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PERIODICO DELLO STATO MAGGIORE DELLA DIFESA N. 5/2012 9 7 7 2 0 3 6 9 7 8 0 0 4 1 2 0 0 5 ISSN 2036-9786 Il contributo della Difesa alla tutela degli interessi nazionali nell’ambito del dominio cibernetico L’insostituibile apporto delle lessons learned alle operazioni militari Educazione: la sfida che viene dall’Afghanistan Il contributo della Difesa alla tutela degli interessi nazionali nell’ambito del dominio cibernetico L’insostituibile apporto delle lessons learned alle operazioni militari Educazione: la sfida che viene dall’Afghanistan

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PERIODICO DELLO STATO MAGGIORE DELLA DIFESA N. 5/2012

9 772036 978004

1 2 0 0 5ISSN 2036-9786

Il contributo della Difesa alla tutela degli interessinazionali nell’ambito del dominio cibernetico

L’insostituibile apporto delle lessons learnedalle operazioni militari

Educazione: la sfida che viene dall’Afghanistan

Il contributo della Difesa alla tutela degli interessinazionali nell’ambito del dominio cibernetico

L’insostituibile apporto delle lessons learnedalle operazioni militari

Educazione: la sfida che viene dall’Afghanistan

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Stato Maggiore della Difesa

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Il Cuore delle Missioni di Pace

Da quando le nostre Forze Armate operano in aree di crisi,capita sempre più frequentemente che, in occasione dieventi particolarmente gravi, i famigliari del personalecoinvolto - e la cittadinanza tutta - hanno volutotestimoniare, con lettere inviate ai giornali o alle Autoritàdello Stato, il proprio dolore per le perdite subite e il proprioorgoglio per quanto fatto dai nostri militari e per ciò che essirappresentano per la Nazione. Di recente, tutte queste pubbliche testimonianze, un tempochiuse negli archivi o disperse sulle pagine dei giornali, sonostate raccolte in un volume dal titolo “Il cuore delle missionidi pace”, edito lo scorso 4 novembre dalla Casa Editrice“Scipta Maneant”. A nostro parere, quella appena citata, è un’opera di assolutospessore che merita grande attenzione. Ciò, non solo perchécorroborata da una prefazione a firma del Generale Abrate edal contributo di illustri testimonials, ma anche perché rivelaun’intrinseca capacità di immergersi nei sentimenti deiprotagonisti, dei loro congiunti e di tutti coloro chequotidianamente seguono le loro vicende. Oggi l’Italia schiera all’estero circa 6500 militari. Di essi, ingenere, se ne parla solo in occasione di gravi lutti,focalizzando tutta l’attenzione sui sentimenti e le fortiemozioni causate dalla perdita di una persona cara. È raroche qualcuno si soffermi sulle loro emozioni; che ne descrivagli ideali che li animano; che ne illustri i sentimenti chenutrono verso i propri famigliari, i propri colleghi, lapopolazione locale. Tutto questo è messo a nudo da “Ilcuore delle missioni di pace” attraverso un mix di lettere, diarticoli, di testimonianze e di fotografie. Un libro unico nelsuo genere, che riteniamo valga la pena di essere letto.

Informazioni della Difesa 5/2012

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2 INFORMAZIONI DELLA DIFESA 5/2012

Informazioni della Difesa 5/2012

Le RubricheFinestra sul mondo 67Osservatorio strategico 69Difesa alla Ribalta 70Difesa e Società 71Difesa Notizie 72Rassegna Stampa Estera 77Recensioni 79

EditorialeIl Cuore delle Missioni di Pace 1Massimo Fogari

Forze ArmateIl contributo della Difesa alla tutela degli interessiNazionali nell’ambito del dominio cibernetico 4Cristiano Bettini

L’insostituibile apporto delle Lessons Learnedalle operazioni militari 14Luigi Castellani

Educazione: la sfida che viene dall’Afghanistan 24Beatrice Macchia

Panorama InternazionaleLa città sulla collina. L’American exceptionalisme le presidenziali del 2012 32Renzo Giorgi

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PERIODICO DELLO STATO MAGGIORE DELLA DIFESA N. 5/2012

9 772036 978004

1 2 0 0 5ISSN 2036-9786

Il contributo della Difesa alla tutela degli interessinazionali nell’ambito del dominio cibernetico

L’insostituibile apporto delle lessons learnedalle operazioni militari

Educazione: la sfida che viene dall’Afghanistan

Il contributo della Difesa alla tutela degli interessinazionali nell’ambito del dominio cibernetico

L’insostituibile apporto delle lessons learnedalle operazioni militari

Educazione: la sfida che viene dall’Afghanistan

CopertinaAlpini del 9° rgt de l'Aquila

al Santuario di San. Gabriele (TE)

n. 5/2012Periodico dello

Stato Maggiore della Difesafondato nel 1981

Direttore responsabileGen. B. Massimo Fogari

RedazioneTen. Col. Pier Vittorio Romano

C I° Francesco IrdeM.Capo Sebastiano Russo

FotografiM.llo 1^ cl. Fernando GentileM.llo 1^ cl. Maurizio Sanità

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Gli articoli investono la direttaresponsabilità degli autori,

di cui rispecchiano le idee personali.

© Tutti i diritti riservatiRegistrato presso il Tribunale Civile di Roma

il 19 marzo 1982 (n. 105/982)

TecnologiaModerni concetti di manutenzione 40Claudio Boccalatte

StoriaMissione museale e Marina Militare: la musealizzazione delle imbarcazioni militari 48Rudy Guastadisegni

L’embedded Dino Buzzati e la “Regia” Marina 60Ada Fichera

SOMMARIO 3

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IL CONTRIBUTO DELLA DIFESAALLA TUTELA DEGLI INTERESSI

NAZIONALI NELL’AMBITO DEL DOMINIO CIBERNETICO

IL CONTRIBUTO DELLA DIFESAALLA TUTELA DEGLI INTERESSI

NAZIONALI NELL’AMBITO DEL DOMINIO CIBERNETICO

Forze Armate

Intervento del Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio di Squadra Cristiano Bettini,al Centro Alti Studi della Difesa

DI CRISTIANO BETTINIDI CRISTIANO BETTINI

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Il tema della sicurezza dello Spazio Ciberneticoè quanto mai attuale non solo in ambitoDifesa dove ormai da tempo, nel quadro delle

operazioni militari, ai quattro domini tradizionali(terrestre, marittimo, aereo e spaziale) se ne èaggiunto a tutti gli effetti un quinto, il dominiocibernetico. La tecnologia, con la sua straordinariaaccelerazione nell’ultimo ventennio, soprattuttonell’ambito dei settori dell’informatica e dellecomunicazioni (la cosiddetta “rivoluzione digitale”nell’Information & Communication Technology oICT) vi ha contribuito sostanzialmente: a solotitolo di esempio nel 1993 esistevano circa 50siti internet; alla fine di quel decennio neesistevano già oltre 5 milioni; nel 2010 solo inCina si sono registrati 400 milioni di utenti; nel1980, le telefonate trasmesse dai fili di rame po-tevano “trasportare” appena una pagina di in-formazioni al secondo; oggi la fibra ottica puòtrasmettere il contenuto di 90.000 volumi in unsecondo. Nel 1980 un gigabyte di informazionioccupava lo spazio fisico di una stanza: oggicentinaia di gigabytes di informazioni sono tra-sportabili in una tasca attraverso una pendrive1.Tutto ciò evidenzia che le strategie e le modalitàdella competizione tecnologica sono difficilmentemodellizzabili, in virtù di un’evoluzione dinamicae discontinua determinata da continui salti tec-nologici, mentre il verosimile rateo di innovazionetecnologica ridurrà il tempo disponibile per ilsuo controllo e la sua comprensione, anche “cul-turale”, aumentando la probabilità di evoluzionie sviluppi non previsti.Già oggi, utilizzando semplicemente uno smar-tphone dotato di GPS e videocamera, con inormali software evoluti di pubblico dominio, unindividuo può svolgere prestazioni che sarannoparte del cosiddetto “Sistema Soldato Futuro”, intermini di localizzazione geografica, digitalizzazionedei flussi informativi e capacità di controllo

1 “Relazione sulle possibili implicazioni e minacce per lasicurezza nazionale derivanti dall’utilizzo dello spaziocibernetico”. Comitato Parlamentare per la Sicurezzadella Repubblica (luglio 2010).

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remoto, quindi in forma basilare già a disposizionedi ogni singolo individuo dotato di hardware &software commerciale di ultima generazione.Ma al sistema “Soldato Futuro” potrebbe già oracontrapporsi un sistema “Avversario Futuro” o“Terrorista Futuro”, dotato di paritetiche capacità? In merito a questa ipotetica agilità d’uso disistemi aggressivi evoluti desidero subito, qualerisposta, porre il dubbio che la forza dell’attaccocibernetico di un tale livello faccia parte dellelogiche delle così dette armi asimmetriche. Ciòche oggi registriamo, anzi, sono soprattutto ele-menti di simmetria anziché, nel medio-terminedi asimmetria: prodotti più evoluti sono il fruttodi costose, lunghe e segrete elaborazioni, adoggi non alla portata di Stati con poche risorse emilitarmente deboli, non in grado di organizzareattacchi prolungati, capaci di paralizzare infra-strutture ben difese né di contrastare conseguentirisposte con armi convenzionali. Alcuni di questiprogrammi sono divenuti noti per la loro potenzae capacità intrusiva in settori strategici, qualiFLAME di ben 20 MB circa ed il precedenteSTUXNET; ne esistono altri, di minore virulenzaed impatto settoriale, quali DUQU, che si diffondecome allegato Jpg, LUCKY CAT e NIGHT DRAGON,di matrice cinese, rivolti ad aziende multinazionali,NITRO che ha attaccato decine di aziendechimiche e della Difesa USA e SHUMUKH adoggi rivolto prevalentemente all’Islam radicale.Certo è difficile risalire alle fonti degli attacchi equesto può far emergere comportamenti più ag-gressivi di chi non deve temere ritorsioni tempe-stive. Esiste anche l’incertezza dovuta ad attacchida parte di Stati tecnologicamente avanzati neiquali vi è un rischio di produrre danni a se stessio di distruggere senza volerlo beni utili (come leinfrastrutture bancarie site in un paese conten-dente).Certo, sarà necessario processare, direttamenteo meno, una massa enorme di informazioni intempo reale in modo tale da reperire quelle diinteresse, correlarle e permettere decisioni intempi utili. La mole di fonti disponibili da moni-

torare renderà sempre più necessario l’impiegodi strumenti software automatici, sia per laricerca delle notizie che per il controllo incrociatodella fondatezza dei riscontri e dell’autenticitàdelle informazioni stesse.Aumenterà quindi il ruolo di sistemi cognitividotati di auto-apprendimento al servizio dellagestione della conoscenza e a supporto deiprocessi decisionali, alcune fasi dei quali si tro-veranno pressoché a sostituire.Inoltre, le nuove tecnologie applicate al settoredella gestione remota o autonoma di sistemicomplessi permetteranno di ridurre sempre piùil rischio fisico sulla persona in numerosi contesti(come in ambienti estremi quali profonditàmarine, sotterranee o contaminate, spazio ex-tra-atmosferico) anche militari (si pensi ai dronesaerei, terrestri, navali e subacquei).Sul versante delle telecomunicazioni, i sistemiwireless (fissi e/o mobili) saranno sicuramenteaccessibili alla massa della popolazione nellamaggior parte dei Paesi del mondo, anche diquelli degradati dal punto di vista socio-economico,connettendo gli utenti in reti di computer tran-snazionali con potenzialità anche di diversi ordinidi grandezza superiori a quelli attuali, se verrannosviluppati efficacemente i sistemi quantici e piùin generale le nanotecnologie. I computer diprossima generazione avranno probabilmente ledimensioni degli attuali smartphones, con schermiproiettabili o ripiegabili e tastiere virtuali a rico-noscimento di movimento. Inevitabilmente,sviluppi in questo settore potranno essere sfruttatianche per fini assolutamente contrari a quelliper cui sono stati sviluppati, ovvero in ambitocriminale, bellico e terroristico. In senso più ge-nerale, lo spazio cibernetico è considerato facenteparte dei c.d. global commons, ovvero di quellearee operative che non sono sotto la sovranitàdi precisi soggetti statuali, e la cui disponibilitàe sicurezza devono essere salvaguardate.Peraltro, nei Paesi più moderni i sistemi informativi,agendo in risposta a fenomeni di terrorismointerno, di criminalità organizzata, di “hackeraggio”

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sulla rete e più in generale alla crescente capacitàdi gruppi e/o individui di causare danni socialmenteinaccettabili, hanno potenzialmente già ora lacapacità stimolare e richiedere una sempre piùdiffusa e capillare sorveglianza anche nei confrontidelle vite dei comuni cittadini, e quindi anche dimilitari con specifiche responsabilità identificabilidai loro profili o dalla correlazione di dati; sipossono così innescare delicati scenari non solodi possibile erosione delle libertà civili e di intru-sione nella privacy individuale ma anche dellaSicurezza dello Stato.L’equilibrio in questo settore, cioè tra esigenzedi sicurezza pubblica e di tutela delle informazionipersonali sensibili, è solo un esempio delle futuresfide etiche che il progresso tecnologico ponead una velocità che sembra superiore alla capacitàpolitico-sociale di definire regole giuridiche (emorali) capaci di affrontarle con successo.Nell’Era dell’Informazione, queste tecnologie ICT(“Information & Communication Technologies”)possono garantire ad ogni sistema militare unelevato grado di superiorità, ma nel contempopossono anche costituire un forte elemento divulnerabilità, soprattutto se viste nel quadro più

generale del “Sistema Paese”. Se a questo ag-giungiamo quali e quante attività sono dipendentida queste tecnologie (energia, trasporto, finanza,governance, infrastrutture, salute, informazione,difesa e sicurezza) e dalle relative info-strutture,si evince chiaramente quale possa essere il livellodi rischio al quale il Sistema Paese risulterebbeesposto in caso di crisi.È quindi legittimo e doveroso chiedersi comeagire per comprendere, mantenere l’accesso epoter operare nel cosiddetto cyberspace, al finedi conservare e proteggere gli interessi nazionali.In questo senso, appare corretto considerare ildominio cibernetico a tutti gli effetti quale unodei “global common” (come accennato in prece-denza), di cui garantire la disponibilità nellastessa misura, ad esempio, delle rotte marittime,dello spazio cosmico, dei fondali oceanici e del-l’Antartide.L’ambiente cibernetico, in quanto parte integrantedegli ambienti ove condurre operazioni militari,ha implicazioni sia nel dominio fisico che infor-mativo, poiché “trasversale” ai tradizionali ambientioperativi (terrestre, marittimo, aereo e spaziale)e da questa considerazione deriva la necessità di

In apertura: Cyber-Secutity - rappresentazione iconograficaSopra: European Network and Information Security Agency

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sviluppare o potenziare, in ambito Difesa, specifichecapacità di Computer Network Operations (CNO);che dovranno essere condotte in armonia con ilquadro legislativo/normativo nazionale, e tenendonella dovuta considerazione le norme internazionaliratificate dall’Italia. Le implicazioni legali connessea questo ambiente operativo, infatti, non sonoancora state sviscerate compiutamente, anche

in seno all’Alleanza Atlantica. Queste operazioni,basate sulla NCW (Network Centric Warfare)che porrà in sistema tutte le risorse difensive(figura 1), se da un lato rappresentano unarisposta alla gestione della complessità militare-civile dagli scenari strategici odierni e futuri cherichiede di perseguire una Cyber dominance(figura 2), dall’altra espongono le reti ad un’im-

figura 1

figura 2

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plicita e critica fragilità. Tra queste, in particolareè in atto un dibattito, a livello nazionale ed in-ternazionale, sul livello di danno (causato da unattacco cibernetico) oltre il quale sia possibileadottare, per legittima difesa, misure di carattereoffensivo per bloccare o ridurre gli effettidell’azione malevola (c.d. plausible deniability).Nel merito la stessa comunità internazionale,soprattutto nei consessi NATO ed Unione Europea,sta tuttora disquisendo sul tema, partendo daposizioni non sempre coincidenti.Il livello del danno non è comunque il soloaspetto legale di particolare importanza: vi sonoanche, solo per citare i principali, quelli delladifficoltà di attribuzione degli attacchi e dellerelative responsabilità, dello status giuridico deglioperatori cibernetici, di come definire nel settoreil principio della proporzionalità tra offesa edifesa, della potenziale confusione tra criminiinformatici ed atti di guerra.Mi sento di affermare che la dimensione giuridi-co-legale della sicurezza cibernetica continueràa costituire una problematica di complicata de-finizione, almeno nel medio termine, soprattuttoper il fatto che l’evoluzione del dominio e delleattività cibernetiche sta procedendo ad unavelocità superiore alle capacità di adattamentodei sistemi giuridico-legali nazionali ed interna-zionali.Non desidero comunque scendere in ulterioridettagli in un settore, quello normativo, recen-temente approfondito nel corso di un workshopdedicato ma, ritornando al campo più propriamenteoperativo, è noto come le Operazioni Cibernetichesi basino essenzialmente su tre pilastri capacitivi:la difesa2, lo sfruttamento dei dati3 e l’attacco4.Dal punto di vista della Difesa, sono da ritenersi

prioritari, per evidenti motivi i primi due, almenonel breve-medio periodo. Al riguardo, lo sforzodella Difesa in questa nuova dimensione è in-centrato su un rilevante processo di trasformazione,che:- da un lato, si sostanzia nello sviluppo di

capacità basate su reti informatizzate distribuite,le Network Enabled Capabilities (NEC), dove itempi di comunicazione e di acquisizione delleinformazioni, che da sempre rappresentanouna criticità nella condotta delle operazionimilitari, saranno notevolmente ridotti con l’in-troduzione di nuove tecnologie;

- dall’altro, prevede una riorganizzazione dellastruttura cibernetica.

L’end-state desiderato nel dominio cibernetico,oltre a perseguire gli obiettivi a salvaguardiadegli interessi strategici, operativi e/o contingentidella Difesa stessa, è quello di acquisire unacondizione di efficacia complessiva, nei confrontidei potenziali opponenti e/o avversari, sia neldominio informativo, sia in quello tecnologico,sia in quello organizzativo come in quello deci-sionale.Inoltre, la posizione della Difesa, per quanto ri-guarda la sicurezza dello spazio cibernetico, ri-conosce nella Presidenza del Consiglio la leadership,quale Autority nazionale al momento non disgiuntadalla figura stessa del Presidente del Consigliodei Ministri, cui ricondurre, in ultima analisi, lapolitica, la strategia e la governance nazionalenel settore, tramite il Nucleo Interministeriale diSituazione e Pianificazione (PCM-NISP)5. Qui siattesteranno le decisioni “strategiche” in caso diattacchi di grave entità. Inoltre la Difesa, persuo conto, dovrà essere in grado di ottimizzare ivari apporti provenienti da altri dicasteri, enti,

2 Cyber Defence: "the application of security measures to protect CIS infrastructures components against cyber attack"(JIC 001 –CNO).

3 Cyber Exploitation: "l'azione intrapresa per avvalersi di un computer, nonché delle informazioni ivi contenute, perottenere un vantaggio" (JIC 001 –CNO).

4 Cyber Attack: “azione, condotta nei confronti di un avversario, dal territorio nazionale o dall’estero, attraverso l’utilizzo,anche combinato, di computer, sistemi informatici, telematici e cibernetici, al fine di Distruggere, disattivare, rendere inaccessibili, alterare, smembrare i sistemi stessi o dati, informazioni e servizi in essicontenuti. Ciò in forma parziale, totale, permanente o temporanea” (JIC 001-CNO).

5 Presidenza del Consiglio dei Ministri – Nucleo Interministeriale Situazione e Pianificazione.

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agenzie, etc. impostando la propria azione, nellivello interministeriale, diretta a evitare dupli-cazioni e/o approcci settoriali. Entrando più nel dettaglio di quanto già svoltoin ambito Difesa, circa tre anni fa è statoapprovato e ufficializzato il primo documentoconcettuale di settore, il Joint Integrated Concept(011/2009) relativo proprio alle Computer NetworkOperations, che ha dato l’avvio all’attuale processodi trasformazione verso un sistema ciberneticomilitare integrato. Il secondo passo in questa di-rezione ha avuto luogo con la costituzione nel2011 del Comitato Interforze sull’Ambiente Ci-bernetico, che costituisce organo di consulenzaper il Capo di Stato Maggiore della Difesa nel-l’espletamento della sua attività di governancemilitare nel dominio cibernetico.Il passo successivo è stata la formulazione di undocumento di policy, con una specifica Direttivainterforze approvata proprio nel gennaio delcorrente anno. La “vision” espressa attraversotale Direttiva di Policy Interforze, in sintesi:- prevede, a costi molto limitati e lavorando su

ciò che già esiste, uno sviluppo capacitivo perquesto nuovo Ambiente;

- individua le regole per i rapporti con il settorecivile/industriale e i domini cibernetici inter-ministeriali, multinazionali ed internazionali;

- sottolinea la rilevanza dell’Infosharing (condi-visione dell’informazione);

- pone in risalto l’importanza degli aspetti dicomunicazione strategica;

- ribadisce l’importanza della piena affidabilitàdel personale e dei prodotti industriali impie-gati;

- prevede una struttura sostanzialmente articolatasu entità operanti in un’area di “DirezioneStrategica” e in un’area di “Gestione Operati-va”.

Attualmente, la Direzione Strategica viene svoltadal Capo di Stato Maggiore della Difesa con il

supporto del Comitato Interforze sull’AmbienteCibernetico (CIAC), mentre la Gestione Operativasi avvale soprattutto delle strutture del ComandoC4 Difesa e del Centro Intelligence Interforze, edi strutture delle singole Forze Armate. In futuro,si prevede di attribuire una maggiore responsabilitànel dominio cibernetico al Comando C4 Difesaed a stabilire delle relazioni funzionali con il COI(Comando Operativo Interforze), preposto, comenoto, alla pianificazione e alla condotta delleoperazioni militari.È prevista, infine, la costituzione del Centro Ope-rativo Cibernetico Interforze (COCI), per “evolu-zione” del Comando C4 Difesa. Molti passi sono già stati avviati per far evolverele capacità Cyber nazionali, in particolare, inambito centrale per passare dal concetto diEmergency Response a quello di Incident Re-sponse.Un contrasto efficace alle minacce cibernetichepuò comunque essere attuabile solo attraversoun approccio multi-dimensionale sia a livellonazionale che internazionale, che coinvolgainsieme alla Difesa anche i nostri Paesi partners,gli attori istituzionali nazionali, il settore industrialee privato, nonché il mondo accademico.Ed aggiungo che in questa operazione, che stopersonalmente seguendo per parte Difesa, èbene evitare che modularità ed interconnessioneportino ad un eccesso di sovrastrutture di coor-dinamento e gestione rispetto alla componenteoperativa che rappresenta il cuore del sistema.Un’iniziativa concreta verso un approccio multi-dimensionale/multinazionale alla problematicacibernetica è già stata posta in essere dallaDifesa nel quadro delle attività svolte nella Cam-pagna di sperimentazione denominata “MultiNational Experiment 7” (MNE7). L’ MNE76 è lapiù recente tappa di una serie di campagne disperimentazione in cui la Difesa italiana riveste,da quest’anno, proprio il ruolo di leader del

6 Il Multinational Experiment (MNE), è un’attività multinazionale di sviluppo concetti e sperimentazione (ConceptDevelopment & Experimentation – CD&E) patrocinata e coordinata dallo United States Joint Coalition Warfighting delloStato Maggiore Difesa USA e, in ambito italiano, del Centro Innovazione della Difesa dello Stato Maggiore della Difesa– III Reparto.

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gruppo di lavoro rivolto all’analisi del quadrogiuridico internazionale applicabile allo spaziocibernetico, con lo scopo di redigere e sperimentaredelle linee guida per i decision makers dei livellipolitico-strategico e operativo nel fronteggiareincidenti cibernetici. Queste iniziative registranola partecipazione dei principali attori militari ecivili coinvolti nel dominio cibernetico, sia alivello nazionale7 che multinazionale8. Infatti tutte le istituzioni di una Nazione, oltrea quella militare, si trovano immerse in un“meta-sistema” sociale complesso, che nonconsente ad un singolo elemento di questa“costellazione istituzionale” (quale il compartoDifesa) di poter esistere e funzionare autono-mamente, senza tener conto sia dei fattoriinterni ed esterni al sistema nella sua totalità,sia dei relativi condizionamenti e delle relazioniche si instaurano tra loro.

In termini più militari, l’obiettivo principale daperseguire, anche nel cyberspace, è quello di as-sicurare la pianificazione e la condotta delleoperazioni (CNO), che non saranno possibili senon passando anche attraverso un efficacesistema di procurement tecnologico il quale,nella dinamica di sviluppo che caratterizza questoambiente, dovrà essere tempestivo e circoscrittonell’ambito delle industrie selezionate e di estremaaffidabilità. Ciò dovrà comportare un approccioinnovativo all’ingegnerizzazione dei sistemi edei relativi servizi, che preveda una proiezionetecnologica e capacitiva con l’industria sin dalladefinizione dei requisiti9, al fine di non lasciarsisuperare dalla rapidissima evoluzione qualitativae quantitativa delle tecnologie IT.A questo non consegue, come sostenuto anchein un recente studio di Adam Liff, ricercatore diPrinceton, che la guerra informatica già in atto

Cyber-Secutity - rappresentazione iconografica

7 Stato Maggiore Difesa, Stato Maggiore Esercito, Stato Maggiore Marina, Stato Maggiore Aeronautica, ComandoGenerale dell’Arma dei Carabinieri, Comando Generale della Guardia di Finanza, Centro Alti Studi per la Difesa, IstitutoSuperiore di Studi Militari, Ministero degli Affari Esteri, Agenzia Spaziale Italiana, Università degli Studi Federico II diNapoli, 2ª Università di Napoli, Istituto Affari Internazionali, Link Campus University of Malta, ENI, Telecom Italia –Sparkle, Finmeccanica, Selex Sistemi Integrati.

8 Finlandia, Francia, Germania, Cooperative Cyber Defence Centre of Excellence (CCD CoE), Regno Unito, Spagna, StatiUniti, Svezia, Svizzera.

9 Metodologia e Framework Architetturale del Ministero della Difesa (MDAF) per lo sviluppo e la descrizione diarchitetture C4ISTAR e NEC”, direttiva SMD NEC 002, edizione 2010.

