimanga unita d'Italia o se ne divida. Un bel plebiscito non sarebbe difficile a organizzare, per effetto del quale Eden andrebbe dal dentista. Su Trieste, Istria, Gorizia, silenzio di

n . . , tn_mEa, eg~i sette gismi gli j ~ g ~ s l w i occupano borizia (m- me fanno ad arrivare fin là) e rivendicano per sé quei territori, senza che nessuno fiati.

1 Sullo stesso foglio Sturzo annotb uno schema di risposta: a 27.IX.[1943]. 1) Veto inglese. 2) Art[icolo] ForreignJ Affrairs]. 3) Hull. 4) Discorso Churchill e affare del re. Continuità storica della nazione e lealtà dell'eserc[ito] e flotta dato un governo rivale. 5) Sicilia (Saiv[emini]) opinione. 6 ) Spedisco stampa P.

2 Sopra la data i'indirizw del mittente: « Lowell I-Iouse G. 24 n. Risposta alla lettera di Sturzo del 22 settembre 1943 (doc. n. 87).

a Cfr. nota 4, p. 157.

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A me fa piacere sapere che ella a Jacksonville sta bene. Ci sono tanti pochi uomini che possono aiutare quel povero di- sgraziato popolo tradito da tutti i suoi detti leaders e maltrattato da tutti gli stranieri.

I1 mio articolo su Croce e Einaudi fu scritto quando Bado- glio non si era ancora deciso fra Hitler e questi qua. Mi parve, e tuttora mi pare, che in quel momento invitare gli italiani a star buoni significava dir loro d'obbedire a Badoglio anche se costui se ne andava con Hitler. A che cosa sarebbe servita la fama internazionale di Croce ed Einaudi, se Badoglio fosse rimasto con Hitler se non a rendere ancora più disastrosa la condizione dell'Italia? Essi erano in pericolo: è vero. Ma migliaia d'italiani erano in pericolo nelle strade protestando contro Badoglio. So- lamente chi protestava nelle strade contro Badoglio era in pe- ricolo per una causa buona, e Croce e Einaudi correvano peri- coli nei loro studi per una causa sbagliata.

Io non so se essi prevedevano che Badoglio e il re sareb- bero venuti da questa parte. Se è così, ne sapevano più di Ba- doglio stesso, probabilmente. Ma anche in questo caso avreb- bero fatto bene a star zitti e a non cooperare con gente che si preparava a tradire l'alleanza del 1939.

Non appena Mussolini fu licenziato, parve a me e pare tut- tora, che nessuno avrebbe dovuto né in Italia né all'estero coo- perare col re e Badoglio. I1 solo ufficio che rimaneva per questi due signori era formare un governo di uomini non compromessi con l'alleanza del 1939, magari Croce, Einaudi, Sforza, lei, e sta- bilita così la regolare successione dei poteri allora il re avrebbe dovuto abdicare, Badoglio ritirarsi in disparte, il nuovo governo prowisorio avrebbe denunciata l'alleanza a cui il nuovo aoverno non era tenuto, solo allora si sarebbe arreso ai vincitori. Questa era la via dell'onore. E non era difficile a vederla. Ma il re non vuole saperne di abdicare. Croce ed Einaudi si buttarono avanti senza convinzioni. Anch'essi fecero un inconditional surrender, ma a Badoglio. A che vale avere una fama internazionale, se si fanno delle porcherie internazionali?

Quando vado a Cambridge, domani, andrò a cercare in Ame- rica i suoi vari articoli. Ho visto solamente quel che ne dice Pacciardi nel suo giornale.

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I1 New York Times del 13 agosto non lo vidi perché non era ancora arrivato a [ ... l ' quando partii, ed era esaurito quando arrivai a Cambridge. Se ella mi prestasse l'articolo suo, mi fa- rebbe gran piacere.

Non si meravigli del trattamento che fanno ai suoi articoli. Se sapesse che macello fanno dei miei quando li pubblicano, e quanti me ne mandano indietro! Non capiscono l'importanza degli avvenimenti. E fra qualche mese non vorranno più sentir parlare dell'Italia. Sono come bambini. Mutantux ni heros [sicl.

I governativi li conoscono, li lasciano cantare e tirano per la loro strada. C'è da stare poco allegri in verità.

Coi cordiali saluti e auguri aff.mo.

STURZO A SFORZA ' (f. 190 A, C. 382)

[ Jacksonville], 27 settembre [ 1943 l

Art [icolol Kennedy (Times Union del 27 settlembrel dall'Itaiia 2 l j IX) sentimento antitaliano dei soldati am[ ericalni e britannici ecc.

l Parola illeggibile. In alto annotazione di Sturzo: « 28 lettera a Sforza ». Si tratta della se-

conda lettera in risposta a quella di Sforza del 24 settembre 1943. Per la prima cfr. nota 1, p. 158. Le virgolette che ricorrono nela Icrtera sene Si Strinc. Sforza rispose a Sturzo il 1"ttobre 1943 (f. 190 A, C. 386) con una lettera estremamente dura nei confronti di Salvemini, accusato di discreditare i'organiz- zazione antifascista italiana in esilio. Concludeva Sforza: « Io so, tutti in Italia sanno, che meno si parlerà del re e più si avrà unione C entusiasmo. Gli italiani possono accettare Badoglio come soldato. E se farà bene, chi sa... Ma il re è finito, per chiunque abbia il menomo senso storico. Andando in Italia io con- serverò intatta la mia fede politica, senza compromessi. Ma se Badoglio farà bene la guerra, io sarò il primo c collaborare nel modo più ardente per lo scopo comune; convinto che sarò più utile e più influente fuor del governo che dentro. Spero con tutto il cuore che lei possa andar presto in Italia. E tanto meglio se potrà passare per Londra per tentnre di appianare divergenze. Con tutto l'animo io sento e penso che sarebbe tanto un interesse inglese che italiano. Ma ancora una volta, porro unum: che gli italiani si battano! Suo sempre aff.mo P.

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« L'idea che le ho espresso nella la lettera che il re e Ba- doglio sono per lo meno il simbolo della continuità storica della nazione italiana e dell'autorità a cui essere leali (dal punto di vi- sta militare e civile e non politico) mi sembra ora più chiara e capitale D.

Sunto discorsi Handerson e Sforza. Secondo Handerson ne- gare a Badogliodi governare (per fino la radio).

« L'affare dovrebbe essere chiarito politicamente subito da- gli alleati con dire ai loro soldati che l'Italia è da questo lato, che gli attuali capi sono a rappresentare questa volontà italiana e .stanno fin che sono leali a tale linea di condotta e fino a che gl'italiani potranno esprimersi liberamente per la loro rappresen- tanza e governo. La prego vivamente di non partire fino a che questo punto delicatissimo non sia chiarito. Mi scriva per fa- vore, se può venga. Giorno più giorno per la sua partenza non contano; ma non si può fare nulla sull'equivoco P.

* PACCIARDI A STURZO l (f. 189 A, C. 44)

[New York], 4 ottobre 1943

Caro don Sturzo,

&e accludo copia di una dura lettera di Toscanini a Sforza '. Toscanini esprime il sentimento collettivo degli antifascisti che non pensano di sostenere in alcun modo il re e il governo del

l Carta intestata: La Legione dell'Italia del popolo. 100 ~ i i t h Avenne, New York, N.Y., Chelsea 2-3438 ».

2 Ecco il testo delia lettera di Toscanini a Sforza (f. 189 A, C. 43), datata 1 ottobre 1943: «Mio caro conte Sforza, Lei mi può considerare fino a questo momento traditore della mia Patria! Neppure per salvare l'Italia potrei venire a patti con chi l'ha vergognosamente tradita per più di vent'anni! Non potrei neppure rivolgere una parola, uno sguardo a quei due miserabili. Mi dispiace per Lei ... I nostri palati sono molto differenti ... Sarà politica intelligente ed aweduta la Sua ma la condanno e !a disprezzo - e mi dichiaro contro Lei ed il govemb degii alleati che ha pienamente dimostrato Ia sua completa ignoranza ed inetti-

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re nel momento in cui l'Italia ha toccato il fondo dell'abisso, della miseria e deila vergogna e aspira avidamente alla liberazione, alla luce, alla rinascita.

Se dopo essersi serviti - ahimé, come malamente - del re e di Badoglio gli alleati intendono di imporceli per ricominciare la nostra grama vita di « paese inferiore » con le stesse classi, gli stessi istituti, gli stessi uomini del disonore e della disfatta, debbono trovarsi di fronte alla nostra decisa intransigenza mo- rale. E' un esempio e una lezione. De Gaulle l'ha saputa dare.

Noi non ci sentiamo superiori ai francesi onesti. Non siamo il Guatemala. Siamo una grande nazione che vuol risorgere e risorgerà.

Insultandoci come « quasi traditori » Sfona si è assunto una grave responsabilità e corre verso il suicidio politico. L'ora della diplomazia ancien-regime non è questa.

E' l'ora di parlare senza mezzi termini e per conto del171talia, non per conto di Churchill.

Affettuosamente suo.

tudine a comprendere i'anima onesta e semplice degli italiani. La loro politica nei riguardi dell'Italia è stata un fiasco vergognoso - e come dice Dorothy Thompson, una completa bancarotta. I l loro unconditional surrender una ridicolaggine ... E oggi vorrebbero metter le forze antifasciste nelle mani di chi le ha tradite per lunghi e aii! quanto doiorosi anni! No, caro conte Sforza, non credo, e ne sono sicuro, che gl'italiani, quei veri, quei buoni che, come me, darebbero la vita per salvare la loro Patria dal tragico flagello in N si dibatte, possano essere contenti del di Lei atteggiamento - non lo credo. Lo sarà il governo degli Alleati! - ma questo non ci riguarda ... In questo momento non ci devono essere mezzi termini! Bi- sogna essere o di qua o di là dal ponte! O col Re e Badoglio o contro essi - non c'è scampo. .. Non sono le chiacchiere, sieno esse pure intelligenti, che possono salvare il nostro disgraziato Paese, ma le armi ... Più t-rdi, a guerra finita, il popolo italiano si sceglierà la forma di governo che crederà opportuno. - Allora Lei potrà essere veramente di grande utilità - ma per carità non si lasci adescare dalla disastrosa politica degli Alleati. Scusi il mio sfogo, ma non potevo farne a meno - se non volevo scoppiare di rabbia e di dolore. Mi creda vmpre il di Lei h r o Toscanini n.

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SFORZA A STURZO l (f. 190 A, C. 390)

[New York], 4 ottobre [ 19431

Caro Sturzo,

poiché ho dovuto un po' ritardare la mia partenza, ho avuto tempo di informarmi a fonti sicure. Le confermo colla più ocu- lata certezza che perfino la lontana ipotesi delle basi in Sicilia è sfumata. Intendiamoci: se vi sia un giorno una serie di basi, in tutti i-paesi del mondo, o in molti, ma tutte sotto l'egemonia di una super-Lega,. di ciò non dovremo lagnarci ma rallegrarci.

A volte mi domando (ma questo per lei solo) se dietro Sal- vemini, cosl onesto, non vi sia qualche agente provocatore.

Suo aff.

STURZO A SALVEMINI (f. 191 A, C. 45).

[ Jacksonville], 6 ottobre [ 1943 1

Vedo che lei è più severo del profeta Ezechiele, il quale disse: l'anima che ha peccato essa perirà ... Lei no: mette tutti i vescovi attuali in un sacco, ci aggiunge tutti i vescovi futuri sino alla fine dei secoli: tutti dovrete morire di fame per la colpa presente di filofascismo dei vostri antecessori; dico pre- sente perché lei non ammette così né discriminazione né difesa né attenuanti.

Dove lei ha preso la notizia che le rendite dei vescovi siano proprietà del papa io lo ignoro. A proposito dei parroci voglio

l Carta con indirizzo a stampa del mittente: « 131 East Ninety, Third Street. New York D. In alto a sinistra Sforza annota: « Segreto n.

2 Lettera in alcuni punti schematica. In alto due annotazioni di Sturzo: « A Salvemini » e « 9.XII.[1943]. Cart[olinal di congratulazione per medaglia N.

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accennare ad una mia esperienza personale (racconto il fatto della rinunzia del diritto patronato di Caltagirone sui parroci e cano- nici e l'atteggiamento del clero). Lei'dando le congrue ai [...l ' con di più il jus vitae et sacris (conced[erel o negare il paga- mento sulla lealtà politica) crea la posizione del clero partigiano per propri interessi com'era a Caltagirone nel 1899 (quando io fui eletto cons [ igliere] com[unale l ).

Ma lasciamo là queste questioni che oggi sono fuori di ogni visibilità. Io spero che dopo la guerra non si crei in Italia una lotta religiosa; ma se ci saranno coloro che pensano di sollevarla, ebbene, che sia combattuta sul terreno della libertà e volontà popolare.