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porti ad un aumento di conflitti, teoria questacon pochi fondamenti, che non considera le sot-tigliezze delle strategie militari e dei rapporti dipotere.Anche Roger Clarke in un recente best seller“2010 Cyber War” dissuade dal giustificare allar-mismi catastrofisti, a suo dire alimentato dagliambasciatori dell’industria per la sicurezza in-formatica; dello stesso tenore articoli su AOS(Atlantic Organization for Security) che richiamanol’attenzione su un’esaltazione, in alcuni Paesi,della minaccia, rispetto alla sua reale criticità, afini industriali e di profitti di settore. Attacchimirati a specifiche reti strategiche (energetiche,bancarie, di trasporto), oltre a quelle aziendali,appaiono invece più probabili, per sfruttare vul-nerabilità reciproche, con limitati effetti di Le-verage, nel caso in cui l’attuatore li rivendichi. Un ultimo aspetto da valutare con attenzione, inquesta pur breve panoramica, è costituito dalleComunicazioni Strategiche (c.d. STRATCOM), unsettore ancora in uno stato di sviluppo inizialema già ora di vitale importanza e con notevoliimplicazioni anche nel campo cibernetico. Strettamente legata alle dimensioni sociale edinformatica, ma ormai di spessore tale da dover

essere considerata autonomamente (quasi unsesto dominio operativo) è la dimensione mediatica.Nei prossimi anni le collettività, in ogni angolodel mondo, saranno sempre più immerse in unagrande sfera comunicativa e di opinione (doxasfera)in cui l’influenza dei tradizionali canali d’infor-mazione (TV, radio e giornali) sarà soppiantatada una complessa interazione tra utenti e pro-duttori di informazioni in una grande retemondiale di blogs, websites e social networks.Le nuove tecnologie hanno infatti consentito aisingoli cittadini di abbandonare il ruolo di semplici“utenti passivi” dell’informazione ricevuta me-diaticamente, ma di interagire con i mass mediatrasformandosi essi stessi in soggetti attivi dellacomunicazione. Le rivolte politico-sociali dellacosiddetta “primavera araba” non si sarebberoforse potute sviluppare così velocemente senzala possibilità di informazione, coordinamento,scambio di opinioni e consenso interno e inter-nazionale tramite il web, con paritetici risultatidi disinformazione attuati sulle reti aperte. Ladimensione mediatica sul web ha quindi introdottouna nuova coordinata nel quadro delle situazioniconflittuali, ovvero il livello di visibilità localee/o globale. In questo quadro, la doxasfera è

Cyber Security in the Military (copyright Robin Nelson)

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proprio una delle principali aree di operazioniper le c.d. minacce ibride, cioè quelle moderneattività poste in essere da avversari in possessodell’abilità di impiegare simultaneamente mezziconvenzionali e non per perseguire i loro obiettiviin maniera adattiva; l’uso sistematico della di-sinformazione sul web per fini strategici è propriouna delle principali caratteristiche di queste mi-nacce. L’espansione della dimensione mediaticafa sì che l’opinione pubblica globale già orapossa influenzare in notevole misura decisioniche hanno ricadute su azioni o interventi militariinternazionali e questa tendenza è verosimilmentedestinata ad aumentare nei prossimi anni inmaniera addirittura imprevedibile. Le “battaglie per il consenso”, svolte da teams diopinion-makers (palesi ed occulti) proprio secondole logiche delle operazioni ibride e delle c.d.cross-domain synergies, che avrebbero le grandireti globali come campi di battaglia sono giàsotto i nostri occhi; la possibilità che le armi ci-bernetiche da sole incentivino conflitti, dipendeanche della natura delle parti coinvolte, dallerelative forze contrattuali e da quante informazioniattendibili si abbiano sull’avversario; né va sot-tovalutato che una minaccia cibernetica possadivenire anche un deterrente contro avversarisuperiori nell’armamento convenzionale. Ovvero,scenari che vanno ben oltre la semplice sicurezzacibernetica, e che implicano invece sofisticateComputer-assisted Information Operations.Già ora, comunque, a seconda dei casi, le STRAT-COM possono essere utilizzate a supporto dellescelte politiche e/o delle operazioni militari perfavorire il raggiungimento degli obiettivi prefissatiattraverso sistemi non letali, tramite effetti sianel dominio fisico, sia in quello informativo. E’assolutamente indispensabile, pertanto, mantenereuna stretta coerenza tra le Comunicazioni Stra-tegiche e le Computer Operations, per sfruttareed ottenere la massima efficacia sinergica intutte attività svolte;attività sinergica sviluppabile,desidero sottolinearlo, attraverso la centralità,anche in questo campo, dell’elemento umano.

La recente esercitazione internazionale cui hofatto cenno, ha evidenziato come la capacitàdell’uomo risulti elemento di prevalenza ogginella correlazione intelligente della informazionima indispensabile anche domani per prevalerein contesti cibernetici di presumibile quasi-sim-metricità di offesa e difesa (ben diverso da altricontesti odierni di asimmetricità) dove lo stru-mento, pur evoluto, da solo non sarà in grado dimantenere l’iniziativa e prevalere. Come sempre,avremo dunque bisogno di personale altamentemotivato e adeguatamente formato, da impiegaresia nei ruoli più specializzati della gestione ope-rativa, sia in quelli di decision makers, a livello didirezione strategica. È per questo motivo chestiamo anche accelerando la formazione specificaa tutti i livelli, a partire dagli operatori, anchetramite la scuola di Telecomunicazioni interforzedi Chiavari. E concludo con un’osservazione dicarattere più generale; le lezioni che ad oggipossiamo trarre dagli eventi è che le teorie te-leologiche sulla tecnologia, come evidenzia ilsaggista russo Eugeny Morozov, studioso degliimpatti politici della tecnologia, raramente offronospunti acuti di analisi, mentre più spesso ali-mentano idee confuse e favoriscono cattive po-litiche. Ciò nonostante, un modo teleologico dipensare alla tecnologia è ancora dominante; mail mondo reale non è malleabile ed ordinato nési adatta a teorizzazioni superficiali ed a modellisemplici e fa emergere anzi tecnologie con ruolie funzioni inaspettati, connessi all’uso che neviene fatto da Paesi diversi e loro rispettivi regimisociali e culturali.Quindi mentre il nostro sistema difensivo deveaccrescere i suoi livelli protettivi e gli scudimobili su tutte le reti a rischio, è verosimile im-maginare, a similitudine di come avvenne con ladeterrenza nucleare del periodo della guerrafredda, uno scenario di equilibrio complessivotra queste capacità evolute, dislocate in aree dipotenza diverse, che favoriscano una maggiorestabilità, proprio attraverso la loro intrinsecacapacità di deterrenza.

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L’INSOSTITUIBILE APPORTODELLE LESSONS LEARNEDALLE OPERAZIONI MILITARI

Forze Armate

DI LUIGI CASTELLANI

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L’attualità degli insegnamenti dell’età antica

Nei Licei italiani intere generazioni distudenti hanno approfondito lo studiodei Commentari di Cesare sulla Guerra

Gallica, mentre un’attenzione minore è statatradizionalmente riservata al De bello civili.

Ovviamente, anche la seconda opera è dasempre presente nei programmi di Latino ma,generalmente, viene alquanto trascurata rispettoalla prima. Chi conosce entrambe le opere nonriesce a vedere una ragione concreta per questapredilezione che, con le dovute eccezioni, hafatto sì che innumerevoli liceali concludesseroil loro ciclo di studi senza aver approfondito laGuerra Civile. È un vero peccato, perché la seconda grandefatica letteraria di Cesare non ha nulla da in-vidiare alle cronache della Gallia, sia comecontenuto, sia come spessore umano e letterario,oltre che per gli insegnamenti di carattere mi-litare. Infatti, in virtù degli anni trascorsi, ilCesare autore della Guerra Civile riflette lamaturità dell’Uomo e l’accresciuta esperienzadel Comandante, mentre emerge ad ogni passola dimensione drammatica di un soldato che,suo malgrado, si trova a combattere contro deicompatrioti, con una tensione interiore a voltequasi dolorosa, che si riflette nell’organizzazionedell’opera e nello spirito della narrazione. Anche nel momento della vittoria, nella cronacadella Guerra Civile non c’è gioia né trionfo. Atratti, inoltre, emergono figure grandiose diuomini e di soldati, come Crastinus (“Vir singularivirtute”) che, per il suo valore ed abnegazione,È stato ricordato da Cesare, che lo ha additatoad esempio imperituro di virtù civiche e militari,doti che nella concezione romana della citta-dinanza non potevano essere nettamente di-stinte, perché formavano un’entità unica. Questo perché il cittadino romano era prontoa prendere le armi quando la Patria era minac-ciata, così come il soldato romano combattevaper il Senato ed il Popolo di Roma. Ciò eraancor più vero nell’Età classica, perché la de-cadenza della Civiltà Romana avrà inizio proprioquando questa visione e questi valori entrerannoin crisi. Tornando alla Guerra Civile, dalla nar-razione emerge evidente anche il fatto cheCesare si trova a disporre della vasta esperienzamaturata nelle campagne precedenti che, in

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In apertura: Implementazione di sistemi nell’ambito del Progetto Soldato Futuro (foto: Finmeccanica)Sopra: Blindo armata Centauro del Rgt. Savoia Cavalleria (foto: Luigi Castellani)

questa fase della sua vita, costituisce un valoreaggiunto alle sue doti innate di Comandante,sia a livello strategico che tattico. In terminimoderni, Cesare all’epoca della Guerra Civiledispone di un patrimonio immenso di “LessonsLearned”, grazie al quale è spesso possibileprevedere ed anticipare le mosse dell’avversarioe, all’occorrenza, mettere in atto delle contro-misure urgenti, improvvisando se necessario lamanovra e, addirittura, la costruzione campaledi macchine ed artifizi. Se rileggiamo da questo punto di vista il “Debello civili”, allora possiamo accorgerci chel’iniziativa e la manovra delle forze cesarianetraggono enorme beneficio dall’esperienza. Inaltri termini, vi sono numerosi episodi dai qualiemerge che lo svolgersi degli eventi vieneprevisto e pare addirittura essere controllatoda Cesare. Ciò significa che anche per un genio dell’ArteMilitare l’esperienza conta moltissimo, tanto

da consentirgli di sovrastare l’avversario mili-tarmente ed intellettualmente. Esempi di questa evoluzione nel modo di attuarela manovra si hanno, nella Guerra Civile, intutti quei casi in cui Cesare invia in zonad’operazioni non un’intera legione, ma solamentedue o tre coorti, cioè impegna le sole forze ne-cessarie e sufficienti per raggiungere il successoalla luce della consistenza e qualità della pre-vedibile minaccia avversaria. In questo modo una Legione si moltiplica pertre o per quattro, perché può essere presentein più luoghi contemporaneamente a coprireun teatro molto vasto in relazione alle dimensionidell’unità (la Legione stessa), della velocitàdella fanteria dell’epoca, delle caratteristicheorografiche del territorio. È fuor di dubbio che Cesare sia sempre statoun genio, e non solo in campo militare, capacecome fu di anticipare di millecinquecento annil’Uomo rinascimentale, dotato di un sapere

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poliedrico ed universale. Tuttavia egli stesso cidimostra, attraverso i suoi scritti, l’importanzadi apprendere dall’esperienza. Il suo precorrere l’Uomo del Rinascimento simanifesta attraverso le realizzazioni nel campodelle costruzioni, nelle doti oratorie e nelleopere letterarie, nella conoscenza del Mondoantico e della sua geografia, dei popoli che loabitavano, nelle inimitabili doti di politico enel carisma del condottiero. L’attualità diCesare, come stratega e comandante, è fuoridiscussione e ciò risulta evidente a chi conoscevicende molto più recenti della Storia romana,come la Seconda Guerra Mondiale e le Guerredel Medio Oriente. La fase iniziale del secondo Conflitto Mondialefu caratterizzata dalla Blitzkrieg tedesca, cheebbe come principale artefice il Gen. Heinz

Guderian. Questi, però, sviluppò idee che ErwinRommel aveva già sperimentato nella PrimaGuerra mondiale e, successivamente, forma-lizzato nel suo celebre trattato “Infanteriegreift an”, in cui dimostrò la necessità del su-peramento della guerra statica, cioè di posizione,evidenziando l’importanza del mantenimentodell’iniziativa e della mobilità. Rommel era un conoscitore di Cesare mentrePatton, a sua volta, aveva letto e riletto il librodi Rommel1. Tutti questi celebri Comandanti,in definitiva, sono idealmente degli eredi delpensiero di Cesare, che aveva tolto staticitàall’azione militare sorprendendo il nemico ininnumerevoli occasioni, nonostante operasselontano da Roma con forze i cui effettivi eranoa dir poco esigui rispetto alle orde barbariche,grazie anche al frequente ricorso ad opere di

Un militare italiano durante un recente impegno in Libano (foto: E.I./Savoia Cav.)

1 Il testo di Rommel “Infanterie greift an” fu pubblicato in Germania nel 1937. Ebbe diciotto riedizioni nei sette annisuccessivi, nel corso dei quali venne anche acquisito e tradotto dallo U.S. Army. In questo modo il Gen. George S. Pattonne divenne un profondo conoscitore e, secondo fonti del suo staff, lo avrebbe letto e riletto innumerevoli volte

Un militare italiano di UNIFIL sulla Blue Line (foto: UN/Eskinder Debebe)

L’elicottero da attacco ìCobraî fu sviluppato per il conflitto vietnamita (foto: USMC).)

La Marina Militare contribuisce in modo determinante agli impegnifuori area. Nell’immagine l’Andrea Doria (foto: Fincantieri)

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Ingegneria militare, come ponti e macchine daassedio, antesignane di quegli assetti che, nelgergo militare moderno, siamo soliti definire“moltiplicatori di forze”. Lo stesso può dirsi delle operazioni condottedagli Israeliani sotto il comando del GeneraleMoshe Dayan, caratterizzate anch’esse dallaconquista e dal mantenimento dell’iniziativa,dalla grande mobilità ed ottimizzazione delleforze, con il risultato di scardinare la visionecomplessiva e la capacità reattiva dell’avversario.Nulla può sostituire la conoscenza e l’analisidelle operazioni militari del passato, ancheperchè nel tempo tutto si ripete, nonostante ilmutare delle epoche e l’evoluzione tecnologica.Una volta c’erano il cavallo e le macchine daguerra ma, alla fine, si finiva per combattere apiedi ed a distanza ravvicinata. Oggi, quandosi impegna il nemico, si deve scendere dall’-Humvee o dal Lince e, sia pure con l’aiuto delle

immagini che provengono da un UAV amico, sideve ancora combattere da distanza ridotta.Quello che accade nei teatri attuali, del resto,è visibile in numerosi video di YouTube, per cuiè di pubblico dominio. C’è un video in modo particolare che, a suotempo, venne trasmesso da Canale 5 e che,come si dice oggi, è “clickatissimo”, in cui sivede il personale della Folgore operare congrande calma e professionalità, sotto il fuocodi armi automatiche e RPG. Questa serenità e professionalità sono fruttodell’addestramento ma, certamente, anche del-l’esperienza, grazie alla quale chi si trova alcomando sa esattamente cosa fare e, con ciò,trasmette fiducia e sicurezza ai suoi uomini.Se dunque l’esperienza, fatta di lezioni appresee acquisite, risulta determinante a livello tattico,come nel semplice esempio del video dellaFolgore, a maggior ragione la conoscenza e la

Il lancio del SICRAL 1B (foto: Finmeccanica)

Il Lockheed C-130 Hercules dimostrò la sua versatilità e robustezzanel teatro vietnamita. Ancora oggi resta insostituibile (foto: Lockheed Martin)

L’esperienza è fondamentale per raggiungere la massima efficaciadell’azione tattica (foto: USMC)

Dall’album di UNIFIL: un veicolo olandese dispiegato in Libano nel1980 (foto: UN/John Isaac)

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debita considerazione dei risultati delle Ope-razioni passate risulteranno determinanti perla pianificazione ed il successo di quelle future.Una risorsa in più, di carattere non materialema molto importante, è data dal fatto che iMilitari italiani sono noti, o lo diventano inbrevissimo tempo, per le loro doti innate diumanità e per la loro capacità di avvicinarsicon grande rispetto alle altre Culture, fermarestando l’indiscussa capacità di reagire conprontezza a qualunque minaccia. Questo perché i militari italiani sono semprepronti ad aiutare chiunque abbia bisogno diassistenza umanitaria ma, sempre nel rispettodelle regole d’ingaggio (R.O.E.), oggi più chemai sono in grado di assolvere con efficienzaed efficacia ai task più impegnativi, che possonoscaturire dall’impegno in aree a rischio. Determinante, nell’acquisizione e nello sviluppodelle capacità che oggi costituiscono il patri-monio professionale del militare italiano, è ri-

sultato il passaggio dal reclutamento basatosui coscritti all’attuale status professionaledegli appartenenti alle nostre F.A., conseguenteall’adozione di un modello basato sul recluta-mento di volontari. La permanenza in servizio del personale perperiodi prolungati, la cui durata viene deter-minata dallo specifico profilo professionale delmilitare e dai risultati raggiunti nel corso dellacarriera, quali ad esempio il superamento diconcorsi interni, è condizione essenziale perpoter disporre di elementi che, anche attraversoil processo di formazione continua attualmenteadottato, accumulino quell’insieme di conoscenzeed esperienze che rientrano nella locuzione di“Lessons Learned”, in modo sostanzialmentenon diverso da quei veterani delle Guerre ce-sariane che avevano alle spalle anni di campagnee di vita militare, che in alcuni casi si protraevasenza interruzioni, mentre in altri (come nel-l’esempio già ricordato del valoroso veterano

1990: militari di UNIFIL durante la bonifica di un terreno (foto: UN/John Isaac)

Un elicottero NH-90. Le moderne macchine ad ala rotante profittanodelle Lessons Learned del Vietnam (foto: Finmeccanica)

Kosovo: alcuni prigionieri fanno ritorno alle proprie case (foto: UN/Ky Chung)

Il Progetto Soldato Futuro punta a”conferire ai singoli combattentied alle unità una totale interoperabilità” (foto: Finmeccanica)

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Crastinus) si procedeva a richiamare in serviziogli uomini quando se ne presentava la necessità(“erat Crastinus evocatus in exercitu Caesaris”,dove “evocatus” può tradursi con “un veteranorichiamato”).

La metabolizzazione delle Lessons Learned

Non è un caso che il Combat Studies Institutedello U.S. Army sia nato nel 1979. In quelperiodo, infatti, gli ambienti militari ed anchela società civile stavano iniziando a metabolizzarela realtà dell’inatteso insuccesso nella lungacampagna del Sud-Est asiatico, ancor più estesase comprendiamo nella cronologia del conflittola prima fase, quella combattuta dalle ForzeFrancesi. Quello che era accaduto era, al tempo stesso,doloroso per i costi umani e stupefacente sulpiano militare perché, per la prima volta, era

risultato impossibile pervenire al successopolitico e militare da parte di un complesso diforze dotato di un potenziale senza uguali. Inquel periodo, nel cinema, inizia un vero eproprio genere che ruota attorno al Vietnam,non di rado critico, spesso spettacolare, masempre profondamente drammatico. Dopo di allora il cinema di guerra non sarà piùlo stesso, tanto che gli stessi eventi storici,quelli del D-Day, verranno rappresentati inmodo notevolmente diverso in due film-capo-lavoro come “Il giorno più lungo” e “Salvate ilsoldato Ryan”, realizzati l’uno nel 1962, aglialbori dell’esperienza del Vietnam, e l’altro inepoca successiva (nel 1998). Nel 1979 esce “Apocalypse Now”, che rappre-senta il Vietnam come un incubo surreale,mentre negli anni seguenti arriveranno “Platoon”,“Full Metal Jacket” e “Hamburger Hill”, fino alpiù recente “We Were Soldiers” (2002), conMel Gibson, un film che attraverso la rievoca-

Lessons Learned dal Vietnam: un KC-135 rifornisce velivoli F-5prima di un attacco su posizioni Viet Cong (foto: USAF)

Il nuovo Boeing KC-767 per l’Aeronautica Militare Italianacostituisce un esempio di moltiplicatore di forze (foto: Boeing)

Un Harrier dei Marines esegue un atterraggio notturno (foto: USMC)

Il Generale Paolo Serra assume il Comando di UNIFIL durante unacerimonia a Naqoura (foto: UN)

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zione di fatti realmente avvenuti supera iltrauma culturale del conflitto attraverso lasua dimensione epica, illustrando i valori ditenacia, spirito di sacrificio e capacità tatticadelle truppe americane. Già durante la guerra c’erano stati esempi dilavori cinematografici, come “Berretti verdi”,che pertanto trattavano l’attualità di fattiancora in divenire. Tutto questo mostra come,sul finire degli anni ‘70, ebbe inizio un periododi riflessione, finalizzato a capire cosa fosseaccaduto in Vietnam e perchè la parte piùforte non avesse prevalso. Gran parte dei critici individua le cause diquanto accaduto in un deficit della leadershippolitica, nella discontinuità della definizionedelle priorità, nel fatto di trovarsi in una nuovasituazione che, negli anni a venire, verrà poidefinita “Guerra Asimmetrica”. È in questo contesto storico che vede la luce il“Combat Studies Institute”, in un momento in

cui ci si pongono domande e si cerca di darloro delle risposte, perché in Vietnam si è in-crinato il modello di condotta delle operazioniimpiegato con successo da Patton e MacArthur,quel modello secondo il quale, una volta rag-gruppata una idonea massa critica di forzemilitari, debitamente equipaggiate e rifornite,era possibile logorare il nemico fino ad an-nientarlo, com’era stato in Nord Africa e nellacampagna seguita allo sbarco in Normandia.Sempre secondo quel modello, disponendo diuna massa d’urto adeguata, il risultato strategicosarebbe stato raggiunto. Sarebbe stata una questione di tempo, di sop-portare sacrifici anche dolorosi e di essere per-severanti ma, alla fine, la parte più fortesarebbe stata destinata a prevalere. Dopo cheil Vietnam ebbe messo in crisi questa concezione,era necessario comprendere esattamente cosafosse accaduto, analizzando a posteriori lacondotta della Guerra dal livello politico a

Uno dei primi F-111 Aardvark fotografato nel 1967 (foto: USAF)

Un UH-1 riprende quota dopo lo sbarco di una squadra in Vietnam(foto: US Army)

Vietnam: soldati della 25th Infantry Division (foto: US Army)

Uno Sherman conservato dal Rgt. Savoia Cavalleria. Dopo il 1945fu rivista la Dottrina sull’impiego dei carri (foto: Luigi Castellani)

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quello tattico; in secondo luogo occorreva ap-prendere le lezioni che da tale analisi sarebberostate dedotte, al fine di evitare di ripetere glistessi errori in futuro. Il primo dei “LeavenworthPapers”, del Combat Studies Institute, fu iltesto intitolato “The Evolution of US ArmyTactical Doctrine, 1946-76”, del Maj. Robert A.Doughty. Si tratta di uno studio dei mutamenti dellaDottrina dell’Esercito dal secondo dopoguerraalla fine del Vietnam, quindi anche di un’analisidi cosa era cambiato con la Guerra in Indocina.I capitoli maggiormente interessanti sono quellosulla Corea (“Adaptation during the KoreanWar”) e, ovviamente, quello intitolato sempli-cemente “The Vietnam War”. A proposito di Lessons Learned, che all’epocadella pubblicazione dell’opera non erano ancoraindicate con questa espressione, si dice appuntoche “La dottrina per il Teatro europeo fu creata

in Nord Africa, sviluppata in Italia e rifinitadopo l’invasione della Normandia”. Una lezioneappresa dalla Seconda Guerra Mondiale fu che“La migliore arma anticarro è un carro migliore”,un insegnamento derivato dall’inefficacia deipezzi anticarro inizialmente impiegati contro ipanzer tedeschi. Ciò influenzerà la genesi della famiglia di carriM-47, M-48 ed M-60 che, in alcuni Eserciti,restano ancora oggi in servizio. In Corea,apparve evidente l’importanza di un atteggia-mento orientato all’offensiva, finalizzata a di-sarticolare l’avversario, il suo potenziale ed ilmorale delle sue truppe. In questo caso non siamo di fronte ad unanovità assoluta, perché si tratta di idee cheriecheggiano il manuale di Rommel. Ciò ciconduce direttamente al Vietnam, quando ilconflitto iniziò ad allungarsi senza il prevalerenetto di una delle parti, con momenti in cui

Militari del Corpo dei Marines simpatizzano con alcuni bambini(foto: USMC)

Ergonomia ed integrazione dei sistemi nell’ambito del ProgettoSoldato Futuro (foto: Finmeccanica)

Le Lessons Learned degli anni recenti hanno portato allo sviluppodi veicoli con spiccate doti antimina (foto: USMC)

Rappresentazione grafica di un’unità della classe FREMM (foto: Fincantieri)

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venne perduta quella iniziativa la cui importanzaera già apparsa evidente in Corea. L’Offensiva del Tet, scatenata la notte tra il 30ed il 31 gennaio 1968, in corrispondenza delCapodanno vietnamita, costituisce l’esempiopiù noto di tale perdita dell’iniziativa, con ilconseguente impatto sull’opinione pubblica,traumatizzata dall’attacco all’Ambasciata ame-ricana. Da quell’episodio derivano gran parte dei sistemidi sicurezza attiva e passiva posti a protezionedi centri di comando e controllo, ma anche dicaserme e depositi, nei teatri attuali in cuioperano Coalizioni a guida occidentale, NATOed ONU. Ciò costituisce un esempio eclatante di LessonLearned tanto che, ogni giorno, un numeroelevato di nostri militari mette in pratica pro-cedure e regole d’ingaggio che derivano ancheda quegli avvenimenti del 1968, per cui oggivengono istituite “Zone Rosse”, “Verdi” ed altrearee ben più ampie del perimetro di un’amba-sciata. Inoltre, il manifestarsi dell’esigenza diun’arma automatica più corta ed agile dell’M16potrebbe aver contribuito significativamenteallo sviluppo dell’M4 e delle numerose altrearmi della stessa tipologia, che si sono succe-sivamente affermate. In definitiva, in ambito tattico, soprattuttonelle attuali missioni di Peace Keeping e PeaceEnforcing, che si svolgono spesso in situazionifluide e mai del tutto prevedibili, è utileragionare come tradizionalmente si fa in ambitoaeronautico, nel quale si apprende dagli errorie dagli incidenti del passato, che vengono ca-pillarmente analizzati e successivamente me-tabolizzati in modo continuo e sistematico,con il fine di incrementare la sicurezza delleoperazioni del presente e del futuro. L’Esercito Italiano, in particolare, possiede unagrande e positiva capacità di imparare le lezioniderivate dalle Operazioni passate. Dalle espe-rienze in Libano dei primi anni ‘80 l’EsercitoItaliano ha imparato e si è evoluto, cosicché in

Somalia le sue capacità operative risultaronograndemente incrementate. Oggi la Somalia è lontana e le capacità attualisono ulteriormente cresciute, con assetti otti-mizzati e capaci di interagire tra loro secondouna visione sempre più network-centrica. Inrealtà anche la componente tecnologica, cioègli assetti, “impara” e “cresce”. La blindo Centauro di oggi, infatti, è un sistemad’arma ben più completo e maturo rispetto aiprimi esemplari, così come l’A-129 che, neltempo, ha acquisito capacità hardware e soft-ware tali da renderlo una macchina sostan-zialmente ed incisivamente migliore.

Tutto questo è stato realizzato con grandelungimiranza, anche in considerazione dellecostanti limitazioni di bilancio imposte allaDifesa, spendendo dunque con grande ac-cortezza le risorse a disposizione, proprioperché si è posta la massima attenzione aquanto era stato appreso sul campo ognivolta che l’Italia si è impegnata in un contestofuori area.

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BIBLIOGRAFIA

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Castellani, LuigiStrategie di Marketing applicate al Peace Keeping - un’op-zione in più per affrontare i nuovi scenari asimmetrici.Informazioni della Difesa, n.05/2009 - pag. 28.

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EDUCAZIONE:LA SFIDA CHE VIENE DALL’AFGHANISTAN

Forze Armate

DI BEATRICE MACCHIA

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26 INFORMAZIONI DELLA DIFESA 5/2012

La Repubblica Islamica dell’Afghanistan si èimpegnata a riorganizzare e a potenziarel’apparato educativo del Paese attraverso tre

strumenti essenziali: National Education StrategicPlan for Afghanistan I e II (NESP I 2006-2010,NESP II 2010-2014) e National Higher EducationStrategic Plan 2010-2014. The Ministry of Education(MoE) ha curato la predisposizione dei primi duedocumenti mentre The Ministry of Higher Education(MoHE) ha provveduto alla stesura del terzo. Amonte di ogni riforma nel settore, domina la Co-stituzione del 2004 che, come ripreso dallaEducation Law del 20081, contempla l’educazionequale “diritto di ogni cittadino” e garantisce la for-mazione statale gratuita fino agli studi superiori.Detti Piani si inquadrano nel più ampio contestodell’Afghanistan National Development Strategy(ANDS) 2008-2013, ove l’educazione compare fragli elementi basilari per lo sviluppo socio-economicodella regione.L’impresa si presenta di ampio respiro e certamentevalorizzerà l’intera compagine educativa del Paese,in cui convivono molteplici realtà. Fra queste, di-versificati enti per la earyl/pre-school education2

(Organizzazioni Non Governative-NGOs-, Kinder-gatern, moschee), scuole pubbliche per la formazioneprimaria (dal grado 1^ al 6^ , di base o obbligatoriafino al 9^), secondaria e post-secondaria3 (dal grado7^ al 9^ e dal grado 10^ al 12^, nonché dal grado13^ e 14^ nei Vocational Education Colleges e neiTeaching Training Colleges -TTCs- per una qualificatapreparazione professionale e degli insegnanti i cuirudimenti sono appresi nei gradi precedenti), scuolereligiose: madrasse e Dar-ul-Huffaz (dal grado 1^al 12^, gli ultimi per l’approfondimento del Corano),collegi islamici, ovverosia i Dar-ul-Ulums (Centri diEccellenza per i gradi 13^ e 14^ nei capoluoghi di

provincia), nonché università e altre istituzioni pub-bliche per i livelli più avanzati. Il 9^ e 12^ gradoconsentono l’accesso al pre-service training neiTTCs con corsi di studio di durata differente (5 e 2anni)4. L’educazione generale include prioritariamentegli studi islamici (dai quali sono esenti gli allievi didiversa credenza), della matematica, della scienzenaturali, delle lingue (nazionali e internazionali), glistudi sociali e l’informatica. La formazione islamicacomprende sostanzialmente l’approfondimento deiprincipi, regole, precetti della religione musulmanae la lingua araba. Al di fuori di tale quadro, siaffianca la non-formal education, necessaria “alfine di gestire la vita quotidiana e le attività dilavoro” o di consentire il recupero di anni scolastici,erogata a beneficio di categorie sociali di volta involta individuate. Essa si fonda di norma sulla coo-perazione fra NGOs, organizzazioni internazionali ecomunità locali per l’offerta di community-basededucation, community-based accelerated learningprograms e community-based outreach classes nellezone remote e impervie. Il governo afgano supportasiffatte iniziative, anche partecipando direttamentealla loro implementazione5. Vanno ricordati infine sia gli istituti privati, compresiquelli per la gestione di strutture improntate alla“coeducazione” con Paesi esteri, sia le cross borderschools, numerose in Iran e Pakistan, censite daicompetenti organi pubblici afgani. L’ingresso allaformazione superiore si ottiene tramite il superamentodel kankor, prova nazionale molto selettiva che,secondo le recenti comunicazioni ministeriali, dovràgarantire pari opportunità a tutti gli studenti conalto potenziale. La progettazione dei tre Piani Stra-tegici, a fondamento della nuova impalcatura dellaeducazione afgana, si è rivelata lunga e complicata.Assieme agli ovvi problemi derivanti dalle ristrettezze

1 Approvata dal Cabinet afgano con Decreto N. 56 del 31-04-2008, Gazzetta Ufficiale serie 955.2 Settore che ha subito una contrazione dopo la fine dell’occupazione dell’Afghanistan da parte dei Russi che

introdussero le urban pre-schools, World Data On Education, UNESCO, 2010-2011, pag.12.3 Secondo le fonti ufficiali la formazione primaria e secondaria comprende l’educazione generale, islamica e tecnico-

professionale, dal grado 1^ al 14^. Afghanistan National Development Strategy (ANDS) 2008-2013, pag.113.4 Cit. World Data on Education, pagg. 5, 7, 22.5 National Education Interim Plan (IP) 2011-2013, pagg. 38, 71; Lisa Deyo, Afghanistan Non-formal Education, UNESCO,

2007, pag. 7; cit. World Data On Education, pag. 4.

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imposte dal budget nazionale, fino ad oggi per lagran parte superati grazie alle elargizioni dei donor,sono sorte anche le criticità connesse alla mancanzadi staff qualificato. Per sopperire a detta carenza èstata decisiva la partecipazione delle agenzie delleNazioni Unite, in termini di consulenza tecnica e ditraining del personale. The UNESCO InternationalBureau of Education (IBE)eUNICEF hanno fortementesupportato l’iter di definizione della cornice deinuovi programmi di studio per l’educazione generale,mentre The UNESCO International Institute forEducational Planning (IIEP) ha fornito, a tutti livelli,un concreto contributo nel trasferimento delletecniche di lavoro6. Questo periodo di affiancamentoha permesso alle autorità afgane di giocare unruolo più determinante nelle successive attività dipolicymaking. In particolare sono emersi comeprincipali attori della riforma The Planning Depar-tment del MoE, per la gestione e la supervisionedella pianificazione strategica, The Curriculum De-partment del medesimo Dicastero, per lo sviluppodei programmi di studio in coordinazione con leprevisioni islamiche nel settore, The Teacher EducationDepartment del MoE, assieme al MoHE, per i diversi

gradi di preparazione degli aspiranti docenti. Nelpanorama degli enti coinvolti dalla presente operadi innovazione compaiono altresì The Ministry ofLabor and Social Affairs and Martyrs and Disabled(MLSAMD) responsabile della formazione profes-sionale e del coordinamento delle NGOs nel settorenon formale, nonché per gli aspetti fiscali, The Mi-nistry of Finance (MoF).Il NESP II, partendo dalla piattaforma programmaticadel NESP I, ha investito, e investe tuttora, leseguenti aree:• educazione generale ed educazione islamica;• programmi di studio, formazione degli insegnanti

e scientifico/tecnologica;• educazione e formazione tecnico-professionale

(Technical and Vocational Education Training-TVET);

• alfabetizzazione;• gestione dell’educazione (strategie di sviluppo e

riforme amministrative).Le pertinenti attuazioni sono state impostatetenendo conto di tre casi di scenari finanziari: low,medium e high, corrispondenti, rispettivamente,alle disponibilità reali, armonizzate7 e auspicabili.

In apertura: Afghan women were presented with certificate of completionSopra: Afghan girls in a classroom in Kabul by Afghan Women Education Centre - AWEC

6 Dana Holland, Capacity Building Through Policymaking, Afghanistan Research and Evaluation Unit, Ottobre 2010, pag.6; National Higher Education Strategic Plan 2010-2014, Novembre 2009, pag. 3.

7 Con il riallineamento del sostegno dei donor anche ai programmi nazionali presentati alla Conferenza di Kabul del Luglio2010, http://unama.unmissions.org/Default.aspx?tabid=4482.

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Esclusivamente il terzo scenario favorirebbe la rea-lizzazione dell’obiettivo di “rendere universalel’istruzione primaria”, previsto dalle Nazioni Unitequale uno degli 8 Millenium Development Goals(MDGs) da raggiungere entro il 20158, benché po-sticipato per l’Afghanistan al 20209.Sebbene l’high case scenario si sia configurato losfondo congetturale preferito, nella prospettivaravvicinata ha invece prevalso l’approccio mag-giormente pragmatico. Esso ha infatti ispirato ilNational Education Interim Plan (IP) 2011-2013, lacui elaborazione si è resa necessaria per guadagnarela fiducia e il sostegno, avvenuto nel marzo del2011, da parte dell’Education For All-Fast TrackInitiative Partnership: alleanza globale costituitada donor e Paesi partner in via di sviluppo per unpiù agevole e rapido conseguimento del citatoobiettivo10. In tale ambito le autorità locali hannooptato solo per mete concretizzabili con alta pro-babilità11. I Piani menzionati fissano le prossimescadenze, conformemente al calendario afgano,entro il 1392/139312. Paese ancora in fase di ricercadi una stabilità interna e in piena transizione de-mografica (con 30.419,928 abitanti di cui il 42.3%fra i 0-14 anni), l’Afghanistan non ha dunquetempo da perdere in vista di queste date che, nelmondo occidentale, rievocano il Basso Medioevocon i suoi processi di mutazione storica, neglisconvolgimenti portati dalla Guerra dei Cent’annie dallo Scisma d’Occidente.Gli impedimenti che contrastano il cammino dirinnovamento si presentano però numerosi.Essi sono in sintesi riconducibili all’alto tasso dianalfabetizzazione, a programmi di studio datati,alla mancanza di strutture scolastiche (le lezioni sisvolgono spesso a turni nello stesso edificio,all’aperto o in tende approntate all’occorrenza) e

alle questioni attinenti agli stipendi degli insegnanti,spesso troppi bassi o addirittura mai pagati. Pertanto,per far fronte all’indigenza alla quale gli educatoripossono trovarsi esposti, si registra sovente unelevato livello di corruzione che prende forma nelpagamento di bribes, pur di ricevere la paga dovuta,o nella richiesta di denaro in cambio di buoni voti.Di contro esiste il fenomeno dei ghost teachers,vale a dire degli insegnanti che ricevono lo stipendiosenza impartire lezioni. Non meno seri sono gliostacoli legati alla formazione integralista deglistessi, frequentemente ricevuta in Iran o in Pakistan,nonché alle problematiche correlate alla brevitàdei cicli scolastici, sia giornalieri (per lo più a causadella mancanza dei servizi: in primo luogo l’energiaelettrica), sia annuali (per il clima troppo freddo dadicembre a febbraio). Il Rapporto su “A new startfor Afghanistan’s Education Sector”, condotto dal-l’Asian Development Bank13, evidenzia che il sistemascolastico del Paese è stato fortemente compromesso,in termini istituzionali e infrastrutturali, da 23anni di guerra durante i quali i diversi gruppi alpotere, specie i Talebani, hanno utilizzato i contenutiformativi per diffondere le proprie ideologie.I dati del 2001, analizzati sotto la supervisione delmedesimo ente nel Preliminary Needs Assessment(PNA) for the Recovery and Reconstruction of Agha-nistan14, segnalano che il Gross Enrolement Ratio(GER)15nell’educazione primaria equivaleva solamenteal 38% per i ragazzi e al 3% per le ragazze e chenell’educazione secondaria il tasso di iscrizione eracompreso rispettivamente tra il 5% e l’11% e l’1%e il 2%. Il PNA ha inoltre portato alla luce che,nello stesso anno, l’80% degli edifici scolastici ri-sultava inagibile o distrutto, che esistevano solodue TTCs, peraltro parzialmente funzionanti, e chemolti insegnati furono costretti a trovare occupazioni

8 http://www.un.org/millenniumgoals.9 Cit. IP, pag. 43.10 http://www.educationfasttrack.org/media/library/FrameworkNOV04.pdf.11 Cit. IP, pag. 3.12 In Afghanistan è in vigore il calendario solare che segue di circa 621 anni quello gregoriano. 13 Rainer Gonzalez Palau, Challenges Facing Afghanistan’s Education Sector, Civil-Military Fusion Centre, Febbraio 2012, pag. 1.14 Ibidem.15 Secondo la definizione dell’ UNESCO il GER è il rapporto percentuale tra il numero di persone iscritte alla scuola di un

dato livello e il numero totale di persone con età corrispondente allo stesso livello di educazione.

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alternative o a fuggire all’estero. L’esigenza di unripensamento della mappa dell’educazione nellaterra dei Pashtun, sorta all’indomani della cadutadei Talebani, ha aperto la strada a un profondocambiamento che, secondo gli obiettivi nazionalidi lungo termine (NESP II-2020), punta a portare ilGER nell’educazione di base al 104% per i ragazzie al 103% per le ragazze, nonché a innalzare iltasso di alfabetizzatone al 75%. In riferimento allemete per il 2014, si nota invece che anche per l’IP,i cui dati integrano e aggiornano la versioneoriginaria del NESP II, l’high case scenario resta ilpresupposto finanziario preferito. Nel merito il go-verno afgano ipotizza, per il menzionato anno,poco meno di 10 milioni di frequentatori di scuolenell’educazione generale, circa 200.000 in quelleislamiche e 150.000 negli istituti TVET, nonché untasso nazionale di alfabetizzazione pari al 48% . Considerata la necessità di promuovere la consa-pevolezza dell’importanza dell’istruzione, e tenutoconto dell’alto grado di dispersione interna dellapopolazione, divengono strumentali per il conse-guimento di tali traguardi le campagne di sensibi-lizzazione, persino per il tramite dell’educazioneRadio Televisiva (ERTV), e gli interventi nelle areelontane e depresse. Parimenti significativi sono gliobiettivi fissati per la formazione superiore, che

stabiliscono, per la stessa data, un numero com-plessivo di 115.000 studenti, 5.000 dei quali dainserire nei pianifcati communities colleges peruna preparazione qualificata e specializzata, aseguito di corsi di breve durata. Certo, urge partiredal basso allo scopo di tracciare un dignitosopercorso culturale, ma le opportunità di riscattodiventano tanto più concrete quanto più i percorsiformativi sono unificati e arricchiti. Al riguardoappare importante la previsione, nel NESP II, diprovvedere, laddove ancora non accaduto, all’ap-prontamento di un curriculum standard centralizzato,al fine di individuare gli obiettivi generali e specificiche si rendono necessari. In secondo luogo si palesa innovativa la decisione,nel medesimo documento, di attualizzare i diversipiani di studio, peraltro soggetti a continuo ag-giornamento, con l’inserimento di materie trasversaliquali i diritti umani, l’uguaglianza di genere, ilcontrasto alla droga e la lotta al narco-traffico,cross-cutting issues queste, che, assieme ad altresimilari tematiche, sono tutte degne di nota perdivenire “good muslims” e “good afghans”. In vistapoi dell’unità culturale, non passano sotto silenziogli sforzi delle autorità afgane volti a integrare iprogrammi dell’educazione generale e dell’educazioneislamica, anche mediante l’inserimento del dari e

Barakat provides access to schools and education for women and children

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del pashto e lingue straniere nella scuola musulmana.Approccio linguistico del resto riproposto nellastessa formazione avanzata con l’intenzione diadottare libri di testo nelle lingue ufficiali locali einternazionali. La rivisitazione del comparto dellaformazione afgana tende inoltre a valorizzare lapreparazione dei docenti attraverso l’insegnamentodella didattica, l’allestimento di refresher courses(in-service courses) e la richiesta della qualifica dilaurea agli educatori dei livelli avanzati dell’istruzionesecondaria. Rientra invece nell’ottica di moderniz-zazione del campo scientifico la pianificazione dilaboratori tecnici, a fronte della grave carenzarilevata, mentre per l’area TVET è preventivato l’in-dispensabile allineamento alle dinamiche delmercato. Nel mirino della ristrutturazione figuranoaltresì le minoranze e i diversamente abili.La pianificazione di 72 scuole per i nomadi Kuchi,la redazione di libri scolastici per la popolazionedei Nuristani, Uzbeki, Baluchi o delle tribù cheparlano le lingue del Pamir, il sostegno alla diffusionedi testi in Braillene sono una conferma. Particolareattenzione viene da ultimo dedicata a coloro aiquali è precluso l’accesso alla formazione superiore(ad esempio per fenomeni di esclusione sociale odi indisponibilità dovuta a orari di lavoro) graziealla progettazione di bridging programs e di Open& Distance Education con l’UK, la Malesia, la Thai-landia, l’India. Ma c’è di più. Impossibile pensare diapportare alcun radicale mutamento nel settore inassenza dell’incremento degli insegnati o della ri-qualificazione/aumento delle strutture scolastichee dei pertinenti servizi. Per questo, compatibilmente

al citato quadro congetturale per il 2014, accantoallo auspicio di giungere nell’educazione generalea 330.317 educatori e 16.150 scuole e in quelladell’educazione islamica a 8.837 docenti e 1.008istituti, si accosta contestualmente l’esigenza didotare un vasto numero di scuole di dormitori,acqua potabile, servizi igienici. Una simile necessità è desunta nel National HigherEducation Strategic Plan, nella prospettiva dellacostruzione/recupero di beni infrastrutturali per losvolgimento delle attività di formazione avanzatao per l’offerta di alloggi a studenti nei residencehalls. Ulteriori obiettivi della riforma si concretizzanonella qualità e nell’efficienza dell’intero dispositivoamministrativo. Sono così previsti cambiamenti volti, da un latoall’ottimizzazione del sistema grazie alla semplifi-cazione e razionalizzazione delle procedure dilavoro e al ricorso alla ICT (Information Communi-cation Tehnology), dall’altro alla riorganizzazionedella struttura pubblica (MoE Tashkil) a livellocentrale, provinciale e distrettuale. Pertanto, sulpiano amministrativo, vengono istituiti nuovi organie riconosciuta la convenienza di conferire maggiorpotere agli uffici provinciali e distrettuali.Lo stesso MoHE sponsorizza l’importanza di unamigliore decentralizzazione del controllo finanziarioa favore degli istituti nella formazione superioreper incrementarne l’efficienza e la responsabilità. Sul piano delle risorse umane sono invece contemplaticorsi di formazione, retribuzioni eque, sistemi diselezione e promozione meritocratici, nonché formedi valutazione e supervisione delle performance

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effettuate. In tale contesto assume rilievo la pro-grammazione di reclutare una consistente porzionedi insegnati sulla base di appositi competencytests o di premiare l’intero staff del MoE conl’Annual Performance Appraisal System. Completa questo spaccato della riforma anche laprevisione di visite periodiche nelle scuole da partedi education supervisors, per una continuativa mo-nitorizzazione dell’operato del personale, o dellaQuality Assurance and Accreditation Agency, daparte del National Higher Education Strategic Plan,per tutte le istituzioni pubbliche e private diistruzione superiore. A ben vedere le sfide in giocosono davvero importanti. Nonostante i limiti in-contrati, derivanti dalla pletorica struttura burocraticae dal difficile equilibrio fra le esigenze di capacitydevelopment, proiettate nel medio e lungo termine,e le impellenze dettate dai bisogni contingenti delplanning, le autorità locali, grazie anche agli aiutiinternazionali, hanno già messo a segno i primi ri-sultati. La cifra di 11 milioni di analfabeti, riportataper il 2006 nel NESP I è scesa, in base all’IP, a 9,5milioni nel 2008.Secondo la medesima fonte, il numero di studentinel settore dell’educazione generale è passato da2.3 milioni nel 2002 a 6.5 milioni nel 2009, mentrequello nell’educazione islamica è aumentato da58.000 nel 2006 a circa 137.000 nel stesso anno16.I dati EMIS (Educational Management InformationSystem), confermano tale trend di crescita chearriva, relativamente ai predetti ambiti di educazione,alla cifra di 7.101.46 e 171.546 scolari nel 2010.l’IP mostra inoltre che l’ammontare degli studentinei TTCs ha raggiunto per la prima volta nel 2009le 42.432 unità di cui il 38% donne e che, alladata del gennaio 2011, sono state costruite 20.948aule in 1.875 scuole, il MoE ha fornito acquapotabile per l’88% di istituti formativi e mobiliaper il 43% di essi. Infine, stando alle informazioniriportate in tale Piano, definito il curriculum e ilprogramma per l’educazione obbligatoria, è stata

completata la distribuzione dei relativi testi eportato avanti il medesimo percorso per la forma-zione secondaria, ivi compresa l’educazione islamica(setta Hanafi e Jafari). Sono questi i tratti salientidella riorganizzazione che le istituzioni afganestanno affrontando nel campo della educazione.Senza dubbio un prezioso regalo per quel popolodell’Asia centrale a metà strada fra l’Occidente el’Oriente, fra il passato e il futuro. Tuttavia, assiemealle problematiche che contrastano dall’interno losviluppo di una celere riforma, gli impedimenti dinatura esogena rimangono una minaccia altrettantoseria che si ramifica in tutto il Paese. Occorresuperare i problemi di sicurezza, specie nelle regionidel Sud e dell’Est dell’Afghanistan17, i limiti culturalied economici che inibiscono l’accesso delle donneall’educazione (in particolar modo in caso dicarenza di insegnati di sesso femminile) o cheportano a favorire il lavoro minorile e a negare ildiritto allo studio. Occorre rispondere adeguatamentealla concentrazione della popolazione nelle cittàdensamente popolate quali Kahndar, Herat, Ma-zar-e-Sharif, Jalalabad, Ghanzi, Kunduz e svincolareil sistema dalla dipendenza eccessiva dai donatoriesterni le cui partecipazioni, a complemento delcore budget nazionale, costituiscono parte integrantedegli stanziamenti nel settore. Malgrado le molteplici difficoltà e forse l’eccessivoottimismo dell’high case scenario, resta l’impressioneche da dietro le quinte gli obiettivi siano stati di-segnati con fiducia nel futuro e un sano spirito diiniziativa. Si parla di educazione, ma la vera riformaè quella di una nuova mentalità, senza la qualeogni altra innovazione sarebbe monca. La sfidaappare ardua, quasi impossibile, specie se si pensaal persistere, a volte addirittura con incrudimenti,dell’interpretazione integralista della sharia neiconfronti delle donne. Avanti comunque con ilpacchetto degli interventi proposti. Un segnale si-curamente positivo, un barlume di speranza ai piùper troppo tempo negata.

16 La raccolta dei dati nel settore risulta complicata essendo gli indicatori afgani tra i peggiori nel mondo,http://moe.gov.af/en/page/2023.

17 Le fazioni antigovernative nel 2008 uccisero e ferirono 140 insegnati, ci. IP, pag.10.

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LA CITTÀ SULLA COLLINAL’AMERICAN EXCEPTIONALISM E LE

PRESIDENZIALI DEL 2012

Panorama internazionale

DI RENZO GIORGI

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PANORAMA INTERNAZIONALE 33

Nati da una rivoluzione e rimasti a lungol’unico stato dotato di un sistema de-mocratico, da sempre gli Stati Uniti si

percepiscono come una nazione eccezionale,un punto di riferimento per il mondo intero. Daquando Alexis de Toqueville nel suo capolavoroLa democrazia in America per primo definiscegli Stati Uniti come qualitativamente differentida tutte le altre nazioni, l’idea di essere unPaese speciale è sempre stata presente nellavita politica e nelle analisi di accademici egiornalisti americani. Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali difine anno il dibattito politico negli Stati Unitisi è inevitabilmente riscaldato. In una ormaifamosa conferenza stampa a Strasburgo nel2009 Barack Obama aveva affermato di crederenell’eccezionalità americana come probabilmentei britannici e i greci credono nella propria.Questa dichiarazione, che sarebbe stata naturaleper un leader europeo, ha costretto il presidentea scusarsi pubblicamente e ha riaperto suimedia americani e tra gli intellettuali la di-scussione sull’American exceptionalism, ancheperché i Repubblicani sembrano intenzionati afarne uno dei loro principali strumenti di lottanella campagna elettorale. L’analisi di alcuniarticoli comparsi su importanti testate americanepuò aiutare a comprendere meglio un concettonon immediatamente evidente ad un osservatoreeuropeo, ma che riveste un’importanza non se-condaria nel dare forma alla politica esterastatunitense. Il professor David Lake, di evidenti simpatie Li-beral, lamenta di come i Conservatori si sianoappropriati del concetto di American exceptio-nalism e se ne servano per mettere in discussioneil patriottismo dell’avversario. Nel titolo di unarticolo per la CNN1, Lake si chiede retoricamentese gli Stati Uniti siano una nazione eccezionale.La risposta è positiva e già nella prima riga1 Lake, David, 2011, Is America exceptional? Liberals, con-

servatives agree and disagree, CNN on line, 2 dicembrehttp://edition.cnn.com/2011/12/02/opinion/lake-ameri-ca-exceptional/index.html?iref=allsearch

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In apertura: American Exceptionalism sceneSopra: Film scene of american exceptionalism. A destra: American Exceptionalism

2 http://www.pewglobal.org/2011/11/17/the-american-western-european-values-gap/?src=prc-headline

l’autore ci informa che su questo la maggiorparte dei politici e milioni di cittadini americaniconcordano, anche se c’è qualche segno di de-clino rispetto al passato, come recenti sondaggiconfermano. Nell’articolo Lake sostiene cheall’origine delle attuali battaglie sulla politicaestera tra Conservatori e Liberals vi sia unadifferente opinione su cosa renda l’Americaeccezionale, ma ben pochi mettono in discus-sione l’American exceptionalism in quanto tale.Secondo Lake “I Conservatori credono che gliUSA siano eccezionali perché il suo popolo è

intrinsecamente buono. E lo siamo. In linea dimassima, gli americani sono individui onesti emorali che istintivamente supportano politichenobili nelle relazioni con altre nazioni“. I Con-servatori, diversamente dai Liberals, sono peròpiù propensi a credere che i valori americanisiano superiori a quelli delle altre nazioni,come confermerebbero i dati dell’autorevolePew Research Center2. I Conservatori si aspettanoche le altre nazioni riconoscano l’intrinsecabontà del popolo americano e delle politichedel suo governo e ne accettino la leadership