La Chiesa troverà i suoi difensori, e se sarà sconfitta, niente paura, tornerà a combattere ancora. L'avvenire è lungo e supera la nostra vita personale che è ben corta. A noi, poi, ben poco ci rimane.

Oggi quel che preme è u ~ a cosa sola: « come aiutare a vin- cere la guerra e come salvaguardare la personalità e i diritti del- l'Italia in un nuovo ordine, che vorremmo sia il migliore pos- sibile ».

Svolgo questo punto; sospens[ione] delle polemiche, li- bertà nei pmti purticelari etc. I?Ubito sul piano dello smembra- mento; ma se fosse vero sarebbe un motivo di più per essere uniti e frenare simili colpi.

Lettera sul P.P.I. '. Articolo sulla Germania, New Leader 3. Recensione di SalvCemini] sul libro di Sforza.

* Parola illeggibile. 2 Cfr. L. STURZO, Rettifiche storiche a proposito del partito popolare, in

« The Protestant D, aprile 1944 e la risposta di Salvemini, rimasta inedita e ora in G. SALVEMINI, OP. cit., pp. 515-25.

3 Cfr. « The New Leader », New York, settembre 1942. Altri articoli sulla Germania in B.N.Y., pp. 81-83.

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STURZO A PACCIARDI l (f. 189 A, C. 45)

[ Jacksonville], 7 ottobre 1943

Caro Pacciardi,

ieri ho fatto un disco pel Columbus Day e stamani ho spedito (via air mail) il testo ad August Bellanca ', che me l'ha chiesto, pregandolo di passarlo a lei nel caso che a lei piaccia pubblicarlo su L'Italia libera ".

Per questo n[urnero] non mando l'articolo che volevo scri- vere, sia per la ressa degli affari e le visite che ho e che aspetto, sia perché non vorrei essere frainteso.

Io intendevo parlare dei rapporti fra alleati e governo ita- liano, specialmente dopo la pubblicazione dei risentimenti del- I'VIII armata inglese sullo stato di co-belligeranza della Marina e dell'Esercito italiano e sul contegno indeciso ed equivoco di Londra e Washington.

I1 suo telegramma e la sua lettera mi han dato l'impressione che lei si sia allarmato '.

Non so quale atteggiamento prenderà sul giornale verso Sforza. Io amerei che si evitassero attacchi. Sforza ha un passato antifascista e italiano impeccabile; egli nulla farà (secondo me) contro gli interessi dell'Italia e della futura Repubblica democra- tica italiana. Spero che l'amicizia non mi tradisca. Mio parere: non attaccarlo, come fece Salvemini con Croce ed Einaudi. Io gli scrissi il mio dissenso. Non bisogna né sciupare i nomi di rispetto,

1 Carta intestata: « St. Vincent's Hospital. Jacksonville, Florida D. Risposta alla lettera di Pacciardi del 4 ottobre 1943 (doc. n. 94).

August Beiianca, organizzatore sindacale italo-americano. Cfr. Messaggio di don Sturzo ai siciliani, in « Italia libera », 9 otto-

bre 1943. ' Cancellato, si legge: « D i più. Io spero che la lettera di Toscanini

[cfr. nota 2, doc. n. 941 non sia pubblicata. Io stimo e amo Toscanini da giovanotto. IO sono amico di Sforza da 23 anni. Vorrei che prima di giudicarlo in maniera cosl jsic] D.

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né fare i giacobini. Tornerò a scriverle. Oggi sono preso dal lavoro urgente e da cento cose. Del resto c'è tempo ad attaccarli quando bisogna salvare cose più preziose che le persone. Mi creda cordialmente.

PACCIARDI A STURZO ' (f. 189 A, C. 46)

[New York], 16 ottobre 1943

Caro don Sturzo,

il comizio alla Carnegie Hall è riuscito veramente imponente. Tutta la sala, che contiene 6000 persone, era gremita. I1 suo discorso, il più moderato di tutti, come è giusto, è stato ascoltato .con emozione. Toscanini era con noi.

Salvemini in inglese ed io in italiano, come vedrà dai reso- conti, ci siamo scagliati contro il darlanismo italiano.

Prendano il re, Badoglio, Roatta e simile compagnia, ma non domandi110 a noi di insudiciarsi con costoro.

I1 popolo italiano avrà la libertà di scegliersi ... il governo dopo 12 guerra coi mezzi costituzionali. Ma quale costituzione? ,Quella albertina? ~ s s a non consente... la repubblica. Noi voglia- mo l'assemblea costituente. Da questo punto di vista era meglio 1'A.M.G. Esso « sospendeva » l'autorità del re e le attività poli- tiche di tutti e, dopo la guerra, avremmo ricominciato ex nouo in

- - - I i u ~ i cl parità puEtica e di s~periorità morale. Ho svol~c

'questa tesi nella Nation. Ma certo non siamo in un letto di rose. Affettuosi saluti.

1 Carta intestata: « La Legione deli'Itsilia del popolo. 100 Fifth Avenue. New York, N.Y. P.

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STURZO A PACCIARDI ' (f. 189 A, C. 48)

[Jacksonville], 19 ottobre 1943

Ho ricevuto la sua del 16 e vivamente la ringrazio della notizia datami del comizio alla Carnegie Hall. Siccome il mio era un messaggio a italo-americani non volli trattare problemi che riguardassero noi italiani. Godo che sia stato pubblicato sul- l'Italia libera '. La prego di mandarne cinque copie che desidero inviare ad amici di Londra.

Circa il. problema italiano costituzionale, mi permetto farle osservare che nell'interesse del futuro, non mi sembra opportuno svalutare la dichiarazione dei big three (Stalin compreso) con la. quale essi riconoscono il diritto del popolo d'Italia a decidere del nuovo governo democratico. Anzi occorre interpretarlo (come a me sembra che sia) quale implicita garanzia alla quale i partiti del popolo d'Italia potranno appellarsi nel caso che Badoglio o un suo successore verrà meno all'impegno « to submit to the will of the Italian people after the Germans have been driven from Italy D.

Un atteggiamento diverso, che riduca di nuovo all'Aventino mi sembra inconclusivo e pericoloso.

Non aderisco alla sua idea di preferire I'AMG (a parte ogni questione di diritto) per la semplice ragione che contro Badoglio abbiamo sempre la possibilità dell'appello all'opinione pubblica mondiale, ai governi alleati, al popolo italiano. Contro I'AMG resteremo isolati e senza [...l e forse senza possibilità per [...l '.

Veda come già i corrispondenti di guerra stanno manipo- l a n d ~ la verità in Italia, ispirati dall'kMG. In sostanza contro Badoglio è possibile l'opposizione politica, non mai contro I'AMG.

1 Carta intestata: « St. Vincent's Hospital. Jacksonville, Florida .. Cfr, nota 3, p. 165. Parola illeggibile. Parola illeggibile.

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Di più: oggi c'è il fatto compiuto della co-belligeranza e fa stato negl'interessi dell'Italia. Secondo me bisogna attendere e vedere quale sarà l'atteggiamento che prenderanno i vari partiti in Italia (nelle zone allezte). Qui non ci resta, in America, o in altro paese alleato, che mantenere ciascuno la propria posizione ed aiu- tare per quel che si può l'opinione pubblica alleata (e anche le agenzie governative) a comprendere i problemi italiani. Ciò è possi- bile fare senza per questo mutare i nostri atteggiamenti politici.

Mi piace continuare con lei la conversazione espistolare ed evitare ogni discussione giornalistica.

Cordialmente.

PACCIARDI A STURZO l (f. 189 A, C. 49)

[New York], 22 ottobre 1943

Caro don Stuno,

grazie della sua lettera. Le farò spedire a parte i giornali; almeno quelli che troviamo perché l'Italia libera è tutta esaurita, malgrado l'aumento di tiratura. Non riesco a convincermi che sulle questioni del re-Badoglio lei abbia ragiane.

Che cosa ci abbiamo guadagnato? Che le Nazioni Unite rico- noscono un governo legale in Italia, cosiddetto italiano. Ma questo è appunto il male. L'occupazione straniera era una ... occupazione straniera. Poteva iare ogni bicbonata, ma almeno ia faceva in nome di tln regime transitorio di occupazione straniera.

Dopo l'occupazione I'Italia riprendeva in mano il suo destino partendo dallo zero, dal vuoto.

E sarebbe stato molto meglio così. Nelle condizioni in cui & ridotta la nostra casa, è difficile ricostruire con materiale marcio e dkcrepito. I1 re, Badoglio, la vecchia classe dirigente giolittiana o

1 Carta intestata: « La Legione deli'Italia del popolo. 100 Fifth Avenur. New York, N.Y. D.

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nittiana, pseudo-democratica, credente in nulla, scettica, imbro- gliona, internazionalmente svergognata dopo il tradimento, è ma- teriale marcio e decrepito.

Pensi che fortuna! I1 re era stato sospeso dall'A.M.G. dalle sue funzioni. Un'assemblea costituente avrebbe ridato un soffio alla nazione, un credo, una vita! Invece oggi c'impongono la monarchia! Che pietoso regresso! ' Com'è possibile che un uomo così attento e così libero come lei non si accorga che la combinazione Badoglio in Italia non è che un anello della catena reazionaria europea, un disegno presta- bilito di ricreare in Europa la Santa Alleanza come due guerre mondiali, le rivoluzioni, le reazioni, il papismo, l'antifascismo non fossero stati? E' difficile concepire un disegno più antistorico di quello di imporre un re in Italia, un re in Spagna, un generale « apocalitico » in Francia, un re con Mikailovic in Jugoslavia, un re in Grecia, Otto in Austria!

Milioni di morti per quest'Europa? No, don Sturzo! Lo lasci pensare a Berle, ma lei no!

Lasci che dei giovani italiani esprimano la loro protesta esa- cerbata! Non si può far tutto con la diplomazia!

Ma, ella dice, non bisogna sottovalutare l'impegno di « sot- tomettersi al giudizio del popolo italiano » coi mezzi costituzio- nali. Io ho risposto nell'Italia libera e nella Nation a questa que- stione.

Certo - prenda questo mio impegno - io mi farò frate se il popolo italiano, appena avrà un momento di respiro non spaz- zerà i governi del tradimento e del disonore. Ma non si tratta più di « governi », si tratta di regimi. Quali mezzi costituzionali avrà l'Italia per rovesciare la monarchia?

Sospendendo i « diritti » del re il mezzo costituzionale sa- rebbe stata l'elezione all'Assemblea costituente. Col re in carica, protetto dalle Nazioni Unite e circondato come vorrebbero, da antifascisti onorevoli, che cosa si sottomette al giudizio popolare e in che forma? Non la monarchia che « regna e non governa e non deve essere in discussione. Si far& un plebiscito? Un'ele- zione? Lei conosce i metodi in Italia dell'uno e dell'altra.

E allora che cosa? L'Aventino?

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No. Persino Croce parla della necessità di corpi volontari che non facciano giuramento al re. Questa deve essere, a mio parere, la nostra posizione. (La posizione di Croce risulta da un comunicato Reuter che mi è stato 'telefonato ieri sera dal War Information).

Nel Risorgimento c'era Garibaldi e... Cialdini. In Francia c'era De Gaulle e Darlan. In Jugoslavia c'è Mikailovic e Tito. Bandiere monarchiche e bandiere repubblicane perché in Europa, si voglia o non si voglia, c'è una rivoluzione. Se si vuole che preci- piti nel comunismo o nell'anarchia non si ha che da seguire questa politica reazionaria e assurda. Non per nulla i comunisti si schierano oggi con Badoglio. E' più facile awersario che un movimento repubblicano-democratico, disposto a far tesoro delle esperienze europee, nell'ordine, neila dignità e nella libertà.

Sarei lieto se lei riuscirà a convincermi del contrario. Affettuosamente suo.

STURZO A PACCIARDI ( f . 189 A, C. 50)

[ JacksonviiIe I , 25 ottobre 1943

Caro Pacciardi, ho letto il suo articolo su Nation ed ho ricevuto la sua

gradita del 22 c.m.'. Sulla critica ai governi di Londra e Washington possiamo

tr~verci d'accordo, befiché con delle &vergeiue giuridiche e pra- tiche. Ma a che giova insistervi?

Noi siamo obbligati, volere o no, a partire da due docu- menti che faiino stato: l'armistizio firmato da Badoglio a nome di V[ittorio] E[manuele]; la cobelligeranza accordata al pre- sente governo d'Italia, con l'espressa riserva del futuro regime.