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PANORAMA INTERNAZIONALE 35

internazionale per le loro evidenti virtù. Semolti di loro chiedono una politica libera dallecostrizioni delle Nazioni Unite o di altreistituzioni multilaterali è perché l’opera di me-diazione con altri Paesi limiterebbe la possibilitàdi sviluppare pienamente la bontà dell’azionedegli Stati Uniti. Sebbene pochi Liberals credanonella superiorità culturale degli USA, il 73%dei Democratici ritiene che la sua storia e lacostituzione ne facciano “la più grande nazioneal mondo”. Nella conferenza di StrasburgoObama ha aderito a questa versione di American

exceptionalism, sostenendo che “i valori racchiusinella costituzione americana, nelle leggi e nellepratiche democratiche, nel credo della libertàdi parola e uguaglianza, per quanto imperfetti,siano eccezionali”. I Liberals sono meno diffidenti verso politichegovernative anche di grande impatto, perchéritengono che la perfetta architettura di “controllie contrappesi” del sistema americano ne limitiil potere. Per analogia, credono nel multilateralismo inpolitica estera, convinti che la naturale leadershipamericana abbia bisogno, come avviene in po-litica interna, di limiti e alleati. Dalla parte dei conservatori, Kim Holmes, pub-blica sul sito della Heritage Foundation un ar-ticolo di tenore diverso3. Secondo Holmes cisono diverse cose che rendono gli americanidifferenti: la passione per l’innovazione tecno-logica, il particolare approccio alla religione eil modo di condurre le guerre, combinando so-fisticati congegni tecnologici e uso preponde-rante della forza. Tuttavia, per quanto importanti,queste caratteristiche non hanno lo stesso ra-dicamento storico che hanno la libertà politicaed economica. La rivoluzione americana creò due idee: laprima è il liberalismo classico; la seconda lademocrazia politica. Il liberalismo classico sifonda sull’idea che il fine ultimo di un governosia proteggere i diritti dei cittadini. Quanto

3 Holmes, R.Kim, 2011, Is America exceptional?, Heritage Lectures, 15 novembre http://www.heritage.org/research/lec-ture/2011/12/is-america-exceptional

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alla democrazia politica, non si tratta sempli-cemente dei processi istituzionali democratici.La questione è che tutte le persone, indipen-dentemente dalla condizione economica e so-ciale, sono uguali. Holmes riconosce che oggi-giorno ci sono un certo numero di nazioni de-mocratiche nel mondo. Ma al momento della nascita degli Stati Unitila pratica della democrazia era a dir pocomolto rara. E anche oggi il modello di democraziaamericana resta diverso, anche da quelloeuropeo. E’ grazie a questa idea di democrazia chel’America si è affermata come grande potenzamondiale; il connubio tra democrazia e impo-nente potenza militare è stato una poderosaforza nel XX secolo e lo è ancora. E’ anche il motivo per il quale gli USA sonocredibili come leader mondiale per tante nazioninel mondo: essendo stata fondata sul credodella libertà e della democrazia, l’America trovaimpossibile condurre una politica estera di im-

perialismo tradizionale, basato sullo sfruttamentodelle risorse e delle persone. Per libertà economica, invece, Holmes intendela libertà degli individui di avere delle proprietàe di disporre dei frutti del proprio lavoro. Il go-verno dovrebbe interferire nelle attività eco-nomiche solo per garantire queste libertà, farrispettare la legge, fermare la criminalità e ga-rantire la sacralità dei contratti. Secondo Holmes la libertà economica è indeclino negli Stati Uniti ma ne rimane pursempre un tratto distintivo, malgrado Obamae il suo programma di riforma del sistema sa-nitario, in particolare rispetto agli europei chehanno tutti sostanzialmente governi social de-mocratici.Stephen Walt, studioso di scuola “realista”,co-autore del controverso La Israel lobby e lapolitica estera americana, su Foreign Policypresenta una visione radicalmente diversa4.Secondo Walt, la maggior parte delle afferma-zioni sull’American exceptionalism partono dal

4 Walt, M. Stephen, 2011, The Myth of American Exceptionalism, Foreign Policy, 11 ottobre http://www.foreignpolicy.com/ar-ticles/2011/10/11/the_myth_of_american_exceptionalism?page=full

American Exceptionalism and the World Cup

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presupposto che il sistema di valori, il sistemapolitico e la storia degli USA siano unici edegni di universale ammirazione. Questo implicache gli Stati Uniti sono destinati e titolati agiocare un distinto e positivo ruolo sulla scenamondiale. Un mito auto-celebrativo che impe-disce agli americani di capire come mai glialtri paesi siano meno entusiasti del lorodominio. E’ necessario quindi sviluppare una visione piùrealistica e una valutazione critica delle carat-teristiche e delle azioni dell’America. A questoscopo Walt procede a confutare quelli che de-finisce i cinque principali miti dell’Americanexceptionalism. Il primo è proprio che ci sia qualcosa di ecce-zionale nel ritenersi eccezionali. Quando gliamericani si proclamano eccezionali e indi-spensabili sono semplicemente l’ultima nazionea cantare un vecchio ritornello. Gli inglesi pen-savano di portare “il fardello dell’uomo bianco”e i francesi invocavano la mission civilisatrice,mentre i portoghesi credevano e promuovevanola missão civilizadora. Tra le grandi potenze, pensare di essere specialiè la norma, non l’eccezione. Il secondo mito èche gli Stati Uniti si comportino meglio dellealtre nazioni. Walt concede che, vista l’estensionedel potere americano nel secolo scorso gli USAavrebbero potuto fare molto peggio e, in ognicaso, non si sono macchiati di politiche chehanno causato milioni di morti come è successocon la collettivizzazione forzata di Stalin ocon il Grande Balzo in avanti di Mao. Ma la storia è chiara: nelle situazioni di pericoloi leader americani hanno fatto quello che rite-nevano di dover fare, senza curarsi molto deiprincipi morali. Le 200-400 mila persone eliminate nella con-quista delle Filippine nel 1899-1902, le centinaiadi migliaia di tedeschi e di giapponesi uccisicon i bombardamenti indiscriminati durante laII guerra mondiale, l’Agente Arancione, il de-fogliante usato in Indocina che ha provocato

la morte di un milione di persone insieme allapiù recente pratica del waterbording ne sonosolo alcuni esempi. Il terzo mito è che ilsuccesso americano sia dovuto a uno spiritospeciale. Gli americani attribuiscono il grande successodi cui hanno goduto alla lungimiranza deiPadri Fondatori, ai meriti della costituzione,alla priorità data alle libertà individuali nonchéalla creatività e al duro lavoro del loro popolo.Certamente queste virtù hanno contribuitomolto al successo americano, ma non meno diun contesto molto fortunato. La nuova nazionenacque in un continente dotato di enormirisorse naturali, protetta da due oceani, lontanadalle potenze europee impegnate a combattersitra di loro.Il quarto mito è rappresentato dalla convinzioneche gli USA siano gli artefici della maggiorparte del buono del mondo. Sicuramente gliStati Uniti hanno dato un innegabile contributoalla pace e alla stabilità nel secolo scorso,basti pensare al Piano Marshall, alla creazionedel sistema di Bretton Woods o alla presenzamilitare stabilizzatrice in Europa e in Asia. Macertamente gli americani tendono a sopravva-lutare il proprio contributo. Tanto per cominciare, il ruolo avuto nella lottaal nazismo è meno importante di quanto sicreda, visto che i più rilevanti combattimentisi sono svolti ad est e quindi il fardello disconfiggere l’apparato bellico di Hitler è statosostenuto dall’Unione Sovietica. Benché il Piano Marshall sia stato importante,gli europei hanno il merito di aver ricostruitole proprie economie, creato una nuova unionepolitica e economica e superato le loro rivalitàsecolari. Inoltre, come rilevato da GodfreyHodgson nel suo The Myth of American Excep-tionalim, la diffusione delle idee liberali è unfenomeno globale che affonda le sue radicinell’Illuminismo e filosofi e politici europeihanno ampio credito per la diffusione degliideali democratici.

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Inoltre, gli Stati Uniti non possono rivendicareun ruolo di leadership nel campo della difesadei diritti degli omosessuali, della giustizia in-ternazionale o dell’uguaglianza economica,tutte aree dove primeggia l’Europa. Il quintomito è la convinzione che Dio sia dalla partedegli Stati Uniti. Ronald Reagan aveva dichiaratoche c’era “un qualche piano divino” che avevaposto l’America lì;Bush aveva riecheg-giato queste paroleaffermando che “sia-mo stati chiamati dasopra le stelle per di-fendere la libertà”. Ma malgrado i nu-merosi successi, ilPaese non è immuneda regressi, follie ederrori grossolani. Seci fossero dubbi al ri-guardo, basterebbe ri-flettere su come diecianni di scriteriati taglialle tasse, due guerrecostose e non risolu-tive, una catastrofefinanziaria causata daavidità e corruzioneabbiano fatto perdereagli Stati Uniti la po-sizione di privilegio che detenevano alla finedel XX secolo. Invece di dare per scontato cheDio sia dalla nostra parte, avverte Walt, biso-gnerebbe chiedersi, come Abramo Lincon, senoi siamo dalla parte di Dio.L’esplorazione scientifica della nozione di ec-cezionalismo americano si deve al sociologoSeymur Martin Lipset, che ha praticamentededicato tutta la sua vita di studioso a valutarecome gli Stati Uniti siano diversi dal resto delmondo. Lipset dichiara di fare un uso del con-cetto di eccezionalismo diverso da quello esclu-

sivamente positivo della tradizione, lo definisceuna “spada a doppio filo”5; in realtà il risultato,sicuramente in buona fede, porta sostanzial-mente ad una celebrazione. Secondo Lipset, differentemente da altre nazioniche definiscono la propria identità sulla basedi una storia comune, gli Stati Uniti sono statifondati sulla base di un credo, di una ideologia,

simili in questo soloall’Unione Sovietica.Questa ideologia puòessere sintetizzata incinque parole: libertà,egualitarismo, indivi-dualismo, populismo elaissez-faire.Con la rivoluzione ame-ricana i valori tipici deiTories, i Conservatori bri-tannici, si sono forte-mente indeboliti mentresi sono rafforzati quelliindividualistici, egalitarie anti-stato tipici deicoloni americani, por-tatori di una religiositàradicale e democratica.Questa situazione hacondotto gli Stati Unitinon solo a non averemai un partito socialista

che non fosse di dimensioni poco più che sim-boliche, ma neppure un partito conservatoredi tipo europeo: l’America è stata dominata davalori borghesi puri della classe media. Il credoamericano ha posto tutta la sua enfasi sull’in-dividuo. I cittadini si attendono e reclamano la protezionedei propri diritti su base personale. L’eccezionalefocus sulla legge, al paragone dell’Europa, cheproviene dalla costituzione e dal Bill of Rights,ha rafforzato i diritti dei cittadini nei confrontidello stato e di altri poteri.

American exceptionalism dal blog di Cain e Todd Benson

5 Lipset, Seymour Martin American exceptionalism. A Doble-Edged Sword, New York, WW Norton, 1996.

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L’America era, e continua ad essere, la nazionepiù anti-stato, legalistica e politicamente didestra. La costituzione degli Stati Uniti favoriscel’impegno verso l’individualismo e la protezionedei diritti attraverso le azioni legali. Come giàTorqueville aveva notato e come le inchiestecontemporanee confermano, gli Stati Unitisono la nazione più religiosa dell’Occidente,fatta eccezione per Po-lonia e Irlanda, chefondano sulla religionela loro identità nazio-nale. Gli americani mo-strano di credere piùdi chiunque altro nellaverità letterale dellaBibbia ed hanno i piùalti livelli di praticareligiosa. Aderiscononon solo alle religioniprincipali, ma anchead innumerevoli sette,prevalentemente con-gregazionali, alle qualiognuno accede su basevolontaria. Il settarismo americanoe l’individualismo po-litico e sociale si sonorafforzati a vicenda.Nel settarismo ciascu-no segue un codice morale, determinato dalproprio senso di rettitudine, ha un rapportopersonale con Dio e in molti casi un’interpre-tazione letterale della verità biblica non mediatadal clero o dallo stato.Secondo Lipset la forza dei valori settari e leloro implicazioni sui processi politici possonoessere visti al meglio nel supremo test di ade-renza alla volontà nazionale: la guerra. Lechiese di stato non solo hanno sempre legitti-mato i governi e i re, ma hanno invariabilmenteappoggiato ogni guerra che le loro nazionipromuovevano.

Non è il caso degli Stati Uniti. Ad ogni guerrasi è formato un grande movimento contrario.Gli americani pongono l’accento non su “giustoo sbagliato con il mio Paese” ma “obbediscoalla mia coscienza”. Il moralismo di ispirazioneprotestante ha influito non solo sull’opposizioneai conflitti, ma anche sul fervore dei sostenitori. Secondo Lipset, gli Stati Uniti continuano a

essere qualitativamentediversi, nel bene e nelmale. Riguardo alla leg-ge, registrano i più ele-vati livelli di crimine ela più numerosa popo-lazione di carcerati; ri-spetto alla litigiosità,il maggior numero diavvocati procapite delmondo. Hanno la percentualedi votanti tra le piùbasse in assoluto ma itassi più alti di parte-cipazione ad associa-zioni volontarie. Il Paesecontinua ad essere ilpiù ricco in termini dientrate reali ed ha unadelle più alte percen-tuali di cittadini lau-reati. E’ il paese leader

in mobilità professionale verso l’alto ma è ailivelli più bassi per uguaglianza di distribuzionedel reddito.Per la sua unica versione di protestantesimo esettarismo, l’America è il paese più moralistatra quelli sviluppati. Lipset sostiene la sua tesicon un poderoso lavoro comparativo di dati,qualche volta forzandone un po’ l’interpretazione. Se gli USA siano una nazione eccezionale omeno, è una questione ancora aperta. Chemoltissimi americani, semplici elettori o uominidi potere, possano crederci ha conseguenzeanche per il resto del mondo.

In Defense of American Exceptionalism

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MODERNI CONCETTIDI MANUTENZIONE

Tecnologia

DI CLAUDIO BOCCALATTE

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TECNOLOGIA 41

Secondo NAVSEA (il Comando della US Navyresponsabile dell’acquisizione e della gestionetecnica delle navi e dei sistemi navali), la

manutenzione è costituita dalle azioni intrapreseper assicurare che i componenti, gli apparati e isistemi forniscano le funzioni previste quando ri-chiesto. Il requisito fondamentale della manutenzionenon è preservare un oggetto, ma assicurare la suafunzione; è quindi fondamentale definire accura-tamente le funzioni previste per un sistema. Leprove d’accettazione contrattuali richiedono ge-neralmente prestazioni limite, e nel corso dellavita operativa possono essere considerate accettabilianche prestazioni di livello inferiore.Le operazioni di manutenzione possono essereclassificate in diverse categorie:• manutenzione correttiva, per correggere il fun-

zionamento insoddisfacente di un sistema; inpratica si ripara l’avaria dopo che la stessa èavvenuta, mediante sostituzione di un interoapparato o di alcune sue parti, oppure mediantelavorazioni su componenti (lavorazioni di mac-china, allineamento, trattamenti chimico-fisici,ecc.). Manutenzione preventiva, che tende aprevenire l’avaria (cioè il funzionamento in-soddisfacente), intervenendo quando ancora ilsistema fornisce prestazioni soddisfacenti. Lamanutenzione preventiva può a sua volta esseredistinta in programmata e su condizione;

• la manutenzione programmata viene eseguitaa seguito di una scadenza (in termini di tempoo di ore di funzionamento), e generalmentecomporta la sostituzione di parti che hannouna vita limitata. La manutenzione su condizioneviene effettuata quando, a seguito di una cam-pagna di rilievo periodico di parametri tecnici(ad esempio rilievo vibrazioni oppure analisiolio), un parametro fornisce l’indicazione cheun componente, pur se fornisce ancora pre-stazioni accettabili, ha iniziato un processo didegrado che ne comporterà a breve l’avaria.Spesso si attua una manutenzione preventivadi tipo misto, cioè a scadenze prefissate si so-stituiscono parti a vita limitata e di costo

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ridotto (come ad esempio guarnizioni e cusci-netti) e si smontano e controllano altre parti(generalmente aventi costi maggiori) per vederese rispettano determinati parametri; in casonon li rispettino, anche queste parti vengonosostituite o comunque sottoposte a lavorazionicorrettive.

La Condition Based Maintenance (CBM) è la piùmoderna politica di manutenzione, nata dal-l’evoluzione del concetto di manutenzione sucondizione e basata sul continuo controllo deiparametri di funzionamento di un impianto, or-ganizzando le azioni manutentive sulla basedelle condizioni dell’impianto stesso (manutenzionepredittiva), e riprogettando sia l’impianto sia ilrelativo piano delle manutenzioni, per ridurre oeliminare le cause di guasto e le conseguentiesigenze manutentive (manutenzione proattiva).A questo scopo è necessario analizzare i parametrioperativi di funzionamento di un macchinario,ricavando, secondo modelli appropriati, il temporesiduo prima del guasto e riconoscendo la pre-senza di un’anomalia che si sta sviluppando, at-traverso la scoperta e l’interpretazione di debolisegnali premonitori del guasto finale.I vantaggi di questa metodologia sono la riduzionedei guasti, e in particolare delle avarie distruttive,la possibilità di pianificare le manutenzioni sullabase della reale situazione d’efficienza e dellaprevisione di vita residua degli apparati, l’otti-mizzazione del piano delle manutenzioni sullabase del comportamento rilevato nel tempo. Ilprincipale svantaggio è il costo elevato dellastrumentazione e delle operazioni di rilevamentoed elaborazione dei dati.Dal punto di vista tecnico la CBM, consideratadalla dottrina statunitense un fattore abilitanteper applicare le moderne metodologie logistiche,a partire dalla PBL (Performance Based Logistics,della quale parleremo tra poco), prevede un im-piego oculato dei moderni sistemi di diagnosticapredittiva e prognostica (quali l’analisi olio per imotori, i sistemi di trasmissione e gli impiantiidraulici, il rilievo e l’analisi delle vibrazioni per i

macchinari rotanti ed alternativi, la termografiaper gli impianti elettrici), integrati da idoneisistemi informatici di gestione della manutenzione(MMS, Maintenance Management System) e laloro elaborazione mediante opportuni algoritmi,spesso basati sull’uso di metodologie di puntanel settore matematico ed informatico quali isistemi esperti e logiche fuzzy.Le normative più importanti nel settore dellemanutenzioni sono, in ambito internazionale, laserie DoD 5000 del Ministero della Difesa statu-nitense sul Defense Acquisition System e lanorma AAP-48 NATO System Life Cycle Stagesand Processes sull’approvvigionamento dei sistemid’arma, e in ambito nazionale la NIILS (Normativainterforze di Integrated Logistic Support).La DoD 5000 evidenzia due importanti concetti,il TLCSM (Total Life Cycle System Management)e la PBL (Performance Based Logistics). Il concettobase del TLCSM è la necessità di porre un’elevataattenzione, fin dalle fasi iniziali del programma,alla sostenibilità dell’intero ciclo di vita delsistema. Fondamentale è la figura del PM (ProgramManager), che implementa, gestisce e supervisionatutte le attività associate con acquisto, sviluppo,produzione, attività in servizio e dismissione diun sistema d’arma durante tutto il ciclo di vita;egli è il life cycle manager con autorità e re-sponsabilità per l’acquisizione del sistema e ilsuccessivo supporto in servizio. La PBL, strategiad’acquisizione preferenziale per il supporto deisistemi d’arma del DoD, prevede che la logisticasia evidenziata nei requisiti operativi e resa vin-colante nel contratto d’acquisizione (con unbrutto neologismo si dice che viene contrattua-lizzata); essa integra in un progetto i seguentiaspetti:• progettazione e acquisizione di un sistema in-

tegrato, incluso il supporto: non si acquistasolo un oggetto fisico, ma un pacchetto diprestazioni, integrate e sostenibili;

• aumento della prontezza operativa del sistema,ottenuto stabilendo obiettivi di prestazionimisurabili;

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• gestione basata sulla riduzione del costo delciclo di vita;

• definizione dei ruoli chiave e delle responsabilità,ricorrendo ove necessario al Partnerariato Pub-blico/Privato.

In Italia il Segretariato Generale del Ministerodella Difesa - Direzione Nazionale Armamenti(Segredifesa) ha recentemente emanato la direttivaNIILS (Normativa Interforze ILS), con l’obiettivodi promuovere un livello d’integrazione elevatotra il processo d’acquisizione logistico e il processo

d’acquisizione del sistema d’arma, e di stabiliredelle solide basi per l’implementazione dei requisitidello SLCM allo sviluppo dell’intero sistema ope-rativo, composto dal sistema primario (sistemad’arma) e del suo sistema di supporto logistico.Secondo la NIILS, un Sistema Operativo è l’inte-grazione funzionale tra un Sistema Primario,generalmente coincidente con un sistema d’arma(nave, velivolo, sistema terreste, sistema informaticoo altro), e il relativo Sistema di Supporto Logistico;i due elementi hanno pari dignità in quanto en-trambe necessari per produrre gli effetti desiderati.Il PMO (Program Management Office), entitàorganizzativa, tecnica e gestionale responsabiledel programma per tutto il ciclo di vita di un Si-stema Operativo, vede nella normativa NIILSampliate le funzioni e i compiti sino ad oggi at-tribuiti ad una Direzione di Programma o diUfficio di Programma. In analogia con i riferimentiesistenti nel mondo anglosassone, il PMO vienechiamato a svolgere attività fino ad ora in Italiaistituzionalmente suddivise tra le due grandiaree che compongono la Difesa italiana, e cioèl’area Tecnico-Operativa e quella Tecnico-Am-ministrativa.Uno dei presupposti fondamentali per una correttaapplicazione delle moderne metodologie è ilcoinvolgimento dell’industria incaricata dellamanutenzione, affinché non veda le manutenzionicome un business dove più lavora più guadagna,indipendentemente dai risultati di disponibilitàe affidabilità del prodotto, ma si senta coinvoltanella fornitura di prestazioni logistiche, soprattuttoin termini di disponibilità (ricordiamo che si de-finisce disponibilità la probabilità che l’apparatosia operativo in un istante generico; essa è ilrapporto tra il tempo medio in funzionamentocorretto e il tempo totale di attività). È importanteche il contratto di supporto sia negoziato, almenonelle sue linee generali, assieme al contratto diprogettazione e costruzione, inquadrandosi comenaturale proseguimento delle attività ILS effettuatenella fase di progetto e sviluppo. In questo modo,infatti, l’industria, sapendo già in fase di proget-

In apertura: Cantiere navaleSopra: come rappresentato molto bene dalla metafora dell’iceberg, ilcosto d’acquisizione di un sistema complesso, come una nave, rap-presenta solo una parte, anche se la più visibile, del costo del ciclo divita del sistema

Nella figura sono rappresentati due andamenti del costo del ciclo di vita di un sistema: la linea nera rappresenta l'andamento dei costi durante il ciclo di vita di un sistema senza studi di ILS (supporto logistico integrato); la linea rossacome si modifica tale andamento se si eseguono studi di ILS ese ne impiegano i risultati: i costi degli studi di ILS nella fase di sviluppo sono più che compensati dalle diminuzioni dei costioperativi derivanti dall’applicazione dei risultati degli studistessi, con un risparmio complessivo in termini di costo delciclo di vita.

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tazione e costruzione di dover assicurare ancheil supporto in servizio, è stimolata ad impiegaresoluzioni e prodotti che facilitano la manutenzione(superando così i limiti del contratto a prezzofisso). Passando ad occuparci, come esempio ap-plicativo delle moderne teorie della manutenzione,delle unità navali della Marina Militare, negliultimi decenni la Forza Armata ha cercato di re-sponsabilizzare il costruttore sull’ottenimento dideterminate prestazioni logistiche (disponibilità)per diminuire il costo del ciclo di vita. Questitentativi non sempre hanno dato i risultati speratiper vari motivi, tra cui la difficoltà di misurarecon sufficiente obiettività le prestazioni logistiche,in modo da farne una prestazione contrattuale,e la strategia contrattuale pubblica nazionale,basata su contratti a prezzo fisso che prevedonodelle penali, ma non degli incentivi. La Marinaha investito cifre importanti nelle attività di ILSdi tutti i principali contratti d’acquisizione di

unità navali e sistemi d’arma degli ultimi decenni,ed ha recentemente sviluppato un nuovo stru-mento contrattuale particolarmente adatto aisistemi navali, chiamato TGS (Temporary GlobalSupport) o TS (Temporary Support), che, inaderenza alla NIILS e alla PBL, dovrebbe consentireun approccio più felice al problema di minimizzareil LCC. Si tratta, come dice il nome, di uncontratto di supporto globale temporaneo, ilquale, per i motivi già accennati, deve preferibil-mente essere inserito o comunque collegato alcontratto d’acquisizione della nuova unità navale.Il supporto è temporaneo, poiché si prevede che,dopo una prima fase di trasferimento di tecnologia,lo strumento industriale della Forza Armata siain grado di provvedere al supporto in proprio. Èglobale in quanto copre sia i servizi (studi, lavo-razioni, ecc.) che i beni (parti di ricambio, attrezzi,ecc.) necessari per il supporto in servizio e chel’amministrazione non è in grado di fornire a

Le diverse politiche di manutenzione adottate dalla Marina MilitareItaliana per alcune unità di recente costruzione; dall’alto in basso icacciatorpediniere classe De La Penne, i pattugliatori classe Comandante Cigala Fulgosi, la portaerei Cavour e i cacciatorpediniereclasse Andrea Doria.

I moderni motori Diesel sono progettati per ridurre al minimo sia lemanutenzioni che le possibilità di avaria. Si confronti un motore divecchia generazione (a sinistra) con uno di nuova generazione: nelmotore più moderno sono stati eliminati tutti i tubi esterni, sosti-tuiti da condotti interni che non possono rompersi e non devonoessere sostituiti.

Ubicazione degli arsenali e dei centri tecnici dipendenti dall’ispetto-rato logistico della Marina Militare (NAVISPELOG), i quali costituisconola struttura industriale della Forza Armata

La politica manutentiva che la Marina Militare adotta da oltreventi anni per le turbine a gas del tipo LM 2500, basata su di uninsieme ottimale di manutenzioni programmate e manutenzionion condition.

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condizioni economicamente convenienti.Nel febbraio 2010 lo Stato Maggiore della Marinaha approvato il documento “Linee guida perl’applicazione del TGS ai sistemi navali” che de-finisce il TGS come “uno strumento per l’acqui-sizione di beni e servizi che, nel loro insieme, co-stituiscono il sistema di supporto logistico”, eassegna i seguenti obiettivi al TGS:• ottenere la massima disponibilità e prontezza

del Sistema Navale ad un costo concordato esostenibile, per un certo numero di anni, at-traverso la riallocazione dei rischi e delle re-sponsabilità tra Forza Armata e industria;

• dotare la Marina di dati affidabili per prendere,al termine del contratto o in caso di necessità,decisioni informate sulla politica di make-or-buy (cioè su cosa fare sfruttando le risorse in-terne, nel caso della Marina la struttura indu-striale della Forza Armata (Arsenali e CentriTecnici), e cosa, invece, acquisire all’esternodall’Industria Privata) per le attività tecnichee logistiche. La Marina, infatti, per ogni classedi navi, valuta le attività che devono esseretotalmente o parzialmente condivise con l’In-dustria Privata e quelle che, per ragioni di ca-rattere operativo e/o strategico, devono esseregestite separatamente, mantenendole all’in-terno.

Il TGS è articolato nei seguenti quattro processi,

ognuno dei quali a sua volta è articolato in sottoprocessi e attività:• gestione del servizio e sviluppo dei processi (o

TGS Management);• ingegneria di supporto (o supporto ingegneri-

stico), che comprende, tra l’altro, gestionedella configurazione in esercizio, gestione delleobsolescenze, studi FRACAS sulle avarie veri-ficatesi, raccolta, elaborazione e analisi deidati di rientro dal campo, aggiornamento delladocumentazione tecnica.

• ingegneria di campo, comprensiva di tutti gliinterventi di manutenzione preventiva e cor-rettiva a bordo e delle attività complementaridi supporto, nonché dell’addestramento delpersonale dell’amministrazione destinato adoperare sui sistemi dopo il termine del TGS;

• gestione dei materiali (fornitura e riparazio-ne).

L’obiettivo primario del TGS è l’acquisizione diun Sistema di Supporto Logistico, finalizzato agarantire la prontezza operativa e/o un determinatolivello di disponibilità del sistema primario alminor costo; quindi il TGS non può prescinderedalla definizione del livello del servizio ovverodalla definizione di uno o più KPI (Key PerformanceIndicators, cioè indicatori delle prestazioni chiave).Il concetto dei KPI è molto impiegato anche inambito industriale.

La suddivisione del ciclo di vita di un sistema secondo il manuale del Ministero della Difesa statunitense DoD 5000 Defense Acquisition System

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Generalmente per un sistema del tipo di un’unitànavale i KPI sono indicatori di disponibilità. Sipossono adottare indicatori di livello superiore oglobali, come il tasso di disponibilità dell’unitànavale, oppure di livello inferiore o di dettaglio,come la disponibilità dei singoli apparati; i primi,che sono generalmente ottenuti componendoopportunamente i secondi, sono più significativi,ma la loro determinazione è più complessa.Fin dai primi anni 2000 la MMI ha inserito unaqualche forma di supporto iniziale in servizio neiprogrammi d’acquisizione e ammodernamentodelle Unità Navali:• sulle NUMC/NUPA (unità minori classi Co-

mandante Cigala Fulgosi e Sirio, entrate inservizio nei primi anni 2000) si è avuto unprimo esempio di supporto temporaneo, moltolimitato sia nel tempo che nell’oggetto, con icontratti MCO (Mantenimento in CondizioniOperative) e GCE (Gestione della Configurazionein Esercizio); questa prima esperienza non haavuto i risultati attesi ed è ora terminata;

• il successivo TGS della portaerei Cavour (entratain servizio nel 2008), basato su parametrisemplificati (disponibilità tecnica a livello disottosistema), ha invece portato a un nettomiglioramento della qualità del supporto. UnTGS separato copre il S.d.c. (sistema di com-battimento);

• anche per le fregate classe Maestrale ed icacciatorpediniere classe De La Penne, recen-temente ammodernati, sono stati attivati dueTGS, uno per il S.d.c. e uno per piattaforma;

• per i sommergibili U212A (due battelli entratiin servizio nel 2006 e 2007, altri due in fase dicostruzione), costruiti nell’ambito di un pro-gramma di cooperazione con la Germania,sulla base di un progetto prevalentemente te-desco, è attivo un TGS atipico, comune con lamarina tedesca.

• per la classe Orizzonte (due cacciatorpediniereantiaerei costruiti nell’ambito di un programmadi cooperazione con la Francia, entrati inservizio nel 2007 e 2009) sono operanti due

I sommergibili hanno requisiti di manutenzione particolari legati all’ambiente operativo subacqueo. Le politiche di manutenzione deinuovi sommergibili classe U-212A (nella foto il varo del sommergibileSCIRE’ al cantiere del Muggiano) sono state concordate tra le MarineMilitari italiana e tedesca.

Un’immagine delle nuove fregate FREMM, in corso di acquisizioneper le Marine Militari di Francia e Italia. Il programma di acquisizioneprevede, durante le fasi di progettazione, dettagliati studi logistici voltia ottimizzare le operazioni di manutenzione nel corso della vita dellenavi, e integra il TS (Temporary Support), cioè il supporto in servizioper una prima fase della vita delle navi.

Un’erronea politica di manutenzione può portare a danni catastroficicon gravi conseguenze sia in termini economici che di disponibilitàoperativa. In alto quello che resta dell’albero a manovella di un mo-tore Diesel dopo una grave avaria. In basso la rottura di un refrige-rante, avaria d’impatto molto minore, che però, se non diagnosticatain tempo, può essere la causa dell’avaria maggiore.

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TGS, di piattaforma e S.d.C.. Con la Francia si èconvenuto di attuare una collaborazione basata,al momento, sul solo scambio d’informazionilogistiche, ipotizzando nel futuro una colla-borazione “estesa”, se valutata costo efficace.

• per le nuove fregate FREMM, in fase di costruzionee allestimento nell’ambito di un programma dicooperazione internazionale con la Francia, ilTGS è nazionale, unico e integrato nel contrattod’acquisizione; sono in corso le attività prepa-ratorie, finalizzate principalmente ad individuare(congiuntamente tra Marina e Industria) il mixottimale tra attività gestite dall’industria e dallacomponente industriale della Forza Armata. IlTGS delle FREMM sarà il primo ad applicare in-tegralmente le “linee guida” approvate nel 2010;i suoi obiettivi sono:•• dispiegare ed avviare il sistema di supporto

in esercizio della Classe;•• validare ed ottimizzare gli elementi del sup-

porto;•• validare le caratteristiche di supportabilità

delle Fregate;•• adattare il sistema di supporto al compor-

tamento effettivo sul campo;•• validare e mettere a punto il sistema di

supporto (processi, procedure, organizzazione,mezzi, documentazione tecnica, infrastrutture,materiali, ecc.);

•• conseguire la disponibilità delle unità navalidurante il periodo TGS;

•• consentire alla Marina di acquisire e migliorarele capacità di supporto nel tempo per lesuccessive fasi di supporto in esercizio delciclo di vita.

• sulle FREMM è anche prevista un’estesa appli-cazione della metodologia di manutenzioneCBM ai più importanti apparati di piattaforma.

Un TGS sarà previsto anche per tutte le prossimeunità di nuova costruzione o sottoposte a lavoridi mezza vita o prolungamento della vita operativa.Abbiamo visto come la manutenzione dei mezzi,siano essi navali, terrestri od aerei, costituisceoggi una complessa disciplina, sia dal punto di

vista dottrinale che organizzativo, tecnico e con-trattuale. La corretta impostazione della politicadi manutenzione dei mezzi ha un notevoleimpatto sulla prontezza dello strumento militare,e quindi sull’efficienza dello stesso. Allo stessotempo la quantità di risorse impegnate in questosettore è talmente elevata che i risparmi conse-guibili con l’adozione di una corretta politica dimanutenzione sono molto rilevanti, fondamentaliper assicurare allo strumento militare la possibilitàdi assolvere le varie e complesse funzioni richieste. Tutto questo richiede che il personale dirigentee direttivo impiegato nel campo della manuten-zione abbia un’elevata preparazione (sia in campotecnico che in campo manageriale), e soprattuttoun’elevata motivazione, tale da consentirgli diassumere rischi calcolati, i soli che consentonodi attuare la politica sopra riportata. La disponibilitàdi personale militare avente un’elevata competenzatecnica associata a una preziosa esperienza ope-rativa, come sono oggi gli oltre 1500 Ufficialiingegneri dei ruoli normali dei corpi delle ArmiNavali, del Genio Aeronautico, del Genio Navalee del corpo Tecnico dell’Esercito, costituisce perle Forze Armate una risorsa preziosa e indispen-sabile, creata negli oltre 150 anni di storia deiCorpi e che deve essere adeguatamente conservatae valorizzata.

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• STATO MAGGIORE DELLA DIFESA - IV REPARTO Logistica eInfrastrutture SMD–L–001 “Direttiva per lo sviluppo dei pro-grammi di investimento della Difesa” - Edizione dicembre2009

• Claudio Boccalatte, “Nuove politiche di manutenzione delleunità navali”, Rivista Marittima, dicembre 2006

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• Atti del Convegno ATENA – Marina Militare sul tema “LifeCycle Cost. Due mondi a confronto: militare e civile” Roma16 maggio 2011

• Claudio Boccalatte, “Gli ingegneri militari in Italia, attualitàe prospettive”, Informazioni Difesa, gennaio 2010

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MISSIONE MUSEALEE MARINA MILITARE:LA MUSEALIZZAZIONE DELLE IMBARCAZIONI MILITARI

DI RUDY GUASTADISEGNI

Storia

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Nei miei ultimi anni di servizio, fino al2007, sono stato destinato a ricoprirel’incarico di Direttore del Museo Storico

Navale di Venezia. Dopo tanti incarichi operativisui e per i sommergibili e di Comando/Direzione,mi sembrava quasi una retrocessione a “pezzoda museo in fine carriera” ma mi sono bastatepoche settimane per ricredermi. In effetti, dirigereun Museo può essere una cosa esaltante se presanel giusto senso di chi deve occuparsi di mantenerevive le tradizioni e tramandarle ai posteri. Le oc-casioni non mancano a chi ha speso con entu-siasmo un’intera vita nello stesso ambiente per ilquale, alla fine, gli si chiede di gestirne i ricordi.E così, nel tempo, mi sono occupato in primapersona della musealizzazione del sommergibileEnrico Dandolo a Venezia, di quella dell’EnricoToti a Milano e ho contribuito con documenti,foto, testimonianze, a quella del Nazario Sauro aGenova. Tutti battelli sui quali sono stato imbarcatoper più o meno tempo, dai tre mesi del Dandoloagli oltre cinque anni del Sauro.Queste esperienze mi hanno consentito di for-mulare una precisa opinione in materia; sicu-ramente embrionale, perfettibile e passibile dicritiche ma, poiché poco se ne parla, mi sembragiunta l’ora di lanciare l’argomento di discussionedalle pagine di questa Rivista che considerouno dei più autorevoli campi di confronto pertutto ciò che riguarda l’ambiente militare ed inparticolare quello della Marina, del mare, edelle attività ad esso legate. L’argomento èstato da sempre un po’ trascurato nel nostroPaese per via della scarsa propensione allaconservazione di grandi unità navali militari ascopo museale. L’unico esempio citabile è quellodi Nave Puglia che solo la caparbietà di unpersonaggio come Gabriele D’Annunzio ha con-sentito di trasformare in museo al Vittorialedegli Italiani sul lago di Garda. La fine e l’esitodella Seconda Guerra Mondiale non hanno poifavorito e tantomeno stimolato l’idea di tra-sformare in museo oggetti così ingombrantisia per volume che per significato storico. Negli

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ultimi tempi però le cose sono cambiate e, asimilitudine di quanto già fatto per decenni inmolti paesi titolari di una storia navale degnadi tal nome, anche in Italia qualche cosa iniziaa muoversi.Come già accennato in apertura, nei miei ultimianni di servizio attivo come Direttore dell’UfficioTecnico Navale di Venezia, mi è capitata lafortuna di dover gestire in prima persona lamusealizzazione del sommergibile Dandolo(2001-2003) e, subito dopo, di essere parteattiva in quella del gemello Toti a Milano(2004-2005). Successivamente, come Direttoredel Museo Storico Navale, mi sono dovuto oc-cupare di materie totalmente estranee al nostroambiente ma coinvolgenti ed entusiasmanticome arte navale, musealizzazione, restauro,conservazione, storia e tecnica navale nei secolie via dicendo. Con l’approccio proprio dell’Uomodi Mare avvezzo ad affrontare con impegno eserietà situazioni e materie nuove, mi sonogettato nella mischia confrontandomi conillustri personaggi ed esperti mondiali in materiacercando di imparare da loro in tutta umiltàquanto più possibile e portando in cambio ideefresche ed innovative come spesso succedequando queste provengono da menti libere dapreconcetti e schemi stantii tipici della maggiorparte degli addetti ai lavori. Per parlare dioggetti da musealizzare bisogna per primacosa avere chiara l’idea di cosa questi rappre-sentino, quale messaggio si vuole trasmettereal visitatore e come lo si vuole realizzare.

Cosa sono e quale messaggio trasmettono

Nel caso delle Unità militari le risposte alleprime due domande sono facili per un marinaiodi professione profondamente legato al marecome pure alla sua nave ed al significato che adessa attribuisce. Tutto si concentra in un unicoprofondo concetto. La nave ha un’anima. Ogninave o barca che abbia navigato ha la sua

anima costituita dai sentimenti, le passioni,gioie e paure di chi ci è stato sopra, indipen-dentemente se per poco tempo, tanto tempo otutta una vita. Questo concetto ha la suamassima espressione con le Unità militari perchéla loro anima è costituita da centinaia, a voltemigliaia di marinai che hanno fatto parte del-l’equipaggio. Individui che la considerano casaloro. L’attaccamento del marinaio alla proprianave è tale per cui il mezzo meccanico assumeun significato speciale, una specifica identità;non è solo un complicato complesso di tecnologiagalleggiante, è la casa, è l’amico, è il compagnodi tanta parte della vita dell’equipaggio, è ilsimbolo dello spirito di gruppo, è l’immagine delluogo sicuro e pieno di amici, è l’espressione delproprio paese, un pezzo di Patria ... quel corpometallico ha proprio un’anima. Quando i marinaine sbarcano ne serbano il ricordo per tutta lavita, il più delle volte dimenticando i momentitristi e difficili ma esaltando quelli felici e mi-tizzando quelli drammatici. La nave diventa cosìil simbolo di un periodo felice della propria vita,un oggetto di famiglia, quasi un familiare cui cisi sente legati da profondo affetto.Quando la nave è vecchia e non tiene più ilmare o il suo mantenimento in attività richiedeun gravoso accanimento terapeutico, viene di-sarmata. Termine questo ben noto negli ambientimarittimi che praticamente equivale a pensio-namento in attesa di demolizione o diversa de-stinazione d’uso. Quel giorno, il giorno del di-sarmo, più che nel resto della sua vita, si mani-festa appieno la sua anima. All’ultimo ammainabandiera, come richiamati al capezzale di unamato parente, accorrono i componenti degliequipaggi che su di essa si sono succeduti: co-mandanti in testa fino all’ultimo dei marinai.L’anima rende un commosso omaggio al corpo.Il giorno dopo quel corpo è soltanto un pezzodi ferro in attesa di conoscere la sua futurasorte. Nella generalità dei casi la nave vieneavviata alla demolizione, in alcuni casi vienevenduta ad altre marine militari come surplus

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In apertura e sopra: il Dandolo sullo scalo in pietra d’Istria dell’Arsenale di VeneziaSotto: il Toti nel piazzale interno del Museo Leonardo Da Vinci a Milano

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Sopra da sinistra: Equipaggio in guerra, anima della Nave, equipaggio moderno, anima della Nave, Marinai di diverse epoche, anima della Nave e la Scalea Reale all’interno dei Padiglioni delle Navi nell’Arsenale di Venezia

Sotto: la motosilurante 473 ed il primo rimorchiatore portuale a vapore

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di seconda mano ed allora la demolizione èsolo rimandata di qualche anno; molto più ra-ramente viene scelta per la conservazione ascopo museale.La Marina Militare gestisce le sue navi per ilraggiungimento degli obiettivi che il Governo equindi la Patria le hanno assegnato; sono proprietàdello Stato e tali rimangono anche dopo ildisarmo. A ciò si aggiunge la consapevolezzadell’esistenza di quell’anima che, anche dopo ladismissione dell’Unità, deve essere tutelata, sal-vaguardata ed opportunamente onorata. Dunquenon è un compito facile musealizzare una Unitàmilitare perché alle normali difficoltà tecniche,economiche ed organizzative, si aggiungonoquelle di ordine morale e di opportunità.

La realizzazione dell’impresain Italia …

E veniamo al terzo quesito: fino ad oggi laMarina Militare ha musealizzato in proprio al-cune piccole unità che sono prevalentementeconservate negli ampi spazi dell’Antico Arsenaledella Repubblica Serenissima di Venezia, oggisede dell’Istituto di Studi Militari Marittimi eideale luogo di riposo per vecchie glorie delmare. Nel Padiglione delle Navi, estensione delMuseo Storico Navale all’interno dell’Arsenale,si possono ammirare la sontuosa Scalea Reale,una barca da cerimonia in legno riccamentedecorata che ha preso le parti del Bucintoronelle grandi occasioni in laguna per 80 anni acavallo tra ottocento e novecento; il primo ri-morchiatore portuale a vapore; la motosilurante473, veterana di guerra; il motoscafo di rap-presentanza degli anni “30 detto motoscafodel Re, la sala macchine dell’Elettra di Marconicompleta di apparato di propulsione con caldaiee motrice a vapore a triplice espansione, (au-tentico gioiello di archeologia industriale navale);non poteva mancare Asso: il motoscafo dacorsa della Baglietto con il mitico motoreIsotta Fraschini Asso-1000 detentore di record

mondiali di velocità negli anni “30 con pilotidella Marina Militare. Ma non basta, all’esternosi trova la motozattera MZ 737 reduce dellabattaglia dei convogli in Mediterraneo ed unicaunità navale militare italiana conservata traquelle, di medie dimensioni, sopravvissute allaII^ Guerra mondiale. Ultimo arrivato il Som-mergibile Dandolo che, con non poche difficoltàma con tanta passione e dedizione è statoissato su uno degli antichi scali in pietrad’Istria dell’Arsenale e poi musealizzato conun progetto di sponsorizzazione gestito dalleprincipali ditte che 40 anni prima lo avevanocostruito (Wass, Siemens, Calzoni) guidate daFincantieri e coordinate dalla Marina Militaretramite il suo Ufficio Tecnico Navale di Veneziache, per favorevole congiunzione astrale eradiretto da un ufficiale con oltre 20 anni diesperienza sommergibilistica ed una laurea iningegneria navale e meccanica.Per ultimo non dimentichiamo il Mas di LuigiRizzo, protagonista delle eroiche gesta dellaPrima Guerra Mondiale, che si trova a Roma alMuseo Vittoriano sotto l’Altare della Patria.Il tutto è stato sempre fatto con il sano e lungi-mirante spirito della conservazione di beni cheabbiano un significato storico, che siano in gradodi raccontare un’epoca, una tecnologia, un’epopeao, più semplicemente l’ordinaria vita di mare sti-molando, nel visitatore attento, emozioni unicheed irripetibili. Sono oggetti che la Marina conservacon amore ed attenzione e che per questo nonsono normalmente accessibili al grande pubblicoma la cui visita viene concessa in occasione dieventi o feste particolari oppure a gruppi che nefanno esplicitamente richiesta. Il tutto, per ora,in modo quasi completamente gratuito.Una recente legge dello Stato fa intravedere lapossibilità di concedere questi beni, come altridello Stato, in comodato d’uso o co-uso aprivati o società che, a fronte di un lecito gua-dagno per loro ed un giusto ritorno per laForza Armata, con regolare contratto, assicurinola gestione ed il mantenimento del bene con il

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reinvestimento di gran parte dei ricavi nellastessa impresa. In tal modo la Marina, sivedrebbe svincolata dalla necessità di stornarepreziose risorse dalle primarie missioni militaripur rimanendo proprietaria del bene, mante-nendone il totale controllo e consentendo, allostesso tempo, la fruizione da parte del pubblicosenza limiti come in tutti i normali musei.

… e all’estero

Il più classico (e non unico) esempio di musea-lizzazione di famose Unità navali militari civiene dall’Inghilterra dove, dal 1922 il vascellopiù famoso della storia secolare della RoyalNavy, la nave che issò l’insegna di Orazio Nelsona Trafalgar, è sistemato nel sito museale storicodella base navale di Portsmouth; oggi l’HMS

Victory, la nave entrata in linea da più tempodel mondo, è la flagship del Second Sea Lord eComandante in Capo del Naval Home Commanddella Royal Navy e si trova a Portsmouth, al-l’interno della basa della Royal Navy.In Russia, a San Pietroburgo, sul fiume Neva sitrova l’Aurora, il mitico incrociatore da bordodel quale fu sparato il primo colpo di cannonecontro il Palazzo d’Inverno dello Zar il 25ottobre del 1917. Nave carica di storia esimbolo di un’era, è amorevolmente gestita emantenuta in perfetto stato dai cadetti dellaMarina Russa. Sulla sua prora si può ammiraree toccare il cannone originale che sparò nel1917: la culatta di ottone luccica come allorae l’impatto emozionale nel visitatore è forte esuggestivo. Negli Stati Uniti esistono nemero-sissime unità militari musealizzate sparse su

Sopra da sinistra: asso: detentore di primati mondiali di velocità negli anni ‘30, la portaerei Lexinghton all’ormeggio a Corpus Christy(USA), 12), la camera di manovra del Toti dopo la musealizzazione vista da poppavia

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tutto il territorio nazionale. Personalmente neho visitate tre tra cui l’enorme (per l’epoca)portaerei Lexinghton ormeggiata a CorpusChristy in Texas; e su tutte ho trovato la stessaorganizzazione composta da un brulicare dimarinai in divisa con i capelli bianchi che, or-ganizzati come un vero e proprio equipaggio,mantengono in efficienza la nave come se do-vesse salpare da un momento all’altro. Chi aggiusta impianti, chi pittura, chi riparaavarie, chi fa da guida e cicerone ai visitatori,chi pulisce e chi sorveglia. Per il 90% sono gliuomini che hanno fatto parte dell’equipaggiodella stessa nave o di altre similari e che perquesto, pur se pensionati, fanno il loro serviziocon dedizione e passione; immagino che ne ri-cavino anche qualche piccolo beneficio econo-mico oltre alla normale pensione; non hoindagato su questo ma sicuramente ne guada-gnano in salute e serenità rendendo contem-poraneamente un buon servizio alla loro Marinae consentendo l’autosostentamento dell’impresaa tutto vantaggio dell’immagine della U.S. Navyed anche delle casse di chi gestisce l’impresa.Loro, i marinai, sono ancora l’anima della nave

e fanno parte del progetto di musealizzazioneche prevede di coinvolgere il visitatore immer-gendolo nella vita di bordo come uno di loro.Quale museo può vantare un tale stuolo diguide tanto entusiaste ed esperte come chi hautilizzato quelle stesse apparecchiature ed èvissuto per anni in quegli stessi ambienti chedeve descrivere, spiegare, raccontare?Quanti ex marinai nel nostro paese sarebberodisposti a fare la stessa cosa? Tanti se ci fosseun’organizzazione idonea a regolamentarli, di-rigerli ed inquadrarli in piccoli equipaggi conl’obiettivo di far navigare le loro navi nel maredella cultura. In Italia le differenti condizionilegislative e burocratiche non consentono diapplicare questo concetto, almeno non ancora,ma le leggi possono essere modificate infunzione dei cambiamenti epocali e delle mutateesigenze ambientali e sociali…

Le imprese realizzate da privati

Nel frattempo alcune Unità, poche in verità, e,per ora solo sommergibili, sono state musea-lizzate da privati. L’esempio più eclatante è il

Il motoscafo del re e la motosilurante 473

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Sopra: l’emozione del periscopio per i visitatoriSotto: la camera di manovra del Toti dopo la musealizzazione vista da proravia

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sommergibile Toti le cui vicende sono bennote. Partito da Augusta nel 2001, dopo un’av-venturosa traversata al traino fino a Chioggiae poi lungo il Po, ha raggiunto Cremona dovel’impresa si è arenata; lo stop al progetto permotivi tecnici che ha causato il malinconicoabbandono del battello per quasi 4 anni in unangolino dimenticato del Po ha preoccupatonon poco la Marina ed il Museo Leonardo DaVinci di Milano; il progetto ha ripreso vigoresolo grazie all’energico intervento dell’alloraCapo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglioSergio Biraghi, che paventò la possibilità di ri-prendere possesso del bistrattato sommergibileper destinarlo a miglior uso. Il risultato è stataquella imponente operazione di trasporto ter-restre che nell’agosto del 2005 ha eccitato lenotti dei milanesi e stupito mezzo mondo perla sua arditezza dando ancora una volta provadella grande fantasia e delle insospettabili ca-pacità tecniche degli italiani.Il Toti, il cui progetto di musealizzazione ri-specchia al 90% quello precedente del gemello

Dandolo, costituisce ora per il Museo LeonardoDa Vinci di Milano il fiore all’occhiello in gradodi attirare un gran numero di visitatori e pareche stia generando un beneficio economiconon indifferente. La Marina, con questo progettoha realizzato lo scopo di appassionare ed emo-zionare un vasto pubblico che altrimenti nonavrebbe avuto occasione di entrare in un som-mergibile come se fosse pronto per immergersida un momento all’altro portandosi dietro tuttoil suo fascino di mistero ed avventura chetanti film hanno tentato di trasmettere con ri-sultati più o meno validi. L’emozione del visi-tatore che avvicina l’occhio al periscopio o cheaccarezza un siluro soddisfa il desiderio dellaMarina di sentire la gente vicina e partecipe.Toccare con mano oggetti veri ed autenticiche hanno avuto una loro vita operativa, entrarein ambienti che hanno vissuto sia le avventuredel mare che la routine di tutti i giorni è digran lunga molto più emozionante del più pre-gevole tra i filmati o documentari.Recentemente (2009) un’altra perla si è aggiuntaalla collana delle musealizzazioni: la MarinaMilitare ha concesso al MuMa (Museo delMare di Genova) il sommergibile Sauro, eponimodella classe entrato in servizio nel 1980 e di-smesso nel 1999. Gli ultimi quattro battelli diquesta classe (opportunamente modernizzatinegli apparati di bordo) costituiscono ancoraoggi la spina dorsale della componente subac-quea della nostra Marina e pertanto i visitatoridel MuMa avranno la possibilità di visitare unsommergibile identico a quelli che ancora na-vigano nei nostri mari con il loro carico diesseri umani che ne costituiscono l’anima.Fino ad ora sono stati scelti soltanto sommergibiliper il loro particolare impatto sulla fantasiadel pubblico e per l’attrattiva di una visita al-l’interno di un mezzo considerato misterioso,avventuroso ed eccitante dove poter provare,per qualche minuto le stesse forti sensazionidegli eroici marinai degli abissi.Altre unità navali potrebbero essere utilizzate

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Sopra: Nave Vittorio Veneto in bacino a Taranto in preparazione per il disarmoSotto: suggestiva immagine del Dandolo immerso nella nebbia della laguna veneta

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con progetti museali in città che ne possanoassicurare il mantenimento e la valorizzazionecome, Ancona, Brindisi, La Spezia, Napoli, Pa-lermo, Ravenna, Taranto, Trieste per citare solole più grandi e sicuramente la Marina Militarepotrebbe mettere a disposizione Unità dismessedi diversa taglia, dagli aliscafi classe Sparvieroconservati (ancora per quanto?) a Brindisi finoal grande Vittorio Veneto che sonnecchia nel-l’Arsenale di Taranto in attesa di favorevolieventi. Nelle occasioni in cui sono stato invitatoa tenere dei minicorsi a favore dei ragazzi cheaspiravano a diventare guide ed anfitrioni peri visitatori dei sommergibili musealizzati, oltrealle doverose spiegazioni tecniche, ho cercatodi travasare loro il concetto di “equipaggiocome anima della nave” che sta alla base dellacomprensione di quel particolare mondo in cuihanno vissuto e operato connazionali con lestellette, cittadini come loro, con lo scopo, tragli altri, di vegliare in armi il riposo del popolo,come recita la preghiera del Marinaio.E’ questo il miglior modo di coinvolgere il visi-tatore: far sì che si senta anche lui un po’parte dell’anima della nave.In conclusione, la vicenda Sauro a Genova e, a

parte la parentesi di Cremona, la vicenda Totia Milano, sono gli esempi ideali del concettodi musealizzazione di un’Unità militare daparte di privati (il Dandolo è stato musealizzatodalla Marina Militare) perché soddisfano i re-quisiti necessari:• La presentazione di un progetto museale

adeguato e sostenibile.• Un luogo idoneo dove conservare l’Unità.• Un efficace programma di manutenzione

periodica.• Una copertura finanziaria certa per tutta

l’impresa.• La consulenza di esperti specialisti del ramo

indicati dalla Marina.• Una Società o Gruppo affidabile che ne

assicuri la corretta gestione.Laddove dovesse mancare o venir meno unodei requisiti di garanzia, la musealizzazionedell’Unità militare non dovrebbe essere possibile.Lo Stato non consentirebbe la cessione delbene per il fatto che la Marina Militare consi-dererebbe compromessa l’anima della nave ve-dendosi costretta a preferire un’onorevole de-molizione ad una malinconica agonia o, peggio,un indegno utilizzo.