Tre vie: l) l'adesione al governo Badoglio per combattere tedeschi e fascisti nei suoi quadri; 2) l'opposizione politica al

1 Cfr. lettera precedente.

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governo Badoglio, ma lottare (come possibile) tedeschi e fascisti; 3) rinunziare ad ogni lotta pratica, usando solo il diritto di critica e protesta (Aventino).

La prima ipotesi ci ripugna; per attuare la seconda occorre intendersi con Washington e Londra (come Sforza e gli altri); la terza è più facile, ma meno conclusiva e non soddisfacente. .

Trova lei altra via? Io no. Sicché, guardando il mio caso, io non vado in Italia (a parte

le condizioni di salute) finché laggiù non ci sarà libertà politica e finché I'AMG non diviene una pura amministrazione di guerra e non faccia politica, come nel caso di Laterza pel giornale di opposizione comparso a Bari l . Restando in America continuo la mia attività, nell'intento (alquanto frustrato) di influire sull'opi- nione pubblica e sulle agenzie governative.

Al suo posto, dovendo scegliere, non ci sarebbe che una via: quella di ottenere dai due governi alleati le facilitazioni necessarie per unirsi alla Legioqe itralialna Garibaldi in Jugoslavia.

Perché la guerriglia, in Italia, è solo possibile nella zona occupata dai nazi: nella zona degli alleati ogni iniziativa del genere dovrebbe essere consentita dal comando di Algeri e dai governi di Londra e Washington: e avrebbe la stessa sorte della sua Legione.

Ci potrebbe essere un'altra ipotesi: quella che Churchill e Roosevelt si stanchino di Badoglio e lo sbarchino (del re non C'&

a pensare, lei lo sa): ma tale ipotesi sarebbe legata a tali fatti sal posto che scappano alla nostra previsione, nonché alla nostra influenza.

In ogni caso, la prego di non svalutare la garanzia data dagli alleati per il futuro regime. Può essere (non si sa mai) l'ancora di salvezza.

Circa il modo come arrivare alla Costituente sarà bene discu- terne. Io darò un articolo su questo tema alla Contemporary R[euiew] di Londra.

Mi creda.

1 Probabilmente si riferisce all'otgano del partito d'azione, cc Italia Libera D, comparso a Bari neIi'ottobre 1943, cfr. A. DEGLI ESPINOSA, Il Regno del Sud, Roma 1963, p. 162.

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SALVEMINI A STURZO l (f. 191 A, C. 27)

Cambridge, Mass, 2 novembre 1943

Caro Don Sturzo, ho bisogno del suo consiglio e del suo conforto morale in

questo momento di angosciosa responsabilità per ciascuno di noi. E' chiaro che i rappresentanti di Churchill e Roosevelt inten-

dono fare inghiottire agli italiani il re e Badoglio, ma gl'italiani laggiù non ne vogliono sapere - come noi prevedevamo - e Sforza cerca un compromesso che salvi capra e cavoli e mascheri il suo opportunismo disgustoso e la sua deficienza di senso morale e nazionale.

Per me vi sono tre idee fondamentali dalle quali non è lecito a nessun galantuomo allontanarsi. 1) I1 re, suo figlio e Badoglio debbono sparire, se il popolo italiano deve salvare il suo onore, la sola forza che gli rimarrà dopo questo disastro e che gli permet- terà di riaversi dalle sue sventure. 2 ) Nessun italiano che si rispetti deve accettare il governo sottoscrivendo alle condizioni imposte dai Govrmi di Londra e 'Washington al re e BadogTio. Se quelle condizioni che ciistruggono i'italia economicamente, nazionalmen: te e moralmente debbono rimanere irnmutate, è bene che il re e Badoglio rimangano dove sono a disonorarsi fino alla fine. 3) Se Churchill e Roosevelt dovessero riconoscere che il re e Badoglio sono diventati impossibili - e ogni uomo d'onore in Italia deve fare tutto il pnssihile per f-.rfi diventare impossibi!i - nessuno davrebbe accettare la successione se prima i patti del- l'armistizio non fossero mutati.

Gli uomini nuovi, non legati al passato e non disonorati da nessun tradimento, che accettassero la terribile successione del re e di Badoglio, non dovrebbero chiedere nulla di assurdo. Dovrebbero chiedere solamente: a) il popolo italiano deve essere

Dattiloscritto. In alto a destra, sopra la data, l'indirizzo del mittente: « Loweil House G. 24. Cambridge, Mass n.

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a fatti e non a parole lasciato libero di scegliere la sua forma di governo a guerra finita; b) nessun territorio abitato da popola- zioni italiane sarà staccato dalla madre patria; C) il nuovo governo deve essere considerato alleato e non cobelligeranfe; d ) non si deve parlare a nessun patto di ricostituire l'antico esercito rego- lare coi suoi generali di cui nessuno è degno della minima fiducia; un esercito di volontari deve essere formato: soldati italiani; ufficiali italiani, americani e inglesi in un primo tempo; gl'italiani dovrebbero essere promossi ai gradi superiori durante la guerra per merito di guerra e non per altre ragioni e prendere così grada- tamente il posto degli ufficiali inglesi e americani. Se questi patti non sono accolti la guerra se la facciano il re, Badoglio, Roosevelt e Churchill. Se questi patti sono accolti, tutti noi dobbiamo aiu- tare la guerra italiana contro i tedeschi con tutte le nostre forze, ciascuno nel suo campo.

Quando queste basi essenziali fossero accettate, la via da .seguire sarebbe chiara.

Questi americani la cui repubblica nacque da una rivoluzione che spezzò tutte le tradizioni, si sono rivelati a un tratto tene- rissimi della tradizione. E i conservatori inglesi sono anche peggio tradizionalisti (quando ci trovano il tornaconto). Ebbene c'è una via per mantenere questa famosa tradizione. 1) il re e suo figlio abdicano: questo è nella tradizione. 2) Dopo l'abdicazione del re e del figlio rimane il bambino di pochi anni, che secondo la costi- tuzione succede al nonno e al padre, mentre la sua madre diviene « regina reggente »; rispettiamo pure questa tradizione. 3) Ma il bambino e la madre sono in Svizzera; questo caso non è contem- plato dalla famosa tradizione; è un caso nuovo. Quindi un « Con- siglio di Reggenza » deve essere creato; questo « Consiglio di Reggenza » sarebbe né più né meno che un « Governo prowiso- rio » che farebbe la guerra e preparerebbe l'Assemblea Costituente per il dopoguerra. 4) Per costituire questo « Consiglio di reg- genza » si ritornerebbe alla famosa « tradizione D. In Germania nel novembre 1918, dopo che Guglielmo I1 e suo figlio se la dettero a gambe, il Cancelliere dell'Impero, Principe Max di Ba- den, trasferì i suoi poteri a Ebert, e sparì, ed Ebert formò il Governo provvisorio; i vincitori non domandarono che GugZiel- mo I1 ritornasse a Berlino, ma fu il Governo prowisorio di Ebert

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che rappresentò la Germania fino alla convocazione dell'tlssem- blea di Weimar. Nel nostro caso, dopo l'abdicazione del re e di suo figlio (analoga alla scomparsa di Guglielmo I1 e di suo figlio), Badoglio (Max di Baden) cede i poteri a Benedetto Croce, e questi alla sua volta designa i componenti del « Consiglio di Reggenza ». Così la famosa « tradizione » è salva. I1 consiglio di reggenza non abolisce la monarchia, ma questa « di fatto » è sospesa. Dal Consiglio di Reggenza debbono essere esclusi tutti i generali, cominciando naturalmente da Badoglio. Croce, costi- tuito il « Consiglio di Reggenza » si ritirerebbe a vita privata. I1 Consiglio di reggenza dovrebbe essere costituito da non più di cinque persone, di cui non più che due appartenenti al gruppo di esuli e tre provenienti dai gruppi che hanno lavorato in Italia. Da questo « Consiglio di Reggenza » dipenderebbero i Ministri. Con questo « Consiglio di Reggenza », America e Inghilterra firmereb- bero il nuovo trattato di alleanza contro la Germania.

Non sarebbe la proclamazione immediata della repubblica. Ma nessuno può pretendere questo, salvo che non vi sia una rivoluzione vittoriosa, e noi non desideriamo rivoluzioni finché sia possibile dare al popolo italiano il modo di esprimere liberamente la sua volontà. Questo avverrebbe dopo la fine della guerra nelle elezioni per la Costituente. Frattanto i poteri della monarchia s~iebbeio non « aboliti >>, ma « sospesi P. L'abolizione sarebbe decisa dalla Costituente se questa è, come noi fermamente credia- mo che sia, la volontà del popolo italiano nella suaagrande mag- gioranza.

Su .quanto precede io ho idee e sicure. Ma qui cominciano i miei dubbi. Supponiamo che quelle idee siano respinte - e vi sono 99 ptobabilità su 100 che siano respinte o che Sforza com- bini un « pateracchio » con l'abdicazione del re e di suo figlio, ma con un « Consiglio di Reggenza » o qualcosa di simiIe, in cui entrino Badoglio, Croce, e, naturalmente Sforza; in questo caso quale atteggiamento dobbiamo prendere? Dobbiamo assumere un atteggiamento di intransigenza negativa fino alla fine? Dopo tutto gli italiani non se ne possono stare con le mani in mano mentre i tedeschi sono ancora in Italia. E poi sparito il re, la causa princi- pale del disonore nato dalla violazione del trattato di alIeanza colia Germania, sparirà. Non sarebbe allora per noi il caso di rico-

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noscere il dovere di cooperare fosse pure con gente in cui avrem- mo scarsa fiducia?

Io mi domando se noi, dopo avere spiegato quel che si sa- rebbe dovuto fare da uomini di più nobile carattere e di fibra più giovanile, non dovremmo dire: « le cose hanno preso una piega diversa: coloro che sono in Italia hanno deliberato diversa- mente; noi consigliamo gl'italiani che concordano con noi a coo- perare coi essi, non come parte della loro coalizione, ma come quella che in Inghilterra è chiamata "His Majesty lega1 opposition" ». Questa opposhione diciamo così costituzionale, si riserva ogni diritto per il dopoguerra; intanto coopera con tutte le sue forze alla guerra contro la Germania.

Beninteso che se le condizioni 1, 2, 3 non sono accettate, nessuna cooperazione è possibile.

Crede lei che si potrebbe consentire a questo compromesso, anzi proporlo pubblicamente al più presto possibile?

Ella comprende che una sua sollecita risposta non solo mi toglierebbe dalla inquietudine morale in cui mi trovo, ma mi permetterebbe di prendere posizione pubblicamente senza ritardo.

Suo dev.mo.

STURZO A SALVEMINI (f . 191 A, C. 26)

[ ~acksonville] , 7 novembre 1943

Caro Professore. scusi il ritardo di due giorni e mezzo a rispondere alla sua

interessante lettera del 2 nov[embrel . Sono stato occupatissimo per affari urgenti; di più attendevo delle notizie londinesi che speravo fossero state illuminative delIa situazione. Pur troppo siamo ancor « tra lo stil dei moderni e il serrnon prisco ». Ma più sermon prisco che stil dei moderni. Vedremo tra poco se la « democrazia » che deve arrivare in Italia ... da Mosca sarà una finta.

Intanto pare che tutti, Londra compresa, puntino su Bado-

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glio, o come presidente dei ministri o come reggente di VCitto- rio] E[manuele] IV.

Cosa dirle? Io non so quel che faranno i miei amici in Italia: non sono in contatto con loro; e non lo sarò finché non ci sarà il servizio postale. Passare per lo State Department per cose poli- tiche non è di mio gusto.

In queste condizioni mi sento libero di agire qui come io penso senza responsabilità per gli altri di laggiù. Io preferisco restare in America finché non ci sarà libertà per tutti neU'Italia conquistata dagli alleati.

Mi guardo bene dal dare sulla stampa consigli ad amici e avversari in Italia, né biasimandoli anche quando Omodeo augura « la propagazione in Italia di varie nuove religioni », (come si trattasse delle viti americane contro la filossera) owero egli do- manda « un mandato sull'Etiopia a favore dell'Italia » (naziona- lismo represso).

Credo che essendo in America è mio compito influire (se possibile) sulle agenzie governative e sull'opinione pubblica, non per quello che debbono fare o non fare gl'italiani in Italia, ma per quello che debbono fare americani e inglesi nell'interesse dell'Italia e nell'interesse della pace futura. Se in questo lavoro potrò avere adesioni ed aiuti, o se io potrò dare la mia adesione alle iniziative degli altri ne sarh felice. Ricorda che sempre ho insistito per « Friends of Italy » qui. Ne parlai con Bellanca e Capraro; promisero, ora non rispondono più alle mie lettere.

Anche Pacciardi sembra abbia sospeso la corrispondenza con me; la coba mi dispiace perché mostra una incomprensione o una sfiducia ingiustificata.