Visitatori al posto dei timonieri di manovra

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L’EMBEDDED DINO BUZZATI E LA “REGIA” MARINA

Storia

DI ADA FICHERA

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STORIA 61

Nella storia, vi sono eventi e personaggi“capaci” di far incontrare mondi diversi,di intrecciare fatti e sentimenti tanto

lontani quanto affini. Uno di questi, peraltroforse poco noto sotto questo aspetto, è costituito,nell’ambito del giornalismo embedded, dalloscrittore e giornalista Dino Buzzati (San Pelle-grino di Belluno, 1906 – Milano, 1972).Già perfetto emblema della congiunzione traletteratura ed informazione, Buzzati fu, comemolti sanno, anche un redattore di Terza Paginadel “Corriere della Sera”, elzevirista e anchecritico d’arte puntualmente impegnato, attra-verso la sua vena “fantastico-cronachistica”,in un’informazione essenziale, rapida, equilibrataed accattivante, dove il surreale e l’onirico simescolano con la dedizione a narrare in modosevero la realtà1. Taccuino alla mano e zainoda buon viaggiatore, Dino Buzzati fu ancheuno splendido esempio di giornalista embedded.Dal 1941 al 1943, durante la Seconda GuerraMondiale, il famoso autore s’imbarcò infattisulle navi della Regia Marina italiana e seguì“in prima linea” gli eventi bellici e la vita abordo2.Fatti che, con la sua esclusiva prosa, limpida ebrillante, a metà tra uno stile fiabesco esognante ed un’allucinata cronaca “d’assalto”,giungono a noi oggi come preziose pagineprodotte da un embedded a tutti gli effetti, daun appassionato ma lucido corrispondente del“CorSera” e di altre importanti testate del-l’epoca.Buzzati s’imbarcò al seguito della Regia Marinain missione in Africa, seguendo dunque numeroseoperazioni navali nel Mediterraneo, operandocome inviato a bordo degli incrociatori “Trento”,“Fiume”, “Gorizia” e “Trieste”.È in seguito allo sbarco americano in Siciliadel 10 Luglio 1943, che Buzzati lavorò, anche,

realmente da “embedded”, a bordo di un sot-tomarino e di una torpediniera addentratisinel Canale di Sicilia. Guerra, morte, angoscia,paura non della fine ma di “ciò che sta oltre,dopo di essa”, sono tutti elementi presenti neisuoi articoli dell’epoca.Non è il Tenente Drogo del “Deserto dei Tartari”sulla fortezza, ma di certo, per alcuni tratti visomiglia; è un cronista con forte “spirito militare”,minuzioso nell’appuntare gli aneddoti bellicicosì come nel riportare, attraverso i suoi disegni,formazioni, manovre, rotte e scenari di queigiorni in cui, da embedded, visse a bordo degliincrociatori documentando il tutto in circa unacinquantina di interessanti “pezzi”.Le navi diventano quasi “grandi mostri”, mostrimarini (alla pari dei mostri metallici con bocchedi fuoco che “affollano” le sue opere tipicamentenarrative) come nel 1992 li definì il giornalistaLeonardo Vergani, proprio sul “Corriere dellaSera” parlando degli articoli di Buzzati, inviatospeciale a bordo delle navi, raccolti nel testo“Il buttafuoco. Cronache di guerra sul mare”3.Molti dei suoi articoli furono pubblicati sul“Corriere della Sera” o sul “Corriere d’Informa-zione” ma non pochi furono privati della relativa“uscita”, impedita dalla censura dell’epoca.In una lettera da Messina, datata 5 febbraio1942, Buzzati scrive all’amico fraterno ArturoBrambilla, raccontandogli che la Marina Militaregli aveva ordinato un libro sulle manovre dellaflotta navale italiana.«Mi è stato proposto, da alta autorità dellaMarina, - scrive Buzzati - di fare una specie di“Tsushima”4 sulla attuale nostra guerra navale[…] penso che ne potrebbe venir fuori unacosa bellissima, a saperla fare, soprattuttoperché l’opera dovrebbe essere veritiera e nonricalcare le corrispondenze di guerra che viavia appaiono sui giornali».

1 FICHERA ADA, La Terza Pagina – Una tradizione italiana fra giornalismo e letteratura, Bonanno Editore, Acireale – Roma2007, p. 61-63.

2 SOGGETTO MARCO, Storia del giornalismo di guerra dal 1900 al 2008, Prospettiva Editrice, Roma 2010. 3 VERGANI LEONARDO, La guerra dei mostri marini. Buzzati inviato speciale, “Corriere della Sera”, 26 novembre 1992.4 Tsushima è un libro scritto da Frank Thiess, un successo editoriale degli anni Trenta.

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Ma il libro di Buzzati non vedrà mai “l’alba”,giungono in compenso a noi, tuttavia, le suecorrispondenze marinare con la descrizione dibattaglie, manovre, combattimenti, vittorie esconfitte. Dalle corrispondenze di Buzzati emer-gono tutti gli elementi caratterizzanti di unamissione, a cominciare ad esempio dal raccontodelle ansie delle madri, delle mogli e dellefiglie di coloro che s’imbarcano e vanno inguerra.Una guerra dunque “condivisa”, in un certosenso, tra chi la fa e chi resta a casa “inattesa”. «Quante mogli, madri, figlie vivevano– scrive Buzzati da una base navale - inuguale incertezza […] Ciascuna, giorno e notte,è accompagnata da uguale pensiero […] Dirsiogni volta “a dopodomani” e pensare che forsenon sarà vero […] ogni distacco significa giornidi ansia».Sentimenti ed emozioni affini a quelle deimilitari che partono per la guerra, ma che tut-tavia vengono sovrastate in loro dal senso deldovere, dalla priorità acquisita dalla nave e dalproprio lavoro. «Per quanto grandi i suoi affettifamiliari, l’ufficiale di Marina riesce a dimenti-carli, appena a bordo della sua nave; la qualeviene prima di ogni altra cosa al mondo»5. Al Buzzati embedded non mancano le difficoltàpratiche della vita quotidiana a bordo e,neanche le iniziali ostilità di molti marinai, inperfetta linea con chi va a svolgere un lavorocome il suo. È il 10 settembre del 1940, quandoin un pezzo poi rimasto inedito, osservandocome egli stesso dice “la solitudine procellosadel mare”, il giornalista scrive: «Ogni piacevolezzaè sacrificata all’austero dio della guerra […]tuttavia a me giornalista, qui accolto per ilbreve tempo di una missione è stato offerto il

letto dell’ammiraglio, non essendo la mia naveancora partita. […] Mi raggelavano gli sguardidei marinai […] essi hanno un gran desideriodi sapere chi sono io esattamente? A qualemerito misterioso era dovuto tanto privilegio?»6.È di notevole rilievo la narrazione dell’attivitàdei sommergibili, alla quale Buzzati dedicamolto tempo e riserva numerose corrispondenze,che in tali casi si connotano quasi come paginedi un romanzo, tanta è la loro eleganza e ac-curatezza di forma. Definisce i sommergibilidella Marina “nere balene di ferro che spuntanoa prender aria ogni ventiquattr’ore”, “nelle oredi sole sprofondati negli ombrosi flutti, di nottea fior d’acqua per respirare, ricaricare gli ac-cumulatori o navigare un poco coi Diesel”7. Il fascino esercitato dal sommergibile è enormeper Buzzati embedded, che arriva a definirlo“tubo meraviglioso che porta uomini vivi nelleprofondità del mare” ed ancora “santuario dieroismi lunghi e pazienti”8.Iniziale inquietudine e logistiche difficoltà abordo si tramutano presto per l’inviato Buzzatiin determinazione maggiore. È egli stesso a“confidarlo” alle righe di un suo articolo del 3marzo del 1941 per il “Corriere d’Informazione”:«Dal mare stesso traggo così alcune inquietudinie insieme apprendo astuzie sottili, quanto più“lui” si sforza di eludermi, tanto più acuto eostinato divengo»9.Articoli di alcuni decenni fa eppure tantoattuali; oggi si fa di tutto per far sì che il pub-blico, non direttamente addetto ai lavori,conosca le attività delle nostre Forze Armateaffinché si divulghi il maggior numero possibiledi notizie anche riguardo alla vita in una base;ed ecco sono molto simili, già allora, le preoc-cupazioni di Buzzati, che ha ovviamente una

5 Le mogli a terra, da “Corriere della Sera”, 25 agosto 1940, da BUZZATI DINO, “Il buttafuoco. Cronache di guerra sul mare”,Mondadori, Milano 1992, p. 30-32.

6 BUZZATI DINO, “Il buttafuoco…”, op. cit., p. 35-39.7 Ivi, p. 40.8 Notte di agguato nell’abisso marino, , da “Corriere della Sera”, 20 ottobre 1940, da BUZZATI DINO, “Il buttafuoco…”, op.

cit., p. 52-54.9 La vedetta, “Corriere d’Informazione”, 3 marzo 1941.

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posizione “privilegiata”, da perfetto embedded,per raccontarle.«È giusto – scrive il 15 marzo 1941 - ricordarecome si conviene questa guerra oscura, anzisegreta, che la Marina conduce senza pause eche nessuno conosce. Dite: guerra per mare, eil pubblico pensa subito a battaglie tra corazzate,a spedizioni fulminee, siluramenti audaci, duellia viso aperto. Queste invece si possono direeccezioni. Sotto c’è tutto uno strato di altrolavoro molto difficile, non meno pericolosoforse, talora eroico ma in genere privo di splen-dore, tenuto apposta nel buio perché il nemiconon sappia». E anche per Buzzati, la vita in mare non hacerto i tratti della quiete, delle lampade e deltavolone della redazione di via Solferino: «Puredebbo confessare che qui a bordo mi sentostraniero. Si capisce, di andarmene non ci

penso nemmeno. Sono abituato, ormai. […] Miaccorgo che per lo stesso padrone io rappresentouna distrazione, un gioco, ma che il suo animoè altrove. Quante volte, facendo finta di dormire,sono stato ad ascoltarlo con ansia, se mai miriuscisse di carpirgli un segreto»10.Buzzati apprende nel tempo anche le qualitàche un marinaio deve avere per poter svolgereal meglio la sua missione, annoverando traqueste buona volontà, resistenza, serenità d’ani-mo, scrivendo che “tutto dipende da una sen-sibilità specialissima fatta di tempismo, prontezzadi percezione, istintivo calcolo delle varie sol-lecitazioni e reazioni, e un’infinità di altre bellecose, essa corrisponde alle qualità eminente-mente marinare di un ufficiale”11.Andare in missione da embedded include anchefar i conti con la realtà triste di militari feriti ea volte anche morti, è quanto racconta il 31

In apertura: Dino Buzzati - Piazza del Duomo di Milano, 1952Sopra: Nave Alabarda - Foto storica della Marina Militare

10 Ansie di un cane di bordo, “Corriere d’Informazione”, 5 giugno 1941.11 Omega 9, “Corriere della da Sera”, 27 marzo 1941.

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luglio 1941 in una sua cronaca per il “Corrieredella Sera”.«Anche un altro marinaio è ferito, l’asta dellabandiera tagliata, vari buchi nello scafo, proiettilisu un siluro, nella camera motori, in un serbatoiodi benzina. Eppure la navicella prosegue un po’ azzoppata[…] ardua la missione notturna che si sta pertentare». Buzzati scrive di quelle battaglie i cuicolpi attraversano, non il cielo, ma la ciecaprofondità del mare e, narrando di queste, gli“spetta” anche raccontare ad esempio dellamorte di un ufficiale di Marina, non solocitando la dovuta tristezza che umanamenteconnota la perdita di un uomo, bensì eviden-ziando in particolar modo la fierezza dellegesta, degli attimi prima della morte, da partedel suddetto ufficiale, la sua fedeltà alla naveportata fino all’estremo sacrificio, lasciando,nel cuore dei combattenti, qualcosa di prezioso

e di grande, che mai potranno dimenticare eche solo loro potranno profondamente e real-mente comprendere12.La vita da embedded con la Regia Marina “pla-smò” a tal punto l’inviato Buzzati, che di notte,non sognava più le montagne, i picchi e ighiacciai tipici delle sue zone natìe, con iltempo, sparirono persino i monti, sostituiti dacorazzate e alti incrociatori, siluri, sportellid’acciaio, bandiere e torrette.In un suo articolo dal titolo “I sogni di guerra”,scritto il 6 ottobre 1941 per il “Corriere d’In-formazione”, racconta: «Ora questi sogni navalinon mi dispiacciono perché tra l’altro significanoche la vita condotta da oltre un anno mi è unpo’ entrata nel sangue; la qual cosa dimostradi fronte a me stesso, se pur ce ne fossebisogno, l’onestà con cui scrivo […] Ogni notteriprovano ed è la medesima storia. Vengonodal nord a me nel buio le dilette montagne, ol-

Buzzati alla sede del Corriere della Sera, 1928 Copertina del DVD Il deserto dei Tartari, tratto dal romanzo diDino Buzzati

12 Il sublime sacrificio del comandante Fiorelli, “Corriere della da Sera”, 29 ottobre 1941.

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trepassano le murate eludendo le sentinelle,urtano qua e là nelle brande dei marinai ad-dormentati, finché trovano la porta del miocamerino».Dettagli ed aneddoti di vita marinara coloranole cronache di Buzzati embedded: «Una scenadi bellezza e solennità senza pari avvenne nelletenebre, simile ad un rito. Con rischio estremoil sottotenente del Genio Navale SpartacoAmodio era sceso in quadrato ufficiali a prendereil gagliardetto della nave. […] Poi quegli uominialzarono il saluto supremo dei soldati del mare:Viva l’Italia, Viva il Duce, mentre il guardiamarinaArnaldo Arioli “il più giovane e il più puro degliufficiali di bordo” si avvolgeva sul petto labandiera di combattimento, per riportarla inPatria o morire con essa …»13.

Ed ancora: «Il guardiamarina più anziano, ac-compagnato dal comandante in seconda, recanella torretta corazzata, donde il comandanteguiderà la nave contro il nemico, il gagliardettodi comando, mentre sull’albero di maestro salesplendida la barriera di combattimento, giàpiù volte consacrata dal fuoco14».La sensibilità e al tempo stesso l’obiettività diBuzzati nei confronti della materia che trattaè davvero singolare, quell’onestà che il 3 maggio1942 lo porta a concludere un suo pezzo conuna specifica dedica: «A certi che non cipensano, o che continuano a vivere esattamentecome se simili fatti non avvenissero sulla facciadel mondo, a coloro che non hanno capito checosa costi la guerra…15. Ciò che i soldati soffrono nelle ore grandi della

13 Una nostra torpediniera contro tre incrociatori e quattro caccia, da “Corriere della Sera”, 23 gennaio 1942, da BUZZATIDINO, “Il buttafuoco…”, op. cit., p. 191.

14 La vittoriosa battaglia del golfo della Sirte, da “Corriere della Sera”, 25 marzo 1942, da BUZZATI DINO, “Il buttafuoco…”, op. cit., p. 219.

15 Quella tremenda quota 12, da “Corriere della Sera”, 3 maggio 1942, da BUZZATI DINO, “Il buttafuoco…”, op. cit., p. 234.

Nave Roma - Foto storica della Marina Militare

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Dino Buzzati - Piazza del duomo di Milano

guerra non può essere spartito con gli altri uo-mini, una barriera misteriosa separerà gli uni egli altri per sempre16». Vi sono testimonianze di Buzzati da embeddedche, talvolta o per mancanza di spazi o spessoper ragioni legate alla censura, rimasero inediti,così come è accaduto per un bellissimo pezzoin cui il giornalista narra il suo incontro con ireduci dell’azione militare nel Canale di Sicilia:«Siamo venuti a questa base navale per parlarecoi reduci della vittoriosa azione del Canale diSicilia (ben vittoriosa anche se costata sacrifici).Le loro parole nude sono cariche di eroismocome un poema antico.

In poche ore, sul Mediterraneo illuminato dallaluna, si sono compiute gesta capaci ciascunadi nobilitare per secoli un’intera Marina. Bendi raro nella storia c’è stato un così fitto e me-raviglioso prorompere di virtù guerriere17». Quella di Dino Buzzati è un’esperienza rilevantenel panorama del giornalismo embedded cosìcome nella cultura in senso lato. Solo chi èimmerso nella realtà dei fatti, solo chi vivequella quotidianità, solo chi, come lui, hapotuto o può raccontare “in prima linea”, è ingrado infatti di fornire notizie e raccontiesclusivi da regalare ai suoi contemporanei, ai“posteri e alla storia.

16 Una visita difficile, da “Corriere della Sera”, 4 luglio 1943, da BUZZATI DINO, “Il buttafuoco…”, op. cit., p. 308.17 Scontro nel Canale di Sicilia, Inedito, 3 dicembre 1942, da BUZZATI DINO, “Il buttafuoco…”, op. cit., p. 264.

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inestra sul mondoF

Bani Walid, la città dei ribelliÈ caduta il 24 ottobre, infine, la roccaforte fedele a Gheddafidi Bani Walid, a circa 170 chilometri a sud est di Tripoli. Conuna popolazione di circa 70.000 abitanti (sebbene oltre 25.000siano i profughi che l’hanno abbandonata a causa dei com-battimenti), la città di Bani Walid fu una delle ultime ad arren-dersi nel 2011 dopo la caduta di Gheddafi. Qui si eraasserragliato il figlio Saif al-Islam, nel tentativo di organizzareuna improbabile resistenza contro le preponderanti forze del-l’opposizione, prima di fuggire nel deserto alla caduta dellacittà. E sempre in questa città si era organizzata una formaautonoma di governo, dopo aver cacciato a Gennaio del 2012i rappresentanti delle autorità rivoluzionarie di Tripoli, con laproclamazione di un autonomo consiglio nel tentativo di nonsottostare alle imposizioni delle nuove autorità libiche. BaniWalid, da allora ha vissuto in una surreale autonomia, fatta dinostalgia per il passato regime e della ricerca di una propriaindipendenza nell’attesa di una più chiara definizione degli as-setti del poter nella Libia post-gheddafiana. Al suo interno, tut-tavia, si erano col tempo nascosti molti dei fedelissimi diKhamis Gheddafi, in larga misura ex appartenenti alla 32a bri-gata, oltre a fuggiaschi di ogni altra città libica compromessicon il passato regime. Organizzando improvvide azioni controi loro oppositori che, col tempo, hanno finito per attirare l’at-tenzione sulla città e sui suoi scomodi occupanti. Lo scorsoluglio il consiglio autonomo della città era stato apertamenteminacciato di attacco militare dalle autorità della città di Mi-surata, in conseguenza del rapimento e della detenzione a

Bani Walid di due loro giornalisti rapiti e lì detenuti. Col tempo,quindi, Bani Walid si era fatta la reputazione di porto francoper tutti i ricercati del paese e soprattutto per i fedelissimidell’ex regime. Reputazione che, a torto o a ragione, ha de-terminato contro di essa una massiccia quanto scoordinataazione militare iniziata ai primi di ottobre, e protrattasi perquasi un mese con scambi di artiglierie, razzi e combattimentisempre più cruenti. La città, per mesi rimasta sotto il controllodi gruppi ostili alle nuove eterogenee autorità libiche, è statapresa d’assalto a più riprese dalle milizie provenienti dalle cittàdi Misurata, Tripoli e Zintan, cadendo definitivamente alla finedi ottobre.

La cadutaL’annuncio della caduta di Bani Walid è stato dato poco dopol’ingresso nella città dal capo di Stato Maggiore delle forze ar-mate libiche, Generale Yusuf Mangoush, annunciando ufficial-mente il completamento della missione iniziata il 2 ottobre masenza fornire particolari dettagli sulla condotta dell’operazione.Non poche, infatti, sono state nel corso dell’assedio alla cittàle critiche mosse al vertice delle forze armate, soprattutto inmerito alla presunta incapacità di gestire e coordinare in modoefficace l’azione delle diverse milizie che hanno concorso al-l’assalto, generando rallentamenti continui, perdite giudicateeccessive e, non ultimo, la probabile fuga da Bani Walid di al-cuni dei più importanti elementi della guerriglia. Sono stati uti-lizzati nel corso dell’assalto alla città anche pezzi di artiglieriadi grosso calibro, oltre ai razzi Grad, che hanno determinato

NICOLA PEDDE

La caduta di Bani Walid e la necessità di una politica di coesione nazionale per la Libia

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un numero elevato di perdite civili e la distruzione di un’ampiaporzione della città. Ha confermato l’utilizzo di queste armi, rite-nendola adeguata al tipo di operazione e commisurata alla naturadella minaccia, lo stesso Generale Mangoush1, secondo il qualeanche le forze opposte avrebbero utilizzato artiglieria pesante erazzi. Secondo quanto comunicato dal comando delle forze mili-tari, poi, oltre 100 ricercati sarebbero stato catturati alla cadutadella città, e tra questi ci sarebbero stati numerosi alti ufficiali dellafamigerata 32a brigata di Khamis Gheddafi. In merito a quest’ul-timo, il portavoce del governo Nasser al-Manaa ha ufficialmentepresentato le proprie scuse per il flusso incontrollato di notizie chene avevano a più riprese riportato la morte, sostenendo come siain seno ai vertici del sistema militare, sia all’interno del CongressoNazionale, la voce avesse acquisito credibilità e rilevanza. Si poneadesso, invece, il problema della ricostruzione della città e del re-dislocamento dei circa 25.000 profughi sparsi nella regione e nellecittà vicine. I danni al centro abitato sono ingenti, così come ele-vato è il numero degli ordigni inesplosi e delle mine poste a difesadelle principali aree di conflitto. Combinazione di fattori che nonpermetterà una gestione immediata del problema e che, anzi, ri-schia di trasformarsi in un pericoloso ritorno d’immagine negativaper le autorità, che a bani Walid hanno giocato la propria credibilitàe la propria forza politica.

Liberazione o vendetta?All’euforia per la caduta di Bani Walid e per la cattura di alcuniimportanti ricercati del passato regime, ha fatto seguito la pole-mica relativa al comportamento delle milizie nelle ore immedia-tamente successive alla vittoria. Secondo quanto riferito da alcunigiornalisti libici presenti sul luogo della battaglia, infatti, i milizianidi Tripoli e Misurata soprattutto si sarebbero abbandonati a vio-lenze e distruzioni gratuite subito dopo l’ingresso nella città. Inparticolar modo sarebbero stati inutilmente colpiti con l’artiglieria,i mortai e gli RPG i principali edifici del centro della città, in unafuria distruttrice motivata secondo i testimoni dal mero desideriodi vendetta contro i seguaci di Gheddafi e la loro ultima roccaforte.All’urlo di “Allah è il più grande”, i miliziani si sono riversati tra lemacerie della cittadina alla ricerca di altri sospetti facendo ampiouso delle armi e soprattutto delle granate, danneggiano o distrug-gendo inutilmente un gran numero di abitazioni private, arrestandoe malmenando arbitrariamente molti cittadini inermi, giustizian-done alcuni con l’accusa di essere guerriglieri al soldo di Gheddafie, più in generale, dimostrando come le autorità centrali libicheabbiano ancora scarsa capacità di controllo ed esercizio della di-sciplina sulle proprie unità militari2. Molti degli abitanti di BaniWalid fanno parte della tribù Warfala, storicamente alleata e fedelea Gheddafi, e i miliziani che l’hanno catturata non intendono per-dere l’occasione per catturarne i vertici in ogni modo e a qualsiasicosto. In questo modo, tuttavia, si rischia fortemente di sviluppareun clima di odio tra le tribù, ingenerando la sensazione che sidebba punire ed escludere tutte quelle che non hanno partecipatoal conflitto, per timore, per interesse o perché presenti in aree

poco significative sotto il profilo delle possibilità d’azione. Hannoapertamente lamentato questo clima molti dei rappresentantidella città di Sirte, ad esempio, denunciando di essere stati ab-bandonati ed esclusi da qualsiasi progetto di ricostruzione inquanto collettivamente accusati di aver nascosto e sostenutoGheddafi sino alla sua cattura. Ed in un certo senso ha confermatoquesto atteggiamento anche la teatrale mossa delle milizie subitodopo la cattura di Bani Walid. Subito dopo la caduta della città, in-fatti, è stato issato sulle rovine degli ex palazzi governativi del cen-tro una gigantografia di Omran Shaban, il giovane ragazzo chescoprì e fece arrestare a Sirte il colonnello Gheddafi. Il ragazzo,successivamente catturato la scorsa estate dai lealisti e portatoa Bani Walid, è stato torturato a lungo prima di essere rilasciatodopo una lunga trattativa. La gravità delle torture subite ha impo-sto tuttavia un sua ricovero a Parigi, dove è alla fine spirato circaun mese fa in conseguenza dei postumi del trattamento riserva-togli dai fedeli di Gheddafi. Vendicarne la morte, quindi, è statosenza dubbio uno degli obiettivi di alcuni miliziani subito dopo l’in-gresso della città, che si sono abbandonati a violenze e saccheggiincontrollati, offrendo ancora una volta l’immagine di vere e pro-prie bande con scarsissima subordinazione al potere centrale e,al contrario, una forte indipendenza orientata al perseguimento diinteressi di clan o semplicemente personali degli aderenti.