Conclusione: io non mi sento di dare alcuna adesione a un governo Badoglio (o anche Sforza) sia pure con un re di quattro anni (e quindi innocente e innocuo), fino a che mancherà la li- bertà in Italia (quella [...l ' dagli alleati) e fino a che non sarà pos- sibile per me scrivere sui giornali italiani e corrispondere diretta- mente con i miei amici e fino a che non si sapranno le clausole segrete del 24 settrembrel. Dopo ciò e dopo che avrò fatto la mia mente sulla nuova situazione prenderò posizione politica.

l Parola illeggibile.

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Intanto mi pare doveroso occuparmi della belligeranza, delle clausole segrete dell'armistizio, delle colonie, dei confini territo- riali, del separatismo siciliano, dell'AMG, della guerra di distru- zione portata palmo a palmo in ~ taha , invece di andare nei Bal- cani e altre questioni simili. Capisco,che lavoro a vuoto, ma adem- pio al mio dovere.

Suo aff.mo.

E. C. RADO A STURZO l (f. 206 A, C. 42)

[New York] , le 8 novembre 1943

Mon cher père,

Je suis très heureuse de vous avoir vu lors de rnon rapide voyage à Jacksonville. Mr. Weiss m'a parlé de son sejour là-bas.

J'ai un message pour vous venant de Jacini '. Je le repète ' verbalement :

« Jacini is eager to keep in contact with Don Sturzo. Jacini says that he and his friends here are in accord with the policy set forth by Sturzo, nainely, to back for the present Badoglio and the King firrnly in their efforts to get rid of the Nazis and to allow the Italian people to choose their own Government after this is accomplished. 'It is believed by Jacini this course of action is also favored by the New Christian Democratic Movement in Italy. He and friends of the New Christian Democratic Party

l Dattiloscritto. Carta intestata: 4 Office of Strategic Services. 630 Fifth Avenue. New York, N.Y. ». In alto a sinistra l'indirizzo de! destinatario: «Don Luigi Sturzo. St. Vincent Hospital. Jacksonville, Florida ». La signora Radc. del- I'Office of Strategic Services statunitense, aiutò Sturzo a tenere i contatti con gli amici italiani dopo la liberazione, come risulta anche dal testo di questa lettera.

Stefano Jacini (1886-1951) il noto esponente popolare, aveva coll&,n.ito, il 26 luglio 1943, assieme a Clerici e Malvestiti, alla redazio8e del manif::rro dei partiti antifascisti, entrando anche a far parte del C.N.L.A.I. Perseguira:~ diii fascisti dovette rifugiarsi in Isvizzera' ove trovò ospitalità preSso il vescovo di Lugano. In occasione della morte, Sturzo scrisse su di lui un commosso necrologio (cfr. L. STURZO, Ricordi su Stefano ]acini, in Politica di questi anni, Bologna 1966).

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will do their utmost to bring this about, cooperating with the United Nations in doing so D.

Si vous avez un message à transmettre à Jacini, envoyez-le moi, s'il-vous-plait. Naturellement sa va par cable et code.

J'espère que votre santé ne vous donne pas trop de troubles. . Recevez, mon cher père, mes salutations respectueuses.

MESSAGGIO A JACINI ' (f . 206 A, C. 44)

C Jacksonville] , november 12, 1943

Sturzo has been very glad in receiving the Jacini's message with so good news. He asks his friends to consider the Moscow declaration regarding Italy, the set-up o£ the new Allied contro1 cornmission for Italy and the Eisenhower's declaration on the necessity to broaden the politica1 composition of the present Ita- . lian Governrnent stop Sforza Croce objection to the king and his sons has here a strong appeal stop While he is contrary to a new Aventino and hopes that the king himself will be wise to avoid a bad conflict, Sturzo thinks that new democratic parties must soon concord on the immediate program in the lines of the above noted declarations ancl act accordingly. The main questions about Republic Concordat agrarian and social reforms must be discus- sed by the constituent Assembly after the driving out of Italy nazi and fascist.

Eiest wishes for ftaiy and ior ali '.

In alto Sturzo annota: « Text of message to Jacini ». Questo messaggio fu inviato a Jacini tramite la signora Rado, alla quale Sturzo lo trasmise il 12 novembre 1943, con la seguente lettera in francese, scritta sul retro della lettera deila Rado de11'8 novembre 1943' (doc. n 104): « Chère M.me Rado, merci beaucoiip pour votrc très aimable lettre, qui m'a porte le messagge de mon très cher ami .conte Stefano Jacini. Je vous mande, ci-incliis, la renonse, en vous priant de la transmettre au plus t6t possible. J'espère de vous voir ici quelque jour, ain2i qu'au plaisir d'avoir la visite de Mr Moore. J'ai tantes choses à vous dire sur 1'Italie. Veuillez agréer, chère Madarne, mòn salutation très cordiale. L.S. n.

2 Annotazione di Sturw: u spedito P.

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106.

MARIO EINAUDI A STURZO l (f. 207 A, C. 58)'

12 novembre 1943

Caro don Stlirzo, Jacini: .il mio accenno a Jacini derivò da una informazione

telefonica risultata poi erronea. I fatti stabiliti sono i seguenti:

a) verso la fine di settembre un noto ufficio di Washington fu informato che, fra altri, Jacini era salvo in Svizzera. Tale informazione venne trasmessa a Sforza, che se ne servì pet il suo telegramma a lei del 28 set[ tembre] ;

b) una decina di giorni fa lo stesso ufficio di Washington, pensando di far cosa gradita a lei, telegrafò alla legazione ameri- cana di Berna (che sola conosce l'indirizzo di Jacini), affinché sol- lecitassero un messaggio di Jacini da trasmettersi a lei. Sinora non è ancora pervenuta risposta. Appena dovesse arrivare, lei ne sarà informata.

Direi di aspettare ancora qualche giorno prima di intrapren- dere altri passi eventuali.

Rodinò (Guido): è vivo ed attivo. Si parla di lui a Napoli come uno dei capi del partito « cattolico » e, stamattina sulla Herald Tribune, come una delle persone consultate dal re per l'allargamento del gabinetto, dopo il rifiuto di Sforza. I1 suo atteggiamento (come quello di De Nicola e Porzio) è descritto come « reluctant D.

Lo stesso ufficio di cui sopra (e che intrattenni a lungo sul conto di Rodinò - ma vogliono sapere di più sul conto suo, e se lei potesse mandarmi qualche informazione più dettagliata di quella che io posseggo, le sarei gratissimo) mi assicura che se lei manda a me un messaggio per Rodinò, ogni tentativo sarà fatto per far arrivare il messaggio a destinazione ed ottenere una risposta.

1 Carta intestata: «Fordham University. Graduate School of Arts and Sciences. New York, N.Y. ».

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Alla signora Mc Cormick l feci pure presente l'importanza di Rodinò ed ebbi la promessa che Matthews sarebbe stato sol- lecitato in proposito.

La signora Mc ~ o k c k mi promise di far pubblicare al più presto le sue lettere, e anche di chiedere al'direttore del Magazine perché dopo l'articolo annunziato di Croce non debba venirne pubblicato uno suo. .

Centro: funziona in realtà, non ancora formalmente. La difficoltà principale è che i 10 membri preventivati non

si riescono a mettere assieme. Fumasoni-Biondi non è più negli Stati Uniti. Sicca esita (lo vedo. stasera). Bonfante lo vedrò la settimana prossima. Pantaleoni, A Prato, Natoli, Sereni, Ravà, tutti scostosi per ragioni varie. Impossibile avvicinare Toscanini.

Dico che funziona in reaItà, perché, per parlare solo di me - ho consegnato l'articolo sulla ricostruzione economica dell'Italia - a Foreign Affairs - sto preparando un memoriale sull'Italia per la Mc Cormick - farò un discorso alla Foreign Policy Asso- ciation del Massachussets martedì prossimo; il tutto secondo .le linee concordate.

I1 fatto è che tutto ricade sulle mie spalle, i collegamenti sono difficili, e una baracca in grande non è facile da organizzare. Se ci si accontentasse di un più piccolo gruppo con il solo scopo di mantenere contatti con altre agenzie governative e i giornali sarebbe meglio. Vorrei sapere da lei se si può andare avanti anche solo in 5 o 6, anziché in 10.

Lardone mi scrive: « Ho scritto a don Sturzo pel suo tra- sferimento. Appena mi risponderà cercherò di fare il possibile ». Non so bene cosa voglia dite.

Armistizio. Nessuno sa (o vuol dire) niente. Solo la Mc Cor- mick mi ha detto che le clausole sono assai severe, per quanto non sapesse dirmi se la severità si estendeva anche a clausole territo- riali. Drew Pearson scrive che per Trieste la questione è solo se n

con la città all'Austria o alla Jugoslavia.

1 Anne Mc Cormick O'Harc, giornalista del <C Ncur York Times D 2 Hebert Matthews corrispondente di guerra dall'Italis del <( New York

Times n. Giornalista, collaboratore de « I1 Progresso italo-americano ».

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I1 <omunicato di Eisenhower (New York Times, 11 novem- bre) sulla inazione dell'Allied Contro1 Commission chiarisce al- quanto la situazione. AMG cessa al più presto con trapasso poteri al governo italiano (e Badoglio ha annunziato la nomina di Cava- liere a prefetto di Napoli. L'ACllied] CControl] C[ommission] fun- ziona da semplice commissione di armistizio e di collegamento.

Però, se il governo italiano non viene rafforzato, 1'A.C.C. tornerà a rassomigliare all'AMG. E a questo proposito le dichia- razioni di Croce (Niewl YCorkl TCimesl, 11 novembre) sono mol- to scoraggianti. In realtà il governo italiano, all'infuori di Badoglio e un paio di giornali, non esiste. E' chiaro che la formazione di un vero governo è questione urgentissima, che non può attendere la caduta di Roma.

Madame Tabonis. Ebbe colazione con Di Veroli e si dichiarò pronta ad aprire le colonne di Poar la Victoire ad articoli a favore di accordo franco-italiano; in modo specifico, sarebbe felice di pubblicare un suo articolo in tal senso. Che ne pensa?

Laterza. Telegrafo a mio fratello e le farò sapere la riposta. Fissata la riunione del « Trust Fund » per venerdì 19. Sia-

mo invitati a cena da F. Ford al Facolty Club di Columbia -Uni- versity. Molto, simpatico. Haas avvertito.

Chiederò estratti dell'articolo sulla questione romana sulla Reuiew of Politics, che ho già usato in classe a Cornell (avrà visto lo scandalo del licenziamento di Mac Mahon da Notre Dame).

Scusi la matita. Visto Sicca or ora. Accetta. Mi abbia con vivo affetto per il dev.mo suo l .

Sul primo foglio della lettera Sturzo annota due schemi di risposta: « 14.XI.[1943]. Godo del suo lavoro. Con Sicca e sua moglie si può cominciare. Spero Bonfanti accetti. Temo affare jugoslavo e greco. Reazioni su Trieste neces- sarie. Farmi mandare plico la Victoire e dopo aver visto, parere. Badoglio, sotto- segretari. Chi? Underground Roma lei? Lord Renne1 [illeggibile] sulla Sicilia [cfr. B.N.Y., pp. 156-1593. Rodinò [illeggibile]. Monarchia discussione. Lardone affare Brooklyn ». « 23.XI.[1943]. Sollecito risposta pel centro e mando lettera N[ew] Y[ork] TCimes] su Rodinò » (cfr. doc. n. 107).

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STURZO AL DIRETTORE DEL k NEW YORK TIMES » ' (f. 206 A, C. 34)

Jacksonville, november 23, 1943

To the editor of the New York Times. Your Italian correspondent, Herbert L. Matthews, in a

dispatch from Naples, published in the Times of November 21 and dealing with .the present position of Signor Rodinò, has this to say: « Thus Signor Rodinò, like al1 the other politica1 leaders, comes around to a regency. However, he would doubtless want, as a leader of the Catholic party, to get advice from the Vatican D.

As the founder and first politica1 secretary of the Italian Popular Party, to which Giulio Rodinò belonged, I wish to rule out most emphatically the possibility of any recourse by Rodinò to the Vatican for political advice. Never did the leadership of the Popular Party, never did' Rodinò, as Minister of War, or Minister of Justice, or, later, as one of the Committee of Three which took over the political conduct of the Party after my resi- gnation, go to the Vatican for advice. They were always careful not to mix politics with religion and not to look upon the Pope as the head of their Party. Their Party was not called Catholic, nor was it an offspring of Catholic Action. This letter point was clarified by Benedict XV himself in a speech delivered in January 1919, a few days before the founding of the Popular party.