Il “sangue dei vinti” e la necessità di una politica di riconci-liazione nazionaleLe violenze di Bani Walid, l’illusione autonomista e restauratricedel suo consiglio autonomo, e più in generale la situazione politicadella Libia, impongono di considerare con grande attenzione il de-licato e spesso fragile equilibrio venutosi a determinare conse-guentemente al collasso del regime di Gheddafi. Gli attivisti diHuman Rights Watch hanno da poco pubblicato un rapporto nelquale si denunciano le violenze e le esecuzioni sommarie operatedalle più diverse milizie subito dopo la caduta di Tripoli3. In modoparticolare, il rapporto denuncia l’efferatezza e l’ampiezza delleesecuzioni operate dalla milizia di Misurata, distintasi in più oc-casioni per crudeltà e violenza. Sebbene possano esprimersi dubbicirca la portata complessiva dei morti addebitati ad esecuzionisommarie piuttosto che a combattimenti, l’elevato numero di vit-time registrato successivamente al termine ufficiale del conflittoimpone una riflessione complessiva circa l’effettiva capacità delleautorità libiche di poter e saper rappresentare una sintesi dellediverse istanza politiche, claniche e sociali del paese. Da più parti,infatti, vengono sollevati dubbi circa la possibilità per il Primo Mi-nistro Ali Zidan di poter effettivamente formare un esecutivo senzaprima aver avviato un concreto e sostanziale processo di riconci-liazione nazionale che permetta di superare le traumatiche con-seguenze del violento processo di sostituzione politica. Processoche deve necessariamente transitare attraverso un’effettiva fasedi ridefinizione del ruolo e delle responsabilità delle tribù, e conl’intento di riconoscere meriti e responsabilità non solo di un annodi rivolte, ma anche dei decenni del regime.

1 Bani Walid Falls, George Grant, Libya Herald, 24 ottobre 20122 Capture of Libyan town smacks of revenge, not reconciliation, Asharq Alawsat online, 26 ottobre 20123 Dozens of Qaddafi loyalists executed after capture last year, claims Human Rights Watch, Libya Herald, 17 ottobre 2012

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sservatorio StrategicoO

Il Caspio appare morfologicamente come un lago, anche se ècomunemente conosciuto come mare interno, in ragione deisuoi 371.000 kmq, più di quanto sia estesa l’Italia. Dal 1991sono 5 gli stati rivieraschi: Russia, Turkmenistan, Azerbaijan,Kazakhstan ed Iran. Il Caspio non presenta sbocchi od emissarie mantiene costante la sua superficie, a circa 28 mt. sotto il li-vello del mare. La sua salinità, un terzo di quella degli oceani,è tra gli elementi a sostegno della tesi che vuole il Caspio comeun mare e non un lago. Da circa un decennio, infatti, l’aspettogiuridico di questo elemento geografico è oggetto di conten-zioso. A seconda della sua natura (mare o lago), e in base alleconvenzioni internazionali vigenti, cambiano infatti le possibilitàdi utilizzo e sfruttamento offerte ai paesi rivieraschi. Per largaparte del XIX secolo il Caspio è stato quasi esclusivo appan-naggio della Russia, che ne ha limitato a lungo l’accesso allaPersia. In epoca sovietica vari trattati (1925, 1935 e 1940) traURSS e Iran riaprirono le porte del Caspio al Paese dello Shah.Accordi che, in particolare, trattavano il bacino come un lago,prevedendo la libera navigazione e lo sfruttamento comune. Ladissoluzione dell’impero sovietico e la comparsa di nuovi attoristatali ha riacceso il contenzioso sul regime giuridico di quelleacque. Le repubbliche ex sovietiche, infatti, avrebbero dovuto,in base ai principi dichiarati ad Alma-Ata nel 1991, accettaregli impegni sottoscritti dalla preesistente URSS e mantenere vi-genti le consuetudini precedenti, che, in pratica, garantivanosul Caspio diritti particolari per la Russia e l’Iran. I trattati stipu-lati prima della 2^ Guerra Mondiale facevano particolare rife-rimento alle attività di pesca ed ai commerci. Gli interessi chesono ora in gioco, però, riguardano in particolare le ingentiquantità di idrocarburi presenti nel sottosuolo del Caspio oltrealle aree prospicenti. I trattati di circa un secolo orsono preve-devano una sorta di “condominio” tra Russia Persia, garan-tendo lo sfruttamento comune delle risorse. A parere di alcuniquesto “condominio” dovrebbe essere ancora vigente e quindivietare, tra l’altro, estrazioni offshore senza preventive comuniautorizzazioni. La parallela evoluzione del Diritto del Mare, però,che ha trovato sintesi e codificazione nella Convenzione di Mon-tego Bay del 1982, suddivide i mari in aree di sfruttamento inrelazione a precise definizioni politiche e geografiche, determi-nando frontiere marittime e zone di interesse economico esclu-sivo. L’applicazione delle regole internazionali vigenti, qualorail Caspio fosse definitivamente classificato come “mare”, ga-rantirebbe a taluni stati l’accesso diretto ed esclusivo ad areedi sfruttamento delimitato ed alle risorse contenute nel relativosottosuolo, in ragione di una spartizione precisa e definita dellasuperficie e dei fondali. Qualora sia invece considerato “lago”,lo sfruttamento delle risorse dovrebbe essere condiviso e co-mune, e possibile solo dopo specifici accordi. A rendere la di-sputa poi ancor più complessa ed articolata contribuisce ladifferente posizione di taluni stati circa le procedure con cuirealizzare l’eventuale ripartizione del “mare”. L’applicazione

del principio di “equidistanza” per tracciare i confini marittimi,definito dalla Convenzione del 1982, favorirebbe taluni attoriche, invece, invocano il principio di “equità” chiamato in causadalla Corte Internazionale di Giustizia. Tra questi l’Iran, che pro-pende per una eventuale ripartizione del Caspio per il 20% adogni stato rivierasco. Il criterio dell’equidistanza”, invece, nedarebbe all’Iran il 13%, all’Azerbaijan il 21%, al Turkmenistanil 18%, alla Russia il 19% ed al Kazakhstan il 28%. Ma la verapartita va oltre i soli diritti di sfruttamento esclusivo. Le pipelinesche potrebbero attraverso il Caspio e trasportare risorse ener-getiche in Europa senza attraversare il territorio russo mine-rebbero la capacità del gigante euroasiatico di controllare iflussi diretti al vecchio continente. In questo senso vanno lettele posizioni di Mosca per il mantenimento dello “status quo” ole manifestazioni di forza di taluni attori per cercare di rafforzarele proprie posizioni. Gli interessi economici, sottesi al conten-zioso giuridico-legale, poi, si intersecano con altre frizioni e coe-sistono con pericolosi motivi di instabilità etnica, politica esociale dell’area. Tutti fattori che, ovviamente, condizionano leposizioni, più o meno risolute, degli stati coinvolti e quelle deivari stakeholder (soprattutto occidentali). Alla Russia ed all’Iranche quindi propendono per il mantenimento, seppure incerto,dello stato attuale del bacino, si contrappongono, con diversilivelli di intensità, Azerbaijan, Turkmenistan e Kazakhstan. Il ti-more di Mosca di vedere limitata la propria influenza nella re-gione è ingigantito dalla limitazione alla propria egemonia chederiverebbe da una pervasiva presenza occidentale causata daeventuali significativi investimenti minerari ed in infrastrutture.Il benessere diffuso può minare lo “status quo”. Anche l’Iranteme una crescita economico-sociale nel vicino Azerbaijan (cheinvece è tra i più accesi sostenitori della tesi del “mare”), inquanto potrebbe risvegliare i sentimenti autonomisti della mas-siccia comunità azera presente sul suo territorio. Il Turkmeni-stan ha tenuto finora una posizione oscillante, ancorché sianoevidenti i benefici di cui godrebbe dalla disponibilità di un ga-sdotto transcaspico per accedere direttamente ai mercati eu-ropei. Allo stesso modo, il Kazakhstan ha un particolareinteresse alla costruzione di pipelines che bypassino i controllirussi ma nel contempo, per i forti e radicati legami storici e po-litici con Mosca, mantiene ancora un basso profilo sulla vi-cenda. Non mancano, poi, rivendicazioni e scambi di accuse inmerito ai danni ecologici provocati da attività dell’uno o dell’altrooperatore; la tematica ambientale, surrettiziamente chiamatain causa, serve certamente a dare una patina di credibilità alcontenzioso. Il timore degli europei sulla vicenda è che unaeventuale escalation delle tensioni sul Caspio, potrebbe tradursiin un generale aumento del prezzo delle materie energetiche,vera iattura in un periodo di crisi. La definitiva stabilità dell’areapotrebbe aprire invece nuove interessanti opportunità, anchea compagnie italiane particolarmente attive, ma pare ancoralontana da venire.

MARE O LAGO? MA NON SI SCEGLIE LA VACANZAFRANCESCO LOMBARDI

a cura del

Centro Militare Studi Strategici

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70 INFORMAZIONI DELLA DIFESA 5/2012

ifesa alla ribaltaD

COSMO-SkyMed (Constellation of Small Satellites forMediterranean basin Observation) è il primo sistemaduale - civile e militare - di satelliti radar di osservazioneterrestre. Il sistema è promosso dall’Agenzia SpazialeItaliana (ASI) e dal Ministero della Difesa. COSMO-Sky-Med è la componente italiana di un sistema italo-fran-cese risultato di un accordo intergovernativo bilateraleItalia -Francia siglato nel 2001 - Accordo di Torino - eratificato con la Legge 10 gennaio 2004, n. 20. Al fine diassicurare il potenziamento delle attuali prestazioni delsistema COSMO-SkyMed (CSK), composto da quattrosatelliti oggi operativi, per l’osservazione della Terra me-diante Radar ad Apertura Sintetica (SAR) avente scopiduali, si è giunti al programma COSMO di Seconda Ge-nerazione (CSG), che è il sistema di osservazione satel-litare SAR del prossimo futuro poiché risponde ad unaesigenza fondamentale ri-chiesta dalla Commit-tenza ASI e Ministero dellaDifesa: è in grado di assi-curare la continuità delservizio, migliorandone leprestazioni operative, delsistema attualmente di-spiegato e operativo deiquattro satelliti COSMO-SkyMed (CSK) di “primagenerazione”. Tale obiettivo sarà realiz-zato con lo sviluppo ed ildispiegamento di duenuovi satelliti CSG e l’ade-guamento dei segmenti di terra (GS) e logistico-opera-tivo (ILS&OPS). Il sistema COSMO di SecondaGenerazione (CSG) avrà maggiori prestazioni poiché mi-gliora la risoluzione spaziale delle immagini prodotte dalsensore SAR, che sarà anche capace di ricevere ed ela-borare dati radar in doppia polarizzazione simultanea.Lo scorso 3 settembre è stato firmato l’accordo per lacooperazione tra Italia e Polonia nell’ambito del pro-gramma di osservazione della terra da satellite Cosmo-SkyMed di seconda generazione. A siglarlo il Ministrodella Difesa, Giampaolo Di Paola, e il Ministro della Di-fesa Nazionale Polacca, S.E. Tomasz Siemoniak, in oc-casione dell’inaugurazione dell’International DefenceIndustry Exhibition (MSPO) che si è svolto a Kielce, inPolonia, alla presenza del Presidente della Repubblicadi Polonia, S.E. Bronislaw Komorowski. Nell’occasione,

il Ministro Di Paola ha sottolineato l’importanza di unapolitica comune nell’ambito della Difesa: “su tutto - hadetto - serve un grande tetto che è una grande dimen-sione europea della Difesa, un’integrazione per raffor-zare la dimensione Euroatlantica e per rendere l’Europapiù importante sullo scacchiere internazionale”. Riferendosi ai vari progetti cui partecipano diversi Paesieuropei, tra i quali l’Italia e la Polonia, Di Paola ha affer-mato che “queste collaborazioni possono guidare il per-corso verso un’integrazione europea della Difesa”.Il MoU (Memorandum of Understanding), siglato nel-l’ambito del ventesimo Salone dell’industria, prevedeche la Polonia acceda ad una quota delle capacità diCosmo-SkyMed seconda generazione pari al 2,5% delsistema complessivo (la quota verrà ceduta in cambiodi una contribuzione finanziaria da parte polacca) e che

acquisisca dall’indu-stria nazionale italiana,cioè Finmeccanica, unoUser Ground Segmentintegrato nel sistemaCosmo-SkyMed checonsenta la program-mazione delle richiestedi ripresa e la ricezioneed elaborazione delleimmagini. “Da parte italiana - hadetto il Ministro dellaDifesa - è un gesto im-

portante di apertura alla Polonia che non ha questa ca-pacità tecnologica e che costituisce un viatico perun’ulteriore attività di profilo industriale e che conferiscemaggiore caratura in ambito europeo”.Il Ministro Di Paola ha poi incontrato il Presidente dellaRepubblica di Polonia, S.E. Bronislaw Komorowski, ilquale ha visitato il padiglione italiano dell’MSPO.

COSMO-SkyMed(Constellation of Small Satellites for Mediterranean basin Observation)

A CURA DI PIER VITTORIO ROMANO

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RUBRICHE 71

ifesa e SocietàD A CURA DI ADA FICHERA

Giochi Olimpici di Londra 2012Tutti a casa ... con merito

Quando il dovere si tramuta in agonismo e l’orgoglio costituisceperfetta equazione con il merito, il trionfo è pressoché assicurato!Così è stato infatti anche per la XXX edizione dei Giochi Olimpiciestivi, appena conclusasi a Londra. Dal 27 luglio al 13 agosto, lasquadra italiana ha partecipato alle Olimpiadi, distinguendosi inmolte specialità atletiche, emozionando e rendendo uniche moltegiornate di questa estate che ormai volge al termine. Ci urge inquesta sede sottolineare un dato di non poca rilevanza: tra i suc-cessi azzurri, più della metà delle medaglie conquistate sono statevinte da atleti militari. Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinierisi sono distinti per risultati conseguiti magari con quel piglio in piùdi senso patriottico che li contraddistingue, forse ancor più, daglialtri atleti. Gli sportivi appartenenti alle Forze Armate hanno regi-strato successi anche storicialle Olimpiadi. A cominciaread esempio dal Car. CarloMolfetta, oro nel taekwondoper la categoria + 80 kg, che,nella finale contro il gaboneseObame, lo scorso 11 agosto,ha regalato all’Italia la primamedaglia nella storia della di-sciplina. Era invece il 5 ago-sto, quando l’Av. Capo AndreaBaldini, insieme ad un altro“atleta in divisa” (il Car. Sc.Andrea Cassarà), vinceva l’oronel fioretto a squadre chiu-dendo l’incontro col punteggio di 45 a 40. Un altro trionfo è quelloconseguito nel fioretto a squadre tutto in rosa, qui non possiamonon citare infatti il Car. Arianna Errigo che, insieme anche al Serg.Ilaria Salvatori (Aeronautica Militare), ha vinto la medaglia d’oro,un trofeo che appenderà insieme alla medaglia d’argento conqui-stata qualche giorno prima nel fioretto individuale. Interamentemilitare, di Aeronautica nello specifico, la squadra di tiro con l’arcoa squadre, composta dall’Av. Capo Michele Frangilli, dall’Av. CapoMarco Saliazzo e dal 1° Av. Mauro Nespoli, che ha regalato la primamedaglia d’oro di questa edizione olimpica alla nostra nazione.Nel corso delle gare, i tiri hanno continuato a dare soddisfazione ea regalare successi all’Italia: infatti, il 6 agosto, il Car. MassimoFabbrizi è salito sul secondo gradino del podio per il tiro a volo.Fabbrizi ha così battuto Diamond (classificatosi già con il recorddel mondo) e Aldeehani, con il risultato conclusivo di 146+5. Se-condo classificato anche il Car. Sc. Luca Tesconi nel tiro a segno -pistola da 10 metri, autore di una gara magistrale, che, con 685.8,lo ha visto secondo soltanto al sudcoreano Jongoh Jin. Altro ar-gento è arrivato dall’Av. Capo Diego Occhiuzzi (Aeronautica Mili-tare) nella sciabola individuale, che, a seguire, ha avuto l’onore e

il merito di appendere al collo anche la medaglia di bronzo nellasciabola a squadre. Occhiuzzi è stato una delle vere sorprese delleOlimpiadi 2012; Londra ha rappresentato la svolta della sua car-riera di atleta, battendo già agli ottavi individuali in uno scontro“fratricida” il compagno Aldo Montano, e facendolo uscire, con alcollo l’argento, dall’ombra in cui, prima di tale data, aveva vissuto.Conquistano il bronzo le “farfalle” italiane della Ginnastica Ritmica,tutte d’Aeronautica Militare: l’Av. Capo Elisa Blanchi, l’Av. Sc. Ro-mina Laurito, l’Av. Capo Marta Pagnini, l’Av. Capo Elisa Santoni, il1° Av. Anzhelika Savrayuk e l’Av. Capo Andreea Stefanescu. Un ot-timo successo quest’ultimo, sebbene costellato da numerose po-lemiche: le attese per l’argento e anche per l’oro si eranosusseguite infatti, ma l’esito della gara ha fatto invece registrare

un errore (l’unico) di un nastrocaduto a terra unito forse adun’incompresa grazia da partedei giudici che non hanno re-galato alle ragazze dell’AM piùdel terzo posto. All’AeronauticaMilitare, appartiene anche il 1°C.le Magg. Mauro Sarmiento,vincitore del bronzo (la se-conda olimpica della sua car-riera) nella finale control’afghano Bahawi nel taek-wondo – categoria meno di 80kg. Bronzo anche per il Serg.Matteo Morandi (Aeronautica

Militare) nella Ginnastica, specialità anelli, con uno straordinariopunteggio di 15.733. Infine, ma non ultima certo per importanza,la medaglia di bronzo del Car. Rosalba Forciniti, nel judo - categoria52 kg. La Forciniti aveva battuto la tedesca Romy Tarangul e lasudcoreana Kim Kyung-Ok, prima di arrendersi in semifinale allanordcoreana Kum-Ae An. Nella finale per il bronzo, tuttavia, l’atletaitaliana è riuscita ad avere la meglio sulla lussemburghese MarieMüller. Tutti gli atleti militari sono stati ricevuti, lo scorso 18 set-tembre, dal Ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, il quale si ècongratulato con gli sportivi, nel corso di un incontro, tenutosipresso Palazzo Baracchini a Roma, alla presenza del Capo di StatoMaggiore della Difesa, Generale Biagio Abrate. Successo e famadell’Italia all’estero sono infatti anche merito dello sport e dei suc-cessi che gli atleti italiani con le stellette riscuotono, come adesempio nello specifico in occasione delle Olimpiadi londinesi. “Voirappresentate la parte migliore dell’Italia, - ha affermato il MinistroDi Paola - siete il futuro del nostro Paese e siamo orgogliosi cheindossiate la divisa”. Il Ministro ha così salutato gli atleti di Esercito,Marina e Aeronautica, sottolineando ancora una volta che i nostrimilitari tengono alto il Tricolore e il nome del nostro Paese.

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72 INFORMAZIONI DELLA DIFESA 5/2012

ifesa NotizieD A CURA DI VALTER CASSAR

IL SOTTOSEGRETARIO DELL’ONU AMEERAH HAQ IN VISITAUFFICIALE IN ITALIA

Roma, 4 settembre 2012 - Il Ministro della Difesa, GiampaoloDi Paola , ha ricevuto a Palazzo Baracchini il SottosegretarioGenerale dell’ONU responsabile del Field Support, AmeerahHaq, in visita ufficiale nel nostro Paese. Il Sottosegretario havoluto esprimere il ringraziamento dell’ONU al nostro Paeseper il supporto logistico offerto alle missioni delle Nazioni

Unite, in particolare ad UNIFIL (United Nations Interim Force inLebanon). Nel corso dell’incontro, Di Paola e Haq hannoesaminato la crescente importanza del ruolo strategico dellaBase Logistica dell’ONU di Brindisi (UNLB) che, nell’ottica di unnuovo concetto strategico per il supporto logistico, assumeun’importanza fondamentale nell’ambito delle operazioni dipeacekeeping, sia nel Mediterraneo che in Africa. Il Ministro DiPaola aveva espresso recentemente viva soddisfazione per ladecisione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite diampliare le funzioni della Base Logistica cui New York haattribuito ulteriori competenze.

DIFESA–REGIONE VALLE D’AOSTA: CASERME PIÙ MODERNEE CAMPUS UNIVERSITARIO

Aosta, 6 settembre 2012 - Si tratta di un’iniziativa che siinserisce nell’ottica di razionalizzazione delle risorse e rientranel quadro delle attività previste dall’accordo di programmasiglato nel 2008 tra la Difesa, la Regione Valle d’Aosta, ilComune di Aosta e l’Agenzia del Demanio. Il progetto, come haspiegato nel suo intervento il Sottosegretario Milone, che hapartecipato alla cerimonia di posa della prima pietra dei lavori,consentirà alla Difesa di ricevere dalle Istituzioni valdostane lerisorse necessarie per la ristrutturazione e ammodernamentodelle due strutture della Difesa. Il Dicastero, a sua volta, cederàalla Regione la Caserma “Testafochi” - sede storica degli

Alpini - per la realizzazione della Nuova Università Valdostana.Alla cerimonia hanno partecipato, tra gli altri, il Presidente dellaRegione Valle d’Aosta Augusto Rollandin, il Sindaco di Aosta,Bruno Giordano, il rappresentante dell’Agenzia del Demanio,Ernesto Alemanno, l’Amministratore Unico della Nuova UniversitàValdostana, Bruno Milanesio, il Capo di Stato Maggioredell’Esercito, Gen. C.A. Claudio Graziano, numerose altre autoritàcivili e militari, oltre a rappresentanti delle Associazioni Com-battentistiche e d’Arma.

AL VITTORIANO LA MOSTRA SUI FRATELLI LA MARMORA

Roma, 6 settembre 2012 - Alla presenza del Capo di StatoMaggiore della Difesa, Generale Biagio Abrate, è stata inauguratanel Sacrario delle Bandiere del Vittoriano la mostra intitolata"Quattro fratelli nel Risorgimento: i La Marmora dal Piemonteall'Italia", promossa dalla Commissione Italiana di Storia Militaredella Difesa e dal Comune di Biella e che rimarrà aperta alpubblico, gratuitamente, sino alla fine di ottobre. Dopo avertoccato le città di Cagliari, Torino e Biella, la mostra è giuntanella Capitale e vuole essere il punto di arrivo di un percorso -partito a Cagliari nel 2009 - di valorizzazione della carrierapubblica e privata di Carlo Emanuele, Alberto, Alessandro eAlfonso La Marmora. “I fratelli La Marmora - ha detto nel suointervento il Generale Biagio Abrate - rappresentano una testi-

monianza di come ‘Forze Armate e Paese’ possano rappresentareun sistema virtuoso e vincente”. “Furono - ha aggiunto - i pre-cursori delle attività militari di sostegno umanitario e di coope-razione con il mondo civile”. Da qui l’idea della Difesa disostenere la realizzazione della mostra nell’intento di valorizzarel’immagine moderna del militare, idealmente ispirata all’operatodei fratelli La Marmora.

69° ANNIVERSARIO DELLA DIFESA DI ROMA

Roma, 8 settembre 2012 - Accompagnato dal Ministro dellaDifesa, Giampaolo Di Paola, il Presidente della Repubblica,Giorgio Napolitano, in occasione delle celebrazioni commemorativedell’8 settembre ha deposte due Corone di alloro a Porta SanPaolo e al Parco della Resistenza. Durante il suo intervento, ilMinistro Di Paola, ricordando i Caduti di Porta San Paolo, ha af-fermato che “dobbiamo rendere onore e omaggio a tutti coloroche da Porta S. Paolo a oggi hanno difeso il Tricolore. E’ graziea loro se siamo qui, in un Paese libero e democratico”. Ha sot-tolineato inoltre che, come accadeva 69 anni fa nelle strade di

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RUBRICHE 73

Roma, oggi in tanti posti lontani, dall'Afghanistan al Libano, alKosovo, all'Oceano Indiano, ci sono militari italiani che, innome dei valori che il Tricolore simboleggia, si battono perdifendere i diritti dei più deboli. A Porta San Paolo e al Parcodella Resistenza erano presenti, tra gli altri, il Presidente dellaRegione Lazio Renata Polverini, il Sindaco di Roma Gianni Ale-manno, il Capo di Stato Maggiore della Difesa Generale BiagioAbrate ed i Vertici militari, il Vice Presidente dell'AssociazioneNazionale Combattenti della Guerra di Liberazione inquadratinei Reparti regolari delle Forze Armate, Amb. AlessandroCortese De Bosis e numerosi cittadini.

PASSAGGIO DI RESPONSABILITÀ IN AFGHANISTAN

Herat, 10 settembre 2012 - Alla presenza della Bandiera diGuerra dell’8° Reggimento Bersaglieri, che ha lasciato la FOB(Forward Operative Base) “Columbus”, è stato sancito ufficial-mente il passaggio di responsabilità con i militari afgani, nelrispetto della timeline concordata con il Governo di Kabul e gliAlleati della NATO. Dopo sei mesi di attività operativa - in cui laTask Force ha sempre respinto gruppi di insorti - e di iniziativea favore della popolazione locale per migliorarne le condizionidi vita, i Bersaglieri dell’8° si sono trasferiti a Camp Arena(Herat), in attesa del rientro in Patria. La cessione di un’interaarea alle Forze di Sicurezza afgane, unitamente a quella del

Gulistan avvenuta nel mese di luglio, rappresenta una confermadel rispetto del calendario fissato per la transizione e della ac-cresciuta capacità delle Forze Armate afgane di pianificare econdurre operazioni autonome per contrastare l’insorgenza.

IL MINISTRO DELLA SALUTE IN VISITA ALLO STABILIMENTOCHIMICO FARMACEUTICO MILITARE

Firenze, 11 settembre 2012 - Ricevuto dal Direttore delloStabilimento, Magg. Generale Giocondo Santoni, Il Ministrodella Salute, Prof. Renato Balduzzi, accompagnato dal DirettoreGenerale dell'Agenzia Industrie Difesa, On. Marco Airaghi, ha

visitato le strutture dello Stabilimento Chimico FarmaceuticoMilitare. Nel corso della visita, il Ministro si è concentratosull’attività degli impianti di produzione dei medicinali orfani -indispensabili per la cura di malattie rare - e di preparazione diantivirali che, in occasione di precedenti pandemie, sono statiforniti dallo Stabilimento sulla base di specifici impegni assunticon gli Organi Sanitari Nazionali. In proposito, l'On. MarcoAiraghi ha assicurato l'impegno dello Stabilimento a produrrefarmaci non solo per le Forze Armate, ma anche per rispondere

alle esigenze della collettività, sottolineando l’impegno costantedello Stabilimento al servizio della Nazione quale "Officina Far-maceutica dello Stato".