I have no doubt as to the good fàith of Mr Mattews, who may have been echoing current talk without realizing how much bis statcmem wquid add to Che arguments of those anti-ciericals, both inside and outside of Italy, who to-day affect to see the intervention of the Vatican in all Italian affairs. But why 'the ~ a t i c a n should assume a favorable or unfavorable position on the issue of the regency (if this solution will or will not be adopted by the various democratic parties), is something that goes beyond the comprehension of the ordinary persons of common sense.

1 Dattiloscritto. La lettera venne pubblicata sul « New York Times del 2 dicembre 1943, con il titolo Vatican Advice not sought.

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STURZO A MATTARELLA ' (f. 206 A, C. 36)

[ Jacksonville] , 28 novembre 1943

Caro Awocato,

la tua graditissima del 23 settembre mi è arrivata il 19 no- vembre e pensa come sono stato felice di aver notizie (benché indirette) di mia sorella, della quale da un anno non avevo più sentore. La tua parola è stata quella di un angelo consolatore.

Lo stesso dico per l'on. Salvatore Aldisio e tutti gli amici democratici cristiani.

Io avevo fatto il 3 settembre una trasmissione alla radio diretta ai siciliani e l'ufficio statale di qui si era impegnato a darvi corso. Ma fu sospesa perché in quel giorno avvenne la firma dell'armistigio '. Se avrò altra occasione ascolterete la mia voce.

Per ragione di salute cagionevole il medico non consiglia cambiare clima durante l'inverno, sottoponendomi alla fatica di un tale viaggio. Se Dio vuole ci vediamo a primavera inoltrata.

Intanto è bene lavorare e rimettere in ordine la vita normale della Sicilia, cooperando con il governo militare alleato; e prepa- rando allo stesso tempo la rinascita della democrazia cristiana come ideale e come organizzazione pratica sociale, e quando sarà permessa anche politica.

Io seguirò i vostri lavori con l'affetto di figlio della Sicilia e con la speranza di migliore awenire.

Sarà bene, se possibile, mettervi in corrispondenza con Giulio Rodinò a Napoli.

Auguri, saluti a tutti con il cuore.

1 Scritta sul retro del secondo foglio della lettera di Mattareila del 23 set- tembre 1943 (doc. n. 88), a cui risponde.

2 I1 3 settembre 1943 a Cassibiie, il gen. Castellano fumò le clausole mili- tari del cosiddetto « breve armistizio ». Un secondo documento (noto col nome «lungo armistizio?>) venne firmato da Badoglio a Malta il 29 settembre (cfr. M. TOSCANO, Daf 25 luglio ~11'8 seffernbre, Firenze 1966).

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STURZO A STEFANO MORELLO l (f. 206 A, C. 38)

[ Jacksonville] , 28 novembre 1943

Caro Rev. Amico,

la tua lettera, quella dell'awocato Mattarella e l'altra di Antonio Pecoraro ' sono state le prime che mi sono arrivate dalla Sicilia, e mi hanno colmato di letizia in mezzo a tante e così terri- bili notizie della nostra Italia.

La ripresa dell'idea della democrazia cristiana è promettente da per tutto; ciò è consolante per noi che abbiamo avuto la grazia di sentirne le attrattive fin dai primi anni e che abbiamo per essa lavorato e sofferto.

Occorre che, nelle condizioni attuali, si riprenda il legame delle relazioni fra voi e gli amici dell'isola e del Continente. Ho scritto a Mattarella di mettersi in relazione con I'on. Giulio Ro- dinò, a Napoli (se ciò è permesso dalle autorità di occupazione). La mia venuta in Sicilia awerrà se e quando Dio vorrà. Io spero per la prossima primavera. Ma nessuna previsione si può fare oggi. Ce hai occasione di presentare i miei omaggi a S. Ern.za il Carciinai Lavitrano \ a S. Ecc. Mons. Di Leo4 te ne sarò gratis- simo.

Con il più vivo affetto credimi.

Carta intestata: a St. Vincent's Hospital. Jacksonville, Florida a. In alto l'in- d u i del destinatario: « Kev. Parroco Stefano Morello. Monreale (Palermo) ». Risposta aila lettera del Moreilo del 23 settembre (doc. n. 89).

2 Cfr. doc. nn. 88 e 90. 3 I1 Card. Luigi Lavitrano era arcivescovo di Palermo dal 1929. 4 Mons. Gioacchino Di Leo, palermitano, sarà nominato vescovo di Lanciano

nel 1946.

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SIVRZO AD ANTONIO PECORARO l (f. 206 A; C. 39)

[Jacksonville], 28 novembre 1943

Mio caro Antonio,

ho tanto gradito la tua lettera del 23 settembre arrivatami il 19 novembre. L'immagine di tuo padre mi sta innanzi. Ne feci un cenno in un articolo pubblicato in Foreign Affairs di New York nell'aprile scorso ' (la cui edizione italiana è stata fatta a Londra e forse sarà arrivata in Sicilia).

Ora sono contento di apprendere che il figlio segue le orme luminose del padre.

La mia venuta non è possibile in inverno per ragioni di salute. Prego Dio che mi conceda di poter venire durante l'anno prossimo. Intanto c'è un gran lavoro da' fare, per organizzare la democrazia cristiana in tutta l'isola. Ho scritto un articolo contro le mene di separatismo: regionalismo sì, separatismo no; è que- sto il mio motto 3.

Ti prego di portare i miei omaggi devoti alla tua mamma, con i migliori auguri ,per tutta la famiglia. Aff.mo.

Scritta sulla seconda pagina delia lettera di Pecoraro del 23 settembre 1943 (doc. n. 90), aila quale risponde.

h

2 L'articolo è L'Italia dopo Mursolini, cit. Pur non ' facendo esplicitamente il nome di Antonino Pecoraro, Sturzo ricordò i progetti di legge presentati dal P.P.I. per la liquidazione e lo spezzettamento del latifondo, di cui il Pecoraro fu fautore (dr . la sua relazione al congresso popolare di Napoli in Atti dei con. gressi del P.P.I.; a cura di F. Malgeri, Brescia 1969, p. 148).

3 Cfr. L. STUXZO, I quaranta di Palermo, in « L'Italia libera », settembre 1943, ristampato in B.N.Y., pp. 154-55. «Che oggi - scrisse Sturzo in questo articolo - ci siano quelli che pensano che la Sicilia nel 1943 possa far da sé come unità politica non ci credo. Ci potranno essere degli antifascisti che, in odio di un passato cosf discorde col carattere siciliano, vogliono evitare il pericolo di un nuovo fascismo e altri ,totalitarismi, nonché di una rinnovata bur* crazia accentratrice. Ma il rimedio di ciò non è il separafismo; il rimedio è il regionalismo, come caratteristica deU'Italia risorta, insieme alla formazione di una coscienza popolare veramente poIitica e democratica, che impedisca a dema- goghi,. a capitalisti e a capi di Stato di manomettere i diritti deila liberta popoIare n.

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MARIO EINAUDI A STURZO ' (f. 207 .A, C. 55)

29 novembre 1943

Caro don Sturzo,

eccomi finalmente a lei, dopo due settimane di silenzio '. Ma oltre alla mia quota solita di viaggi ebbi anche un attacco di influenza e una gita a Washington.

Sono lietissimo della presa di contatto con Jacini. I1 suo telegramma mi pare di una chiarezza ass-oluta '. Osservo che egli dice non solo appoggiare ma « appoggiare permanente » il-.go- verno e il re. E mi chiedo se la conclusione non sia che, al Nord, alle prese con la realtà terribile dell'occupazione tedesca, non si abbia una visione migliore di ciò che deve venire prima, che non a Napoli. Sta benissimo anche la sua risposta '. Una cosa sola non mi è chiara: in che cosa Jacini e gli amici suoi dovrebbero rive- dere la loro posizione, in seguito alle dichiarazioni di Mosca e Eisenhower?

A Napoli si fa dell'accademia pericolosa, Non ho visto sino ad ora una sola dichiarazione seria di Sfmza che rechi un contri- buto alla discussione dei ver i problemi politici italiani. Feci pre- sente a Washington (allo State Department) che la necessità prima è di ristabilire in pieno la libertà di stampa. Mi dissero che ciò si sta facendo.

Nel nuovo governo conosco solo ETpicarmo! Cnrhmo (di Augusta, fratello del fisico OCrso] MCario] Corbinò), economi- sta e storico di un certo valore.

l Carta intestata: « Fordharn University. Graduate School of Arts. and Sciences. New York, N.Y. n.

2 Cfr. doc. n. 106 e nota 1, p. 181, con gli schemi di lettere di Sturzo a cui E i u d i , con questa, risponde.

8 Cfr. doc. n. 104.

Cfr. doc. n. 105.

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G. Jung l (ministro finanze 1932-1935), tecnico di altissimo valore e persona di grande probità. Fece parte di commissioni Dawes e altre, fu negli Stati Uniti. Parla alla perfezione l'in- glese e conosce l'ambiente anglo-sassone perfettamente. Mi pare l'uomo chiave dell'ammin[istrazione] Badoglio, e pel collega- mento con qua, la sua presenza è una fortuna' per l'Italia. Se ne dovrebbe~o vedere presto i primi risultati. La sua famiglia si trasportò da ~ries ' te a Palermo alla fine del secolo scorso, per il commercio delle mandorle. Sono ebrei.

Rodinò. La corrispondenza Nepurata ,di Mattews è del 16 (non del 6 come stampato) e venne in seguito al mio incontro con la Mc Cormick. Le diedi la sua lettera venerdì, ma sinora non è stata stampata. Matthews sta diventando pericoloso.

Rimane, circa Rodinò, la questione del suo messaggio. Quel- l'ufficio aspetta una sua risposta per sapere se lei desidera en- trare in comunicazione con R[odinò] .

Centro. Dubito che, come ufficio 'organizzato, si costitui- sca, perché non c'è nessuno che abbia il tempo, o la capacità di dirigerlo. Come gruppo di persone, le quali studi e rapporti su l'Italia, sta già cominciando. Credo che per la fine della settimana sarà pronto il rapporto Venezia Giulia (dovuto in gran parte a Bonfante e Weiss). Glie ne invieremo subito copia. Poi si vedrà come vararlo.

Bonfante è ottimo elemento. La sua preoccupazione prin- cipale è il comunismo, e vede tutto da quel punto di vista. E' un po' un pregio.

Fondazione. Domani faccio colazione con Pol!ock per con- certare i dettagli dell'incorporazione. Dopo di che lei potrà ver- sare i soldi. Dirò alla Lograsso, che fu fatta segretaria-tesoriera, di tenere i verbali. Con Haas come presidente, come mai occorre un actiuy president?

1 Guido Jung fu ministro deile finanze e degli scambi e valute del I Gabinetto Badoglio.

Cfr. doc. n. 107. Robert PolIock, ordinario di storia della filosofia alla Fordham University

fu tra i promotori della « Luigi Sturzo Foundation for Sociological Studies ».

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Ford si occupa di Reinhold, e ci riferirà. Per Pollock abbia- mo pensato alla New School fov social research, che andrebbe benissimo.

Son felice dawero di sua sorella, e mi auguro che lei la possa riabbracciare al più presto. Mi abbia per 1'aff.mo suo. .

[P.S.] Vidi Lardone a Washington: parlerà a Molloy fra giorni e spero bene.

Impressione media della Camera. Conosco bene Racca l. Fu ailievo e assistente di Pareto a

Losanna. In America da infinito tempo. Da una decina di anni era all'Institut of human relations di Yale a far non so quali studi sociologici sui gruppi stranieri negli S[tati] U[niti]. Ora

- insegna lingua ai corsi militari di Princeton. Mente estremamente confusa. Sposato con un bambino. Sono piemontesi e conoscono anche mio padre. una brava persona. Fu ufficiale americano nel- l'altra guerra.

STURZO AD ALDISIO ' (f. 206 A, C. 22)

EJacksonviilel , 30 novembre 1943

: Mio caro Ndisio, f.inalmente, a mezzo dell'aw. Mattarella, ho saputo che

grazie a Dio sei vivo e sei in Sicilia: credo a Gela, dove indi- rizzo la presente.

Dammi notizie tue e dei nostri amici e della possibilità di riprendere in Sicilia il movimento democratico cristiano, sia sul terreno sociale che in quello politico.

Vittorio Racca, sociologo, era stato assistente di Pareto a Losanna. Su di" lui cfr. V. PARETO, Lettere a Maffeo Puntaleoni (1890-1923), Roma 1962, vol. I1 e 111, passim.

Carta intestata: « St. Vincent's Hospital. Jacksonviile, Florida ». In alto I'indirizzo del destinatario: « On. -Salvatore Aldisio, ex deputato al Parlamento. Gela (già Terranova di Sicilia), Sicilia ».

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Ho avuto notizia che Jacini con altri popolari si è rifugiato in Svizzera e che ha molta fiducia nel futuro partito neo-demo- cratico cristiano. '

Ho niandato un messaggio telegrafico all'on. Giulio Ro- dinò a Napoli e attendo risposta.

Ho scritto all'avv. Mattarella, al parroco Morello (Monrea- le), al figlio de11'on.Ie Pecoraro l , e allJon.le Luigi La Rosa.

Mia opinione che dopo liberata .l'Italia dai nazi si debba avere l'Assemblea costituente. A tale assemblea rimandare i pro- blemi di Monarchia o Repubblica, Concordato, riforme sociali e po1iti.e fondamentali. Oggi tendere all'unione 'dei partiti di democrazia e affini per cacciare i tedeschi e ricostruire la vita normale delle città, i comuni e i servizi pubblici; e riadattarsi all'aria della libertà e responsabilità.

Per la Sicilia: regionalismo sì; separatismo no.

~ e s i d e r o sentire le vostre impressioni. Un abbraccio di cuore. Aff.mo.

ULLO A STURZO " (f. 206 A, C. 18)

2 dicembre E 1943 l

Caro don Luigi,

ho parlato con Biennan ieri. Abbiamo tutti due I'impres- sione che non sapiamo bene che cosa volete dire quando par- late della questione « d'una intriga contro i democratici cristiani o forse contra il Rodinò stesso ». Fin adesso non ho visto niente . di questo in nessun giornale, nemmeno nei informazioni pri- vati che vengono d'Italia. Se potete dirme a che avvete fatto

1 Cfr. doc. nn. 108, 109, 110. Dattiloscritto. Antony P. Ullo era ir presidente dell'associazione cattolica

italo-americana « People and Liberty », fondata su iniziativa di Sturzo. Abbiamo lasciato i numerosi errori di ortografia che si riscontrano nel testo della lettera.

189,

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referenza e donde awete avuto vostri informazioni su questo punto, credo che potrei forse trovare più informazione e dirvi se esiste dawero un tal intriga e donde viene il pericolo. Me interesserebbe molto sapere, perché e possibile che potrei fare qualche cosa per difendere vostri amici.

Miile buoni auguri, vostro affettuoso.

STURZO AL DIRETTORE DEL « NEW YORK TIMES » ' . (f. 207 A, C. 53)

Jacksonville, December 5, 1943 .

To the Editor o£ the New York Times. In your editorial <( The Results of P.R. » the wriier affirms

that « In Italy and Germany proportional representation was one of the main factors that permitted the growth of the Fascists and Nazis and other extremist parties and led to the breakdown of democraq through lack o£ any solid and stable majority with a consequent paralysis of action. D

As one o£ the first supporterr of P.R. in Iraly 2nd heud of the Partito Popolare, permit me to differ as to the case in Germany and that in Italy, as to affirmation that « the growth of the Fascists » was due to proportional representation.

As a matter of fact, the Fascist Party did not succeed in obtaining even one seat in the Chamber of Deputies in the 1919 elections (made with the new system o£ P.R.) and only 35 seats in tRe 1921 elections (also macie withbP.R.) and this was due to the alliance which the Fascists made in various districts with the Libera1 and Conservative parties.

The parties of the Extreme Left and Extreme Right which prior to P.R. did not have any seats in the Chamber were the

1 Dattiloscritto. Carta intestata: « Don Luigi S tum. St. Vincent's Hospital. Jacksonviile, Florida, U.S.A. D. Intitolazione di Sturzo: u Italy and proportional representation D. La lettera fu pubblicata anche su u Nazioni Unite », lo gennaio 1944, con il titolo Proportional Representation.

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Communists (with 21 seats after they 'broke way from the Socialist Party in January 1921) and the Nationalists (with 17 seats).. Since the Italian Chamber of Deputies had 535 seats in all, the extreme 'parties (Fascist, Communist, Nationalist) had a total of only 73.

The party .which upset the majority held by the libera1 democrats (at bottom conservative like the radicals in France) was the Partito Popolare which obtained 99 seats in 1919 and 107 seats in 1921; a Center Party which held Cabinet posts in all the Governments from 1920 to 1922. From that time on the parliamentary majority was never changed by the interference of extremist parties.

As a .matter of fact, during this period thel ministerial crises (customary in Italy as they were in France where there was no P.R.) were not parliamentary, but extra-parliamentary. Nitti fell in 1920 because while the Chamber was not in session hjs Government issued an ordinante raising the price of weat, after he had pledged himself not to do so. Protests throughout the country were such that he preferred to present his new Cabinet to the Chamber as resigning.

Giolitti, Nitti's successor, resigned spontaneously in 1921 after the national elections which had given him a majority, and after, he had helped Fascist party in gathering home seats in the Chamber. He resigned on the pretext that the vote on his foreign policy had received only a majority of 17 votes. But everyone understood that he wanted to leave the Government and await the ripening of Fascism which he preferred to an alliance with the « hated » Popolari.

Bonomi, Giolitti's successor, resigned in January 1922 while the ~hamber'was not in session, because Giolitti withdrew his support so that he himself could once more reappear on the scene. I t was at that time that the writer opposed the return o£ Giolitti, declaring that the Partito Popolare would not co- operate with him: 'this decision came to be known as the « veto against Giolitti ». After long negotiations, the Popolari accepted - despite the protests of the present writer - the solution of a lieutenant of Giolitti, Luigi Facta.

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Facta resigned in' July 1922, following the protests of the entire Chamber, including his own group, because of his weakness in front of Fascist violence against municipal centers, coope~atives and private dwellings.

I Unfortunately, during this crisis, while negotiations were proceeding for an alliance between Popolari, Democrats and Socialists (which would have eventuall~ halted the march of Fascism) there was launched a genera1 strike of protest against the illegal methods of Fascism by a secret revolutionary committee and in which the Socialists impulsively took part. This only succeeded in uniting the lega1 and illegal forces, thus the Fascists who for months had killed burnt and pillaged, now sided wiih the police and the army in putting an end .to the strike. While the strike was still going on the King summoned. Facta and obliged him to withdraw the resignation. Two months after,' when Facta heard that the Fascists were about to march on Rome he proposed a decree proclaiming martial law. But the king, after having at first promised to sign it, refused to do so.

When Mussolini became Prime Minister and presented his Governrnent to the Chamber of Deputies, he had 34 Fascist deputies, but in the corridors and the gallery and lobbris of the parliamentary building and outside as there were 3000 B!-ick Shirts armed with revolvers and daggers.

I t is stated that P.R. gave to the Socialists and the Popolari more seats than they would have otherwise received. In 1921 the former obtained -121 seats and the latter 107. Since the Socialists had a Confederation of Labor which counted 1,500,000 members and the Popolari their own with 1,200,000 members the Merence wirh the votes obtained in 1921 isn't much. Such a difference came from the middle classes and from the intellec- tuals who adhered to the two parties. The difference would have been more or less the same since the- Popolari (Christian Demo- crats) .had been able, to opknly participate in political' elections thanks to the revocation of the Non Expedit by Benedict XV (1919).

I would not have written this letter, although it has a certain historical value, were it not that the question of P.R.

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wU return in Italy tied up with other very important questions, such as that of breaking up the politica1 monopoly of the capitalist classes tied up with the Fascists. P.R. will be necessary for the coexistence and accord among themselves of the five or six or seven democratic parties.

STURZO AD ULLO l. (f. 206 A, C. 18)

[ Jacksonvillel , 6 dicembre [ 1943 1

Rispondo in inglese per Mr. Brennan.

1) I1 fatto che Matthews non parlò di Rodinò se non quando ebbe il telegramma di Miss Mc Cormick provocato da me, per mezzo Einaudi '.

2) Invenzione di Matthews sul catholic party e Vaticano.

3) Sforza - royalist clerical neo fascism movement esclu- de il Vaticano. Ma A.P. (I think) scrisse che per sentito dire nelle chiese di Napoli si predicò a favore di Umberto (partito azzurro). I1 che è grottesco.

4 ) Tribune e N [ e w ] Y[ork ] Times parlano solo di Sforza e Croce (what is rea1 [...l 3, and Omodeo - [...l intelligent and [ ... I " anticatholic - nuove religioni to cheek catholicism and Vatican. Mai in politica sua dichiarazione sui diritti preferen- ziali in Etiopia. Perché non si interessano di Rodinò, De Nicola, Arangio Ruiz, comm. of Liberty? Reale - comunista, interessan- te passato; ma socialisti e dem. cristiani hanno più appello.

1 Schema di lettera scritta sullo stesso foglio deiia lettera di Ullo del 2 dicem- bre 1943 (doc. n. 113) a cui risponde.

Cfr. doc. n. 111. Parola ilieggibile. Parola illeggibile. Parola illeggibile.

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5) Questione fondamentale : libertà con le restrizioni milita- ri di guerra. La simazione va andando male e la principale re- sponsabilità è dell'AMG e del comando militare.

6 ) Confidenziale. Mia lettera .a N[ewl Y [orkl Times 2 di- cembre oltre la confidenziale a Mc Cormick e Einaudi. Risposta a Renne1 ' The New Leader.

WALTER TOSCANINI A STURZO ' (f. 206 A, C. 16)

[New York], 6 dicembre 1943

. Caro don Sturzo,

Lupis mi ha telefonato che Ella è stato contento di rice- vere quella copia della lettera di Verdi che le ho fatto inviare. Purtroppo la storia e le vicende del nostro povero paese si ri- petono con ben poche varianti e siamo sempre alle solite incom- prensioni e tragedie che peseranno sul futuro d'Italia per altre generazioni.

Mio padre voleva scriverle da tanto tempo per ringraziarlo di un opuscolo sulla poesia di Dante ch'ella gli ha inviato, ma ella sa come il genitore e la .penna non siano grandi amici e forse è stata anche un po' colpa mia che mi sono fatto parte negli- gente, dimenticando di chiedere il suo esatto indirizzo a Lupis ... Ma ella vorrà compatirmi poiché in questo paese ci si alza con tutte ie buone intenzioni cii seguire un piano prestabiEtito e ci si ritrova alla sera - tra telefonate e riunioni e visite di persone

Cfr. L. STURU), RenneL o/ Rood e la Sicilia, in <i 11- Mondo novembre 1943, ora in B.N.Y., pp. 156-59.

* Carta intestata: « Walter Toscanini. 2731 Paliszde Avenue. New York 63. N.Y. D.

a L. STURZO, La poesia nella Divina Commedia, New York C19131. Questo scritto di S t w era apparso in tre puntate sul « Mondo P, gennaio, febbraio, aprile 1943.

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più o meno sconosciute - a non aver concluso nulla o per lo meno a non aver fatto quanto ci si era prefissi di fare.

Non so se Lupis le ha già accennato che 170ffice of War Information ha un progetto che tra poco sarà attuato di fare un cortometraggio di propaganda da mandare in Italia e in tutti i paesi d'oltre Oceano e credo anche Sud America con papà che dirige l'Inno delle nazioni di Verdi.

In questo film, dietro mio suggerimento, dovrebbero appa- rire tutti gli antifascisti che si trovano qui negli Stati Uniti e quindi lei sarà un giorno o l'altro di questi richiesto di lasciarsi « filmare » in un giardino della Florida in conversazione con un -

amico. Dal copione che ho sott'occhio la didascalia che le con- cerne dice:

« Don Sturzo, prete e patriota, unì la sua voce a quella de- gli altri italiani che preferirono l'esilio al disonore D.

Lupis, A Prato, Salvemini, Borgese, La Piana, Pacciardi sa- ranno pure invitati a lasciarsi cogliere dall'obiettivo sia mentre insegnano o preparano le riviste e giornali.

L'idea generale è di presentare con questa musica di Verdi un « fronte » antifascista in esilio.

La correzione al testo di Verdi apportata da mio padre <( Italia o patria mia tradita D andrà bene e suonerà giusto in -

un modo o nell'altro se gli avvenimenti che si stanno oggi svol- gendo in Italia non prenderanno altra piega come contro ogni speranza dobbiamo continuare a sperare - per il bene di quel povero paese e di quel disgraziato popolo. Ad ogni modo se ella avesse obiezioni o volesse maggiori schiarimenti sarò lieto di darglierli.

Spero ch7Ella mi perdonerà la fretta di questo scritto che non rileggo neppure e mi scuserà d'averla importunata.

Con tutta la mia ammirazione e sincera amicizia, suo cor- dialmente.

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STURZO A WALTER TOSCANINI ' (f . 206 A, C. 17)

C Jacksonville l, 8 dicembre 1943

Caro Walter, grazie assai della lettera del 6. Sono lieto che suo padre

. accettò il mio opuscolo: non occorreva scrivermi: so le sue abitudini.