SOCCORSO IN MARE: IL 15° STORMO DELL’AERONAUTICASALVA 6 PERSONE

Cervia, 14 settembre 2012 - Sei persone che si trovavano abordo di un'imbarcazione in avaria, sono state tratte in salvodall’equipaggio dell’elicottero HH-3F (Hospital Helicopter)dell’83° Centro SAR (Search and Rescue) del 15° Stormo del-l’Aeronautica Militare di Cervia (RA). Il velivolo si è diretto acirca 60 miglia ad est di Cervia per soccorrere l’equipaggiodella barca a vela - battente bandiera inglese - in balia delmare forza 8 e del vento a circa 40 nodi, con onde alte diversimetri. L’ equipaggio era composto da otto persone, sette dinazionalità polacca e uno svizzero. Gli aerosoccorritori si sonocalati in acqua e a nuoto hanno raggiunto la barca per

procedere poi ad issare a bordo dell’elicottero, con il verricello,sei degli otto membri dell’equipaggio. I restanti due membrihanno deciso, infatti, di non abbandonare la nave ed attenderel’arrivo di un’altra imbarcazione che li avrebbe trainati in porto.

IN LIBANO ALTRI PROGETTI A FAVORE DELLA POPOLAZIONE

Libano del Sud, 16 settembre 2012 - I caschi blu della JointTask Force Lebanon, hanno inaugurato, presso le municipalitàdi Arzun e presso il villaggio di Tura, due progetti di Cooperazione

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Civile-Militare. Ad Arzun hanno installato un potabilizzatore peracqua destinata ad usi domestici, molto richiesto in questaparte del Paese in cui scarseggiano le risorse idriche. Il progettoè stato finanziato con fondi delle Nazioni Unite nell’ambito dellarealizzazione degli UN-Q.I.Ps. (Quick Impact Projects), in praticaattività di cooperazione di rapida realizzazione. A Tura, è statacostruita una rete fognaria necessaria ad incanalare le acquereflue per eliminare il ristagno di bacini idrici non depurati. Il

progetto, che ha consentito di migliorare le condizioni igienico-sanitarie del villaggio, è stato finanziato con fondi stanziatidall’Italia a sostegno dello sviluppo nel Sud del Libano. All’inau-gurazione dei progetti - realizzati su iniziativa della 132^Brigata corazzata “Ariete” - erano presenti, tra gli altri, il Co-mandante del Contingente italiano, le Autorità civili e religiosedei villaggi interessati ed il personale della cellula CIMIC (Coo-perazione Civile e Militare) del Settore Ovest di UNIFIL.

DIFESA E SICUREZZA GLOBALE

Roma, 17 settembre 2012 - I cambiamenti nel panorama in-ternazionale della sicurezza sono stati al centro dell’interventoche il Ministro della Difesa Giampaolo Di Paola ha tenuto alNATO Defence College, in occasione del Senior Executive

Regional Course. Nell’illustrare le sfide e le opportunità delnuovo scenario globale del 21° secolo, Di Paola ha sottolineatola necessità di rafforzare il ruolo dell’Europa all’interno dellaNATO e di incrementare la cooperazione con i Paesi terzinell’ambito della Sicurezza e della Difesa. Erano presentiall’evento, tra gli altri, il Presidente del Comitato Militare dellaNATO, Generale Knud Bartels, e il Comandante del NATO DefenceCollege, Tenente Generale Arne Bard Dalhaug. Nell’occasione, ilMinistro Di Paola è stato insignito del Honorary Ancient Award.

CONCLUSA L’OPERAZIONE “UNA ACIES”

Roma, 18 settembre 2012 - L’operazione era stata avviata surichiesta del Dipartimento della Protezione Civile, a favore delle

province maggiormente colpite dal sisma: Bologna, Modena,Ferrara e Reggio Emilia. Il raggruppamento, composto mediamenteda 300 militari e costituito su base dell'8° Reggimento GenioGuastatori della Brigata Folgore, era stato schierato il 9 giugnoscorso a Poggio Renatico, presso la sede del ComandoOperazioni Aeree. I principali interventi effettuati sono stati l’al-lestimento dei campi di accoglienza di S. Agostino (FE) e diCrevalcore (BO) e la messa in sicurezza di edifici pericolanti,tra cui numerose abitazioni.

OPERATORI DELLA SICUREZZA PER LA RICOLLOCAZIONEAL LAVORO

Bologna, 19 settembre 2012 - Anche quest’anno, è statasiglata la convenzione tra l’Agenzia Industrie Difesa e il

Comando Regione dell’Esercito dell’Emilia Romagna, per larealizzazione di corsi di istruzione per “operatori della sicurezza”dedicati ai volontari congedati. La convenzione è stata siglataa Bologna dal Direttore dello Stabilimento Militare “Ripristini eRecuperi del Munizionamento” di Noceto, in rappresentanzadel Direttore Generale dell’Agenzia Industrie Difesa, On. Ing.Marco Airaghi, e dal Comandante dell’Esercito dell’Emilia Ro-magna, Gen. Div. Antonio De Vita. I corsi di formazione, finanziatidal Ministero della Difesa, sono riservati ai giovani volontaricongedati, per offrire loro una concreta possibilità di reimpiegonel mondo del lavoro.

RIUNIONE INFORMALE DEI MINISTRI DELLA DIFESA DEL-L’UNIONE EUROPEA

Nicosia (Cipro), 27 settembre 2012 - Il Ministro della Difesa,Giampaolo Di Paola, ha partecipato, alla riunione informale deiMinistri della Difesa dell’Unione Europea. Numerosi i temiaffrontati nel corso del meeting informale, che si è svolto aNicosia, in occasione del turno di presidenza cipriota dell'Unione.Sul tavolo della riunione, le prossime sfide della politica didifesa e di sicurezza comune, il ruolo dell’Europa all’interno

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della NATO, il panorama internazionale della sicurezza, lasituazione in Medioriente e Asia.

SALVATAGGIO IN MARE AL LARGO DI LAMPEDUSA

Canale di Sicilia, 1 ottobre 2012 - Nuovo intervento disoccorso per la Marina Militare, nell’ambito delle attività di sal-vaguardia in mare. Nave “Comandante Bettica” è intervenutain aiuto di un peschereccio italiano in difficoltà, a circa 20miglia a Sud di Lampedusa. A causa delle cattive condizionimeteorologiche, forte vento e mare mosso, il peschereccio

"Fenice", con una falla nello scafo, ha chiesto l’assistenzadell’unità militare in modo da rientrare in sicurezza nel porto diLampedusa. L’Unità della Marina Militare ha fornito al comandantedel motopesca le indicazioni tecniche ed i consigli necessari alrientro in porto, coordinando nel contempo le operazioni di in-tervento della locale Capitaneria di Porto. Dopo aver scortato ilpeschereccio assieme alle motovedette della Capitaneria diPorto in prossimità dell’isola, il “Comandante Bettica” haripreso il normale pattugliamento nel tratto di mare tra le costelibico-tunisine e quelle italiane.

LA FOLGORE ADDESTRA I TECNICI DELL’ENEA

Brasimone (BO), 4 ottobre 2012 - Si è concluso il corso diistruzione e formazione svolto dalle Forze Speciali dell’Esercito afavore del personale dell'Ente per le Nuove tecnologie, l’Energiae l’Ambiente (ENEA), che parteciperà alla prossima campagna

antartica. Gli incursori dell’Esercito - specializzati in attivitàanfibie e alpinistiche - hanno svolto lezioni teoriche e pratichepropedeutiche all’impiego di natanti a motore e dell’attrezzaturasubacquea a tenuta stagna, all’adozione delle procedure disicurezza per il soccorso e recupero di un uomo in mare, all’uti-lizzazione delle tecniche di discesa e risalita dalle navi, all’impiegodelle tende di sopravvivenza in dotazione alla spedizione, all’at-tuazione delle manovre di emergenza in ambiente artico e allagestione di situazioni di crisi. Anche quest’anno un Teamspecializzato dell’Esercito prenderà parte alla spedizione inAntartide, presso la base “Mario Zucchelli” di Baia Terra Nova,insieme al personale dell’ENEA. Le specifiche competenzetecniche ed operative del personale militare nell’ambito delletrasmissioni, della medicina, dell’impiego di mezzi per glispostamenti su ghiaccio e neve e di macchine pesanti per mo-vimento terra sono, infatti, considerate una preziosa risorsa peraffrontare quelle condizioni ambientali estreme.

COMMEMORAZIONE DEI CADUTI DI EL ALAMEIN

El Alamein, 8 ottobre 2012- Il Sottosegretario di Stato allaDifesa, Gianluigi Magri, accompagnato dal Comandante delComando Operativo di vertice Interforze, Gen. C.A. MarcoBertolini, ha partecipato al pellegrinaggio al Sacrario militareitaliano in Egitto, organizzato dall’Associazione Nazionale Pa-racadutisti d’Italia in occasione del 70° anniversario della

battaglia di El Alamein. Il Sottosegretario Magri, dopo aversalutato i Reduci, ha ricordato tutti i Caduti di El Alamein chediedero la loro vita per mantener fede al giuramento prestatoalla Bandiera. Tanti furono i soldati italiani valorosi - di tutte lespecialità - che combatterono ad El Alamein. Gli uomini della“Folgore”, in particolare, si ritirarono per ultimi dopo giorni didurissimi combattimenti nei quali la Divisione aveva retto l’urtodel nemico, non arretrando di un metro. Magri, nell’occasione,ha ringraziato il Presidente dell’ANPI, Gen.B. Giovanni Fantini, etutti i Paracadutisti in congedo, che con il loro impegno contri-buiscono a ravvivare e diffondere quei sentimenti di amore efedeltà alla Patria, cemento di una solida coscienza nazionale.

ANCORA UN SALVATAGGIO DI MIGRANTI

Canale di Sicilia, 24 ottobre 2012 - Il pattugliatore d’altura“Comandante Foscari” ha soccorso durante la notte, nel Canaledi Sicilia, due imbarcazioni di migranti in difficoltà. La Nave eraimpegnata in attività di vigilanza pesca e di controllo dei flussimigratori nel Canale di Sicilia, quando il rimorchiatore d’altura

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76 INFORMAZIONI DELLA DIFESA 5/2012

“Asso 30” ha soccorso un barcone con a bordo 111 persone.La nostra unità navale ha, quindi, coordinato le attività di

soccorso dei migranti, tra cui donne e bambini, che sono statitrasferiti sulle motovedette della Guardia Costiera. Il barcone almomento del soccorso era a circa 30 miglia a nord da Tripoli.Successivamente, Nave Foscari ha individuato e assistito unaseconda imbarcazione con 117 migranti a bordo, che sonostati poi trasferiti nel porto di Lampedusa con la collaborazionedelle motovedette della Guardia Costiera e della Guardia diFinanza. Il personale sanitario di Nave Foscari ha prestatoanche la necessaria assistenza medica ad una donna somala,in stato interessante, che si trovava a bordo del pattugliatored’altura con il marito.

IL GENERALE ABRATE IN VISITA AI MILITARI ITALIANI INAFGHANISTAN

Herat, 23 ottobre 2012 - Si è conclusa la visita di due giorni delCapo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Biagio Abrate, alRegional Command West - il Comando NATO attualmente subase Brigata Alpina “Taurinense” – di Herat. Il Generale Abrate,dopo aver visitato il Comando di Herat, si è recato nelle basimilitari di Shindand, Bakwa e Farah – che ospitano rispettivamentele Task-Force Centre, South-East e South – dove è statoaggiornato sulle operazioni in corso e sullo stato del processo di

transizione in atto nella Regione occidentale dell’Afghanistan. Ilprocesso prevede, entro il 2014, il trasferimento della responsabilitàe della governance alle Autorità afgane. Nel corso della visita, ilGenerale Abrate ha incontrato anche il Governatore dellaProvincia di Herat, Daud Shah Saba, il quale ha espresso tuttala sua gratitudine e l’ammirazione per il lavoro svolto dai militariitaliani a favore della popolazione locale.

NASCE IL GIORNALE DI MEDICINA MILITARE ON LINE

Roma, 25 ottobre 2012 - Da oggi Il Giornale di MedicinaMilitare si dota di un nuovo strumento di comunicazione cheaffianca e integra la storica omonima testata cartacea, ampli-

ficandone le capacità di portare all’interno e all’esterno dellacomunità militare non solo informazioni di carattere scientificoma anche notizie e recensioni di avvenimenti che animano ilpianeta della Sanità Militare. Grazie alla modalità “On line”,sarà possibile un’informazione tempestiva e capillare e chiunquepotrà contribuire con articoli originali o comunicazioni inerenti

alle tematiche propriedella Medicina Mili-tare. Il “Giornale diMedicina Militare OnLine” è dunque unostrumento agile e fa-cilmente accessibileche contribuirà sicu-ramente ad accre-

scere la partecipazione e la collaborazione al progresso dellanostra Organizzazione.

AFGHANISTAN: UN ALPINO UCCISO E TRE FERITI DURANTEUN ATTACCO A BAKWA

Bakwa, 25 ottobre 2012 - E’ deceduto alle ore 19.45 locali ilCaporale Tiziano Chierotti, Alpino di San Remo (Imperia), unodei quattro militari rimasti feriti nello scontro a fuoco di oggi aBakwa. Il militare - effettivo dal 2008 al 2° Reggimento Alpinidi Cuneo, inquadrato nella Brigata Alpina “Taurinense” - gra-

vemente ferito all’addome,era stato trasferito dall’ospe-dale da campo di Farah allastruttura sanitaria di livellosuperiore di Camp Bastion,ma è deceduto per il repen-tino aggravarsi delle condi-zioni cliniche, nonostante itentativi di rianimazione. Gli

altri tre militari coinvolti nell’evento non sono in pericolo di vita.

VERTICE ITALIA–ISRAELE

Gerusalemme, 25 ottobre 2012 - In occasione del vertice in-tergovernativo, al quale ha partecipato il Presidente del Consigliodei Ministri, Mario Monti , il Ministro della Difesa, Giampaolo DiPaola ha incontrato il suo omologo, il Ministro della Difesa delloStato di Israele, Ehud Barak. A conferma dei solidi rapporti diamicizia e di collaborazione esistenti tra i due Paesi, nel corsodell’incontro, sono stati approfonditi i temi sulla cooperazioneindustriale nel settore della Difesa. Il primo vertice bilaterale traItalia e Israele si svolse a Gerusalemme nel febbraio 2010,mentre il secondo ebbe luogo a Roma il 13 giugno 2011.

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FRANÇOIS HOLLANDE INCONTRA IL RE SAUDITA ABDULLAH

Il Presidente francese François Hollande si è recato in Arabia Saudita, dove ha incontrato il re Abdullah per discutere della crisisiriana, dell’Iran e durante una breve sosta a Beirut, esprimere il suo sostegno al Libano. Secondo fonti ufficiali francesi, lavisita del Presidente François Hollande si propone di migliorare i rapporti con il regno saudita, che si erano deteriorati duranteil periodo di presidenza di Nicolas Sarkozy.

ESECITAZIONE CORSICA LION, SIMBOLO DI PARTENARIATO TRA LA FRANCIA ED IL REGNO UNITO

Presenti al momento della fase finale dell’esercitazione congiunta franco-britannica CORSICA LION, che si svolge nel Medi-terraneo, il Ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian ed il suo omologo britannico Philip Hammond, si sono espressiin materia di cooperazione bilaterale in ambito Difesa e dei relativi progressi sviluppati principalmente su interoperabilità delleForze Armate e capacità industriale. Dal novembre del 2010, Francia e Regno Unito sono impegnate a rafforzare la loro coo-perazione con la firma di due trattati: uno riguardante la difesa e la sicurezza e l’altro relativo alla cooperazione in tecnologielegate alla gestione degli arsenali nucleari (trattato Teutates). La presenza dei due ministri è stato anche un momento di ag-giornamento sui progressi compiuti.

RUBRICHE 77

assegna stampa esteraR

NATO CHODS DISCUTONO SUL RUOLO DELLA NATO IN AFGHANISTAN DOPO IL 2014

Alla conferenza del Comitato Militare (CM) tenutasi a Sibiu, i 28 Capi di Stato Maggiore della Difesa hanno discusso sul PianoStrategico della NATO per l'Afghanistan (NSPA), che è stato approvato dai capi di Stato e di Governo durante il vertice di Chicagodello scorso maggio. Il Piano fornisce le basi per la condotta dell’impegno della NATO, nel paese, del dopo ISAF.

IL GENERALE DI SQUADRA AEREA SIR CHRISTOPHER HARPER NOMINATO NUOVO DIRETTORE GENERALE IMS

Sibiu, Romania, 15 settembre - Oggi, I Capi di Stato Maggiore della Difesa dei 28 paesi della NATO hanno nominato il Generaledi Squadra Aerea Sir Christopher Harper (Regno Unito) come il nuovo Direttore Generale IMS (International Military Staff-DGIMS) presso il quartier generale della NATO. Il Direttore Generale IMS viene eletto tra tutti i Rappresentanti Militari dellaNATO a capo dello Stato Maggiore Militare Internazionale dell'Alleanza, per un periodo di 3 anni. il Generale di Squadra AereaSir Christopher Harper assumerà il suo nuovo incarico nell’estate del 2013.

ATTUAZIONE DELLA RISOLUZIONE (ONU) 1325: IL PUNTO DI VISTA DELLA NATO

In un collegamento diretta-video da Bruxelles a Tbilisi, durante una conferenza internazionale sul ruolo delle donne nella co-struzione della pace e della sicurezza, Kolinda Grabar, Assistente del Segretario Generale della NATO per la Diplomazia, evidenziail crescente riconoscimento del ruolo delle donne come operatori di pace e ha sottolineato l'impegno dell'Alleanza nel far pro-gredire, in tutto il mondo, il ruolo delle donne nella costruzione della pace e della sicurezza.

DICHIARAZIONE DEL NORTH ATLANTIC COUNCIL SULLO SVILUPPO DELLA QUESTIONE DEL CONFINE TURCO-SIRIANO

Secondo la dichiarazione del 26 giugno 2012, l'Alleanza continua a seguire da vicino la situazione in Siria. Alla luce dei recentiatti di aggressione del regime siriano al confine sud-est dell’Alleanza (Turchia), che sono una flagrante violazione del diritto in-ternazionale e un chiaro e immediato pericolo per la sicurezza di uno dei suoi alleati, il Consiglio del Nord Atlantico si è riunitooggi, nel quadro dell'articolo 4 del Trattato di Washington, e ha discusso sul bombardamento continuo dei luoghi in Turchia,vicini al confine turco-siriano, da parte delle forze del regime siriano.

A CURA DI PIER VITTORIO ROMANO

A CURA DI FRANCESCO IRDE

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78 INFORMAZIONI DELLA DIFESA 5/2012

RADAR NAVALE DALLE ALTE PRESTAZIONICassidian equipaggia il nuovo pattugliatore d'altura della Guardia di frontiera finlandese con il proprio radar navaleTRS-3D. Il cantiere STX di Rauma / Finlandia ha commissionato Cassidian la consegna del radar entro la metà del2013 per l'integrazione sulla nuova nave. Il TRS-3D è un radar navale multimode per la sorveglianza aerea a marina.Esso include la capacità di correlare le tracce di obiettivi con il sistema di identificazione MSSR 2000 per l'identifi-cazione automatica di navi e aerei. Circa 60 navi delle marine e guardie costiere in tutto il mondo stanno già utilizzando il TRS-3D. Queste includono,lo Squadron 2000, le navi della classe HÄMEENMAA della Marina finlandese, le corvette K130 della Marina tedescae navi statunitensi e norvegesi.

NUOVO CENTRO DI SIMULAZIONE ED INTEGRAZIONEMBDA Germania ha aperto un nuovo centro di simulazione ed integrazione per sistemi di difesa aerea. Con circa4.000 mq di superficie utile a Schrobenhausen (Germania), questo edificio offre un'infrastruttura moderna e spaziosufficiente per integrare gli elementi finali di grandi dimensioni come i sistemi radar, lanciatori e posti di comandoper veicoli. La struttura ospita inoltre un nuovo centro di simulazione che permette, tra l'altro, la simulazione di scenari di difesaaerea. La sala è una parte fondamentale del centro d’eccellenza per la difesa aerea.

A CURA DI MARIO POLVERINO

IL CANTIERE NAVANTIA A FERROL HA MESSO A DISPOSIZIONE DEL MINISTERO DELLA DIFESA LA FREGATAPIÙ MODERNA DELLA MARINA SPAGNOLA: L' F-105, IL CRISTOFORO COLOMBO.

A differenza di quanto accaduto con le quattro unità che l'hanno preceduta, la cerimonia si è svolta “a porte chiuse”all'interno dell'Arsenale Militare, a causa dei tagli di bilancio della Difesa.L’F105 incorpora, come il suo predecessore, il sistema di combattimento nord americano denominato Aegis, con-siderato il più avanzato al mondo che permette, mediante un radar tridimensionale, di individuare, monitorare ereagire molto rapidamente a bersagli in movimento.

A CURA DI SEBASTIANO RUSSO

IL MINISTRO DELLA DIFESA SPAGNOLO PETER MORENES INAUGURA LA XV CONFERENZA SULLE TECNOLOGIE PER LA DIFESA.

Il ministro della Difesa Peter MORENES ha inaugurato la XV Conferenza sulle tecnologie per la Difesa e la Sicurezzadal titolo "Strategie di difesa e tecnologia di sicurezza: risposte nuove alle nuove sfide". Lo scopo della conferenza èdi analizzare l’attuale congiuntura del settore Difesa e di discutere sulle possibili soluzioni senza perdere di miral'obiettivo di aumentare l'efficacia delle Forze Armate e delle Forze di Sicurezza dello Stato anche promuovendo ilruolo dell’ industria nazionale.

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RUBRICHE 79

ecensioniRDAVID BASTIANIPSYOPS: L’INTELLIGENZA DELLA PROPAGANDA NEI NUOVI CONFLITTILibro non in vendita

La possibilità di influenzare gli atteggiamenti, i comporta-menti e le decisioni degli individui è sempre stata ricercatadall’elite della società ogni qualvolta si siano presentate dellecircostanze caratterizzate da competizione o da contrappo-sizione. Tale capacità trova, ovviamente, la sua espressione più ecla-tante e significativa nelle situazioni di crisi o di conflitto nellequali la volontà di prevalere sull’avversario o sulla parte con-trapposta si manifesta utilizzando tecniche e risorse assai di-verse ma, comunque, indirizzate al raggiungimento di undeterminato obiettivo. È proprio in questo contesto che si collocano le operazionipsicologiche o PSYOPS, ovvero, l’insieme di quelle azioni, at-tività e operazioni che si prefiggono di controllare o addiritturainfluenzare le reazioni dell'opinione pubblica e del nemico,attraverso la gestione e l'uso programmato delle comunica-zioni di massa per persuadere emozioni, opinioni, atteggia-menti e comportamenti umani dei gruppi obiettivo –destinatari dei messaggi – al fine di favorire il conseguimentodegli obiettivi politico-militari. Inoltre, nell’ultimo ventennio, il rapporto tra “guerra e comu-nicazione” e quindi fra “guerra e politica” è mutato profon-damente. Non soltanto si può rilevare un interesse crescentedello strumento militare per la comunicazione - il quale èsempre esistito (disseminazioni di voci o notizie, raccolta diinformazioni, manipolazioni e contro-manipolazioni) - maanche l’avvento, nei moderni scenari operativi, di un diversomodo di concepire il conflitto: quello che viene definito “softwar” legata a ciò che gli esperti chiamano “soft power”, ov-vero un potere più delle relazioni, della comunicazione, emeno orientato all’imposizione ricercata e ottenuta con stru-menti di coercizione diretta. “La prossima guerra la vinceràchi saprà raccontarla meglio”. E, “raccontarla meglio” non significa soltanto rappresentarlao garantire una buona copertura mediatica; si pensi alle im-magini dalle telecamere montate sulle ogive (che rappresen-tano la grande novità televisiva della guerra del Golfo): bombereali che erano allo stesso tempo immagine, guerra, spetta-colo e pubblicità per il Pentagono. Il volume si articola in tre parti: la prima descrive l’importanzadella guerra delle informazioni, definisce il concetto diPSYOPS soffermandosi sui principi ispiratori, gli strumenti, letecniche ed i mezzi di divulgazione impiegati per la diffusionedei messaggi psicologici ai numerosi e differenziati gruppiobiettivo. La seconda parte del libro, attraverso un excursusstorico, descrive i modelli di propaganda che hanno caratte-rizzato i principali conflitti del Novecento fino ai giorni d’oggi:

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80 INFORMAZIONI DELLA DIFESA 5/2012

dalla Grande Guerra sino alla propaganda post Guerra Fredda,passando dalla Guerra del Golfo, alla Somalia al Kosovo finoall’Iraq e all’Afghanistan. L’analisi, in particolare, pone l'accento sulle diverse tecnichedi comunicazione e i mezzi di diffusione che gli operatori mi-litari, addetti alle operazioni psicologiche, dispongono nellecampagne militari (dalla comunicazione orale alla comunica-zione digitale) e come il comunicare e l'informare siano giunti,oggigiorno, ad un importante punto di svolta. La terza parte del volume è dedicata all’oramai ineludibile ne-cessità dello strumento militare di ricercare e ottenere il con-senso dell’opinione pubblica. Dopotutto ottenere il consenso equivale ad avere la legitti-mazione a “fare”, specialmente alla luce di un impiego sem-pre più rivolto ai difficili teatri operativi all’estero.

Pier Vittorio Romano

ALESSANDRO GOBBICCHILA CINA E LA QUESTIONE AMBIENTALEFranco Angeli, 2012, pp.236, € 27,00.

“La sicurezza ambientale sta diventando un tema ricorrentein ambito internazionale. Come sottolineato nella Dichiarazione di Lisbona al meetingNato del novembre 2010, fattori quali la scarsità di acqua edi risorse, il cambiamento climatico e la necessità di fonti dienergia contribuiranno a definire gli scenari del futuro. In que-sto scenario la Cina rappresenta un paese di particolare in-teresse sia in ambito internazionale per il suo contributo alcambiamento climatico e per la pressante necessità di repe-rire fonti energetiche, sia a livello interno per le conseguenzederivanti dalla propria condizione ambientale. Il processo di sviluppo iniziato dalle riforme del 1979 se dauna parte ha consentito una rapida crescita economica, hainfatti comportato lo sfruttamento intensivo delle risorse delpaese e un rapido degrado ambientale con il quale il paesedeve ora fare i conti. Elevati livelli di inquinamento dell’aria,dell’acqua e del terreno da una parte comportano ingenti per-dite economiche immediate e dall’altra sono in grado di pre-giudicare la possibilità di perseguire i livelli di crescitanecessari al mantenimento della stabilità sociale. Nel libro “la Cina e la questione ambientale” Alessandro Gob-bicchi analizza lo sviluppo della politica ambientale della Cinaa partire dalle riforme di Deng Xiaoping, illustrando le condi-zioni all’interno delle quali essa si sviluppa e le circostanzeche la influenzano, evidenziandone gli elementi costitutivi, itratti caratteristici, i punti critici, gli elementi di debolezza e ipunti di forza al fine di individuare i fattori principali della stra-tegia del governo”.

Pier Vittorio Romano

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Sito internet di Informazionidella Difesa on line

www.difesa.it/informazionidelladifesa

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