Spero che abbia ricevuto e gradito il mio articolo su Centra1 Enrope su Toscanini, Shostakowski e i critici. Ne ho avuto fa- vorevoli rilievi. Ora ho mandato a Lupis uno studio su Verdi, dove accenno (s'intende) a Toscanini '.

Va bene per il film. Solo osservo che essendo stato il primo ad andare in esilio nel 1924, come fu il primo il partito popo- lare al Congresso di Torino (aprile 1923) a innalzare la ban- diera della libertà non potrei accettare la frase proposta: « unì la sua voce ecc. D.

Amerei che si mettesse: « Don Sturzo ... per gli ideali della democrazia cristiana e della libertà preferi l'esilio e mai cessò dalla iotta coi fascismo italiano e internazionale ».

Con questa correzione, nessuna obiezione. Invece di con- versare con un amico che non trovo, verrà la segretaria della Superiora a portarmi la posta e una negra a portarmi il the. Se la Superiora o una suora si dovrà far vedere tanto meglio.

Carta intestata: « St. Vincent's Hospital. Jacksonville, Florida ». In alto a destra l'indirizzo del destinatario: « Walter Toscanini 2731 Palisade Ave. New York 63, N.Y. Via Air MCail] ».

L. STURZO, La musica di Verdi, in cc Il Mondo n, dicembre 1943.

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WALTER TOSCANINI A STURZO ' (f. 206 A, C. 11)

[New York], 10 dicembre 1943

Caro don Sturzo, non credo vi saranno difficoltà ad esaudire il suo desiderio

per ciò che riguarda la dicitura da lei proposta. Non vuole inclu- dere nessun accenno al partito popolare e alla lotta sostenuta in Italia? La dicitura che le ho mandato io è quella proposta dal- I'Office of War Information in un primo abbozzo, ma non è detto che sia Vangelo e che non si possa discutere e far modifi- care. Quello che ancora non sono riuscito a capir bene è sino a che limite ci lasceranno spingere la nostra propaganda ... Quindi le sarei grato se ella mi potesse mandare una o due altre versioni della dicitura per ciò che riguarda lei e la sua attività politica perché vorrei saggiare il terreno su questo punto.

Ho visto da Lupis il manoscritto del Verdi e so che sarà presto pubblicato. Le notizie dall'Italia sono sempre incerte e più che mai tristi. Da Londra un amico mi fa sapere che l'editore Mondadori (il mio padrone di un tempo) e suo figlio arrestati dai tedeschi (credo a Milano) e avviati ad un campo di concen- tramento in Germania sono riusciti a scappare in Svizzera per- ché il treno nel quale erano rinchiusi fu fermato da delle bande di patrioti italiani nei pressi di Torino che attaccarono la scorta e liberarono i prigionieri. Abbiamo fortunatamente ricevuto no- tizie che mia soreila Wally, denunciata e minacciata d'arresto e di rappresaglie dal giornale Il Fascio di Milano, è riuscita a ri- parare in Isvizzera.

La distruzione di Milano sembra sia stata grave - e chissà quante altre pagine dolorose saranno riservate a quel povero paese nostro. Volesse il cielo che questa volta almeno fosse quella tal volta che governi e uomini imparassero e mettessero sul serio a frutto queste tragiche esperienze. Ma dal come siamo

1 Carta intestata: . « Walter Toscanini. 2731 Palisade Avenue. New York *

63, N.Y. W .

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incamminati c'è da disperare che così sia. Siamo ancora legati a pregiudizi di confini, a rivalità di partiti, a meschine aspirazioni personali, a ingiustizie di classe, razze, sistemi economici e ci si impantanano ogni giorno più, divisi in mille piccoli ruscelli, senza arrivare a sfociare nel gran mare della fratellanza umana. Dovrà questa rimanere un mito, il sogno di santi, martiri ed eroi? Per- doni lo sfogo e l'amarezza ma il cuore ne è così gonfio che è impossibile trattenerla.

Ricambio di tutto cuore gli auguri e spero di non averla annoiata o distratta dal suo lavoro troppo a lungo.

Cordialmente.

P.S. - Ho parlato or ora con uno degli incaricati del film e -

mi ha chiesto se lei non avrebbe niente in contrario di fare un breve statement in italiano per la versione di questo film che sarà proiettata in Italia. Credo non ci sarà né censura né limi- tazioni ma mi assicurerò e poi niente sarà rilasciato senza no- stra supervisione '.

STURZO A PACCIARDI ' (f. 189 A, C. 56)

Caro Signor Pacciardi, Le scrivo subito (ho ricevuto oggi la sua dell'8 c.m. 3, anzi-

tutto per ringraziarla della promessa di vederci prima che lei parta per l'Italia e della nota sul PCeoplel and FCreedom! di- retta ad evitare un equivoco spiacevole.

l Sul primo foglio in alto, schema di risposta di Sturzo: « 2O.X11.[1943]. 1nf.za. Mondadori. 1 ) S ì per lo stafement (200 parole!). 2) Dicitura. Basta dire: prete, statista, sociologo, fondatore P.P.I., in lotta col fasc[ismo] sempre fin dal 1919. Sostenitore in tutta la sua attività politica, che ebbe inizio nel 1897 (come editcore] diret[tore] di un giornale in Sicilia) dei principi della d.c. ».

2 Carta intestata: u St. Vincent's Hospital. jacksonville, Florida,. 3 Nella lettera de11'8 dicembre 1943 (f. 189 A, C. 55) Pacciardi contestava

a Sturzo alcune sue affermazioni sui ruolo svolto dalla Chiesa nei confronti del fascismo in Spagna e in Italia.

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La ringrazio pure di aver trovato posto per il mio articolo. Debbo dirle che la mia non è posizione eclettica. A parte

le mie affermazioni antimonarchiche e repubblicane del passato, è bene ricordare che nell'articolo pubblicato su The Review o/ Politics (Notre Dame) ' nel gennaio scorso ci stanno le seguenti linee:

« The christian democrats, in past republican-minded since the early years of the present king (as the author of this study has always been) » '. Lo studio era (come lei ricorderà) teore- tico più che pratico. In questo punto raccontavo perché socia- listi e democratici cristiani fecero cadere la cosidetta pregiudi- ziale repubblicana e perché molti cattolici fino al fascismo furono favorevoli alla monarchia, dopo averla ritenuta scomunicata.

Anche nell'articolo pubblicato su Foreign Affairs accennai ai democratici cristiani di tendenza repubblicana; avevo aggiun- to anche « fra i quali chi scrive D; poi lo tolsi per evitare una ripetizione (a poca distanza di mesi) che poteva sembrare esi- bizioni~ tica,

In altri articoli da me pubblicati in seguito su Sign, Ame- rica ecc. ho cercato di far cadere l'idea che identifica il cattoli- cesimo con la monarchia. I1 principio su cui mi appoggio è che la Chiesa come tale non ha preferenze politiche.

Quel che poi ho scritto sul re attuale nel Mondo, nel Jour di Montreal e altrove è chiarissimo. La sua impressione di eclet- tismo è affatto gratuita. D'altro lato desidero che lei noti che io ho responsabilità morale verso i miei amici d'Italia per la quale non debbo né atteggiarmi a capo .quando non sono sul terreno di combattimento come loro, né anticipare mosse che è bene siano fatte sul posto. Quello che desidero è che i miei amici conoscano il mio pensiero senza che io mostri né indiscre- zione né pretese.

Cfr. L. STURZO, Italian problems in ulnr anrl peace, in « The Review of Politics », january 1943, pp. 55-81, ripubblicato in R.N.Y., pp. 105-108. « The Review of Politics », era la rivista dell'università di Notre Dame, neli'Indiana.

2 Cancellato si legge: « were induced (prima del fascismo) to think that in a democratic regime a republican agitation would not be worth ..." ... e con- chiudevo il paragrafo con le parole: "If it (the Monarchy) falls, there will be no other ... for it: there will be a Republic" ».

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Così lei mi comprenderà e spero apprezzerà il mio conte- gno. Ciò posto è chiaro che l'articolo che le ho inviato non ri- guarda né me né il partito democratico cristiano. Desidero che cattolici e anticattolici in America sappiano che il Vaticano nulla ha da dire nella questione di Repubblica o Monarchia. Se ci sono preti (come cittadini) che sono per l'una o per l'altra, nulla da obiettare, ma il Vaticano no.

Avrei altro da dirle sul clero di Napoli, Ascalesi l, Spagna: non ho tempo, ma se lei viene, come spero, avrò agio a chiarirle tante cose.

Mi creda cordialmente.

ULLO A STURZO ' (f. 206 A, C. 1)

Domenica, 12 dicembre 1943

Caro don Luigi, qui troverete alcune questioni, le quale vi interesseranno

per sicuro. Credo che e meglio lasciarle in inglese, come le ho ricevuto dei Breman.

B[reman] stesso ha ricevuto queste questioni d'altra parte. Non m'ha detto donde, ma ho l'impressione che deve essere una personalità bastante importante nella politica qui e sarebbe dun- que molto interessante darlo tutta la informazione possibile. Di ogni manera poi aiuterà molto se potrete rispondere con tutte UetagEe possibiie - faro io stesse ?a 3 ~ U i i u i i c . Cosi credo che B[rennanl e io potremo fare un buon lavoro che aiutera dav- vero la causa democratica cristiana in certi alti quartieri.

B[rennan] e io abbiamo parlato anche della questione Ro- dinò e lo mostrai la lettera. Abbiamo trasmesso gli fatti a un amico in Napoli, che farà il possibile per vedere donde vengono le informazioni false.

l Alessio Ascalesi, cardinale, arcivescovo di Napoii. Dattiloscritto. Abbiamo lasciato gli errori presenti neii'originale.

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Ha ricevuto uia lettera da Barbara l, che me dice che le cose financiere vanno male. Bisogna trovare dieci amici che pa- gheranno tre libre ogni tre mesi e ho contestato che io saro ono- rato d'essere uno - non deve essere tanto difficile nove altri. Anche scrissi al Wilberforce per domandare se la Livreria d'In- formazioni non può fare piu.

Mille buoni auguri '.

STURZO A MATTARELLA ' (f. 206 A, C. 5)

[ Jacksonville], 2 1 dicembre 1943

H o letto con piacere vari tratti dell'appello dei democra- tici cristiani di Sicilia (novembre 1943) riportati da un giornale di Washington (Evening Star) con notizie un po' romantiche su di me; questo mi ha fatto sorridere ma l'appello mi è piaciuto: vorrei averne intiera copia e sapere chi l'ha scritto e dove è stato pubblicato, a Palermo o altrove.

Vorrei anche sapere esattamente quale è il compito dell'au- torità ecclesiastica circa le scuole in Sicilia. Qui sono stati fatti rilievi ostili (ne leggo oggi uno anche nel Canadà) contro la cle- ricalizzazione delle scuole in Sicilia, e contro I'AMG vedendo in tutto ciò l'ombra del clerico-fascismo.

Di questo si è parlato sui giornali di New York a proposito del cosiddetto partito azzurro formato a Napoli (si dice) da nobili e da militari per sostenere la candidatura al trono di Umberto I1

l Barbara Barday Carter, segretaria del gruppo « People and Freedom » di Londra.

2 SUUO stesso foglio Sturzo annota uno schema di risposta: « 22.XII.[19431. 1) Ritardo causa influenza. 2) Risposte - chiare esaurienti. 3) Tenere presente che Azione Catt[olica] e partito D.C. sono corrispettivi e non interdipendenti. 4) E[uening] Star di Washington - appello dei Dem. Cristiani non riportato dalla grande stampa. 5) Art[icolo] New Leader, 11XII. Dei nomi in zona occupata dai tedeschi assoluto riserbo. Servirsi di me».

3 Carta intestata: « St. Vincent's Hospital. ficksonville Florida B.

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in caso di abdicazione del padre (che pare probabile appena Roma sarà liberal invece del piccolino Vittorio Emanuele IV. Si dice che il clero di Napoli è con Umberto.

Mia opinione è che la questione di Monarchia o Repubblica dovrà essere trattata dall'llssemblea costituente quando l'Italia sarà libera. Ora bisogna rimettere il paese in piedi militarniente ed economicamente al piìi presto e e ccollaborazione con gli al- leati americani e inglesi.

A me interessano tali iilformazioni per poterne scrivere sui giornali (cattolici e non cattolici) ed eliminare polemiche nume- rose contro il Vaticano e la Chiesa cattolica.

Auguri per il nuovo anno.

STURZO A KODINO' ' ( f . 206 A, C. 6)

I Jacksonville] , 21 dicembre 1943

Mio caro Rodinò Giulio, il mio messaggio del novedre scorse ti fu trasmesso come

lettera, mentre era concepito ii, termini di telegramma; tu avrai capito il perché non era proprio in stile. Ora ho l'occasione di inviarti la presente che ti porta i mei più vivi auguri per il nuovo anno per te, 'la famiglia (nipotini compresi) e per la povera, nostra patria, che passa il periodo più tragico della sua storia di tremila anni.

Nostro dovere è far quei che ci detta la coscienza e quel che possiamo secondo le nostre forze. Io penso a te che oggi

1 Accanto a questa lettera si trova un a Message by cable » diretto da Sturzo a Rodinb lo stesso 21 dicembre 1943 (f. 206 A, C. 7), nel quale si legge: a Don Stuno confirms his first message of november 27, to honourable Giulio Rodino, hoping that it is yet arrived. Don Sturzo is in favo~ir o£ a colla- boration in the practical field. With other democratic partizs uniting the arms against Germans and Fascists, and preparing a sound ground £or the constituent assembly when Italy will be free. Don Sturzo send his best wishes to Rodinò family and a i i Christian democratics for Christmas and New Year a.

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hai una posizione morale eminente per il tuo passato, per gli anni e l'esperienza e per il fatto che tutti gli altri nostri amici sono da Roma in su, e pochi degli antichi capi del partito popolare stanno da Napoli in giù. Ho scritto in Sicilia all'on. Salv[atorel Aldisio (Gela) e all'on. Luigi La Rosa (Caltagirone); ma fin ora non ho avuto risposta. So bene che Aldisio lavora. L'aw. Bernardo Mattarella di Palermo (via Segesta n. 9 ) mi ha scritto ed io ho risposto di tenersi in contatto con 'te.

H o letto sopra un giornale di Washington l'appello fatto in novembre scorso dai democratici cristiani di Sicilia al popolo, per mantenere la fiducia e la calma l; e mi è piaciuto assai, come mossa e come stile.

Vorrei sapere se in Puglie, in Calabria, nel Salernitano e nella Basilicata ci stailno nuclei democratici cristiani. Vorrei scri- vere a tuo figlio Guido (e altri con lui) perché egli, giovane com'è faccia da ufficiale di collegamento tra i vari nuclei del Sud. Chi ti aiuta a Napoli? Quale il contatto con gli operai? Rocco * è ancora vivo? Spero di sì.

Mi si dice che pare che i capi dell'Azione cattolica sono in stato [di] diffidenza: nota che il Segretario generale dell'hione cattolica Monsignor Colli 3, vescovo di Crema ha fatto un comu- nicato dicendo che l'Azione cattolica sta al di fuori della politica e smentendo che essa abbia aderito al governo di Mussolini, e dice che i cattolici come cittadini sono liberi di far politica ed essi sapranno tutelare le tradizioni del paese.

Non ho il testo completo ma un sunto telegrafico. Quello che è certo [è ] che l'Azione cattolica non impegna in linea poli- tica né 'cura l'organizzazione dei partiti. Son sicuro che i cattolici di Napoli, quelli di sentimento democratico, verranno a formare i quadri del nuovo nostro partito che (da quanto mi ha fatto

1 Cfr. doc. n. 121. 2 Probabilmente Stuno si riferisce all'on. Marco Rocro di Torrepadula,

ex esponente e deputato popolare. Antifascista fece parte della Commissione straordinaria del partito (pentarchia) con Ruffo della Scaletta. Migliori, Secco Suardo e Alberti. Cfr. D. SECCO SUARDO, La pentarchia nella storia del P.P.Z., in AA.W., Luigi Sturzo tzella storia d'Italia, Roma 1973, vol. 11, pp. 623-37.

3 Mons. Evasio Colii, segretario esecutivo e assistente generale deli'Azione cattolica italiana era vescovo di Parma e non di Crema.

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sapere il conte Stefano Jacini dalla Svizzera) è oramai comune- mente chiamato democratico cristiano. Così nell'Alta Italia e così in Sicilia.

Amerei sapere quali i tuoi rapporti con il conte Sforza e con il senatore Croce (ai quali presenterai i miei cordiali auguri per il nuovo anno) e quale la tua opinione sui problemi correnti.

Tutto ciò, tu lo comprendi, te lo scrivo non per atteggiarmi a capo di un movimento che tra l'altro non potrei dirigere da lontano ma perché io possa essere in grado di aiutare da qui ogni buona iniziativa a favore del mio amato paese.

Con una cordiale stretta di mano credimi aff.mo.

[P.S.] Ho letto del successo del comizio tenuto il 19 di questo mese al Politeama. C'eri tu. Spero che non si faccia del- I'anticlericalismo. I1 vecchio anticlericalismo come il vecchio cleri- calismo dovrebbero essere morti col fascismo. Ti accludo copia della mia lettera che ti riguarda pubblicata dal New York Times il 2 dicembre c.m. l.

AZIONE CATTOLICA E PARTITO DEMOCRATICO CRTSTTANO IN ITALIA '

(f. 206 A, C. 3)

[dicembre 1943 1

Per intendere tutta la situazione dei cattolici in Italia occorre tenere presente:

A) che l'Azione Cattolica è un movimento di vari organi- smi religiosi ed educativi, sotto la direzione di tre cardinali (Piaz-

l Cfr. doc. n. 107. 2 11 titolo è di Sturzo. Si tratta di una serie di risposte di S m o ad un

questionario inviatogli da Earl Brennan del Main Post Office di Washington tramite Antony P, Ullo, circa i rapporti tra Azione Cattolica e Democrazia Cristiana in Italia. I1 questionario inviato a Sturzo aveva il seguente titolo: uSome questions relating to the revival o£ Christian Democracy in Italy ». Abbiamo inserito, tra parentesi quadra quelle domande del questionario che Sturzo non aveva riprodotto.

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za di Venezia, Boetto di Genova e Lavitrano di Palermo) e un Vescovo Segretario esecutivo (Mgr Colli di Crema), tutti nomi- nati dal Papa '. I centri locali di azione cattolica dipendono dai vescovi diocesani;

B) che pertanto l'Azione cattolica non fa politica, non organizza partiti, e lascia -i propri soci liberi di aderire al partito che crede, purché non sia contrario ai principi cristiani (come il comunismo). Durante il fascismo fu permesso ai membri di Azio- ne cattolica di essere iscritti al fascismo. I capi dell'Azione catto- lica. usualmente si astengono dal partito (così anche col partito popolare).

Ciò posto, si risponde al quesito primo:

1) 1s the composition of the Catholic Action and its subsidiary groups substantially the same as i t was in the pre-war period?

Più o meno io credo di sì, con la diminuzione di tutti coloro che sono stati chiamati alle armi, prigionieri, morti in guerra, operai in Gerniania e così via.

2) What are the predominating persona1 and politica1 influences within the Catholic Action at the present time?

Essendo l'Azione cattolica divenuta di piU in pih organo ecclesiastico (specialmente dall'ultima riforma di Pio XI ad oggi) può dirsi che l'influenza laica sia quasi nulla o facilmente annul- labile. Tra gli uomini che nel passato avevano notevole influenza noto anzitutto il conte Dalla Torre, direttore dell'Osservatore Romano. Egli per molti anni fu Presidente dell'unione Popolare (da non confondersi col P.P.) e della Giunta direttiva dell'dzione cattolica (di sentimento antifascista); il prof. Colontietti di To- rino, Accademico del Vaticano, che fu uno dei sette della dire- zione del Partito Popolare Italiano; l'on. Mario Cingolani (Ro-

1 Nell'aprile 1939, Pio XII, affidb la presidenza deli'Azione Cattolica ad una commissione costituita dai cardinali Lavitrano, Boetto e Piazza, che sostitui- vano il presidente aw. Lamberto Vignoli, in carica da1 settembre 1936. Segretario esecutivo e assistente ecclesiastico generale venne nominato li vescovo di Parma, mons. Evasio Colli. Cfr. F. MAGRI, L'Azione Cattolica in Italia, vol. I (1775-1939), Milano 1953, p. 474.

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ma), che è stato deputato popolare e Sottosegretario di Stato al lavoro prima del fascismo; il prof. Igino Giordani, addetto alla Biblioteca Vaticana, che era stato segretario di stampa del Partito Popolare, oggi editor in cbief del magazine Fides - au- tore di libri religioso-polemici pubblicati anche in America. I1 prof. Gedda, che fu presidente della Gioventù cattolica, profes- sore all'università di Stato (credo sia stato un po' indulgente col fascismo). Prof. Guido Gonella, redattore dell'Osseruatore Ro- mano (Professore all'università di Stato e scrittore di que- stioni internazionali di sentimento antifascista). Signorina Borelli (Milano), presidente della Gioventù femminile; Padre Gemelli, rettore dell'università cattolica di Milano. Questi due sono stati accusati di filofascismo; ma io credo che lo facevano per difen- dere le loro istituzioni; non posso darne un giudizio esatto.

Per quel che ho detto sopra la loro influenza non è stata e non è political.

3) [Would the Catholic Action support the constitution of some Christian Democratic party, i.€ the Vatican should show itself not opposed to such a party? 1s there any chance under present circumstances that such a series of developments would take place? l.

L'Azione cattolica non ha preso nel prssato ~4 prender& oggi posizione rifficiale r favore di ulcuri partiti coiiipreso il democratico cristiano che già si sta sviluppando liberamente. Que- sto è nell'interesse delle due parti. Il partito democratico cri- stiano (come già il partito popolare) esige la sua indipendenza politica; l'Azione cattolica afferma la sua dipendenza dal Vaticano e dai Vescovi. Ogni interdipendenza tra i due sarebbe pregiudi- ziale alla causa della libertà e della religione.

I1 Vaticano lascia liberi i cattolici italiani a prendere partito secondo la loro coscienza come è in America, in Inghilterra, in Irlanda e altrove. Io credo che il papa stesso oggi veda benevol- mente un partito democratico cristiano, senza mai prendere la benché lontana responsabilità.

Nello Statement di ottobre Mgr Colli - Segr. Gen. del- l'Azione cattolica - con il quale egli negava che l'Azione catto- lica avrebbe aderito al governo Mussolini, affermava che i catto-

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I .

- lici sono liberi nella politica e che avrebbero difeso la tradizione del paese contro nuove teorie straniere.

4) [Is the reported « study group » of De Gasperi in Rome in effect the nucleus of a Christian Democratic party?].

Non ho notizie del « study group » di De Gasperi. Questo è ritenuto il capo dei democratici cristiani. Deputato al Parla- mento di Vienna nel 1914 - italiano '21-'26. Presidente del gruppo parlamentare popolare dopo le dimissioni di Sturzo, alcun tempo leader del partito popolare.

5) e 6) [HO; extensive is the power of the liberal catholics .in the diocese of Bergamo? Have the recent reported measures against libera1 catholics in the area been effective, or is there a substantial underground resistance?

Are there any other substantial centers of underground.ca- tholic resistance? 1.

In Italia non si usa parlare di liberal catholic, ma di demo- cratici cristiani o popolari o cattolici progressivi, perché I'aggetti- vo liberale è legato al liberalismo borghese o anticlericale che fu combattuto dai cattolici. Quando i giornali parlano di libera1 cattolici fare intendere. In Bergamo i popolari erano la maggio- ranza assoluta e sono stati sempre antifascisti. Probabile che nelle montagne si faccia la guerriglia.

E' una impressione che oggi in tutti i posti dove si resiste i cattolici vi sono in buon numero.

7) [What are the reactions among liberal Catholics in Italy toward the friendly attitude of the Communists? How far are the Catholic libera1 willing to cooperate with the committees of liberation, even where they should come under Communist influente? 1.

La cooperazione con i comunisti, se ci sarà sarà decisa quan- do sarà formato il governo democratico e dove i democratici cri- stiani avranno la loro rappresentanza.

8) [Has Vatican policy in relation to the establishment of a Christian Democratic party been affected in any way by the Moscow Pact? 1.

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No. Mia impressione è negativa sia perché il Vaticano non influenza circa il partito democratico cristiano sia perché non c'è nulla nel patto di Mosca ostile alla religione cattolica.

9) [Who are the most important leaders and members of the Catholic Action and Christian Democratic Party at pre- sent? l.

Per i leaders dell'hione cattolica risposta al n. 2. I leaders del movimentc; democratico cristiano:

Alcide De Gasperi (Roma) - spero sia sflvo; Conte Stefano Jacini (Milano) - rifugiato in Svizzera; Prof. Giovanni Gronchi (Milano) - spero sia in Svizzera; Achille Grandi (Monza) - spero sia in Svizzera; Giulio Rodinò (Napoli);

Paolo Cappa (Genova) - spero sia salvo; Salvatore Aldisio (Gela); e molti altri.